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Mi piace essere umano come persona, perchè so che il mio destino non è un dato, ma qualcosa che deve essere
ancora realizzato e dalla cui responsabilità non posso esimermi. Mi piace essere persona perchè la Storia è un
tempo di possibilità e non di determinismo. Da qui deriva la problematizzazione del futuro.
Mi piace essere persona perchè incompiuto mi riconosco come essere condizionato, ma cosciente della mia
incompiutezza, posso superarla. Differenza fra essere incompiuto che non sa di esserlo e incompiuto che storicamente
e socialmente ha raggiunto la possibilità di sapersi incompiuto.
La coscienza del mondo e di sé come essere incompiuto pongono l'essere cosciente alla propria incompiutezza in un
processo di ricerca.
L’educazione, inoltre, si fonda sull’incompiutezza dell’essere umano che si riconosce come tale. Non è l’educazione a
rendere educabili uomini e donne, ma la loro coscienza della loro incompiutezza a generare la loro educabilità.
La poiesis, è caratterizzata per il fatto che tratta di una fabbricazione che termina una volta raggiunto il suo scopo.
Essa è un’attività, non è un atto.
L'oggeto che si pone come fine rende necessaria la messa in opera di competenze che raggiungono un risultato, che
si stacca dal suo autore e non riguarda più quest'ultimo.
La praxis, si caratterizza per il fatto che si tratta di un’azione senza altro fine che se stessa: qui non ci sono oggetti da
fabbricare. E' unatto da compiere nella sua continuità, mai concluso.
Per questo motivo, l’educazione non può mai essere davvero una poiesis, anche se comporta inevitabilmente aspetti di
costruzione. Ridurre l’educazione a una poiesis, significherebbe trattare il soggetto educato come una cosa.
L’educazione è un avventura imprevedibile nella quale si costruisce una persona e che nessuno può programmare.
Punto in cui inciampa l'impresa di Frankestein, cioè una creatura da lui dotata di commettere atti orribili.
Frankestein non è un'educatore, perciò non è nella praxis.
Non c'è mai sicurezza nell'educazione: Frankestein ha scongiurato questa imprevidibilità facendo finta di credere che
la creazione ponesse fine all'educazione e che la poiesis potesse fare a meno della praxis.
Il mondo dell'educazione può essere collocato sotto il segno della liberazione o del dominio.
Quindi l’insegnamento invece di aiutare a capire, consegna deformazioni ideologiche. L’educazione è un aiuto a
diventare liberi mediante relazioni: è un rapporto tra persone che si costituisce in nome del diritto di ognuno, è un
servizio alla libertà, un rapporto fra persone. Senza l’educazione, l’individuo non diventa persona: ma il vero compito
dell’educazione è di aiutarlo a diventare se stesso.
I PIANI DEL FINE E DELL'OBIETTIVO
L'AZIONE DI FORMAZIONE
L'AZIONE DI ISTRUZIONE
Insegnamento/apprendimento, Perticari
Dovremmo distinguere l’insegnamento/apprendimento dall’altro cioè quello della teachingmachine, quello con il
trattino di linearità (-) connotato dentro a un quadro disciplinare. Così è come viene pensata dall’attuale
industrializzazione, l’educazione. Il tratto di interdipendenza (/) al posto del trattino della linearità (-), indica non
soltanto un passaggio da una logica lineare a una prospettiva non lineare, ma anche il fatto, dell’inevitabilità di
dover assumere una posizione dialogale in qualunque forma di incontro con l’altro e a qualunque livello dell'aver
cura della mente dell'altro.
Non c'è cura della mente senza incontro, ascolto e accettezione reciproca per arrivare a capirsi attarverso l'esercizio
di ritorno che proviene dall'altro. Arrivare a sentirsi e capirsi è sempre a rischio. Questo slittamento
insegnamento/apprendimento rivela soprattutto come un’esigenza di insegnamento dell’altro persista sull’intera
pratica comunicativa e cognitiva locale e globale e si ricapitoli in questo punto non indifferente e non negoziabile.
L'AZIONE DI ANIMAZIONE
LA RELAZIONE EDUCATIVA
UN'IDENTITA' DA DEFINIRE
LA CAPACITA' DI INIZIARE
LA NECESSITA' DI RISPONDERE
Anders, Lettera a Claude Robert Eatherly, ex Maggiore della Air Force degli USA.
