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“Il viandante sul mare di nebbia”

di Caspar David Friedrich (1774-1840)

Quadro dell’arte romantica. Gli artisti del tempo avevano l’obbiettivo di far
suscitare emozioni. Da questo quadro noi cogliamo la malinconia e la paura
provocata dalla nebbia, ma allo stesso tempo la figura, che si trova sulla
roccia più alta, ci trasmette la sua aspirazione di oltrepassare nuovi limiti e
avere nuove mete. Ci vuole far partecipare alla sua vista, non a caso è
raffigurato di spalle.

di Autore sconosciuto è concesso


in licenza da
Questo quadro racchiude alcuni concetti fondamentali:

o L’ idealismo tedesco: corrente di pensiero filosofica che ha origine dal


romanticismo e che afferma l’identità (= stessa cosa) tra realtà e pensiero.
o Il romanticismo: movimento artistico e culturale nato in Germania nella
prima metà dell’ottocento che riguarda la letteratura, l’arte e la poesia e in
seguito si diffonde in Europa. Gli anticipatori della mentalità romantica
possono essere rintracciati nel movimento dello Sturm and drang (1770):
tempeste di impeto, i cui temi erano riconducibili all’amore per i sentimenti
forti, alla riscoperta della natura come forza vitale, alla libertà e all’amor
patrio; circolo di Jena, dove si studiava l’opera di Kant e si gettavano le
basi per il superamento del criticismo. I suoi appartenenti sono poeti e
scrittori anche di alta levatura (Goethe, Schiller, Novails):

1) Sono anti illuministi più attirati dal sentimento e dall’istinto che dalla
ragione, (in opposizione a Kant).
2) Sono pervasi dal desiderio di libertà e di creatività per superare gli stretti
limiti del finito.
3) Lottano contro le convenzioni e aspirano compassione alla natura che
considerano intrisa di spiritualità: in essa Dio si rivela, si esprime, e l’uomo
partecipe di tale rivelazione.

Romanticismo e idealismo rappresentano il superamento della ragione


illuministica per affermare una nuova visione del mondo che esalta sentimento,
arte e tradizione. Vi è pertanto una nuova visione storica rispetto al passato.
Caratteri del ROMANTICISMO:

ASPIRAZIONE ESALTAZIONE RIVALUTAZIONE


ALL’INFINITO DELL’ARTE DELLA TRADIZIONE E
DELLA STORIA

Bisogno di assoluto. L’artista imita il divino e Storia intesa come


L’infinito è meta dello ricongiunge l’uomo con progressivo
spirito. la natura; finito e infinito. perfezionamento della
realtà.

1) L’aspirazione all’infinito deriva dall’inquietudine verso ciò che è un limite e


del profondo bisogno di assoluto. L’uomo deve tendere benché questa tensione
continua non sia mai appagata. L’infinito è perciò la metà dello spirito romantico
che ha nostalgia delle proprie origini divine. L’uomo romantico infatti non può
nascondersi i limiti connessi alla propria condizione. Egli ha una dolorosa
coscienza del senso di carenza che caratterizza il suo presente, un presente
desolato perché è il tempo della povertà, in cui gli dei sono fuggiti dal mondo.
Presente inteso come epoca della scienza che ha decretato la fine della visione
religiosa. Da ciò deriva il nichilismo, cioè il vuoto dei valori tradizionali, a cui si
ribellano i romantici.

Mentre la filosofia moderna riconosce la dimensione limitata dell’uomo e accetta


la sua finitezza superabile solo da Dio, la filosofia romantica dice che l’individuo
si realizza soltanto ricongiungendosi all’infinito (Dio). Al Dio impersonale e
freddo, principio razionale che assicura all’ordine dell’universo sostituisce un Dio
personale della religione cristiana che partecipa alle sofferenze dell’uomo. Deriva
da ciò la coloritura religiosa del romanticismo che, costituisce un motivo costante
del sentire romantico.

2) L’arte rappresenta agli occhi dei romantici la forma espressiva più matura e
compiuta a cui l’uomo possa affidarsi. Infatti è nell’arte che l’io trova la sua
realizzazione. Nella produzione artistica l’io imita il divino artefice, autore della

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natura e del mondo. Quella dell’artista è una nuova forma di libertà, che deriva
dalla capacità di ricongiungere il mondo delle idee al mondo sensibile, riuscendo
a esprimere l’unità di finito e infinito, materia e spirito.

