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mutevole o perpetuo?

questa è la prima domanda che ci poniamo quando analizziamo


l’origine dell’universo. Anassimandro è portatore di una teoria decisamente tendente al
perpetuo: difatti, la sua idea di infinito (apeiron) è un substrato denso e neutro ma
inscindibile dallo spazio e dal tempo; da esso è dunque generata ogni cosa, che
successivamente, compiuto il proprio ciclo vitale, torna ad esso. È però -questa
generazione- “illegittima”, poichè rompe la forma originaria delle cose (da κόσμος a χάος) e
modifica la non volontà di differenziazione del substrato-archè, ed è per questo che l’apeiron
pone come rimedio ai danni creati la morte, di modo che l’equilibrio primario sia ristabilito,
come appunto scrive anassimandro nel frammento DK 12 B 1, “da dove gli esseri hanno
l’origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’uno all’altro
la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”. Sappiamo per certo
dunque che il ciclo di generazione-distruzione che cominciava e terminava con l’apeiron
seguiva un ordine di tempo, cronologico. Un altro elemento caratterizzante è la creazione e
successiva separazione di coppie di opposti, che continuamente si impongono l’una
sull’altra.
interessante è il modo pratico in cui presenta il discorso al pubblico: fa uso di domande vere
e retoriche, rende il discorso accessibile a tutti e non solo al ceto élitario, fa ricorso a
metafore più accessibili ad un ceto medio-basso.

Eraclito, al contrario, ritiene che tutto sia esposto ad un cambiamento costante ed


impossibile da frenare e che l’elemento che più rappresenta questo mutevole divenire è il
fuoco, sia per il movimento della fiamma (incerta e tremolante), sia per la condizione in cui
pone qualsiasi cosa che entri in contatto con questa; questo cambiamento però è
strettamente correlato ad una legge ben precisa, il lógos. Considerato strumento
dell’indagine filosofica, Eraclito lo prende a campione come concretizzazione della ricerca e
dell’obiettivo, essendo esso sia il mezzo con cui ricerchiamo il principio fondamentale della
natura sia IL principio fondamentale della natura. Ma come può avvenire questo
cambiamento se non attraverso uno scontro (polemos)? riteneva infatti che qualsiasi cosa
potesse cambiare, ritenersi/essere ritenuta diversa, solo attraverso uno scontro-confronto
con un altro elemento che condivideva col primo una forte interconnessione.

L’ obiettivo di indifferenza fra ogni cosa che Anassimandro ritiene opportuno ricercare, è ciò
che invece Eraclito condanna, poichè vede nell’archè-logos il conflitto stesso.
interessante è osservare come entrambi i filosofi ci parlino del ruolo dell’animo umano:
mentre per Anassimandro l’uomo non può fare altro se non attendere il momento di tornare
all’apeiron ma anzi, è considerato peccatore per aver modificato l’ordine primordiale delle
cose, per Eraclito l’uomo è costantemente sotto processo di mutamento (quindi obbedisce
alla legge del logos). Altra differenza sostanziale è il punto di arrivo della mente umana: per
Anassimandro si è irrimediabilmente destinati a tornare all’apeiron, qualsiasi sia stata la
propria condotta in vita; per Eraclito invece c’è la possibilità di ottenere la saggezza
attraverso il preferire la gloria eterna alle ingannevoli fantasie e la ricerca delle cose
concrete e oggettive anzichè l’aggrappamento alle ingannevoli fantasie.

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