Anders era un filosofo tedesco che lottò tutta la sua vita contro gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, affinché
potessero non ripetersi mai più. Anders scrisse una lettera a Claude Robert Eatherly, un ex maggiore della Air Force
degli Stati Uniti d’America, che era stato selezionato per il bombardamento di Hiroshima. Il compito che le era stato
assegnato fu quello di individuare il bersaglio e stabilire le condizioni meteo che consentivano il bombardamento.
Anders, in questa lettera fa presente che involontariamente, nella vita, possiamo essere inseriti in azioni di cui non
prevediamo gli effetti e che se ne prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare le azioni, tuttavia non è solo
Claude Eartherly il solo condannato, poiché viviamo tutti in quest’epoca, in cui potremmo incorrere in una colpa del
genere, e come lui non ha scelto la sua triste funzione, così anche noi non abbiamo scelto quest’epoca infausta. Lo
scopo di Anders, non è quello di consolare l’ex maggiore, come fanno i medici che si limitano a criticare invece che
l’azione stessa, la SUA reazione, ma gli dà un consiglio, quello di inviare un messaggio a tutti quegli uomini e persone
che hanno perso i loro famigliari e che sono sopravvissuti alla tragedia, il giorno 6 agosto, in cui Hiroshima celebrerà
l’accaduto, come ogni anno. Il filosofo è certo che quelle persone alla ricezione del suo messaggio, sarebbero stati
felici e sarebbe stato considerato da loro, come un amico, come uno di loro, poiché anche Eatherly, è una vittima di
Hiroshima.
LA CAPACITA' DI RICERCARE
LA NECESSITA' DI RIFLETTERE
LA CAPACITA' DI SENTIRE
L’attitudine-persona, Ricoeur
Se la persona ritorna accade perchè essa è il miglior candidato per sostenere le lotte giuridiche, politiche e sociali.
Si pensa che la persona sia il centro una attitudine alla quale possono corrispondere molteplici categorie.
Rispetto a soggetto, coscienza, io la persona appare un concetto ritornato a nuova vita. Quindi, individuare
l’attitudine-persona. È persona quella entità per la quale la nozione di crisi è il segno di riferimento essenziale della
sua posizione. Percepire la mia situazione come crisi significa non sapere più qual è il mio posto nell’universo.
Vedersi come persona desituata è il primo momento costitutivo dell’attitudine-persona. Anche la gerarchia-stabile, può
guidare le mie preferenze. Questi 3 aspetti attestano che la nozione di crisi, trascende il campo economico, sociale e
culturale. Aggiungiamo, un aspetto dell’idea di crisi, che permetterà di passare al secondo criterio dell’attitudine-
persona: non distinguo chiaramente gli amici dagli avversari, non so più qualè il mio posto nell'universo ma per me
cìè dell’intollerabile. Nella crisi sperimento il limite della mia toèlleranza. In questo contesto, si rovescia la formula di
Leibniz: “non disprezzo quasi niente”,è in questo sentimento dell’intollerabile che la crisi insinua il discernimento
della struttura die valori dal momento storico. Ponendosi di fronte ai criteri della crisi, Ricoeur, enuncia il criterio
dell’impegno. Questo significa che non si può discendere un ordine di valori in grado di interperllarmi, senza
identificarmi in una causa.
Rapporto circolare fra storicità dell'impegno e attività gerarchizzante. Questo rapporto costituisce una convinzione.
Nella convinzione mi arricchisco e mi sottometto, prendo posizione, e riconosco quel che mi costituisce come
debitore insolvente. La convinzione è la risposta alla crisi, il mio posto mi è assegnato, la gerarchizzazione delle
preferenze mi obbliga, l’intollerabile mi trasforma. A questi criteri, se ne aggiungono altri 2. Il criterio dell’impegno
nella crisi m’autorizza a vedere nell’attitudine-persona un certo comportamento rispetto al tempo. L'impegno è la
virtù della durata. Si è parlato di identità, ma bisogna aggiungere la differenza; Ricoeur, preferisce determinare le
caratteristiche della differenza dal rapporto di fondo tra crisi e impegno. Riconoscere la differenza instaurata dalla
dedizione significa rinunciare al sogno di una società senza conflitti e lavorare piuttosto alla costruzione di una società
che dia ai conflitti i mezzi per esprimersi. La coppia crisi-impegno suscita un terzo corollario è il raccogliersi della
durata in un’interiorità, il riconoscimento e l’amore per le differenze che richiedono l’orizzonte di una visione storica
globale.
