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Medea

Siamo in un prologo in cui i protagonisti immettono il lettore in medias res. Vediamo


come vi sia la presenza sia della vecchia nutrice, sia di Medea che in qualche modo
spiegano che cosa è successo partendo dagli antefatti. La nutrice è un ruolo
fondamentale, sono figure umilissime che i tragici precedenti non hanno mai
particolarmente considerato, alle quali non hanno dato particolare attenzione.
Euripide invece dà alla nutrice le affermazioni di maggiore impatto e importanza,
quelle in cui è nascosta l’etica e la saggezza greca. Nelle parole della nutrice vi è una
sorta di consapevolezza della persona. Medea detesta i figli, ma perché? Vi sono delle
spie di ciò che avverrà un seguito, vi è una preparazione di quella scena tragica che
non verrà mai vista dagli spettatoti ma si udirà dagli spalti il grido dei bambini che
vengono uccisi. È forse la scena più forte, di maggior impatto, quella che non si vede,
perché è preparata accuratamente attraverso scene preparatorie. Vi è il riferimento
alla follia (“violenta è la sua indole e non so sopporta di essere maltrattata”). Ritorna
poi nei versi successivi il riferimento anche all’ambito giuridico, che ci prepara a ciò
che è la violazione di un orkos, di un giuramento, di quei vincoli matrimoniali che
non si sarebbero dovuti violare e che nell’immaginario di Medea costituiscono la
motivazione principale per uccidere i figli, come vendetta per Giasone. Si farà anche
riferimento al letto, che ritorna con una certa frequenza. Siamo intorno ai versi 36. La
follia è una costante di questa tragedia, Medea è l’exemplum più evidente della follia
d’amore, che è nociva e distrugge. Odia i figli e non prova gioia nel vederli. La
nutrice e il pedagogo sono le persone più vicine a Giasone e Medea. Il pedagogo
riferisce le sventure future che colpiranno future, ovvero verrà cacciata dalle terre di
Corinto con i figli e andranno via, c’è l’intenzione di bandire Medea e i figli. Questi
sono tutti gli elementi su cui si baserà la voglia di vendetta di Medea, la quale chiede
giustizia. Questo desiderio è provocato dalla anitia che Medea subisce. Medea capirà
presto cosa significa abbandonare la terra dei padri. Questa condizione di esule è la
prima. Lei non sopporta di essere maltrattata, c’è un chiaro rimando al fatto che
Medea è una donna orientale, non greca, ciò che per le greche era la normalità non lo
è per Medea. Questa reazione di Medea è persino una sorta di ribellione, quindi
Medea si ribella, reagisce, e in secondo luogo la sua ribellione è cercare giustizia. Il
concetto di giustizia non è tipico delle donne greche, né di quelle di Corinto, non è di
nessuna delle donne greche. Tutto il discorso che poi fa in seguito è chiarissimo,
quando lei parlerà alle donne di Corinto, rappresentando in modo molto chiaro la
condizione delle donne, in realtà si sta rivolgendo a donne che normalmente
subiscono tutto questo. Giasone ha un carattere egoista, che non si rende conto del
danno, dell’offesa che sta facendo a Medea. Vi è un’osservazione brutale, la nutrice
si lamenta del comportamento del padrone e il pedagogo dice “lo scopri adesso?”.
C’è un pessimismo di fondo, Euripide descrive la pochezza dell’esser umano, la
capacità di amare sé stesso più di ogni altra persona. si parla del letto, in cui vi è il
diritto violato di Medea, che si sente colpita sia come moglie sia come donna. Il letto
è fondamentale, è la sessualità, la sensualità. I diritti sessuali sono a pari livello dei
diritti dei cittadini. Sarà la stessa Medea dirci, mentre parlerà con le donne di Corinto,
a dire che la donna non è fragile, la donna tradita diventa l’essere più terribile al
mondo, come una belva ferita, capace di tutto.
Confronto con la Medea di Apollonio Rodio. In Euripide c’è un riferimento allo stato
d’animo di Medea, ma tutto ciò è preannunciato prima ancora che dalle parole di
Medea, ovvero nelle parole del pedagogo e della nutrice. Si capisce dalle loro parole
che è una donna instabile, in quando ferita nel suo amor proprio di donna e nei suoi
diritti. Più avanti la nutrice dirà ai figli “andate a casa, non avvicinatevi a vostra
madre”. La nutrice è molto chiara, rende l’idea di una donna disperata, capace di far
del male anche agli amici, ai familiari (filos non significa solo amici in questo caso,
ma anche ai familiari). La nutrice raccomanda di tenere lontani i figli, la conosce
molto bene, e allontana da Medea questi poveri bambini che saranno in mezzo e
soprattutto le persone su cui si abbatterà l’ira di Medea. “non avvicinarli alla madre”,
pensiamo come poteva recepire il pubblico queste parole. La donna è certamente in
una condizione di assoluta inferiorità rispetto all’uomo, ma nessuna donna ateniese
avrebbe mai potuto pensare di poter far del male ai figli. invece abbiamo una nutrice
che dice attenzione, perché potrebbe far del male anche agli amici e familiari. Dice ai
bambini di andare a casa il più velocemente possibile. Questo è l’unico avvertimento
che gli dà la nutrice. Sono parole che ci colpiscono anche ai nostri giorni. Questa è la
prova della mancanza di equilibrio da parte di Medea, che prova una passione
negativa, guardava i bambini con occhi foschi di toro. Non è uno sguardo amorevole.
