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Per i miei amici e per la mia famiglia dello Yoga

“MIO PADRE, COSÌ COME IO L’HO CONOSCIUTO”

Sono pienamente consapevole dei miei limiti nel ritrarre la vita di una persona così spiritualmente
realizzata quale era mio padre. In ogni caso, sento di dover cogliere questa sfida, essendo stato sin
dall’infanzia un diligente studioso dello Yoga, e avendo collaborato con mio padre per circa trenta
anni.
In realtà, ho rimandato la missione di scrivere questo testo per svariati anni, ma sono stato
particolarmente incoraggiato da due mie studentesse di Yoga, chiamate Vanessa Saidanha
(Vaneesha), della Virginia, USA, e Teresa Nuvola (Kusum), di Napoli, Italia, e quindi ho finalmente
deciso di non procrastinare ulteriormente.
Avendo poi concluso nel 2014 la documentazione dell’Adhiyoga Darshan, da me formulato nel
1998 (Sistema Autentico di Filosofia dello Yoga di Neel Kulkarni, USA), sento che questo è un
momento propizio per offrire un ritratto della vita di mio padre ai miei amici e alla mia famiglia
dello Yoga.
Negli scorsi quarant’anni di studio ed insegnamento dello Yoga, ho di proposito evitato di
raccontare qualcosa sul background di mio padre in merito a questo argomento. Non ho voluto
infatti usare il suo nome quale pubblicità per il mio manuale di Yoga. Nonostante io attribuisca
completamente il successo del mio lavoro nello Yoga alla sua benedizione, non desidero utilizzare il
suo nome per trarne profitto per le mie classi di Yoga.
Comunque, ritengo sia giusto adesso permettere che i miei amici e la mia famiglia dello Yoga
conoscano chi sia stata la fonte della mia conoscenza a riguardo. Questo libro riporta alcuni
aneddoti che sto raccontando per la prima volta.
Non intendo scrivere l’intera biografia di mio padre; io stesso non la conosco nella mia interezza.
D’altronde, lui stesso l’ha già scritta – non senza difficoltà – in sole due pagine, quale parte
integrante dei suoi scritti su Guru Shree Krishnanatha Maharaj di Mirajgaon. Il sig. Dattatreya
Kulkarni, un discepolo di Shree Das Kisan Baba (un giovane fratello discepolo di mio padre) ha poi
scritto un intero libro contenente la biografia di Shree Krishnanatha Maharaj, nonché la biografia di
mio padre (Shree Vinayak Rajam Kulkarni), di Shree Das Kisan Baba, e di Damayanti Tai (un
discepolo di Das Kisan Baba).
Bene, anche questo libro contiene la biografia di mio padre, ma non credo interessi più di tanto ai
miei amici e alla mia famiglia dello Yoga; nonostante ciò, credo che raccontargli alcuni dettagli
biografici possa essergli di grande beneficio.
Quando racconto poi delle esperienze mistiche e dei miracoli, ho cercato di limitarmi unicamente a
quelle in cui sono direttamente coinvolto o di cui ho una sufficiente conoscenza diretta, oltre che
quelle che sono rilevanti per la mia famiglia dello Yoga.
Inoltre, ci sono delle parti in cui racconto di mia madre: questo perché ritengo sia di grande
importanza nella biografia di mio padre. La spiritualità di mia madre ha pure contribuito in una
maniera enorme al raggiungimento dei miei traguardi nello Yoga, ma non lo racconterò
dettagliatamente in questo libro.
Nella parte finale di questo libro, ho inserito molte foto; questo lo renderà sicuramente più
interessante per i miei amici e per la mia famiglia Yoga.
Chiedo anticipatamente scusa se questo libro potrà sembrare più una mia biografia, ma non sono
stato in grado di evitarlo, per la necessità di fare il punto su mio padre; o magari anche per le mie
limitate capacità nello scrivere. Perdonatemi perciò qualche inadeguatezza nel mio tentativo di
scrivere questo libro. Spero che comunque possa essere d’aiuto ai miei amici e studenti più
spirituali. Dato che sto scrivendo questo libro principalmente per questa categoria di lettori, e dato
che non conoscevo nessuna persona in grado di poter scrivere una adeguata prefazione, l’ho
volutamente esclusa.

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Fortunatamente, ho trovato tre yogini che mi hanno aiutato con la lingua inglese per la stesura di
questo libro: sono estremamente grato per questo a Sharon Gordon dalla Spagna (che ancora non ho
incontrato di persona), Angela Norwood (Laxmi) dalla California, e la mia sorella spirituale Marisol
Fuson (Merry Soul!), sempre dalla California.
Lo studioso scrittore Sig. Hemachandra Kopardekar, che ha rivisitato attentamente ogni riga del mio
libro sull’Adhiyoga, non è rimasto in contatto con me per molto tempo; quindi ho deciso di non
disturbarlo ulteriormente con questa particolare incombenza, considerando pure la sua età avanzata.
Comunque, con mio grande stupore, sono riuscito ad incontrarlo solo un paio di giorni prima che il
libro andasse in stampa. Ha insistito nel leggerne la bozza, e con mia grande sorpresa ha rivisitato
ogni singola riga di questo libro in una sola notte! Ho quindi adeguato tutto ai suoi suggerimenti.
Sono convinto che questa sua apparizione, all’ultimo momento, sia stata realmente una benedizione
genitoriale per me (Ashirvada).
OM ShantiH.

Neel Kulkarni
Gurupournima, 2016.

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La sua infanzia.

Mio padre, Vinayak, nacque nel 1906 da una coppia di Bramini, in un piccolo villaggio del Distretto
di Satara, nello Stato di Maharashtra, in India. Sua madre, Ganga, era conosciuta per essere una
donna molto saggia, e suo nonno paterno, di nome Bajirao, era una persona considerata Santa. Suo
padre Rajam, invece, non era molto spirituale, ma ha comunque condotto una pratica di austerità per
cinque anni di seguito, con l’intenzione di avere un figlio, così come consigliatogli da suo padre. In
seguito al compimento di questa pratica, nacque dunque mio padre (vedi Foto 1 – Albero
Genealogico).
Quando Vinayak aveva cinque anni, suo nonno Bajirao era estremamente malato ed era stato
visitato dal suo fisiatra, un inglese chiamato Dott. Wills. Dopo la visita, Bajirao invitò 21 Bramini
dal vicino villaggio di Wai, e prese le loro benedizioni, ricambiate con delle donazioni (Dakshina) e
cibo. In quella occasione, Bajirao chiamò Vinayak con i suoi genitori, e gli rivelò che Vinayak
sarebbe diventato un grande Santo in futuro, e per questo avrebbe dovuto essere allevato in maniera
adeguata. Dopo aver pronunciato queste parole, Bajirao recitò tre volte il suo Mantra personale e
lasciò il suo corpo.
Vinayak rivelò da subito un grande interesse per istruzione ed educazione, ma comunque la sua
famiglia desiderava per lui dedizione ai lavori domestici e che abbandonasse lo studio.
Sfortunatamente, sua madre morì poco dopo suo nonno. A causa dell’opposizione di suo padre al
suo desiderio di istruzione, frustrato, Vinayak scappò dalla sua famiglia alla giovane età di dodici
anni, per recarsi a Mumbai e completare la sua istruzione superiore, lavorando molto per
sopravvivere e con lavori molto umili.
Sin da quando compì diciannove anni, Vinayak cominciò a praticare una particolare devozione per
Shree Dattatreya (divinità indiana dalle tre teste), come da tradizione familiare; era pure solito
leggere il Ramayana e la Mahabarata ai suoi colleghi di Mumbai, al mulino della stoffa (1918).
La gioventù di Vinayak fu molto dura in termini di cibo, vestiario e alloggio. Lui lavava le
macchine, vendeva le banane e lavorava per produrre le stoffe. Usava poi il metodo Madhu per
avere da magiare (che consisteva nel visitare cinque case per chiedere del cibo, riposto lì davanti
appositamente per i ragazzi poveri bramini). Allo stesso tempo era particolarmente frustrato, e
quindi cercò di togliersi la vita su una spiaggia di Mumbai. Ma uno Yogi apparve improvvisamente
sulla scena e gli disse che avrebbe dovuto fare molte cose prima che la sua vita potesse terminare.
Da quel momento mio padre incrementò la sua pratica spirituale, così come il suo progresso.
Avvennero alcuni cambiamenti mistici: per esempio, divenne capace di predire il futuro alle
persone, senza alcuna analisi o precedente conoscenza di quelle (1925).
A causa delle sue condizioni di vita estremamente dure, si ammalò gravemente.
Alcuni suoi amici lo riportarono nella casa di famiglia, nel Distretto di Satara.
A questo punto della sua vita, la sua famiglia dispose il suo matrimonio con Sumati, la figlia di un
benestante imprenditore di Pune. La stessa Sumati era una ragazza estremamente spirituale, sin
dalla sua infanzia. Lei lesse infatti l’intero trattato della Mahabarata plurime volte, da quando aveva
nove anni fino alla fine della sua vita, terminata ad ottantotto anni. Lei era solita raccontarmi le
storie della Mahabarata quando ero bambino, e questo di sicuro, seppur in maniera parziale, ha
contribuito a formare le basi dei miei studi sullo Yoga.
Un astrologo disse alla famiglia di Sumati che centinaia di persone si sarebbero inchinate davanti a
lei, un giorno. Questa profezia si avverò dopo il matrimonio con mio padre nel 1928 (vedi Foto 2 e
3 – Pimpode Budruk, luogo di nascita).
Vinayak completò il corso di studi per avere una certificazione da insegnante di scuola, e pertanto
ottenne un lavoro. Questo gli diede il nome di Maestro, nel senso di insegnante, a Marathi. Questo
epiteto rimase con lui fino alla fine dei suoi giorni (vedi Foto 4 – Mio padre dopo il suo matrimonio,
ma prima di avere incontrato il suo Guru. Foto sulla parte destra, in basso).

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La vita della sua famiglia.

Vinayak aveva pochissime risorse materiali all’inizio della sua vita matrimoniale. Dunque, dovette
lavorare molto per sopravvivere. Mia madre veniva da una famiglia benestante, e non era solita
lavorare molto. Da quando si sposò dovette perciò lavorare molto duramente, e gestire la difficile
situazione finanziaria.
Vinayak faceva due lavori a tempo pieno nell’insegnamento a scuola, oltre che lezioni private per
incrementare le entrate.
Nonostante la vita materiale fu difficoltosa, Vinayak e Sumati erano entrambi molto spirituali, e
consideravano perciò la vita intera come una pratica spirituale (furono assieme dal 1928 al 1968).
Dunque, furono capaci di sopportare tutte le difficoltà.
Malgrado il duro lavoro, entrambi trascorrevano molte ore in pratiche ascetiche spirituali, leggendo
le scritture in maniera molto disciplinata, e praticando la devozione in un modo molto particolare.
Per esempio, mia madre ha camminato a piedi verso il tempio di Someshwara, nello Shukrawar
Peth di Pune ogni lunedì per molti anni. Le lacrime sgorgavano dai loro occhi mentre leggevano le
scritture. Tutto ciò ha influito molto sulla mia vita, complessivamente.
C’è stato, in particolare, un evento che vale la pena raccontare qui. Non vi è una singola foto di mio
padre e mia madre come coppia. Una volta, mia madre supplicò mio padre per fare una fotografia
assieme, e quando questa fu scattata, l’immagine di Sri Sai Baba apparve tra di loro.
Questa particolare foto è in possesso della famiglia degli Ingle, a Pune.

Nonostante Vinayak fosse ascetico per natura, era ugualmente amorevole, con un cuore gentile ed
altruista. Inoltre, metteva le altrui necessità sempre prima delle proprie per quanto riguarda la sfera
materiale. Comunque, quando riguardo la sfera spirituale, era molto introverso. La sua pratica
spirituale interiore era difficilmente ravvisabile dagli altrui occhi, eccetto quando si rivelava in
forma di qualche tipo di miracolo. Mio padre non ha mai professato il suo credo in maniera forte, o
cercato di fare proselitismo. Successivamente, nella sua vita, insegnò ed aiutò centinaia di persone,
risolvendo qualsiasi tipo di problema, ma tanto avvenne per obbedienza alle indicazioni del suo
Guru. Tutto l’aiuto che dava agli altri, infatti, rientrava nel contesto degli ordini del suo mentore.
Mio padre non è mai andato dalle altre persone; bensì, erano quelle ad andare da lui (1938 – 1988).

I miei genitori hanno cresciuto quattro figlie e un figlio (il sottoscritto). Già avevano una figlia.
Mia madre desiderava fortemente un maschio. Pertanto, Vinayak e Sumati si recarono al
Tryambakeshwa Jyotirlinga (uno dei dodici importanti Santuari dedicati a Shiva, chiamati
Jyotirlinga) e pregarono per avere un figlio, con alcune promesse di devozione, chiamate Navasa.
Io nacqui in esattamente nove mesi e come bambino avevo tutti i segni astrologici associati a Shiva,
così come allo Yoga. Non a caso, mio padre fece un sogno prima della mia nascita, in cui uno Yogi
Sanyasi gli apparve e gli disse che presto sarebbe rinato nella sua famiglia. Appresi questo
avvenimento solo all’età di diciotto anni, perché mio padre e mia sorella lo raccontarono
casualmente solo un paio di volte nella mia vita.
Quel bambino fu chiamato Neelkanth, sulla base dei segni astrologici e del calendario.
Io dimostrai ben presto, sin dalla prima infanzia, un grande interesse verso lo Yoga e le materie ad
esso collegate. Mio padre aveva cinquant’anni quando nacqui (1956).

La vita della famiglia di Vinayak fu costellata da molte difficoltà economiche.


Lui era estremamente bravo nel suo lavoro da insegnante, ed era molto apprezzato. Ma non era
capace di concentrare la sua attenzione sul guadagno, forse a causa della sua estrema spiritualità, o
della consapevolezza di essere destinato ad essere economicamente povero. Mio padre ha subito
molti insulti per i suoi scarsi guadagni. Nonostante ciò, la sua mente pacifica e il suo coraggio non
furono mai abbattuti.

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Sembrava che il mondo esterno non influenzasse la sua interiorità, ma allo stesso tempo, si
comportava come una persona normale. Grazie alla sua completa fede in Dio e nel suo Guru, fu
capace di assolvere ai suoi doveri verso la sua famiglia, nonostante le entrate estremamente basse.
Posso dire che anche questo fu un miracolo, perché se si dovesse comparare il suo guadagno con le
necessità della famiglia, non potrebbe esserci altra spiegazione logica riguardo l’assolvimento di
questo compito (1938-1988).
I primi tre figli di Vinayak si sposarono ed ebbero dei figli; lui fu altresì capace di assolvere ai suoi
doveri sotto questo punto di vista. Comunque, come potetti osservare io stesso, non si intromise mai
negli affari familiari dei suoi figli.
La sua quarta ed ultima figlia nacque con delle menomazioni intellettive. Questo problema fu
causato dalle difficoltà che mia madre dovette affrontare durante la sua gravidanza (vedi “Varie”).
Vinayak amava questa figlia, e non la trattò mai diversamente. Ma, dopo i diciotto anni, dovette
essere assegnata ad un istituto per portatori di Handicap.
Suo figlio (il sottoscritto) era estremamente promettente nei suoi studi. Vinayak lo amava
intensamente, e lo ha sempre incitato a studiare bene e a diventare economicamente stabile.
Mio padre aveva notato il mio forte ed innato interesse verso lo Yoga e le discipline ad esso legate.
Sembrava che lui conoscesse già tutto riguardo il mio avvenire. Lui mi disse anche molto
chiaramente che avrei dovuto concentrarmi sugli studi e sulla mia stabilità economica, e che non
avrei dovuto preoccuparmi dei miei progressi nello Yoga, giacché questi sarebbero arrivati molto
naturalmente. Le sue parole si sono completamente avverate, dopo quarant’anni.
I miei studi procedevano ad una velocità sostenuta, e le spese richieste dalle mie ambizioni erano di
molto superiori alle entrate economiche di mio padre. Comunque, lui non cercò mai di fermarmi nei
miei studi, e mi disse che tutto quello di cui necessitavo sarebbe stato soddisfatto grazie alle
benedizioni di Shirdi Saibaba (che era la divinità più importante per mio padre, dopo l’incontro col
suo Guru, Shree Krishnanatha Maharaj).
Dall’età di tredici anni in poi, fino al mio Master in Ingegneria Aerospaziale, non ho mai dovuto
preoccuparmi del denaro necessario alla mia formazione. Queste entrate di denaro furono
estremamente miracolose, e mio padre sembrava esserne consapevole. Mi aveva infatti assicurato
che avrei dovuto concentrarmi sullo studio senza preoccuparmi dei soldi. Sotto questo aspetto, mi
veniva molto naturale avere completa fiducia nelle parole di mio padre. Col senno di poi, sembra
quasi siano avvenuti plurimi miracoli, che hanno permesso a mio padre di investire molte energie
sulla mia educazione. Ho vissuto come una persona benestante, mentre il resto della famiglia di mio
padre era economicamente povera. Racconterò dell’altro in maniera dettagliata più avanti, in questo
libro.
Quando ebbi terminato la mia formazione scolastica, mio padre non interferì molto nel mio
matrimonio, e non si aspettò mai nulla da me per il suo benessere economico personale. Si è
comportato con me come un amico, non lamentandosi mai di nulla. Ogni volta che ne ho avuto
bisogno, però, lui era sempre lì a guidarmi, ed è lo stesso anche oggi.
Aver avuto un padre come lui è il più bel regalo che la vita mi ha dato. Le sue benedizioni mi hanno
fornito sia sostentamento per i bisogni materiali che per quelli spirituali; un sostentamento di quelli
che gli altri possono solo sognare.

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La sua vita lavorativa.

