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Il naturalismo è una corrente artistico letteraria nata in Francia nella seconda metà del-
l’ottocento, che si propone di raccontare la realtà quotidiana, rappresentando ambienti
e soggetti con atteggiamento impersonale, analitico e scienti co, secondo i principi del
positivismo in polemica con l’idealismo romantico. Pertanto, ri utando ogni concezione
meta sica il narratore intende ora studiare il meccanismo degli eventi per rappresentare
le cause e le conseguenze con impersonalità e precisione, liberandosi il più possibile
della soggettività e cercando di cogliere la realtà in modo assolutamente passibile. La
visione naturalistica della letteratura è in uenzata dalla teoria deterministica di Taine, un
losofo che sostiene che la coscienza è un semplice congegno da analizzare e vivise-
zionare con la fredda impassibilità dello scienziato e del medico. È considerato naturali-
sta anche Balzac un grande scrittore realista morto nel 1850, che può essere conside-
rato del naturalismo un anticipatore. Flaubert invece un altro scrittore, mira nei suoi ro-
manzi ad un oggettiva descrizione della realtà, dando la parola ad un narratore onnipre-
sente ma non onnisciente. Il narratore cioè non giudica ne partecipa emotivamente,
come nella tradizione del primo ottocento del romanticismo e del realismo, ma resta un
osservatore impassibile. Sulla scia di Flaubert, il naturalismo si a erma in Francia a par-
tire dagli anni 60 dell’ottocento con scrittori quali i fratelli Goncourt, ed e Emile Zola.
Egli era un autore di un ciclo di 20 romanzi che stabilì le regole della poetica naturalisti-
ca nella raccolta di saggi, dove illustra l’applicazione del metodo sperimentale della let-
teratura e la regola dell’impersonalità. Il romanzo, secondo Zola, deve essere uno stru-
mento di indagine antropologica, che permette di cogliere le relazioni che legano fra
loro gli eventi sociali e le azioni individuali. In questo senso il romanzo ha anche una
funzione etica e politica, di fredda denuncia degli squilibri e delle ingiustizie presenti
nella realtà che l’autore appunto rappresenta.
VERISMO
In Italia la politica del naturalismo trova un fertile terreno, anche grazie alla di usione
delle teorie positiviste. Il critico letterario Francesco De Santis, studiando il metodo di
Zola in due saggi, evidenzia necessità di trascrivere fedelmente la realtà oggettiva. Van-
no, inoltre, considerati altri due fattori che creano le condizioni favorevoli per il trapianto
della letteratura naturalista in Italia. Il primo consiste nella di usione delle teorie positi-
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viste , il secondo , invece, sta proprio nella presa di coscienza dei problemi che attana-
gliavano l’Italia all’ indomani dell’unità. In particolare, lo squilibrio tra il Nord e sud viene
percepito in tutta la sua gravità. Le inchieste sulle condizioni di vita in Sicilia e nel mez-
zogiorno in genere, sensibilizzano l’opinione pubblica sull’esistenza di grandi di erenze
nelle condizioni socioeconomiche tra il Nord e il Sud Italia, appunto la cosiddetta que-
stione meridionale, e al tempo stesso forniscono argomenti agli scrittori per applicare
anche in Italia le istanze del naturalismo francese e attribuire alla letteratura un valore di
documentazione e di denuncia. Il verismo, così de nito a metà degli anni 70 dell’otto-
cento per distinguerlo dal naturalismo, riprende del naturalismo i concetti di obiettività e
impersonalità del racconto, e la fedeltà al vero, ossia di una rappresentazione fedele
della realtà. I maggiori esponenti del verismo sono Luigi Capuana, che del movimento è
anche il capostipite, Giovanni Verga che ne è il maggior esponente e Federico de Ro-
berto. Nonostante le forti analogie, alcune di erenze distinguono il verismo dal naturali-
smo. La componente scienti ca nel verismo viene sostituita da tecniche di rappresen-