FARE ESPERIENZA
Con questa lettera di “addio” l'insegnante vuole trasmettere ai suoi ex ormai alunni dei valori per poter affrontare le
numerose esperienze di vita che avranno durante il loro cammino.
L'AZIONE DI MEDIAZIONE
Il ruolo del formatore va sempre più configurandosi come quello del professionista “in situazione”, capace di rilevare
e comprendere i bisogni. Per fare questo, i modi sono diversi; quelli fondamentali sono:
1. componenti di contenuto -> si possono riferire a specifiche competenze disciplinari a coloro che non
posseggono conoscenze.
2. componenti di campo -> può significare avere competenza sull’organizzazione in cui lavorano i soggetti
destinatari dell’azione formativa.
3. componente di metodo e di processo -> è quella che “segna”, il vero mestiere del formatore; non è più
sufficiente sapere, perché diventa sempre più urgente saper gestire, spendere il patrimonio del sapere in
situazioni che incarnano processi vivi e momenti professionali che devono coniugare conoscenza, capacità e
abilità di esercizio.
L'AGIRE COMPETENTE
L'AGIRE INTENZIONALE
L'AGIRE PROGETTUALE
Le tre condizioni del progetto, Lunati
Lunati ci chiede, cos’è un progetto? È l’esposizione dettagliata di una serie di azioni finalizzate a un obiettivo. Per
realizzare un progetto occorrono 3 condizioni: razionalità, volontà e fiducia. Potrebbe esserci volontà e fiducia senza
razionalità, ma anche nell’ipotesi del successo sarebbe un successo deprecabile essendo privo dell’elemento che
caratterizza ogni progetto valido, la razionalità. L’elemento che dapprima caratterizza ogni progetto valido è la
razionalità. Essa indica due caratteri: la coerenza interna e la fattibilità reale. Il secondo carattere è una condizione
indispensabile Non basta infatti che un progetto sia disegnato con rigorosa logicità, se non ha le specifiche per essere
realizzato. Interviene un giudizio che porta sulla riflessione di alcune azioni: la mia azione è buona o cattiva? Ci sono
leggi ma c'è anche la coscienza. L'uomo ha la forza razionale di darsi progetti e perchè un progetto sia approvabile
deve soddisfare l'interesse di chi lo realizza e non deve nuocere agli altri. Il progetto deve avere caratteristiche
razionali, ma accettabili e non riprovevoli. Tuttavia non possiamo riconoscere alcun criterio generale che ci guidi a
giudicare il bene o il male. Non esiste alcuna progettualità astratta ma soltanto un progetto preciso, oggi e in questo
luogo, disegnabile. L’obiettivo, deve contenere questi elementi: essere soddisfacente per chi lo vuole conseguire;
rispondere al quesito che l’attore deve porsi: potrebbe nuocere agli altri, anche a uno solo di essi, essere verificabile in
un giudizio collettivo. È a questo punto che si deve introdurre il concetto della differenza che sussiste fra i vari
progetti, per estensione di obiettivi e per ambizione temporale. Può esserci un progetto che riguarda un singolo
individuo, per un tempo limitato, all’opposto un progetto, espresso sempre da un singolo individuo, che ha l’ambizione
di aggregare parecchi obiettivi. Ogni uomo, si protende a guardare avanti al proprio futuro: è quotidiana la tendenza a
immaginare il domani e a cercare i mezzi e influenzarlo a proprio favore. Esistono progetti individuali limitati e
progetti che alcuni individui costruiscono per offrirli ad aggregazioni sociali ampie. Ogni uomo si protende a
guardare al futuro: è la tendenza a immaginare il domani e a cercare i mezzi per influenzarlo a proprio favore.
L'ORDINE METODOLOGICO
L'AGIRE VALUTATIVO
L'IDEA DI CAUSA
IL SENSO DELL'AMORE
L'AZIONE DI CORAGGIO