Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
1
P UBBLICATO DA C RISTIAN T ACCIOLI©
UNIVERSITÀ DI P ADOVA
La distribuzione e la copia di questo materiale con qualsiasi mezzo non è permessa, se non con il consenso
esplicito dell’autore. Le immagini presenti in questo testo sono state scaricate dal “Repository Immagini di
Google ©” che non dispongono di copyright. Nel caso le suddette immagini dispongano di copyright, l’esatta
provenienza delle stesse è stata indicata. Per qualsiasi domanda scrivere a: cristian.taccioli@unipd.it
Questo testo vuole essere un valido strumento come introduzione alla Biologia Molecolare,
pertanto ho cercato di scrivere nel modo più semplice e sintetico possibile.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte riguarda lo studio degli argomenti fondamentali della
Biologia Cellulare, la seconda tratta le nozioni principali della Genomica mentre la terza descrive
le basi della Biologia Molecolare propriamente detta.
Purtroppo, l’insegnamento della Biologia Molecolare, per alcuni corsi di studio, è ridotto a
pochissime ore e non vi è il tempo di introdurre capitoli importanti. In molti casi la Genomica non
è neanche menzionata. Per questo motivo, credo che questo materiale didattico, così sintetico, sia
particolarmente indicato a coloro che vogliano studiare le basi della Biologia Molecolare in modo
veloce e sufficientemente dettagliato sia che essi siano studenti sia che siano persone interessate a
questo argomento. Per coloro che volessero utilizzare questo testo in corsi universitari, lo consiglio
solo nei casi in cui i suddetti corsi non superino i 4 crediti formativi (32 ore). Per approfondire i
temi trattati e non trattati in questo volume suggerisco libri più completi.
Voglio comunque sottolineare che anche nei testi universitari più moderni, il capitolo riguardante
la Genomica viene ridotto al minimo o addirittura tralasciato. La Genomica è, invece, la disciplina
del futuro da quando, nel 2001, il sequenziamento del genoma umano ha aperto le porte alla
lettura completa del nostro DNA. Darò quindi particolare enfasi ai paragrafi che riguardano le
simmetrie, la composizione strutturale ed i vincoli energetici delle molecole biologiche, in
particolare, il DNA.
La maggior parte delle malattie umane ed animali ha, infatti, una relazione con il DNA e, pertanto,
invito i lettori e gli studenti a leggere con particolare attenzione i capitoli II e III di questo testo.
Come ultima nota vorrei sottolineare il fatto che ho riportato al minimo il numero di monografie
e pubblicazioni scientifiche nella bibliografia, in modo da stimolare lo studente a leggerle poiché
rappresentano la descrizione di quelle scoperte che hanno cambiato non solo la storia della
Biologia Molecolare e della Genomica ma anche della storia dell’umanità.
L’autore
3
Contenuti
Biologia Cellulare
1.1 Introduzione 11
1.2 La vita 11
1.3 La cellula 11
1.3.1 Due tipi di organismi: Procarioti ed Eucarioti ................................................... 11
1.4 L’albero della vita 21
1.5 L’evoluzione 21
1.5.1 Lamarck e l’evoluzione per ereditarietà dei caratteri acquisiti....................................... 21
1.5.2 Darwin e l’evoluzione per selezione naturale ............................................................... 21
1.6 Cenni sull’epigenetica 22
1.6.1 Definizione moderna di Epigenetica ...................................................................................... 22
1.6.2 L’epigenetica come causa del cancro.............................................................................. 23
1.6.3 L’epigenetica come causa del ritardo mentale ............................................................. 23
1.6.4 L’epigenetica e l’evoluzione degli organismi viventi ...................................................... 23
Seconda Parte
Genomica
2.1 Un po’ di storia 27
2.2 Il DNA 29
2.3 Vari tipi di strutture di DNA 29
2.4 L’RNA 29
2.5 Il valore C ed il suo paradosso 31
2.5.1 Meccanismi che aumentano o diminuiscono le dimensioni di un genoma ....................... 32
5
2.8.2 I microRNA ............................................................................................................... 34
2.8.3 Gli altri RNA non-codificanti................................................................................................... 35
2.8.4 Gli elementi ripetuti ............................................................................................................... 35
2.8.5 Eterocromatina ed Eucromatina .................................................................................. 35
2.8.6 Sequenze ultraconservate...................................................................................................... 35
