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3.

FARMACI ANTINFIAMMATORI

3.1 FANS

I FANS sono Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, hanno effetti antinfiammatori, analgesici e antipiretici.
La loro azione si basa sull’ inibizione del meccanismo biochimico dell’infiammazione.
L'acido arachidonico è un acido grasso precursore di alcune molecole come prostaglandine, prostacicline,
trombossani e leucotrieni, coinvolte nei meccanismi dell'infiammazione e del dolore.

L'effetto antinfiammatorio e analgesico dell'acido acetilsalicilico e dei FANS è legato all'inibizione di un


enzima, la cicloossigenasi (COX), fondamentale per la produzione delle prostaglandine a partire dall’acido
arachidonico. E’stata dimostrata l'esistenza di due isoforme di questo enzima. La prima (Cox 1) è normalmente
presente nei tessuti, dove stimola la sintesi delle prostaglandine che regolano le normali attività cellulari,
contribuendo a processi fisiologici quali la protezione gastroenterica, il flusso renale e l'aggregazione
piastrinica. La seconda (Cox 2), quasi assente in condizioni fisiologiche, è il maggiore isoenzima associato con
la flogosi. La sua produzione è indotta da agenti infiammatori nelle cellule endoteliali, nei macrofagi e nei
fibroblasti sinoviali.
Gli effetti terapeutici dei FANS sono in gran parte dovuti all'inibizione della Cox 2. Attraverso la riduzione
della sintesi prostaglandinica, gli inibitori delle ciclo-ossigenasi bloccano la risposta nocicettiva ai mediatori
endogeni della flogosi come la bradichinina, l'acetilcolina e la serotonina.
Gli effetti avversi sono legati all'inibizione della COX 1. L'inibizione prostaglandinica spiegherebbe l'azione
negativa dei FANS sulla mucosa gastrica, renale e sull'aggregazione piastrinica.
Il rapporto di inibizione tra COX1 e COX2 da parte dei FANS determinerà la comparsa di effetti indesiderati.
L'aspirina e l'indometacina che inibiscono maggiormente la COX1, sono gravati dai maggiori effetti indesiderati
rispetto, ad esempio, all'ibuprofene che agisce prevalentemente sulla COX2. Infatti, una inibizione più selettiva
della COX-2 potrebbe esplicarsi in una maggiore azione antinfiammatoria ma con ridotto capacità lesiva sui
tessuti normalmente protetti dalla COX-1.

L'aspirina e il salicilato di sodio sono stati i primi FANS ad essere introdotti nella pratica clinica ai primi del
'900. Infatti l'aspirina è considerata il prototipo dei FANS. E' tuttora il farmaco analgesico -antipiretico-

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antinfiammatorio più usato e rappresenta il termine di paragone per la valutazione e il confronto con altri
analgesici.
Allo stato attuale i FANS sono farmaci di prima scelta per il controllo del dolore acuto moderato. Sebbene tutti
FANS abbiano proprietà analgesiche, essi differiscono tra loro nel tempo di dimezzamento, nella durata di
azione, e nella tossicità. Va sottolineato che il massimo effetto analgesico dei FANS si ottiene nei casi in cui il
dolore è associato alla flogosi.
La loro principale applicazione clinica, come agenti antinfiammatori ed antidolorifici, è nelle malattie muscolo-
scheletriche, come artrite reumatoide, osteoartrosi e spondilite anchilosante, nelle cefalee, nel dolore da trauma
ed in quello postoperatorio. Trovano anche largo impiego come antipiretici riducendo la temperatura corporea
negli stati febbrili.
I FANS possono essere somministrati per via orale, intramuscolare, endovena, topica, ecc.

L'effetto collaterale principale dei FANS è la gastrolesività che comprende sintomi come la dispepsia, pirosi,
disturbi addominali e lesioni della mucosa (erosioni ed ulcere) che a volte possono essere associate a gravi
complicanze come emorragia e perforazione gastrica e Il tempo di sanguinamento viene allungato per riduzione
dell’ aggregazione piastrinica.
Anche la questione delle reazioni allergiche è importante. Una causa potrebbe essere individuata nell'elevato
legame albuminico che favorirebbe la sensibilizzazione.

La maggior parte dei FANS sono acidi (ad es. acido acetilsalicilico, ibuprofene, indometacina, piroxicam,
naprossene, ketoprofene, diclofenac, nimesulide).

Tuttavia esiste un gruppo di FANS non acidi, con proprietà fisico-chimiche e farmacologiche non omogenee,
come il paracetamolo, il metamizolo, il ketorolac, che hanno attività antipiretiche ed analgesiche che non
differiscono significativamente da quelli dell'aspirina ma hanno scarse attività antiflogistiche. E' ipotizzabile che
la loro azione sia da riferirsi all'azione inibitoria della sintesi delle PG nel sistema nervoso centrale. Pertanto gli
effetti collaterali sono minori rispetto ai FANS acidi.

