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Se siete amanti del vinile e cultori del dig, certamente vi sarete trovati, almeno una volta, di
fronte alla domanda apparentemente semplice: “come si pulisce un disco?”.
ebbene, proprio ieri sera se ne discuteva in un thread su un gruppo di vinilari e sono rimasta
abbastanza perplessa nel leggere le più disparate e divertenti (non per il microsolco,
s’intende) soluzioni proposte, spesso con presunzione, dai molti laureati in internettologia: da
spugnetta e sapone o dentifricio, al tizio che usa uno spray ospedaliero disinfettante
contenente battericidi e spermicida (*ecco che arriva la battutaccia sui collectors onanisti…
no,la trattengo. l’ho trattenuta?*).
Sulla base di queste assurdità, a salvaguardia e tutela delle migliaia di dischi chimicamente
abusati da questi alchimisti improvvisati, ho deciso di sfatare i miti più comuni e chiarire
alcuni dubbi a riguardo.
Il disco in vinile (esclusi i 78giri,le shellac, che sono a base di gommalacca) prende il nome
dalla sostanza (meglio chiamarla “polimero”) con cui è prodotto ovvero il PVC
(Polivinilcloruro), un materiale particolarmente duro e resistente impiegato per svariati usi
industriali e non, quali ad esempio produzione di tubature, pavimenti o tessuti. Di base,
questo materiale sopporta benissimo l’azione di tanti agenti chimici ed è molto vulnerabile al
calore; Il PVC usato per i dischi però non è puro e, come avviene in tanti altri processi, viene
addizionato ad altre sostanze così che possano conferirgli alcune caratteristiche quali
flessibilità e plasticità. I principali additivi usati sono sostante minerali o metalli (col ruolo di
stabilizzanti), plastificanti e coloranti.
Le nocciole in questione sono i “plastificanti” prima citati, una sorta di ammorbidenti che
rendono più flessibile il materiale oltre a conferire maggiore robustezza e resistenza ai danni
meccanici. I più usati sono gli “ftalati” e queste sostanze risultano solubili in alcol e soluzioni
saponate (!!!!OCCAZZO,ECCO IL PRINCIPALE ENORME PROBLEMA!!!)
Lo sporco su un vinile ha svariate origini: polvere (fatta di pelle e particelle di sporco) ,fumo
di sigaretta, impronte digitali aka sebo e roba oleosa di origine umana, adesivi, i residui della
pressa come il teflon e tanto altro schifo inelencabile di svariata natura
In teoria serve una miscela che sia in grado di sciogliere tutti questi residui, in gran parte
idrofobici, senza intaccare chimicamente i plastificanti presenti nel materiale e senza
comportare danni fisici e meccanici al supporto.
Questa miscela deve avere delle ben precise caratteristiche chimico- fisiche che non sono
assolutamente scontate:
*deve espandersi per tutta la superficie del disco senza concentrarsi in goccioline solo su
alcune aree ( sul vinile, si espandono bene i solventi come l’alcol oppure l’acqua addizionata
a sapone e detergenti)
* deve penetrare fra gli interstizi di schifo accumulato nei microsolchi, non “poggiarsi sopra”
(l’amico americano fa un esempio ricordando quanto sia difficile togliere una macchia di
sporco penetrato in un tessuto rispetto allo sporco superficiale. Tendono ad avere questa
caratteristica i liquidi con “ bassa tensione superficiale”, minore è la grandezza del solco,
minore deve essere questa tensione; vi ricordo che il microsolco ha un’ampiezza del
milionesimo di metro )
*deve sciogliere lo schifo non appena entrano a contatto ( servono solventi polari o
acqua+sapone) e trasportarlo con sè una volta rimosso (lo fanno bene le miscele che formano
schiuma come acqua+[accurata concentrazione di]sapone mentre va male per alcol+acqua)
*deve essere facilmente evaporabile e non lasciare residui come particelle o veli sottili, ciò
dipende molto da volatilità e dalle interazioni che àncorano il liquido al supporto
*NON DEVE ESSERE ADSORBITO (si aDsorbito, qui il tecnicismo è d’obbligo) cioè non
deve legarsi alle sostanze componenti la miscela di PVC. Purtroppo piccole frazioni di
alcol,acqua e detergenti posso creare dei legami elettrostatici (come delle calamite) e
rimanere ancorati al supporto creando, via via con l’utilizzo, degli strati di molecole che
rimarranno lì nel tempo e potranno reagire chimicamente con le componenti della miscela del
vinile sottraendoli al supporto. Mentre questa è praticamente inerte all’acqua pura, perde i
plastificanti (gli ftalati che ho citato prima) se a contatto con alcol e detergenti, l’alcol però si
rimuove bene con le macchine “Vacuum cleaner” perché volatile mentre i detergenti no,
rovinando il materiale che risulterà più fragile e, a volte, creando rumore statico.