3) L’uomo romantico:

o Vuole evadere dal presente e così immagina un’età posta nella remota
antichità, in cui l’uomo viveva in armonia con la natura e con gli dei. In
seguito si è verificata una frattura, per cui l’uomo si è staccato dalla natura
e si è sentito abbandonato dagli dei: è l’epoca moderna, l’età della scienza.
o Guarda invece al futuro in termini di progresso: la storia rappresenta il
progressivo perfezionamento della realtà.

I romantici considerano le epoche della storia in sé e per sè, nei loro valori e nella
loro verità. In quest’ottica si rivaluta il medioevo (per gli illuministi è un secolo
buio di barbarie e pregiudizi) e la storia passata, per ricercare le proprie radici e
tradizioni e origini della propria lingua. Le istituzioni del passato (chiesa,
monarchia) e gli ideali di integrità morale e di eroismo cavalleresco sono la fonte
di ispirazione delle moderne idee di nazione e di popolo (amor di patria).

Punto di partenza dell’IDEALISMO: nel criticismo kantiano: il conoscere è visto


come attività e non solo come passività. Critiche:

o Il soggetto si limita a sintetizzare e organizzare la realtà fenomenica tramite


le forme a priori (spazio-tempo-categorie).
o Tale operazione non è applicabile alla cosa in sé

L’idealismo tenta di superare ciò che è rimasto insoluto nel sistema kantiano.
Hegel non è stato l’ideatore dell’idealismo, ma attingendo dalle filosofie
precedenti, la esprime al meglio.

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HEGEL (1770-1831)

Nasce a Stoccarda nel 1770. L’educazione teologica ricevuta al seminario di


Tubinga emerge negli scritti e nella matrice religiosa del suo sistema filosofico: il
cristianesimo è considerato la religione più compiuta perché rappresenta la
riconciliazione tra Dio e il mondo (Cristo è l’anello di ricongiunzione fra l’umano
e il divino). Le due sue passioni sono: Kant e la rivoluzione francese, intesa come
modello di libertà ma anche di unità nazionale (elementi che mancavano alla
Germania dell’epoca). Nel 1800 si trasferisce a Jena: si avvicina alla filosofia di
Shelling e prende posizione in suo favore nello scritto “Differenza tra il sistema
filosofico di Fichte e quello di Shelling”: Attacca il sistema di Fichte perché
privilegia l’io a scapito dell’oggetto senza mai ricomporli all’unità. Shelling
invece viene apprezzato perché individua nell’assoluto il superamento della
separazione tra il soggetto e l’oggetto unificato i due termini. L’opera
“Fenomenologia dello spirito” rappresenta il distacco dalla sua filosofia da
Shelling. Nel 1807 compone la “scienza della logica” per conferire la sua filosofia
un ordine razionale. Tra il 1816 e il 1818 diventa professore all’Università di
Heidelberg e poi a Berlino: sono di questo periodo gli scritti “lineamenti della
filosofia del diritto” dove descrive le categorie essenziali dello Stato moderno e
della società civile. Muore a Berlino nel 1831.

Capisaldi:

LA CONVINZIONE L’IDEA CHE LA LA CONCEZIONE


DELLA VERITÀ COINCIDE DIALETTICA DELLA
RAZIONALITÀ DEL CON L’INTERO, IL REALTÀ E DEL
REALE TUTTO PENSIERO

1)Razionalità del reale: “ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”

La realtà materiale è la realizzazione e la manifestazione della realtà spirituale


(detta anche principio razionale, spirito, idea, assoluto e ragione). Significato:

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tutto ciò che esiste ha un senso o una sua logica altrimenti non esisterebbe: è
senza significato affermare “questo non dovrebbe accadere”. Se è così, cioè se
qualcosa è reale, e anche razionale.

L’assoluto è: (qualcosa in movimento, in evoluzione, un processo).

o onnicomprensivo: è come un organismo unitario di cui ogni cosa, ogni


individuo sono manifestazioni particolari (Kant che considerava il finito
separato dall’infinito mentre Hegel dissolve il finito nell’infinito).
o non è sostanza ma processo: si realizza pienamente soltanto alla fine del
processo stesso: la sua verità (comprensione) è il risultato.