Vinayak fu istruito per fare l’insegnante a scuola. Lui ha lavorato in alcune scuole e ha fatto pure
lezioni private per incrementare le sue entrate. Lui lavorava in una scuola chiamata Alegaonkar, ma
io non ho molte informazioni riguardo il suo impiego presso questo Istituto Superiore, fatta
eccezione per il fatto che percorreva in bicicletta una enorme distanza per raggiungere quel posto.
Successivamente, trovò impiego a Pune presso la Scuola Superiore Gopal come Bua, che significa
“Santo”. Io stesso studiai in quella scuola per molto tempo, dopo che mio padre ebbe lasciato quel
posto di lavoro.
Una volta fecero un’ispezione scolastica fatta dal corpo municipale della città di Pune. L’ispettore
educativo, notando la qualità dell’insegnamento di mio padre, e conoscendo le sue condizioni
economicamente povere, lo raccomandò alla Scuola Superiore di Santa Ornella, collocata nell’aria
rurale di Pune. Gli venne offerto un salario migliore e un posto come Preside di Scuola Media.
Comunque, le Autorità Cristiane della scuola Santa Ornella volevano che mio padre diffondesse i
dettami della religione Cristiana, giacché Vinayak aveva molti seguaci spirituali.
Mio padre dovette sopportare molte molestie da parte delle autorità cristiane di quella scuola; alla
fine, rassegnò le sue dimissioni dal lavoro nelle scuole.
Quando Vinayak si dimise dall’insegnamento all’età di sessantasei anni, gli venne offerto un posto
da supervisore in un’industria di incensi, di proprietà di un suo discepolo. Successivamente,
vedremo come questo discepolo passò da una condizione economicamente disagiata ad uno status
migliore, grazie alle benedizioni di mio padre. Lui accettò dunque quel lavoro, ma, come avrebbe
voluto il destino, lavorò solo da impiegato in questa fabbrica di incenso davvero fino a tarda età. In
quel posto mio padre fu trattato molto duramente come lavoratore, e questo influì molto sulla sua
salute. Fu pure insultato in molti modi da alcuni membri della famiglia di quel suo discepolo. In
ogni caso, Vinayak tollerò tutto con mente molto calma. Quel posto di lavoro era appena dietro il
nostro appartamento in affitto. Allora ero uno studente di Scuola Superiore. Incontravo mio padre
ogni volta che uscivo di casa o vi rientravo, senza mai mancare ad ogni singolo compito.
Durante quegli incontri, mio padre mi incitava a studiare bene, per trovare una mia sistemazione, e
mi raccontava di come quel duro lavoro fosse parte della sua austerità spirituale.
Venti anni prima di morire, mi disse che il suo duro lavoro sarebbe stato preso in considerazione,
così come la sua tolleranza e il suo perdono verso il suo discepolo.
Sempre durante i nostri incontri, mi diede buone linee guida per la mia vita futura, dicendomi che i
miei ottimi studi mi avrebbero ripagato. Mi disse pure che non avrei mai sofferto una condizione di
povertà e che sarei diventato molto ben conosciuto. Tutte le sue affermazioni si sono poi rivelate
veritiere (Foto 5 – Mio padre mentre lavora come operaio, col suo collega, Sig. Diwekar).
La salute di mio padre peggiorò a causa del duro lavoro nella fabbrica di incensi, ma lui continuò
comunque a lavorare per accudire la famiglia. Lui non era mai pigro o inattivo. Il suo aspetto era
quello di una persona ligia al dovere. Accettò la sua malattia e le difficoltà economiche prendendole
come un gioco. Io riuscivo chiaramente a vedere come lui fosse completamente disinteressato al
mondo materiale, pur vivendolo.

Quando iniziai la facoltà di Ingegneria, lui non era più in grado di lavorare. Ma, comunque,
svolgeva sempre qualche attività, come aiutare mia madre, consigliare i suoi discepoli, e pure
svolgere le faccende domestiche.
Le sue condizioni economiche erano tali che non poteva nemmeno permettersi di comprare la
verdura. Ma non lasciò mai che questo potesse influenzare negativamente la mia istruzione, e
continuava perciò ad incoraggiarmi negli studi (Foto 6 – Rara foto mia e di mio padre assieme,
dopo che aveva smesso di lavorare).

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La sua evoluzione Spirituale.

Considero un privilegio essere nato in una famiglia in cui nacque una persona come Vinayak.
Il nonno, Bajirao, era una persona santa. La sua storia è stata affrontata all’inizio di questo libro
(cfr. “La sua infanzia”). Esisteva una tradizione nelle famiglie di quel tempo, che consisteva nel
visitare il tempio di Pandharpur durante il periodo dei “primi otto giorni di Ekadashi”. Comunque,
uno degli antenati di mio padre aveva trovato una statua di Vitthal (la divinità del tempio di
Pandharpur) nella sua fattoria. Vitthal gli apparve dunque in sogno, asserendo che da quel momento
in poi non sarebbe dovuto esser fatto più nessun pellegrinaggio a Pandharpur. Ma uno dei suoi
successori disobbedì a questa statuizione, e dal quel momento non nacque più nessun maschio in
quella famiglia, così da terminare l’albero genealogico.
I genitori di Vinayak non riuscivano quindi ad avere un maschio, pur avendoci provato molte volte.
Quindi, suo padre Rajam venne convocato dal nonno Bajirao che gli consigliò di fare delle letture
cicliche di Shree Guruchantra (conosciuto come Parayana nella lingua Marathi) quale pratica tapas
(che significa austerità) per avere un figlio.
Rajam fece queste letture regolarmente per cinque anni. Diedero alla luce Vinayak, con grande gioia
di tutta la famiglia. Il fatto che sarebbe diventato un Santo in futuro fu predetto da Bajirao al
momento della sua morte. Questa storia è già stata narrata all’inizio di questo libro (vedi “La sua
infanzia”).
La perdita di sua madre in giovane età deve aver contribuito a rendere Vinayak molto introverso,
sebbene poco sia conosciuto riguardo la sua infanzia. Io osservavo spesso come gli occhi di mio
padre fossero molto luminosi e penetranti, tanto che sembrava conoscerti non appena ti guardava.
Mia madre una volta mi disse che durante i primi anni della loro vita matrimoniale mio padre era
capace di muovere una porta soltanto guardandola. Ma, allo stesso tempo, c’era anche qualcosa di
molto introverso nei suoi occhi. Nonostante io non abbia mai avuto poteri come quelli di mio padre,
comunque potevo comprenderli. Questo, perché quando ero uno studente alla facoltà di Ingegneria,
praticai un celibato molto rigido per un po’ di tempo, e durante quel periodo i miei occhi divennero
così taglienti che il mio professore in classe mi disse che stavo spaccando la lavagna col mio
sguardo.
Mio padre era estremamente paziente quando si trattava di superare disagi. Era capace di vivere con
una piccola quantità di cibo; era capace di sopportare la febbre alta e forti dolori. Ho assistito così
tante volte a tali infermità che non mi preoccupavo più nemmeno quando lui sembrava fosse vicino
alla morte a causa di malanni molto gravi. Mia madre me lo ripeteva molte volte, ed anche lui stesso
lo diceva qualche volta, che si prendeva i malesseri degli altri, per aiutarli. Solo un Santo può
riuscire a fare queste cose! Io attribuisco quella tolleranza ai disagi tipica di mio padre, a quel
ragazzo solitario che ha dovuto lavorare duro per riuscire a sopravvivere e a studiare nel mezzo
della città di Mumbai, oltre che ovviamente al suo amore spassionato per gli altri.
Dopo che aveva tentato di togliersi la vita, e dopo l’apparizione sulla scena dello Yogi, mio padre ha
sviluppato una intensa spiritualità. Lui cominciò a leggere la ben conosciuta Scrittura chiamata
Shree Guru Charitra mentre osservava un rigido celibato. Durante questo periodo, lui lavorava
anche in una fabbrica di abiti di Mumbai. Era pure solito leggere la Ramayana e la Mahabharata ai
suoi colleghi di lavoro. Comunque, a me non ha mai raccontato alcuna storia tratta da queste due
epopee.
Mia madre era solita narrarmi le storie della Mahabharata. Lei era molto brava a raccontare storie, e
quelle erano solite farmi piangere. Ricordo chiaramente i miei pianti, quando mi raccontava la storia
di Sudama, il povero amico di Shree Krishna. Mi ero addirittura fatto un’idea di quale potesse
essere l’aspetto di Sudama, e adesso ricordo che mi appariva come un giornalaio di strada coi
pantaloni corti!

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C’era una costante sensazione della presenza di mio padre, a casa, quale Yogi, anche nel mezzo
delle discussioni tra lui e mia madre, o nel mezzo di qualsiasi problema finanziario, o nel mezzo
delle beghe familiari o dei divertimenti. In tutti gli avvenimenti, indifferentemente che fossero
positivi o negativi, c’era sempre un forte sentore di energia, grazie alla sua presenza, che era solita
dare quella fiducia che sarebbe andato tutto bene, alla fine. E questo è quello che accadeva sempre.
Il periodo scolastico di mio padre fu costellato di enormi disagi; lui è sempre stato economicamente
povero, in tutto l’arco della sua vita, fatta eccezione per il periodo appena successivo al suo
matrimonio e fino alla terza figlia, quando la situazione finanziaria sembrava andare un pochino
meglio.
Lui mangiava molto poco. Infatti, posso dire, onestamente, che sia l’unica persona che io abbia mai
incontrato ad avere un completo controllo sulla sua lingua quando si mangiava. Non sono però mai
riuscito a comprendere come la sua costituzione potesse essere così forte; aveva delle spalle molto
larghe, e anche il suo petto era largo e forte. Le sue braccia erano possenti, i suoi polsi grandi ed
erano forti persino le sue dita.
Non ho mai visto mio padre giacere in modo pigro durante tutto l’arco della sua vita. Si riposava
unicamente quando era stanco o quando si ammalava. È calzante a questo punto raccontare un
avvenimento sorprendente, cioè che prima della morte di mio padre, mia madre non era mai
ammalata a tal punto da dover prendersi una pausa dal suo lavoro. Lei era solita aiutare le persone
portatrici di malattie contagiose, ma non contrasse mai alcuna malattia, neanche della semplice
tosse, o un raffreddore. Mio padre mi diceva spesso però che mia madre aveva dell’asma cronica
scritta nella sua costituzione karmika, ma che lui l’aveva bloccata, fino a che lui non sarebbe morto.
Tanto si rivelò essere vero. Dopo la morte di mio padre, lei visse per altri tredici anni, iniziando a
soffrire sempre più gradualmente di asma. Lei doveva addirittura mettersi seduta la notte, in preda
ad attacchi di asma e tosse secca.
Giacché stiamo parlando di malattie, vale la pena ricordare che è vero che un Santo può soffrire
molte volte la malattia di un suo devoto. Mio padre infatti era solito ammalarsi senza previe
avvisaglie, e la sua sofferenza durante quei momenti era davvero insopportabile da guardare, per gli
altri. Lui poteva essere assalito da stati febbrili terribili, o da graffi sul viso. E quando quel periodo
di sofferenza terminava, appena l’attimo dopo sembrava stare benissimo, e si comportava come se
non fosse stato affetto da alcun male.
Mia madre aveva addirittura assistito a quando mio padre vomitava fino a riempire un’intera busta
di spazzatura, ma senza che avesse mangiato molto cibo.
Io stesso ho più volte assistito a dei malanni che lo attanagliavano e a talmente tanta sofferenza che
sembrava presagirne la morte. Ma, il minuto dopo, vedevo che stava completamente bene.
In alcuna di queste occasioni, lui mi disse che avrebbe conosciuto il momento della sua morte, in un
tempo sufficientemente anticipato rispetto alla morte stessa.
Nel 1988 fu ricoverato all’Ospedale Prayag. Lui disse al dottore che nessun tentativo di salvarlo
avrebbe potuto funzionare. Andò in coma per svariato tempo, e io stesso non potei vederlo. Lui
disse pure alle persone che lo accudivano di non angosciarmi con il resoconto sulle sue condizioni
di salute, giacché al tempo mi trovavo in Nuova Zelanda.
In realtà, durante uno dei malesseri di mio padre, io mi lasciai trascinare molto dal punto di vista
emotivo. Questo accadde appena dopo aver ricevuto il mio diploma di Master in Ingegneria, e dopo
che mi fui spostato dall’area ovest del Bengali a Mumbai, per lavorare.
Come accennato prima (vedi “La sua famiglia”), io osservavo il celibato, che è durato per alcuni
anni dei miei studi di Ingegneria. Dunque, nessuno aveva mai accennato a un mio possibile
matrimonio, sebbene fossi considerato quale un buon candidato.
Stavo quindi lavorando a Mumbai, ma andai in visita a Pune per un breve periodo. Notai quindi che
mio padre stava così male da sembrare moribondo. Dunque, mi passò un pensiero per la testa, e cioè
che forse avrei dovuto sposarmi, dato che ero l’unico figlio maschio dei miei genitori. Ma, non
avevo osato parlarne apertamente. Scrissi quindi una breve lettera a mio padre, in cui gli dicevo di

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essere pronto al matrimonio, e che mi sarebbe piaciuto sposare la prima ragazza che fosse comparsa
agli incontri combinati. Io stavo palesemente promettendo di sposare qualsiasi fosse stata la prima
ragazza a comparirmi davanti durante quei colloqui (avrei tanto sperato di poter avere quella lettera
con me, oggi). Sorprendentemente, mio padre si riprese in un paio di giorni.
La famiglia di una ragazza, aveva contattato mio padre per fargli fare da mediatore nell’incontro per
la proposta di matrimonio tra il figlio di un suo discepolo e quella ragazza. Mio padre ritardò
quell’incontro, quasi come se conoscesse il futuro di quel ragazzo. Accadde, in seguito, che il
ragazzo si suicidò, e quindi la ragazza si salvò da quel matrimonio combinato.
Successivamente, il padre di quella ragazza organizzò un incontro tra lei e me. Io acconsentii a
sposarla già dal primo incontro. Anche lei rimase colpita da me, e volle sposarmi andando contro la
volontà di sua madre.
Mio padre mi consigliò di ritrattare la mia decisione, ma io rimasi inflessibile sulle mie scelte, così
come mi ero ripromesso di sposare la prima ragazza che avrei conosciuto negli incontri combinati.
Mio padre cercò anche di convincermi con l’aiuto di un suo studente, sig. Natu, che era
estremamente spirituale, nonché un avanzato praticante della spiritualità.
Il sig. Natu dovette viaggiare molto per poter far visita a casa nostra, quel giorno. Vedendo che ero
fermo sulla mia decisione, mio padre mi avvertì che me ne sarei assunto le conseguenze, e io,
stupidamente, acconsentii. Il mio matrimonio durò ventiquattro anni, ma fu costellato di molti
dolorosi problemi, principalmente ascrivibili alle mie sciocchezze e ai miei errori.
Questo a significare che non sto dando la colpa ad altri per la sofferenza che ho dovuto sopportare.
Sotto altri punti di vista, posso dire che ho avuto una vita matrimoniale meravigliosa.
Mio padre non mi ha mai colpevolizzato per questo, in tutta la sua intera vita; piuttosto, mi ha
sempre incoraggiato ad essere bravo e felice per quanto possibile.

Le condizioni economiche di mio padre furono molto povere per tutto il mio periodo scolastico, ma
lui mi incoraggiava sempre a studiare bene, e mi diceva che l’istruzione era la chiave, per me, per
uscire fuori dalle sofferenze economiche, e pure per avere successo nello Yoga. Lui non mi ha mai
consigliato di studiare solo per trovare un lavoro e iniziare a guadagnare per la famiglia.
Le mie ambizioni erano molto grandi, e iniziai a prendere borse di studio dal nono grado scolastico,
e continuai così fino a che non completai il diploma del Master.
La somma che ricevevo grazie alle borse di studio era, al tempo, maggiore di quanto potevo
spendere, e quindi era mia abitudine dare tutto il denaro risparmiato a mio padre, sebbene non fosse
una grande somma. Mio padre era solito sorridere quando lo facevo, e io sapevo esattamente cosa
significava quel sorriso; significava che io avrei guadagnato molto di più di quello che gli stavo
dando. Io ho guadagnato mille volte di più, ed è un dato di fatto. Il mio standard di vita economica
divenne centinaia di volte più elevato rispetto a quello della mia famiglia di origine. Quando questo
dato mi è sovvenuto alla mente per la prima volta, risiedevo negli Stati Uniti d’America, e mio
padre era già deceduto, e quindi passai attraverso un breve periodo di agonia sofferente.
Mi piacerebbe poter raccontare qui alcuni degli eventi accaduti nel corso della mia vita scolastica
che chiaramente rivelano la grande spiritualità di mio padre e pure i suoi poteri yogici.
Sto svelando molti di questi avvenimenti per la prima volta anche alla mia stessa famiglia.
Sin dalla prima infanzia, dimostrai di essere, e poi divenni, interessato alla Spiritualità ed allo Yoga.
Non c’era alcun bisogno che io prendessi lezioni di Yoga, giacché sentivo che la pratica era
completamente tangibile dentro casa mia, ogni singolo giorno; l’influenza di mio padre, le storie sul
suo Guru e personaggi simili, principalmente raccontate da mia madre, avevano costruito un forte
sistema di fede. Ma c’erano altresì delle esperienze tangibili che rafforzavano questa fede. Credo
che questa fosse la chiave della mia pratica e del progresso nel campo dello Yoga e della
Spiritualità, qualunque essa sia.

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Durante la mia infanzia, esistevano molti programmi Kirtan, Bhajan, e preghiere Arati a cui avevo
l’opportunità di partecipare. Queste cose crearono una idea di spiritualità e, specialmente, un amore
per il canto e la memorizzazione, che sono poi diventate parti della mia pratica yogica.
Ricordo mia madre cantare mentre faceva il pane Roti quasi quotidianamente durante i miei giorni
di scuola, e mentre mi serviva il pane caldo. Io riuscivo a consumare qualsiasi quantità di cibo
preparato da lei senza mai sentirmi appesantito. Non ho mai sprecato cibo, e, pertanto, fui benedetto
da mio padre nel non patire mai la fame durante la mia vita.

Ho un ricordo di mio padre che sedeva vicino la foto del suo Guru durante i programmi Kirtan,
dove un esperto compositore di Kirtan usava consegnare la preghiera. Alcune volte, le lacrime
sgorgavano dai suoi occhi, mentre altre volte sorrideva come se stesse parlando col suo Guru.
Durante le preghiere Arati del giovedì c’era un po’ di tempo in cui i devoti potevano cantare una
canzone per ciascuno. Anche io cercavo di cantare qualche volta. Ero molto principiante nel canto,
ma quel tempo è servito a darmi una base per l’insegnamento del canto nelle classi di Yoga. Ricordo
chiaramente mio padre sorridere, o addirittura ridere in maniera leggermente udibile quando
cantavo durante quelle giornate.
Quando avevo otto anni ebbe luogo la cerimonia del filo sacro (Maunji Bandhan). Nel corso di
questa cerimonia, il sacerdote procede all’iniziazione di un ragazzo al Gayatri Mantra. Questa
iniziazione avviene in una tenda di stoffa, all’interno della quale il ragazzo riceve segretamente dal
sacerdote il Gayatri Mantra. Quando questa cerimonia stava per cominciare, mio padre disse al
sacerdote incaricato che sarebbe stato lui stesso a impartirmi quel Mantra.
Entrambi fummo ricoperti di stoffa. Mio padre mi recitò quel Mantra una sola volta. Mi disse di
recitarlo dodici volte al giorno. Con mio grande stupore, mi ritrovavo automaticamente a meditare
sul sole quando cantavo questo Mantra. Ho proseguito con quel canto per più di quarant’anni. Di
sicuro ho ricevuto enormi benefici da questa pratica. Ma, nel corso della mia vita, mio padre non mi
chiese mai se stessi o meno praticando quel canto, e neanche io ho mai parlato con nessuno di ciò.
Mi entusiasma notare, in qualità di insegnante di Yoga, come io sia stato capace di continuare così a
lungo una pratica e come io pensassi che fosse una cosa naturale (vedi Foto 7 – La mia cerimonia
del filo sacro).

