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2011-2012
Università della Calabria
Corsi di laurea magistrale
Storia
economica e
sociale del
mondo antico
Lezione I
4
La definizione del
corso: i limiti
geografici
• Una disciplina che abbraccia
tutto il mondo classico, greco e
romano.
• La regio III Lucania et Bruttii,
creata da Augusto e trasformata
da Diocleziano in una provincia
alla fine del III sec. d.C.
• Un contesto geografico utile per
studiare anche la situazione
anteriore.
• Un quadro geografico grosso
modo corrispondente alle attuali
regioni della Basilicata e della
Calabria.
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L’argomento delle lezioni
• Dopo una prima parte sulla natura della disciplina e delle sue
fonti, un corso monografico su un tema piuttosto specifico:
economia e società della Lucania e del Bruzio.
• Per recuperare il contesto generale in cui si inserisce il corso
potrà essere utile consultare le opere di riferimento indicate
nella diapositiva seguente.
• La lettura di queste opere è funzionale alla comprensione
dell’argomento del corso, ma non sarà oggetto di verifica finale
per gli studenti frequentanti.
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L’elaborato
• La redazione di un breve elaborato di approfondimento su uno dei temi
affrontati a lezione è parte integrante del corso per gli studenti
frequentanti.
• L’elaborato deve avere una lunghezza tra i 15 mila e i 30 mila caratteri
(dalle 5 alle 10 pagine A4).
• Nella redazione dell’elaborato gli studenti sono incoraggiati a formare
piccoli gruppi di due o tre persone.
• In diverse lezioni daremo indicazioni sui possibili temi da sviluppare e
vedremo alcune linee di guida per la redazione degli elaborati.
• Gli obiettivi dell’elaborato scritto: promuovere le capacità di
rielaborazione e di espressione scritta (anche in vista della tesi finale),
incoraggiare le forme di collaborazione.
La consegna degli elaborati
• Gli elaborati dovranno essere consegnati almeno
una settimana prima dell’appello.
– Una consegna più tempestiva consentirà di avere più
tempo per correzioni e miglioramenti.
• Gli elaborati potranno essere consegnati:
– In formato cartaceo negli orari di ricevimento o nella
cassetta postale del docente, al cubo 28D, I piano.
– In formato digitale, come allegati di un messaggio di e-
mail a alessandro.cristofori@unical.it.
Bibliografia
• Per l’argomento del corso: Appunti delle lezioni,
disponibili anche in forma schematica, come
diapositive Power Point, pubblicate attraverso il
sito web del corso, all’indirizzo:
– http://sites.google.com/site/storiaeconomica
• Per l’elaborato: bibliografia specifica sui temi
prescelti, in parte fornita dal docente, in parte
reperita dagli studenti, attraverso gli strumenti
illustrati a lezione.
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Modalità della verifica
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Modalità della verifica per gli
studenti non frequentanti
• Un tradizionale colloquio orale, con quattro
quesiti, volti ad accertare la preparazione
dello studente sul programma alternativo
proposto.
• Anche la prova orale per gli studenti non
frequentanti avrà la durata di circa 30
minuti.
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Contatti
• Durante il I semestre ricevimento presso il
Dipartimento di Storia, cubo 28C, piano V:
– Martedì, ore 11-13
– Mercoledì, ore 9-11
• Posta elettronica:
– alessandro.cristofori@unical.it
• Telefono:
– Studio: 0984 49.44.13
– Cellulare: 348 01.43.096
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Lezione II
L’oggetto di studio
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La storia economica e sociale: una
scienza moderna
• L’odierna storiografia politica e militare
affonda le sue radici nella civiltà greca.
• Gli antichi, pur non ignorando l’importanza
di fattori economici e sociali, non hanno
mai creato una storiografia economica e
sociale.
• Due aspetti che sono divenuti oggetto di
indagine storica solo nel XIX secolo.
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Un tentativo di superare la
querelle: Max Weber
• In una serie di opere (che culminano in Wirtschaft
und Gesellschaft [“Economia e società”], 1922)
mette in luce le differenze strutturali di economia
antica e moderna.
• La città antica come consumatrice di beni, la città
medievale e moderna come produttrice.
• Il concetto di cittadinanza slegato da fattori
economici nel mondo antico.
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Mestieri e cittadinanza nel
mondo antico
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Un maestro del Modernismo:
Mikhail I. Rostovzev
• Un magistrale e affascinante quadro dell’economia antica,
fondato sulla piena padronanza delle più diverse classi di
fonti.
• Particolarmente in Roman Empire il quadro è nettamente
modernista: industrializzazione e intenso sviluppo
commerciale.
• Il quadro è più sfumato nel posteriore Hellenistic World.
• Sulla scia di Rostovzev: An Economic Survey of Ancient
Rome, a cura di T. Frank, 1933-1940: una grande raccolta
di fonti sull’economia romana, priva di riflessioni teoriche.
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La geografia
• Gli uomini vivono in un ambiente geografico e in
un clima che ne determinano le possibilità
economiche e la facilità delle comunicazioni:
– Le caratteristiche geomorfologiche della Grecia hanno
ostacolato la coltivazione di cereali e le comunicazioni.
• Gli uomini tuttavia possono anche trasformare
l’ambiente a seconda delle loro esigenze:
– La discussa ipotesi di una deforestazione di vaste aree
dell’Italia centrale, per soddisfare le enormi esigenze di
legname della città di Roma.
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La demografia
• L’ampiezza della popolazione e le sue dinamiche hanno
una rilevanza nello sviluppo della società e dell’economia:
– L’esplosione demografica della Grecia arcaica determina tensioni
economiche e sociali, che porteranno da un lato alla
colonizzazione, dall’altro a mutamenti di regime nelle poleis
greche.
• Ma le dinamiche economiche e sociali hanno a loro volta
un’influenza sull’evoluzione della demografia:
– Tendenze economiche (necessità di non suddividere tra molti eredi
le proprietà familiari) e sociali (relativa emancipazione femminile,
instabilità dei legami matrimoniali) determinano il “suicidio
demografico” della vecchia aristocrazia romana nella prima età
imperiale.
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La situazione fino agli anni ‘60 del XX
secolo: la fase greca
• Un dibattito dominato da tematiche:
– Di carattere storiografico: le tradizioni mitiche sulla
colonizzazione greca e i rapporti con gli indigeni.
– Di carattere politico e militare: la caduta di Sibari e del suo
impero, il regime pitagorico di Crotone, la Lega Italiota e i
suoi rapporti con gli indigeni e Siracusa.
– Di carattere culturale: le grandi realizzazioni della civiltà
magnogreca.
• Non assenti in questi studi considerazioni di carattere
economico e sociale, che tuttavia raramente diventano il
centro di interesse della ricerca.
• Una conseguenza anche della relativa scarsità di fonti.
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Una percezione che oltrepassa gli
studi storici
• La percezione di una crisi socioeconomica del
Mezzogiorno antico, a seguito e a causa della
conquista romana, penetra anche nella letteratura,
per esempio in C. Alvaro, L’età breve (1946):
• «E chi fu la causa della nostra rovina?». «Chi?»,
chiese il signor Diacono. «Lo credereste? I romani».
«Oh! I romani?» esclamò. «Si, i romani. Noi
facemmo una lega contro i romani, aiutammo Pirro
ed Annibale, ma alla fine fummo schiacciati. Da
allora decademmo», disse Rinaldo.
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Le lezione di Kahrstedt
• Economia e società nella Magna Grecia. Atti del dodicesimo
Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 8-14 ottobre 1972,
Napoli 1973.
• E.A. Arslan, Ville e città romane in Calabria, «Magna Graecia», 9
(1974), 9-10, pp. 1-8.
– Un primo studio, seppur sintetico, che ha messo in luce la rilevanza
della villa nell’economia regionale di età romana.
• F. Sartori, Le città italiote dopo la conquista romana, «La Magna
Grecia nell'età romana. Atti del quindicesimo convegno di studio
sulla Magna Grecia. Taranto, 5-10 ottobre 1975», Napoli 1976, pp.
83-137 [Biblioteca digitale]
– Uno studio incentrato sulle poleis greche, con un giudizio più sfumato
sulla loro decadenza e più attento alle singole situazioni locali.
• F. Ghinatti, Magna Grecia post-annibalica, «Quaderni di Storia», 3
(1977), 5, pp. 147-160; 3 (1977), 6, pp. 99-115 [Biblioteca digitale].
– Una innovativa sintesi sulle condizioni socioeconomiche del
Mezzogiorno nella prima fase del dominio romano, che dopo un’acuta
crisi fino alla metà del II sec. a.C. vede una fase di recupero.
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La messa a punto dell’Istituto
Gramsci
• Un’importante messa a punto da parte di un
gruppo di romanisti che negli anni ‘70 si riuniva
intorno all’Istituto Gramsci: Società romana e
produzione schiavistica, I, L’Italia, insediamenti e
forme economiche, a cura di A. Giardina - A.
Schiavone, Bari 1981:
– A. Greco Pontrandolfo A. - E. Greco, L’agro picentino
e la Lucania occidentale.
– M. L. Gualandi - C. Palazzi - M. Paoletti, La Lucania
orientale.
– P.G. Guzzo, Il territorio dei Bruttii.
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Conclusioni
1. I fenomeni economici e sociali del mondo antico non possono
essere studiati come oggetti isolati, ma come integrati in una rete
che coinvolge fattori molto diversi.
2. Lo studio della storia economica e sociale del mondo antico è
quindi necessariamente uno studio interdisciplinare.
3. I fattori che condizionarono l’evoluzione dell’economia e della
società antiche sono peculiari di quel mondo: non dobbiamo
rinunciare a porci domande “moderne”, ma le risposte devono
tenere conto delle condizioni antiche.
4. Le condizioni economiche e sociali del mondo antico variarono a
seconda dei luoghi e dei periodi: i modelli interpretativi generali
hanno dei limiti.
5. Nonostante le molte ricerche su singoli aspetti (di taglio
“empirico”), ancora molto resta da fare sulla storia economica e
sociale della Lucania e del Bruzio.
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Lezione III
H = P/p
• ovvero, la Storia (H) nasce dall’incontro tra il
passato (P) e il presente (p), dalla relazione fra i
documenti che il passato ci ha lasciato e
l’interpretazione che noi, uomini del presente, ne
diamo.
• La documentazione antica è dunque il primo e
fondamentale pilastro sul quale si basa la
ricostruzione storica.
2
Che cos’è “fonte”?
• Fonte è tutto ciò che ci viene dal passato, dagli
scritti degli storici antichi, ai segni che il passato
ha lasciato nel paesaggio attuale.
• In particolare nella ricostruzione della storia
antica, per la quale le fonti a disposizione non
sono numerose, non possiamo trascurare alcun
tipo di informazione che ci giunge dal passato.
• Un “comandamento” che vale a maggior ragione
per i temi della storia economica e sociale, poco
documentati.
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4
La classificazione in base
all’intenzionalità
• Documenti diretti e involontari, creati
dall’autore per il proprio uso personale (per
esempio appunti su papiro, oggetti della vita
quotidiana).
• Documenti mediati e volontari, creati
dall’autore per essere consegnati alla
memoria dei posteri (per esempio, le opere
storiche dei grandi autori greci e latini).
5
La classificazione in base al
grado di rielaborazione
• Fonti non rielaborate, prodotto immediato
del processo storico (atti conservati su
iscrizioni o su papiro, resti materiali).
• Fonti rielaborate, prodotto di una
riflessione, che in genere assume la forma
di una narrazione continua; si fondano
spesso su fonti non rielaborate.
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La classificazione in base al
supporto materiale
• Fonti letterarie
• Fonti epigrafiche
• Fonti papiracee
• Fonti numismatiche
• Fonti archeologiche
Storia economica,
Fonti archeologiche Archeologia classica Storia della cultura
materiale
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I tratti comuni delle fonti per la storia
economica e sociale del mondo antico
1. Scarsità: in confronto alle epoche posteriori, i documenti
antichi sono in quantità inferiore.
2. Impossibilità di usare le fonti in modo immediato: ogni
documento deve essere decifrato, tradotto, interpretato,
datato.
3. Mancanza di trattazioni organiche: la maggior parte dei
problemi storici richiede l’analisi di documenti di vario
carattere.
4. Difficoltà di uso statistico dei dati: il campione da noi
posseduto, oltre ad essere poco significativo, è casuale;
alcuni periodi e alcune località sono molto meglio
documentate di altre.
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Un romanzo come fonte per la storia economica e
sociale: Petronio, Satyricon, 71, 5-12
11
«E ti prego che … della tomba tu ci faccia anche delle navi che se ne vanno a
gonfie vele, e me che sto assiso in seggio, con una pretesta indosso e 5 anelli
d’oro, e profondo in mezzo al popolo soldi dal borsellino, perché, come sai, ho
offerto un banchetto con due denari a testa. Se ti pare, facci anche i triclini. E ci
farai anche il popolo in massa che se la gode. Alla mia destra ci metterai la
statua della mia Fortunata con una colomba in mano - e che porti legata al
guinzaglio la cagnetta - e il mio piccoletto, e delle grosse anfore sigillate, che
non lascino scappare il vino. E potresti anche scolpirci una brocca infranta, con
un valletto che ci piange sopra. In mezzo a tutto un orologio, che chiunque
guardi l’ora, volente o nolente debba leggere il mio nome. Anche per l’epitafio
guarda un po’ se ti pare che questo possa andare: “Caio Pompeo Trimalcione
Mecenaziano qui riposa. Gli fu decretato in sua assenza il sevirato. Poteva
essere iscritto a Roma in tutte le decurie, ma non lo volle. Pio, forte, fedele,
venne su dalla gavetta, lasciò 30 milioni di sesterzi, né mai andò a lezione da un
filosofo. Sta’ bene. E anche tu”».
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Un romanzo fondato su elementi
di realtà
• L’indicazione dell’area sepolcrale è comune nelle
iscrizioni funerarie romane, con la formula in fronte
pedes …, in agro pedes …
• Evidente anche la preoccupazione verso possibili danni
inferti al sepolcro.
• L’iscrizione sepolcrale di Trimalchione riproduce alcune
formule caratteristiche effettivamente riscontrabili in
epigrafia latina:
– La formula h(oc) m(onumentum) h(eredem) n(on)
s(equetur).
– La formula di commiato di un immaginario dialogo tra
defunto e passante: Vale! Et tu!
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La formula di
limitazione del
diritto ereditario
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Un romanzo fondato su elementi di
realtà
• Il gladiatore Petraites è
noto da una coppa di vetro
rinvenuta a Chavagnes-en-
Pailliers, in Francia,
raffigurante 4 coppie di
gladiatori che combattono
tra loro (metà del I sec.
d.C.)
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Le fonti letterarie per la storia economica
e sociale della regio III
• Un dato comune alle fonti letterarie: il loro punto di vista è
sostanzialmente quello dei Greci prima, dei Romani poi.
• Un punto di vista quindi ostile agli avversari delle due civiltà (le
popolazioni italiche in particolare, ma anche le poleis greche
nelle fonti romane).
• In chiave di storia economica particolare rilievo ha il luogo
comune dell’eudaimonia che conduce all’hybris e alla tryphé,
che a loro volta sfociano nella debolezza militare e nella poca
fermezza politica, dunque portano alla decadenza.
• Un luogo comune duro a morire anche nel I sec. a.C., quando
ormai la regione aveva subito radicali trasformazioni.
• Inoltre la caratterizzazione dell’economia “di rapina” delle
popolazioni italiche.
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La storiografia
• Erodoto (484-424 a.C. circa) e Tucidide (460-397 a.C. circa) in
particolare per le vicende della colonizzazione greca.
• Diodoro Siculo (attivo alla metà del I sec. a.C.) per le vicende
della regione tra il 480 e il 301 a.C., in particolare da Eforo e
Timeo.
• Livio (59 a.C. – 17 d.C.) per le vicende della regione tra il 218 e
il 167 a.C.
• Plutarco (45-120 d.C. circa) soprattutto nella Vita di Pirro.
• Appiano (attivo intorno al 160 d.C.), nella Guerra annibalica e
soprattutto nelle Guerre civili, per le vicende della tarda età
repubblicana, dai Gracchi al II triumvirato.
• Giustino (età degli Antonini) con la sua epitome delle Storie
Filippiche di Pompeo Trogo, con cenni sulla storia della regione
fino all’età cesariana.
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La documentazione epigrafica come
fonte per la storia economica e sociale
• Documenti basilari per la storia sociale delle classi
medie e basse, in genere ignorate dalle fonti
letterarie.
– Tuttavia gli strati sociali infimi della società sfuggono
anche alla considerazione delle iscrizioni (insufficienza
di mezzi economici, analfabetismo).
• Documenti fondamentali per la storia locale delle
comunità del mondo antico, che non trova
solitamente spazio nelle opere letterarie.
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Le fonti epigrafiche per la storia
economica e sociale della regio III
• Probabilmente la Lucania e il Bruzio, tra le regioni
dell’Italia, sono quelle a minore densità epigrafica: circa
1.700 testi.
• Un fenomeno di difficile interpretazione, ma
verosimilmente da imputare a fattori posteriori alla fine
dell’età antica (il massiccio reimpiego, le deperibilità
del materiale impiegato, le vicende della ricerca
archeologica).