Egli era un amante della storia, per capire la storia odierna per lui bisognava
vedere la storia passata. La sua filosofia quindi ha il compito di guardare il
passato per capirne la logica razionale e svelarla. Compito della filosofia: la
realtà materiale, poiché espressione dello spirito, coincide con la ragione che ne
costituisce la legge di sviluppo e l’essenza. Per gli illuministi il compito della
filosofia è di condizionare e modificare la realtà considerata caotica, mentre per
Hegel il compito della filosofia non è prescrittivo ma descrittivo poiché deve
constatare ciò che è già avvenuto, comprenderne la struttura esplicitare la legge
razionale immanente. Con un’immagine, afferma che la filosofia è come la
nottola, uccello notturno che inizia la sua attività quando ormai la giornata volge
al termine: allo stesso modo il lavoro del filosofo comincia quando la giornata è
finita. Così il filosofo non può spingersi oltre la propria epoca e deve volgere lo
sguardo ai fatti accaduti quel giorno per illuminarli con la luce della ragione.

2) La verità coincide con il tutto: la verità è la visione globale delle cose. Hegel
definisce astrazione (tirar fuori) il pensiero che non coglie tutti gli elementi di un
avvenimento. L’astrazione è tipica dell’intelletto che, nel suo procedimento
analitico, separa gli aspetti della realtà. E Hegel sostiene che dopo aver distinto,

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occorre riunificare le parti dell’oggetto nella sintesi poiché ci restituisce la
complessità del reale in tutta la sua concretezza: in questo consiste l’approccio
scientifico. Anzi, la filosofia è scienza in quanto è capace di elaborare un concetto
della realtà nel modo più completo possibile, attraverso la comprensione di tutte
le sue interne sfaccettature. Quindi il vero è il tutto come dice Hegel: ogni cosa ha
un senso e una motivazione, un significato razionale che risiede nella sua
relazione con tutti gli altri.

Il filosofo pone come esempio quello di un assassino: le persone comuni, le


signore forse osservano che è un uomo bello e interessante. Dall’altra parte il
popolo trova mostruosa quest’osservazione. Un conoscitore di uomini cerca di
rintracciare gli aspetti di vita di quel delinquente, e magari scopre momenti
particolari del suo passato che l’hanno portato a compiere quel delitto. Hegel
spiega che pensare in modo astratto significa non vedere nell’assassino nient’altro
che l’assassino in sé. Si ha pertanto una conoscenza parziale. Conoscenza tipica
della filosofia di Kant, che avrebbe analizzato solo il fatto in sé. Hegel invece
ritiene opportuno una conoscenza totale, che significa andare oltre il fatto e
conoscere l’essenza della persona, così dopo aver avuto un quadro generale, si
relazionano fra loro tutti gli elementi e si fa sintesi.

3) La concezione dialettica della realtà e del pensiero:


La verità= assoluto=idea, non è una dimensione statica ma è in divenire; È un
soggetto che compie un percorso di progressiva manifestazione, giungendo
nell’uomo e nelle sue attività e istituzioni alla piena consapevolezza di sé. Il
percorso di sviluppo dell’assoluto segue una legge detta dialettica che è sia regola
interna della realtà materiale, sia legge del pensiero poiché la realtà coincide con
la ragione.

La dialettica prevede tre momenti: TESI-ANTITESI-SINTESI

o La tesi (detta anche intellettuale o astratto), corrisponde con il momento


dell’astrazione: momento in cui un concetto o un aspetto della realtà viene
posto nella sua immediatezza, senza considerare una sua relazione con altri
concetti o altri aspetti della realtà: viene considerato astratto (parzialmente).

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La realtà materiale appare perciò costituita da oggetti separati e
staticamente contrapposti gli uni dagli altri. il pensiero è fermo e rigido.
o Antitesi (detta anche dialettica), corrisponde invece al momento della
negazione della tesi, rappresenta il momento critico, il contrario della tesi:
il non è. In questo momento ogni determinazione si scopre limitata, organo
di tale comprensione è il pensiero razionale, che riesce a chiarire la realtà
nel suo interno dinamismo e il fatto che ogni cosa ha senso soltanto nella
relazione con tutte le altre.
o Infine la sintesi o momento speculativo: è la negazione della negazione, che
non è un ritorno a quanto espresso in origine dalla tesi ma è qualcosa di
superiore sia della tesi che dell’antitesi pur tenendo conto dell’una e
dell’altra, (realtà superiore).
Non è semplicemente un’unione, è qualcosa di più. A differenza di Shelling
che attuava l’unione.

