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È un esame che fornisce immagini dettagliate del corpo umano utilizzando un campo magnetico e

onde a radiofrequenze. È diversa dalla TAC perché non usa raggi X. Spesso, in campo medico, si
preferisce scrivere "risonanza magnetica" (RM) e non "risonanza magnetica nucleare" (rmn)
omettendo la specificazione "nucleare", non indispensabile alla definizione, per evitare di generare
equivoci e falsi allarmismi, spesso associati all'aggettivo nucleare e ai rischi di radioattività,
fenomeni con i quali la RMN non ha nulla in comune.
Caratteristica fondamentale della Risonanza Magnetica (MR) è quella di impiegare radiazioni
elettromagnetiche a basso contenuto energetico che non modificano né distruggono le sostanze da
studiare e che non hanno effetti dannosi sulle molecole biologiche.

Si basa sulla capacità di captare i segnali emessi dagli atomi di idrogeno - che compongono l'acqua
e sono quindi presenti in abbondanza nei tessuti del corpo - quando questi sono sottoposti a un
campo magnetico. Il vantaggio di riferirci ad atomi di idrogeno oltre che alla loro abbondanza è
legato anche al fatto che possedendo carica elettrica ed uno spin per cui possono essere considerati
dei dipoli che sono normalmente orientati casualmente ma che se sottoposti all’azione esterna di un
campo magnetico si allineano secondo la direzione di quest’ultimo. (In assenza di UN CAMPO
MAGNETICO ESTERNO, ogni protone si orienta in maniera casuale nello spazio, per cui IL
MOMENTO MAGNETICO sarà zero). Applicando UN CAMPO MAGNETICO ESTERNO
(omogeneo e costante nel tempo) le singole particelle si orientano secondo la direzione del campo
magnetico, così come l’ago di una bussola si orienta secondo la direzione del campo magnetico
terrestre, disponendosi con verso parallelo o antiparallelo.

In particolare, si basa su un principio: Quando un atomo, con un numero dispari di protoni e/o
neutroni, è posto in un campo magnetico, il suo nucleo si allinea in senso parallelo o antiparallelo
alla direzione delle linee di forza del campo stesso, e ruota intorno al proprio asse ad una frequenza
specifica (frequenza di LARMOR). Fornendo energia sotto forma di onde radio sintonizzate sulla
frequenza di Larmour, il nucleo assorbe questa energia e si pone in uno stato instabile. Dopo che
l’impulso di RF è cessato, il nucleo ritorna alla condizione iniziale, emettendo un’onda radio che
può essere captata e ad analizzata dall’apparecchio.