• Un patrimonio comunque prezioso, sia per qualche
documento di spicco, sia per le serie documentali che ci
offre.
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Documenti di spicco per la
storia economica e sociale
della regione
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Documenti di spicco per la storia
economica e sociale della regione
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Documenti di spicco per la storia
economica e sociale della regione
• La stele con i benefici elargiti da L. Domitius Phaon in
favore di un’associazione religiosa devota a Silvano al
tempo di Domiziano, da Caposele (CIL X, 444).
• La base da Petelia (Strongoli) in onore del nobile M’.
Megonius Leo, con un estratto dal suo testamento, dell’età
di Antonino Pio (CIL X, 114).
• Il cosiddetto catasto di Volcei, che forse registra le
proprietà agricole del nobile L. Turcius Apronianus in
questa comunità lucana nel 323 d.C. (CIL X, 407).
• Le tavole bronzee con gli onori conferiti dalla comunità di
Paestum ad Aquilius Nestorius e al figlio Aquilius Aper nel
347 d.C. (CIL X, 477 e AE 1990, 211).
33
• Editti ed ordinanze
• Documentazione di carattere giudiziario
• Petizioni
• Contratti di lavoro
• Ricevute di pagamento, in particolare di tasse.
• Testamenti
• Lettere private
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Un esempio di
papiro per la storia
sociale ed
economica: P. Oxy
2909 (270 d.C. circa)
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Un esempio di documento “papiraceo” per la storia sociale: A.K.
Bowman, Life and Letters of the Roman Frontier. Vindolanda and its
People, London 1994, p. 127, n°21 (97-103 d.C. circa)
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Un esempio di documento “papiraceo”
per la storia sociale
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Tipo e legenda come fonte per la
ricostruzione della storia di una città
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La documentazione numismatica
nella regio III
• Di particolare interesse le emissioni locali
delle comunità rimaste formalmente
autonome nei primi decenni del dominio
romano:
– Le colonie latine di Paestum, Copia e Valentia.
– Le città alleate di Elea, Rhegium, Metapontum,
Petelia.
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La documentazione numismatica della
regio III: Reggio
• Moneta bronzea del peso gr. 7,89 (260-215 a.C.). Al dritto testa di
Apollo con corona di alloro; al rovescio tripode delfico con la legenda
RHGINWN.
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La documentazione numismatica
della regio III
48
La documentazione archeologica come fonte
per la storia economica e sociale
51
Insediamenti
a Metaponto
in età
repubblicana
52
Insediamenti a
Metaponto in
età imperiale
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57
58
Il Foro di Grumentum
59
60
Il santuario di Mefitis a Rossano di Vaglio
61
63
Paestum: le mura
64
Volcei: i resti del Caesareum inglobati in
costruzioni moderne
65
67
68
Ritratti di notabili locali, di età giulio-claudia,
posti a decorazione del teatro di Scolacium
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I principali Musei Archeologici della
Lucania
• Museo Archeologico Nazionale della Basilicata di
Potenza:
– Di particolare interesse gli oggetti relativi al santuario di Mefitis,
presso Rossano di Vaglio.
• Museo Archeologico Nazionale dell’alta val d’Agri a
Grumento Nova:
– Conserva i notevoli rinvenimenti della romana Grumentum.
• Museo Archeologico Nazionale di Capaccio:
– Conserva i reperti relativi alla vicina Paestum, comprese le
numerose epigrafi latine.
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74
Lezione IV
Le premesse strutturali
2
I condizionamenti della geografia: le
pianure
• In genere di modesta estensione e situate
sulle coste:
– In Lucania la Piana del Sele, la Piana di
Metaponto e la pianura interna del Vallo di
Diano.
– Nel Bruzio la Piana di Sibari (con il naturale
prolungamento della valle del Crati), la Piana di
S. Eufemia e la Piana di Gioia Tauro.
4
Carta fisica
del Bruzio
L’idrografia
• Un grande numero di brevi corsi d’acqua, rilevanti non
solo per l’irrigazione, ma anche per le comunicazioni.
– Le possibilità di navigazione fluviale anche su corsi d’acqua di
modesta portata.
– La possibilità di creare piccoli porti alle foci dei fiumi.
– I solchi vallivi favoriscono le comunicazioni (per esempio il
sistema Crati - Savuto).
• Corsi d’acqua in genere più lunghi e di regolare portata sul
versante ionico: da nord a sud il Bradano, il Basento,
l’Agri, il Sinni, il Crati, il Neto.
• Sul versante tirrenico da ricordare il Sele (con il suo
affluente Tanagro), il Lao, il Savuto e l’Amato.
6
Le vie di comunicazione fluviale
• Le opportunità di navigazione su corsi d’acqua di
modesta entità, che comunque avevano probabilmente
una portata maggiore di quella odierna.
• Una possibilità favorita dall’uso in età antica di piccole
imbarcazioni a fondo piatto.
• Il Crati sembra essere stato navigabile fino a 40 km.
dalla foce.
• Plinio, Naturalis Historia, III, 96 e i fiumi navigabili del
Bruzio: amnes ibi navigabiles Carcinus, Crotalus,
Semirus, Arogas, Thagines.
– Una testimonianza che si riferisce alla sola Calabria ionica.
– Discussa l’identificazione dei corsi d’acqua menzionati da
Plinio, che comunque non dovevano essere tra i maggiori di
questo versante del Bruzio.
7
I porti
• La posizione della nostra regione nel Mediterraneo
ne fa un punto di passaggio obbligato per molte
rotte tra Oriente e Occidente, tra Meridione e
Settentrione.
• La conformazione delle coste favorisce la
creazione di numerosi approdi, tranne che sulla
costa ionica della Lucania.
• Tra i più rilevanti in età romana: Velia, Vibo
Valentia, Reggio, Locri, Crotone, Sibari.
8
Il problema del drenaggio
11
Le condizioni dell’agricoltura
• Le tre fondamentali colture del territorio in età romana,
cereali, vite e ulivo, erano già presenti agli inizi del I
millennio a.C.
• Tra i cereali nel periodo in considerazione assistiamo ad
una crescita del grano (tenero e duro), a spese dell’orzo e
del farro, più adatti al clima mediterraneo, ma meno
apprezzati per l’alimentazione.
• Un periodo di basse rese: nella coltivazione dei cereali era
normale una resa di 4 volte la semente e di 4 q/ha (oggi per
il grano tenero 25-90 q/ha, per il grano duro 15-50 q/ha).
12
Le condizioni dell’allevamento
• Nella nostra regione, come in molte altre del Mediterraneo,
assumeva soprattutto la forma della transumanza, favorita
dalla relativa contiguità tra aree montuose e aree pianeggianti.
– Un’alternanza tra pascoli invernali, in pianura, e pascoli estivi, in
montagna.
– Una forma di allevamento già praticata, su piccola scala, nell’Italia
preistorica.
• Un considerevole contributo dell’allevamento all’economia
antica, in termini di carne, latte e lana.
• Ma la pratica della transumanza poteva ostacolare l’uso degli
animali nel lavoro dei campi, assolutamente fondamentale
nell’antichità.
13
La struttura demografica
• Un mondo antico caratterizzato da alta natalità e da alta
mortalità.
• Una speranza di vita compresa tra i 20 e i 30 anni.
– Un dato soggetto a considerevoli variazioni nello spazio (con una
maggiore durata della vita nelle campagne) e nel tempo (epidemie,
guerre, carestie).
• Un dato che ha gravi ripercussioni sulle possibilità di sviluppo
economico.
• L’altissima mortalità infantile: secondo alcuni modelli, circa la
metà dei nati moriva prima di compiere 10 anni: ma chi
superava questa soglia poteva sperare in altri 35-40 anni di vita.
• Gli alti tassi di mortalità comportano necessariamente un alto
tasso di fertilità: tra i 6 e i 9 figli per coppia, per mantenere
stabile o in lieve crescita la popolazione.
16
Il numero di abitanti
• Il problema dei livelli della popolazione è
particolarmente mal documentato nel mondo antico, in
particolare per la nostra regione.
• In genere per il mondo antico si pensa ad una lenta e
costante crescita della popolazione fino al II sec. d.C.,
fino a livelli superati in Europa solo nel XV secolo.
– Secondo una plausibile ricostruzione l’Impero romano nella
seconda metà del II sec. d.C. toccava i 65-70 milioni di
abitanti.
• Nella dottrina è diffusa l’opinione di una decadenza
demografica della nostra regione in età romana:
un’opinione che in realtà non trova solido
fondamento.
17
19
20
La famiglia, la cellula fondamentale
della vita economica e sociale
• Un concetto particolare di “famiglia”, termine con
il quale traduciamo il greco oíkos e il latino
familia o domus.
• Concetti che includono, oltre alle persone (la
famiglia nucleare, ma anche parenti non sposati,
vedovi, schiavi) e alla casa in senso stretto, anche i
beni famigliari.
• Da oíkos nasce il termine oikonomía, col
significato principale di “amministrazione di una
proprietà”.
21
24
I poteri del capofamiglia nel
Trattato sull’economia, I, 1
• L’amministrazione domestica (oikonomía) e
la politica differiscono non solo tanto
quanto famiglia e stato (queste in effetti ne
costituiscono le rispettive materie), ma
anche perché in politica vi sono molti capi,
l’amministrazione domestica invece è il
governo di uno solo.
25
L’otium
• La libertà dall’obbligo di lavorare lasciava il
tempo libero per dedicarsi alle attività della scholé
e dell’otium:
– Attività politica
– Studio
– Esercizio fisico
– Assistenza agli amici
• Attività dirette al bene pubblico e non al proprio
egoistico interesse.
30
La valutazione delle diverse
professioni
• La più apprezzata era quella di proprietario
terriero, che dava tempo libero,
indipendenza e autosufficienza.
• Disprezzati i lavori artigianali, che
assorbivano tutte le energie di un uomo e lo
costringevano a vivere in ambienti malsani.
• Svalutato anche il commercio al minuto,
che si riteneva fondato sulla frode.
31
33
34
Il problema dell’energia
• La forza umana era l’energia più in uso nel mondo antico, in
agricoltura, nell’artigianato, ma anche nei trasporti a breve
raggio.
• Rilevante l’apporto della forza animale nel lavoro dei campi
(buoi), nei trasporti (buoi, asini, cavalli, cammelli), nella
trasformazione dei prodotti agricoli (asini).
• L’energia termica, indispensabile nella vita quotidiana e nella
produzione artigianale era assicurata soprattutto dalla legna e dal
carbone vegetale.
• L’energia eolica era impiegata solo per la navigazione,
prevalentemente commerciale.
• L’impiego dell’energia idrica in età imperiale romana
rappresenta uno dei progressi tecnologici di maggior peso
economico nell’antichità.
35
Il settore agricolo
36
Schema di funzionamento di un
mulino a trazione animale
1. Perno.
2. Barra cui era
aggiogato
l’animale.
3. Macina girante.
4. Macina giacente.
37
38
Il complesso dei mulini ad acqua di Barbegal
Schema di funzionamento di un
torchio a leva
42
Schema di funzionamento di un
torchio a vite
43
Il settore edilizio
• L’impiego dell’opus caementicium, una miscela di
malta e ciottoli, che impiegava anche le resistente
pozzolana, offre nuove possibilità architettoniche di
grande solidità.
– La resistenza dell’opus caementicium all’acqua ne rese
possibile l’impiego anche negli impianti portuali, come a
Puteoli e ad Ostia.
• La diffusione dell’arco, che rese possibile la
costruzione di arditi ponti e acquedotti.
• Il diffuso impiego di macchine simili a gru, impiegate
anche per carico e scarico delle merci dalle navi.
46
L’opus caementicium
• Un esempio di uso
dell’opus caementicium,
da un monumento
funerario della via Appia.
47
Un esempio di
gru
48
Ricostruzione di
una gru romana
• Fondata principalmente
sul rilievo degli Haterii.
49
Carri da viaggio
• Ricostruzione di un carro da
viaggio, probabilmente adibi-
to piuttosto al trasporto di
persone che di merci.
• Colonia, Römisch-Germani-
sches Museum.
52
Il trasporto in
botte
53
• Assai meno costosi e più rapidi i trasporti via acqua, in particolare via
mare, dove si poteva sfruttare al meglio la forza dei venti.
• Attraverso questa via avvenivano di preferenza gli spostamenti di
carattere commerciale, delle merci più svariate: dai grandi obelischi
alle pietre preziose, fino ai generi di largo consumo, come i cereali.
• Anche grazie all’aggiunta di alberi e velatura, le navi da carico romano
avevano grandi capacità di carico, con un tonnellaggio fino a 500 t. e
oltre.
• In favore di vento i trasporti potevano essere piuttosto rapidi: abbiamo
notizia di viaggi da Ostia alle Colonne d’Ercole in 7 giorni, da Ostia a
Narbo Martius in 3 giorni, da Puteoli ad Alessandria in 9 giorni.
54
I trasporti via acqua: i limiti
• Le limitate capacità di manovra delle navi romane
potevano allungare di molto i viaggi.
• I limiti degli strumenti di navigazione e le debolezze
strutturali delle navi romane consigliavano di navigare il
più possibile in vista delle coste, allungando le rotte.
• Le rotte d’alto mare erano possibili solo nel periodo
marzo-novembre.
• La mancanza di strutture portuali adeguate non rendeva
conveniente l’uso di navi di enormi proporzioni: la vicenda
della Syracusia di Ierone II, bloccata nel porto di
Alessandria.
55
Bibliografia di approfondimento
• R. Sallares, Ecology, «The Cambridge Economic
History of the Greco-Roman World», a cura di W.
Scheidel - I. Morris - R. Saller, Cambridge 2007,
pp. 15-37 [Biblioteca digitale].
• R.P. Saller, Household and Gender, ibid., pp. 87-
112 [Biblioteca digitale].
• W. Scheidel, Demography, ibid., pp. 38-86
[Biblioteca digitale].
• H. Schneider, Technology, ibid., pp. 144-171
[Biblioteca digitale].
56
Bibliografia di approfondimento
• P.A. Gianfrotta, Le vie di comunicazione, «Storia di Roma,
IV, Caratteri e morfologie», Torino 1989, pp. 301-322
[STO/D 937 STO IV].
• G.P. Givigliano, Percorsi e strade, «Storia della Calabria
antica, II, l'età italica e romana», a cura di S. Settis, Roma
- Reggio Calabria 1994, pp. 241-362 [945.78 S 6].
• G.P. Givigliano, Territorio e malaria nei Bruttii, «Rivista
Storica Italiana», 113 (2001), 3, pp. 583-613 [Biblioteca
digitale].
• R. Arcuri, Per una storia delle malattie nella Calabria
romana, «Mediterraneo Antico», 10 (2007), 1-2, pp. 529-
567 [Biblioteca digitale]
57
Lezione V
Le colonie greche
Le attività economiche
• In questa lezione procederemo secondo una
divisione tradizionale delle attività economiche:
– L’agricoltura e l’allevamento: attività preminenti anche
nella fase greca, sin dalla scelta del sito dove impiantare
una colonia.
– La produzione.
– Il commercio.
– Le finanze.
• Nella seconda parte della lezione tratteremo i
lineamenti della società magnogreca.
2
Lo stato delle fonti e della ricerca
• Anche per la fase greca, lo stato delle fonti sugli aspetti
economici e sociali della nostra regione non è
particolarmente brillante.
– Solo i tempi relativamente recenti il dato archeologico è
stato sfruttato pienamente, in particolare per quanto riguarda
le forme di sfruttamento del territorio, la produzione e il
commercio.
– Particolarmente utili le tecniche del survey (conoscenza
estesa del territorio), le indagini paleobotaniche e
paleozoologiche.
• Una situazione che si riflette negli studi moderni: ancora
numerosi i problemi insoluti e le ipotesi incerte; assenza
di riflessioni di sintesi.
3
Le condizioni dell’agricoltura
• Un ottimo territorio agricolo avevano Metaponto e Siri, nella piana costiera
della Lucania ionica.
• Particolarmente favorevoli le condizioni di Sibari: un territorio con
un’ampia pianura, favorevole alla coltivazione dei cereali, e pendici
collinari opportune per la vite e l’ulivo; fino alla distruzione del 510 a.C.
Sibari controlla poi il territorio più vasto della Magna Grecia.
• Buone anche le condizioni a Crotone, anche se non ottimali come a Sibari
(cf. oracolo di Apollo a Miscello).
• Limitato e accidentato il territorio originario di Locri, che tuttavia con le sue
subcolonie di Metauros, Medma e Hipponion può espandersi nelle piane del
Tirreno.
• Ristretto e inadatto alla cerealicoltura il territorio di Elea, i cui abitanti si
dedicavano soprattutto ad attività marittime.
• Parimenti sfavorevole dal punto di vista agricolo la collocazione di Reggio.
4
Ateneo, Deipnosofisti, 519 d-f: la
prosperità di Sibari
• La prosperità di Sibari sembra trovare
un’importante giustificazione nel fatto che, per la
configurazione fisica della regione - la costa è
infatti lambita da un mare importuoso e quasi tutta
la produzione agricola è consumata dagli abitanti -
sia la posizione naturale sia la profezia del dio
spingevano tutti a estenuarsi nei piaceri, facendoli
vivere in una smodata dissolutezza.
