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Misure di forza
Misure di forze e di coppie meccaniche: Elementi primari di conversione - Misure di coppie su
alberi rotanti. Celle di carico estensimetriche

Per definizione il concetto di forza è descritto dall’equazione F = m*a

Lo standard di forza dipende quindi necessariamente dagli standard realizzati per le grandezze
massa ed accelerazione. Abbiamo già discusso dello standard internazionale di massa, costituito dal
cilindro di platino iridio custodito a Sevres.
L’accelerazione non è invece una grandezza fondamentale, essendo derivata dalle grandezze
fondamentali spostamento e tempo. Uno standard di accelerazione di immediata disponibilità ed
impiego è l’accelerazione di gravità che può essere misurata con l’accuratezza di 1 p.p.m. (10-6) e
varia con la posizione geografica.

Per realizzare uno standard di forza, noto il valore locale dell’accelerazione di gravità, si procede
con l’impiego di un sistema di taratura di forza c.d. “ a pesi diretti” (in inglese deadweight machine)
che consente accuratezza dell’ordine di 10-5. Questa accuratezza è limitata principalmente dai limiti
di incertezza con i quali è possibile misurare le variazioni di densità dell’aria che determina una
incertezza sulla forza peso pari a 1*10-5 e dagli errori geometrici e dalle distorsioni elastiche dei
telai di applicazione della forza prodotta dall’applicazione di carichi dati dalle masse tarate che
modificano le caratteristiche teoriche dei vettori forza agenti sui telai di applicazione del carico.
Valori tipici di portata di queste macchine per la realizzazione di standard di forza, sono compresi
nel campo tra 102 e 107 [N]. (Si rammenta che il newton è la forza necessaria per imprimere ad un
corpo di massa 1 kg una accelerazione pari ad 1 m/s2).

Gli standard primari di forza (deadweigth standard machines) derivano pertanto la forza
direttamente come azione dell’accelerazione
locale di gravità sulla massa dei c.d. pesi
diretti.
All’equilibrio delle forze (data la piccola
incertezza richiesta per queste misure)
bisogna considerare la forza di
galleggiamento (spinta di Archimede) che
agisce sulle masse calibrate immerse in aria.
L’ampiezza di questa spinta di
galleggiamento in aria si calcola con
l’espressione:

 ρa 
F = m ⋅ g ⋅  1 −  essendo ρa la densità
 ρ m 
dell’aria e ρm la densità del materiale di cui è
costituita la massa calibrata.
L’accuratezza di questi standard primari di
forza è limitata principalmente dalle
variazioni di densità dell’aria da cui discende
una incertezza sulla misura di forza pari a
1*10-5, dagli errori geometrici e dalle
distorsioni elastiche dei telai di applicazione
dei carichi dati dalle masse calibrate che
modificano le caratteristiche teoriche dei
vettori forze.
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Rassegna di metodi di misura della forza

Una forza incognita può essere misurata in diversi modi:


1) bilanciando la forza generata mediante l’accelerazione di gravità con quella di una massa
campione (standard), in maniera diretta o per mezzo di un sistema di leve (bilancia analitica,
bilancia a pendolo, bilancia a piattaforma)
2) misurando l’accelerazione di un corpo di massa nota al quale è applicata una forza incognita
3) bilanciando una forza incognita con la forza magnetica generata dall’interazione tra un
avvolgimento percorso da corrente e un campo magnetico generato da un magnete
permanente
4) convertendo la forza in pressione agente su una superficie nota e misurando la pressione
risultante
5) applicando la forza ad un determinato elemento elastico e misurandone la deflessione
6) misurando il cambiamento (la variazione) nella precessione di un giroscopio causata
dall’applicazione di un momento torcente legato alla forza incognita
7) misurando la variazione di frequenza naturale in un filo posto in tensione mediante la forza
di ampiezza incognita

Il principio della leva, richiamato al punto 1) è impiegato sia per il funzionamento di macchine ad
alta capacità che realizzano gli standard di forza, che più in generale nella costruzione di bilance di
tipologie differenti
utilizzate
principalmente per
misurazione di forza
peso e
conseguentemente per il
confronto di masse a
partire da pochi grammi
arrivando poi fino a
diverse tonnellate.