Un campo magnetico prodotto da una grossa elettrocalamita e la cui forza si misura in tesla ed è
indicativa della risoluzione delle immagini (solitamente il campo magnetico usato è di 0,5, 1,5 o 3
tesla) agisce sui nuclei degli atomi di idrogeno, che allineano il proprio momento magnetico
parallelamente alla linea di forza del magnete, come succede alla limatura di ferro quando è
sottoposta ad una calamita. Non possiamo quantizzare la magnetizzazione longitudinale,
presentando questa una direzione parallela a quella del campo magnetico esterno. Quindi per
rilevare il vettore M (risultante della sommatoria vettoriale dei momenti magnetici dei nuclei) è
necessario perturbare tale sistema, di modo che si venga a generare una nuova magnetizzazione, ad
orientamento trasversale rispetto alla precedente. Quindi noi inviamo al paziente è un’onda
elettromagnetica, di breve durata, che noi chiamiamo impulso di RF, che ha lo scopo di disturbare i
protoni che precedono in modo regolare, parallelamente al campo magnetico esterno. Non tutti gli
impulsi radio disturbano l’allineamento dei protoni, solo alcuni possono cambiare la loro energia.
Solo quando impulso RF e protoni hanno la stessa frequenza, questi possono assorbire energia dall’
impulso radio.
L’impulso deve avere la stessa frequenza: se così non fosse lo scambio di energia sarebbe minore o
impossibile.
Dopo l’opportuna stimolazione con la RF, alcuni protoni passano da un livello energetico inferiore
ad uno superiore. Tale fenomeno determina una modificazione della magnetizzazione del paziente:
Effetti della RF: alcuni protoni che puntavano verso l’alto, dopo l’impulso, punteranno verso il
basso. Di conseguenza, questi annulleranno le forze magnetiche di un ugual numero di protoni che
puntano verso l’alto; si avrà una riduzione della magnetizzazione longitudinale.
Contemporaneamente, l’impulso RF sincronizza i moti di precessione di tutti i protoni (sono “in
fase“); E quindi sono in grado di generare un unico vettore “somma”, orientato secondo il verso in
cui sono diretti i protoni che precedono in fase, In direzione trasversale. Questo vettore rappresenta
la MAGNETIZZAZIONE TRASVERSALE.
La nuova magnetizzazione - TRASVERSALE – presentando un movimento costante, induce una
corrente elettrica (ricordiamo che dove c’è un campo elettrico c’è sempre un campo magnetico e
viceversa). In RM abbiamo un movimento/cambiamento del vettore magnetico, che induce una
corrente elettrica in un’antenna. Questo effetto costituisce il segnale RM.

Quindi,
gli impulsi delle onde a radiofrequenza modificano l'orientamento dei nuclei che, al cessare degli
impulsi, tornano a orientarsi secondo l'asse del campo magnetico iniziale. Si parla di processo di
rilassamento, durante il quale l’ampiezza del vettore M non è conservata. Così facendo i nuclei
risuonano, cioè emettono un debolissimo segnale detto segnale di risonanza.
Quindi una volta terminata l'azione perturbante del campo B1 (wiki: per rilevare questo vettore M occorre
perturbare il sistema dal suo stato di equilibrio, ad esempio applicando un secondo campo magnetico B1 perpendicolare a B0 e
variabile nel tempo. (B1 può essere indotto per mezzo di un segnale a radiofrequenze).
Se B1 ruota intorno a B0 con frequenza uguale a ν0 cambiando il sistema di riferimento e ponendosi solidali con B1, si osserva che il
vettore M precede attorno a B1 con frequenza angolare ν1, variando in questo sistema di riferimento la propria orientazione rispetto
alla direzione del campo B0.
I campi B0 e B1 sono detti rispettivamente campo di polarizzazione e campo di eccitazione. La rotazione che il vettore M subisce
rispetto al campo principale per effetto del campo B1 dipende dall'energia assorbita dai nuclei e quindi anche dal "tempo di
applicazione" τ di B1 stess.), dopo un tempo di applicazione Tp, si segue l'andamento del ritorno
all'equilibrio della magnetizzazione macroscopica M che tende a riallinearsi al campo B0. Il
segnale prodotto dalla variazione nel tempo del vettore M viene misurato in laboratorio usando una
bobina a induzione elettromagnetica posta attorno al campione in direzione ortogonale al campo
esterno, che si comporta come una antenna: le variazioni della componente trasversale di M si
vanno a concatenare alla bobina, inducendo in essa una piccola forza elettromotrice (misurabile
tramite un ricevitore a radiofrequenza) che oscilla alla frequenza di Larmor.
Allora il segnale viene captato da ricevitori radio, convertito in impulsi digitali ed elaborato al
computer permette di ottenere un'immagine la cui scala dei grigi corrisponde alle diverse intensità
del segnale di risonanza. La forza del campo magnetico si misura in tesla ed è indicativa della
risoluzione delle immagini, che aumenta man mano che aumenta l'intensità del campo. Solitamente
il campo magnetico usato è di 0,5, 1,5 o 3 tesla.
Con la risonanza magnetica si possono fare sezioni su piani differenti del corpo: frontale, sagittale
(lungo il piano ideale passante per l'asse longitudinale del corpo, che divide l'organismo in due
metà, destra e sinistra) e trasversale (perpendicolare).