Durante i primi quattro anni di scuola elementare, sono stato un normalissimo studente, con voti
nella media o addirittura sotto la media.
Ero solito sedere ai lati della classe, oppure in fondo. C’erano due ragazze nella nostra classe. Una
di loro arrivava sempre prima, e l’altra sempre seconda agli esami. Ma, giacché mio padre era stato
insegnante nella stessa scuola, tutti gli insegnanti mi conoscevano e mi adoravano.
Mio padre era rispettato in tutta la scuola, non solo come insegnante, ma anche e soprattutto come
Maestro di Spiritualità.
I maestri erano soliti portarmi da mangiare dei dolciumi.
Ma, quando arrivai al quinto anno al Liceo di Gopal (questa scuola ancora esiste!), fui piazzato
nella Sezione B. La sezione A era per i migliori studenti; la B per quelli di media qualità; la C per
quelli più scarsi. Al tempo, mio padre iniziò ad elogiarmi un pochino, di volta in volta. Non ricordo
i dettagli, sinceramente.
La materia scolastica della lingua inglese venne introdotta al quinto anno. Cominciai anche a
frequentare il Tilak Maharashtra Vidyapeeth, un istituto specializzato nell’insegnamento del
Sanscrito, dell’Inglese e dell’Hindi, dopo le ore di scuola. Questi tutorati erano davvero economici,
ma di alta qualità. Incontrai il mio insegnante di Sanscrito, il Dott. Thite, in quel posto, nel 1968, e
lui è tutt’ora il mio maestro. Lui è stato l’unico, infatti, a revisionare la parte in sanscrito del mio
libro “Adhiyoga, Sistema Autentico di Filosofia Yoga di Neel Kulkarni”, pubblicato nel 2014.
Sentivo una certa qual sorgente di energia dentro di me nel corso del quinto anno scolastico. Da
allora in poi, arrivai sempre primo nella sezione B, fino al settimo grado di scuola. Nell’ottavo

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anno, arrivai secondo nella sezione A, dove studiava una delle due studentesse che erano lì dal
quarto grado. Lei era ancora la migliore tra gli studenti della sezione A. Fui considerato il migliore
tra gli studenti, secondo solo a quella ragazza.
Fino all’ottavo grado, studiai al Liceo di Gopal, dove i miei insegnamenti con i tutor erano pagati
dal fatto che mio padre aveva precedentemente insegnato in quella scuola. Ma le regole cambiarono
presto, e, dunque, risultò che anche io avrei dovuto iniziare a pagare le provvigioni per il tutoraggio,
a partire dal nono grado in poi.
Mia sorella, che pure studiava nella scuola superiore di Gopal, aveva appena completato
l’undicesimo grado (cioè il diploma di scuola superiore). Anche lei era una studentessa modello. In
seguito, cominciò a studiare al College del Sig. Parashumbhau, nella città di Pune. Lei costrinse la
mia famiglia a trasferirmi in una scuola migliore, la “Nuova Scuola Inglese”, in qualità di studente
del nono grado.
Improvvisamente, mio padre ebbe da pagare ben due provvigioni scolastiche, e si dimise anche
dalla Scuola Missionaria Cristiana, per i problemi di gestione già descritti precedentemente (vedi
“La sua vita lavorativa”).
Nei fatti, la condizione economica di mio padre, al tempo, era ai suoi minimi. Uno dei suoi
discepoli gli offrì un lavoro in un’industria di bastoncini di incenso, di cui era appunto il
proprietario. Questa industria si trovava appena dietro il nostro appartamento. Ricordo esattamente
l’aspetto di mio padre, al tempo. Il suo viso appariva completamente pacifico, senza alcun segno di
preoccupazione. La luce del suo viso non era assolutamente oscurata.
Lui fu completamente in grado di accettare quel lavoro nella fabbrica di incensi del suo discepolo
dopo aver fatto il Preside di una scuola, e dopo essere stato reputato un grande maestro. Questo
accade davvero raramente in India. Quale mansione del suo nuovo impiego, rivestiva il ruolo di
supervisore, ma, molto presto, venne declassato ad operaio. Questo sorprese davvero tutti i nostri
amici, perché mio padre era considerato un Santo, e perché era vicino al compimento del
settantesimo anno di età, con tutto il duro lavoro sulle spalle. Mia madre quella volta si inquietò
davvero molto, sebbene mio padre aveva accettato tutto col sorriso.
Mio padre lavorò in quella fabbrica approssimativamente per dieci anni. Dovette pure subire
un’operazione agli occhi, perché risultarono essere stati danneggiati dal fumo dei bastoncini di
incenso. Veniva insultato frequentemente, e dovette svolgere davvero un duro lavoro come operaio.
Fu contemporaneamente una sorpresa nonché un motivo di rabbia per molte persone osservare che
una persona così buona ed onorabile era provata tanto duramente da quelle circostanze, e che allo
stesso tempo manteneva una calma totale. Concretamente, però, nessuno si fece veramente avanti
per offrire qualsiasi altra alternativa.
Il mondo, incluso quello spirituale, è pur sempre egoista!
Durante quel periodo, mio padre si ammalava spesso, oltre al fatto di essere stato operato agli occhi.
Ma posso dire che questo non influenzò assolutamente la sua mente pacifica; in nessun modo.
L’unico vantaggio di quel lavoro, almeno per me, era la vicinanza a casa, ed il poterlo vedere ogni
volta che uscivo e ogni volta che rientravo.
Lui insisteva affinché lo incontrassi, e parlassi con lui durante quei momenti. Mi sorprende adesso
ricordare che non solo non mancavo mai ad alcun appuntamento, ma anche che lo salutavo sempre
toccandogli i piedi. Il fatto di salutarlo toccandogli i piedi, accadeva dalle quattro alle otto volte al
giorno, per tutti e tre gli anni di scuola superiore.
Durante questi incontri, mio padre mi dava così tante dritte sul mio progresso scolastico, mi
raccontava della sua sofferenza, il suo futuro e il mio futuro, e la necessità che mi concentrassi sugli
studi, sul suo Guru e sui miei progressi nello Yoga.
Quando mi parlava, ero solito piangere, ed inoltre diventavo sempre più focalizzato negli studi
scolastici; per quanto riguarda le materie inerenti lo Yoga, quelle mi erano automaticamente chiare.
Non vi è dubbio che quegli incontri con lui abbiano largamente contribuito alla formazione della
mia personalità sia dal punto di vista dell’educazione che dal punto di vista yogico.

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Divenni un brillante studente nell’ambito della New English School.
Nel corso degli studi superiori, ho avuto insegnanti di grande qualità.
Mio padre ha sempre incoraggiato i miei studi. Mi offrirono, poi, delle borse di studio, con cui fui in
grado di pagare ogni cosa.
È interessante notare come quelle borse di studio mi furono sì assegnate per merito, perché ero un
bravo studente, ma anche perché mio padre era molto rispettato da coloro i quali prendevano le
decisioni in materia di assegnazione.
Superai brillantemente la scuola superiore e fui ammesso al college per le materie scientifiche, dove
continuarono ad essermi assegnate borse di studio.
Durante gli studi superiori, così come al college, c’era una sorta di filo conduttore tra i miei studi,
mio padre e la mia spiritualità, tanto che mi sentivo come se stessi scalando le vette dell’istruzione e
della spiritualità allo stesso tempo, con totale fiducia e senza nutrire alcun dubbio.

A questo punto, posso iniziare a raccontare la storia dei miei studi in ingegneria, all’interno del
rinomato Istituto di Ingegneria Indiano di Tecnologia (IIT Kharagpur).
Quando ero all’ultimo anno della Scuola Superiore, avevo un amico che era il top negli studi. Da
che ci frequentavamo costantemente, fummo in un certo qual modo allontanati dal fatto di
frequentare due differenti College scientifici.
Comunque, lui era solito giocare a pallavolo presso il College Sig. Parashurambhau, a Tiluk Road, a
Pune. Anche io andavo lì a giocare, dato che quel posto era vicino casa. Dopo circa un anno,
scomparve improvvisamente, mentre io ero al secondo anno di College.
Un giorno, tornò ai campi di pallavolo, e io lo incontrai.
Mi raccontò che stava frequentando un accreditato istituto di formazione in ingegneria, chiamato
Istituto Indiano di Tecnologia. Frequentavo, allora, il secondo anno del college scientifico, e stavo
preparando la mia ammissione alla facoltà di Ingegneria, a Pune, che è pure molto rinomata. Da lui,
però, appresi che l’IIT era considerata la migliore Università in India, ed in tutto lo Stato Indiano, vi
erano solo cinque Istituti di Tecnologia così. Io fui attratto dall’IIT e volli provare l’ammissione a
quella facoltà. Cominciai a preparare gli esami di ammissione con una straordinaria motivazione.
Mio padre mi incoraggiava a studiare, ma senza domandarmi mai cosa significasse IIT e senza mai
discutere dell’argomento.
Solo i migliori studenti si presentano a questi esami, e di questi solo una percentuale molto piccola
ottiene l’ammissione all’IIT.
Ma io stesso, così come mio padre, avevamo entrambi un generico sentore che avrei superato quegli
esami.
Quando finalmente uscirono i risultati dei test di ammissione, il mio nome era sì collocato nella lista
dei selezionati, ma, sfortunatamente, mi posizionai alla fine di questa lista. Sapevo la motivazione
di quel risultato; avevo distrattamente dimenticato di rispondere a una parte delle domande inerenti
la Fisica.
Comunque, ci eravamo informati dai nostri amici dell’IIT di Mumbai, sulle probabilità di essere
ammessi in quell’Istituto, che era il più vicino alla casa dei miei genitori. Mi risposero che non c’era
alcuna probabilità di essere ammessi a nessuno dei corsi di Ingegneria presenti all’istituto di
Mumbai, e che altrettanto probabilmente non sarei stato ammesso nemmeno alle altre branche di
ingegneria presenti negli altri quattro distaccamenti dell’IIT. Fui un po’ infastidito da queste
previsioni. Mio padre, però, mi rassicurò che sarebbe andato tutto per il meglio, grazie alla
benedizione di Shirdi Saibaba. Mi recai al colloquio di ammissione accompagnato da mia sorella
maggiore che era molto colta, ma non conosceva davvero nulla di ingegneria.
Riuscii invece ad ottenere l’ammissione a qualche corso di studi ingegneristici del College di Pune.
Ma io ero interessato unicamente al più ricercato corso di studi dell’IIT.

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Fummo ospitati all’interno di un piccolo appartamento di un amico che avevamo in comune e che
viveva nel quartiere degli studenti ricercatori all’IIT di Mumbai. Questo studente ricercatore era il
cognato di uno dei discepoli di mio padre (Sig. Shashi Patwardhan).
Ebbi difficoltà a riposare, quella notte, a causa dello scarso posizionamento nella classifica dei test
di ammissione all’IIT. Infine, riuscii a prendere sonno alle prime luci dell’alba.
Feci anche un sogno, in cui mi comparse Shirdi Saibaba, e mi disse che stavo per essere ammesso
all’IIT. Questo mi rese felice.
Il giorno seguente ci recammo al colloquio. Nessuno dei corsi di ingegneria di Mumbai era
disponibile; gli unici erano il corso di ingegneria agraria e di ingegneria civile all’IIT di Kharagpur.
Questo IIT era ubicato nella parte orientale del Bengala. Non avevo cognizione di dove si trovasse
questo posto, ed inoltre era il più lontano da Pune. Non ero nemmeno entusiasta di quelle due
branche. Ne parlai col Presidente della Commissione, sig. Chandiramani, e gli espressi le mie
perplessità. Dopo aver osservato attentamente il mio posizionamento, mi rispose che avrei potuto
unicamente iscrivermi a quei due corsi e che mi consigliava in particolare quello di Ingegneria
Civile. Mi disse inoltre che poteva esserci una possibilità che qualcuno con un buon piazzamento
nelle classifiche dei test e iscritto al corso di Ingegneria Aeronautica potesse rinunciare per andare
magari altrove. Il sig. Chandiramani mi disse quindi che mi offriva un posto alla Facoltà di
Ingegneria Civile, come conferma della mia ammissione, e quello ad Aeronautica come ipotesi nel
caso in cui qualcuno vi rinunciasse, come già specificato poc’anzi.
Quando uscii dal colloquio, dissi a mia sorella che avevo accettato di frequentare ingegneria civile a
Kharagpur, a ovest del Bengala. Lei rimase abbastanza shockata, colpevolizzandosi del fatto che
sarei dovuto andare così lontano da Pune, per la prima volta nella mia vita.
Al mio rientro a Pune, tutti i miei amici e i miei familiari furono shockati da quella decisione di
allontanarmi così tanto da casa. Ma sia mio padre che mia madre furono completamente d’accordo
con la mia decisione. Ricordo che mio padre affermava parecchie volte che avrei ricevuto più volte
le benedizioni dai Natha Yogi che visitavano il Bengala con grande frequenza. Allora non capii cosa
volesse dire, né cosa questo potesse significare. Ora, invece, ho piena consapevolezza di come la
mia presenza nel Bengala, per sette anni, abbia influito sulla mia crescita nello Yoga.
Infatti, lì ebbi l’occasione di studiare le vite di Ramakrishna Paramahansa e di Swami Vivekananda.
Riuscii anche a visitare i luoghi della loro permanenza in Bengala in svariate occasioni.
Nell’IIT di Kharagpur c’era anche un bel gruppo di studenti spirituali, che furono capaci di studiare
lo Yoga e la spiritualità in solitudine per molti anni.
Per farla breve, la mia permanenza all’IIT di Kharagpur è stata il periodo più proficuo per i miei
studi di Yoga.
È emozionante solo pensare di andare nel miglior istituto indiano di ingegneria e poter accrescere
anche gli studi sulla spiritualità. Fu davvero una benedizione!
Mio padre mi scriveva così tante lettere in quel periodo, e le sue parole mi ispiravano molto nei
miei studi in ingegneria, nello stare bene dal punto di vista materiale, e allo stesso tempo mi
guidavano in maniera corretta nel raggiungere i miei traguardi spirituali, senza cadere nelle trappole
della confusione, del dubbio, e della dipendenza dagli altri per il sostentamento materiale, dato che
questo aspetto ricorre invece spesse volte tra i molti studenti di Yoga che hanno incrociato il mio
percorso.
Spero di poter fornire qualche dettaglio in più sulla mia ammissione all’IIT.
Quando accettai di essere ammesso in seguito al colloquio di Mumbai, non ero a conoscenza dei
costi di quella iscrizione e di quel tipo di formazione. Che tonto!
Quando rientrai a Pune, un caro amico di mia sorella ci disse che le spese per l’IIT ammontavano a
circa 300 RS al mese; il salario di mio padre era invece di 100 Rs mensili per il suo lavoro in
fabbrica all’età di 70 anni. Rimasi completamente interdetto per un intero giorno. Ero così
furibondo che nella mia follia mi chiusi da solo in casa lasciando mia madre e mio padre fuori sulla
veranda per una notte intera. Potevo sentirli parlare, e sapevo che mia madre era molto arrabbiata

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per il mio stupido ed arrogante comportamento, mentre mio padre rideva, qualsiasi sentimento egli
provasse. La mattina seguente, gli aprii la porta per farli entrare. La mia rabbia si placò. Mio padre
mi disse che io avevo adempiuto al mio compito di studiare e guadagnarmi l’ammissione.
Io avrei dovuto lasciare che della parte riguardante le spese se ne occupasse Shirdi Saibaba, in
quanto si sarebbe senza dubbio preso cura di me.
Quella fu una affermazione davvero coraggiosa ed azzardata. Le mie spese per l’IIT erano tre volte
gli introiti di mio padre!
Con nostra grande sorpresa, accaddero le cose che sto per raccontarvi.
Fiumi di lacrime non sarebbero abbastanza per poter lavare via le sensazioni che provai per quello
che vi descriverò nelle righe seguenti.
Il giorno seguente, ci fece visita un vecchio amico di famiglia. Egli era in realtà un sacerdote in uno
dei templi dove mio padre era solito recitare le preghiere Aratri del giovedì molto tempo prima che
io nascessi.
Lui venne a sapere della mia ammissione e in seguito informò dell’avvenimento uno dei suoi
seguaci presso cui lavorava in casa come sacerdote.
Quel sacerdote era il proprietario del Brihan Maharastra Sugar Cyndicate, una enorme raffineria di
zucchero. Loro assegnavano anche borse di studio per studenti promettenti appartenenti a una casta
diversa dalla mia, ma accettarono lo stesso di pagare per tutta la durata dei miei studi ingegneristici.
Il sacerdote un giorno mi invitò nel suo ufficio, e mi consegnò denaro utile per un intero anno.
Nonostante questo potesse davvero essere considerato un miracolo, né mio padre, né la mia famiglia
lo presero come qualcosa di speciale. Loro, in realtà, mi pagarono le spese per i cinque anni di studi
ingegneristici, e oltretutto incoraggiarono anche i miei studi per il PhD negli USA, che però non
riuscii a fare per problematiche col visto internazionale (cfr. Foto 8 – Jagannath Pujari, il sacerdote).
In aggiunta, mi furono offerte altre due borse di studio, sempre grazie all’intercessione di discepoli
di mio padre.
Tutto questo mi pagò ogni spesa, quale viaggi, integrazione degli studi, divertimenti, vestiti,
trasporto dei bagagli, e tutto il resto.
Infatti, ricevevo denaro sufficiente a sostenere tutte le spese, ed ero anche in grado di dare a mio
padre una piccola cifra che mi avanzava. Come già scritto prima, ogni piccola somma che riuscii a
dare a mio padre, mi fu restituita una somma pari a cento volte tanto, più tardi nella vita.
Questo è tipico delle storie della vita di Shirdi Saibaba.
Completai sia il diploma di laurea che quello di Master all’IIT.
Nel corso dei primi due anni, mi scoprii essere più lento per intelligenza e gradi rispetto ai miei
colleghi; alcuni di loro erano davvero brillanti oltre ogni immaginazione.
Ero considerato un ottimo studente nella piccola città di Pune, ma mi ritrovai ad essere il più
negligente all’IIT.
Ci soffrii molto, per oltre un anno. La vita non era facile. Quindi scrissi a mio padre, lui mi diede
coraggio e io fui capace di focalizzarmi molto.
Al terzo anno cominciai a spiccare, e infine mi ritrovai al quarto posto, nella mia classe, al diploma
di Laurea, e al secondo posto per il Master. Ero considerato uno studente modello nell’ambito del
mio corso di laurea, e nutrivo molta fiducia sia nei miei studi, che nel lavoro, che nella salute, il
fitness, e i miei studi di Yoga, al tempo della laurea. In quel periodo ero capace di avvertire
costantemente la presenza di mio padre.
Ero solito correre verso la sala da pranzo per vedere se c’erano delle lettere di mio padre.
Quando ricevevo delle lettere ero solito chiudermi in stanza e leggere attentamente ogni riga della
lettera per più volte, così come gli animali prendono il cibo e lo mangiano portandolo negli angoli.
Nel corso di quegli anni, feci anche delle cose riprovevoli, e solo dopo scoprii che mio padre ne era
totalmente al corrente.
Lui mi osservava, e mi perdonava anche. Era molto di buon cuore, ed intendo realmente.