Esempio: tesi= ho dipinto un quadro, antitesi= il mio


gallerista me lo critica e mi di Autore sconosciuto è prega di ridipingerlo,
concesso in licenza da
sintesi= il nuovo quadro avvalendosi delle critiche
risulterà migliore del pretendente. Ho tolto quello che non andava ma insieme ho
conservato quel che invece era efficace e ben fatto.

Il movimento dialettico è definito da Hegel: aufhebung, che significa al tempo


stesso superamento e conservazione: cioè quel processo che contemporaneamente
nega e abolisce le determinazioni astratte e parziali, ma per conservarle ed
elevarle. Si può comparare a una spirale.

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Visibile anche nella realtà materiale nel percorso della storia: spesso infatti
vediamo la manifestazione dello spirito. L’età classica è la tesi, il Medioevo è
l’antitesi, necessario per arrivare alla sintesi con il romanticismo. Si parla infatti
di dialettica della storia: la storia è un percorso dialettico poiché è mossa dalla
negazione e dall’opposizione risultando tragica. Ogni civiltà è destinata a
tramontare ma il processo non si arresta mai al momento negativo: la fine di una
civiltà è la condizione per il fiorire di un’altra come per l’araba fenice.

L’Araba Fenice è un uccello


mitologico che rinasce dalle proprie
ceneri dopo la morte e proprio per
\ questo motivo, simboleggia anche
il potere della resilienza, ovvero la
capacità di far fronte in maniera
positiva alle avversità, coltivando le
risorse che si trovano dentro di noi.

di Autore sconosciuto è concesso in


licenza da

LA “FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO”

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La parola “fenomenologia” deriva dal greco e significa fenomeno, ciò che appare
e ciò che posso conoscere. Essa è la scienza che ci dice ciò che si manifesta alla
coscienza o al soggetto e rappresenta lo studio del manifestarsi della coscienza
umana nella storia.

Analizza il percorso dello spirito individuale non dell’umanità; il percorso


romanzato che fa lo spirito, partendo da una conoscenza parziale, per giungere al
sapere assoluto, il tutto. Percorso composto da tre tappe (chiamate da Hegel
figure), che segue il percorso della dialettica (passa per la tesi, l’antitesi e la
sintesi).

Le tappe della coscienza:

o fase della coscienza: fase in cui lo spirito pone l’attenzione all’oggetto (ciò
che sta fuori da me) e conquista la consapevolezza di sè, della propria
funzione costitutiva del senso delle cose. Dai sensi analizzo in modo più
approfondito, attraverso la percezione io attribuisco degli aggettivi a un
determinato oggetto. Hegel ci dice che la coscienza deriva dalle mie
sensazioni, dalle classificazioni operate dall’intelletto. Conoscenza che
avviene grazie a sè stesso, al soggetto e non all’oggetto. Quindi: conosco la
realtà fuori di me (tesi) per conoscerla però io sono importante perché
utilizzo i miei strumenti (antitesi). La certezza sensibile (tesi): sapere
immediato che ci arriva dai sensi, è una conoscenza insufficiente: la singola
cosa non può essere colta nella sua complessità senza riferirla alle altre, è la
coscienza stessa (soggetto) che la pone come oggetto; percezione (antitesi):
conferisce all’oggetto una serie di attributi, nella percezione ciò che unifica
gli attributi può essere solo il soggetto. intelletto (sintesi): con esso il
soggetto organizza, struttura, classifica .... costruisce il concetto.
o fase delll’autocoscienza: la coscienza volge la sua indagine conoscitiva sul
soggetto, sulla sua interiorità e sulla costruzione della sua identità. il
riconoscimento di sé avviene attraverso il rapporto con l’altro grazie a cui
la coscienza ha conferma della propria identità.
1. la relazione con l’altro implica il conflitto (ognuno cerca di prevalere) tra
due autocoscienze: ciascun contendente mette a rischio la propria vita per
ottenere la supremazia, per giungere al riconoscimento di sè

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(indipendenza). 2. La lotta termina quando una delle due autocoscienze
abbandona il campo e si sottomette all’altra. Vince chi non ha paura di
rischiare le estreme conseguenze.
Esempi di questo processo evolutivo sono le figure del servo- padrone,
dello scetticismo e stoicismo, dell’autocoscienza cristiana.