Mediante l'impiego di mezzi di contrasto, per esempio derivati del gadolinio, è possibile mettere in
luce le alterazioni della barriera ematoencefalica (glossario). La barriera ematoencefalica è un
sistema paragonabile a un filtro che limita il passaggio di cellule e molecole dal sangue al sistema
nervoso centrale, vale a dire all'ambiente nel quale si trovano cervello, cervelletto e midollo spinale.

Utilizzo RM: indicato per lo studio di ARTICOLAZIONI: per legamenti, cartilagini, menischi e
capsula. Non indicato per l’osso, che presenta una scarsa presenza di protoni liberi (il segnale è
determinato solo dal midollo osseo) La risonanza magnetica viene eseguita per visualizzare ed
indagare tutte le parti del corpo: addome, torace, muscoli, articolazioni e l’apparato scheletrico.
Viene utilizzata per studiare patologie di origine diversa in ambito neurologico, cardiologico,
ortopedico, traumatologico, gastroenterologico e oncologico. Questa metodologia di indagine, in
alcuni casi, è preferibile alla TAC specie per approfondire disturbi a carico “dell’encefalo e
dell’apparato muscolo-scheletrico”. In altri casi, invece, i due esami sono complementari.

Allo stato attuale delle conoscenze non vi sono motivi per ritenere dannoso un esame di risonanza
magnetica (eccetto per gli ovvi casi in cui il campo magnetico interagisca con impianti metallici
presenti nel corpo del paziente, quali pacemaker, clip vascolari, dispositivi salvavita non
compatibili con la RMN) per quanto debba essere preservato il principio di giustificazione in alcuni
casi particolari, come indagini da eseguirsi su pazienti in gravidanza. In tali casi si deve ritenere la
metodica potenzialmente dannosa e procedere all'indagine soltanto dopo attenta valutazione del
rischio/beneficio, sulla cui base l'eventualità del danno dovuto alla metodica passa in secondo piano
rispetto al beneficio ricavabile dalle informazioni da essa provenienti.

RM e rapporto con altre tecniche:


1) Tra il tomografo CT e il tomografo RM vi sono delle differenze. Il CT mi dà un imaging
morfologico. Cosa si intende per morfologico? Mi dà una dimensione, vedo se c’è una cisti
e la sua dimensione, forma. La risonanza magnetica (e quelle tecniche medico-nucleari
come la PET) invece, sono delle tecniche di diagnosi funzionale, cioè mentre la TC mi dice
con quella neoplasia è compromesso il fegato perché riesco a vedere una formazione
tumorale sul fegato, ma questa formazione come è? È benigna, maligna, a quale stadio si
trova? Con quale tecnica lo vedo? Lo vedo con la RM e con la PET che sono tecniche
funzionali, perché mi danno una informazione in più. Misurando il livello di captazione del
fluoro 18, andando a vedere la risposta rispetto ad un certo segnale io so (ci avviciniamo ad
un imaging quantitativo) se quella formazione è benigna, maligna e a che stadio sto.
2) La TC si esegue sempre e solo in assiale e poi viene ricostruita in coronale: noi usiamo degli
spessori di strato sotto il millimetro che consentono una ricostruzione, dopo che l’esame è
finito, secondo i vari piani (coronali, sagittali, para mediani) ma l’acquisizione è sempre in
assiale; mentre invece non è così la Risonanza magnetica dove è possibile mandare
acquisizioni direttamente su piano coronale, sagittale, assiale ecc. e l’ecografia. La
differenza è quindi che la TC è multi planare in ricostruzione la RM è multi planare in
acquisizione. Alcuni anni fa questo aveva 34 un’estrema importanza perché naturalmente la
risoluzione dei piani coronali e sagittali acquisiti direttamente con la RM era superiore a
quelli della TAC che erano acquisiti in fase di ricostruzione. Oggi questo problema non
sussiste più perché la TC è talmente performante che le ricostruzioni sono estremamente
accurate (grazie ai piccolissimi spessori- nella colonscopia virtuale è di 0.3-0.4mm).