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Posso garantire ad ogni studente di Yoga che un Santo non si arrabbia mai, e non infligge mai
punizioni ai suoi devoti, neanche per sbaglio!
Uno studente dovrebbe amare e credere in un vero Santo e in un Dio, senza alcuna esitazione (vedi
Foto 9 – Neel Kulkarni all’IIT di Kharagpur, nel 1979).
Nel corso del mio secondo anno del diploma di laurea, appresi che gli studenti di Ingegneria
Aeronautica non trovavano lavoro in quel campo.
Alcuni di loro andavano negli Stati Uniti d’America per studi più avanzati, mentre altri trovavano
lavori non ingegneristici. Questo mi provocò non poca sofferenza, perché sentivo che non avrei
trovato lavoro dopo aver affrontato tutta quella mole di studi, e l’idea che avevo di migliorare lo
status della mia famiglia sarebbe fallita.
Questo pensiero mi angosciò per molto tempo, e stava influenzando la mia felicità, nonché i miei
studi.
Alla fine, scrissi a mio padre per spiegargli la mia condizione.
Lui mi rispose in maniera molto breve, indicandomi che avrei dovuto focalizzare la mia attenzione
sugli studi, e il mio lavoro sarebbe stato un “lavoro da Dio”.
Mi disse pure che avrei dovuto accettare il lavoro da Tatas, una società che non aveva nulla a che
fare con l’ingegneria aeronautica. Ero curioso di sapere come Tatas avrebbe potuto offrirmi lavoro.
Ma, io avevo completa fiducia nelle parole di mio padre. Quindi restai tranquillo e tornai felice.
Dimenticai completamente la questione di Tatas.
Quando completai il diploma di laurea, la situazione economica della mia famiglia era
assolutamente negativa. Mio padre era molto anziano e si ammalava spesso.
Tutti gli amici e la famiglia contavano su un mio impiego e sulle mie entrate. Feci qualche
colloquio di lavoro. Per fare uno di questi colloqui dovetti spostarmi nell’area di Banares.
Colsi quindi l’occasione del viaggio per visitare il famoso tempio di Kashi Vishweshwar a Banares.
Mio padre mi scrisse di recarmi in visita da una specifica famiglia, e mi incoraggiò a recarmi a
Banares. Non venni selezionato per quel lavoro, quindi iniziai il Master.
Mio padre sostenne questi miei ulteriori studi, nonostante la sua precaria situazione economica.
Durante il corso degli studi di Master, mi fu offerto un tutorato per poter proseguire con gli studi per
il PhD negli USA. Ero davvero disinteressato a questa proposta. Mio padre invece mi incoraggiò ad
accettare questa proposta, con tutto il suo cuore. Ma non mi fu dato il Visto. Mio padre mi disse di
restare felice e di continuare i miei compiti più a portata di mano.
Disse che avrei avuto l’occasione di andare fuori dall’India, più tardi, nella mia vita.
Non compilai più alcuna application form per alcun PhD presso le Università indiane, ed ero pure
preoccupato del mio futuro dopo il programma di studi del Master.
Stranamente, la Società Tatas arrivò all’IIT di Kharagpur per cercare candidati da assumere per un
lavoro inerente lo sviluppo di un software.
Scelsero sessantacinque studenti provenienti da varie branche ingegneristiche; chiaramente, i
migliori studenti, per il loro sistema di selezione.
Non scelsero, però, alcun candidato proveniente dagli studi di ingegneria Aeronautica per via di
questo procedimento di selezione. Ma, il capo del dipartimento di ingegneria aeronautica insistette
affinché la Tatas permettesse ad almeno uno studente di I.A. di presentarsi almeno al procedimento
di selezione, in quanto non vi erano altre particolari offerte di lavoro per i laureati in quel campo.
Quelli accettarono, dunque, di ammettere un solo candidato proveniente da ingegneria aeronautica.
Il primo classificato non era sicuro di accettare il lavoro, qualora fosse stato selezionato, quindi fu
chiesto a me se avessi voluto partecipare alla selezione.
Dei sessantacinque candidati, solo nove furono selezionati, in base allo svolgimento di esami scritti
e colloqui orali, articolati in quattro sessioni.
Fui selezionato! Mi fu offerto un contratto di lavoro con uno stipendio di 1,300 Rs mensili; tredici
volte il salario di mio padre.

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Tutti ne fummo felici, tranne per il fatto che avrei lavorato a Mumbai. In più, mi ritrovai a non poter
aiutare più mio padre col mio denaro perché Mumbai è una città molto costosa e a me piacevano le
cose costose.
Mio padre non mi chiese mai nulla, e né mai discutemmo di questo argomento. Ma io ottenni il mio
lavoro alla Tatas, come lui affermò cinque anni prima dell’avvenimento.

La sua influenza su di me e sul mio lavoro.

A questo punto, mi piacerebbe spostare l’attenzione sulla mia migrazione verso altri Paesi, lontano
dall’India.
Negli ultimi anni di studi all’Università, ero ossessionato dall’idea di studiare negli USA. Come
specificato in precedenza, mi ero iscritto, e mi era stata offerta, ammissione con sussidio economico
al programma di PhD in due Università.
Ma il mio Visto venne respinto sulla base del fatto che mio padre non avesse proprietà, e che quindi
mio interesse sarebbe potuto essere quello di rimanere negli USA anche oltre gli studi.
Secondo me fu un trattamento alquanto ingiusto, ma accettai la cosa con faccia felice, dopo una
settimana di disappunto.
La profezia di mio padre sul lavoro alla Tatas mise istantaneamente fine a quel sentimento di
disapprovazione. Inoltre, ero molto impegnato col mio lavoro.
Dopo due anni di impiego, il mio datore di lavoro mi propose di trasferirmi in Nuova Zelanda, per
lavorare lì. Chiamai mio padre a Pune che mi consigliò di accettare l’offerta.
Mio padre venne in aeroporto per salutarmi. Sentivo la gioia di poter andare in un Paese così
influente, e il mio desiderio di andare negli USA fu, in un certo qual modo, esaudito.
Adesso ho onestamente dimenticato la mia precedente ossessione con gli USA.
Durante il nostro incontro all’aeroporto, mio padre mi prese per mano, dopo che io gli ebbi toccato i
piedi con la mia fronte, e mi disse le seguenti parole: “non pensare che questo sia il tuo unico
viaggio all’estero. Tra un po’ di tempo ti recherai anche negli USA e viaggerai pure in molti altri
Paesi del mondo”. Lo ascoltai, ma non ci pensai molto su in seguito.
Dovetti focalizzarmi sul lavoro al tempo, e su tutte le sfide che mi si presentavano davanti. Ma, in
fondo al cuore, sapevo bene che le parole di mio padre si sarebbero avverate.
Dopo due anni e mezzo, tornai a visitare l’India per cinque mesi, durante i quali studiai con il
conosciutissimo insegnante di Yoga Asana, Guruji B. K. S. Iyengar.
Dopo questo periodo tornai in Nuova Zelanda e dopo un paio di anni mi recai negli USA per una
vacanza, in visita a Disneyland, vicino Los Angeles.
Durante questo viaggio rinvigorii la mia attrazione per gli USA, restandone affascinato in qualche
modo; dunque, cominciai a cercare lavoro negli Stati Uniti sfruttando la posta elettronica.
Una Organizzazione fece visita a Wellington, in Nuova Zelanda, per reclutare personale per un
particolare progetto. Nonostante non avessi aderito alla loro selezione, mi accadde di incontrare il
responsabile dei colloqui per una coincidenza, e quello mi fece una intervista. Venni scelto, e le mie
procedure per ottenere il Visto cominciarono, in quanto ero un candidato proveniente non più
dall’India ma dalla Nuova Zelanda.
Ricordo che mio padre chiese a un suo caro discepolo di metterci telefonicamente in contatto.
Quella fu l’unica chiamata che mio padre mi fece dall’India. Al telefono riuscivamo appena a
sentirci.
Mio padre mi chiese se mi fosse piaciuta la mia visita negli USA e gli dissi che era stata davvero
bella. Quella fu l’ultima volta che parlai con mio padre.
Qualche mese dopo ricevetti un telegramma, sul quale era scritto che mio padre sarebbe morto
presumibilmente in due settimane, e che, se lo desideravo, avevo occasione di vederlo.

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Il mio visto era in fase di approvazione, ed ero spaventato che la mia visita in India avrebbe
sabotato la mia occasione di poter andare negli Stati Uniti se la procedura per il Visto fosse stata
presa in carico dagli Uffici di Mumbai invece che da quelli neozelandesi a Wellington.
Non mi recai a Pune.
Mio padre morì il 21 Gennaio del 1988. Andai negli USA nel maggio 1988.
Successivamente, fui licenziato dal posto di lavoro per essere stato un po’ brusco, e dovetti tornare
in Nuova Zelanda con mia moglie e due bambine. Dovemmo attraversare tre mesi di grandi
sacrifici, e quindi andai a lavorare in Australia per due mesi, dove sentivo di essere ingannato o
truffato dal mio datore di lavoro.
Mantenni viva la mia pratica di Yoga durante quel periodo, e fui capace di procurarmi un altro
lavoro negli USA nell’ottobre 1988. Questo lavoro, successivamente, fu determinante per farmi
acquisire la cittadinanza americana nel 1997. Lavorai quindi in una industria di tecnologia
informatica in modo molto continuativo ed attivo fino al 2006. Raggiunsi delle posizioni davvero
buone, potei godere di tutti i beni della vita materiale, viaggiai in molti posti entro i confini degli
USA e potei assicurare alle mie figlie i migliori sport e le migliori scuole.
Posso affermare, molto onestamente, che ho potuto avere davvero tutto quello che desideravo dal
punto di vista materiale, ma la mia idea relativa allo Yoga si faceva sempre più chiara e presente.
Era come se mio padre fosse sempre lì con me.
Non avevo bisogno di alcun altro insegnante come mentore; ebbi persino l’occasione di studiare
altre scienze moderne come la salute, la biologia, la nutrizione, il fitness, l’oratoria e il dibattito
pubblico, ecc.
Tutto questo diede ulteriore credito al mio profilo di insegnante di Yoga.
Nel 1998 iniziai a manifestare grande insoddisfazione verso il mio lavoro nell’industria di
tecnologia informatica, incluso il suo ambiente e la sua discriminazione verso i non europei, ma ho
sempre avuto i più amorevoli, amichevoli e generosi colleghi durante la mia esperienza negli USA.
Loro pure mi incoraggiavano a insegnare Yoga a livello professionale.
Nonostante insegnassi Yoga da molto tempo a titolo gratuito, cominciai a insegnarlo a pagamento
dal 1988 a causa di una recessione nell’industria del software. Fui riconosciuto quale grande
insegnante nell’arco di un paio di mesi.
La mia attività nello Yoga crebbe in maniera molto rapida. Mi piaceva la libertà di un lavoro senza
una supervisione imposta. Formulai quindi il Sistema AdhiYoga, Sistema di Filosofia Yoga
Autentica. Questo poi divenne un Sistema molto rispettabile.
Nel 2012 andai in visita in Australia e Nuova Zelanda per vedere mia figlia che stava frequentando
un Master in Nuova Zelanda. Mi fu quindi offerto di insegnare Yoga in questi due Paesi.
Successivamente, fui invitato nelle Hawaii, in California, in Norvegia, in Italia, Germania, a Londra
e anche in molti paesi dell’India.
Attualmente il mio lavoro sta crescendo in Europa e, presumibilmente, si sta diffondendo anche in
Sud America e in altri Paesi.
Il mio primo ingresso in Europa fu la Norvegia.
E’ molto interessante, ma non ricordo assolutamente le parole di mio padre in aeroporto, quando mi
salutò prima di partire per la Nuova Zelanda nel 1984.
Le previsioni di coloro che leggono le linee dei palmi delle mani, o leggendo un oroscopo con degli
avvenimenti che potrebbero avverarsi con ogni probabilità, sono radicalmente diverse dalle brevi
affermazioni su qualcosa che si avvererà molti anni dopo e che non sarà mai più discusso in seguito;
sono cose che non hanno nulla a che vedere tra loro.
In questo modo ho potuto conoscere cosa significa davvero essere un vero Santo nello Yoga!
Penso di aver avuto in dono più di quanto realmente meritassi. Non sarei mai così sciocco da
pensare di poter mai ripagare un’offerta così improbabile!

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Mi piacerebbe ora raccontare – ma solo in maniera sommaria – come dovetti affrontare delle enormi
difficoltà nella mia pratica di Yoga durante i miei studi ingegneristici.
Tutte queste difficoltà furono per lo più superate semplicemente pregando per mio padre.
Una volta, cominciai da solo una pratica senza che nessuno potesse venirlo a sapere.
Ma, questo mi portò a una condizione neurologica che stava portando stress durante i miei studi.
Mantenni il segreto finché non divenne eclatante. Dunque, scrissi una lettera a mio padre per poter
essere portata personalmente da un tale che stava viaggiando verso Pune. Ero a centinaia di miglia
di distanza da casa, senza possibilità di comunicazioni telefoniche. Mio padre mi rispose
scrivendomi che avrei dovuto studiare quella materia sotto la supervisione di un esperto, ma che
tutto si sarebbe concluso al meglio per me. Dopo aver letto quelle parole, tornai automaticamente in
pace con me stesso, e i miei problemi neurologici scomparvero. In più, progredii in quella specifica
pratica di Yoga.

Nella maggior parte delle lettere che mio padre mi scrisse durante il mio corso di studi, c’erano
alcune linee guida ricorrenti. E anche durante le mie visite a casa durante le vacanze, mio padre era
solito darmi molte linee guida per la mia pratica spirituale, così come per i miei limiti. Tutte queste
linee guida mi erano date senza troppe discussioni o parole. Quelle, in seguito, divennero le basi del
mio Sistema di Yoga. Mio padre parlava davvero poco, ma qualsiasi cosa dicesse sembrava non
fosse stata analizzata prima, o pensata in maniera razionale o elaborata. Sembrava piuttosto
Pratyaksha, per fare un esempio; come se l’avesse praticamente appena conosciuta.
Quando parlava di spiritualità, oltretutto, sembrava non ci fossero assolutamente dubbi nella sua
mente riguardo ciò di cui stava parlando. In questo modo compresi chi è un Santo, in confronto a un
Maestro di Yoga o ad un normalissimo insegnante di Yoga come me.
Mio padre era sempre molto attento quando mi ritrovavo a leggere dei libri spirituali o materiali
inerenti lo Yoga, o addirittura inerenti la salute.
Mi dissuadeva, ma con frasi molto brevi, o senza doverlo ripetere più volte, quando realizzava che
ciò che stavo leggendo non era autentico.
Molto raramente, ma sicuramente di persona, mi diceva di non leggere alcuni scritti di alcune
persone famose, asserendo che la fonte non era autentica oppure che aveva delle criticità.
In seguito, ho potuto appurare da solo che la fonte era addirittura incompleta o fasulla.
Incontrai il mio primo insegnante di Hatha Yoga a Kerala durante il mio apprendistato al Centro di
Ricerca Spaziale Indiano. Ho studiato solo dieci ore con lui. Il suo nome era Pandit Balakrishna
Sharma. Lui mi disse che ero una persona molto dedita allo Yoga e mi sarei affermato in questo
ambito. Mio padre incoraggiò i miei studi con lui, nonché i miei successivi contatti con quel
Maestro, incluso l’invio di alcune donazioni.
Inoltre, durante i miei cinque mesi di vacanze nel 1985, Guruji B.K.S. Iyengar e suo figlio Prashanti
mi invitarono a studiare Yoga Asana con loro, a seguito di uno specifico evento.
Ebbi quindi l’occasione di studiare Yoga Asana per cinque mesi, circa sei ore al giorno. Mio padre
incoraggiava fortemente questa attività. Mi domandò, una volta, se stavo ottenendo quello che
cercavo. Gli risposi: “No; ho ottenuto una buona conoscenza degli Asana di Yoga, ma non tutto
quello che stavo cercando”.
Ricordo chiaramente il sorriso di mio padre che approvava la mia risposta, che mi faceva riflettere
su come non avrei potuto mai raggiungere i miei obiettivi finali senza la grazia di mio padre. Penso
che anche lui lo abbia detto, una o due volte nella mia vita, ma non lo ricordo con esattezza.
Ero solito ordinare libri sullo Yoga e la Spiritualità, anche se i miei risparmi erano pochi.
Mio padre mi diceva che i libri non avrebbero potuto fornirmi quello che stavo cercando.
Comunque, non riuscivo a resistere a questa tentazione. E lui non obiettava molto, od opponeva
alcuna resistenza. Ero solito disobbedire a mio padre più di quanto gli obbedissi.
Scoprivo, quando mi ritrovavo a disobbedirgli, che era puntualmente uno spreco di tempo ed
energia. E, tutte le volte che gli obbedivo ho ottenuto i risultati che lui ha predetto per me.

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Penso ora che sarei diventato una persona migliore se gli avessi sempre obbedito!
Comunque, non ho alcun rimorso, in quanto ho così potuto esplorare le cose in maniera
indipendente e senza che lui obiettasse.
In ogni caso, ho disobbedito ad alcune cose molto importanti che lui mi diceva. E questo mi ha
portato unicamente a dover affrontare milioni di guai. Ma mio padre era molto compassionevole e
non rinfacciava mai gli errori agli altri per farli sentire in colpa. Addirittura, incoraggiava a far
sempre del proprio meglio nelle situazioni momentanee.
Non ho mai visto mio padre pessimista durante tutta la sua vita. Era sempre positivo.
Sembrava conoscere tutto, e quindi era in pace col tutto.
Tale facoltà, però, può essere dolorosa per coloro i quali non sono capaci di farci pace, ma è
davvero utile per un aspirante spiritualista.
Ho attraversato ambedue quei percorsi, e quindi alle volte riesco ad aiutare delle persone in
difficoltà.

A questo punto, mi piacerebbe riportarvi qualche commento sul rapporto tra mio padre e il denaro.
Come vi ho già accennato (vedi “La sua Infanzia”), la vita educativa di mio padre attraversò
estrema povertà e difficoltà. Successivamente, la vita familiare fu economicamente disagiata e con
molti figli. Ma, d’altra parte, era sempre capace di fare elargizioni ai suoi discepoli, dandogli
sufficiente denaro.
Quasi tutti i discepoli di mio padre, anche quelli più poveri, avevano la loro casa di proprietà ad un
certo punto. Mio padre non era capace di comprare una casa per sé stesso.
Nonostante aveva grandi doti da insegnante ed ha avuto centinaia di studenti facoltosi, nonché
devoti molto ricchi che speravano di potergli donare del denaro, non è mai entrato in contatto con
questo bene, ed è rimasto molto povero per tutta la sua vita. Lui mi ha sempre incoraggiato a
diventare economicamente stabile e migliore, e pure a godere dei beni materiali.
Questo, probabilmente, era dovuto al fatto che conosceva il mio karma.
Ad ogni modo, lui personalmente non visse mai una situazione economicamente agiata. Sebbene, in
qualche maniera, fu capace di condurre una intera vita senza chiedere soldi a nessuno.
Quando morì, aveva solo cinquanta dollari sul suo conto. L’intera sua proprietà era composta da
alcune carte, un anello d’oro con uno zaffiro giallo, e alcuni oggetti spirituali.
Non ho mai visto mio padre attaccato al denaro. Lui era l’unico maestro della sua mente, e il denaro
non avrebbe mai potuto creargli preoccupazione.
Comunque, cercava sempre di ottenere qualsiasi cosa potesse essere necessaria alla mia istruzione.
È interessante notare come davvero il denaro arrivava ogni volta che lo necessitavano i miei studi.
Dopo aver ottenuto un lavoro, non si sa per quale ragione, non sono stato capace di assicurare
denaro sufficiente per mio padre. E lui oltretutto non mi chiedeva mai soldi.
Quando morì, andò in sogno a mia madre, ormai vedova, e le disse che sarebbe stata sempre ben
mantenuta.
Questo è quello che accadde, con esattezza.
Mio padre mi diceva alle volte che il suo destino non prevedeva il possesso di case di proprietà,
nonostante fosse capace di aiutare centinaia di persone a risolvere i loro problemi.
Penso che qualcosa di simile accadeva per il suo Guru. E Saibaba di Shirdi mostra le stesse
peculiarità.
È altresì interessante notare come mio padre avesse un aspetto regale anche quando indossava i più
semplici abiti. C’era qualcosa della sua personalità che lo faceva apparire sicuro di sé; un vero re,
senza alcuna ombra di dubbio (vedi Foto 10 - Mio padre nel 1953).
Mio padre mi ha raccontato solo poche volte, e in maniera del tutto tranquilla, che aveva una specie
di abilità ad avanzare richieste a Shirdi Saibaba che riguardavano il benessere di una persona, ma
non chiedeva mai nulla per sé stesso. Solo un Santo può essere capace di tanto!

