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Saranno state ore che camminava sulla Via Romini, doveva solo trovare l’incrocio con la via Lucilius

e poi
sarebbe stato un passo da lì alla leggendaria locanda! O almeno così gli aveva detto quel tipo che gli ha
venduto la mappa, stava incominciando a pensare che si fosse fatto truffare ma se c’era una possibilità di
trovarla allora avrebbe camminato fino alla fine di quella strada. Però era DAVVERO lunga, ma quand’è che
arriva questo incrocio? Alla fine decise di fermarsi un attimo per prendere fiato, non era mai stato una
persona atletica e di sicuro non aveva mai camminato così tanto in un solo giorno. Prese un sorso dal suo
Termos, qualche chilometro addietro aveva comprato della zuppa di pollo, a sua detta era davvero buona,
forse perché non aveva mai assaggiato una zuppa di pollo ma questi sono solo inutili dettagli. Tornò a
guardare la mappa... beh la strada che aveva preso era corretta su quello non c’era dubbio, ma ancora non
aveva incontrato neanche una viuzza o sentiero defilato, figuriamoci un incrocio. L'unica cosa di cui era
piena quella strada erano strani vicoli bui dove non aveva intenzione di andarsi ad infilare. “Ma poi, questo
posto è stato creato da maghi potentissimi e si trova sottoterra” pensava fra sé e sé “Era davvero così
difficile installare un sistema di luci adeguato? Ormai esistono i LED, con quelli fai più luce e consumi pure di
meno. Saranno stati magi potentissimi che hanno attraversato una dimensione per costruire dentro la
crosta di un pianeta inabitato la loro personale Utopia, ma hanno proprio fatto un lavoro pessimo!
Sudiciume ovunque, scarsa ventilazione, la maggior parte di questo posto sembra una baraccopoli di
cemento e mattoni.”
Mentre continuava a pensare a tutto quello che era stato fatto erroneamente durante la costruzione di
questo posto e tutte le seguenti ristrutturazioni, al suo orecchio arrivò un suono molto leggero: passi.
Venivano dalla sua destra, erano abbastanza leggeri, il suono ritmico e continuo, prima il tallone poi di
scatto la punta, doveva essere una qualche scarpa con tacco. Aveva trovato che non era difficile distinguere
i suoni nell’aria completamente ferma di quel luogo. Si girò a guardare la sorgente di quel suono, la visuale
impeditagli dalla benda sull’occhio destro. Ed eccolo che spuntava la figura, un uomo esile, sul metro e
novanta, vestito in maniera elegante con giacca grigia rattoppata alla bell’e meglio, cravatta a strisce nere e
rosse con una camicia bianca, un cappellino in testa in completa dissonanza con il resto del completo e
come volevasi dimostrare, scarpe con rialzo di all’incirca sette centimetri. Poteva chiedere a lui per
indicazioni... Però, quella persona aveva qualcosa di strano, non sapeva bene come definirlo ma, era come
se davanti ai suoi occhi ci fosse qualcosa che non doveva esistere, ma scartandola come la sua solita
paranoia decise di avvicinarsi allo sconosciuto con il cuore pulsante e le mani che incominciavano a sudare.
Aveva sempre fatto fatica ad interagire con le persone, ogni incontro gli causava ansia, ma era in gradi di
sciogliersi una volta la discussione incominciava a scorrere.
“Mi scusi sarebbe in grado di darmi indicazioni?”
Il signore sembrava non averlo sentito, che avesse le cuffie? Decise di avvicinarsi, le parole ora un po’ più
pesanti in gola e i suoi passi difficili.
“S-Signore? Mi scusi, mi sente?”
Ancora non lo aveva sentito, o stava ascoltando una canzone in grado di dare fuoco all’aria oppure era solo
molto immerso nei suoi pensieri. Magari non avrebbe dovuto disturbarlo, infondo sembrava molto immerso
in sé stesso non sembrava il caso, ma gli serviva davvero aiuto a trovare la svolta giusta o per capire se stava
davvero andando nella direzione giusta, però non voleva sembrare fastidioso, lui si sarebbe innervosito se
uno stupido ragazzo lo avesse fermato per strada mentre era tranquillo tra sé e sé dopo una lunga giornata
di lavoro, nah se ne sarebbe tornato a sedere era la scelta migliore, niente stress per nessuno...


Di scatto si avvicinò al signore, il cuore gli batteva abbastanza forte da rendergli difficile pensare, gli tirò la
manica. La figura esile e alta si girò di risposta, spaventando il ragazzo e spingendolo a ritirare la mano di
scatto. L’uomo un po’ confuso chiese “Cosa c’è ragazzo? Hai bisogno di aiuto?”