3) Negli esami TC si parla di densità: gli organi e i tessuti si definiscono iperdensi, ipodensi,
isodensi. Non vi confondete 57 perché questa terminologia è solo della TAC, in risonanza si
parla di intensità: ipotenso, ipertenso, isotenso. Tenetelo a mente perché se poi vi sbagliate
all’esame potrebbe essere un problema.

4) L’IMAGING IBRIDO è l’uso di PET o gamma camera con una TAC o una risonanza
magnetica. L’ibrido migliore è dato però dalla PET + risonanza magnetica perché mentre
fanno un lettino di acquisizione PET (che corrisponde a 20cm del corpo del pz),
contemporaneamente fanno anche un lettino di acquisizione in risonanza, con 2 sequenze
simultaneamente. 101 Quindi i lettini PET e risonanza invece di essere sequenziali sono co
acquisiti. Quindi il vantaggio importante della PET/risonanza è la co acquisizione delle
immagini, quindi senza differenza fra l’una e l’altra di sovrapposizione, ma anche la
riduzione di dose perché non c’è più PET che irradia il pz. Una TAC dà dai 7 ai 12
millisidert (mSd), che sta per dose di radiazione al pz. Nella PET invece, visto che gli viene
iniettato il radioattivo direttamente in vena, e che questo gli rimane per tutto il tempo di
decadimento dell’isotopo, arriva a 5mSd. Andando però a sommarli a quelli della TAC si
arriverebbe ai 12-17mSd… Togliendo la componente TAC, quindi, il pz ne trae sicuramente
giovamento, soprattutto in ambito pediatrico o oncologico che ne deve fare una ogni ¾ mesi
circa. Un altro vantaggio della risonanza rispetto alla TAC è quello di essere multi
parametrica.

La risonanza magnetica è un esame diagnostico fondato sulla “fisica dei campi magnetici”. Il
paziente, sdraiato sul lettino, entra nel gantry e viene immerso in un campo magnetico statico
esterno. “I protoni degli atomi di idrogeno, che compongono la parte liquida del corpo (acqua)”
acquistano energia e si orientano in direzione del campo esterno. La macchina invia poi “un impulso
di radiofrequenza”: i protoni, tornando “al loro orientamento naturale”, rilasciano l’energia ed
emettono un segnale che viene captato “dalle bobine di ricezione” che si comportano come
l’antenna di una radio. Il computer elabora tale segnale al fine di comporre l’immagine. Questo tipo
di esame non sottopone il paziente a rischi particolari data l’assenza delle radiazioni ionizzanti. È,
però, controindicato in modo assoluto qualora il paziente fosse portatore di: pacemaker cardiaco
e/o protesi di varia natura con parti in metallo. Il campo magnetico generato dalla macchina
potrebbe, infatti, essere responsabile dello spostamento della struttura metallica in altra sede.

Quando è necessario effettuare una risonanza magnetica

La diagnosi di molte patologie è supportata dalle immagini ottenute sottoponendo il


paziente a una risonanza magnetica. È, perciò, utile qualora vi siano possibili disfunzioni per
esempio a carico di: cuore, vasi sanguigni, midollo spinale, muscoli ed ossa. In campo
oncologico, viene impiegata non solo per diagnosticare la neoplasia, ma anche per
monitorare la risposta del corpo al trattamento. L’esame può essere preceduto, se
necessario, dalla somministrazione per via endovenosa del mezzo di contrasto a base di
Gadolinio (sostanza paramagnetica). Il risultato è un’immagine più precisa che nello stesso
tempo consente di osservare un maggior numero di dettagli.