6
La distribuzione della terra e le forme
della proprietà nelle colonie greche
• Il modello ideale della colonizzazione prevede la distribuzione
di lotti inalienabili di uguale estensione tra tutti i coloni.
– La ripartizione egualitaria dei lotti alla fondazione di Turii (metà del V
sec. a.C.)
• Se il modello è valido anche nella prima fase della
colonizzazione, certo l’equilibrio si spezza dopo pochi anni.
– Il diverso grado di fertilità e la diversa collocazione dei lotti
determinano la fortuna o il fallimento dei loro proprietari, in particolare
nelle precarie condizioni dell’agricoltura antica.
– Le leggi sull’inalienabilità delle terre a noi note (Aristotele, Politica, II,
1266 b per Locri) sembrano un tentativo di reagire contro un fenomeno
indesiderato piuttosto che una condizione originaria.
10
Le coltivazioni
11
13
L’allevamento
• Ancora discusso il ruolo economico
dell’allevamento, in particolare nella fase
arcaica.
• La diffusione dei pesi da telaio, oltre a
testimoniare l’attività di tessitura, è indizio
di un importante allevamento di ovini.
16
I resti faunistici di località
Pantanello
• Dati divergenti tra il deposito votivo e i dati ricavabili
dal deposito della fornace, forse in conseguenza della
natura diversa dei siti.
• Il deposito votivo: predominanza dei bovini in tutte le
epoche, al secondo posto caprovini (in calo nel tempo),
al terzo una presenza costante di maiali; ma anche
significativa presenza di ossa di cavallo.
• Il deposito della fornace: una crescita dei caprovini a
scapito dei bovini.
• In entrambi i siti le dimensioni degli animali sembrano
aumentare nel corso del tempo: il segno di un
allevamento selettivo?
17
Le tavole di Eraclea
• Le tavole di Eraclea, oggi al Museo
Archeologico Nazionale di Napoli.
• Una straordinaria testimonianza delle
attività agricole in questa colonia,
fondata nel 434 a.C. sul sito della
distrutta Siri.
• Rinvenute nel 1732 nel greto del fiume
Cavone, in localita Acinapura.
• Edite in IG XIV, 645, si consultano oggi
nell’edizione A. Uguzzoni – F. Ghinatti,
Le tavole greche di Eraclea, Roma
1968.
18
I caratteri delle Tavole di Eraclea
• Due decreti relativi alle terre sacre appartenenti, rispettivamente, al
santuario di Dioniso e a quello di Atena Poliade, emanati a breve
distanza di tempo l’uno dall’altro.
– Incerta la cronologia assoluta: ma i dati paleografici, linguistici e storici
orientano tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C.
• Un intervento determinato dallo stato di abbandono di quelle terre, in
parte abusivamente occupate da privati, approfittando di un periodo di
torbidi (connesso la spedizione di Alessandro il Molosso?)
• La procedura comportò il recupero, attraverso un procedimento
giudiziario, delle terre del santuario.
• Seguì un’attenta delimitazione dei confini delle terre sacre e dei lotti
in cui vennero suddivisi, a cura degli oJristaiv (i magistrati preposti a
collocare gli o{roi, “cippi confinari”).
– Le misure sono fornite in scheni (una corda che serviva appunto a
misurare i campi, della lunghezza di circa 33 m; come misura di
superficie corrisponde a poco meno di 1.000 m2).
19
21
23
26
La caccia e la pesca
• Attestazioni sparse ma piuttosto antiche di
queste attività, del resto desumibili dall’ampio
sviluppo costiero della regione e dalla presenza
di vaste zone boschive e incolte.
• L’impressione è comunque quella di attività
marginali.
• Un’eccezione ad Elea e Reggio, il cui limitato
territorio agricolo induceva a rivolgersi alle
risorse del mare.
27
La produzione
• Le attività manifatturiere, indispensabili alle colonie
magnogreche, lontane dalla madrepatria, crescono anche
assorbendo la crescita demografica.
– Un limite agli occupati in agricoltura era dato dalla relativa
ristrettezza dei territori rurali, specie in alcune città, oltre che,
forse, dall’impiego degli indigeni asserviti come braccianti.
• Le attività produttive a noi meglio note riguardano i materiali
non deperibili: ceramica, metalli.
– Le materie prime di queste attività produttive: non manca l’argilla,
mentre scarsi sono i metalli (a parte una notizia, forse leggendaria,
sulla presenza di vene di rame a Temesa).
• Gli impressionanti monumenti della Magna Grecia sono
testimonianza vivida delle attività edilizie.
• Anche se scarsamente documentata come tutta la lavorazione
del legno, certo da non sottovalutare la cantieristica navale.
28
La produzione ceramica
• Un’attività ben documentata dalla presenza di fornaci in tutti
centri greci della regione, già nelle fasi arcaiche delle colonie.
• A parte alcune produzioni di spicco (anfore vinarie della
Sibaritide, ceramica “calcidese” nella Reggio arcaica, ceramica
del “Gruppo di Locri” nel IV sec. a.C.) una produzione
soprattutto destinata al mercato locale.
• Al rilievo artistico delle produzioni di pregio (pinakes locresi,
arule fittili, statuette votive) fa riscontro il rilievo economico
delle ceramiche comuni, meno studiate.
• Una produzione che prende la forma di:
– Recipienti, di varie fogge.
– Coroplastica.
– Terracotte architettoniche.
– Laterizi da costruzione.
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31
32
Arula fittile da S. Lorenzo del Vallo
33
34
La ceramica “calcidese” di Reggio
• Nell’immagine un esempio di
ceramica “calcidese” rinvenuto nel
territorio di Metauros, oggi al Museo
Archeologico Nazionale di Reggio
Calabria.
• È la produzione di maggior rilievo,
anche commerciale, della nostra
regione nella fase greca.
• Un’esportazione, che poteva contare
sul trafficato porto di Reggio, verso
altre città della Magna Grecia, la
Sicilia, l’Etruria, il Mediterraneo
occidentale.
35
Terracotte
architettoniche
36
Le tradizioni artigianali di
Crotone
• Una vivace produzione ceramica è presente a Crotone sino
dalla fine del VII a.C., con i ritrovamenti nell’area del
Campo Sportivo e nella zona delle Cooperative.
• Un’interessante produzione di “imitazioni” di ceramica
orientale.
• Più originale la produzione di ceramica a rilievo, ottenuta
con l’applicazione di matrici cilindriche.
• Notevole anche la produzione di statuette di argilla
(coroplastica), spesso impiegate come doni votivi nei
santuari locali.
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40
Il quartiere artigianale di Locri
• Forse il meglio conosciuto di questa zona della
Magna Grecia, sorgeva in località Centocamere,
ad una certa distanza dal centro abitato.
• Un complesso di 18 fornaci, di varie dimensioni e
tipologie.
• Dagli scarti di lavorazione pare che nel complesso
si lavorassero laterizi da costruzione e ceramica
comune; assente la ceramica di pregio.
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Sostegno di specchio da
Locri
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Una coppia di mani bronzea da Locri
45
Presa di patera da
Reggio
46
L’attività edilizia
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Le mura di Hipponion
52
Le mura di Locri
Le attività commerciali
54
Le vie del commercio marittimo
• Una favorevole collocazione: la nostra regione è al centro delle
rotte mediterranee.
• Il mare era la via obbligatoria per i commerci a lunga distanza,
ma era talvolta preferito anche per brevi spostamenti.
• Reggio, con il suo eccellente porto, punto di passaggio obbligato
per percorsi marittimi attraverso lo Stretto.
• Crotone, naturale punto di approdo e transito per le navi che
attraversavano il golfo di Taranto, con i suoi due porti e il punto
di riferimento di Capo Colonna.
• Locri, al riparo del suo promontorio, offriva un buono scalo alle
navi dirette verso lo Stretto e la Sicilia.
• Il porto di Hipponion, ben protetto.
• Elea, con i suoi porti di foce.
• Piccoli porti di foce anche a Sibari e, forse, a Metaponto.
55
57
58
Le esportazioni
• Un quadro documentario ancora in corso di definizione:
– Il maggior rilievo nella nostra documentazione lo ha la ceramica
“calcidese” di Reggio, con una circolazione ad ampio raggio.
– Le ricerche più recenti stanno dimostrando un ruolo sempre più
rilevante nell’esportazione di vini, attraverso contenitori caratteristici, in
un’ampia area tirrenica.
– Una circolazione più limitata per le produzioni metallurgiche, in
particolare locresi.
– Una circolazione locale anche per le decorazioni architettoniche, in
pietra e soprattutto in terracotta.
• Al riguardo si può forse richiamare l’attività di qualche artista
magnogreco all’estero:
– Lo scultore crotoniate Patrokles, che esegue per i Locresi una statua ad
Apollo ad Olimpia.
59
Le esportazioni: i silenzi
60
Le esportazioni di vino e olio
• Colpiva il silenzio, fino a qualche anno fa, sull’esportazione di vino
e olio, prodotti locali di spicco, in genere documentata dai loro
contenitori, le anfore.
• Un quadro ora in mutamento per quanto concerne il vino,
nonostante le difficoltà dello studio delle anfore magnogreche
(assenza di bolli, materiali spesso trascurati nelle indagini
archeologiche fino a qualche anno fa):
– Le recentissime indagini di J.-Ch. Sourisseau ipotizzano una rilevante
produzione di anfore vinarie per la Sibaritide del VI sec. a.C. (gruppo 1) e
per l’arco ionico meridionale tra VI e IV sec. a.C. (gruppo 2)
– Le ricerche di C. Vandermersch, hanno attribuito allo scorcio finale della
fase greca le anfore vinarie MGS I-IV (Magna Graecia – Sicily), esportate
in Italia centrale, nel Mediterraneo orientale e soprattutto in Africa
settentrionale (Cartagine, Cirenaica, Egitto).
– Un quadro dei centri di produzione ancora non del tutto chiaro: le MGS
possono essere attribuite a fabbriche magnogreche, ma anche siceliote.
61
63
Le importazioni
64
Ateneo, Deipnosofisti, XII, 519 b-c (Timeo,
fr. 50 Jacoby): un commercio di lane tra
Mileto e Sibari?
∆Efovroun d j oiJ Subari`tai
• I Sibariti indossavano man-
kai; iJmavtia Milhsivwn
telli di lana di Mileto, cir-
ejrivwn pepoihmevna: ajf j
costanza da cui derivò an-
w|n dh; kai; aiJ filivai tai`~
che l’amicizia tra le due cit-
povlhsin ejgevnonto, wJ~ oJ
tà, come afferma Timeo:
Tivmaio~ iJstorei`.
delle genti italiche, infatti, i
Hjgavpwn ga;r tw`n me;n
Sibariti prediligevano gli
ejx ∆Italiva~ Turrhnouv~,
Etruschi e fuori dall’Italia
tw`n d j e{wqen tou;~
gli Ioni, perché erano dediti
“Iwna~ o{ti trufh`≥
ai piaceri.
prosei`con.
65
Una testimonianza
di commerci
mediterranei
• Coppa di vetro dorato con scena
di caccia, da Varapodio o da
Tresilico (Oppido Mamertina),
forse usata per mescolare
cosmetici.
• Rinvenuta in una deposizione
femminile brettia.
• Di sicura produzione alessan-
drina, testimonia un commercio
a lungo raggio di beni di lusso.
• Oggi a Reggio Calabria, Museo
Archeologico Nazionale.
68
Un ruolo di intermediazione
• Più che come punti di partenza di commerci di
esportazione o come terminali di un traffico di
importazione, la poleis magnogreche sembrano avere un
ruolo di intermediazione.
• Un ruolo che si esercita in particolare nei traffici che
partono dall’Egeo e dal Mediterraneo orientale e si
dirigono nel Tirreno.
• Un ruolo comunque rilevante dal punto di vista
economico, per la possibilità di imporre dazi sulle merci
di passaggio.
– La possibilità che Reggio abbia imposto una sorta di
pedaggio alle navi che passavano lo Stretto.
• I segni di un progressivo declino di questa funzione alla
fine del periodo considerato in questa lezione.
69
71
Sistemi ponderali
74
Le prime monete magnogreche: Sibari
• Nomos (o statere) di Sibari, in argento, di 7,93 gr. (seconda metà del VI sec.
a.C.). Al dritto toro retrospiciente e legenda Sy; al rovescio lo stesso tipo, con
la tecnica dell’incuso.
75
76
La monetazione divisionale in argento:
Crotone
78
Strabone; Geografia, VI, 1, 13: l’impero
di Sibari
79
Le spese militari
• Le finanze delle poleis greche devono sempre fare i conti
con le spese militari, in considerazione del quasi
permanente stato di guerra.
• Questa voce del bilancio diviene particolarmente gravosa
nel IV sec. a.C., di fronte alla pressione lucana e brettia e
all’intervento in Magna Grecia dei condottieri stranieri.
• Una prova di questa situazione: l’aumento di intensità nelle
emissioni delle città magnogreche alla fine del IV e inizi
III sec. a.C., in connessione con le crescenti spese militari.
• Difficoltà segnalate anche dalla pratica della riconiazione
delle monete “straniere”.
80
Le tavole di Locri: uno straordinario archivio
sulle finanze di una polis della Magna Grecia
81
82
Gli scopi dei prestiti
• 17 prestiti avevano lo scopo di predisporre la difesa della città: si
parla di “costruzione di torri”, “fortificazione della città”,
“fabbricazione di proiettili”.
– L’ammontare totale delle somme con questa destinazione è modesto: i
prestiti erano solo una delle fonti di finanziamento di questi lavori, che
dobbiamo presumere di completamento, più che di costruzione ex novo.
• 6 tabelle fanno riferimento ad un “contributo al re”: vd. lezione
VI.
• 4 prestiti hanno scopi vari: acquisto di grano o fave, erezione di
statue onorarie o “per la restante amministrazione finanziaria” (le
spese ordinarie della città?).
• Per 10 prestiti non viene ricordato alcun motivo: per negligenza
dei redattori o perché le somme erano destinate all’ordinaria
amministrazione?
83
84
Le restituzioni
• La tav. 7 ricorda l’obbligo della città di rifondere i prestiti
e alcuni documenti registrano effettive restituzioni.
• Interessante la tav. 9 che registra la rapida restituzione di
un prestito di oltre 183 talenti contratto in quello stesso
anno e inoltre la parziale restituzione di un vecchio debito.
– Quest’ultimo pagamento avviene in natura, nella forma di una
quantità di bronzo che sarebbe servita per le porte del tempio.
• Le tavole relative alle restituzioni sono molte meno di
quelle che registrano prestiti: un segno delle difficoltà
finanziarie della città?
• Le tavole non alludono alla necessità di garanzie o
all’esistenza di interessi sui prestiti.
85
86
F. Costabile, Polis ed Olympieion a Locri
Epizefiri, Soveria Mannelli 1992, n°9
• Omb. Sotto Philodamos, essendo
prodikoi Thra. Philodamos, Sot.
Menedamos, Pyr. Philonidas, essendo
proboloi proarchontoi Lak.
Aristodamos, Mna. Athanippos, Agph.
Tharrymachos: i Locresi hanno
restituito a Zeus Olimpio i beni che
presero a prestito su decreto del
Consiglio Omb. sotto Philodamos: 183
talenti, 3 stateri, 13 litre, 4 oboli; e
dall’antico debito: 617 talenti, 11,5
litre, 2 oboli. Da ciò hanno restituito un
peso in bronzo di 160 talenti e 17 litre
(circa 4,2 t) per le porte di bronzo che
hanno dato a Zeus Olimpio, da
collocare nel tempio su entrambi i
cardini. Ciascun talento di peso è stato
calcolato in 5 talenti di argento, per
decreto del Consiglio e
dell’Assemblea. 87
La nobiltà
• La distinzione di uno strato sociale nobiliare, se non è
un carattere originario della società coloniale, certo è
evidente nelle fasi successive.
– La nobiltà si manifesta con maggiore evidenza sul campo di
battaglia, nel corpo della cavalleria.
– In campo politico la preminenza dei nobili si estrinseca
nell’esercizio del potere esecutivo, attraverso le
magistrature.
• Una nobiltà che fonda le sue fortune sul possesso della
terra (in particolare a Metaponto, Sibari, Crotone) o su
fortunate imprese marittime e commerciali (Elea,
Reggio) o su una combinazione dei due fattori
(Poseidonia).
90
L’oligarchia dei Mille
91
Oligarchia e Pitagorismo a
Crotone
• L’esperienza di Pitagora e dei suoi seguaci a
Crotone è intesa a mantenere il potere nelle
mani dell’oligarchia dei Mille.
• Allo stesso tempo i Pitagorici tentano di
limitare le sperequazioni economiche e sociali
all’interno del corpo civico.
• Un tentativo che si scontra con le possibilità di
arricchimento offerte dall’impero crotoniate
dopo la sconfitta di Sibari.
92
Il ruolo degli indigeni nella società delle
colonie greche
• Dopo una fase di vuoto nel momento della fondazione
delle colonie, l’archeologia torna ad attestare presenze
indigene nei territori delle poleis greche.