Principi idraulici e pneumatici per la misura di forze


La progettazione di trasduttori per la misura di forze consente di distinguere le diverse tipologie di
trasduttori in funzione della natura del segnale di uscita generato (pneumatico, idraulico, elettrico) o
secondo la modalità con la quale percepiscono l’azione esercitata dal carico applicato (flessione,
taglio, compressione, trazione, etc.).
Le celle di carico idrauliche sono dispositivi assimilabili ad una bilancia di forze che pertanto
misura l’azione esercitata dal carico incognito mediante una variazione di pressione del fluido di
lavoro. In una cella di carico idraulica a diaframma circolare di materiale elastomerico, un carico o
una forza agente sulla superficie di applicazione del carico è trasferito ad un pistone che a sua volta
comprime un fluido di lavoro contenuto nella
cavità interna della camera del diaframma.
Al crescere della forza o del carico applicato
cresce la pressione interna al fluido citato.
Questa variazione di pressione può essere
visualizzata localmente mediante un indicatore
o trasmessa a distanza per scopi di misura o di
controllo. Il segnale di uscita è generalmente
lineare e relativamente insensibile dalla quantità del fluido di lavoro utilizzato o dalla sua
temperatura.
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Una cella di carico di questo tipo, correttamente tarata ed installata può operare con una accuratezza
entro 0.25% del fondo scala o anche migliore; questo livello è ritenuto generalmente accettabile per
la maggior parte delle applicazioni di misura di forza peso. Inoltre la mancanza di componenti
elettrici rende questa tipologia di sensori adeguata per l’impiego in aree a rischio di scoppio,
incendio etc.
Il limite applicativo di questa tipologia di trasduttori è costituito dal carico massimo che può essere
applicato al diaframma elastico che quindi limita la pressione che può essere trasmessa al pistone
idraulico entro 100 MPa.
Per portate superiori sono disponibili celle di carico interamente metalliche che consentono la
misura di carichi significativamente più elevati. Realizzazioni speciali consentono la misura di forza
peso fino a circa 4.500 tonnellate. Tipiche applicazioni per celle di carico idrauliche riguardano la
pesatura di serbatoi. Per ottenere la massima accuratezza di misura la pesatura di un serbatoio
dovrebbe essere effettuata posizionando una cella di carico in corrispondenza di ciascun supporto
del serbatoio e sommando le indicazioni fornite da tutte le celle di carico utilizzate. Visto che per
definizione un piano passa per tre punti, la configurazione prevede tre punti di supporto. Il segnale
di ciascuna cella di carico può essere inviato direttamente ad un sommatore idraulico oppure
convertito ciascuno in un segnale elettrico ed operando successivamente la somma dei singoli
segnali elettrici.

Anche le celle di carico pneumatiche funzionano secondo il principio della bilancia. Questi
dispositivi utilizzano diverse camere di lavoro per fornire misure più accurate di quelle possibili con
le celle di carico idrauliche. In alcune configurazioni costruttive la prima camera di lavoro è
utilizzata per la misura della tara. Le celle di carico pneumatiche possono anche essere impiegate
per misurare pesi di ampiezza relativamente piccola in industrie dove la pulizia e la sicurezza
igienica sono requisiti di primaria importanza.
I vantaggi di questa tipologia di celle di carico includono la loro intrinseca sicurezza in caso di
esplosione e l’insensibilità alle variazioni di temperatura. Inoltre presentano la peculiarità di non
contenere alcun tipo di fluido contaminante in caso di rottura del diaframma. Tra gli svantaggi va
evidenziata la lentezza della risposta fornita in caso di variazioni dinamiche della grandezza
misurata ed inoltre la necessità di impiegare aria secca e pulita o azoto come mezzo gassoso per la
trasmissione dell’azione esercitata dal carico sul diaframma elastico.