2.8.7 Introni ............................................................................................................... 35
2.8.8 Esoni ............................................................................................................... 36
Terza Parte
Biologia Molecolare
3.1 Introduzione 39
3.2 Replicazione nei Procarioti 39
3.2.1 Differenze tra la replicazione nei procarioti e negli eucarioti .......................................... 40
3.2.2 Fase di inizio della replicazione nei Procarioti ................................................................ 40
3.2.3 Fase di allungamento durante la replicazione nei Procarioti .......................................... 40
3.2.4 Fase di terminazione della replicazione nei Procarioti ......................................................... 41
3.3 Replicazione negli Eucarioti 42
3.3.1 Fase di inizio della replicazione negli eucarioti .............................................................. 42
3.3.2 Allungamento durante la replicazione negli Eucarioti.................................................... 44
3.3.3 Terminazione della replicazione negli Eucarioti....................................................................44
3.4 Trascrizione nei Procarioti 45
3.4.1 Inizio della sintesi ed allungamento dell’RNA durante la Trascrizione nei procarioti……….. 45
3.4.2 Terminazione della Trascrizione nei Procarioti ......................................................................46
3.5 Trascrizione negli Eucarioti 46
3.5.1 Inizio della Trascrizione negli Eucarioti ..................................................................................46
3.5.2 Stop della Trascrizione negli Eucarioti ................................................................................... 47
3.5.3 Lo Splicing.............................................................................................................................. 47
3.5.4 Lo Splicing Alternativo ........................................................................................................... 49
3.6 Regolazione della trascrizione 49
3.7 Traduzione nei procarioti 50
3.7.1 Traduzione nei procarioti nel dettaglio .................................................................................51
3.8 Il codice universale 52
3.9 Traduzione negli eucarioti 53
3.10 Tecnologie usate nei laboratori di biologia molecolare 55
IV Bibliografia e Indice
Bibliografia
Libri 61
Articoli 61
Indice ........................................................................................ 64
7
I
Prima Parte
1.1 Introduzione
La biologia cellulare è una disciplina che studia la struttura e la funzione della cellula. In questa capitolo si
tratterà questa materia in modo molto sintetico, tale da fornire uno strumento di base o un ripasso prima di
approfondire i temi dei capitoli successivi. Verranno spiegate, inoltre, le teorie evolutive più famose, alla
luce delle nuove scoperte scientifiche.
1.2 La vita
Non è facile stabilire che cosa sia la vita. Basti pensare che la maggior parte degli scienziati non considera i
virus esseri viventi poiché non sono in grado di interagire con l’ambiente esterno, mentre una percentuale,
seppur minima, di scienziati considera come viventi tutti quegli algoritmi creati in ambienti artificiali
(computer). In molti testi si dà la seguente definizione di vita: “Un ente si definisce vivente quando è in
grado di nascere, crescere, interagire con l’interno e l’esterno, è in grado di auto ripararsi, di evolversi, di
riprodursi e morire”. A mio parere, invece, è molto difficile creare uno spartiacque tra sistemi fisici viventi
e non viventi. La vita ha a che fare con i concetti di entropia, complessità ed informazione. Essa rappresenta
un sistema fisico aperto e non all’equilibrio ed in termini matematici è difficile calcolarne quantitativamente
le proprietà. In alcune situazioni ambientali, se si fornisce una sufficiente energia a specifiche molecole o
sistemi molecolari, è possibile creare dei “semi-replicatori” ossia sistemi fisici capaci di proprietà semi-
replicative. Il problema non è quindi di facile soluzione ma in questo testo utilizzerò il cosiddetto “rasoio
di Occam” cioè sceglierò la via più semplice. Si definisce vita (sul nostro pianeta) tutto ciò che è fornito di
acidi nucleici (DNA e RNA) che gli permettono di replicarsi. Per maggiori informazioni su questo tema
rimando ai lavori di Erwin Schrödinger (Schrödinger, 1944), Arieh Ben-Naim (Ben-Naim, 2015), Addy
Pross (Pross, 2017), Jeremi England (England, 2020), Sean Carrol (Carrol, 2017), John Campbell
(Campbell, 1982), e Paul Davies (Devis, 2019).