fase della ragione: si arriva alla conoscenza assoluta, che si raggiunge quando
tengo conto dell’insieme di soggetto e oggetto, rappresentata dalla ragione intesa
come certezza di ogni realtà. La ragione rappresenta l’assoluto, la verità, il tutto di
cui io faccio parte. La ragione é la tappa in cui si rende conto che il mondo da cui
é partita la coscienza sta dentro di noi. Si suddivide in: ragione osservativa
(momento in cui la ragione studia la natura, che significa studiare anche l’uomo);
ragione attiva, in cui l’uomo tenta di dominare la natura da solo, come singolo.
tutti i tentativi sono però destinati a fallire. eticità: il cammino verso il tutto può
essere compiuto solo a livello sociale. l’individuo non può cambiare il mondo ma
le istituzioni (stato), leggi che valgano per tuti si. Solo nell’eticitá che lo spirito
raggiunge il sapere assoluto.

COSCIENZA: AUTOCOSCIENZA: RAGIONE:


Attenzione per Attenzione per il Attenzione unità
l’oggetto soggetto profonda di
soggetto e oggetto

ragione come
certezza di ogni
realtà

La dialettica servo-padrone descrive il percorso della coscienza per affermare


la propria identità:

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o TESI: il padrone si determina come soggetto libero e afferma la propria
superiorità sul servo, ridotto a cosa. Il padrone è colui che per ottenere
l’indipendenza non ha paura di rischiare la vita nella lotta tra le
autocoscienze, vincendo il conflitto. Il servo: è colui che per paura della
morte perde l’indipendenza e la libertà per sottomettersi all’altro. Il
padrone sottomette lo schiavo, viene schiacciata la sua identità. Il
padrone ha la libertà, l’autonomia e i mezzi per renderlo sottomesso.
L’annullamento dell’identità costituisce la tesi.
o ANTITESI: il servo diventa soggetto autonomo, rivelando il carattere
inattivo e spiritualmente povero del padrone che diviene servo del suo
servo. Il padrone, infatti vive grazie al lavoro del servo, consumando
passivamente i beni che questi produce e rendendosi dipendente da lui.
Ancora il servo, servendo il padrone acquisisce la capacità di gestire
meglio sè stesso, i propri istinti e pulsioni, diviene consapevole di sé,
della propria indipendenza e superiorità, ponendo le basi per rovesciare
la situazione. Hegel ci dice quindi, che il servo, attraverso il suo lavoro,
acquisisce la scoperta di avere un valore, di avere un’autonomia
importante per soggiogare il padrone.
o SINTESI: è il momento in cui si realizza il diritto di entrambi i soggetti
alla libertà. Ciò che prima appariva come prerogativa del padrone (tesi)
e che poi è stato acquisito dal servo con il suo lavoro (antitesi) risulta
alla fine valore universale. Si ha quando il padrone e il servo si
riconoscono come persone autonome e libere.

La dialettica servo padrone è tipica del mondo greco-romano. Questa relazione la


viviamo anche noi nel corso della nostra vita, da bambini, in particolare la sintesi
si verifica quando si accettano le vite sia dei ragazzi, sia dei genitori su pari
livelli. Visibile questo percorso sia nel singolo che nell’umanità.

ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN COMPENDIO (1817)

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L’argomento centrale è l’assoluto. Se nella fenomenologia Hegel ci spiega come
si può arrivare all’assoluto partendo dalla coscienza dell’uomo. Nell’enciclopedia
il percorso è differente. Il punto di partenza non è più la coscienza individuale
(prospettiva individualistica) ma è l’intera realtà in tutte le sue componenti.

Nel testo Hegel analizza i tre momenti dialettici della vita dello spirito (i tre livelli
dell’essere):

o Tesi: l’idea “in sé e per sè”: idea pura, quella che ho in mente ma che non è
ancora realtà, essa è la struttura logica della realtà, il ragionamento. Lo
spirito si manifesta solo come pensiero, ovvero ciò che non si è ancora
presentato materialmente.
o Antitesi: “l’idea fuori di sé”, idea che si estranea da sé e diventa diverso da
ciò che era prima, quindi diviene materia, si incarna nelle forme spazio
temporali della natura. Lo spirito si manifesta quindi come materia, ciò che
è tangibile e che lui chiama natura.
o Sintesi: “l’idea che ritorna in sé”, lo spirito che dopo essersi incarnato nella
natura, ritorna presso di sé potenziato nell’uomo e nelle sue realizzazioni:
Stato, istituzioni. Cioè l’insieme del pensiero e della sua concretezza, viene
analizzato nella totalità.