I sensori di forza
Tuttavia, sempre nel campo della forza peso, per le applicazioni dove è richiesta una elevata
accuratezza unitamente ad una insensibilità alle condizioni ambientali e ad una elevata selettività
per la sola grandezza da misurare i SENSORI DI FORZA sono i componenti fondamentali che
coniugano economia costruttiva con soddisfacenti caratteristiche metrologiche per gli impieghi
richiesti.
Si è passati così dalle bilance, per le quali la forza di riferimento è la forza peso , ritenuta la più
accuratamente determinabile tra quelle disponibili, ai SENSORI DI FORZA il cui funzionamento è
basato sull’impiego di forze elastiche ossia forze di reazione elastica proprie di un elemento
elastico.
Tutto ciò porta richiede che l’elemento elastico impiegato per la realizzazione di un sensore di forza
deve essere realizzato per assolvere contemporaneamente alle diverse funzioni assegnate a zone
differenti dell’elemento stesso:
• ricevere dall’esterno la forza incognita che si vuole misurare
• trasmettere la forza incognita alla regione di misura dell’elemento
• trasformare linearmente o almeno in modo reversibile la forza da misurare in una
corrispondente variazione di una grandezza fisica misurabile con uno specifico sensore che è
pertanto indicato come sensore o trasduttore per distinguerlo dall’elemento primario o
sensore di forza che è proprio l’elemento elastico.
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I principi dell’elemento elastico


Si è già accennato alla necessità di trasmettere la forza incognita, attraverso l’elemento elastico, alla
zona di misura in modo da rigettare ( o compensare) gli effetti delle eventuali componenti spurie. A
ciò va aggiunta una particolare cura a ridurre al minimo gli effetti di influenza delle condizioni
ambientali (temperatura, pressione, umidità, vibrazioni).
Infine l’applicazione delle forze all’elemento elastico e per esso la trasmissione alla zona di misura
dell’elemento stesso deve introdurre il minimo effetto di non linearità e/o di isteresi.
Per questi motivi la qualità dei risultati di misura dipende essenzialmente dal disegno e dalla
precisione costruttiva dell’elemento elastico, cioè dalle modalità con le quali la forza incognita da
misurare e trasmessa e trasformata in tensione o deformazione nella zona di misura dove è applicato
il trasduttore secondario. Per una efficace risposta, la sezione di misura deve essere posizionata a
sufficiente distanza sia dal punto di applicazione della forza da misurare che da zone di
concentrazione di tensioni che alterano il regolare flusso delle linee di forza.
Dalle caratteristiche del trasduttore secondario, (che converte la deformazione o la tensione presente
nella zona di misura dell’elemento elastico, in una diversa grandezza di natura meccanica o
elettrica) e dalla configurazione del sistema di misura del segnale di uscita dipende infine la
sensibilità in termini di variazione del segnale di misura per data variazione della forza applicata
che si vuole misurare.

E’ importante quindi sfruttare particolari sezioni di misura sulle quali sono presenti solo particolari
andamenti di sollecitazione e altrettanto importante è considerare le caratteristiche di risposta del
particolare trasduttore secondario utilizzato.
Nel caso degli estensimetri elettrici a resistenza si sfrutta la sensibilità quasi unidirezionale e locale
(limitata esclusivamente alla superficie della griglia) dell’ER.
In caso di utilizzo di altri sensori quali i trasduttori piezo-elettrici o quelli magneto-elastici questi
sentono le sollecitazioni agenti sull’intera sezione di misura.

Si passa quindi all’esame delle principali condizioni di sollecitazione che si possono verificare negli
elementi elastici impiegati per la realizzazione di sensori di forza.

Elementi elastici sollecitati a sforzo


normale (sollecitazione assiale)
Si considera una distribuzione uniforme
di una forza N applicata in direzione
normale ad una superficie A che
determina così una tensione σN=N/A a
cui corrisponde una deformazione
εN=N/EA.
Tuttavia nelle condizioni pratiche reali,
non sempre questa condizione è
verificata in quanto per le limitate
dimensioni non è sempre possibile
mantenere una sufficiente distanza tra il
punto di applicazione della forza e la
sezione di misura tale da garantire in
questa sezione una distribuzione
uniforme delle linee di forza. Pertanto nel
caso di una distribuzione delle tensioni
che varia al variare delle condizioni di
applicazione della forza e spesso anche
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con l’ampiezza stessa della forza applicata, si possono determinare effetti di isteresi e di non
linearità della risposta.