Sappiamo già da questi comportamenti cosa accadrà alla fine della tragedia. Medea
maledice i figli perché sono coloro che li lega a Giasone, lei li uccide per chiudere
definitivamente i ponti con Giasone. Questo dolore, che lei non può sorpassare, va
eliminato al pari dell’offesa. La nutrice dice: “ahimè, cosa c’entrano i bambini con le
colpe del padre”, la nutrice ha paura che Medea compia dei mali nei confronti dei
figli, non pensa che sia giusto. Gli eccessi di Medea non porteranno ad alcun
vantaggio, e viene condannato pure dalla nutrice, la quale non può più seguirla su
questa strada, le è impossibile, è troppo, è eccesso. Medea commette un delitto
terribile ma non subisce nessuna punizione, gli dei la lasciano e le permettono di
innalzarsi sul carro del sole, come se non fosse niente, la Medea che troviamo alla
fine si innalza su tutti. Ha ucciso Creonte, il quale nel tentativo di aiutare Glaece
viene bruciato, uccide i bambini. I doni nuziali si trasformano in doni mortali, ha
distrutto la propria casa e la propria famiglia, ha distrutto Giasone, che viene privato
non solo della prole ma anche della possibilità di unirsi in matrimonio con un’altra
donna per generare altri figli. Gli dei non puniscono Medea ma bensì Giasone. Medea
ha una discendenza divina, è parente col dio sole e con la dea Selene, e agisce come
una dea, si arroga prepotentemente con forza il diritto di essere potente quanto una
divinità. Medeia può significare sorriso oppure da medeiomai che significa impazzire.
29/01/2021
La Medea si presta molto all’individuazione di alcuni valori e tematiche attualissime
anche ai giorni d’oggi. Uno degli aspetti fondamentali è sicuramente la figura di
Medea, ma è importantissimo anche l’aspetto della Medea straniera, che non è un
aspetto fondamentale solo nella nostra civiltà, ma anche in quella greca. Nel discorso
di Medea alle donne di Corinto, all’inizio fa riferimento al suo essere straniera: “un
forestiero poi deve adattarsi a tutto negli usi della città”. I greci avevano presente
moltissimo il senso di appartenenza e provenienza alla loro civiltà. Perciò Medea,
essendo straniera e anche maga, non doveva essere vista con molta fiducia, vi è infatti
un episodio dove vi è un confronto tra Medea e Creonte, dove Creonte dice che ha
paura di lei, e che non vuole che ella combini qualcosa contro la figlia, dal momento
che si è sposata con Giasone, l’ex marito di lei. Creonte vuole perciò mettersi al
riparo, e guarderà con occhi di odio Medea. Il discorso di Medea è un discorso in cui
la sua diversità è il fianco scoperto di Medea, ella parla di ignoranti, ci dice che il
sapere più degli altri determina invidia. Vi è poi una sorta di supplica, ella teme di
rimanere sola, è straniera e lo sarà totalmente, lei non potrà tornare in patria dal
padre, dopo aver ucciso il fratello, lei ha tradito la sua terra. Medea non ha via
d’uscita, non può tornare indietro. Supplica Creonte e gli chiede di permetterle di
abitare in quel luogo, l’unico possibile per lei e per i figli, non potrebbe andare da
nessun’altra parte. La condizione dello straniero è terribile, Medea nel contempo non
è più un orientale, perché ha abbandonato la patria, ma non è neanche greca. Creonte
ha paura di lei, perché è una maga. La fama di Medea la precede, più che fama
possiamo parlare di nomea. Ella attraverso la sua magia ha permesso a Giasone di
conquistare il bello d’oro. Ora emerge solo l’essere straniera e l’essere maga. Questa
era la mentalità in Grecia e nell’Atene, le differenze venivano tollerate poco, lei era
diversa sia perché straniera sia perché maga. L’ospitalità è un elemento che
caratterizza la Grecia, la supplica ha a che fare con l’ospitalità, ma qui stiamo
parlando di una cosa differente, non parliamo di un ospite transitorio, che arriva,
lascia i doni e poi va via, ma è un’inclusione molto più profonda, che prevede che
Medea diventi a tutti gli effetti cittadina di Corinto, e lo è fino a quel momento.