Come visto poco fa, abbiamo tre possibilità per ottenere la miscela base, a cui poi sono
aggiunti additivi come antistatici,lubrificanti e conservanti: acqua+ miscela di alcol, acqua+
detergenti, alcol+detergenti diluiti in acqua ( i liquidi in commercio spesso differiscono
principalmente per gli additivi)
Purtroppo nei prodotti in vendita spesso non viene esplicitata la composizione e questo non
rende semplice sceglierli perché, senza testarli, tutta la discussione che stiamo affrontando
diventa solo speculativa.
Uno degli errori più grossolani che riscontavo ieri nel thread e che mi ha stimolata a scrivere
questo papello, è l’uso scorretto della parola alcol. In chimica un alcol è una specie organica
che possiede un gruppo funzionale chiamato ossidrile e ne esistono svariati tipi (anche solidi,
come il dodecanolo). Quando la gente comune parla di alcol è quasi scontato si riferisca a
quello Etilico che è sia il responsabile delle sbronze che quello in versione rosa (denaturato,
cioè reso imbevibile con aggiunta di roba come benzoati, acetone e tiofene) usato per le
pulizie.
Nel nostro caso ci riferiremo solo all’alcol etilico e all’alcol isopropilico (chiamati anche
etanolo e isopropanolo)
Gli alcoli sono il principale nemico dei 78giri ( li sminchia, per usare un francesismo)
essendo questi fatti di gommalacca mentre, per tutti gli altri dischi, non intaccano il PVC
bensì i plastificanti; la capacità di dissolverli dipende molto da una caratteristica detta
“polarità”, tanto questa è maggiore tanto più li scioglierà. Tecnicamente quindi l’uso di alcol
compromette il disco ma solo se usato senza cautela, i processi di adsorbimento infatti non
sono istantanei! il liquido deve espandersi sulla superficie, penetrare nel solco e diffondersi
negli interstizi di sporco , solamente DOPO, se non rimosso adeguatamente, tenderà ad essere
adsorbito.
L’etanolo puro (quello denaturato dimenticatelo o usatelo per dar fuoco ai dischi di Claudio
Villa) però non va bene perché risulta comunque troppo aggressivo, si miscela facilmente a
soluzioni saline e ha una polarità un po’ altina (il valore esatto è 24); si usa quindi
l’isopropanolo (polarità 18, usato nella pulizia di dispositivi ottici ed elettronici delicatissimi)
miscelato in acqua entro un 15% o miscele alcoliche su esso basate.
I tensioattivi spesso perdono la loro efficacia in presenza di minerali nell’acqua (per questo si
usa l’acqua distillata, ovvero demineralizzata) possono essere adsorbiti sul vinile provocando
la percolatura dei plastificanti esattamente come avviene usando gli alcol , questo effetto è
dato, particolarmente, dai tensioattivi non ionici ma di base è amplificato dalla notevole
riduzione della tensione superficiale dell’acqua causata dalla presenza di qualunque tipo di
surfattante disciolto in essa, che ne velocizza i processi di
espansione/bagnatura,penetrazione,diffusione che portano all’adsorbimento
Tuttavia alcuni detergenti (i cationici) sono utilissimi come soppressori statici ed esistono in
commercio degli eccezionali surfattanti chiamati alfa-olefine solfonate il cui range d’azione è
vastissimo, sono schiumogene e si può scegliere il “modello adatto” (in base alla dimensione
molecolare) in modo che si minimizzi l’effetto sui plastificanti.
Se volete farvi il liquido a casa è preferibile l’isopropanolo diluito alla miscela di acqua e
sapone perchè:
- è facilmente volatile, non lascia residui e non ha effetti statici sul suono
100mL isopropanolo da aggiungere a 900mL di acqua distillata (oppure, per uno più
concentrato, 150mL su 850ml ) più qualche goccia di sapone liquido naturale o pochissimo
sapone (meno di 1gr) sciolto nell’acqua in cui miscelerete l’alcol
PULIZIA MECCANICA
Il miglior modo per minimizzare i danni e massimizzare la pulizia è quello di usare il liquido
assieme ad un’apposita macchina per lavare i dischi.
Per il resto non penso vi serva leggere qui che le spugne possono graffiare il disco e rovinarlo
irreparabilmente.
Se un liquido costa 18euro, forse un motivo c’è; se avete dischi rari magari vale la pena non
rischiare centinaia di euro per tirchieria improvvisandovi piccoli chimici.
Inoltre, a prescindere dall’integrità dei dischi, abbiate sempre cautela ad usare i prodotti
chimici (anche e soprattutto lo spray con spermicida, a meno che non vogliate salvaguardare
il pool genetico)!
Se non notate nell’immediato gli effetti dell’esposizione non significa che non ci siano
(chiedete a tutti i poveretti che hanno tumori oppure provate a rendervi conto se state
respirando monossido di carbonio, giusto per fare un esempio)
Scherzi a parte, buona musica a tutti con la speranza di avervi un minimo chiarito le idee
(grazie a Justine Time, soprattutto) e w la chimica!
PS= si accettano suggerimenti per migliorare la forma del testo e la consulenza di colleghi
chimici e fisici per correggere eventuali inesattezze o qualche strafalcione non voluto
(chessò, un anionico con non ionico o cose così)