Idea-natura-spirito vengono studiate da discipline diverse:

o La scienza che studia il pensiero e la sua struttura è la logica in tutti i suoi


aspetti.
o La natura è studiata dalla filosofia della natura, che comprende tutte le
discipline che studiano la natura materiale.
o Lo spirito che viene studiato dalla filosofia dello spirito.

LOGICA: è lo studio delle leggi del pensiero e della realtà. È la prima tappa del
divenire, la tesi. La logica è la scienza dell’idea, del pensiero, prima della sua
realizzazione nella realtà, di cui costituisce il riflesso. Ciò significa che i rapporti
che esistono tra i concetti sono gli stessi rapporti che esistono tra gli oggetti a cui
quei concetti si riferiscono, quindi se i concetti sono legati fra loro da una serie di

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regole, tali regole le ritroviamo anche nella realtà. Le leggi del pensiero sono le
stesse leggi della realtà. La logica è una triade, si racchiude in logica dell’essere,
dell’essenza e del concetto.

FILOSOFIA DELLA NATURA, è la seconda tappa del divenire, l’antitesi, la


caduta dell’idea. L’idea si aliena (concetto ripreso in seguito da Marx), si estranea
dando origine alla natura, cioè i fenomeni visibili e fisici. La natura è considerata
nei suoi tre aspetti:

o meccanica (la corporeità, l’esteriorità spaziale),


o fisica, studia i processi magnetici, elettrici e fisici,
o e infine il mondo organico, che si interessa degli esseri viventi.
Corrisponde con la sintesi perché il corpo non è solo corpo ma anche fili
elettrici ecc… Il suo obiettivo è di dimostrare che i corpi studiati dalla
scienza fanno parte di un unico organismo.

Hegel ritiene che tutte le discipline che studiano questo momento negativo della
dialettica valgano meno. Per lui quelle con più valore sono quelle che studiano la
sintesi, cioè la filosofia, la storia, il diritto, l’arte. La sua visione della natura è
stata criticata: infatti egli vede la natura come morte dell’idea e con l’unica
funzione di preparare il passaggio alla fase successiva. Tale prospettiva comporta
la svalutazione delle scienze della natura considerate da lui incapaci di
concettualizzare il mondo fisico, dato che questo rimane confinato
nell’accidentalità, al di sotto del livello del concetto.

FILOSOFIA DELLO SPIRITO, corrisponde al momento in cui l’idea ritorna in


sé: lo spirito giunge alla completa comprensione di sé. Si articola in:

o Spirito soggettivo: fa riferimento allo spirito individuale finito e limitato


che emerge partendo da forme psichiche elementari fino a quelle più
elaborate e comprende: l’antropologia, la fenomenologia e la psicologia.
o Spirito oggettivo: l’individuo nel rapporto con gli altri e comprende il
diritto, la moralità e l’etica.
o Spirito assoluto: espressione dello spirito e comprende l’arte, la religione
e la filosofia.

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Lo spirito oggettivo: si occupa delle relazioni con gli altri, e si manifesta nelle
istituzioni sociali e politiche, cioè ciò che crea l’uomo. È composto da:

o Il diritto astratto, che è l’insieme delle norme che regolano e definiscono le


relazioni con gli altri.
o La moralità che rappresenta il bene che l’individuo persegue pensando a sé.
o Eticità che è quando l’individuo unito ad altri persegue per il bene comune.

È un percorso progressivo, ci sono le norme, le interiorizzo per il mio bene e poi


per il bene comune. Il bene comune è portato avanti e rappresentato dallo Stato.

Diritto: lo spirito si manifesta come portatore di diritti, è l’insieme delle leggi


scritte che regolano i rapporti tra le persone. La prima manifestazione della
volontà dell’individuo che ha diritti si esprime nella proprietà privata. Essa
diviene legittima tramite un contratto. La presenza di un contratto implica che vi
sia la possibilità che qualcuno la violi. Pertanto occorre una pena. La pena serve
per ripristinare l’ordine giuridico e razionale violato.

Il riconoscimento dell’utilità della pena implica il passaggio alla moralità che


investe l’interiorità del soggetto. Questo processo ha quindi senso se riconosco
l’errore, interiorizzo le regole e non sbaglio più, per il mio bene individuale.