Quando la donna fa il discorso alle donne, parla con donne che si fanno comprare dal
marito, versando una dote, sono votate ad avere un unico sposo per tutta la vita, non
conoscono l’indole del proprio marito finché non lo conoscono, e non possono
divorziare. Le donne di Corinto, pur essendo sottomesse, riescono a condividere la
denuncia di Medea, sanno che ciò che dice è vero, ma sanno che quando una donna
viene toccata nei suoi diritti di letto diventa l’essere più cattivo. Creonte ha perciò
paura del diverso, della maga, della straniera. Quando dice ho paura, intendeva che
tutti i cittadini maschi pensavano la stessa cosa. Euripide rivela l’universo femminile
e una realtà che gli uomini purtroppo non conoscono. Gli stessi mariti non
conoscevano le proprie mogli. Medea diventa un incubo da cui bisogna proteggersi. I
maschi si chiedevano se le loro donne potessero agire come ha fatto Medea, sono così
sicuro di conoscere mia moglie, di conoscere la sua personalità tanto da fidarmi
ciecamente di lei? Nessuno poteva dirlo. Questa diventa una denuncia sociale in cui
si affrontano le contraddizioni più evidenti della società democratica ateniese. I greci
sentivano un senso di differenza nei confronti delle altre civiltà. Il termine barbaro ha
un significato negativo. Medea dice a Creonte di non avere paura, lei ha paura di
perdere la possibilità di rimanere a Corinto. Creonte dice che ha paura che dentro di
lei possa progettare qualcosa, non si fida di le, ora anche meno. Medea trama dentro
di sé e nel suo animo una vendetta. Lei dirà che farà 3 uccisioni, i due figli e anche il
marito, non lo uccide realmente, ma lo farà diventare un cadavere, gli toglierà i figli,
lo demolirà psicologicamente. Non tutti i sovrani saranno disposti ad accogliere
questa maga assassina. È temuta come maga, dunque si comporta da maga. Lei è
forte e potente, ha qualità come la magia che la rendono molto più simile alle
divinità. Ella decide dunque di comportarsi come divinità, colpendo quelli che ritiene
ostili. Vediamo come Medea percepisca questo come un atto di profonda ingiustizia,
e a questa violazione del codice di convivenza, lei risponde con la sua magia. Non è
più una donna, ma è un eroe che combatte, che si vendica. La sua vendetta sarà
terribile, come solo una vendetta di donna può essere.
Figura della donna
“Donne di Corinto… La sciagura inattesa che si è abbattuta su di me mi ha
schiantato, ha distrutto la mia esistenza. Non provo più gioia a vivere, desidero solo
la morte… il mio sposo era tutto per me e mi si è rivelato il peggiore degli individui.
Io sono sola, priva di patria, sottoposta agli oltraggi dell'uomo che mi ha portato via
come preda da una terra di barbari”. Queste le parole pronunciate da Medea alle
donne di Corinto, da cui emerge la figura della donna nell’Atene del V secolo,
completamente asservita all’uomo. La donna di Corinto non faceva parte della polis,
il suo unico compito era quello di dare una stirpe al proprio marito, di educarla e di
prendersene cura senza mai obbiettare o mettere in discussione le decisioni del
marito. Emerge una situazione femminile sotto certi aspetti ancora attualizzabile: nei
suoi dialoghi la maga spesso e volentieri va a sottolineare delle disparità tra i due
sessi. Tra tutte le creature dotate di anima, infatti, è proprio la donna ad essere la più
infelice. Queste, a prezzo di ricchezze esorbitanti devono prendersi uno sposo che
sarà padrone del loro corpo e nel caso in cui si ritrovino insoddisfatte non posso
ripudiarlo. Ma per quale motivo Medea decide di far sentire la sua voce? Ella, dal
momento che proviene dall’Oriente, ha una cultura differente totalmente opposta a
quella dei greci, e dunque ha coltivato in sé valori contrastanti e distinti a quelli di
una donna di Corinto. Medea, innamorandosi del compagno Giasone, si era adattata
ai costumi della polis assumendo le caratteristiche della perfetta moglie greca,
nonostante spesso le sentisse ingiuste. Quando ella viene però tradita e sostituita con
Glauce, figlia del re di Corinto Creonte, la protagonista euripidea si riappropria della
sua cultura attraverso la vendetta. Euripide ha dunque l’intenzione, attraverso il
monologo di Medea alle donne di Corinto, di rendere più consapevoli le donne dei
loro diritti.

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