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Quando Shree Krishnanatha Maharaj, il Guru spirituale di mio padre, giungeva alla fine della sua
vita, chiamò a raccolta i suoi principali discepoli, dandogli un indirizzo per gli eventi futuri.
Nei suoi ultimi attimi di vita, domandò a mio padre cosa avrebbe fatto per il suo Guru, dopo che
questi avesse lasciato il suo corpo. Mio padre gli rispose che dopo la morte di Krishnanatha
Maharaj, lui avrebbe trascorso la maggior parte del suo tempo con gli oppressi e le persone
sofferenti, e li avrebbe trattati come sé stesso. Dopo aver ascoltato una tale risposta, Krishnanatha
Maharaj abbracciò mio padre e gli disse che così, la sua vita sarebbe stata spesa bene.
Vi ho fornito una testimonianza sul fatto che la maggior parte dei devoti di mio padre rientrasse in
quelle categorie.
Centinaia di oppressi visitavano la nostra casa, e ne traevano beneficio grazie alle benedizioni di
mio padre. Lui non gli mostrava mai alcuna riluttanza. Alcune volte mia madre era in un certo qual
modo frustrata da tali eventi. Ma lei conosceva bene la condizione di mio padre, e dunque la sua
frustrazione era solo momentanea e superficiale.
Miracolo a cui ho assistito personalmente: mio padre era insegnante alla scuola di Santa Ornella al
tempo. Era solito correggere i quaderni dei compiti fino a tarda notte dopo cena.
Una volta, mentre li correggeva, mi misi a sedergli vicino. Anche mia sorella Manda era presente.
Ci chiese se volevamo del dolce Pedha. Gli rispondemmo subito di si.
Dunque, giunse i palmi delle sue mani difronte la foto di Krishnanatha Maharaj sul muro opposto. E
dopo aver innalzato le mani verso la foto, un piccolo Pedha atterrò sui suoi palmi, e lo diede a noi.
Era molto gustoso, senza dubbio. La cosa interessante è che noi sentivamo che per lui era
assolutamente normale fare queste cose. Ora posso capire come lui avesse il potere descritto nelle
Scritture dello Yoga. Questo evento è ancora oggi vivido nei miei ricordi.

Durante i miei studi ingegneristici a Kharagpur, circa milleottocento chilometri distante da Pune,
ero solito fare visita alla mia famiglia tre volte l’anno. Durante quei giorni, non c’era alcuna
possibilità di comunicare con la mia famiglia; non c’erano telefoni o internet. Si poteva comunicare
solo per posta, e ci volevano approssimativamente due settimane perché una lettera giungesse a
destinazione. In una occasione, raggiunsi Pune senza aver previamente avvisato la mia famiglia.
Come ebbi raggiunto casa, mia madre aprì la porta e fu estasiata nel vedermi. Mio padre si svegliò
dal suo riposino e si mise a sedere sul letto che era solito occupare al tempo.
Mia madre era in cucina che parlava con la signora Gujarathi. Allora non conoscevo questa donna.
Quando mi fui lavato i piedi e andai a sedere in cucina per bere del tè fatto da mia madre, me la
presentò. Lei appariva molto semplice e poco istruita. Solo in seguito appresi che la signora era
sposata, ma che il marito l’aveva lasciata. La signora era molto spirituale e aveva pure dei poteri
spirituali. Lei considerava mio padre come suo fratello maggiore, e prendeva alcune benedizioni o
indicazioni da mio padre. Comunque, mia madre chiese a quella signora se avesse voluto darmi le
sue benedizioni. Non sapevo cosa poteva significare.
A tale richiesta, la donna lavò i suoi piedi e si alzò davanti ad un piccolo santuario della cucina.
Chiuse gli occhi e recitò qualche preghiera. Quindi, sollevò i palmi verso il santuario.
Con mio grande stupore, un raggio di polvere rossa chiamata Kumkum viaggiò dal santuario verso i
suoi palmi, e vi si posò sopra, in una buona quantità. Dopo pochi minuti, lei aprì la bocca, e mia
madre ci mise dentro uno stoppino acceso preso dal Niranjan (lampada ad olio con uno stoppino che
brucia). Lei chiuse la bocca e istantaneamente riaprì gli occhi tornando ad uno stato cosciente. Fui
entusiasta di questo evento. Ero uno studente di Ingegneria, e non ho dubbi su ciò che ho visto.
Lei mi donò quella polvere come benedizione. Ho conservato quella polvere con me fino ad adesso.
Quella donna era lì per dei consigli o delle benedizioni, ma non ho mai saputo quale fosse il suo
vero problema.

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La sua vita spirituale.

Il tema della nascita di mio padre e della sua educazione è stato ampiamente trattato
precedentemente (cfr. “La sua infanzia”). Terminati i suoi studi, era stato portato nel suo paese
natale a causa di un grave malanno. Poco tempo dopo sposò Sumati.
Abbiamo già raccontato di quando un Sanyasi Yogi lo avesse toccato quando era sulla spiaggia e
stava per suicidarsi. Da quel momento in poi, cominciò a praticare la spiritualità per conto suo. Era
sicuramente molto intensa, ma tutti i dettagli di tale pratica non sono a disposizione, un po’ a causa
della tendenza di mio padre a evitare la popolarità. Sappiamo però che leggeva molte volte la
scrittura di Gurucharitra, aveva osservato il celibato per lungo tempo, aveva sviluppato dei poteri
spirituali ed era anche molto compassionevole verso la comunità dei sofferenti.
Inizialmente, era devoto a Shree Vishnu e Shree Dattatreya. Ma, dopo aver incontrato Krishnanatha
Maharaj divenne devoto di Shirdi Saibaba.
Vi parlerò, quindi, del suo incontro con Krishnanatha Maharaj.
Mio padre allora aveva circa 33 anni. Aveva già una figlia, cioè mia sorella maggiore. Era un
insegnante di scuola, ma faceva anche lezioni private per arrotondare il suo stipendio.
Viveva in un piccolo appartamento molto vicino a Pune. Sono stato davvero fortunato a poter
visitare quel posto in seguito, nel corso di una delle mie visite in India, dagli USA. Ho fatto dei
video e delle foto. Il posto attualmente già deve esser stato demolito. Lui viveva lì, in un
appartamento davvero molto piccolo, dove bagno e soggiorno avevano in tutto una superficie di
dieci piedi per dieci. C’era un piccolo salotto separato da questa stanza. E c’era anche una stanza al
piano superiore adiacente al tetto, e alla quale si accedeva da una scala estremamente pericolante.
Mio padre era solito fare alcune pratiche spirituali in quella soffitta. A quei tempi, lui era il tutor di
una ragazza di nome Kusum, unica figlia del sig. Paradeshi, un avvocato.
Quella famiglia era formata dalla ragazza, i genitori e la nonna paterna. Espressero il desiderio di
poter donare un fratello alla ragazza, ma sembrava non ci fossero possibilità.
Anche gli astrologi avevano indicato l’assenza di un figlio nella loro vita di coppia.
Mio padre faceva regolarmente lezioni private a quella ragazza.
Un giorno, un astrologo di grande fama venne in visita a Pune, e il sig. Paradeshi volle incontrarlo,
sempre per la questione sulla possibilità di avere un figlio.
La madre dell’avvocato si rivolse a mio padre, chiedendogli di accompagnare il sig. Paradeshi a
quella visita astrologica. Mio padre gli consigliò che avrebbero dovuto pregare Dio per poter avere
un figlio, invece di andare a far visita a qualche persona.
L’avvocato disse a mio padre che già aveva pregato molto e in molti modi, e di aver pure fatto molti
rituali, ma senza sortire alcun effetto.
Mio padre gli suggerì di leggere la scrittura dei Navanatha in maniera austera, e con particolari
osservanze, per nove volte complessivamente. Queste osservanze erano impossibili, considerato lo
stato di salute e il lavoro del sig. Paradeshi. Mio padre disse anche completata la nona ripetizione,
uno Yogi avrebbe benedetto la sua famiglia con l’arrivo di un figlio.
L’avvocato iniziò questa pratica, e fu sorpreso nel vedere come tutti gli ostacoli nel fare quella
lettura scomparivano come per miracolo. (Vedi Foto 12 – La casa di mio padre nel 1939).
Dopo aver completato la nona lettura promessa, la famiglia dell’avvocato fece una piccola
celebrazione con un rituale.
Quella notte, qualcuno bussò alla porta alle 11.
Questo evento accadeva nel 1939, quando era davvero raro trattenersi fuori casa dopo le 8 di sera.
Aprendo la porta, il sig. Paradeshi vide uno Yogi con lunghi e ingarbugliati capelli e con la barba.
Lo Yogi disse che qualcuno lo aveva già avvisato del suo arrivo.
L’avvocato ovviamente ricordò le parole di mio padre.

21
Quando la moglie dell’avvocato si inchinò allo Yogi, egli fece immediatamente un Mudra benedetto
(Abhaya Mudra) e disse: “Possa tu partorire un figlio”. Lei diede alla luce un bambino in nove
mesi.
Lo Yogi trascorse quella notte nella casa dell’avvocato (Foto 13 – Krishnanatha Maharaj).
Il giorno seguente, il sig. Paradeshi e lo Yogi visitarono il vicino templio di Shree Shanidev
(Saturno) chiamato Shanipar, nei pressi del principale mercato di verdure di Pune, detto Mandai.
Questo templio si trova ancora nel medesimo luogo.
Contemporaneamente, al templio c’era anche mio padre. Lui era solito farvi visita dopo le lezioni
presso la casa di Govinda Daji Joshi (Lakade), che viveva dalla parte opposta al templio (questa
casa ancora è lì). Vedendo mio padre, il sig. Paradeshi tentò di presentarlo allo Yogi. Mio padre fu
subito attratto da quello Yogi e si prostrò ai suoi piedi.
Lo Yogi disse al sig. Paradeshi che aveva incontrato mio padre nelle ultime sue cinque nascite, e che
lo aveva guidato.
Mio padre divenne improvvisamente totalmente soddisfatto.
Lo Yogi chiese poi a mio padre di incontrarsi la notte. Da quel momento, mio padre divenne devoto
di Shirdi Saibaba.
Krishnanatha Maharaj benedisse mio padre con l’esperienza della piena realizzazione spirituale!
(Vedi Foto 14 – Il tempio di Shanipar, dove mio padre incontrò il suo Guru Krishnanatha Maharaj).

Qualche tempo dopo il loro primo incontro, Shree Krishnanatha M. chiese a mio padre di
cominciare le preghiere Arati del Giovedì, dove gli altri devoti potevano incontrarsi e trarre
beneficio del loro sviluppo spirituale, e risolvere i loro problemi.
Lo stesso Krishnanatha celebrava molti di questi incontri di preghiere, e mio padre accettò,
proseguendo questi Giovedì fino alla fine della sua vita.
Sono stato molto fortunato a poter presenziare a tutti i giovedì di preghiere Arati durante le mie due
decadi trascorse a Pune, quando mio padre era ancora vivo. Io stesso ho potuto assistere al fatto che
molte persone venissero aiutate, e inoltre ho anche ascoltato parecchie storie da mia madre.
Accadevano anche degli eventi mistici, dei quali sono ben cosciente. Esistono molto probabilmente
centinaia di eventi di questo tipo che potrebbero essere descritti, ma ne racconterò solo alcuni.
Mio padre era solito fare dei brevi discorsi durante queste preghiere del giovedì.
Lui stesso mi ripeteva molte volte che non sapeva nemmeno cosa stesse dicendo. Successivamente
apprendeva che aveva parlato di cose che non aveva mai potuto sapere o ascoltare prima. Queste
frasi fluivano automaticamente nei suoi discorsi (vedi Foto 15 – Un esempio dei discorsi di mio
padre).

C’era un ufficiale di Polizia ateo a Pune – non ricordo il suo nome – che condannava ogni tipo di
devozione. Durante un giovedì di preghiere, mio padre affermò che quell’ufficiale stava praticando
il Satyanarayana a Puja, un rituale di devozione estremamente famoso associato a Shree Vishnu,
presso la sua casa. Ascoltando queste affermazioni, un praticante delle preghiere del giovedì si recò
in bicicletta a casa dell’ufficiale e verificò che stava realmente praticando la devozione descritta.
Di seguito qui, una storia per certi versi molto seria.
In una occasione, apparve una ragazza moribonda, condotta alle preghiere del giovedì dai suoi
genitori. La mostrarono al cospetto di mio padre, per avere una speranza di sopravvivenza.
In ogni caso, appena varcata la soglia del templio, la ragazza morì all’istante. Ci fu una confusione
generale, seguita da probabili investigazioni legali sulla vicenda. In quell’occasione, gli occhi di
mio padre furono bagnati dalle lacrime per parecchio tempo, mentre continuava a pregare in
silenzio.
Nessuno si spiegava il perché fosse incessantemente in lacrime. Lui pregò il suo Guru Shree
Krishnanatha Maharaj per un aiuto. Improvvisamente, quella ragazza si alzò come da un sonno
profondo e disse ad alta voce che aveva bisogno di Udhi, le ceneri sacre.

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Mio padre riconobbe immediatamente in quelle parole la voce del suo Guru, giacché la ragazza
parlò con la voce maschile del Guru stesso.
Mio padre consegnò quelle ceneri a lei ed ai suoi genitori. Gli chiese quindi di riportare
immediatamente la ragazza a casa, cosa che fecero. Dopo un po’ di tempo, la ragazza morì a casa e
mio padre apprese telepaticamente che il suo Guru aveva abbandonato quel corpo.
Questa è la vera connessione che c’è tra un vero Guru e il suo discepolo (Foto 16 – Il Guru di mio
padre Shree Krishnanatha Maharaj di Mirajgaon, 1945).
Molte volte, durante le preghiere del Giovedì, mio padre riceveva una benedizione da Shirdi
Saibaba nella forma di un dolce Pedha, o di Udhi (ceneri sacre).
In seguito, le donava unicamente ai presenti. Questo significa che i devoti prendevano parte alla
benedizione ed erano protetti da Shirdi Saibaba.
Dopo essersi spostato nel posto del sig. Limaye, l’avvenimento di queste benedizioni si ridusse per
qualche ragione.
Io stesso ho assistito a due di questi avvenimenti: nel primo, un grosso Pedha fu distribuito; e nel
secondo, ceneri ardenti furono poste sugli indumenti del Dhoti di mio padre, e tra quelle c’erano dei
petali secchi di rosa. Non c’era alcuna traccia di ceneri in nessun posto dei suoi abiti del Dhoti o sul
pavimento, nel momento in cui le ceneri comparivano. Lui le riponeva sul piatto, difronte al
santuario. L’odore nell’intera sala era davvero forte ed insolito. Ma mio padre non mostrò mai alcun
segno di come questo fosse qualcosa di speciale, né lasciava che le persone pensassero nemmeno
che quella per lui era una cosa insolita. Non c’era traccia di altri oggetti che potessero arrivare
durante queste benedizioni. O Pedha, o Ceneri. Inoltre, in nessuna occasione mio padre ha mai
strumentalizzato questi eventi per farsi pubblicità. Nessuna foto di questi eventi è mai stata scattata.
Mio padre non diceva mai che questi eventi avrebbero risolto i problemi. Aveva spiegato, in uno dei
suoi discorsi, che questi eventi non dipendevano da un suo desiderio, bensì dalla volontà di Shirdi
Saibaba e del suo Guru.

Baburaoo Patawardhan era un procuratore di Bagalkot, nel Karnatak. Suo figlio Shashi studiava
allora al Ferguson College, a Pune. Lui viveva nella casa dello zio materno, a Shukrawar Peth, e
prendeva regolarmente parte alle preghiere Arati del giovedì da Shree Siddhamata Mandir. Perciò
divenne nostro amico di famiglia.
Un anno, durante le festività di Shree Ganesha Chaturthi e Shree Gavri Poojan, mia madre aveva le
mestruazioni.
Pertanto, mio padre dovette occuparsi dei preparativi della festa, incluso cucinare. Quel giorno,
Shashi Patawardhan fece visita a mio padre. Mio padre preparò il prasad (cibo sacro), e lo offrì alla
Dea Gauri con una preghiera. Ed ecco, il cibo svanì dal piatto, a questa preghiera. Shashi
Patawardhan assistette a questo evento. Quindi, comprese che mio padre era un grande devoto e uno
Yogi. Shashi divenne devoto mio padre.
Fu il fratellastro di Shashi ad ospitare me e mia sorella quando ci recammo a Mumbai per il
colloquio di ammissione all’IIT dove poi feci i miei studi universitari e di Master in ingegneria (cfr.
“La sua evoluzione spirituale”).
Lui invitò mio padre a casa, a Bagalkot, per poter stare con loro una settimana o due. Insistette
molto, quindi mio padre, mia madre e il sig. Limaye andarono a Bagalkot. I Patawardhan
possedevano una casa molto grande e una azienda agricola. L’azienda agricola produceva molti
arachidi. Pertanto, i Patawardhan volevano cominciare a produrre olio con un sistema elettrico.
Avevano già acquistato il macchinario. Fu stabilito che mio padre avrebbe inaugurato l’apertura
della filiera.
C’era un pozzo molto vecchio vicino l’azienda, ma era secco.
Mio padre chiese a Patawardhan di recitare i Puja al pozzo, e lui pregò Saibaba per
un’intercessione.

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Immediatamente, le ceneri apparvero nei suoi palmi. Quando le ceneri furono riposte nel pozzo
secco, zampilli di acqua fredda iniziarono a venire su. Questo aiutò anche la comunità vicina.
Il sig. Limaye documentò questa esperienza con mio padre scrivendola in un quaderno.
Questo, includendo anche la loro visita a Bagalkot e a Vijapur (vedi Foto 17 e 18 – Il diario del sig.
Limaye sulle sue esperienze con mio padre).

