Sei sulla pagina 1di 3

COMPITI DELLE VACANZE DI SCRITTURA

SANINO MICHELA 5AU

TRACCIA C2: ambito sociale, il valore civile dello sport

L’identificazione dello sport come un insieme di attività che coinvolgono le abilità


psicofisiche base degli umani è avvenuta di pari passo con lo sviluppo dell’intelligenza
umana.
Oggi la diffusione della pratica sportiva nella maggioranza delle società contemporanee è
indice dell'importanza che lo sport assume in senso sociale.
Lo sport inoltre è un’attività umana che unisce socialmente gli individui fra loro e non per
forza in un’ottica competitiva, ma anzi preferibilmente e innanzitutto collaborativa (si pensi
agli sport di squadra). Quest’unione crea un equilibrio, perché gli atleti sono portati a
comprendere potenzialità, limiti, talenti ed esigenze, non esclusivamente fisiche, delle
persone con cui si relazionano, siano essi componenti della loro squadra oppure
avversari, proprio per il fatto che lo sport ha origini dall’antichità legate ad aspetti e scopi
innanzitutto ludici, dinamici del corpo e di esplorazione delle proprie capacità e
superamento dei propri limiti.
Anche se oggi ci sembra che la logica competitiva sia quasi completamente egemone nel
mondo dello sport, sarebbe inopportuno e anacronistico credere che questa abbia sempre
permeato la mentalità sportiva dalle origini.
Si può dire che lo sport sia da sempre uno dei mezzi più efficaci nella lotta alle
discriminazioni e al razzismo, così come sancisce l’art. 2 dello Statuto del CONI.
Gli esempi pratici sono letteralmente innumerevoli, si può tuttavia ricordare il ruolo
fondamentale che ha avuto nella lotta contro i nazionalismi e nell’unire pacificamente le
nazioni il presidente sudafricano Nelson Mandela, amante dello sport perché rispecchiava
i suoi “ideali di libertà ed uguaglianza, di pace e riconciliazione, di liberazione e
solidarietà”. Lo stesso sosteneva che lo sport avesse il potere di cambiare il mondo,
poiché questo unisce le persone, crea speranza dove c’è solo disperazione, è più potente
di qualunque governo nel rompere le barriere razziali, in quanto ha il coraggio di ridere in
faccia ad ogni discriminazione.
Un altro esempio del Novecento riguarda le vittorie ottenute dal velocista Jesse Owens
durante le Olimpiadi di Berlino del 1936, la cui leggenda narra il rifiuto di Hitler nel
riconoscerne le vittorie.
Un esempio più contemporaneo invece è costituito dalle proteste dei giocatori di football
americano che, grazie all’iniziatore Colin Kaepernick, cominciarono ad inginocchiarsi
durante l’inno della NFL (il principale torneo di football statunitense) per protestare contro
le discriminazioni e le violenze nei confronti dei neri, in particolare l’anno scorso le proteste
sono state adottate per abolire il muro tra USA e Messico e il “muslim ban”, entrambi
emessi dal presidente Donald Trump.
L’emblema della lotta alle discriminazioni legate al fisico o ad aspetti cognitivi sono invece i
Giochi Paralimpici, ovvero l’equivalente delle Olimpiadi, ma per atleti con disabilità fisiche.
Infatti, così come sancisce l’art. 32 della Costituzione, lo Stato riconosce e favorisce lo
svolgimento dell’attività sportiva e ricreativa in modo libero e gratuito, pertanto accessibile
a qualsiasi fascia sociale della popolazione; inoltre la Convenzione sui diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza afferma che lo sport fa parte delle attività culturali del paese e che deve
essere accessibile a tutti; infine la Carta Europea dello Sport convalida le attività motorie
come esenti da ogni discriminazione sociale legata alle condizioni materiali.
Erroneamente, però, oggi si può pensare che lo sport sia, al contrario, principalmente un
veicolo di discriminazione e di proiezione di una diseguaglianza, la realtà è che questi
elementi negativi esistono nello sport solo quando questo si sposa totalmente con la logica
concorrenziale e competitiva, si tratta dunque di una deriva istigata dalle società che
intendono lucrare creando delle fazioni, mettendo in continua lotta tifoserie che si
scambiano sui mercati internazionali come se fossero delle valute o delle merci.
Si pensi ai numerosi casi di insulti razzisti pronunciati durante partite di calcio, oppure ad
eventi disastrosi come la strage dell’Heysel, tragedia avvenuta nel 1985 durante la finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, scoppiata da diverbi razziali e
suprematisti e poi degenerata. Questa è solo una delle tante situazioni emblematiche che
riguardano in particolare la tifoseria calcistica, nella quale si presentano più spesso
occasioni di discriminazione poiché il tifo è formato da fazioni estremiste con rigurgiti
nazionalistici. Molte volte invece i commenti sono solo goliardici, ma vengono ormai
fraintesi a causa delle circostanze passate, perciò a prima vista l’ottica può diventare
nazionalista.
Lo sport contemporaneo è purtroppo traviato da questa logica, ma ciò tuttavia non
significa che sia completamente così e influenzato da questa ideologia di stampo
capitalista, anzi, lo sport nasce povero, è un’attività che può potenzialmente essere svolta
da chiunque, indipendentemente dalle capacità fisiche, mentali o dalle condizioni materiali,
che si tratti di un bambino che vive per strada, di un anziano in una casa di riposo o di una
ragazza in oratorio.