Moralità: tentativo del singolo di realizzare il bene del mondo. È la sfera della
libertà individuale, cioè dei proponimenti, delle intenzioni. La nostra moralità
emerge a partire da un proponimento in base al quale intendo comportarmi in un
certo modo. L’intenzione ha come fine il benessere. Distingue Hegel da Kant, per
Kant l’uomo si comporta in un modo perché obbligato, per Hegel deve avere uno
scopo. Ognuno persegue il proprio benessere, che si può scontrare con quello di
un altro.

Si arriva così alla eticità: la morale sociale. È sintesi di diritto e moralità quindi
l’unificazione delle leggi scritte e della moralità soggettiva. Esprime i doveri che
guidano i gruppi sociali verso il bene comune. Trova la realizzazione nelle
istituzioni e nelle leggi, come espressione della cultura di un popolo. Si
concretizza in tre movimenti: famiglia, società civile e Stato.

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o La famiglia: prima cellula sociale fondata sull’amore. Implica tre momenti:
matrimonio (dove l’amore è inteso nella dimensione spirituale), patrimonio
(dimensione materiale), educazione dei figli (generati dall’amore ma allo
stesso tempo generano fatica e costo). Questi ultimi sono considerati da
Hegel come persone in sé libere e non appartenenti né ai genitori né ad
altri; Hegel critica il rapporto di sudditanza che i figli avevano in epoca
romana. La famiglia ad un certo punto deve sciogliersi e i discendenti,
quando hanno la maggiore età, devono essere riconosciuti come persone
capaci di fondare famiglie proprie. Quindi la famiglia viene superata dalla
società.
o La società civile diventa un’antitesi della famiglia. Società civile è l’unione
di più famiglie definita: sistema dei bisogni. Nella società gli individui
sono legati fra loro non da relazioni affettive (come in famiglia) ma da
bisogni e interessi economici che devono essere regolati da norme giuridico
amministrative (diritto pubblico) che tutti devono rispettare. C’è
conflittualità: ciascuno persegue il proprio interesse esercitando una
professione (la numerosità degli individui rende opportuna una divisione
del lavoro dalla quale emergono ceti diversi e differenze di patrimoni), ma
nel contempo ciascuno produce beni che soddisfano i bisogni di tutti. Vi si
amministra la giustizia. Nella società gli individui sono ancora presi dai
propri interessi personali e particolari. La società si trasforma in Stato
quando questi interessi si sostituiscono in interessi collettivi, si lavora per il
benessere della società.
o Stato (per Hegel é qualcosa che nasce prima del cittadino, a differenza di
Locke che pensava che alla base dello stato doveva esserci il contratto
sociale). É espressione della razionalità e del passaggio dal particolarismo
all’universalità. Per Hegel lo Stato ha il compito di risolvere i contrasti
della società in favore del bene collettivo. In tal modo lo Stato incarna lo
spirito di un popolo: non è il risultato delle singole volontà ma viene prima
degli individui, è superiore ad essi. Non è dispotico, basato sull’arbitrio di
un sovrano, ma è un organico sistema di leggi (Costituzione) frutto della
vita e delle tradizioni di una società, che esprime il senso di appartenenza
spirituale di un popolo.

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Diversamente dal pensiero liberale moderno, lo Stato non deriva dal contratto
sociale, se lo fosse sarebbe l’espressione non della ragione universale ma
dell’arbitro dei singoli, che stabiliscono un accordo fra di loro. Per l’autore non
sono i cittadini a formare lo Stato ma lo Stato a formare i cittadini. È come un
organismo vivente in cui ciascuno è una parte. Lo stato si articola in:

o Diritto interno
o Diritto esterno
o Storia del mondo

La miglior forma di stato è la monarchia costituzionale, in particolare quella


prussiana, poiché in essa si fondono autorità e modernità. La monarchia
costituzionale ha tre poteri:

o legislativo, il potere di fare le leggi è affidato all’assemblea dei


rappresentanti delle classi;
o esecutivo o governativo: il cui compito è di tradurre leggi in norme pratiche
e operative.
o il potere del principe (sintesi): colui che dice l’ultima parola sulle leggi e
sulle decisioni da prendere.

Contrariamente a come sembra il monarca non ha ogni potere, il suo ruolo è


quello di decidere formalmente rispettando il colore dei suoi sudditi.