Le parole quasi impossibili da far uscire dalla gola “S-Sto cerc-ando la locanda ‘Felis in Aede’ s-saprebbe
dirmI dove si trova su questa mappa e se sono sulla strada g-giusta?” era andato malissimo, avrebbe voluto
seppellirsi li sul posto e porre fine alla sua patetica esistenza.
“Hey hey, calma ragazzo, non ti mangio mica, su dai fammi vedere” l’uomo prese gentilmente la mappa
dalle sue mani, fermandosi a contemplarla attentamente.
“Beh sì, hai preso la strada giusta ma mi sa che ti hanno fregato”
“In che senso?” a quanto pare i suoi dubbi su quell’uomo al bancone erano fondati in fondo;
“Questa strada a suo tempo fu maledetta da un mago di bassa lega, di solito lo segnano sulle mappe ma
questa è evidentemente fatta apposta per far perdere, vedi la maledizione fu fatta per far diventare questa
strada più lunga per chi non la sapesse percorrere, un po’ come una strada non euclidea che appare più
lunga mentre la percorri di quanto sembra da fuori.” rispose l’uomo con un accenno di ammirazione nella
voce
Alzando un sopracciglio e provando a calmare il suo corpo il ragazzo si sforzò di continuare a parlare "E la s-
strada non è bloccata? Mi sembra un pericolo evitabile onestamente.”
“Eh, questa è una città di maghi e lo sai come sono i maghi.” l’uomo aveva provato a fare più il disinvolto e
rilassato mentre lo diceva, era chiaro che il ragazzo era molto nervoso
“Ah ah sì certo so come sono i maghi, pffft solo uno stupido non lo saprebbe!”
“...”
Oh no aveva fatto un passo falso, l’uomo aveva alzato un sopracciglio e lo stava osservando, il giovane aveva
provato a distogliere lo sguardo per non far vedere i suoi occhi lucidi, uno era di sicuro più facile da
nascondere dell’altro, pensando di aver fatto un buon lavoro a non sembrare troppo impacciato nelle cose
di natura sociale. Pensando erroneamente. L'uomo riusciva senza problemi a vedere lo stress e l’ansia che si
accumulavano sul corpo del giovane man mano che quel silenzio si prolungava, decise di abbreviargli la
tortura.
“Sono fieri e arroga-”
“Fieri e arroganti certo, certo, quello che stavo per dire” aveva interrotto il ragazzo, rendendo ancora più
palese la sua situazione.
“Senti, se ne hai bisogno ti posso aiutare ad uscire da qui in dieci massimo quindici minuti, ci stai?”
“E cosa vorrebbe in c-cambio?” il ragazzo sapeva di non avere molto da dare, sperava che il signore non
volesse niente in realtà.
“Solo che ti calmi, fai dei bei respiri e non provi così tanto a fare finta di essere di qui, ha l’effetto contrario”
“Ah... Quindi se ne era accorto?”
“Scusami ragazzo ma, è abbastanza ovvio.”
Con la consapevolezza di aver fallito miseramente su tutti i fronti tornava a prendere il suo zaino lasciato
vicino al gradino dove prima si era seduto per riposare. Continuava a rivedere tutti gli errori che aveva fatto
durante la conversazione nella sua testa, era stato davvero orribile e ora doveva pure fare dieci o quindici
minuti di camminata con questo perfetto sconosciuto davanti al quale si era appena umiliato. Con centinaia
di nuove orribili memorie che lo faranno contorcere dall’imbarazzo retroattivo quando ci ripenserà alle 2 di
notte sule spalle, era tempo di incamminarsi con questo signore. Gli disse di seguirlo in fila indiana per
evitare di perdere tempo, questa strada a quanto pare era fatta per funzionare correttamente attraverso
solo uno stretto sentiero di mattoni perfettamente indistinguibili dagli altri, almeno per lui, il signore diceva
che si era allenato a vedere la loro “emanazione” ma il giovane sapeva solo come collezionare
un’emanazione nei suoi esperimenti, non sarebbe mai riuscito a individuarne una a occhio nudo,
figuriamoci distinguere la leggermente diversa emanazione di due mattoni differenti solo per come sono
stati alterati dalla stessa maledizione. Stava notando che era calato il silenzio, gli sarebbe piaciuto fare
domande ma non sarebbe stato opportuno, dopo tutto non conosceva neanche il nome di questo tipo,
certo lo aveva aiutato ma gli aveva già dato tanto fastidio con il suo stupido comportamento da incapace
sociale, di sicuro non gli sarebbe piaciuto parlare di nuovo con lui... Però, non poteva continuare a fare così
e lo sapeva, gli aveva già parlato, la seconda volta è sempre più facile. Chiudi gli occhi, conta fino a tre,
calma il diaframma, svuota la mente, go for it!