1.3 La cellula
La cellula è l’unità fondamentale di tutti gli organismi viventi presenti sulla terra. Non sappiamo se esistano
altre di forme di vita nel nostro sistema solare ma sul nostro pianeta la cellula ha, con caratteristiche diverse,
una struttura generale omogenea. É formata da un involucro esterno, mentre al suo interno si trovano strutture
che sono in grado di mantenerla integra e vivente. Alcuni organismi sono formati da una sola cellula come
i batteri e i protozoi, mentre altri sono riusciti ad evolversi grazie ad un meccanismo in grado di far interagire
milioni (a volte trilioni) di cellule contemporaneamente (organismi pluricellulari).
• le cellule procariotiche o organismi procariotici (Fig. 1.1) sono strutture apparentemente molto
semplici e sono comparse circa 3.5-3.8 miliardi di anni fa. I batteri e gli archeobatteri sono gli
unici gruppi di organismi procariotici oggi esistenti. I virus non sono organismi procariotici perché
sono solo acidi nucleici (DNA o RNA) ricoperti di proteine.
I procarioti hanno una dimensione che varia da 1 a 5 micron R, con una forma che può variare
notevolmente. Il DNA è circolare e si trova all’interno del citoplasma. Il citoplasma è quella zona della
cellula che si trova all’interno della membrana. Nel citoplasma delle cellule procariotiche non ci sono
strutture complesse che trasformano energia o immagazzinano sostanze chimiche e non esiste
neanche una vera e propria compartimentazione. Ci sono, però, i ribosomi che sono strutture deputate
alla creazione di proteine ed i plasmidi che sono piccoli DNA circolari accessori, distinti dal DNA
cromosomico che è molto più grande. I procarioti, inoltre, sono spesso dotati di ciglia (pili) o flagelli
che sono strutture che permettono la motilità sia in ambiente liquido che terrestre. Come abbiamo già
detto nei procarioti c’è una membrana esterna che separa il citoplasma. Questa membrana è
estremamente complessa se la confrontiamo con l’apparente semplicità dei procarioti. Essa è formata
da una capsula, da una parete cellulare e da una membrana plasmatica:
1. la capsula è una struttura polisaccaridica (polimero di zuccheri). È la struttura più esterna dei
cosiddetti batteri Gram negativi, anche se alcuni Gram positivi ne sono provvisti (Streptococ-
chi). Un modo semplice per ricordare quali organismi siano dotati di capsula è quello di imparare
a memoria la seguente filastrocca inglese: "Even Some Super Killers Have Pretty Nice Big
Capsules". Ogni iniziale di parola di questa frase rappresenta un batterio diverso (Escherichia
coli, Streptococcus pneumoniae, Salmonella, Klebsiella pneumoniae, Haemophilus influenzae,
Pseudomonas aeruginosa, Neisseria meningitidis, Bacteroides fragilis, Cryptococcus neofor-
mans). La capsula, quando è presente, ha poi svariate funzioni: unisce saldamente la parete
cellulare, protegge dai patogeni, promuove l’aderenza alle superfici, previene l’essiccamento e
facilita lo scambio di nutrienti dall’esterno;
2. la parete cellulare è più interna alla capsula. È presente sia nei batteri Gram negativi sia in
quelli positivi ma con alcune differenze (Fig. 1.2). La parete cellulare nei Gram negativi è
formata da un sottile strato di peptidoglicano (polimero di proteine e zucchero) e circondata da
una membrana esterna lipopolisaccaridica (LPS).
1
(1µm = 1/1,000,000 di metro)
11
Capitolo 1. Biologia Cellulare
La parete cellulare nei Gram positivi, invece, manca di una membrana esterna ma, in compenso,
presenta numerosi strati di peptidoglicano. I Gram positivi e Gram negativi prendono il
loro nome proprio dal fatto che uno scienziato di nome Christian Gram (1853 - 1938) riuscì
a colorare in modo differente i batteri che stava studiando. Alcuni di questi batteri, a causa
dello strato spesso di peptidoglicano, trattenevano infatti il colore viola scuro di una molecola
chiamata Fucsina mentre gli altri lo legavano più blandamente. Questi ultimi, però, potevano
essere colorati con un colorante rosa chiaro e quindi anch’essi potevano essere visualizzati al
microscopio ottico (Fig. 1.3).