La risonanza magnetica aperta

La risonanza magnetica aperta è nata per venire incontro alle esigenze di: soggetti in sovrappeso
che non possono sottoporsi all’esame nella sua classica forma chiusa, persone affette da
claustrofobia e soggette ad attacchi di panico che non tollerano la permanenza in ambienti chiusi e
ristretti e bambini che possono così essere assistiti durante l’esecuzione dell’esame.
È una valida alternativa per studiare il cranio, il rachide, il midollo spinale e gli organi situati nel
torace, nell’addome e nella pelvi. L’apparecchiatura impiegata è una sorta di “C squadrata” i cui
bracci, superiore ed inferiore, sono due piastre impiegate per generare i campi magnetici e
funzionare da sorgente di onde radio.Questa tecnica d’indagine viene, inoltre, impiegata dai
chirurghi in sala operatoria (“uso intraoperatorio”) al fine di analizzare l’organo e/o il tessuto prima
di procedere.

Altro sito:

I principali componenti di un sistema di imaging a risonanza magnetica sono: un


magnete; tre generatori di campi magnetici di intensità variabile nello spazio e nel tempo
(gradienti); un sistema generatore/ricevitore di radiofrequenze; un sistema
computerizzato in grado di controllare tutti i componenti, calcolare e visualizzare le
immagini e i dati MRI, gestire l'archiviazione, la stampa ed il trasferimento degli studi. 

Il magnete produce il campo magnetico statico B o. All'interno del magnete troviamo le


bobine per produrre i gradienti di campo Bo nelle direzioni X, Y e Z. In posizione più
interna troviamo la bobina di radiofrequenza (RF) che produce il campo magnetico
B1 necessario per far ruotare gli spin di 90°, 180° o di un qualsiasi altro angolo
specificato dalla sequenza di impulsi; la bobina di RF, inoltre, riceve il segnale
proveniente dagli spin presenti all'interno del corpo.

Il paziente viene posizionato all'interno del magnete per mezzo di un lettino controllato
da un computer con un'accuratezza millimetrica. La stanza dove ha luogo la scansione è
circondata da uno schermo per radiofrequenze la cui funzione è quella di evitare che gli
impulsi RF di alta potenza possano irradiare il resto dell'ospedale e che segnali RF
provenienti da stazioni televisive e postazioni radio possano essere captati
dall'apparecchio. Solitamente, le stanze di scansione sono circondate anche da uno
schermo magnetico che impedisce al campo magnetico di estendersi al di fuori di un
certo limite. Nei magneti più recenti questo schermo è parte integrante del magnete
stesso (magneti autoschermati).

Il controllo dell'apparecchiatura di risonanza magnetica e di tutti i suoi componenti è


effettuato con un computer. I componenti della sezione RF controllati da computer sono
la sorgente RF e il programmatore di impulsi. La sorgente produce un'onda sinusoidale
della frequenza desiderata. Il programmatore di impulsi plasma gli impulsi RF secondo
la forma della funzione sinc. L'amplificatore di RF aumenta la potenza degli impulsi dai
milliwatt ai kilowatt. Il computer controlla anche il programmatore degli impulsi di
gradiente stabilendo la forma e l'ampiezza di ciascuno dei tre gradienti di campo.
L'amplificatore dei gradienti aumenta la potenza degli impulsi di gradiente a un livello
sufficiente per "pilotare" le relative bobine. Talvolta è presente un dispositivo costituito
da un array di microprocessori in grado di effettuare una trasformata di Fourier bi-
dimensionale in frazioni di secondo.

Le sequenze per imaging vengono selezionate e personalizzate dall'operatore attraverso


una postazione di comando (consolle). Le immagini prodotte possono essere sia
visualizzate su un video facente parte della consolle che stampate su pellicola.

http://unina.stidue.net/Diagnostica%20e%20Radioterapia/LA%20RISONANZA%20MAGNETICA
%20definitiva.pdf

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