3.2 CORTICOSTEROIDI
I corticosteroidi (o steroidi o corticoidi, o ormoni corticosurrenalici), sono ormoni a struttura steroidea, derivanti
cioè dal nucleo di base del colesterolo, sintetizzati nella corteccia surrenale. Questi ormoni vengono prodotti, in
condizioni fisiologiche, secondo un ritmo circadiano caratterizzato dalla massima produzione nelle prime ore
del mattino.

struttura caratteristica degli steroidi

Le azioni fisiologiche dei corticosteroidi sono numerose e complesse: influenzano il metabolismo glicidico,
inibendo l’utilizzazione del glucosio da parte dei tessuti e stimolando la gluconeogenesi; hanno inoltre proprietà
antinfiammatorie e antiallergiche, e vengono secreti dall’organismo in condizioni di stress. Agiscono
sull’equilibrio idrosalino promuovendo, a livello renale, l’escrezione di potassio, il riassorbimento di sodio, e
quindi di acqua, con tendenza all’innalzamento della pressione arteriosa.
In terapia vengono utilizzati corticosteroidi naturali, con la stessa struttura di quelli secreti fisiologicamente
dalle surrenali, oppure corticosteroidi sintetici, modificati a livello di alcuni gruppi e resi più potenti per attività
biologica e durata di azione.

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Bloccano la sintesi di :

 Prostaglandine responsabili di edema, iperalgesia, eritema, regolazione della temperatura corporea

 Leucotrieni che agiscono da fattori chemiotattici, stimolano la produzione di radicali liberi e


determinano broncocostrizione

Vengono prescritti in malattie infiammatorie o allergiche.


Possono essere somministrati per via orale, intramuscolare, endovena, topica, (per esempio per applicazioni
cutanee in pomate, iniezioni intrarticolari, inalazioni, gocce oculari, oppure tramite inalazioni per l’asma).
Per via endovenosa sono usati per risolvere crisi acute di shock anafilattico (allergico) e crisi ipotensive acute di
qualsiasi origine.
La loro efficacia deriva dalla capacità di penetrare nelle cellule, attraverso una porta chiamata recettore per i
glucocorticoidi, riducendo la produzione di molecole pro-infiammatorie ed agendo sulla sintesi del DNA
cellulare.
I corticosteroidi hanno le stesse funzioni del cortisolo, un ormone normalmente prodotto dalle nostre ghiandole
surrenali. La loro somministrazione dall'esterno determina, come per qualsiasi altro ormone, una regolazione
negativa (bio-feedback) nei confronti del cortisolo endogeno, con conseguente riduzione della produzione
ormonale.

Un dosaggio troppo alto o un uso prolungato possono aumentare in modo esagerato alcune delle normali azioni
fisiologiche dei corticosteroidi. Gli effetti collaterali includono:
• Aumento dell’appetito
• Ingrassamento, anche per ritenzione idrica
• Ipertricosi e strie pupuree
• Facies lunare
• Aumento della pressione endoculare
• Diabete steroideo
• Perdita di K
• Ritardo della crescita nei bambini
• Ulcere gastriche
• Aggravamento infezioni
• Edemi
• Osteoporosi e fratture
• Atrofia muscolare
• Ipertensione
• Euforia, insonnia, irritabilità, instabilità dell'umore, psicosi

L’osteoporosi rappresenta un pericolo soprattutto negli anziani in quanto può determinare fratture
osteoporotiche dell’anca o delle vertebre; inoltre, la somministrazione di alte dosi è associata a necrosi
avascolare della testa del femore.
I trattamenti prolungati con corticosteroidi aumentano la predisposizione e la gravità delle infezioni.
Alti dosaggi di corticosteroidi possono causare la sindrome di Cushing, con faccia a luna piena, strie e acne; è in
genere reversibile alla cessazione del trattamento.
Il dosaggio dei corticosteroidi varia in modo sensibile a seconda della malattia e del paziente. Quando la terapia
corticosteroidea a lungo termine viene usata per malattie croniche benigne, il danno prodotto dal trattamento
può essere superiore alle invalidità causate dalla malattia. Per ridurre gli effetti collaterali, la dose di
mantenimento dovrebbe essere tenuta al livello più basso possibile.
La somministrazione prolungata di corticosteroidi può portare ad atrofia surrenalica che può persistere per anni
dopo la sospensione della terapia. L’interruzione improvvisa dopo trattamenti a lungo termine può comportare
insufficienza surrenalica, con ipotensione, febbre, mialgie, artralgie, perdita di peso. Perciò, se si sta assumendo
questo farmaco per più di 3 settimane, il dosaggio dovrebbe essere ridotto in modo graduale.

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Per ridurre ulteriormente la soppressione dell’asse ipofisi-surrene, la dose totale di 2 giorni può, a volte, essere
assunta in una dose singola a giorni alterni. La soppressione dell’asse ipofisi-surrene può essere ridotta anche
tramite una terapia intermittente a brevi cicli.

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