TRACCIA B: ambito sociale-economico, quando il gioco diventa dipendenza

COMPRENSIONE E ANALISI:

1. Il tema centrale dell’articolo riguarda la sottostima della dipendenza creata dal gioco,
che traspare da diverse opinioni, tra le quali si trova l’idea dello psichiatra Alfio Lucchini
secondo cui il male non risiede nel gioco in sè, ma nella dipendenza in cui esso può
scaturire, poiché ciò che lo separa dal baratro è una linea sottilissima e facilmente
superabile. Il medico sostiene ancora di non essere proibizionista, ma di voler ottenere le
giuste misure di prevenzione e sicurezza dallo Stato affinché le persone che si
incominciano all’attività vengano salvaguardate e coscientemente informate dei rischi.
Un’altra dottoressa invece ammette di non avere in mano la soluzione per porre fine a
questa dipendenza, in quanto ormai questa può tranquillamente venire alimentata anche
da casa, però la signora Masci sostiene di doversi impegnare per eliminare il problema
alla radice, ovvero per capire i motivi che spingono gli individui a cercare nell’adrenalina
del gioco una compensazione e, come cura, dar loro una compensazione di altro stampo,
che sia sana e costruttiva e che implichi anche la collaborazione e il dialogo con la famiglia
dell’affetto.
2. All’inizio dell’articolo viene presentata una rassegna così dettagliata di persone affette
da ludopatia per sottolineare la gravità della dipendenza, per fare luce ed evitare tabù e
oscurantismo sull’argomento, che porterebbero solo ad aumentare ancora il numero di
affetti. Le descrizioni puntuali servono infatti ad eliminare la superficialità con cui spesso
alcuni temi vengono trattati, pertanto l’articolo è stato scritto innanzitutto con scopo di
denuncia e per fornire consigli utili partendo da esempi reali.
3. Il desiderio patologico del gioco viene innescato dall’adrenalina, provocata a sua volta
dalla compensazione di un “qualcosa” generico con le scommesse.

4. La ludopatia si può contrastare innanzitutto in via preventiva attraverso politiche di


informazione sui rischi della dipendenza e, in seguito invece, con terapie psichiatriche in
centri appositi (ad esempio il Serd italiano), che si costituiscono da diverse fasi. Nella
prima fase si cerca un’alternativa costruttiva e adrenalinica alla scommessa, in seguito
avviene il coinvolgimento della famiglia o degli affetti più cari attraverso incontri singoli e/o
di gruppo e, infine, si tengono confronti tra questi ultimi e i pazienti, con lo scopo di far
comprendere al ludopatico il motivo della compensazione e dal quale si vuole fuggire.

5. La funzione stilistica della frase finale è quella di creare un parallelismo non solo
sintattico, ma anche contenutistico con l’argomento del corpo centrale dell’articolo.
PRODUZIONE:

Il gioco e le scommesse sono da sempre attività che affascinano l’uomo per motivi diversi,
queste attività, quando supportate da un’assunzione di rischio, possono generare
comportamenti di dipendenza. La ludopatia, ossia la dipendenza dal gioco e dalla
scommesse, è una particolare tipologia di dipendenza che sembra alquanto singolare e
nuova, perchè rispetto alle altre forme di dipendenza non ha a che fare con sostanze
psicotrope che entrano in diretto contatto con il corpo umano.
Negli ultimi decenni gli Stati nazionali occidentali hanno attuato politiche di
monopolizzazione del mercato del gioco e delle scommesse. Questa pratica è lodevole, in
quanto, così facendo, si è tolto mercato alle mafie e alle organizzazioni criminali e si è
quantomeno garantita una regolamentazione di questo settore; tuttavia il problema della
ludopatia esiste e non va trascurato. Se è infatti positivo il fatto che gli Stati regolino e
monopolizzino il mercato del gioco e delle scommesse non lo è invece il fatto che queste
vengano pubblicizzate frequentemente su più canali mediatici (radio, tv, giornali, internet)
come un’attività non particolarmente rischiosa per la salute e per l’economia individuale.
Il contrario però (il disinteresse dello Stato nei confronti del gioco) non è auspicabile,
poiché genererebbe un mercato nero non indifferente e un’opportunità di lucro per le
organizzazioni criminali.
Pertanto gli Stati dovrebbero, infatti, accompagnare alla monopolizzazione del mercato un
programma che permetta ai cittadini e agli utenti di maturare una maggiore
consapevolezza su quello che stanno facendo.

Potrebbero piacerti anche