• Queste fonti non ci dicono nulla sulla posizione sociale
degli indigeni.
– Una ragionevole ipotesi ne fa uno strato dipendente, utilizzato
come manodopera agricola.
– Resta da chiarire se questa forma di dipendenza assumesse le
forme della schiavitù classica o di un servaggio, del tipo
dell’ilotismo spartano, come pare più probabile.
– Possibile la concessione dei diritti civici agli indigeni a Sibari, che
potrebbe spiegare la forza demografica della città.
• L’esistenza di schiavi è comunque attestata dal ricordo di
una loro emancipazione da parte del tiranno crotoniate
Clinia (inizi del V sec. a.C.)
93
94
Polibio, XII, 5, 6-8: la trasmissione della
nobiltà per via femminile a Locri
Pavnta ta; dia; progovnwn • Tutte le glorie ereditarie presso
e[ndoxa par j aujtoi`~ ajpo; tw`n di loro vengono dalle donne,
gunaikw`n, ouk j ajpo; tw`n non dagli uomini; così, per
ajndrw`n ejstin, oi|ou eujqevw~ esempio, presso di loro sono
eujgenei`~ para; sfivsi ritenuti nobili quelli che si dice
nomivzesqai tou;~ ajpo; tw`n discendano dalle cento case:
eJkato;n oijkiw`n legomevnou~: queste sono le cento case
tauvta~ d j ei\nai ta;~ eJkato;n prescelte dai Locresi prima che
oijkiva~ prokriqeivsa~ uJpo; tw`n fosse inviata la colonia, per
Lokrw`n pri;n h] th;n ajpoikivan sorteggiarne, secondo l’oracolo,
ejxelqein, ejx w|n e[mellon oiJ le vergini che dovevano essere
Lokroi; kata; to;n crhsmo;n mandate a Ilio.
klhrou`n ta;~ ajpostalhsomevna~
parqevnou~ eij~ [Ilion.
95
96
Demostene, Contro Timocrate, 139-141:
Locri, una città conservatrice
• Voglio illustrarvi, si-
• βούλομαι δ᾽ ὑμῖν,
ὦ ἄνδρες gnori giudici, come si
δικασταί, ἐν legifera in Locri. In
Λοκροῖς ὡς
νομοθε-τοῦσι nulla infatti sarete
διηγήσασθαι:
οὐδὲν γὰρ χείρους peggiori se ascolterete
ἔσεσθε
παράδειγμά τι un esempio, special-
ἀκηκοότες, ἄλλως mente un esempio di
τε καὶ ᾧ πόλις
εὐνο-μουμένη cui si avvale una polis
χρῆται.
ben governata.
97
98
Demostene, Contro Timocrate, 139-141:
Locri, una città conservatrice
99
100
Il crollo dell’oligarchia a Crotone
• A Crotone il movimento democratico è
animato dagli strati inferiori della società, ma
anche da qualche nobile arricchito e ambizio-
so, stanco dell’egualitarismo pitagorico.
• Il contrasto sociale sfocia nella rivoluzione
politica, con la violenta cacciata dei Pitagorici.
• Esperimenti di democrazia radicale a Crotone,
con provvedimenti economici e sociali di
grave portata: abolizione dei debiti e
redistribuzione delle terre.
101
Bibliografia di approfondimento
• C. Ampolo, Organizzazione politica, sociale ed economica delle «poleis»
italiote, «Magna Grecia. Lo sviluppo politico, sociale ed economico», a cura
di G. Pugliese Carratelli, Milano 1987, pp. 89-98.
• J.C. Carter, Agricoltura e pastorizia in Magna Grecia (tra Bradano e
Basento), ibid., pp. 173-212.
• M. Gras, Vie e itinerari del commercio, ibid., pp. 213-224.
• L. Braccesi - F. Raviola, La Magna Grecia, Bologna 2008.
• F. Costabile et alii, Polis ed Olympieion a Locri Epizefiri: costituzione,
economia e finanze di una città della Magna Grecia, Soveria Mannelli
1992.
• G. De Sensi, La Calabria in età arcaica e classica. Storia, economia,
società, «Storia della Calabria. La Calabria antica», a cura di S. Settis,
Roma - Reggio Calabria 1988, pp. 227-303.
• P.G. Guzzo, L'archeologia delle colonie arcaiche, ibid., 137-226.
• G. Giudice, Il tornio, la nave, le terre lontane: ceramografi attici in Magna
Grecia, Roma 2007.
102
Bibliografia di approfondimento
• P. Munzi Santoriello, Les fours de potiers et la production céramique
de Laos (Calabre), «Artisanats antiques d'Italie et de Gaule. Mélanges
offerts à Maria Francesca Buonaiuto», a cura di J.-P. Brun, Naples
2009, pp. 265-283 [Biblioteca digitale]
• J.Ch. Sourisseau, La diffusion des vins grecs d’Occident du VIII e au
IVe s. av. J.-C., sources écrites et documents archéologiques, «La
vigna di Dioniso. Vite, vino e culti in Magna Grecia». Atti del XLIX
Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto 24-28 settembre
2009)», Taranto 2011, pp. 145-252 [Biblioteca digitale].
• M. Taliercio Mensitieri, Le emissioni monetarie della Calabria dall'età
di Dionigi II a quella di Annibale, «Storia della Calabria antica, II,
l'età italica e romana», a cura di S. Settis, Roma - Reggio Calabria
1994, pp. 421-436.
• C. Vandermersch, Vins et amphores de Grand Grèce et de Sicile, IVe-
IIIe s. avant J.-C., Naples 1994.
103
Lezione VI
Le popolazioni italiche
• Le imponenti fortificazioni
del sito archeologico brettio
meglio noto (seconda metà
del IV sec. a.C.).
• La tecnica costruttiva assai
avanzata (blocchi perfetta-
mente squadrati, torri) lascia
pensare ad un intervento di
architetti italioti.
10
La monetazione di Terina brettia
11
12
La monetazione federale dei Brettii
• Dracma in bronzo della federazione brettia (8,17 gr.) datata al 211-208 a.C.;
sul dritto testa di Zeus con corona di alloro; sul rovescio un guerriero con
lancia e scudo e legenda BRETTIWN.
13
14
Diodoro, XX, 71, 5: presenza di schiavi
nella società brettia
oJ d j ∆Agaqoklh`~
• Agatocle in seguito
par-qevnou~ me;n kai;
trasportò le ragazze e i
pai`da~ eij~ th;n
bambini [di Segesta]
∆Italivan dia-komivsa~
in Italia e li vendette ai
ajpevdoto toi`~
Brettii …
Brettivoi~ ...
15
Le sepolture di pregio
• In genere assumono la forma di ipogei, talvolta completate da decorazioni
architettoniche, letti di deposizione, colonnette, intonaci affrescati.
• Ma alcuni corredi di pregio vengono anche da semplici tombe a fossa, come
nel caso di Tresilico.
• In area lucana da ricordare le necropoli della Poseidonia lucana, con le loro
magnifiche pitture (fine V - inizio IV sec. a.C.).
• Nella Lucania occidentale la necropoli di Chiaromonte, in particolare con la
tomba 227, della fine del V sec. a.C.
– Un corredo maschile con armi, utensili per il consumo del vino e della
carne, astragali, strigile.
• Ai confini tra Lucani e Brettii il lussuoso corredo dalla doppia deposizione di
Marcellina della seconda metà del IV sec. a.C.
– Il corredo maschile rimanda alle attività della guerra e del simposio.
– Il corredo femminile è legato piuttosto alla sfera del matrimonio, con
caratteristici recipienti ceramici, e della bellezza, con utensili per la
cosmesi.
18
Le necropoli della
Poseidonia lucana
19
20
Il corredo della tomba maschile di
Marcellina
23
Lezione VII
2
Una lezione per problemi
• Una lezione che tratterà sostanzialmente di tre
problemi fra i principali del periodo:
– Gli effetti del prolungato stato di guerra (almeno
tutto il III sec. a.C.) sugli assetti economici e
sociali della regione.
– Gli effetti delle vittoria romana: come Roma sfrutta
la conquista definitiva della regione e quali
implicazioni ciò ha sugli assetti economici e
sociali.
– I riflessi di un disagio economico e sociale: il
Senatusconsultum de Bacchanalibus.
4
La Lucania nella III guerra
sannitica
• Il conflitto si apre con una richiesta di aiuto dei
Lucani, minacciati dai Sanniti, a Roma, e la
conclusione di un foedus.
• Le deboli strutture unitarie lucane fanno sì che non
tutte le comunità si sentano vincolate dall’alleanza:
alcune simpatizzano piuttosto coi Sanniti.
• Si spiegano così le testimonianze di operazioni
militari romane contro la Lucania nella prima parte
del conflitto: l’elogio di Scipione Barbato.
6
Corpus Inscriptionum Latinarum I2 6:
l’elogio di Scipione Barbato
• οἱ δὲ Καρχηδόνιοι μετὰ
• Dopo questi avvenimenti I ταῦτα στρατηγὸν
Cartaginesi elessero loro καταστή-σαντες αὑτῶν
Ἀμίλκαν τὸν Βάρκαν
condottiero Amilcare, chiama- ἐπικαλούμενον, τού-τῳ
to Barca, e gli affidarono la τὰ κατὰ τὸν στόλον
flotta; a capo delle forze navali ἐνεχείρισαν: ὃς
egli salpò per andare a sac- παραλαβὼν τὰς ναυτικὰς
δυνάμεις ὥρμη-σεν
cheggiare l’Italia. Era quello il πορθήσων τὴν Ἰταλίαν.
diciottesimo anno della guerra. ἔτος δ᾽ ἦν
Dopo aver devastato la Locride ὀκτωκαιδέκατον τῷ
e la regione Brettiana, allon- πολέμῳ. κατασύρας δὲ τὴν
Λοκρίδα καὶ τὴν
tanatosi da lì, si volse con tutta Βρεττιανὴν χώραν,
la flotta verso la zona di ἀποπλέ-ων ἐντεῦθεν
Panormo. κατῆρε παντὶ τῷ στόλῳ
πρὸς τὴν Πανορμῖτιν
10
Il coinvolgimento della Lucania e del Bruzio
nella II guerra punica (218-201 a.C.)
• Nel periodo tra la battaglia di Canne (216 a.C.) e il
ritorno di Annibale a Cartagine (203 a.C.) la
Lucania e il Bruzio sono il teatro principale della
guerra.
• Lucani e Bruzi sono tra i più irriducibili alleati di
Annibale
• Pesantemente coinvolte anche le vecchie colonie
greche, con profonde divisioni all’interno delle
stesse città.
• Il culmine della crisi economica e sociale della
regione nel III sec. a.C., sotto ogni profilo.
11
12
Gli effetti dello stato di guerra
16
La monetazione federale dei Lucani
e dei Bruzi
• Coniazioni in più metalli: oro (Bruzi), argento e
bronzo: ma la monetazione in bronzo prevale
largamente per quantità.
– Dunque una moneta destinata prevalentemente ai piccoli
scambi, all’interno delle comunità italiche.
• Una singolare corrispondenza nella metrologia e nei
tipi tra monetazione bruzia e lucana.
– Il repertorio iconografico rimanda a temi propagandistici, in
particolare legati all’affermazione militare.
• Nell’uso di più metalli e nelle legende la monetazione
bruzia appare più legata alle coniazioni greche.
17
La monetazione lucana
• Sextans (1/6 di asse) in bronzo di 18,15 gr. (210-203 a.C.); al dritto testa di
Ares con elmo corinzio; al rovescio Nike incorona un trofeo e legenda in osco
LOUKANOM.
18
La monetazione bruzia
21
22
F. Costabile, Polis ed Olympieion a Locri
Epizefiri, Soveria Mannelli 1992, n°1
• Ast. Sotto Menalkes la città ha preso in prestito dal dio, per decreto del Consiglio, per
il contributo al re, sotto Thra. Herakletos, 500 talenti; inoltre sotto Ast. Menalkes nel
mese di Apellaios, 95 talenti, 3 stateri, 16 litre, 3 oboli; inoltre a Boukatios 424 talenti;
inoltre ad Athanaios 405 talenti, 5 litre; inoltre a Dionysios 622 talenti, 2 stateri, 16
litre e mezzo, 3 oboli; inoltre a Damatrios 571 talenti, 3 stateri, 3 litre, 2 oboli; inoltre a
Panamos 105 stateri, 3 stateri, 19 litre e mezzo, 3 oboli. Totale del prestito 2.685
talenti, 2 stateri, 1 litra, 1 obolo.
23
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26
Livio, XXIII, 30: la durezza della
II guerra punica
• Recepta Petelia Poenus ad • Impadronitosi di Petelia, il
Consentiam copias traducit, Cartaginese [Imilcone] condusse
quam minus pertinaciter truppe a Cosenza, di cui in pochi
defensam intra paucos dies in giorni ricevette la resa, poiché essa
deditionem accepit. Iisdem era stata difesa con minore tenacia.
ferme diebus et Bruttiorum Circa negli stessi giorni anche
exercitus Crotonem, Graecam l’esercito dei Bruzi strinse
urbem, circumsedit, opulentam d’assedio la città greca di Crotone,
quondam armis uirisque, tum un tempo ricca di armi e di uomini,
iam adeo multis magnisque allora già a tal punto ridotta a mal
cladibus adflictam ut omnis partito da molte e gravi sconfitte,
aetatis minus duo milia ciuium che vi rimanevano meno di 2 mila
superessent. cittadini di ogni età.
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28
Livio, XXIV, 2: discordie civili a
Crotone
• A Crotone non vi era tra i
• Crotone nec consilium unum inter
cittadini unità di pensiero né di
propositi. Come un unico morbo
populares nec uoluntas erat. unus aveva invaso tutte le città
uelut morbus inuaserat omnes dell’Italia nelle quali la plebe
Italiae ciuitates ut plebes ab dissentiva dagli ottimati: il
optimatibus dissentirent, senatus senato favoriva i Romani, la
Romanis faueret, plebs ad Poenos plebe propendeva per i
rem traheret. eam dissensionem in Cartaginesi. Un disertore diede
urbe perfuga nuntiat Bruttiis: notizia ai Bruzi di quel dissenso
all’interno della città, che
Aristomachum esse principem plebis Aristomaco era capo della plebe
tradendaeque auctorem urbis, et in e consigliava la resa e che nella
uasta urbe lateque moenibus città spopolata e sulle mura, che
disiectis raras stationes si estendevano per lungo tratto,
custodiasque senatorum esse erano rari i picchetti e i posti di
guardia dei senatori;
29
Un quadro da sfumare?
32
La chora di Metaponto nel III sec. a.C.
• A fronte della crisi del centro urbano, le campagne di Metaponto
mostrano una prosecuzione delle attività agricole per tutto il III sec.
a.C.
– Cala il numero delle fattorie rispetto al IV sec. a.C., ma cresce la loro
estensione media (13,2 ha), che poteva farne efficienti aziende agricole.
– Maggiore importanza assumono la coltura dell’ulivo e la pastorizia.
– I dati del survey possono essere accostati al decreto SEG III, 92
(genericamente datato al III sec. a.C.) che registra l’invio di sitonai da
Atene a Siracusa e Metaponto per l’approvvigionamento di grano.
• I depositi faunistici di Pantanello e S. Angelo Grieco mostrano una
continua presenza di buoi e cavalli, impiegati nei lavori agricoli.
– Animali di grossa taglia, frutto di un’attenta selezione.
– Significativa presenza di cinghiali e cervi nei depositi di S. Angelo Grieco,
che dimostra come la caccia restasse un elemento integrativo della dieta.
– Ma il manto forestale non presenta significativi cambiamenti.
33
Il territorio di Policastro e di
Roccagloriosa
• Un’area dove sorgeva, sulla costa, la subcolonia
reggina di Pyxous e, nell’interno, l’abitato lucano di
Roccagloriosa.
– Oggetto di intense ricerche di superficie della
University of Alberta, dell’École Française de Rome e
della Soprintendenza archeologica di Salerno.
• Nel III sec. a.C. un declino nel numero delle fattorie
e l’abbandono di alcuni quartieri abitativi di
Roccagloriosa (sostituiti da fornaci); ma i dintorni
dell’oppidum continuano a essere abitati.
34
La produzione vinicola e le anfore
• Alcuni indizi denunciano una continuità anche
nel III sec. a.C. della produzione vinicola in
Magna Grecia (anche se le testimonianze sono
molto più numerose dal II sec. a.C. in avanti).
– I resti paleobotanici di Pantanello e di
Roccagloriosa.
– La presenza del grappolo d’uva o di tipi
“dionisiaci” nella monetazione federale bruzia.
– La fabbricazione di alcune particolari tipologie di
anfore nella regione durante il III sec. a.C.,
destinate al trasporto dei vini.
35
36
Le anfore vinarie del III sec. a.C. nella
sistemazione di C. Vandermersch: le MGS VI
• Note in particolare da una fornace di Nocera Terinese, che produceva anche
ceramica comune e a vernice nera e che cessa la produzione alla fine del III
sec. a.C.
– In passato sono state considerate parte della categoria, molto ampia e vaga, delle
anfore greco-italiche.