Un impiegato che lavorava nelle forze armate dell’India, allora sotto il Governo britannico, dal
nome P. G. Natu, era economicamente molto povero, ma era estremamente forte nel raggiungimento
dei suoi obiettivi spirituali. Era andato in pellegrinaggio a Badari Narayana, sull’Himalaya, senza
avere alcun possedimento. Badari Narayana è considerata una delle sedi di Shree Vishnu. Lui aveva
anche un figlio piccolo e viveva a molte miglia di distanza da Pune, dove tutti i giovedì avevano
luogo le preghiere Arati. Quando il suo Guru ufficiale, Dattananda Maharaj, ebbe raggiunto il
Samadhi, chiese espressamente al suo discepolo, il sig. Natu, di far visita a Vinayak Kulkarni, mio
padre, per avere una guida.
Il sig. Natu era solito percorrere grandi distanze a piedi per presenziare alle preghiere del giovedì.
Era frustrato dalla vita materiale, e aveva preso la decisione di scappare sull’Himalaya per portare a
termine le sue pratiche spirituali.
Aveva anche rassegnato le sue dimissioni dal lavoro.
Quando giunse in visita a mio padre durante le preghiere del giovedì, in quello stato di cose, mio
padre gli chiese di attendere fino alla fine delle preghiere.
Dopo le preghiere, mio padre disse al sig. Natu di non scappare sull’Himalaya. Il sig. Natu rispose a
mio padre di aver già rassegnato le sue dimissioni dal lavoro.
Mio padre aggiunse quindi di non doversi preoccupare per le sue dimissioni.
Accadde quindi che le sue dimissioni non furono accettate, e il sig. Natu poté quindi continuare a
stare con la sua famiglia.
Successivamente, ebbe un secondo figlio, e progredì sia materialmente che spiritualmente.
Fece visita a mio padre per almeno cinquant’anni, e mi aiutò parecchie volte nel corso dei miei
studi. La sua visita, al tempo del mio matrimonio combinato è stata già descritta in precedenza (cfr.
“La sua famiglia”).
Ho incontrato il sig. Natu parecchie volte durante la mia vita, incluso il periodo successivo alla
morte di mio padre. Lui era sempre lieto di incontrarmi, e mi dava sempre dei consigli molto utili
riguardanti la pratica spirituale, in quasi ogni nostro incontro.
Il figlio maggiore del sig. Natu mi raccontò poi che il padre ricordò il suo Guru nel momento in cui
lasciò questa vita.
Il figlio più grande del sig. Natu aveva una tipografia, e molti dei miei libri sono stati stampati lì.
(Vedi Foto 19 – Il sig. Natu).
Mio padre stava lavorando come operaio nella fabbrica di incensi vicino il nostro appartamento, a
un’età molto avanzata, e questo gli causò molte difficoltà. Durante quei giorni, una volta origliai
mio padre mentre raccontava al sig. Natu che aveva completato un “crore” (dieci milioni) di Japa.
Questo ha avuto un impatto molto rilevante sulla mia pratica spirituale.
Le preghiere del Giovedì erano tenute in un templio ove viveva un sacerdote, dal nome Jagannath
Pujari. Quest’ultimo è la stessa persona che ci fece visita nel momento in cui fui selezionato per
l’ammissione al prestigioso IIT già descritto precedentemente (cfr. “La sua vita familiare).
Mio padre per un certo periodo visse nel complesso dei grandi appartamenti posseduti da suo
suocero a Shukrawar Peth.
La famiglia Khaladkar viveva nell’appartamento affianco al suo.
I Khaladkar erano rimasti colpiti dal temperamento calmo di mio padre, dall’abitudine di aiutare gli
altri, e dalla sua devozione a Shirdi Saibaba.
La famiglia in questione era economicamente molto povera. Ambutai Khaladkar, la madre,
cominciò a frequentare le preghiere Arati del giovedì. Il marito di Ambutai, Madhavarao, aveva un

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impiego quale appaltatore nei Servizi di Ingegneria Militare. Egli era solito recarsi frequentemente a
Delhi per lavoro. Aveva memorizzato l’intera Bhagvadgita e la recitava ogni giorno prima di
mangiare.
Un giorno, mentre si recava a Delhi, suo figlio di quattro anni iniziò a piangere perché gli mancava
il padre. Non riuscivano a calmarlo in nessun modo. Allora, Ambutai portò il figlio da mio padre.
Mio padre posizionò il palmo della sua mano sulla testa di Ram, e Ram si calmò perché riuscì a
vedere suo padre a Delhi.
Grazie alle benedizioni di mio padre, le condizioni economiche della famiglia Khaladkar
migliorarono. Acquistarono una casa più grande a Shaniwar Peth, che è ancora oggi la loro, ed è
chiamata Sai Krupa.
Ram ha ottenuto un buon impiego, e successivamente ha avuto la possibilità di visitare gli USA, il
Giappone, la Germania, ecc., in un periodo in cui viaggi di questo tipo erano davvero rari. Ha
ottenuto una rimarcabile conoscenza grazie a questi viaggi, e dopo ha cominciato un suo personale
business. Ha aiutato pure suo fratello minore Shrikantto ad avere successo nei suoi studi e negli
affari. Ram si è poi sposato con una donna molto saggia e devota. Anche i loro figli sono molto
istruiti e di buone maniere.
Ram ha dovuto affrontare parecchi problemi per un periodo col suo socio in affari. Quando raccontò
i suoi problemi a mio padre, mio padre pregò Saibaba di salvarlo. Lui superò i suoi problemi.
Durante la vecchiaia di mio padre, la famiglia Khaladkar si prese completamente cura di lui.
Quando Shree Krishnanath Datta Mandir fu finalmente costruito in una maniera imponente, mio
padre divenne il capo fiduciario, Ram il secondo. Ora è Ram il capo, e pratica servizio nel templio
in maniera continuativa. Inoltre, Ram Khaladkar mi ha aiutato molte volte nel corso dei miei studi.
Mi prestò anche del denaro per prenotare i biglietti del mio primo viaggio in Nuova Zelanda.
Questo, in seguito, ha aperto le porte al mio futuro.
Sono estremamente grato a quell’uomo.
Lui è stato uno degli ospiti di onore quando il libro Adhiyoga (Sistema Autentico di Yoga di Neel
Kulkarni) è stato pubblicato a Pune (Foto 20 – Ram Khaladkar).

Per un periodo, il sig. Laxman Limaye è stato un assiduo delle preghiere del Giovedì, fino al 1948.
Era estremamente povero. Aveva davvero una bella grafia. Aveva addirittura lavorato in ospedale
per scrivere i nomi dei defunti. Aveva una passione per i profumi e realizzava bastoncini di incenso.
Era solito vendere questi bastoncini ai praticanti delle preghiere del giovedì. Quindi, andò a
supplicare mio padre per un miglioramento delle sue condizioni.
Mio padre lo benedisse, e lui divenne un uomo d’affari benestante e di successo.
Fu in grado di acquistare una casa molto bella con molti appartamenti. La nostra famiglia visse
infatti in uno di quegli appartamenti di quello stabile per circa cinquant’anni.
Il sig. Limaye aveva una mente molto focalizzata sul denaro, ma era allo stesso tempo un grande
lavoratore ed era molto devoto. Ho avuto parecchi incontri con lui, sia di tipo amichevole che
discussioni. Lui era molto rigido nel suo comportamento, ma era molto concentrato sul suo lavoro.
Aveva pure una voce molto bella così come talento nella recitazione. Divenne in un certo qual modo
egoista a causa della sua crescita economica, ma ha sempre rispettato mio padre come suo Guru.
Una volta si recò in pellegrinaggio a Bonares, senza il consenso di mio padre, e morì nel treno
durante il viaggio di ritorno a Pune.
Durante una delle preghiere del Giovedì, nel corso della vita di Shree Krishnanatha Maharaj, i
partecipanti alla preghiera stavano aspettando il suo arrivo prima di iniziare, ma lui arrivò con
qualche ora di ritardo, per qualche ragione. Quando gli fu chiesto perché avesse tardato così tanto,
rispose di non essere assolutamente in ritardo e che tutti controllassero per l’appunto gli orologi.
Tutti gli orologi segnavano l’ora esatta fissata per l’inizio delle preghiere. Sicuramente, questo è
solo un esempio divertente dei suoi poteri, e nulla di più.

25
Krishnanatha Maharaj visse una vita estremamente povera. Non fece mai nessuna volta un uso dei
suoi poteri per far soldi, farsi una nomea o avere fama. Questa tendenza era esattamente la stessa
della vita di mio padre. Nonostante avesse molti devoti estremamente ricchi, non li sfruttò mai per
avere dei profitti personali. Nel caso di mio padre, per quanto mi riguarda, posso dire che era
estremamente abile nell’aiutare gli altri, portare a termine le cose, e allo stesso tempo astenersi dal
diventare famoso. (Foto 21 – Krishnanatha Maharaj).
Durante la mia vita, le preghiere del Giovedì erano recitate nella casa del sig. Limaye, il
proprietario del nostro appartamento. Non sono mai mancato a quelle preghiere durante la mia vita
di studi. Spesse volte mio padre era solito farmi tenere la fiamma, rituale che è parte delle preghiere
Arati. Io stavo vicino a lui, ed ero solito concentrarmi in una forma meditativa durante la preghiera.
Mio padre sorrideva e qualche volta addirittura rideva dolcemente.
Sono quasi del tutto sicuro che conosceva quali eventi sarebbero capitati nella mia vita.
Qualche volta, menzionava velocemente degli eventi, e dopo si zittiva subito, e non li menzionava
più. Mi sembra che una cosa sia conoscere il destino altrui, e altra cosa, la più difficile, sia essere
capaci di tenerlo segreto. Sembrava che mio padre conoscesse molto di più di quanto rivelasse!
(Foto 22 – Il Santuario nella casa del sig. Limaye, prima della mia nascita. 1953-1956)

È arrivato il momento di descrivere alcune cose di cui sono stato informato grazie a mia madre,
sempre inerenti la figura di mio padre. E’ curioso sapere che mia madre era solita discutere con mio
padre per la sua negligenza nell’acquistare una casa, e pure sul fatto che non riusciva a ottenere
entrate migliori grazie alla sua connessione con i devoti.
Inoltre, lei non si è mai inchinata davanti a mio padre, neanche durante le preghiere del giovedì,
quando ogni singolo presente si inchinava a lui per toccargli i piedi.
Ma, nel momento in cui si trattava di descrivere la spiritualità di mio padre, mia madre lo dipingeva
seriamente come un Maestro, con molta convinzione.
Avere un riconoscimento dalla propria moglie quale Maestro spirituale è una cosa davvero rara!
(Vedi Foto 23 – Mia madre dopo il decesso di mio padre, mentre mi dava benedizioni per gli
obiettivi spirituali).
Mia madre mi accennava che, nonostante avessero dato alla luce sei figli, la vita sessuale quotidiana
fra i due era abbastanza infrequente. Ciò che intendeva dire, era che mio padre fosse naturalmente
incline al celibato.
Mi raccontava, pure, come mio padre fosse solito soffrire le malattie per i suoi devoti.
Una volta, era estremamente malato, e non era capace di alzarsi a causa della debolezza alle gambe,
e quindi raggiungere il luogo delle preghiere. A questo punto, un’erba medica (Muli) spuntò fuori
dalla foto di Shirdi Sai Baba nel Santuario adorato da mio padre. Dopo aver creato una pasta da
quella radice e averla applicata sulle gambe di mio padre, la debolezza scomparve immediatamente,
e lui riuscì a presenziare alle preghiere del giovedì.
Mia madre mi narrò anche che quando i Sai Padukas (sandali simbolici) furono donati dal Pandit
Panshikar di Mumbai (questo specifico evento sarà spiegato meglio più avanti: cfr. “Varie ed
eventuali”) nel Templio Tulsibaug di Rama, mio padre sollevò la sua mano destra e calde ceneri
sacre (Udi) caddero dalla sua mano per un tempo prolungato, fino a che tutti i devoti ebbero
completato il loro Darshan ed ebbero preso le benedizioni. Circa mille devoti parteciparono a
questo programma (Vedi Foto 24 – Mio padre mentre riceveva i Padukas nel Templio Tulsibaug di
Rama nel 1953).
I miei genitori celebravano le festività di Gauri Ganapati, ogni anno, nel mese indiano di
Bhadrapada. Shree Ganesha era installato per dieci giorni,e Gauri per cinque. Durante questa
celebrazione, mia madre aveva il ciclo mestruale, e questo le rese impossibile preparare il cibo
sacro Prasad e fare le preghiere Aratri per Gauri. Lei mi disse che quel giorno mio padre cucinò il
cibo e celebrò le preghiere Aratri. Gauri consumò il cibo appena mio padre le ebbe pregato.

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Mia madre non era una persona che assecondava sempre mio padre. Lei litigava con lui in molte
occasioni, anche chiamandolo con nomignoli. Pertanto, i suoi racconti hanno per me un significato
davvero speciale. Lei li narrava senza troppi contorni, ma in maniera molto sicura.
Anche Shashi Patwardhan aveva assistito all’evento.
Questo altro evento, invece, non include mio padre, ma il suo Guru Shree Krishnanatha Maharaj:
mia madre era solita leggere le scritture (Pothi) quasi ogni giorno, durante la sua vita. Queste letture
hanno avuto una grande influenza sulla mia spiritualità, oltre che sulla mia personalità. Lei mi
raccontava che molte volte Shree Krishnanatha Maharaj era solito far visita a casa. Lui avrebbe
chiesto a mia madre: “Vorresti un dolce?”; quando lei rispondeva di sì, lui era solito pregare, e un
Pedha viaggiava attraverso l’aria e atterrava sulle sue Scritture (Pothi).
Questo era così comune che lei lo percepiva come se non fosse nulla di speciale. Una volta mio
padre mi diede un Pedha nello stesso identico modo, e questo è stato già descritto prima (cfr. “La
sua evoluzione spirituale”).
Era davvero interessante osservare la relazione tra mio padre e mia madre.
Da un lato, lei lo amava moltissimo e riconosceva pure la sua santità; dall’altro, lei si trovava in
difficoltà nell’essere tollerante, pacifica e paziente quanto lo era mio padre.
Lei perdeva spesso le staffe, lamentandosi del fatto che lui non provvedeva a quello che lei
desiderava per la famiglia, e mai per sé stessa. Lei lamentava anche che mio padre avesse la
capacità di ottenere più beni materiali, ma praticamente la ignorava. Lei si lamentava che lui non
fosse sincero coi suoi discepoli, che traevano unicamente vantaggio da lui o che con lui erano
sgarbati. Ma, alla fine, lei accettava la sua condizione nella spiritualità, e lo servì con amore fino
alla fine della sua vita. Lei mi disse anche che fu l’unica presente al suo fianco quando lui
abbandonò il suo corpo.
Lei era anche fiduciosa del fatto che lui avrebbe badato a lei anche dopo la morte, e che non
avrebbe mai dovuto domandare ad altri per soddisfare le sue necessità.
Inoltre, mio padre diceva molte volte che mia madre era orgogliosa, e quindi sarebbe rimasta
instabile per tutta la sua vita.
Ma, sarebbe diventata calma solo dopo la morte di mio padre. Questo si avverò.
So per certo che mio padre amava mia madre, e che la aiutava in molte faccende domestiche,
quando invece non era così usuale per un marito indiano aiutare la moglie, così come è tutt’ora,
oltremodo. Lui condivideva con lei circa la metà delle faccende domestiche.

La relazione tra lui e il suo Guru.

Permettetemi adesso di descrivere la relazione tra mio padre e il suo Guru Shree Krishnanatha
Maharaj.
Molto poco si sa sulla comunicazione che avveniva tra i due, in merito agli insegnamenti spirituali.
È interessante notare come mio padre non abbia mai proferito parola sull'argomento durante tutto
l'arco della sua vita. La sua relazione nel campo spirituale con il suo Guru era come quella che si
può scorgere tra i Guru Natha Sampradaya. Ma una cosa è sicura della sua vita, che dopo aver
incontrato il Guru, lui ha obbedito a qualsiasi cosa quello gli dicesse.
Prima di incontrarlo, lui non era solito inchinarsi a nessun uomo, perché venerava solo Dio. E dopo
averlo incontrato non ha avuto bisogno di nessuna altra guida spirituale. Era completo. Lui stesso
divenne Maestro. (Vedi Foto 25 - Un appunto sulla biografia di Krishnanatha Maharaj scritto da mio
padre, 1953).

È probabile che mio padre chiedesse consiglio al suo Guru quando lo necessitava seriamente per
prendere decisioni importanti. Io l'ho visto, sebbene in molte poche occasioni, parlare col suo Guru,
le cui ossa furono sepolte nel templio del Samadhi a Parvati, nella città di Pune.
La storia di questo templio sarà descritta nelle pagine successive.

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Quando lui aveva bisogno di un consiglio importante, per esempio inerente un problema con uno
dei suoi discepoli, egli pregava il suo Guru chiedendogli di essere consigliato. Non gli chiese mai
benefici personali per avere un lavoro, durante tutta la sua vita. Lui era molto abile nell'attribuire
tutti i meriti dei suoi consigli al suo Guru e a Sai Baba di Shirdi, e a passare avanti, senza essere
immischiato in questioni inerenti la propria fama. Io mi addoloravo quando realizzavo di non
conoscere pienamente mio padre, anche se ero vicino a ciò che lui era.
La storia su come mio padre incontrò il suo Guru è già stata descritta in precedenza (cfr. "La sua
evoluzione spirituale").
Poco tempo dopo il loro primo incontro, Krishnanatha Maharaj condusse mio padre a Shirdi per una
visita. Durante questa visita furono accompagnati da poche altre persone. Loro si fermarono a
Shirdi per pochi giorni in Dixit Wada, a una distanza dal templio di Sai Baba percorribile a piedi
con facilità.
Mio padre stava leggendo la Scrittura del Gurucharitra, quale pratica da portare a termine in pochi
giorni. Mentre leggeva il Gurucharitra, un giorno, tutti gli altri incluso Krishnanatha Maharaj si
recarono al santuario del templio di Shirdi Sai Baba dove si recitavano le preghiere Aratri.
Dopo essere usciti dall'alloggio, chiusero la porta dall'esterno, così da non arrecare disturbo a mio
padre che leggeva all'interno. Un attimo dopo essere partiti, mio padre sentì come se qualcuno lo
stesse chiamando dal templio. Al sentire questa chiamata, diventò introspettivo, smise di leggere e
si recò al templio. Quando raggiunse il templio, apprese che la porta della residenza era stata chiusa
da fuori, ma gli si era aperta così da fargli raggiungere il santuario. Mio padre si sentì dunque un po'
confuso. Quindi, Krishnanatha Maharaj gli disse che sapeva chi lo aveva chiamato al santuario.
Quando mio padre si avvicinò al santuario, una ghirlanda, dal Santuario del Samadhi di Sai Baba,
scivolò tra le sue mani. Dopo tale avvenimento, Krishnanatha Maharaj disse a mio padre che quello
era un segno dell'apprezzamento di Shirdi Sai Baba e della sua benedizione. Mio padre ne fu
davvero felice. Durante la notte, qualcuno svegliò improvvisamente mio padre, e quando aprì gli
occhi davanti a lui comparve Shirdi Sai Baba. Lui ne fu davvero spaventato, oltre che confuso. In
quella occasione, Krishnanatha Maharaj rassicurò mio padre dicendo di non preoccuparsi, e che Sai
Baba gli sarebbe sempre stato grato. Questo creò una perenne connessione tra mio padre e Shirdi
Sai Baba, e lui gli divenne devoto oltre ogni altro Dio o Dea! Mio padre continuò a fare devozione
verso le altre divinità ma Sai Baba era il suo tutto e unico.
Ogni volta che lui pregava Shirdi Sai Baba con una invocazione, quello si presentava lì
immediatamente, e non solo in maniera filosofica.
Lo Yoga Shastra (scienza spirituale) parla appunto dello sviluppo di tali tipi di connessione.
Mio padre mi ha accennato, durante le nostre chiacchierate, che una persona non può iniziare un
vero viaggio spirituale finché non sviluppa un singolo ideale.
Quando Krishnanatha Maharaj era vivo, mio padre fece sempre cose importanti sulla base delle
istruzioni che gli venivano date.
Krishnanatha Maharaj aveva detto alle altre persone che mio padre era un Sanyasi (monaco) nella
vita precedente, fino a quella presente. E che aveva avuto un desiderio di fare esperienza da
capofamiglia. A causa di questo desiderio, quel monaco rinacque capofamiglia.
Ma, in quella vita, sarebbe stato liberato in quanto aveva raggiunto l'apice della spiritualità.
Ho ascoltato questa storia un paio di volte, da mia madre. Ma la appresi in maniera straordinaria.
Quando mio padre morì nel 1988 mi trovavo in Nuova Zelanda, e mi spostai negli USA, come già
ho spiegato precedentemente (cfr. "La sua vita familiare"), appena dopo la sua morte.
Mia madre, ormai vedova, apprese del mio trasferimento.
Uno dei nostri vicini di Pune, Kusum Atya Ranade, stava per visitare gli USA al tempo, e sarebbe
partito da Pune. Mia madre mi inviò una lettera per mano di Kusum Atya, assieme alla biografia
della vita precedente di mio padre. Prima di allora non ero a conoscenza dell'esistenza di un tale
testo. Questa biografia è una scrittura originale di mio padre nella vita precedente.