Elementi elastici sollecitati a taglio


Nel caso di una forza di taglio applicata ad una
sezione trasversale A, si determina una tensione
σs ed un deformazione εs che si esprimono
mediante le seguenti relazioni:
σs= a⋅F/A εs=(1+ν)/ε ⋅ a ⋅ F/A
in cui a=coefficiente di taglio dipendente dalla forma
della sezione (~ 1,5 per sezione rettangolare e ~1,33
per sezione circolare).

Elementi elastici sollecitati a momento flettente


Rammentando che la tensione prodotta dall’azione di un momento flettente non è costante lungo la
direzione trasversale (con riferimento all’elementino di volume elementare usualmente preso in
esame nell’analisi delle sollecitazioni su corpi solidi di forma generica), si osserva che il momento
interno varia longitudinalmente quando è presente una forza di taglio S.
Infatti è M=S⋅ dx per l’equilibrio
dei momenti su un elementino
avente dimensione longitudinale
dx.
Dove non ci sono forze applicate
direttamente ed è quindi costante il
taglio S le variazione del momento
sono lineari e quindi gli effetti del
momento dipendono linearmente
dalla distanza del punto di
applicazione della forza dalla
sezione di misura.
Per questa caratteristica la
flessione non può essere utilizzata
a meno che non si richieda solo di
conoscere la forza applicata con
una certa approssimazione.
Un vantaggio indiretto della
sollecitazione determinata da una
azione flettente è quello di
misurare in maniera indiretta
l’ampiezza dello sforzo di taglio
che abbiamo visto essere
indipendente dalla posizione del
punto di applicazione della forza;
il taglio infatti rappresenta la
differenza delle sollecitazioni
prodotta dai momenti .
Si ottiene così:
σM=S⋅(x1-x2)⋅ d/I ; εM=S⋅(x1-x2) ⋅ d/EI
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essendo d = distanza tra la sezione di misura e l’asse neutro, I =momento di inerzia della sezione di
misura ed E = modulo di Young del materiale dell’elemento elastico.
La distanza ⋅(x1-x2) può essere quindi sfruttata per incrementare la sensibilità del trasduttore di
forza.

Elementi elastici sollecitati a momento torcente


Al pari delle sollecitazioni originate da
un momento flettente, quelle prodotte da
un momento torcente possono essere
amplificate incrementando il braccio di
applicazione. Peraltro questi effetti sono
protetti in qualche modo dall’azione di
componenti spurie in quanto come è
noto dalla costruzione del cerhio di
Mohr , la deformazione massima da
torsione si sviluppa su una direzione
inclinata di 45° rispetto alla direzione
dell’asse longitudinale della sezione di
misura.
Tuttavia, nonostante questi vantaggi,
l’azione del momento torcente non è
generalmente sfruttata per la costruzione
di sensori di forza di applicazione
industriale.

Considerazioni generali
Le equazioni e le condiziono fin qui esaminate per i vari casi di sollecitazioni semplici
INDICANO:
che a parità di deformazione misurata la forza necessaria per ottenerla deve esser maggiore nel caso
di sforzo normale, di media ampiezza nel caso di sforzo di taglio e generalmente più piccola nel
caso di flessione;
Ne consegue che si usano elementi elastici soggetti a sforzo normale per la costruzione di sensori
per grandi portate, soggetti a taglio per trasduttori di media portata e soggetti a flessione per la
realizzazione di trasduttori di forza di piccola portata.