• Una forma che è diretta continuazione delle MGS V, con una capacità forse
leggermente maggiore (25-26 l.)
• Presenze a Laos, Kaulonia, Turii, Castiglione di Paludi, Metaponto, Eraclea,
ma anche a Taranto e nella Sicilia centro-occidentale, in genere in contesti
anteriori alla II guerra punica.
– Eccezioni a Metaponto ed Eraclea, con rinvenimenti che sembrano posteriori al
conflitto.
• I dati di Nocera Terinese (ma anche di Laos, Vibo e Metaponto) invitano a
considerare anche la Lucania e il Bruzio tra i centri di produzione delle greco-
italiche (in genere attribuite a Etruria, Lazio e Campania).
• Contenitori forse destinati anche al trasporto di olio e conserve di pesce.
37
39
43
46
Il pino laricio in Calabria
47
48
Le tre tipologie di sfruttamento del
legname silano secondo Dionigi
• Sono in rapporto con la vicinanza al mare o a corsi
d’acqua:
1. Gli alberi più vicini al mare e ai fiumi (Savuto, Crati,
Neto) forniscono materiali per i cantieri navali e l’edilizia.
2. Gli alberi più lontani dalle vie di comunicazione erano
tagliati e portati a dorso d’uomo.
3. Principalmente abeti e pini di montagna producono una
pece assai grassa e profumata, la migliore nota
nell’antichità.
• Non rientrano nella schema di Dionigi di Alicarnasso i
grandi pini larici, che crescevano nei luoghi più alti e
distanti dai corsi d’acqua.
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53
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Cicerone, Brutus, 85: tensioni
nella Sila del II sec. a.C.
• Possibile anche che il conflitto fosse originato da una
controversia confinaria tra la società di publicani e una
comunità locale.
• Cicerone conferma comunque le forme di sfruttamento di
questa sezione dell’ager publicus attestate da Dionigi di
Alicarnasso: appalto censorio a societates di publicani.
• Il processo (Cic., Brutus, 86-88) terminò con la piena
assoluzione dei socii, grazie all’energica difesa del grande
oratore Ser. Sulpicio Galba.
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56
Altre forme di sfruttamento
dell’ager publicus indiviso
• Aldilà del ben documentato sfruttamento da parte delle
societates dei publicani ai fini della silvicoltura, si possono
supporre altre forme di uso dell’ager publicus:
– L’assegnazione di ampie estensioni a ricchi imprenditori romani,
per le attività di tipo estensivo, prevalentemente di pastorizia
(soprattutto in Lucania).
– Le scarse testimonianze di proprietà private di senatori o cavalieri
nella regione nel II sec. a.C. confermano che l’attenzione di questi
imprenditori si concentrò proprio sull’ager publicus.
– L’assegnazione in piccoli lotti ai vecchi proprietari, dietro
pagamento di un canone (come documentato nella regione di
Taranto).
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58
La colonizzazione dell’Italia
meridionale
• Una prima iniziativa nel 273 a.C., con la fondazione, poco
documentata, della colonia latina di Paestum, nel territorio
confiscato ai Lucani dopo la guerra contro Pirro.
• Un più ampio programma, attuato negli anni 197-192 a.C.,
che portò alla distribuzione di ampie porzioni di ager
publicus.
• Fondazione di 8 colonie romane, probabilmente con 300
capifamiglia ciascuna: Puteoli (Pozzuoli), Volturnum (Castel
Volturno), Liternum (presso Villa Literno), Salernum
(Salerno), Sipontum (vicino a Manfredonia), Buxentum
(Policastro Bussentino), Croto (Crotone) e Tempsa (presso
Falerna?).
• Creazione di due popolose colonie latine nel territorio bruzio:
Copia (Sibari - Thurii), con 3.300 coloni e lotti di 40 e 20
iugeri, e Valentia (Vibo), con 4.000 coloni e lotti di 30 e 15
iugeri.
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60
La
colonizzazione
nell’area
lucana e bruzia
61 61
62
Livio, XXXIV, 45, 1-5: la fondazione di
otto colonie romane nel Mezzogiorno
• Coloniae ciuium Romano- • Quell’anno [194 a.C.] vennero
rum eo anno deductae sunt dedotte colonie di cittadini
Puteolos Uolturnum Liter- romani a Pozzuoli, Volturno e
num, treceni homines in Literno, con trecento uomini
singulas. item Salernum Bu- ciascuna. Del pari furono
xentumque coloniae ciuium dedotte colonie di cittadini
romani a Salerno e Bussento. I
Romanorum deductae sunt. triumviri che provvidero alla
deduxere triumuiri Ti. deduzione furono Tiberio
Sempronius Longus, qui tum Sempronio Longo, che allora
consul erat, M. Seruilius Q. era console, Marco Servilio e
Minucius Thermus. ager Quinto Minucio Termo. Venne
diuisus est, qui Campanorum distribuito il territorio che era
fuerat. appartenuto ai Campani.
63
66
Livio, XXXV, 40, 5-6: la fondazione
di una colonia latina a Vibo
• Eodem hoc anno Uibonem • Nel medesimo anno [192 a.C.]
colonia deducta est ex fu dedotta una colonia a Vibo in
senatus consulto plebique base a un senatoconsulto e ad
scito. tria milia et septingenti un plebiscito. Vi andarono
pedites ierunt, trecenti 3.700 fanti e 300 cavalieri; li
equites; triumuiri deduxe- condussero i triumviri Q.
runt eos Q. Naeuius M. Nevio, M. Minucio e M. Furio
Minucius M. Furius Cras- Crassipede; vennero assegnati
sipes; quina dena iugera 15 iugeri di terra ciascuno ai
agri data in singulos pedites fanti, il doppio ai cavalieri.
sunt, duplex equitibus. Brut- Quel territorio apparteneva
tiorum proxime fuerat ager; ultimamente ai Bruzi; i Bruzi lo
avevano preso ai Greci.
Brutti ceperant de Graecis.
67
68
Le motivazioni sociali e strategiche
del programma di colonizzazione
• La critica concorda nell’assegnare al programma di
colonizzazione dell’Italia meridionale ragioni
principalmente strategiche e, in secondo luogo, sociali.
• La motivazione strategica: il controllo delle coste,
minacciate dall’invasione di Filippo V di Macedonia e
Antioco III di Siria.
– O piuttosto un controllo verso l’interno, sulle riottose popolazioni
italiche?
• La motivazione sociale: insediamento di contadini
impoveriti e di veterani in aree spopolate dalla II guerra
punica.
69
72
Una vocazione agricola per le
colonie di diritto romano?
• Anche la colonia romana di Croto poteva contare su un
buon terreno agricolo
• Meno ampio il terreno a disposizione di Buxentum e, forse,
di Tempsa: ma qui i coloni erano probabilmente solo 300,
secondo la tradizione delle coloniae civium Romanorum.
– Le ricerche di superficie nel territorio di Buxentum mostrano in
effetti una continuità nelle forme di occupazione del territorio:
fattorie dove si praticava soprattutto una policoltura di sussistenza.
– Ma la rete delle fattorie si riorganizza su nuove linee di
comunicazione, dirette a Buxentum, Velia e Paestum.
73
76
I contatti tra le colonie e Delo
• Il confronto tra le presenze italiche nella ben documentata
Delo e il popolamento delle colonie del Mezzogiorno non
porta a risultati soddisfacenti, a causa della quantità, della
cronologia e della qualità della documentazione epigrafica
di queste ultime:
– Buxentum non ci ha restituito iscrizioni di età repubblicana.
– Croto, Tempsa, Vibo Valentia e Copia presentano qualche
consonanza onomastica, ma per lo più in riferimento a gentilizi
latini molto diffusi in tutta Italia.
– Più precise le relazioni che si possono stabilire con le colonie
campane, specialmente con Puteoli.
77
78
Il caso dei Venuleii - Vinuleii di
Copia
• La gens Vinuleia è attestata nell’élite economica e
politica di Copia nella tarda età repubblicana.
• La gens Venuleia entra a far parte del Senato forse
già nella prima parte del I sec. a.C. (un possibile
IIIvir capitalis nell’82 a.C., un legatus senatorio
nel 45-43 a.C.).
• Un Venuleius esattore della decima in Sicilia ai
tempi di Verre.
• Una presenza dei Venuleii a Delo intorno al 140
a.C.
79
84
Il dato di Livio, XXXIV, 42, 5-6
• Le possibili motivazioni “strumentali” dei coloni
che ancora non erano cives Romani: ottenere
attraverso l’iscrizione nella colonia la cittadinanza.
– Ottenuto lo status desiderato, è legittimo sospettare che
i nuovi cittadini avrebbero presto abbandonato la
colonia per tornare ai loro luoghi d’origine.
• Il Senato respinse questa interpretazione, ma
apparentemente non impedì che i Latini di
Ferentinum si iscriveressero nelle liste delle colonie:
un indice di difficoltà nel reclutare anche il modesto
numero di 300 coloni.
85
86
Gli effetti demografici del programma di
colonizzazione: il dato delle fonti archeologiche
87
88
L’andamento del Lungo Muro di Copia
89
La monetazione
• Lo stabile inserimento della regione nella
compagine egemonica di Roma determina un
mutamento nei caratteri della monetazione.
• La moneta romana acquisisce il monopolio degli
scambi ad ampio raggio.
• La residua monetazione cittadina delle comunità
latine (Paestum, Copia, Valentia) e forse di
qualche città socia, come Petelia, presenta
nominali bassi e ha una circolazione ristretta: è la
moneta dei piccoli scambi a livello locale.
90
La monetazione di Copia
• Una monetazione bronzea con nominali di basso valore,
dall’asse al sestante, che si uniformano al sistema romano.
• Il tipo del dritto riprende sostanzialmente i motivi iconografici
(ritratti di divinità) della serie dell’aes grave romano.
– Eccezione il tipo del semisse, forse rappresentante Demetra velata,
coronata da un modius, che rimanderebbe alla fertilità cerealicola del
territorio.
• Il rovescio presenta regolarmente il simbolo della cornucopia,
che rimanda al nome stesso della colonia latina.
• Una monetazione che risale ai primi decenni delle colonia:
presente nei gruzzoli di Città S. Angelo e Paestum (metà del II
sec. a.C.).
– Il quadrante di Città S. Angelo è anche il pezzo rinvenuto a maggior
distanza da Copia
91
La monetazione di Copia
La monetazione di Valentia
94
Il Senatus consultum de Bacchanalibus,
spia di tensioni sociali
• Nel 186 a.C. il Senato ordina una dura repressione dei culti
di Bacco, originari del Mediterraneo orientale, e diffusi in
Italia soprattutto tra le classi inferiori.
• La vicenda è nota, oltre che da Livio, XXXIX, 8-19, da
una straordinaria iscrizione su bronzo rinvenuta nel XVII
sec. a Tiriolo, oggi al Kunstinstorisches Museum di
Vienna.
• L’epigrafe riporta il testo di un decreto emanato allora dal
Senato per la repressione dei culti bacchici, precisando
all’ultima linea (con mano diversa) la sua pubblicazione in
agro Teurano.
95
La tavola
bronzea con il
testo del
Senatus
consultum
96
Corpus Inscriptionum Latinarum, I2 581: il
testo del senatoconsulto
97
98
Corpus Inscriptionum Latinarum, I2 581: il
testo del senatoconsulto
99
100
Corpus Inscriptionum Latinarum, I2 581: il
testo del senatoconsulto
• Nessuno celebri atti di
• Neve in poplicod neve in
culto, né in pubblico, né in
preivatod neve exstrad privato, né al di fuori di
urbem sacra quisquam Roma, a meno che non si
fecise velet, nisei pr(ai- sia presentato al pretore
torem) urbanum adieset, urbano e questi abbia dato
isque de senatuos sen- l'autorizzazione, su decre-
tentiad, dum ne minus to del Senato, a condizio-
senatoribus C adesent, ne che siano presenti
quom ea res cosoleretur, almeno 100 senatori
quando la questione viene
iousisent. Censuere.
discussa. Approvato.
101
102
Corpus Inscriptionum Latinarum, I2 581: il
testo del senatoconsulto
• se vi sono persone che
contravvengono a quanto sopra
• «Sei ques esent, quei arvorsum ead prescritto, essi [cioè i senatori]
fecisent, quam suprad scriptum est, hanno deciso che siano passibili di
eeis rem caputalem faciendam pena di morte; e il Senato ha
censuere». atque utei hoce in ritenuto giusto che incidiate queste
tabolam ahenam inceideretis, ita decisioni su di una tavola di
senatus aiquom censuit, uteique eam bronzo e che si ordini che tale
figier ioubeatis, ubei facilumed tavola sia affissa ove sia più facile
gnoscier potisit. Atque utei ea prenderne conoscenza; e che se i
Bacanalia, sei qua sunt, exstrad Baccanali vengono celebrati al di
quam sei quid ibei sacri est, ita utei fuori dei luoghi consacrati,
suprad scriptum est, in diebus X, secondo quanto è sopra prescritto,
quibus vobeis tabelai datai erunt, entro dieci giorni dal momento in
faciatis utei dismota sient. In agro cui vi sono state consegnate le
Teurano. tavolette, facciate in modo che
siano banditi. Nell'agro Teurano.
103
105
Le obiezioni all’interpretazione
socio-economica del senatoconsulto
• I riferimenti all’Italia meridionale nella repressione dei
Bacchanalia non si spiegano per le condizioni religiose o
socio-economiche della regione (O. De Cazenove).
– Solo questa area si erano di recente create vaste estensioni di ager
publicus (con la fondazione di colonie latine): e la repressione si
applicò appunto alle comunità latine o a quelle che sorgevano
sull’ager Romanus.
– L’interpretazione di foideratei come “alleati latini” e l’inclusione
dell’area di Tiriolo nel territorio della colonia latina di Valentia.
• Tra i fedeli dei culti bacchici Livio ricorda personaggi di
un certo rilievo, quasi mai gli appartenenti agli strati
inferiori della società (B. Perri).
106
Le obiezioni all’interpretazione
socio-economica del senatoconsulto
• Nel racconto di Livio ai fedeli dei Baccanali si
rimproverano soprattutto i consueti
comportamenti: ebbrezza, pratiche orgiastiche
e promiscuità sessuale, manifestazioni
religiose sfrenate, riti notturni celebrati
segretamente.
• Come si adattano questi comportamenti al
profilo di pastori, presumibilmente di
condizione servile, del Mezzogiorno?
107
Bibliografia di approfondimento
• J.-C. Beal, Le massif forestier de la Sila et la poix du Bruttium d'après les
textes antiques, «L'arbre et la foret, le bois dans l'Antiquité», a cura di J.-C.
Beal, Paris 1995, pp. 11-25.
• R. Compatangelo-Soussignan, Modalités de la romanisation en Italie
méridionale: fondations coloniales, structures portuaires et commerce
maritime au début du IIe s. av. n. è., «Histoire, espaces et marges de
l'Antiquité: hommages à Monique Clavel-Lévêque», 2, a cura di M.
Garrido-Hory - A. Gonzalès, Besançon 2003, pp. 255-289.
• Ead., Les Italiens à Délos et l'économie de l'Italie méridionale ai IIe s. av.
n.è., «Athenaeum», 94 (2006), 1, pp. 167-198.
• O. De Cazanove, I destinatari dell'iscrizione di Tiriolo e la questione del
campo d'applicazione del senatoconsulto de Bacchanalibus, «Athenaeum»,
88 (2000) 88, pp. 59-68.
• H. Fracchia, The Romanization of the ager Buxentinus (Salerno),
«Modalità insediative e strutture agrarie nell'Italia meridionale in età
romana», a cura di E. Lo Cascio - A. Storchi Marino, Bari 2001, pp. 55-73
108
Bibliografia di approfondimento
• F. Ghinatti, Magna Grecia post-annibalica, «Quaderni di Storia», 3 (1977), 5,
pp. 147-160; 3 (1977), 6, pp. 99-115.
• A. Giardina, Allevamento ed economia della selva in Italia meridionale:
trasformazioni e continuità, «Società romana e produzione schiavistica, I,
L’Italia, insediamenti e forme economiche», a cura di A. Giardina - A.
Schiavone, Bari 1981, pp. 99-100.
• G.P. Givigliano, Fondazione di colonie romane e latine nei Bruttii
postannibalici. Brevi note sul contesto storico e politico, «Miscellanea di
Studi Storici», 15 (2008) [2010], pp. 49-61.
• J. Granet, Dionysos contre Rome, «Pallas», 36 (1990), pp. 53-70.
• P.G. Guzzo, I Brettii. Storia e archeologia della Calabria preromana, Milano
1989.
• E. Lepore, Roma e le città greche o ellenizzate nell'Italia meridionale, «Les
"bourgeoisies" municipales italiennes aux IIe et Ier siècles av. J.-C. Centre
Jean Bérard. Institut Français de Naples, 7-10 décembre 1981», Paris -
Naples 1983, pp. 347-354.