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Fu una sorpresa che lei mi consegnasse questo testo solo dopo la morte di mio padre. Questa
potrebbe essere una delle ultime volontà di mio padre stesso.
Non le ho mai chiesto perché mi avesse inviato quel testo in quel momento, perché ero già negli
USA e ci sono rimasto per undici anni prima di visitare nuovamente l'India. Questo testo è rimasto
nel mio Santuario devozionale negli USA dal 1988 al 2006.
Mia madre morì nel 2001 (vedi Foto 26 - L'autobiografia di mio padre nella vita precedente).

Dopo il 2007 iniziai a passare più tempo in India ed a viaggiare in tutto il mondo.
Nel 2012 iniziai a viaggiare verso Mysore, in India, per insegnare Yoga. Notavo che la mia mente
diventava molto serena e focalizzata quando ero sulla strada per Mysore, tra Kolhapur e Dharwad.
Pensavo fosse solo una coincidenza.
Comunque, quando viaggiai da Mysore a Pune in macchina nel 2013, improvvisamente sentii come
se stessi leggendo quel testo portavo nel mio bagaglio. Con mio grande stupore, fui capace di
comprendere un testo scritto in Marathi, nonostante avesse un insolito stile di scrittura. Notai che
nella vita precedente, mio padre nacque nello stesso paese di quella successiva. Si spostò da lì
passando per Ainapur verso Murgod, dove incontrò il Santo Chidambar Dixit, che era un Santo
incarnato.
Chidambar Dixit lo benedisse con lo stato del Samadhi, e dopo mio padre viaggiò più su verso
Shirsi.
Il testo menziona chiaramente i nomi dei villaggi che mio padre attraversò nella vita precedente.
Ho cercato sulla mappa, su internet, e ho davvero trovato gli stessi villaggi su quella strada. Tutta
quest'area è vicina alla strada da Kolhapur fino a Dharwad. Questo mi tolse il dubbio sul mio stato
mentale mentre attraversavo quei posti.
Nel 2014, quando rientrai dall'Italia con una dei miei studenti italiani di Yoga, affrontammo un
sacco di problemi, e trovammo per caso il paese ove il Santo Chidambar Dixit aveva vissuto.
Eravamo in grande fibrillazione per aver scoperto pure che il templio originale esiste ancora lì, e la
sensazione provata in quel posto ci lasciò deliziati.
La gioia di visitare il paese del Guru della vita precedente di mio padre mi fece sentire davvero
speciale. Questa sensazione non può essere descritta a parole.
Incontrai anche il presente successore di Chidambar Dixit, e ho avuto occasione di parlarci. Ho
scelto di pubblicare questo libro proprio in quel luogo sacro (vedi Foto 27 - 30 - "Il Templio di
Chidambar Dixit a Murgod").

Poco prima di lasciare il corpo, Krishnanatha Maharaj chiamò un piccolo gruppo di suoi discepoli
più vicini e gli comunicò che sarebbe morto di lì a poco, e che sarebbe stato costruito in quel luogo
un templio dedicato a Shree Dattatreya, divinità indiana dalle tre teste, e che l'acqua, dai piedi di
Shree Dattatreya, avrebbe dovuto scorrere fin nella sua tomba (Santuario del Samadhi) contenente
le ossa di Krishnanatha Maharaj.
Mio padre ha onorato le ossa di Krishnanatha Maharaj nella sua casa, fino a che a un certo punto fu
costruito un piccolo templio grazie all'aiuto di donazioni, in quanto il templio serve affinché le
persone possano ottenere le benedizioni di Shree Dattatreya e Krishnanatha Maharaj.
Mio padre non ha ottenuto alcun beneficio per se stesso da quel templio. Tanto deve essere
specificato.
Questo templio fu fondato nel 1944.
Il sig. Gokhale, del Trio Fornitore Company donò una statua di Shree Dattatreya, ma una mano
della statua si ruppe durante l'installazione. Quindi, fu sostituita con una statua d'argento (vedi Foto
31 - Krishnanatha Maharaj verso la fine della sua vita).
Mio padre fece devozione in quel templio fino al 1988. Dovette fare molti sacrifici per far andare
avanti quel templio. Queste pene non possono essere raccontate in queste pagine.
Solo quelli che hanno vissuto quei tempi possono conoscerle.

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Mio padre dovette affrontare grandi problemi economici fino alla fine della sua vita dopo aver
fondato questo templio. Comunque, non abbandonò mai la sua dedizione e ha continuato a fare
devozione nel templio per quarantaquattro anni, senza mai distogliere la sua attenzione dalla
devozione (vedi Foto 32 - Shree Krishnanatha Datta Mandir, Parvati, Città di Pune, 1944).

Il templio del suo Guru.

Nel 1988, i devoti di Shree Das Kisan Maharaj (giovane fratello discepolo di mio padre), la cui
storia apparirà più avanti, costruirono un templio dedicato nello stesso luogo.
L'ultimo desiderio di mio padre trovò quindi realizzazione, e subito dopo mio padre abbandonò il
suo corpo mentre io mi trovavo in Nuova Zelanda (cfr. "La sua vita familiare").
Il templio completo si erge ancora oggi alla base delle colline di Parvati.
Solo una persona con completa dedizione, devozione e auto realizzazione può pazientare per
quarantaquattro anni per vedere portato a termine un obiettivo.

Appare appropriato descrivere ora la storia di come il summenzionato templio fu eretto nel 1988.
Ma prima è necessario conoscere la storia di Das Kisan Maharaj, un fratello discepolo di mio padre.
Das Kisan era un commerciante che vendeva copricapi in un piccolo negozio molto vicino alla
dimora di mio padre nel 1940.
Mio padre indossava spesso cappelli in quel periodo e faceva frequenti visite al negozio di Das
Kisan. Das Kisan fu davvero colpito da mio padre, anche per il fatto che Krishnanatha Maharaj lo
aveva benedetto. Quindi Das Kisan chiese a mio padre di essere presentato a Krishnanatha Maharaj
affinché lo accettasse come discepolo.
Krishnanatha Maharaj acconsentì alla visita e benedì Das Kisan con la realizzazione spirituale. Nel
corso del tempo, Das Kisan si realizzò spiritualmente. Si spostò a Mumbai. Era un bravo cantante,
quindi molti devoti di Sai Baba ne furono incuriositi. La signora Damayanti Mahadadalkar (Taiji) di
Girgaon (a Mumbai) divenne sua discepola e ricevette una profonda conoscenza del percorso
devozionale Bhakti proprio da lui. Questi devoti aiutarono mio padre a costruire il templio a Parvati
(Pune) nel 1988. Questa storia è descritta più in là.
I devoti di Sai Baba a Mumbai, che erano discepoli sia di Das Kisan Baba che di Dasi Damayanti
(Taiji) decisero di costruire un templio in onore di Das Kisan Baba, chiamato Sai Mangal Dham a
Malad, nella città di Mumbai.
Il posto fu acquistato e i lavori per il templio stavano per cominciare. A quel punto, Taiji fece un
sogno nel quale le fu indicato che il templio di Shree Krishnanatha Maharaj si trovava in uno stato
inadeguato, e quindi avrebbe dovuto essere rinnovato ad hoc prima che il templio in onore di Das
Kisan Baba, discepolo di Krishnanatha Maharaj potesse essere costruito.
Le fu chiesto di cercare il sig. Vinayak Kulkarni (mio padre) che era il reggente del Templio di
Pune. Quindi, un discepolo di Taiji, chiamato signor Kripalani fu mandato a Pune.
Lui rintracciò mio padre, e ci vollero più di dieci anni per avere il permesso di costruire, ma alla
fine ci riuscirono.
Ci furono molti ostacoli che dovettero affrontare. Comunque mio padre era estremamente paziente e
sembrava sicuro che il templio sarebbe stato costruito.
Io stesso ho incontrato il sig. Kripalani e ho visto le cause che mio padre ha dovuto affrontare fino
alla ricostruzione del templio.
Questo fantastico templio si erge alla base delle colline di Parvati, a Pune.
So per certo che il templio sta vibrando con l'energia vitale di Shree Krishnanatha Maharaj.
Io stesso ho partecipato a molte gioiose festività devozionali che venivano celebrate lì. Questo
luogo è lo stesso in cui il corpo di mio padre è stato portato prima della cremazione al tempo della
sua morte. Io ero in Nuova Zelanda.
Ma, questo templio è la più grande testimonianza della presenza di mio padre e del suo lavoro.

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La tomba del Guru di mio padre, contenente le sue ossa, è stata costruita in quel templio nel 1944
come descritto poc'anzi. Queste ossa erano state fino ad allora onorate da mio padre nella sua stessa
casa. Anche Shree Dattatreya è venerata lì, così che l'acqua, dai suoi piedi, scorre fino alla tomba di
Shree Krishnanatha Maharaj.
Shree Sai Baba di Shirdi e il Guru di Krishnanatha Maharaj, chiamato Shree Vakratunda Maharaj,
sono pure venerati in quello stesso templio (vedi Foto 33A - 33D - Il rinnovamento e il templio
rinnovato Krishnanatha Datta Mandir, a Parvati).

Mio padre non tenne mai un singolo centesimo per se stesso durante tutta la sua vita grazie a quel
templio. Anche il suo Guru morì senza alcuna proprietà. Entrambi loro avevano centinaia di devoti
che aiutavano. Entrambi si astennero completamente dal farsi pubblicità, e la loro realizzazione
spirituale non era verbale, ma fatta di azioni.

In relazione al templio di Parvati, ricordo chiaramente un avvenimento. C'erano le preghiere Arati


per qualche occasione durante quel giorno. Molte persone erano nel templio.
Questo, prima che il nuovo templio fosse costruito.
Dunque, il templio più vecchio era pieno di gente. Finite le Arati, le persone chiacchieravano fuori.
Anche mio padre era lì ma improvvisamente si mise a correre verso il santuario di Shree
Krishnanatha Maharaj e porse il suo orecchio al santuario, come era solito fare quando in rare
occasioni comunicava col suo Guru. A quel tempo, mio padre stava attraversando un periodo molto
duro dal punto di vista economico; ma non mostrava mai insoddisfazione. Lui manteneva sempre
un atteggiamento positivo e mi incoraggiava ad andare avanti. Ma di sicuro, la dura esperienza si
poteva vedere sul suo corpo. Quel giorno, dopo che la folla andò via, mio padre mi disse
chiaramente, così come chiaramente lo ricordo, che il suo Guru gli aveva chiesto se tanto fosse
troppo per lui da sopportare, e se avesse voluto essere sollevato dalla sua condizione attuale. Era
così perché mio padre aveva ancora del karma da sciogliere, ed era sulla via della liberazione nella
vita presente. La domanda che gli pose il suo Guru, dunque, era se lui volesse prendere un'altra
nascita e terminare la sofferenza della sua vita presente. Mio padre mi disse questo. Voleva che io
capissi che avevo bisogno di studiare bene e progredire bene, così da poter uscire dalla povertà ed
essere autosufficiente.
Mio padre ebbe un discepolo chiamato signor Gadgil. Lui aveva affrontato molte difficoltà sin dai
suoi primissimi giorni, e la madre anziana aveva chiesto a mio padre di proteggere suo figlio. Mio
padre cominciò a fargli da guida, e gli insegnò pure delle pratiche.
La sua situazione economica migliorò molto in seguito, e i suoi figli ebbero la possibilità di essere
ben istruiti. Lui era solito recarsi al templio di Alardi in bicicletta, a circa cinquanta chilometri da
Pune. Questo era davvero arduo. Lui desiderava visitare il templio di Shirdi. Mio padre gli disse che
avrebbe dovuto proseguire con le preghiere e le devozioni al templio di Parvati giacché era vicino a
casa sua e il suo desiderio di essere benedetto da Shirdi Sai Baba sarebbe stato esaudito.
Lui fece adorazione al templio di Parvati per molto tempo e un giorno notò che la pietra di marmo
presente nel santuario del templio stava sviluppando delle macchie scure.
Continuò a tenere sottocchio queste macchie e dopo un bel po' di tempo, quelle mutarono in un
disegno molto chiaro di Shirdi Sai Baba. Lui fu deliziato da ciò. Mio padre ci disse che questo
miracolo comprovava che Shirdi Sai Baba era sempre vicino a Krishnanatha Maharaj (vedi Foto 34
- Immagine di Shirdi Sai Baba che apparve sulla tomba di Krishnanatha Maharaj).

31
Le esperienze dei suoi devoti.

Sembra appropriato ora, richiamare le esperienze di alcuni dei devoti che si sono avvicinati a mio
padre e ne hanno tratto beneficio.
Saranno presi in considerazione solo alcuni esempi.
Per quanto mi riguarda, posso sicuramente affermare che la maggior parte del mio successo
nell'istruzione, nello Yoga e nella spiritualità è dovuto alle indicazioni di mio padre e alle sue
benedizioni. Pertanto, non ho dubbi o altri pensieri a riguardo.
Ho già analizzato gli esempi del sig. Natu e del sig. Limaye (cfr. "La sua evoluzione spirituale").
La figlia del sig. Shripad Wagh, un discepolo di mio padre e impiegato dell'Ufficio della contabilità
delle Forze Armate, aveva servito mio padre durante i miei studi ingegneristici. Il suo nome è
Shabba. Lei aiutò in vari modi mia madre e mio padre. Stava però trovando difficoltà a sposarsi, ed
era triste, in quanto stava per superare l'età allora considerata quella limite per sposarsi.
Mio padre aveva notato la sua tristezza e un giorno le disse che avrebbe pregato Shirdi Sai Baba per
trovarle un buon compagno di vita. Le disse anche che avrebbe trovato questa persona nell'arco di
una settimana. Questo è ciò che accadde.
Lei trovò una persona che era oltre le sue aspettative, e condusse una vita familiare molto felice con
lui; diede alla luce due figli gemelli e una bellissima figlia. Tutti loro vennero molto ben istruiti e
divennero economicamente benestanti. La figlia divenne una nota dottoressa e ora esercita in
Australia. Le condizioni economiche di Shabba migliorarono rapidamente e oggi è una nonna molto
felice.

Nel 1950, un giovane senza lavoro arrivò a Pune in cerca di un impiego. Lui si mise a cercare
lavoro con ogni sforzo e in ultima analisi lo trovò in una drogheria, ma per un salario molto basso.
Lui era solito venerare quotidianamente Dio.
Un giorno lesse un piccolo appunto biografico di Shree Sai Baba, scritto dal sig. Ramanath Modak.
Non si poté trattenere dall'acquistare quel libro e perciò lo lesse per intero. Divenne quindi devoto a
Shree Sai Baba. Il sig. Gandhi era solito recarsi al salone del barbiere Sopanrao Pawar. Il sig. Pawar
era a conoscenza delle preghiere Arati del giovedì celebrate da mio padre. il sig. Gandhi e il sig.
Pawar parteciparono quindi assieme alle preghiere Arati.
Il sig. Gandhi fu colpito dall'atmosfera, e divenne un discepolo.
Successivamente, il sig. Gandhi affrontò una difficoltà finanziaria.
Aveva un lavoro nella drogheria, ma con uno stipendio estremamente basso. Pregò la foto di Sai
Baba con le lacrime agli occhi. Quando riaprì gli occhi vide l'immagine con le mani che mostravano
benedizione, e con un messeggio: "lascia il tuo lavoro".
Più tardi, Ghandi fece visita a Shree Muralidhan Mandir, in serata. Per una coincidenza incontrò
mio padre fuori dal templio. Gli spiegò quindi la sua intera storia, e mio padre gli disse con
convinzione: "Da ora in poi, non preoccuparti più della tua situazione economica. Lascia il tuo
lavoro e inizia a curare i tuoi affari. Diverrai titolare e avrai persone che lavoreranno per te. Questa
è l'indicazione di Shirdi Sai Baba per te".
Gandhi rientrò a casa e pregò Shirdi Sai Baba, offrendogli un bastoncino di incenso. Lui acquistò la
drogheria del sig. Oak per cinquecento Rupie. La inaugurò con mio padre quale ospite d'onore.
La chiamò "Negozio delle provviste Vinayak, considerato il primo nome di mio padre, per
l'appunto. Questo negozio andò avanti così bene che il sig. Gandhi divenne economicamente ricco e
continuò il suo commercio per oltre quarantadue anni senza alcuna perdita. Sposò anche una donna
molto saggia ed ebbero due bellissimi bambini.
Ha goduto di una lunga vita, familiare e devozionale.
Ho fatto visita al negozio delle provviste "Vinayak" sin dalla mia infanzia, e anche dopo il mio
ritorno da oltreoceano.
Penso che ora il sig. Gandhi non sia più in vita. L'ho conosciuto per oltre quarantacinque anni.

