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tettoniche (es. cintura di fuoco) e in particolare lungo le fosse abissali (zone di subduzione), dove lo
sprofondamento della crosta oceanica al di sotto di altre porzioni di crosta terrestre porta alla fusione per
attrito di parte della zona rocciosa di contatto, oppure lungo le dorsali oceaniche dove il magma del mantello
terrestre risale in superficie attraverso le fratture della crosta oceanica e una volta solidificato va a "saldare"
le placche stesse; i terremoti lungo le dorsali sono dunque l'effetto della rottura repentina di queste saldature
MARCO al raggiungimento di un certo livello di stress meccanico. In queste zone i fenomeni sismici sono spesso
associati anche al vulcanismo per la concomitanza delle forze tettoniche in gioco e per questo motivo le
eruzioni vulcaniche sono spesso precedute da terremoti. Si presume dunque che la dislocazione delle placche
sia il meccanismo scatenante dei terremoti. Causa secondaria è il movimento magmatico all'interno di un
vulcano, che può essere indice di una imminente eruzione assieme al caratteristico tremore. In rarissimi casi,
terremoti sono stati associati all'accumulo di grandi masse d'acqua nei bacini delle dighe, come per la diga di
Kariba in Zambia, Africa, e con l'iniezione o estrazione di fluidi dalla crosta terrestre (Arsenale delle
Montagne Rocciose). Tali terremoti avvengono perché la resistenza della crosta terrestre può essere
modificata dalla pressione del fluido. **
**Mentre la scala Mercalli valuta l'intensità del sisma basandosi sui danni generati dal terremoto e su
valutazioni soggettive, la magnitudo Richter tende a quantificare l'energia sprigionata dal fenomeno sismico
su base puramente strumentale. La magnitudo Richter è stata definita per non dipendere dalle tecniche
costruttive in uso nella regione colpita.
Sviluppata nel 1935 da Charles Richter in collaborazione con Beno Gutenberg, entrambi del California
Institute of Technology, la scala era stata originariamente studiata solo per essere usata in una particolare
area della California e solo su sismogrammi registrati da un particolare modello di sismografo, quello a
torsione di Wood-Anderson.
Richter usò inizialmente valori arrotondati al più vicino quarto di magnitudo, ma in seguito si usarono i
decimi di magnitudo. L'ispirazione per questa tecnica fu la scala delle magnitudini (apparente e assoluta)
usata in astronomia per descrivere la luminosità delle stelle e di altri oggetti celesti.
Nella definizione data da Richter, la magnitudo di qualsiasi terremoto è data dal logaritmo in base dieci del
massimo spostamento della traccia rispetto allo zero, espresso in micrometri, in un sismografo a torsione di
Wood-Anderson calibrato in maniera standard, se l'evento si fosse verificato a una distanza epicentrale di
100 km.
MARCO Richter scelse arbitrariamente una magnitudo zero per un terremoto che mostri uno spostamento massimo di
un micrometro (1/1000 di mm) sul sismografo di Wood-Anderson, se posto a 100 km di distanza
dall'epicentro del terremoto, cioè più debole di quanto si potesse registrare all'epoca. Questa scelta
permetteva di evitare i numeri negativi, perlomeno con gli strumenti dell'epoca. La scala Richter però
concettualmente non ha alcun limite inferiore o superiore e i sismografi moderni, più sensibili, registrano
normalmente terremoti con magnitudo negative.
Il problema maggiore della scala Richter è che i valori sono solo debolmente correlati con le caratteristiche
fisiche della causa dei terremoti. Inoltre, vi è un effetto di saturazione verso le magnitudini 8,3-8,5, dovuto
alla legge di scala dello spettro dei terremoti, a causa del quale i tradizionali metodi di magnitudine danno lo
stesso valore per eventi che sono chiaramente differenti. All'inizio del XXI secolo, la maggior parte dei
sismologi considera le tradizionali scale di magnitudini obsolete[1] e le ha rimpiazzate con una misura
chiamata momento sismico, più direttamente relazionata con i parametri fisici del terremoto. Nel 1979 il
sismologo Hiroo Kanamori, anch'egli del California Institute of Technology, propose la Moment Magnitude
Scale (MW), grazie alla quale è possibile esprimere il momento sismico in termini simili alle precedenti
scale di magnitudo.**
**Utilizzando gli isolatori sismici si progetta una struttura che rimane in campo elastico anche durante i
terremoti più violenti e conserva integre le capacità dissipative di energia offerte dalla duttilità. Questa
MARCO tecnica coinvolge la protezione dal sisma nella sua globalità: non solo si prevede che l'edificio non debba
crollare (salvare vite umane), ma si preservano intatte le strutture, i tamponamenti, gli impianti, ecc.
L'efficacia di questi dispositivi è confermata da numerose ricerche e sperimentazioni in scala reale su tavola
vibrante.
Si possono considerare tre categorie di isolatori e diversi tipi per ogni categoria. I diversi dispositivi possono
essere anche utilizzati in modo complementare nella stessa struttura:
Isolatori elastomerici. Hanno una elevata rigidezza verticale e una bassa rigidezza orizzontale che consente
di portare il periodo proprio della struttura isolata fuori dal campo delle frequenze dei terremoti. Ne esistono
di diversi tipi:
i più semplici e i più collaudati sono quelli realizzati in elastomero (a basso o ad alto smorzamento) armato
con lamierini metallici;
esistono anche isolatori elastomerici che hanno inserito al loro interno un blocco di piombo che consente
un'ulteriore capacità dissipativa di energia;
- Isolatori a scorrimento. Consentono di limitare ad un valore prefissato (molto basso) la forza totale
orizzontale di natura dinamica che sollecita la struttura durante il sisma (taglio totale alla base).
MARCO Anche di questa famiglia ne esistono di diversi tipi:
- Isolatori a scorrimento (acciaio-teflon) su superfici piane ad attrito radente con o senza
lubrificazione; questi isolatori necessitano di un sistema elastico di ricentramento dopo il sisma e
possono essere associati ad isolatori elastici elastomerici che assolvono tale funzione;
- Isolatori a pendolo scorrevole, semplice, doppio o triplo, sempre a scorrimento (acciaio-teflon) come
i precedenti ma lo scorrimento avviene su superfici sferiche il che consente l'autocentramento della
struttura dopo il sisma;
- Isolatori metallici a rotolamento. Consentono di isolare anche strutture leggere e flessibili sfruttando
il basso valore dell'attrito volvente. Esistono già numerose applicazioni in Giappone mediante
isolatori metallici a ricircolo di sfere o su rulli.**