109
Bibliografia di approfondimento
110
Lezione VIII
Il Lapis
Pollae nella
sua attuale
collocazione
4
Corpus Inscriptionum
Latinarum I2 638: • Feci la via da Reggio a Capua e in
l’iscrizione itineraria di quella via posi tutti i ponti, i milliari
e i tabellarii. Da questo punto a
Polla Nocera 51 miglia, a Capua 84
miglia, a Muranum 74 , a Cosenza
123, a Vibo Valentia 180, allo
Stretto, presso la stazione di Ad
Statuam, 231, a Reggio 237.
Distanza totale da Capua a Reggio:
321 miglia. E io stesso, in qualità di
pretore in Sicilia, diedi la caccia e
riconsegnai gli schiavi fuggitivi
degli Italici, per un totale di 917
uomini, e parimenti per primo feci
in modo che sul terreno appartenen-
te al demanio pubblico i pastori
cedessero agli agricoltori. In questo
luogo eressi un foro e un tempio
pubblici.
5
6
Lo sviluppo
della via
Capua-Reggio
in Lucania e
nel Bruzio
Il Ponte di Annibale
13
14
I Gracchi e l’ager publicus della Lucania
e del Bruzio
• Anche nella nostra regione furono certamente attive le
commissioni graccane dei IIIviri agris iudicandis adsignandis.
• Loro compito la confisca delle quote di ager publicus occupate
dai latifondisti eccedenti i 500 (o 1.000) iugeri e la
redistribuzione in lotti di 30 iugeri ai proletari inurbati.
– Un’azione particolarmente nota dalla documentazione epigrafica nell’area
del Vallo di Diano dove la centuriazione graccana (preliminare alle
assegnazioni) si imposta sull’asse della via Capua-Reggio.
– Il Liber coloniarum, I, 209, ll. 8-9 Lachmann potrebbe segnalare
assegnazioni graccane anche nel territorio della praefectura Grumentina:
limitibus Graccanis quadratis in iugera n. CC, decimanus in oriente,
kardo in meridiano.
• A giudicare dagli sviluppi successivi, i tentativi graccani non
sembrano aver portato nemmeno nella nostra regione a risultati
duraturi.
15
I termini graccani
• La documentazione epigrafica diretta
dell’attività della commissione
agraria graccana.
• Cippi che riportano sul lato superiore
l’orientamento del decumano e del
cardine nella divisione operata dalla
commissione.
• Sul fianco appaiono i nomi dei
componenti della commissione
agraria.
• Nell’immagine il cippo graccano
rinvenuto a Polla (CIL I2, 2933).
16
Il termine graccano di Polla
• CIL I2, 2933: [C(aius) Sempronius
Ti(beri) f(ilius) / Ap(pius)
Clau[dius C(ai) f(ilius)] / P(ublius)
Licin[ius P(ubli) f(ilius)] / III vir(i)
a(gris) i(udicandis) [a(dsi-
gnandis)].
• Insieme a C. Gracco facevano parte
della commissione il princeps
Senatus Ap. Claudio Pulcro e il
suocero di Caio, P. Licinio Crasso.
• La composizione della commissio-
ne consente di datare il cippo al
131 a.C.
17
18
La discussa colonizzazione graccana
• Alcuni indizi hanno fatto ipotizzare una ripresa dei progetti
coloniari nel Bruzio da parte di Caio Gracco (Clampetia,
Consentia, Scolacium).
– Nell’ager Clampetinus il Liber Coloniarum I, 209, ll. 21-22 Lachmann
registra una divisione dell’ager Clampetinus limitibus Graccanis.
– Per Consentia il Liber Coloniarium I, 209, ll. 16-18 Lachmann ricorda
che ager Consentinus ab imp. Augusto est adsignatus limitibus
Graccanis.
– A Scolacium l’esplicita testimonianza di Velleio Patercolo, Storia
romana, I, 15, 4: et, post annum, Scolacium Minervia, Tarentum
Neptunia, Carthagoque in Africa, prima, ut praediximus, extra Italiam
colonia condita est (“Un anno dopo [ovvero nel 123 a.C.] furono fondate
le colonie di Minervia a Scolacium, di Neptunia a Taranto e di Cartagine
in Africa che, come abbiamo detto, fu la prima fuori d’Italia”).
19
21
22
La classificazione delle villae
secondo Varrone
• Una classificazione in base alla destinazione degli
edifici:
– Ville rustiche
– Ville con pars rustica (nella quale si distingue una pars
fructuaria, dove si lavorano e conservano i prodotti) e
pars urbana, dove risiede il dominus.
• Le tipologie di attività condotte nella villa:
– Agri cultura
– Pastio agrestis (allevamento di ovini, suini e bovini)
– Pastio villatica (allevamento di pollame, volatili,
pesci).
23
La
distribuzione
delle villae
nel territorio
del Bruzio
28
La concentrazione delle villae nella
piana di Sibari
• Trova giustificazione nella grande fertilità del territorio, che assicurava
buoni profitti a queste imprese agricole.
• Varrone, De re rustica, I, 44, 1-2: Quare observabis, quantum in ea
regione consuetudo erit serendi, ut tantum facias, quod tantum valet
regio ac genus terrae, ut ex eodem semine aliubi cum decimo redeat,
aliubi cum quinto decimo, ut in Etruria locis aliquot. In Italia in
Subaritano dicunt etiam cum centesimo redire solitum, in Syria ad
Gadara et in Africa ad Byzacium item ex modio nasci centum (“Avrai
cura di seminare in una regione la quantità che vi è abituale, poiché la
regione e la qualità della terra hanno tanta importanza che una stessa
quantità di semente frutterà in alcuni luoghi 10 volte tanto, in altre 15
volte, come in certe località dell’Etruria. Si dice che in Italia, nel
territorio di Sibari, il rapporto si eleva a 100 a 1 e che parimenti a
Gadara in Siria e in Africa, nella Bizacena, un moggio ne dà 100”).
29
30
La villa di località Camerelle
(Castrovillari)
• Già nota agli inizi del XX sec., è stata oggetto di scavi nel 1963,
su una superficie di 5.000 m2, a poca distanza dal percorso della
via Capua-Reggio.
• Una lunga occupazione, dalla metà del I sec. a.C. fino al IV sec.
d.C. e forse oltre.
• Un complesso costruito su un terrazzamento, organizzato intorno
ad un peristilio centrale.
• Il settore meridionale era occupato dall’abitazione del dominus.
• Nel settore settentrionale si trovavano gli impianti produttivi: in
particolare l’ambiente L aveva un rialzo circolare sul quale forse
si impostava una pressa per la spremitura dell’uva o delle olive.
– L’identificazione è confermata dalle due vicine vasche, che accoglievano il
frutto della spremitura.
31
32
La villa di
Camerelle:
l’ambiente
del
torcularium
e le vasche
33
34
La villa di località Calderazzo
(Rosarno)
• Un interessante esempio di continuità di
occupazione di una sito rurale: la villa romana si
sovrappone ad una fattoria di età ellenistica.
• Una occupazione tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C.
• Di particolare interesse il rinvenimento di un
grande dolium interrato, destinato alla
conservazione di prodotti agricoli.
35
36
Le colture tipiche della villa:
viticoltura
37
40
I ritrovamenti di località Chiaro
(Sellìa Marina)
• I lavori per la posa di tubature nel 2006 hanno rivelato un grande getto
di materiali ceramici, operato forse nella seconda metà del I sec. a.C. a
scopo di bonifica.
• Prevalgono numericamente le anfore, anche con scarti di cottura, con
caratteristiche degli impasti simili a quelle di Cropani: se ne suppone
dunque una fabbricazione locale, forse nella villa di contrada Uria.
• Molto numerose le vinarie Dressel 1, nella variante A (fine II - I sec.
a.C.) con nomi che rimandano all’antroponimia greca (in greco o in
traslitterazione latina).
• Piuttosto numerosi anche gli esemplari tipologicamente affini a quelli
che, dall’iscrizione, sappiamo contenevano la pix bruttia.
41
Una Dressel 1A da
Sellìa Marina
42
Un bollo latino su Dressel 1A a
Sellìa Marina
43
45
47
• Durante le proscrizioni e le
ejn de; tai'" prografai'" kai; confische che seguirono [la
dhmeuvsesi pavlin kakw'" definitiva vittoria di Silla
h[kousen, wjnouvme-no~ nella guerra civile, nell’82
te timh'" braceiva" a.C.] si procurò di nuovo
cattiva fama, comprando a
megavla pravgmata kai; poco prezzo grandi proprietà
dwrea;" aijtw'n. ejn de; e sollecitando donazioni. Si
Brettivoi" levgetai kai; dice poi che nel Bruzio abbia
progravyai tina;" ouj proscritto alcune persone
Suvlla keleuvsanto", ajll j senza l’ordine di Silla, solo
per impadronirsi delle loro
ejpi; crhmatismw/'. ricchezze.
48
La rivolta di Spartaco e l’assetto
economico e sociale della regione
• La rivolta servile di Spartaco (73-71 a.C.) ha uno dei suoi
principali teatri proprio nella Lucania e nel Bruzio.
• Un evento che per qualche anno fa ripiombare la regione
nel clima di insicurezza del III sec. a.C., come
testimoniano i numerosi tesoretti monetali nascosti in
quegli anni.
• Un clima simile si era vissuto qualche anno prima in
alcune aree della Lucania, colpite dalla Guerra Sociale.
• Il passaggio delle bande di Spartaco getta nuovamente la
luce delle fonti letterarie sulla regione, facendoci
conoscere qualche interessante dato socio-economico.
49
50
Sallustio, Historiae, III, fr. 98 Maurenbrecher:
Spartaco nel Vallo di Diano
• et propere nanctus • E rintracciata in tutta fretta una
idoneum ex captivis buona guida nella persona di un
ducem Picentinis, deinde prigioniero picentino, attraverso
Eburinis iugis occultus ad i monti di Eboli [Spartaco]
Naris Lucanas, atque inde raggiunge prima Nares Lucanae
e di lì perviene all’alba al Foro
prima luce pervenit ad di Annio, senza il minimo
Anni Forum, ignaris sospetto da parte dei contadini.
cultoribus. Ac statim E subito i fuggiaschi, contro gli
fugitivi contra praeceptum ordini del loro capo,
ducis rapere ad stuprum violentavano vergini e matrone
…
virgines matronasque …
51
52
Appiano, Le guerre civili, I, 117, 547-
548: Spartaco occupa la regione di Copia
O de; th'" me;n ej" ïRwvmhn • Spartaco mutò parere circa la
oJdou' metevgnw, wJ" ou[pw marcia contro Roma, perché
gegonw;" ajxiovmaco" oujde; non era ancora pronto a
to;n strato;n o{lon e[cwn questa grande impresa e non
stratiwtikw'" wJplismevnon aveva un esercito armato
regolarmente: difatti nessuna
(ouj gavr ti" aujtoi'~
città cooperava con i gladiato-
sunevpratte povli", ajlla; ri, ma soltanto schiavi,
qeravponte" h\san kai; disertori e gente raccoglitic-
aujtovmoloi kai; suvgklude"), cia. Egli occupò i monti
ta; d j o[rh ta; peri; Qourivou" intorno a Turii e la città
kai; th;n povlin aujth;n stessa,
katevlabe, 53
56
Le attività nel territorio di Copia nella
testimonianza della Pro M. Tullio
57
59
60
Cicerone, Pro Tullio, 6, 14: le due proprietà
• M. Tullio possiede nel territorio di
• fundum habet in agro Thurino Turii un fondo ereditato dal padre.
M. Tullius paternum, recupe- Un possesso che non gli ha
ratores, quem se habere usque procurato fastidi, fino a quando
non gli è capitato come vicino uno
eo non moleste tulit, donec più disposto ad allargare i confini
vicinum eius modi nactus est del suo campo che a difenderlo per
qui agri finis armis proferre le vie legali. Infatti P. Fabio ha,
mallet quam iure defendere. non molto tempo fa, comprato dal
nam P. Fabius nuper emit senatore C. Claudio un fondo
agrum de C. Claudio senatore, confinante con quello di M. Tullio,
cui fundo erat adfinis M. pagandolo ben caro, se si pensa
Tullius, sane magno, dimidio che era incolto e con tutte le case
fere pluris incultum exustis distrutte dal fuoco, forse
villis omnibus quam quanti addirittura la metà in più di quanto
lo aveva pagato all’atto
integrum atque ornatissimum dell’acquisto lo stesso Claudio – e
carissimis pretiis ipse Claudius il prezzo già era stato altissimo –
<emerat> quando era ben coltivato e con
tutte le attrezzature necessarie.
61
62
Il ruolo dell’allevamento
• Ben testimoniato in età tardorepubblicana nelle fonti letterarie:
– Varrone, De re rustica, II, 1, 2: un accenno alle nobiles pecuariae in
Bruttiis di C. Lucilius Hirrus.
– Ibid., II, 9, 6: allevamento transumante a lunga distanza, tra Umbria e
regione di Metaponto.
– Cesare, Bellum civile, III, 21, 4: M. Celio Rufo e il suo alleato T. Annio
Milone progettano di sollevare i pastores dell’area di Copia nel 49 a.C.
– L’affermarsi in questo periodo del nome lucanica per un tipo di salsiccia
(Varrone, Cicerone) testimonia la notorietà dell’allevamento suino e degli
insaccati della Lucania, se non proprio un’importazione a Roma (dove
sembrano prevalere le produzioni della Cisalpina).
• Ma le puntuali indagini paleobotaniche nel Metapontino ancora
per questo periodo non denunciano una prevalenza rispetto alle
attività agricole.
63
65
67
I ripensamenti di Ottaviano
68
Appiano, Le guerre civili, IV, 362: i
ripensamenti di Ottaviano
ÔO de; Kai'sar ejpelqw;n • Quando Ottaviano
giunse [sullo Stretto di
ÔRhgivnoi" me;n kai;
Messina], diede piena
ÔIp-pwneu'si megavla" assicurazione ai cittadini
piv-stei" aujto;" e[dwken di Reggio e di Ipponio
ajnaluvsein aujtou;" ejk che avrebbe escluso le
tw'n ejpinikivwn loro città dal novero di
(ejdedivei ga;r o[nta" quelle da dare in premio
ai veterani (le temeva
ejpi; tou' porqmou' perché erano vicinissime
mavlista). allo Stretto)
69
70
Strabone, Geografia, VI, 1, 6: lo
stanziamento di veterani a Reggio
Pomphvion d j • Ma Cesare Augusto,
ejkbalw;n th`~ dopo aver cacciato
Sikeliva~ oJ Sebasto;~ Pompeo dalla Sicilia,
Kai`sar, oJrw`n vedendo questa città
leipandrou`san th;n così povera di abitanti,
povlin, sunoivkou~ vi lasciò come coloni
alcuni uomini della
e[dwken aujthÊ` tw`n
propria flotta ed ora la
ejk tou` stovlou città è abbastanza
tinav~, kai; nu`n popolata.
iJkanw`~ eujandrei`.
71
73
74
Bibliografia di approfondimento
• S. Accardo, Villae romanae nell’ager Bruttius. Il paesaggio rurale
calabrese durante il dominio romano, Roma 2000.
• V. Bracco, Il tabellarius di Polla, «Epigraphica», 47 (1985), pp. 93-97.
• M. Corrado, Nuovi dati di scavo ed epigrafici sulle manifatture tardo-
repubblicane di anfore commerciali del versante ionico calabrese
gravitanti sul Golfo di Squillace, «Fasti Online Documents &
Research», (2009), 138, pp. 1-10 (dispnibile in Rete all’indirizzo
http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2009-170.pdf
• F. Ghinatti, Magna Grecia post-annibalica, «Quaderni di Storia», 3
(1977), 5, pp. 147-160; 3 (1977), 6, pp. 99-115.
• G.P. Givigliano, Percorsi e strade, «Storia della Calabria antica, II,
l'età italica e romana», a cura di S. Settis, Roma - Reggio Calabria
1994, pp. 241-362.
• G.F. La Torre, La romanizzazione del Bruzio: gli aspetti urbanistici,
«Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica», a cura di L.
Quilici - S. Quilici Gigli, Roma 1997 (Atlante tematico di topografia
antica, 6), pp. 25-34.
75
Bibliografia di approfondimento
76
Lezione IX
2
Le forme di sfruttamento del territorio: la
villa schiavile
• Nella prima parte del periodo la tradizionale villa, in cui la forza
lavoro è costituita soprattutto da schiavi, pare godere di buona
salute, nelle aree che ne avevano visto lo sviluppo già nella tarda
età repubblicana.
• Nelle strutture edilizie una tendenza ad un maggior sviluppo
della pars urbana.
• Figure chiave in questa forma di sfruttamento del territorio
agricolo rimangono il vilicus e la vilica, di cui ora conosciamo
anche qualche nome.
• Spesso distinta dalla figura del vilicus quella dell’actor, un
agente di condizione servile, cui il vilicus è sottoposto e che si
occupa soprattutto della contabilità dell’azienda agricola, per
conto di un dominus spesso lontano.
• Al lavoro dei diversi actores che agiscono in una regione
sovrintende talvolta un procurator, in genere un liberto.
Vilici
• AE 1985, 314 da Petelia: Euctus, publicus / Petelinorum, / vilicus,
vixit / an(nos) XXIIII.
– L’interessante caso di uno schiavo della comunità di Petelia, forse
fattore di una proprietà cittadina.