Figura 1.3: Colorazione dei batteri Gram positivi (viola) e negativi (rosa).
• le cellule eucariotiche (Fig. 1.4) sono invece più complesse. Sono dotate di un’alta
compartimentazione del citoplasma dovuta ad una struttura proteica chiamata citoscheletro in cui
sono contenuti numerosi organelli (piccole strutture dotate anch’esse di una membrana esterna).
Presentano unicamente una membrana plasmatica che circonda il citoplasma anche se alcuni di essi
sono dotati di una parete formata da polisaccaridi (specie appartenenti al regno delle piante).
Iniziamo col vedere quali sono gli organelli (Fig. 1.5) presenti nel citoplasma delle cellule eucariotiche:
1. Il nucleo è l’organello che contiene il DNA cromosomico. È il più grande della cellula
eucariotica e, come vedremo più avanti, è il parametro che più di ogni altro determina la
grandezza di una cellula. Ha una membrana permeabile che lo separa dal citoplasma. La sua
forma varia da cellula a cellula e da specie a specie. All’interno del nucleo si trova il DNA
raggruppato in un numero di cromosomi specifico per ogni gruppo tassonomico. Il DNA
cromosomico è legato a proteine chiamate istoni che sono coinvolti nella regolazione della
struttura del DNA, dell’attività replicativa e trascrizionale (vedi il capitolo che riguarda la
“Biologia Molecolare”). La membrana nucleare è costituita da una membrana interna ed una
esterna. La membrana interna è legata al DNA cromosomico attraverso una ricca rete di proteine
chiamate proteine della lamina (vedi paragrafo successivo), mentre quella esterna è a diretto
contatto con il citoplasma;
13
Capitolo 1. Biologia Cellulare
inoltre attività “ATPasica” (legano ATP che è una molecola capace di fornire energia chimica) e
possono legarsi ad altri tipi di proteine allo scopo di ottenere una maggiore capacità di
trasporto.
I filamenti intermedi, invece, sono lunghi all’incirca 10 nm e sono molto più resistenti dei
microfilamenti anche se non hanno un’attività polare (cioè non sono carichi a livello
elettrostatico). Essi sono composti da vimentina, desmina, cheratina e lamina. In particolare,
la lamina è una proteina fibrosa che forma la lamina nucleare o nucleoscheletro che ha la stessa
funzione del citoscheletro nel citoplasma ma è presente all’interno del nucleo. I microtubuli
sono, invece, formati dalle proteine alfa e beta tubulina e, oltre a far parte del citoscheletro,
formano anche cilia e flagelli (Fig. 1.6);
Figura 1.6: Struttura dei flagelli nei procarioti Gram negativi (sinistra) ed eucarioti (destra)
3. I flagelli sono strutture che vengono utilizzate dalle cellule per il movimento. Negli eucarioti essi
sono formati da microtubuli ed utilizzano ATP come fonte di energia. Sono ancorati alla
membrana attraverso i corpi basali. Nei procarioti, invece, i flagelli sono composti di flagellina
e presentano uno (nei batteri Gram positivi) o due dischi basali (nei batteri Gram negativi);
5. I ribosomi (Fig. 1.8) sono organuli formati da RNA ribosomiale (rRNA) e da due subunità
proteiche che si trovano nel citoplasma. Ciò significa che questa proteina è, in realtà, un
complesso proteico e nucleotidico, formato da due subunità. Nei procarioti il coefficiente di
sedimentazione (unità di misura che identifica il volume di una proteina) dei propri ribosomi
è 70 perciò il ribosoma si chiama 70S ed è formato da una subunità piccola 30S e da una
più grande 50S. I coefficienti di sedimentazione non sono calcolati algebricamente, infatti
15
Capitolo 1. Biologia Cellulare
le subunità maggiore e minore dei ribosomi eucariotici, rispettivamente 40S e 60S, formano