Rapporti con altri Stati: di fronte alle controversie insanabili nel rapporto con gli
altri, Hegel sostiene la guerra è necessaria, poiché ogni stato è in se autonomo e
non può riconoscere nessuna istanza superiore; è auspicabile perché è un antidoto
contro l’infiacchiamento dei popoli, in quanto rigenera lo spirito delle genti. Kant,
contrariamente, auspicava la presenza di un organismo internazionale (come
l’attuale ONU) in grado di dirimere le questioni tra gli stati e assicurasse la pace
perpetua.

Storia del mondo: l’ultima manifestazione dell‘eticità è nella storia. Tutta la storia
è una successione di forme statali che esprimono il divenire dell’Assoluto. Tre
sono le fasi dello sviluppo dello spirito verso la libertà: il mondo orientale in cui
uno solo è libero (despota); il mondo greco-romano in cui alcuni sono liberi (oltre

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ai cittadini ci sono gli schiavi) e il mondo germanico in cui tutti sono liberi (si
riconosce la libertà dell’uomo come tale, mondo a cui il filosofo appartiene).
Strumenti del divenire sono gli eroi, individui della storia che apparentemente
sembrano agire in base alle proprie passioni in realtà sono messi inconsapevoli
dello spirito che si serve di essi per realizzare i propri scopi. Hegel parla di astuzia
della ragione: strategia che utilizza la ragione per volgere le azioni e i sentimenti
degli uomini verso i propri obbiettivi.

Quindi la storia è l’insieme di tutti i passaggi economici, politici, civili delle varie
civiltà. E secondo Hegel lo spirito si manifesta anche in questi aspetti materiali.

LA STORIA RAPPRESENTA LA REALTÀ DELLO SPIRITO, LA


CONCRETEZZA, MENTRE É LA FILOSOFIA CHE MI PERMETTE DI
PRENDERE GLI STESSI ASPETTI MA DA UN PUNTO DI VISTA
RAZIONALE.

Spirito assoluto: si esprime attraverso le manifestazioni nel corso della storia. Lo


spirito diventa Assoluto poiché la ragione ritorna in sé stessa dopo aver passato le
determinazioni oggettive e parziali e si scopre infinita perché porta con sé tutta la
realtà molteplice e finita del mondo. Il sapere assoluto viene acquisito per gradi
tramite:

o arte
o religione
o filosofia

I tre momenti differiscono per la modalità con cui esprimono l’Assoluto:

Arte: lo spirito si comprende mediante l’intuizione sensibile: in un’opera d’arte


l’uomo percepisce l’unità tra spirito e natura.

Religione: è già una modalità di pensiero, ma ancora in forma rappresentativa.


Ciò significa che lo spirito non si esprime ancora per mezzo di concetti ma per
mezzo di rappresentazioni come i miti, le narrazioni, perciò non riesce a cogliere
l’essenza dialettica della verità. Non utilizza la pura razionalità, è già qualcosa di
più elevato ma ci fornisce ancora una rappresentazione parziale. La religione

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migliore è il Cristianesimo perché esprime la triade: Padre, Figlio e Spirito santo
(che rappresenta l’unità della manifestazione sia materiale che spirituale)

Filosofia: usa ragionamenti estremamente razionali, concetti puri. É la massima


espressione dello spirito perché è puramente razionale. É il più alto momento
dello spirito: la filosofia consente di cogliere l’Assoluto in forma concettuale
quindi con la massima razionalità. Scopo della filosofia: comprendere ciò che è
avvenuto nella storia (nottola di Minerva). La storia rappresenta lo sviluppo
dell’idea, il divenire dialettico della ragione, tale divenire coincide con la
filosofia, cioè con la serie successiva di conquiste spirituali compiute
dall’umanità nel suo cammino. Ciò significa che in ogni epoca lo spirito si
esprime da un lato in forma oggettiva e dall’altro in forma assoluta in determinate
espressioni dell’arte, della religione e della filosofia. In ogni momento storico le
forme dello spirito Assoluto esprimono quel particolare tempo.

Criticato perché egli riteneva che l’idealismo fosse la forma filosofica più alta, e
pertanto gli studiosi pensarono che con ciò intendeva che il mondo non si sarebbe
evoluto. Invece fu approvata la divisione triade dello spirito. Perché se io mi
fermassi alla tesi o all’antitesi, arriverei a una conoscenza soggettiva e parziale.

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