• CIL X, 25 da Locri: Quintioni, / Flacci vilico. / Philematium / sibi et
conser(vo) / de suo fecit.
– Il consueto riserbo femminile sul proprio mestiere consente di ipotizzare
un ruolo di vilica per Philematium, probabile compagna del vilicus
Quintio, che lavorava sulla proprietà di un non meglio noto Flaccus.
• Inscr. It. III, 1, 229 da Cosilinum: T(ito) Helvio Quarto, filio, / T(ito)
Helvio Hespero, priv[igno], / Helviae Secundae, coniugi, / Secundio.
Helviae Procu[l(ae)] / vilicus sibi et suis fecit / quod facer(e) filius /
patri debuit, [id]/circo filio fecit pat[er].
– La discreta posizione sociale di un vilicus, che, pur schiavo, ha sposato
una donna di libera condizione, ed ha un figlio anch’egli libero; il suo
discreto livello culturale, che lo induce a riportare un motto tipico
dell’epigrafia sepolcrale.
4
Actores
• CIL X, 284 = Inscr. It. III, 1, 223= AE 1965, 114 da Tegianum:
Aesculapio / sacrum. / Herculanius, / act(or), / ex voto.
– La dedica votiva di un actor, apparentemente di condizione schiavile,
testimonia le possibilità economiche di questi agenti e una vita
spirituale piuttosto vivace.
• AE 1998, 387 da Grumentum: D(is) M(anibus). / Sabidius, act(or?),
/ hic insitus est, / qui vixit an(nos) XXXVIII, / m(enses) VIII, d(ies) X.
– L’iscrizione sepolcrale di un actor (o di un actuarius?), il cui nome
unico formalmente è un gentilizio: ma si trattava con ogni probabilità di
uno schiavo; da notare la forma di registrazione della durata della vita.
• CIL X, 419 = Inscr. It., III, 1, 31 = ILS 6663 da Volcei: C(aio)
Bruttio D[i]/onysio, f(ilio) dul/cissimo, vi/xit ann(os) VIIII, /
mens(es) XI, d(ies) XVI, / Dionysius pat(er) / act(or).
• CIL X, 420 = Inscr. It. III, 1, 32 da Volcei: D(is) M(anibus) /
[B]ruttiae / Heliceni, / [c]oniugi in/[co]mpara/[bi]li, Dionysius /
act(or).
– Gli epitaffi dei familiari di un actor alle dipendenze della grande
famiglia senatoria dei Bruttii Praesentes di Volcei.
5
Procuratores
• CIL X, 106 = ILS 4039 da
Crotone (età traianea):
Herae Laci/niae sacrum /
pro salute Mar/cianae,
sororis / Aug(usti), Oecius /
lib(ertus), proc(urator).
– La dedica a Marciana, sorella
di Traiano, lascia ipotizzare
che Oecius fosse un liberto del
principe, sovrintendente delle
proprietà imperiali nella
regione.
– A destra, ritratto di Marciana,
oggi al Metropolitan Museum
of Art di New York.
6
Procuratores
• CIL XIV, 161 = ILS 1427 da Ostia (seconda metà del II
sec. d.C.): Q(uinto) Calpurnio C(ai) f(ilio) / Quir(ina
tribu) Modesto, proc(uratori) Alpium, proc(uratori)
Ostiae / ad annonam, proc(uratori) Lucaniae, / corpus
mercatorum / frumentariorum per M(arcum) Aemilium
Saturum / et P(ublium) Aufidium Faustian(um), /
q(uin)q(uennales), / q(uaestoribus) M(arco) Licinio
Victore et P(ublio) Aufidio Epicteto. / L(ocus) d(atus)
d(ecreto) d(ecurionum).
– Un procurator di rango maggiore rispetto al precedente,
come dimostra la sua condizione di ingenuo e la sua brillante
carriera amministrativa.
– Un’iscrizione proveniente dal famoso Piazzale delle
Corporazioni di Ostia, fu infatti posta dall’associazione dei
commercianti di grano ad un personaggio che aveva rivisto
un ruolo importantissimo nell’annona.
7
8
Il colonato
• Il colonus: un fittavolo che affitta una porzione di una grande proprietà,
che coltiva con l’aiuto dei famigliari, dietro pagamento di una quota del
prodotto.
• Un sistema di conduzione della proprietà molto diffuso nelle province
(per esempio in Africa o in Egitto), ma che nel II sec. d.C. guadagna
terreno anche in Italia.
• Il profilo sociale dei coloni: nella maggior parte dei casi contadini di
libera condizione, ma anche qualche liberto e addirittura schiavi.
• I crescenti vincoli di ordine sociale dei coloni nei confronti del
proprietario terriero (che tuttavia non consentono di assimilare
completamente queste figure ai servi della gleba del mondo medievale).
• Tali vincoli, comuni ad ogni colono, finiscono comunque per attutire le
differenze di status giuridico tra ingenui, liberti e servi.
9
10
Una trasformazione del paesaggio
agrario?
• Un’interessante ipotesi di G.B. Sangineto, da verificare
meglio sul terreno:
– Le ville superstiti si ingrandiscono e si abbelliscono nella
loro pars urbana, forse sfruttando le spoglie delle ville
abbandonate, per gli agi di un proprietario che non si occupa
più di agricoltura.
– Le ville abbandonate sono riconvertite a magazzini e
impianti produttivi: nel territorio di Scalea un impianto di
spremitura è creato in un ambiente pavimentato a mosaico.
– Attorno a queste ultime nascono piccoli villaggi di coloni.
• Un’ipotesi non sempre condivisa, nella tempistica: A.
Colicelli nega l’esistenza di una cesura alla fine del II
sec. d.C.
11
12
CIL X, 422 = Inscr. It. III, 1, 80 da Volcei: un
altro fittavolo di condizione servile?
• Ianuario, con[duct]ori(s?) / C(ai) Titi Rufi
[R]ecciani / servo, / vixit annos XXXVI; / fecit
Casinia Tallusa / pro meritis illius / carissimo
contuber/nali.
– Nell’interpretazione qui proposta il conductor sarebbe
piuttosto C. Titius Rufus Reccianus, apparentemente
uomo di libera condizione.
– Ma lo scioglimento conductori(s) non appare
strettamente necessario: in questa lettura alternativa è
Ianuarius, schiavo di Rufo Recciano, ad essere
conductor.
13
Le coltivazioni: i vigneti
• I riferimenti delle fonti letterarie:
– Strabone, Geografia, VI, 1, 14: le qualità dei vini di Lagaria e di
Thurii.
– Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XIV, 69: le migliori zone
vinicole della Lucania e del Bruzio.
– Ibid., XIV, 39: vigneti tardivi dei colli di Thurii.
– Ateneo, Deipnosofisti, I, 48: nell’excursus sui vini italici attribuito
al medico Galeno si ricorda il vino Reggino, da consumare dopo
15 anni di invecchiamento, e il Busentino, asprigno e salutare per
lo stomaco.
• L’estratto del testamento del nobile petelino M. Megonio Leone
(CIL X, 114 = ILS 6469) ricorda una vinea Aminea, da
identificare con il vitigno Aminaios dei Greci e l’Aminnium di
Catone.
14
Strabone, Geografia, VI, 1, 14: le qualità dei
vini di Lagaria e di Thurii
• La capnea, la
• Capnios et buconiates buconiate e la
et tharrupia in tarrupia, sui colli di
Thurinis collibus non Turii, non si
ante demetuntur quam vendemmiano prima
gelaverit. che abbiano sentito il
gelo.
17
Le coltivazioni: la frutticoltura
• Anche in età imperiale continuano a godere di buona fama
i meli cosentini: Plinio, Naturalis Historia, XVI, 115
riprende la notizia varroniana, attribuendo al malum
Consentinum un raccolto addirittura triplo.
– M. Varro auctor est vitem fuisse Zmyrnae apud Matroon triferam
et malum in agro Consentino (“M. Varrone sostiene che vi fosse
una vite che dava un triplice raccolto a Smirne, presso il tempo
della Magna Mater, e così un melo nel territorio cosentino”).
• L’esistenza di una varietà di pera detta Bruttia (Plinio,
Naturalis Historia, XV, 55) lascia pensare che anche
questa frutta fosse coltivata nella regione.
• La produzione nel territorio di Vibo Valentia delle anfore
Dressel 21-22, contenitori caratteristici della frutta,
conferma la rilevanza di questa coltivazione.
18
Le coltivazioni: gli ortaggi
19
Sfruttamento intensivo o
estensivo?
• La difesa delle forme di sfruttamento intensivo del
territorio che si trova nel manuale di agricoltura di
Columella si scontra con le esigenze dei grandi
proprietari assenteisti.
• La richiesta di minori investimenti e di minor lavoro, a
fronte di guadagni comunque buoni, spingeva in effetti
verso forme di sfruttamento estensivo: allevamento,
silvicoltura.
– La domanda di legname da costruzione fu incentivata, in età
augustea, dalle grande ristrutturazioni urbanistiche che
interessarono anche i centri della regione, come pure dallo
stanziamento di una base della flotta militare a Miseno.
20
La silvicoltura in età imperiale
• È questo il periodo di massima fama della pix bruttia, di
cui si ricordano i molteplici usi:
– Per impermeabilizzare i contenitori ceramici.
– Per sigillare dolia e anfore che contenevano il vino.
– Nell’invecchiamento dei vini.
– Per numerosi usi medici.
• Al I sec. d.C. risale anche una ben nota produzione di
contenitori da pece.
• Scarne le notizie sull’utilizzo del legname della regione: si
ipotizza anche per questo periodo, probabilmente a torto,
una forte deforestazione.
21
25
CIL X, 7: il monumento
32
I caratteri di CIL X, 7
33
L’allevamento
• Singolarmente poco documentato dalle fonti
letterarie nell’età del Principato (a parte
qualche allusione di Virgilio),
contrariamente alle notizie che abbiamo per
l’età repubblicana e quella tardoantica.
• Una testimonianza indiretta
sull’allevamento suino ci viene però dalle
fonti che trattano delle lucanicae.
34
Le lucaniche
• La ricetta di Apicio, De coquinaria, II, 4 prevede l’uso di un
impasto di carne porcina, grasso, erbe aromatiche, pepe intero,
pinoli, salsa di pesce, insaccato nel budello suino e affumicato.
• La ricetta del grande degustatore è probabilmente più sofisticata
di quella originaria.
• Un prodotto ricordato tra gli altri, per il periodo di cui stiamo
trattando, da Marziale e Stazio (ma prima di loro anche
Cicerone).
• Nell’Edictuum de pretiis, 4 la lucanica suina è registrata come il
tipo di salsiccia più pregiata e costosa.
• Una fama che divenne proverbiale: un Lucanicus è testimone
nello scherzoso Testamentum Porcelli.
• Oltre ai maiali, assai apprezzati anche i cinghiali della Lucania,
la cui caccia è spesso ricordata nelle fonti letterarie.
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37
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Vasche per l’allevamento del pesce a S. Irene
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Le attività edilizie: il tempio C di
Grumentum
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Il settore tessile
• Le attività artigianali legate all’allevamento ovino
trovano una recente e singolare testimonianza dalla
villa di S. Pietro di Tolve (Potenza).
– Una fuseruola, parte del fuso che era utilizzato per
filare la lana, bollata con il nome L(uci) Domiti Cnidi.
– Il personaggio è stato suggestivamente connesso con
Domitia Lepida, zia di Nerone e madre di Messalina,
grande possidente terriera nel Mezzogiorno.
– Forse la villa era sede un’attività di filatura su scala
“industriale”: dal sito provengono altre fuseruole non
bollate.
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50
Un’industria particolare: la produzione di
profumi
• Una produzione caratteristica di Paestum, dove sono
ricordati grandi rosaria, campi di rose.
• Viva testimonianza archeologica di questa industria una
bottega nell’area del Foro, esplorata in modo intensivo nel
1995.
• Una prima fase di occupazione, con una bottega creata
poco la creazione della colonia nel 273 a.C.
– La presenza in questi strati di frammenti di unguentaria qualifica
anche questa prima bottega come una profumeria.
• Una seconda bottega viene creata nel periodo 25-50 d.C.;
un letto di pressa vi viene collocato nella seconda metà del
I sec. d.C.
• La bottega e la pressa sembrano essere rimaste in uso fino
al III sec. d.C.
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La
collocazione
della bottega
nel foro di
Paestum
52
La pianta
della
profumeria di
Paestum
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La funzione della pressa di
Paestum
• La collocazione urbana della pressa consente di escludere
un suo uso per la produzione alimentare di olio o vino.
• Nello stesso senso depone l’accurata finitura dell’opera,
che non trova riscontro nelle grossolane presse agricole.
• Il confronto con installazioni simili a Delo e con
l’iconografia dell’area vesuviana consente di ipotizzare un
suo uso per ottenere lo speciale olio che costituiva la base
dei profumi, ottenuto dalla spremitura di olive ancora non
mature.
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La pressa della
profumeria di
Via degli
Augustali a
Pompei
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Ricostruzione
della pressa di
Paestum
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Il commercio e i trasporti
• Questi settori economici sono documentati da
qualche rara iscrizione:
– CIL X, 143 = ILS 7293 da Potentia ci fa conoscere
un collegium mulionum et asinariorum.
– CIL X, 487 da Paestum è l’epitafio di un mercator
di nome M. Caedius M. l. Nicephor.
– V. Bracco, Il macellum di Bussento,
«Epigraphica», 45 (1983), pp. 109-115 registra la
costruzione di un mercato alimentare nella cittadina
lucana, probabilmente in età augustea.
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Le finanze
• Pur godendo di una certa autonomia finanziaria interna, in età
imperiale cessa la monetazione autonoma delle comunità locali
della regione.
• Non abbiamo purtroppo dettagli sulla vita finanziaria delle
comunità regionali della Lucania et Bruttii, se non poche
notazioni che emergono incidentalmente dalle fonti epigrafiche.
– L’attività dei funzionari imperiali addetti alla riscossione delle tasse
indirette, come per esempio L. Aurelius Stephanus, procurator Augusti
XX hereditatum (CIL X, 122 da S. Benedetto Ullano).
– L’applicazione in alcune comunità del programma di sovvenzioni
alimentari messo a punto da Traiano, grazie alle attestazioni di
appositi quaestores: CIL X, 20 = ILS 6465 da Locri e CIL X, 47 da
Vibo Valentia.
– I generosi donativi di M’. Megonius Leo alla sua città, Petelia, al
tempo di Antonino Pio.
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CIL X, 20 = ILS 6465 da Locri
• Una pratica dimostrazione di come non ci si debba mai
fidare delle integrazioni e scioglimenti proposti nella
banca dati a http://www.manfredclauss.de:
– D(is) M(anibus) / C(aius) Corneli/us Troilus / IIIIvir
a(edilicia) p(otestate) IIIIvir / iur(e) dic(undo) Q(uintus)
p(ater?) p(ientissimus?) et / alimentari/ae vix(it) annis XXX
mensibus / V Sestia Pontice / filio dul/cissimo fec(it).
• La lettura corretta è ovviamente:
– D(is) M(anibus). / C(aius) Corneli/us Troilus, / IIIIvir
a(edilicia) p(otestate), IIIIvir / iur(e) dic(undo), q(uaestor)
p(ecuniae) p(ublicae) et / alimentari/ae, vix(it) annis XXX,
mensibus / V. Sestia Pontice / filio dul/cissimo fec(it).
61
I servizi privati
• CIL X, 30 da Locri: D(is) M(anibus). / Ediste, nutrix dominorum
su/orum, vixit annis XXXV, men(sibus) III. / Caerellius Felicio,
maritus, / coiugi (!) pientissimae et [di]ciplinae integris-
si[mae], / cuius et labori et c[---] / [---] et experienti[ae ---].
– L’epitaffio di una balia che aveva allattato i figli del suo padrone.
– Un documento piuttosto eccezionale che celebra le virtù professionali di
una donna.
• CIL X, 499 da Paestum: D(is) [M(anibus)]. / Tullio Suce[sso], /
pistori piissimo / ac sanctissimo, / coniuci(!), qui vixit / ann(os)
LX, m(enses) VI, d(ies) XVI, / Optata b(ene) m(erenti) fec(it).
– Un breve epitaffio che ci riporta alla normalità: piuttosto che le virtù
professionali del fornaio, sono celebrate la sua pietas e la sua sanctitas.
64
Gli spettacoli
65
Le arti liberali
• Anch’esse sono sovrarappresentate nella
documentazione epigrafica, per il prestigio
sociale che derivava dal loro esercizio.
• Per l’età del Principato si possono ricordare:
– Un grammaticus graecus a Grumentum (AE 1993,
546).
– Un librarius notarius che riceve sepoltura da un
paedagogus a Reggio (AE 1990, 213).
– Un medicus di condizione libertina che al
contempo è magister del culto di Mens Bona a
Paestum (AE 1975, 242).
66
Una società stratificata
• Nella società del Principato si distinguono numerosi
gruppi sociali, determinati non solo da fattori
economici (“classi”), ma anche:
– dall’ordo di appartenenza
– dalla condizione giuridica
– dalla posizione nei confronti della res publica.
• Gruppi sociali che non si trasformano mai in caste
chiuse, ma che mostrano una buona mobilità
sociale.