un complesso proteico che si chiama 80S. Nei ribosomi avviene la traduzione, cioè l’mRNA
(RNA messaggero) che viene trascritto dal DNA è trasformato in proteine. Questa funzione
di lettura dell’mRNA e successivo assemblamento degli amminoacidi cellulari al fine di
formare le proteine è espletata sia dai ribosomi eucariotici sia dai ribosomi delle cellule
procariotiche;
6. Il reticolo endoplasmatico (Fig. 1.9) è una struttura proteica che si trova nel citoplasma. È
molto complessa ed è strutturalmente divisa in Reticolo Endoplasmatico Ruvido o RER e
Reticolo Endoplasmatico Liscio o REL. Nel primo si trovano i ribosomi che formano le
proteine, nel secondo avviene la sintesi di lipidi, fosfolipidi e steroidi. La presenza dei ribosomi
sul RER non implica che questi non possano svolgere la loro funzione anche in altri siti
cellulari;
8. I lisosomi sono piccoli organelli citoplasmatici che contengono enzimi responsabili della
digestione di numerose molecole inutili o dannose per la cellula;
9. I perossisomi sono vescicole che si trovano nel citoplasma e hanno la funzione di demolire
molecole dannose quali i composti analoghi del perossido di idrogeno;
10. I vacuoli sono organelli che si trovano, solitamente, in tutte le cellule vegetali e fungine, così
come in alcuni protozoi. Tipicamente, la loro funzione è quella di immagazzinare acqua e
prodotti di scarto, bilanciare il pH (acidità e basicità) e contribuire a mantenere la pressione
all’interno della cellula stessa;
11. I centrioli (Fig. 1.11) sono complessi proteici presenti nella maggior parte delle cellule animali
e vegetali. Essi hanno lo scopo di creare il fuso mitotico. Il fuso mitotico è una struttura
citoplasmatica composta da microtubuli che serve a legare i cromosomi, permettendo così
un’equa distribuzione dei suddetti cromosomi nelle due cellule figlie durante la divisione
cellulare delle cellule somatiche (mitosi) o delle cellule sessuali (meiosi). Durante la mitosi e
meiosi sono presenti in doppia coppia agli estremi dei poli della cellula e ciascuna coppia
presenta due strutture una ortogonale all’altra da cui si dipanano i microtubuli del fuso
mitotico;
12. I proteosomi sono complessi proteici che sono coinvolti nella scissione di molecole più semplici
(catabolismo) a partire da peptidi. Differisce dai lisosomi per il fatto che questi ultimi hanno
una parete esterna che li separa dall’ambiente circostante in modo tale da poter utilizzare enzimi
litici (enzimi di degradazione) per degradare una grande varietà di molecole organiche.
13.
Figura 1.10: Struttura dell’apparato del Golgi.
17
Capitolo 1. Biologia Cellulare
In conclusione, le maggiori differenze, riassunte anche in Figura 1.12, tra le cellule eucariotiche e procariotiche sono
principalmente queste:
• I procarioti hanno dimensioni che vanno da 0.3 a 2 micrometri, mentre negli eucarioti le dimensioni
vanno da 5 a 100 micrometri, ad eccezione degli spermatozoi;
• Il DNA procariote è circolare, invece quello eucariote è lineare;
• Nei procarioti la trascrizione avviene nel citoplasma (appunto perché non hanno nucleo), invece
negli eucarioti avviene nel nucleo;
• I procarioti hanno ribosomi di dimensioni più piccole rispetto agli eucarioti;
• I procarioti mancano dei numerosi organelli presenti invece negli eucarioti;
• I procarioti si muovono tramite flagelli composti di flagellina mentre gli eucarioti si muovono
tramite flagelli e ciglia formati da tubulina;
• I procarioti si dividono per scissione binaria, gli eucarioti per mitosi (nelle cellule somatiche)
e meiosi (nelle cellule sessuali).