32
Un giorno, quando ero uno studente delle scuole superiori, notai una persona nuova presenziare alle
preghiere Arati del giovedì. Il suo nome era sig. Korde.
Osservavo che era molto spontaneo, ma serio mentre recitava le preghiere.
Si prostrava pure verso mio padre, in maniera davvero devota dopo le preghiere. Iniziò ad essere
presente ogni giovedì a partire da allora.
Un giovedì, quando rientravamo dalle preghiere Arati, mio padre mi disse che il sig. Korde era un
astrologo palmista. Desiderava andare alle Mauritius, per leggere i palmi delle persone cieche. Lui
partecipava alle preghiere del giovedì per avere le benedizioni da mio padre e attraverso di lui,
quelle di Shirdi Sai Baba, così da poter avere l'opportunità di andare alle Mauritius.
Mio padre mi disse che il sig. Korde aveva notato tre linee orizzontali sulla sua fronte e sapeva che
mio padre era uno Yogi pienamente realizzato. Mio padre mi ha detto che una persona con tre linee
sulla fronte, continue da destra a sinistra, è in realtà uno Yogi molto avanzato.
Notai quindi che le rughe sulla fronte di Krishnanatha Maharaj erano davvero marcate. Incontrai il
sig. Korde dopo dieci anni. Fino ad allora aveva visitato le Mauritius.
Lui era molto acuto nel vedere le linee sui miei palmi, quindi gli mostrai la mia mano. Penso che in
quella stessa occasione mio padre mi disse che ci sono due tipi di astrologi: il primo è quello che si
forma grazie a studi molto difficili e fa previsioni basandosi sulle linee dei palmi delle mani o
sull'oroscopo che mostra la posizione dei pianeti; il secondo, che è superiore, è quello in grado di
raccontarti il futuro solo osservandoti. E mi disse anche che c'è un tipo di Yogi avanzato che può
cambiare il corso del futuro pregando Dio. Di sicuro mio padre apparteneva a questa ultima
categoria. Ma, lui non si è mai fatto alcuna pubblicità così come non ha mai fatto uso delle sue
abilità per ottenere del denaro o fama. So per certo che l'abilità del non-uso è una delle cose più
difficili per uno Yogi esperto.

I suoi insegnamenti utili alla mia famiglia dello Yoga.

Ora dobbiamo spostare la nostra attenzione sugli insegnamenti di mio padre, come parte conclusiva
di questo libro.
Mio padre era un esempio vivente di mente pacifica ed intelletto stabile.
Nel corso della sua vita ha affrontato molte difficoltà e molte volte ha subito anche delle umiliazioni
da parte di suoi amici, parenti e pure discepoli.
Comunque, non l'ho mai visto turbato e arrabbiato. Non si è mai abbattuto per le maldicenze; e non
litigava mai con nessuno. Tollerava tutto con una attitudine pacifica.
Mi diceva qualche volta che le persone avrebbero riconosciuto la sua qualità solo dopo la sua morte.
Io stesso realizzai tale qualità solo dopo essere diventato un capofamiglia e un impiegato.
È davvero difficile tollerare gli insulti da altre persone. Io stesso non avrei sopportato tali insulti, nel
mio caso personale.
Ma posso assolutamente comprendere che uno Yogi che ha raggiunto uno stato mentale stabile e che
è concentrato solo sulla spiritualità possa riuscire in quell'intento, come faceva mio padre.
Mio padre era un esempio vivente di "Sthitaprajna Yogi", così come descritto nella Bhagavadgita.
Inoltre, non ho mai visto mio padre confuso su nulla nella sua intera vita.
Quando incontrava qualche difficoltà la accettava; quando prendeva una decisione che appariva
completamente irragionevole alla maggior parte delle persone in relazione al contesto, lo trovavo
assolutamente convinto. Più nel particolare, mi riferisco alle decisioni che prendeva in merito alla
mia istruzione (cfr. "La sua vita familiare").
La maggior parte delle lettere che mi inviava mentre studiavo all'Istituto Indiano di Tecnologia
specificamente menzionano che quella pace della mente e la stabilità dell'intelletto sono alla base di
ogni successo, incluso il progresso spirituale. Ho compreso appieno questo dato di fatto molto più

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in là nella mia vita, e ho sperimentato anche come questa comprensione ha reso il mio progresso
molto più rapido.
Mio padre mi ha dato qualche lezione davvero molte volte, ma io non sono mai stato capace di
metterle in pratica completamente, anche oggi. Lui mi ha detto di non far mai male alla mente di
nessuno. Non ho mai visto mio padre far del male a qualcuno. Questo mi sembra incredibile, anche
dopo averne fatto esperienza per circa 25 anni.
Questa capacità è ancora più profonda che l'Ahimsa (non violenza) menzionata negli Yoga Sutra di
Patanjali, per quanto mi riguarda.

Un'altra caratteristica che mio padre mostrava era la sua completa fiducia nel suo Guru e nella sua
divinità. Lui non ha mai sentito il bisogno apprendere la spiritualità da qualche altra fonte dopo aver
incontrato il suo Guru. Lui sembrava conoscere ogni cosa inerente la spiritualità. Nonostante lui non
ha mai fortemente obiettato al fatto che studiassi da libri o da altre fonti, mi ha comunque accennato
che la realizzazione spirituale ultima avviene solo quando un vero Maestro benedice il discepolo.
Ma un vero Maestro non può essere trovato da un discepolo mediante una ricerca. In realtà, quando
il discepolo è degno, il vero Maestro va alla sua ricerca.
Questo è ciò che è successo esattamente nel caso di mio padre e anche nel caso del suo Guru. Mio
padre mi ha anche consigliato che una persona dovrebbe affidarsi a una divinità quale divinità
principale.
Mio padre mi diceva di ricordare il Guru e la divinità con parole così semplici che è difficile credere
che fossero in realtà molto profonde.
Diceva che bisognava ricordarli dopo essersi svegliati, mentre si mangia, e durante qualche
preghiera quotidiana.
Il punto è che non si dovrebbe mai dimenticare questa abitudine durante tutta la propria vita.
Posso dire di aver fatto esperienza di questa affermazione, per certi versi.
È davvero importante fare una singola determinata pratica, anche se piccola, quotidianamente, fino
a farla diventare parte integrante della propria vita.
Un'altra cosa che mio padre ripeteva molte volte è che Dio, cioè la divinità scelta, e il Guru
proteggono sempre i loro devoti e non li lasciano mai soli nella sofferenza. Loro osservano sempre
che i devoti possano soddisfare tutte le principali necessità della vita, ma non sempre garantiscono
ricchezze.
Una lezione che mio padre mi ha dato e che non ho seguito per più di cinquant'anni della mia vita è
che si dovrebbe spendere meno di quanto si guadagna.
Mio padre mi proteggeva anche quando non seguivo questo consiglio. Dopo molti errori ho
imparato seriamente la lezione e ho scoperto che la mia vita diventava più facile e gli studi spirituali
più chiari quando seguivo questo consiglio.
Un'altra lezione che mio padre ripeteva molte volte, ma che era difficile da seguire, era che si deve
avere un sufficiente controllo sul mangiare.
Il modo in cui lo diceva era: "colui il quale non ha controllo sulla bocca non può avere controllo
sull'ano".
Mio padre esprimeva con parole semplici la maggior parte dei suoi insegnamenti. Non ripeteva mai
più volte un consiglio in una sola seduta. E non forzava nessuno a seguire il suo consiglio. Lui si
manteneva distaccato, per certi versi.
Comunque, mi proteggeva anche quando commetto degli errori, non so perché.
Alle volte, ero solito lodare delle persone che mi sembravano degne di lode davanti mio padre. Mio
padre mi diceva che chi è spiritualmente grande può sacrificarsi per gli altri e che avrei dovuto
quindi testare se la persona che lodavo fosse attaccata al benessere materiale.
Se una persona sa sacrificarsi per gli altri, allora quella è un vero Santo. Questo è assolutamente
vero!

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Mio padre mi ha spiegato che le persone spiritualmente nella media come lo sono anche io
dovrebbero diventare economicamente autosufficienti nel mondo moderno.
Diversamente, potrebbero andare incontro a situazioni molto difficili.
Questo è stato uno dei consigli che sono stato capace di seguire, e ne ho tratto beneficio oltre ogni
dubbio. Pertanto, do lo stesso consiglio ai miei amici dello Yoga e ai miei studenti.
Mio padre sottolineava che dovevo prendermi cura della mia salute se volevo avere successo nel
mio lavoro.
Giacché salute e fitness erano una mia passione, ho seguito questo insegnamento in maniera
automatica.
Mio padre mi ha anche insegnato a rispettare gli anziani, le autorità, gli insegnanti e persone del
genere, quando le incontro. Ho seguito questo insegnamento quasi sempre.
Questo mi ha davvero aiutato nella mia istruzione, nella carriera e nella vita sociale.
Mio padre mi consigliava di non essere stravagante nelle mie pratiche di Yoga. Diceva che diverse
persone nascono con diverse abilità. E alcune persone come Swami Vivekananda sono nate quali
incarnazioni. Non si dovrebbe cercare di imitare le loro pratiche. Si dovrebbe piuttosto eseguire
pratiche spirituali nei limiti delle proprie capacità. Io ero attratto da tali pratiche. E non ho mai
saputo quale fosse il mio limite. Comunque sia, sono convinto di non aver mai fatto pratiche che
andassero oltre la mia capacità.

Varie.

Ho intenzione adesso di narrare alcune altre cose che ricordo di mio padre, della più diversa natura.
C'era un grande cestino di legno che veniva portato nella stanza della fabbrica di incenso del sig.
Limaye. Questo cestino conteneva vari libri. Non ho mai saputo dell'esistenza di quella cesta prima
di aver compiuto quindici anni. Ma un giorno, un enorme contenitore di olio profumato cadde sulla
cesta, e tutti i libri assorbirono olio. Quella cesta, dunque, fu portata a casa nostra.
Questo cestino conteneva alcuni libri sull'astrologia, lo Yoga, e la religione. Ricordo
particolarmente una copia della Bhagavadgita, Vyavaharika yoga, e il Kamasutra.
Quando aprii il libro Vyavaharika Yoga, immediatamente attrasse la mia attenzione, e cominciai a
leggerlo di notte. Conteneva dei capitoli su come l'autore aveva incontrato lo Yoga a causa di alcune
cattive abitudini, e quindi in seguito divenne un suo adepto grazie a una intensa pratica con un
grande maestro di Yoga. Ero solito leggere questo libro quando tutti gli altri andavano a dormire.
Questa lettura ha influenzato intensamente la mia vita per quanto riguarda la pratica dello Yoga. Ho
provato alcune pratiche descritte in quel libro, e col tempo le ho sviluppate. È curioso come la
pratica del Vajroli Mudra, presa dal libro, mi sia rimasta in mente e mi ha portato al celibato durante
il periodo universitario. L'ho anche provata dopo il mio matrimonio, stoltamente.
Questo è il motivo per cui consiglio ai miei studenti di condurre una adeguata vita sessuale e di non
farsi grandi aspettative nel mondo moderno. Non da ultimo, sono sicuro che quel libro mi ha aiutato
a crescere velocemente nello Yoga e che mio padre sapesse per certo che lo stavo leggendo. Mio
padre, comunque, sapeva come mantenere il controllo su quanta pratica stessi facendo.

Dopo la morte di Krishnanatha Maharaj, mio padre stava mettendo i poteri Yogici donatigli dal suo
Guru a beneficio dei poveri e dei sofferenti.
Mio padre non ha mai utilizzato i suoi poteri, né per suo vantaggio, né per la sua nomea o la sua
fama e il denaro.
Comunque, un vicino, parente di Krishnanatha Maharaj, divenne estremamente geloso e provò a
diffamare mio padre attraverso i giornali.
Ho ancora quell'articolo di giornale del tempo, credo precedente al 1955. Questo avvenimento
causò una profonda agonia in mia madre e la sua gravidanza ne fu influenzata così tanto che la mia
seconda sorella più grande è nata con la sindrome di Down.

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Lei è stata in un istituto di igiene mentale per gli ultimi venticinque anni della sua vita.
La mente pacifica di mio padre e la sua pazienza furono davvero messe alla prova durante quel
periodo.
Lui mi ha confidato privatamente che la pace della sua mente è il principale fattore di avanzamento
spirituale, così come quello materiale.
Il sig. Vasantashastri Panashikar (Aba) era uno studente di Sanscrito a Girgaon (Mumbai).
Lui era coinvolto nelle pratiche Kirtans e aveva seriamente intrapreso il percorso della devozione.
Aveva preso la decisione di consegnare i Padukas d'argento (sandali simbolici) di Shirdi Sai Baba in
undici posti nei quali notava una grande devozione a Sai Baba.
Nel 1952 stava per insediare quei Padukas nel Phanaswadi di Girgaon a Mumbai. Incontrò svariate
difficoltà.
Venne a conoscenza di mio padre e gli chiese aiuto per risolvere quelle difficoltà. Alla loro
risoluzione, lui impianto i sandali sacri a Girgaon, al cospetto di mio padre e di un altro devoto di
Sai Baba, Swami Sharananandaji (Foto 35 - Lettera di Aba Panashikar a mio padre nel 1954).

Nel 1953 Abaji decise di installare i secondi Padukas a Pune, a casa di mio padre. Lui era
estremamente colpito dall'aver incontrato un devoto di Sai Baba come lui.
Con l'aiuto del gruppo dei suoi devoti, donò questi Padukas a mio padre il 2 Settembre 1953 al
templio Tulari Baug di Shree Rama. Diecimila devoti presenziarono all'evento. Fu una grande
cerimonia.
Mio padre aveva accettato questa responsabilità dopo avere ottenuto il consenso da Sai Baba. Lui ha
onorato questi Padukas per tutta la sua intera vita. Successivamente, ha continuato mia madre ad
onorarli.
Durante la mia permanenza a Pune ho avuto la benedizione di poterli onorare in qualche occasione.
Dopo la morte di mia madre li ho portati negli USA e gli sono stato devoto per otto anni circa.
Poi li ho donati al templio Shirdi Sai Mandir, a Chantilly, in Virginia (USA).
Adesso loro sono onorati lì e sono accessibili a tutti i devoti di Sai Baba.
Ricevere questi Padukas è stata una pietra miliare della vita di mio padre, ma più che altro, l'averli
onorati per trent'anni, fino al termine della sua vita, è stata l'ennesima riprova della sua completa
devozione e remissione.
Interessante come lui non abbia mai diffuso la notizia di questo avvenimento nel corso della sua vita
(Foto 36 - I sandali di Shirdi Sai Baba "Padukas" a Pune, 1953).

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EPILOGO

A conclusione di questo libro, lasciatemi aggiungere solo altre due cose.


La prima, che mio padre è stato un supporto mentale e spirituale per centinaia di devoti, su cui loro
potevano contare con sicurezza e fiducia. Quelli che lo hanno fatto hanno avuto successo nei loro
obiettivi, sia materiali che spirituali.

La seconda; se c'è una cosa che uno studente di Yoga deve apprendere dalla vita di mio padre,
questa è la pace della mente e l'intelletto stabile.

OM ShantiH

Mi addoloro quando ricordo di non averti obbedito.


Mi addoloro quando ricordo di averti ignorato.
Mi addoloro quando riconosco di non averti pienamente compreso.
Mi addoloro quando vedo come mi hai sempre perdonato.
Mi addoloro quando vedo quanto ho guadagnato dal seguire anche il più piccolo dei tuoi
insegnamenti.
Mi addoloro quando mi chiedo se passerò la prova che volevi tu.
Mi sento così, papà.

Con Amore, per i miei amici e la mia famiglia dello Yoga.

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Piccola nota della traduttrice.

Non mi considero assolutamente degna di scrivere qualche commento o impressione su questo


libro, né tanto meno sul suo autore, il Dott. Neel Kulkarni, l'unico che posso considerare il mio
maestro di Yoga.
Non ho raggiunto alcuna realizzazione spirituale, e sono anche ben lontana da alcune realizzazioni
di tipo materiale, in verità. E né conosco completamente il vasto mondo dello Yoga.
Sono solo una studentessa della vita con una buona conoscenza dell'inglese, il che mi ha portato
naturalmente al compito di tradurre questo importante libro.
Non credo che una persona normale come me possa mai trovare un termine allo studio dello Yoga.
Mi piacerebbe qui accennare al mio incontro con Neel.
Dopo aver scelto di intraprendere un percorso di Teacher Training di Yoga, per caso mi è stato fatto
il suo nome, mentre compravo del buon pane da un caro amico, per alcune coincidenze.
Dopo aver superato alcune difficoltà iniziali che mi sembravano insormontabili per conseguire un
teacher training, mi sono ritrovata a condividere ogni istante della mia vita assieme a lui, per più di
un mese, 24 ore al giorno, durante la sua permanenza in Italia, nella città di Potenza, ove vivevo.
Si è instaurato un rapporto di fiducia assoluta col mio Maestro.
Mi è stato perciò consegnato dalle sue mani il libro "My father, as I knew him", quale dono per me,
per il percorso che stavo portando avanti, e che tutt'ora prosegue.
Il libro è stato donato a pochi studenti di Yoga, e non è attualmente in vendita.
Questo, in piena linea con l'aspetto della santità del padre di Neel e del suo Guru, e di tutti i veri
santi degni di devozione e rispetto; mi riferisco all'aspetto del non farsi pubblicità nonostante il
carisma e le doti straordinarie: esempi di vita a cui aspirare che però sono davvero difficili da
imitare!
Mi sono quindi offerta di tradurre questo libro, per renderlo accessibile anche ad altri studenti
italiani di Yoga che magari non hanno la passione per la lingua inglese, o non hanno avuto le giuste
occasioni per poterla apprendere bene, al di là del sistema scolastico.
È molto importante poter rendere noto un messaggio così importante come quello contenuto in
queste pagine.
Ecco perché ho lavorato a questa traduzione con molto impegno e costanza.
Ma non è stato un lavoro non ripagato. Non intendo in termini monetari, ma di contenuto. Questo
libro infatti mi ha dato davvero molto. Oltre a commuovermi in parecchie sue parti, mi ha anche
portato a una conoscenza più profonda di alcuni insegnamenti alla base dei miei studi di Yoga, quale
il presupposto della "mente pacifica e intelletto stabile", concetto più volte sottolineato nel libro e il
più difficile da mettere in pratica, soprattutto considerato il contesto dei nostri tempi.
Ho deciso di scrivere questa piccola nota nell'attesa che qualcun altro possa farlo in un modo più
degno.
Considero Neel al pari di un padre, sebbene io ne abbia uno verso cui nutro un bene enorme. È stato
un po' burbero con me qualche volta, ma forse non è molto diverso da me, caratterialmente!
La mia curiosità verso la spiritualità, spesso fuorviata da letture non autentiche, mi ha portato alla
volontà di cercare una fonte autentica altrove.
Ho detto "cercare", ma forse non è il termine esatto.
Considerato il mio percorso, posso dire invece di essere stata trovata dallo Yoga e da Neel. Mai
avevo pensato allo studio dello Yoga, perché nonostante io pratichi attività fisica con molta
assiduità, non condividevo la concezione dello Yoga che è ormai diffusa su larga scala nel mondo
occidentale.
Mi sono appassionata allo Yoga solo dopo averlo conosciuto in maniera autentica, grazie
all'AdhiYoga di Neel Kulkarni.

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Non sottrarrò altro tempo al lettore, ma volevo cogliere l'occasione per ringraziare un Maestro che
mi ha salvato la vita in un momento molto difficile, aprendomi un percorso straordinario che
continuerò a praticare.
OM ShantiH

Livia Maria Cordasco

Celleno (VT), 26/03/2021.

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