– La nostra documentazione privilegia i casi di ascesa
sociale, ma dobbiamo supporre anche un movimento
contrario.
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La fondamentale divisione
sociale
• Una fondamentale divisione sociale attraversa
anche tutta la storia del Principato: quella tra
strati sociali superiori e strati sociali inferiori.
• Tale divisione viene codificata anche nelle
fonti romane, soprattutto di carattere giuridico,
a partire dalla metà del II sec. d.C. nella
divisione tra honestiores e humiliores.
– Una distinzione che ha particolare effetto nel
diritto, con una progressiva differenziazione delle
pene inflitte ai membri dei due gruppi.
68
I gruppi sociali superiori
• L’ordine senatorio.
• L’ordine equestre.
• L’ordine dei decurioni, ovvero l’èlite
dirigente locale.
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L’ordine senatorio
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L’ordine senatorio e la carriera
politica
• L’ordine senatorio si caratterizza per il suo
impegno nella politica: nell’età del Principato
la classe dirigente dell’Impero è ancora in
larghissima misura composta da senatori.
• Un cursus honorum sempre più rigidamente
fissato, che determinava una gerarchia interna
all’ordo stesso.
– All’interno di questa gerarchia spiccava l’èlite dei
consulares, stretti collaboratori dell’imperatore.
71
72
L’ordine senatorio nella Lucania et Brutti
• Una regione che non ha dato molti membri al Senato di
Roma.
• All’interno della regio III prevalgono le gentes lucane.
• La sparuta rappresentanza di senatori della regio III ha
consigliato G. Camodeca a non trarre conclusioni al loro
riguardo.
• In realtà i caratteri delle gentes senatorie della regione che
possiamo osservare sono comuni al resto d’Italia:
– Provenienza dall’élite municipale.
– Un potere economico fondato sul possesso della terra, non solo nella
regione d’origine.
– Un successo spesso dovuto ad un’abile politica matrimoniale e ai
contatti con la casata imperiale.
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L’ordine senatorio nella Lucania et
Bruttii: l’età dei Flavi e degli Antonini
• Nell’età dei Flavi emerge per la prima volta la
famiglia dei Bruttii di Volcei.
– Il massimo lustro è raggiunto con il matrimonio di
Bruttia Crispina nel 178 d.C. con il futuro imperatore
Commodo.
– La famiglia sopravvivrà alla fine di Commodo e ne
possiamo seguire le tracce fino all’età di Costantino.
• Nell’età degli Antonini per un paio di generazioni
ha rilievo la famiglia degli Insteii, sempre da
Volcei.
75
I Bruttii di Volcei
• Anche se l’iscrizione nella tribù Pomptina rende probabile una
residenza della famiglia a Volcei, forse la sua origine è dalla
vicina Grumentum.
– Qui nel 57 a.C. è attestato un edile locale di nome C. Bruttius C. f. Ser(gia
tribu).
• Il primo esponente senatorio della famiglia attestato è L. Bruttius
Praesens, proconsole di Cipro nell’80-81 d.C.
– Sposa forse una esponente dei Fulvii Rustici della Transpadana.
• Il figlio C. Bruttius Praesens, dopo aver iniziato una carriera
senatoria che non sembrava molto promettente, sposa in seconde
nozze Laberia Crispina, figlia del lanuvino M’. Laberius
Maximus, console del 103 d.C. e stretto collaboratore di Traiano.
– Senza dubbio un impulso alla sua carriera, coronata dal consolato nel 139
d.C.
76
I Bruttii di Volcei
• Il figlio del console del 139 d.C. è il polionimo L. Fulvius
Rusticus C. Bruttius Praesens, che viene cooptato tra i
patrizi da Antonino Pio e raggiunge per due volte il
consolato, nel 153 e nel 180 d.C.
• Bruttia Crispina, figlia del precedente, sposa nel 178 d.C.
Commodo; viene esiliata a Capri e qui fatta uccidere.
• L. Bruttius Quintus Crispinus, fratello della precedente,
console nel 187 d.C.
• La famiglia sopravvive alla rovina di Commodo per
almeno altre tre generazioni.
77
Bruttia Crispina
• Busto di Bruttia
Crispina, 183 d.C.
circa, oggi a Parigi,
Museo del Louvre.
78
CIL X, 408 = Inscr. It. III, 1, 18 = ILS 1117 da
Volcei: la brillante carriera del padre di Crispina
• L(ucio) Fulvio C(ai) f(ilio) Pom(ptina) [Rustico C(aio)] /
Bruttio Praesenti Min[ucius] / [Lab]erio Maximo Pompeio
L(ucio) [---] / Valenti Cornelio Proculo [---] / Aquilio
Veientoni, co(n)s(uli) II, pr[aef(ecto) urbi, patri] /
[C]r[is]pinae Aug(ustae), so[ce]ro Imp(eratoris)
[Caes(aris) Commodi Aug(usti), sodali] / [Ha]drianali,
sodali An[t]onin[iano, Veriano], / Marciano, comiti
Impp(eratorum) [A]nt[onini et Commodi Augg(ustorum)] /
ex[pe]ditioni[s] Sarmaticae, p[raet(ori)], [trib(uno)
pleb(is), quaes]/tori A[ug(usti)], t[r](ibuno) mil(itum)
leg(ionis) III Gallic[ae, adlec(to) inter patric(ios)] / ab
Imp(eratore) divo Antonino Aug(usto) P[io ---].
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Le fortune dei Bruttii
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L’ordine equestre
• Numericamente più ampio rispetto all’ordine senatorio:
probabilmente intorno ai 20 mila membri ai tempi di Augusto.
• Un ordine parimenti identificato da una qualificazione
censitaria: un censo minimo di 400 mila sesterzi con Augusto.
• Un ordine meno compatto di quello senatorio, dal punto di vista
ideologico, economico e politico.
– Dal punto di vista economico, le fortune dei cavalieri potevano
essere determinate, oltre che dal possesso della terra, anche da
attività manifatturiere, commerciali e finanziarie, oltre che dal ben
retribuito servizio allo stato.
• Serbatoio dell’ordine senatorio, l’ordo dei cavalieri era aperto
verso il basso alle élites dirigenti cittadine, alla nobiltà delle
province (Arminio), a militari di professione, addirittura a liberti
(il medico Antonio Musa) o figli di liberti (il futuro imperatore
Pertinace).
83
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L’ordine equestre nella Lucania
et Bruttii
• L’analisi complessiva dei dati è solo all’inizio: ma in
analogia con quanto osservato per l’ordine senatorio,
anche i cavalieri della regio III non sono molto
numerosi e si concentrano prevalentemente in Lucania.
• L’impressione è che prevalgano i cavalieri le cui
ambizioni politiche si limitavano sostanzialmente
all’ambito locale e alle cariche civili.
• Vi è tuttavia almeno un’eccezione: C. Mulvius Ofillius
Restitutus di Grumentum, che prima di divenire
magistrato cittadino ebbe una brillante carriera militare
(vd. diapo 96).
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CIL X, 22: un
cavaliere patrono
di Locri
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I lasciti agli Augustales
• Una somma di 10 mila sesterzi, da mettere a frutto: gli interessi
del 6% dovevano essere impiegati per acquisto di candelabri e
lucerne, per illuminare due sale da pranzo donate dallo stesso
Megonio Leone alla confraternita, e in genere per il
mantenimento delle due sale (perpetuando così il dono di
Leone).
• La vigna Caediciana, piantata a uva Aminea, e parte del fundus
Pompeianus, per rifornire di vino i banchetti degli Augustali.
– I paletti di sostegno necessari alla vigna avrebbero dovuto essere
forniti dagli eredi di Leone.
– La vigna Caediciana doveva essere giunta in proprietà di Leone
grazie alla madre Caedicia Iris.
• L’epigrafe allude alla volontà di Leone di alleviare gli Augustali
dal pur modesto carico delle spese per l’illuminazione e le
bevande.
99
AE 1972, 148 da
Grumentum: la carriera
di C. Mulvius Restitutus
101
102
EAOR III, 34 da Paestum:
l’evergetismo di un notabile
locale
• M(arco) Egnio M(arci) f(ilio) / Mae(cia)
Fortunatiano, / IIvir(o) iter(um) q(uin)-
q(uennali), huic splen/didissimus ordo
decuri/onum, postulante populo, ob /
praecipuam et insignem mu/nificentiam
erga patriam / statuam ponendam
decre/vit, quod, cum XXV(milibus) HS
ac/ceptis a<d> conparationem / familiae
gladiato-riae, ma/iorem quantitatem
au/xerit a<d> nobilium gladi/atorum
conductionem. / adiectis etiam ursis mi/rae
magnitudinis se<d> et / nox<i>o, omni
quoque / cultu a<p>paratuque aucto, /
diem sublimiter exornavit
103
104
CIL X, 54 da Vibo Valentia:
l’atto evergetico di una donna
• [---] Quinta / [---]ae, sacerdos per[petua?] / [divae
Fausti?]nae, exornatum pop[---] /, [imp]ensa sua et
aqua in id pe[rducta], / [decuri]onibus s(ingulis) HS
VIII n(ummum), August[alibus ---].
– Il lacunoso testo ci fa conoscere uno dei molti numerosi
interventi evergetici di una donna, forse sacerdotessa della
defunta moglie di Antonino Pio, Faustina maggiore.
– Un intervento forse consistente nella costruzione di una
fontana pubblica o di un ninfeo, con le relative condutture
d’acqua.
– L’inaugurazione del monumento in suo onore fu
accompagnata dalla solita divisio di denaro.
105
I ceti medi
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L’Augustalità come onore ad un liberto
di eccezionale valore: AE 2008, 441
• Le singolari circostanze di tradizione del testo di un decreto del
consiglio municipale di Copia (Senatusconsultum Copiensium).
• Una lastra marmorea reimpiegata, insieme ad altre, per
pavimentare una vasca delle terme locali, forse nel III sec. d.C.
• Nel V e VI sec. d.C. le lastre sono divelte per farne calce: ma
lasciano un’impronta nella malta nelle quale erano state alloggiate.
• Scoperta nel 2004, le difficili condizioni ambientali e in
particolare l’altezza della falda acquifera, non hanno consentito di
rimuovere l’impronta, della quale tuttavia sono stati presi calchi e
fotografie.
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Il calco antico
del Senatus
consultum
Copiensium
(fotografia
riflessa)
108
Un documento con evidenti
problemi di lettura
• Oltre all’evidente singolarità di un testo noto solo
dall’impronta che ha lasciato, da segnalare:
• Un leggero slittamento al momento della posa in
opera della lastra ha provocato la deformazione
dell’impronta di alcune lettere.
• Altre impronte sono state distrutte al momento in
cui la lastra venne strappata.
• Nonostante l’acutissimo sforzo di Costabile, un
testo ritenuto ancora di incerta lettura e
interpretazione.
109
111
113
La curia Vinuleia
• Nel prescritto interessante la definizione
della sede del consiglio come curia
Vin[uleia]: la sua costruzione può essere
attribuita al notabile locale L. Vinuleius
Brocchus.
• La curia è identificata con il noto edificio a
emiciclo di Copia.
114
Ti. Claudio Idomeneo e l’Augustalità
• Un personaggio che, prima da schiavo, poi da liberto, lavorò
negli uffici finanziari di Copia, segnalandosi per la sua
professionalità e onestà.
• La ricompensa per questo suo comportamento è la concessione
dell’Augustalità.
– Se a Copia l’elezione degli Augustales pare essere nelle mani dell’ordo
decurionum, la situazione pare essere differente in altre città e in altri
periodi, in cui è attestata per esempio la cooptazione da parte degli stessi
Augustales.
• L’eccezionalità dell’onore conferito a Idomeneo consiste
probabilmente nel fatto che venne aggiunto, in soprannumero, al
collegio già esistente.
• Il provvedimento è rubricato come de civitate: Idomeneo, con
l’Augustalità ricevette automaticamente la cittadinanza copiense,
mentre prima era solo un incola?
115
L’elemento militare
116
CIL XVI, 95 da Paestum: il diploma militare
di un pretoriano
117
118
CIL XVI, 95: il testo esterno del diploma
militare di un pretoriano
• Imp(erator) Caes(ar) divi Hadriani f(ilius), divi Tra/iani Parthici nepos, divi
Nervae pro/nepos, T(itus) Aelius Hadrianus Antoninus / Aug(ustus) Pius,
pont(ifex) max(imus), trib(unicia) pot(estate) / XI, imp(erator) II, co(n)s(ul) II,II
p(ater) p(atriae), / nomina militum qui in praetorio / meo militaverunt in
cohortibus / decem I II III IV V VI VII VIII IX X, item / urbanis quattuor X XI
XII XIV, subie/ci, quibus fortiter et pie militia fun/ctis ius tribuo conubii
dumtaxat cum / singulis et primis uxoribus, ut eti/am si peregrini iuris feminas
ma/trimonio suo iunxerint, proinde / liberos tollant, ac si ex duobus ci/vibus
Romanis natos. Pri(die) K(alendas) Mart(ias) / L(ucio) Salvio Iuliano, / C(aio)
Bellicio Torquato / co(n)s(ulibus). / Coh(ortis) II pr(aetoriae) / C(aio) Licinio
C(ai) f(ilio) Men(enia) Probo Nuceria. / Descript(um) et recognit(um) ex tabula
(a)erea / quae fixa est Romae in muro post / templ(um) divi Aug(usti) ad
Minervam. // L(uci) Digiti Valentis, / P(ubli) Aeli Alexandri, / C(ai) Equiti
Rufini, / C(ai) Iuli Celeris, / L(uci) Fescennae Prisci, / M(arci) Ascani Domestici,
/ L(uci) Antoni Saturnini.
119
120
Bibliografia di approfondimento
• S. Accardo, Villae romanae nell'ager Bruttius. Il paesaggio rurale calabrese
durante il dominio romano, Roma 2000.
• C. Bossu, M'. Megonius Leo from Petelia (Regio III): A Private Benefactor
from the Local Aristocracy, «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik»,
45 (1982), pp. 155-165
• J.-P. Brun, The Production of Perfumes in Antiquity: The Cases of Delos
and Paestum, «American Journal of Archaeology», 104 (2000), 2, pp. 277-
308.
• J.-P. Brun – N. Monteix, Les parfumeries de la Campanie antique,
«Artisanats antiques d'Italie et de Gaule. Mélanges offerts à Maria
Francesca Buonaiuto», a cura di J.-P. Brun, Naples 2009, pp. 115-133.
• G. Camodeca, Ascesa al senato e rapporti con i territori d'origine. Italia,
Regio I (Campania, esclusa la zone di Capua e Cales), II (Apulia e
Calabria), III (Lucania e Bruttii), «Atti del colloquio internazionale AIEGL
su Epigrafia e Ordine Senatorio. Roma 14-20 maggio 1981», II, Roma
1982, pp. 101-163.
121
Bibliografia di approfondimento
• P. Cavuoto, M. Arrius Clymenus duovir di Blanda Iulia, «Vichiana»,
7 (1978), pp. 268-279.
• G. Ceraudo, A proposito della base marmorea di Manio Megonio
Leone rinvenuta a Strongoli "in foro superiore”, «Studi di
Antichità», 8 (1995), 1, pp. 275-284.
• A. Colicelli, Paesaggio rurale e trasformazioni economiche nei
Bruttii in età romana, «Rivista di Archeologia», 22 (1998), pp. 113-
132.
• F. Costabile, Senatusconsultum de honore Ti. Claudi Idomenei,
«Minima Epigraphica et Papyrologica», 11 (2008), 13, pp. 71-160.
• A. De Carlo, I cavalieri e l'amministrazione cittadina nelle città
dell'Italia meridionale. La Campania e le regiones II e III,
«MEFRA», 117 (2005), 2, pp. 491-506.
• H. Di Giuseppe, Un'industria tessile di Domizia Lepida in Lucania,
«Ostraka», 5 (1996), pp. 31-43.
122
Bibliografia di approfondimento
• M. Gualtieri, La Lucania romana. Cultura e società nella
documentazione archeologica, Napoli 2003.
• Id., Villae e uso del territorio nell'alto Bradano (Regio III) tra
tarda repubblica e primo impero, «Agricoltura e scambi
nell'Italia tardo-repubblicana», a cura di J. Carlsen - E. Lo
Cascio, Bari 2009, pp. 341-267.
• A.B. Sangineto, Per la ricostruzione dei paesaggi agrari delle
Calabrie romane, «Storia della Calabria antica, II, l'età italica
e romana», a cura di S. Settis, Reggio Calabria 1994, pp. 559-
593.
• Id., Trasformazioni o crisi nei Bruttii fra il II sec. a.C. ed VII
d.C.?, «Modalità insediative e strutture agrarie nell'Italia
meridionale in età romana», a cura di E. Lo Cascio - A. Storchi
Marino, Bari 2001, pp. 203-246.
123
Bibliografia di approfondimento
• S. Segenni, Economia e società in età romana: la documentazione epigrafica,
«Storia della Calabria antica, II, l'età italica e romana», a cura di S. Settis,
Reggio Calabria 1994, pp. 665-667.
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des Sévères. Étude épigraphique, Bruxelles 1993.
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