“Ma quindi, p-perché quel mago ha messo questa maledizione?” andiamo decentemente su forza
“Beh la storia sembra essere che la fidanzata di questo mago lo avesse lasciato per il suo migliore amico,
quindi lui per ripicca sapendo che il suo amico non conosceva questa zona di città decise di rendere quasi
tutte le strade sul suo cammino verso la chiesa come questa che stiamo attraversando. Chi già ci aveva
camminato si sarebbe accorto della differenza ma il suo migliore amico no, così sarebbe arrivato ore in
ritardo per il suo matrimonio con la sua ex fidanzata.” aveva accennato ad una risata mentre raccontava
quella storia, gli ricordava suo padre, che gliel’aveva raccontata quando lui era la stessa età di quel ragazzo
più o meno... ehi a proposito
“Scusami ma tu quanti anni hai?”
“18”
Il volto dell’uomo era pieno di stupore “18?!” - “Sì, 18” - “Devi essere figlio di un mago potente allora.” -
“No, completamente.” - “Allora una maledizione?” - “A-Ancora no...” - “Cosa? Allora come fai a sembrare
così giovane? Ti avrei dato sui 15 anni”
“S-Sì, non c’è nessun t-trucco, è solo che sembro giovane, sul s-serio...” gli faceva strano ogni volta che le
persone glielo facevano notare, sapeva di sembrare giovane, forse anche il suo comportamento patetico era
più affine a quello di un ragazzo di 15 anni ancora inesperto alle relazioni interpersonali, ma purtroppo
aveva 18 anni ed era pieno di problemi.
“Wow, beato te, io alla tua età sembravo già un ventunenne, con tanto di lunga barba. Tu invece resti
giovane.” un forte tono ironico era connesso alla frase, portandolo al limite tra un insulto e un complimento
farcito di autoironia.
“Purtroppo il mio sembrare giovane mi h-ha solo causato problemi in realtà, i miei coetanei sono proni a
prendermi in giro e la gente poco prona a credermi ahahah.” la sua voce ora si stava facendo più sciolta, si
stava rilassando e godendo di nuovo la passeggiata, come stava facendo prima di incontrare questo
sconosciuto.
“Ah, capisco, mi dispiace onestamente, sembri un bravo ragazzo. A vero, non ci siamo ancora presentati, mi
chiamo Roinfer, tu?” un nome particolarmente nordico per una persona ben abbronzata con lineamenti di
zone più tropicali e capelli e occhi castani.
“Io mi chiamo Azael, da Azalea. A mia madre piacevano le Azalee. Lo so è un nome abbastanza bruttino.”
sapeva che non era davvero brutto come nome, ma è come si sentiva a riguardo, avrebbe di gran lunga
preferito essere chiamato qualcosa di normale come Carlo o Salvo. Ma era quello che aveva ed era con
quello che doveva lavorare.
“Su dai, non è un nome così brutto. Cosa hai fatto all’occhio?”
“Oh non si preoccupi è solo congiuntivite, mi passerà.” Adorava fare quella battuta ogni volta che gli
chiedevano della benda o dell’occhio.
“No dico, la’altro.”
“Quale altro?” Lo faceva sempre ridere.
“Quello sotto la... beh si hai capito.”
“No in realtà, sotto cosa?” Era divertente vedere in certe situazioni come le persone si comportino
esattamente come lui quando parlano di argomenti scomodi.
“B-Beh sì la tua, sì la tua... Ah, lascia stare.”
“Ahahahahahah” La risata era priva di qualsiasi malizia, ma aveva lasciato il signore un poco frustrato, si era
fatto incartare dallo stesso ragazzo che fino a poco fa stava facendo fatica a parlare con lui, invece ora
sembrava una persona completamente diversa. “L’ho perso quando avevo all’incirca quattordici anni, un
gruppo di idioti aveva pensato che sarebbe stato divertente spingere il nerd giù per le scale. Qualche scalino
più in giù e la mia orbita era stata beccata in pieno dal corrimano.” Il tono del ragazzo non lasciava passare
nessun sentimento riguardo l’avvenuto se non un accenno di amarezza, tipico di una storia orribile che era
stata raccontata fin troppe volte.
“Ah... cazzo, deve aver fatto un male cane.” - “Oooh sì, tanto, con tutte le fratture che avevo era come se il
mio intero volto fosse in fiamme.” - “E adesso fa male?” - “Solo nei giorni brutti.” - “Capisco.”
L’ultimo tratto di strada lo avevano fatto in pieno silenzio

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