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(evito di trascrivere la parte iniziale dove si parla della biografia e delle opere, perchè è
oggettivamente pallosa).
Boccaccio può essere scelto come esempio di un percorso un po’ diverso da quello da Dante.
A differenza del Sommo Poeta, Boccaccio ottiene molta fama soprattutto grazie alla sua
produzione in prosa. Ci si sta ovviamente riferendo alla raccolta del Decameron, un libro
esplicitamente scritto per le donne, viste da Boccaccio come un pubblico colto e raffinato
quanto gli uomini, anche se in modo diverso (tuttavia già Dante aveva visto nelle donne un
gruppo di interlocutrici “gentili”, come in parte testimonia la canzone Donne che avete
intelletto d’Amore).
Boccaccio dunque è il primo esponente del filone della “letteratura femminile”, ovvero quella
letteratura che presuppone un pubblico un pubblico di sole donne (o quasi) e che comprende
argomenti amorosi. Boccaccio in particolare scrive per le donne perché si rende conto del
fatto che esse sono molto più "castigate" degli uomini. Hanno poche occasioni di svago,
quindi con le sue novelle Boccaccio cerca di allietare le loro pene amorose o semplicemente
di divertirle o di insegnar loro qualcosa.
Nonostante non abbia scritto solo quello, ma anche una cospicua quantità di operette in versi
e in prosa, Boccaccio è conosciuto principalmente per il suo Decameron, una raccolta di 100
novelle inserite in una cornice ben specifica. Si è soliti inquadrarlo entro gli anni 1348-1360,
ovvero l’anno in cui ha inizio l’epidemia di peste) e l’anno in cui si iniziano ad avere notizie
certe della sua circolazione. In realtà ci sono vari indizi che fanno pensare ad una redazione
di alcune novelle precedente al 1348. Certe novelle ambientate a Napoli, per esempio, fanno
presupporre una conoscenza delle vie napoletane piuttosto approfondita che solo un
napoletano (o qualcuno che lì risiedeva) poteva avere. Inoltre, per il modo in cui le indica
bisogna presupporre che anche il pubblico avesse una conoscenza chiara della geografia della
città, almeno al punto di non avere bisogno di indicazioni più specifiche di un semplice
“girare a sinistra, inforcare quella via che, ecc”.
La novella si conclude con la narrazione di un incendio che, avendo ucciso tutta la famiglia di
Alibech, la rende l’unica erede della loro fortuna, tanto che il facoltoso giovane Neerbale la
va a cercare per sposarla. Peccato però che Alibech se ne offenda grandemente, perchè lei
voleva continuare a pregare e a servire Dio. Di fronte a tale pietà e religiosità la gente non
può fare a meno di domandarle cosa facesse per pregare, e udendo le storie che la ragazza ha
da raccontare, si limitano a ridere sotto i baffi e a dirle che non deve preoccuparsi, perchè
anche con Neerbale avrà modo di servire Dio quanto le parrà.
- Lo stile e l’uso della lingua: c’è un problema evidente. Boccaccio vuol parlare di
sesso, un aspetto centrale dell’esistenza umana, ma come? Nel medioevo non era
esattamente normalizzato come adesso. La soluzione di Boccaccio è quella di parlare
di cose “scomode” usando traslati e doppi sensi per indicare qualcosa di preciso. A
una prima lettura superficiale, il testo sarebbe apparsi completamente innocente, ma
per un lettore attento (o che ha già familiarità con il sesso) il vero senso di certe
espressioni (tipo “resurrezione della carna”) appare chiaro…
Il narratore (in questo caso Dioneo) usa la raffinatezza di una metafora continuata per
esprimere vari concetti.
Questo testo diviene presto modello per i canti carnascialeschi, testi che descrivono
una situazione “allegorica” nei minimi dettagli, lasciando intendere che c’è un doppio
senso dietro…
Boccaccio insiste sul sesso per eliminare la presunzione che il sesso sia eliminabile
dalla vita degli uomini. Il fatto che Alibech sia una ragazza assolutamente pura e
ignorante gli permette di studiare la vera reazione di un essere umano che sperimenta i
rapporti per la prima volta. Ovviamente è una reazione positiva, di piacere… l’esatto
contrario di quello che il medioevo continuava a professare con le pratiche di
ascetismo, purezza e mortificazione della carne quasi ossessiva.