tazione capaci di enfatizzare le personalità del racconto. L’ambientazione è completa-
mente diversa poiché il naturalismo guarda al popolo dei bassifondi metropolitani, il ve-
rismo osserva la vita emarginata della gente di campagna. Nel verismo viene meno an-
che l’implicita denuncia delle ingiustizie sociali che rappresentano il naturalismo , infatti
qui la realtà è colta nella sua mobilità, con un atteggiamento fatalista e privo di speran-
za. La tecnica espressiva più impiegata dagli scrittori veristi e quella di attribuire alla
voce narrante il punto di vista dei personaggi, facendone una voce corale. Questo in-
tento è realizzato attraverso l’uso di un italiano semplice e accessibile e l’inserimento di
proverbi, modi di dire e metafore popolari. L’assenza di un programma comune, stabili-
to e condiviso fa sì che il verismo si esaurisca alle soglie degli anni 80 dell’ottocento,
lasciando spazio al decadentismo e al dannunzianesimo. Oltre ai grandi esponenti ac-
comunati dall’adesione al pensiero positivista, Capuana, di Roberto, e Verga, anche au-
tori minori possono essere considerati vicini al verismo per la tendenza alla denuncia
sociale per l’abilitazione regionale.
VERGA
Giovanni Verga è tra i narratori italiani più noti della seconda metà dell’800. Fu autore di
romanzi, novelle e testi teatrali e il suo nome è legato indissolubilmente al movimento
del Verismo italiano.
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L'attività letteraria di Giovanni Verga, dopo le prime opere giovanili e di scarso rilievo,
può essere divisa in due fasi: una prima caratterizzata dalle descrizioni di ambienti arti-
stici e dell'alta società, in cui unisce residui romantici e modi scapigliati con la tendenza
generica a una letteratura "vera" e "sociale"; una seconda che può propriamente essere
de nita quella verista.
Le opere tardoromantiche sono : Tigre reale, Eva, Storia di una capinera ecc.
Le opere veriste sono divise in Novelle (Vita dei campi: Rosso Malpelo e Novelle rusti-
cane) e Romanzi (Ciclo dei vinti:I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo).
TEMI
Negli anni Settanta dell'Ottocento, i romanzi del naturalista Zola suscitano interesse tra
gli intellettuali e accendono un dibattito sul realismo. Verga subisce il fascino e
l'in uenza dei principi e dei canoni naturalistici. L'autore fa proprie le indicazioni del Po-
sitivismo e le applica alle sue opere letterarie. Lo scrittore diviene come uno scienziato:
deve conoscere e informarsi in modo oggettivo sul mondo
che vuole descrivere. Verga rimane tuttavia ancorato al suo pessimismo, ri utando
contadini gli o re l'occasione per superare le convenzioni del romanzo borghese e per
intraprendere una scrittura più autentica. In accordo con i precetti narrativi del
in essa, senza esprimere nessun giudizio. Per realizzare gli arti ci di regressione e im-
personalità, Verga attua una rivoluzione linguistica. Evita di utilizzare
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pertanto a pochi inserti dialettali. Tenta allora di riprodurre il parlato popolare siciliano
intervenendo sulla sintassi.Introducecostrutti semplici e sgrammaticati propri
l'«ideale dell'ostrica»:l'ostrica che si stacca dallo scoglio è destinata a morire; allo stes-
so modo, chi prova a rinnegare le proprie origini e a mutare la propria condizione
il proprio destino. E questo il solo modo per a rontare al meglio la dolorosa esistenza
a cui si è condannati. Nemmeno il progresso può venire in soccorso. Esso anzi peggio-
ra la situazione e come un ume in piena, travolge soprattutto i più deboli. Non c'è spe-
ranza di salvezza né di felicità per l'individuo. L'esistenza è una lotta per la sopravvi-
venza, e uno scontro con la Storia e la natura, che sono destinati a scon ggere ogni
individuo. Nella seconda parte della produzione verista di Verga, il suo pessimismo si
inasprisce.
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