Diversamente, nel caso in cui il requisito primario è quello della rigidezza dell’elemento elastico
(ad esempio per misurazioni di natura dinamica ove è richiesta una elevata risposta in frequenza) le
prestazioni dei sensori vanno valutate a parità di condizioni di spostamento e da questo punto di
vista l’elemento elastico soggetto a sforzo normale si dimostra più adatto per soddisfare tali
requisiti.

Eliminazione degli effetti delle componenti spurie


Compito primario di un elemento elastico è la trasmissione della forza incognita da misurare alla
zona dove si effettua la misurazione e la trasformazione della grandezza di misura in una grandezza
misurata la cui ampiezza è direttamente correlata all’ampiezza dello sforzo o della deformazione.
Si è già visto nei paragrafi precedenti che occorre valutare attentamente le proprietà di ciascun tipo
di carico per sfruttare quei particolari andamenti che mettono al riparo dagli effetti delle componenti
spurie.
Tuttavia, la compensazione geometrica degli effetti di Mf disponendo estensimetri elettrici a
resistenza su facce opposte dell’elemento elastico e sommando algebricamente i due segnali su
bracci opposti del ponte stesso, sortisce pienamente l’effetto desiderato solo in condizioni di
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perfetta simmetria geometrica ed elastica dell’elemento sensibile, condizione che nella


realizzazione pratica del trasduttore di forza non sempre è perfettamente rispettata.
Per tale motivo, in alcuni casi si ricorre a mezzi meccanici per proteggere l’elemento elastico da
azioni spurie realizzando così una schermatura meccanica nei confronti dell’informazione di misura
correlata esclusivamente al misurando. Tra queste soluzioni si rammenta la scelta della forma stessa
della sezione di misura che di per sé può dare una protezione aggiuntiva.
Nel caso di un elemento elastico soggetto a sforzo normale σN (che rappresenta il segnale di misura)
e contemporaneamente soggetto ad un momento flettente spurio da cui origina una tensione σM
assimilabile pertanto ad un rumore meccanico , si consideri il rapporto σN/σM:
N
σN A = N ⋅ I
=
σM M ⋅d M A⋅ d
I
essendo sempre d=distanza tra la sezione di misura e l’asse neutro, ed A=la sezione di misura ed
I=il suo momento d’inerzia, agendo sul rapporto I/(A⋅ d), determinato da sole costanti geometriche,
agendo quindi solo sulla geometria dell’elemento elastico è possibile incrementare questo rapporto
segnale/rumore.
Sviluppando il caso di una sezione anulare : d=R; A=π⋅ (R2-r2)
I=π⋅(R4-r4) /4 = =π⋅(R2-r2) ⋅( R2+ r2) / 4 = A⋅( R2+ r2) / 4
Sostituendo nell’espressione I/(A⋅ d) si ottiene:
I/(A⋅ d) = ⋅( R2+ r2) / (4⋅ R)
Incrementando r e di conseguenza R per tenere costante l’area A si migliora il rapporto
segnale/rumore (S/N) come mostrato in figura .

Differenti tipologie di applicazione

STATICHE Misure di forza in Stabilità nel tempo delle caratteristiche


ambito industriale metrologiche
(STABILITÀ DELLO ZERO)
Misure di forza peso Derive trascurabili (di zero e di sensibilità)
e scarsa sensibilità alla variazione delle
caratteristiche ambientali (temperatura,
umidità, vibrazioni, etc.)
DINAMICHE Elevata rigidezza e piccola massa
dell’elemento elastico per alterare in
misura trascurabile la risposta in frequenza
del misurando (per esempio si considerino
le strutture su cui è installato il sensore di
forza)
Se la frequenza propria delle strutture è
0.5
ω=(k/m) , la presenza del sensore con
una sua rigidezza ks ed una sua massa ms
determina una rigidezza complessiva del
sistema kt (struttura più sensore) pari a :

kt = k⋅ ks / (k + ks); mt = m + ms
0.5
ωt=(kt/mt) essendo ωt<ω
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La distinzione tra caratteristiche statiche e dinamiche ha riguardo anche alla classe di accuratezza
richiesta . Nelle misure dinamiche è consentita una accuratezza più bassa, seguono in ordine con
accuratezza media le misure per applicazioni industriali che sono considerate quasi statiche, per cui
si accetta una incertezza tipica dello 0,2 % ed infine i sistemi per misure di peso con incertezza
tipica di 0,03%.
Per queste applicazioni, come pure per quelle ove è richiesta una incertezza inferiore allo 0,1% è di
cruciale importanza la stabilità dello zero e il limitato effetto di scorrimento viscoso (creep).
L’affermarsi di applicazioni di sensori di forza per misure di peso ha creato di fatto quasi una
separazione tra applicazioni industriali di strumenti per misure di forze e “celle di carico”.

Specifiche principali dei trasduttori di forza


Strumenti per misure industriali di forze (accuratezza 1% ÷ 0,02%)
Sono generalmente realizzati per un elevato range di portata e dimensioni e tipicamente utilizzati su
installazioni fisse o in configurazioni trasportabili per verifica di strumenti o taratura di macchine
prova-materiali.
Questi trasduttori non possono essere tarati “in situ” e quindi richiedono lo smontaggio per la
taratura e il successivo rimontaggio.
La caratteristica per cui l’interfaccia di applicazione del carico non è sempre la stessa, richiede una
particolare cura durante l’operazione di taratura e bisogna proteggere il sensore dalla presenza di
condizioni spurie di interfaccia meccanica.
Per questa applicazione, le procedure di taratura (ISO e ASTM) prevedono spostamenti e rotazioni
relative tra trasduttore e macchine di taratura e in alcuni casi uno smontaggio e successivo
rimontaggio in una fase intermedia delle operazioni di taratura.

Specifiche principali delle celle di carico


Per le applicazioni di sistemi di pesatura le celle di carico devono essere poste all’interno del
sistema prima che questo sia sottoposto a taratura.
Non si verifica quindi, a differenza di quanto visto prima, nessuna possibile variazione
dell’interfaccia meccanica dopo la taratura.
L’incertezza tipica prescritta dall’OIML (Organizzazione Internazionale per la Metrologia Legale),
che è peraltro inferiore di quella prescritta dalle norme ISO376 e ASTM E74 come valore globale è
<0,03%.

Elementi elastici assialiSi configurano come elementi a


colonna caricati assialmente. Generalmente impiegati
per la misura di carichi > 100 kN.

Effetti spurii: la tensione assiale generata da momenti


flettenti spurii nella sezione di misura, prodotti da
carichi eccentrici o trasversali.
Risultato della misura: una tensione media per effetto
del carico assiale oltre ad una tensione σM generata dal
momento flettente spurio.

Note: la tensione σM generata dal momento flettente


spurio è in teoria di uguale modulo ma di segno opposto
su sezioni o superfici di misura che sono simmetriche
rispetto all’asse di applicazione del carico assiale.
Gli elementi più sensibili agli effetti spurii di momenti
flettenti sono: l’elemento a colonna singola (v. fig.
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12.5a), che per questo vengono irrigiditi nelle configurazioni proposte in fig. 12.5b con piastre
circolari cedevoli in direzione assiale e rigide in direzione trasversale.
Un’altra via per ridurre questo effetto indesiderato è quella di incrementare il momento di inerzia
I/(A⋅ d), a parità di superficie delle sezioni di misura come mostrato in fig. 12.5 c - uso della
colonna forata ed in fig. 12.5 d – uso del profilo ad H che aumenta il momento d’inerzia a parità di
area delle sezioni considerate e inoltre ha il vantaggio di offrire una zona di misura prossima
allìasse di simmetria dove è nullo o molto basso il valore del momento flettente.
Nelle figure 12.5 e-f sono raffigurati elementi elastici aventi momenti d’inerzia I ancora maggiori a
parità di sezione trasversale A . Mostrano buone prestazioni ed il loro uso è frequente per sistemi di
misurazione della forza peso. La sensibilità ai carichi assiali è data dall’espressione:
∆V 1+ υ
= ⋅ k ⋅ε
V 2
dove k= fattore di taratura dell’estensimetro elettrico a resistenza (E.R.).

Elementi elastici per la misura di momenti flettenti


Sono impiegati per la realizzazione di sensori di bassa portata (50 ÷ 500 kN).

Single bending type


mostrato in figg. 12.6 a-
b-c-d
In fig. 12.6 b è mostrata
la versione da impiegare
quando sono richieste
elevate frequenze proprie
(elemento molto rigido).
L’elemento elastico
mostrato in fig. 12.6c
risulta più leggero a parità
di rigidezza con
l’elemento elastico
precedente. Infine
l’elemento elastico
mostrato in fig. 12.6d
presenta una zona di
misura poco sensibile nel
punto di installazione
degli ER.

Double bending type mostrato in figg. 12.6 e-f-h-i-n-o-p


Questa geometria dell’elemento elastico è generalmente impiegata per evitare una stretta
correlazione tra il segnale di uscita, il punto di applicazione del carico ed eventuali momenti spurii.
In particolare in fig. 12.6e è mostrato un elemento iperstatico (deformazioni longitudinali).
In fig. 12.6 f è mostrato un elemento NON iperstatico che presenta zone di applicazione del carico
in asse.
Una configurazione a parallelogramma è mostrata in fig. 12.6h che preserva da momenti flettenti
spurii.
Gli elementi elastici mostrati in figg.12.6 i-n presentano altre geometrie con le caratteristiche già
viste in fig. 12.6 h.
Infine in figg. 12.6 o-p si mostrano elementi elastici che presentano una costruzione
assialsimmetrica per evitare gli eventuali problemi dati dalle differenze del momento di inerzia
intorno ai due assi di simmetria delle configurazioni precedenti.
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Elementi elastici per la misura di tensioni dovute a sforzo di taglio La sensibilità al taglio è
sfruttata per la realizzazione di trasduttori per medie portate (5 kN ÷ 1 MN)

Le configurazioni mostrate sono


relativamente indipendenti dagli effetti
spurii del momento flettente:

1. il taglio è costante dove Mf varia


linearmente
2. le direzioni di massima
deformazione dovute al taglio sono
poste a 45° da quelle dovute al
momento flettente
3. il diagramma del taglio (fig. 12.7a )
presenta il massimo in
corrispondenza dell’asse neutro
La deformazione dovuta alla torsione, che
ha la stessa direzione del taglio, si
compensa sommando algebricamente gli
effetti sul ponte di Weathstone.
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Tabella: prestazioni delle celle di carico

Load Cell Performance


Comparison
TYPE OF LOAD WEIGHT ACCURA APPLICATIONS ADVANTAGES DISADVANTAGES
CELL RANGE CY (FS)
Mechanical Cells
Hydraulic Up to 0.25% Tanks, bins and Takes high Expensive, complex.
10,000,000 lb hoppers. impacts,
Hazardous areas. insensitive to temperature.

Pneumatic Wide High Food industry, Intrinsically Slow response.


hazardous areas safe.
Contains no Requires clean, dry air
fluids.
Strain Gage Cells
Bending Beam 10-5,000 lb 0.03% Tanks, platform Low cost, Strain gages are exposed,
scales, simple
construction
require protection

Shear Beam 10-5,000 lb 0.03% Tanks, platform High side load rejection, better
scales,

off- center loads sealing and protection

Canister to 500,000 lb 0.05% Truck, tank, Handles load No horizontal load protection
track, and hopper movements
scales

Ring and Pancake 5- 500,000 lb Tanks, bins, All stainless No load movement allowed
scales steel

Button and 0-50,000 lb 1% Small scales Small, Loads must be centered, no


washer inexpensive

0-200 lb typ. load movement permitted

Other Types
Helical 0-40,000 lb 0.20% Platform, forklift, Handles off-axis loads,
wheel load,

automotive seat overloads, shocks


weight
Fiber optic 0.10% Electrical Immune to RFI/EMI and
transmission
cables, stud or high temps, intrinsically safe
bolt mounts

Piezoresistive 0.03% Extremely High cost, nonlinear output


sensitive, high

signal output level

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