In particolare, la riproduzione nei procarioti corrisponde, generalmente, ad una semplice divisione cellulare
che porta ad avere due cellule figlie identiche alla cellula madre di partenza. Si chiama fissione binaria o
scissione ed è preceduta dalla replicazione del DNA e dalla duplicazione degli organelli e delle strutture
che compongono la cellula procariotica (plasmidi e ribosomi). Ci sono altre forme di riproduzione nei
procarioti quali la gemmazione (dalla cellula madre si forma una gemma che si stacca formando la cellula
figlia), la sporulazione (la cellula madre si divide in un gran numero di cellule figlie) ed altri tipi di divisioni
cellulare meno comuni. La riproduzione degli eucarioti è, invece, più complessa. Negli eucarioti unicellulari
(protozoi) la riproduzione può essere sia asessuata che sessuata. Nel primo caso si chiama mitosi ed è più
complessa della divisione cellulare dei procarioti. Nel secondo caso (riproduzione sessuata) si chiama
meiosi e prevede la formazione di gameti, cioè, di cellule sessuali che hanno la metà del corredo
cromosomico. Dall’incontro di due gameti della stessa specie si viene a formare lo zigote che rappresenta il
nuovo organismo. Negli eucarioti superiori (spugne, funghi, animali e piante) si ha sia la mitosi nelle cellule
somatiche (sangue, muscolo, cuore, etc.) sia la meiosi nelle cellule sessuali (ovuli e spermatozoi). Le varie
fasi della mitosi e della meiosi sono descritte dettagliatamente nella Figura 1.13 e 1.14. Le varie fasi del
ciclo cellulare sono riportate invece in Figura 1.15.
Figura 1.14: Meiosi. Profase I: i cromosomi (duplicati) omologhi (paterni e materni) si appaiano, la membrana
del nucleo scompare e si ha ricombinazione tramite crossing-over (scambio reciproco di DNA tra cromosomi
omologhi) e i microtubuli dei centrosomi si uniscono successivamente ai cromosomi; Metafase I: i cromosomi
si allineano lungo la piastra equatoriale; Anafase I: i cromosomi si muovono verso il proprio polo; Telofase I: i
cromosomi si de-condensano, si riforma il nucleo e gli organelli si duplicano per raggiungere ciascuno le due
cellule che si stanno formando; Profase II: i cromosomi sono visibili ed il nucleo scompare mentre i centromeri
si uniscono ai cromosomi; Metafase II: i cromosomi si allineano sulla piastra equatoriale; Anafase II: i
cromosomi si dividono in cromatidi e si muovono su poli opposti; Telofase II: i cromosomi si de-condensano ed
19
Capitolo 1. Biologia Cellulare
il nucleo riappare. Durante la meiosi, quindi, da una cellula con un corredo cromosomico 2n si arriva a quattro
cellule con corredo cromosomico n.
Figura 1.15: Ciclo cellulare. G1 = crescita cellulare; S = replicazione del DNA; G2 = termine crescita cellulare;
I = Interfase (G1+S+G2); M = mitosi; G0 = stato di quiescenza.
1.5 L’evoluzione
La prima idea di evoluzione si ebbe con Anassimandro di Mileto (Censorino, ~3rd AC), un filosofo
presocratico greco che visse intorno al VI secolo AC. Anassimandro elaborò una teoria secondo la quale tutti
i vertebrati derivano dai pesci che, abbandonando il loro ambiente naturale, si sono poi spostati sulla terra
ferma durante il susseguirsi delle ere geologiche. La teoria dell’evoluzione fu però dimenticata per tutta la
durata del periodo classico e del Medioevo. Ci volle l’Illuminismo Francese per riportare in auge l’idea di
evoluzione, con naturalisti come Georges-Louis Leclerc de Buffon (Buffon, 1749 - 1767) e Geoffroy Jean-
Baptiste Lamarck (Lamarck, 1809) e Saint-Hilaire (1829) fino a quando Charles Darwin (Darwin, 1859)
non teorizzò nel 1859 un’ipotesi più chiara e convincente.
Sotto il nome di epigenetica, quindi, si intendono tutte quelle modificazioni chimiche del DNA che non ne
cambiano la sequenza. L’epigenetica si attua attraverso la metilazione diretta di alcune basi specifiche del
DNA (C e G) o attraverso le modificazioni istoniche (metilazione, acetilazione, ubiquitinizzazione, etc.).
Gli istoni sono proteine che sono legate costantemente al DNA ed hanno una funzione sia strutturale, sia
regolatoria (vedi paragrafi successivi “Metilazione diretta del DNA” e “Modificazioni Istoniche”).
21
Capitolo 1. Biologia Cellulare
metilati da uno dei tre enzimi chiamati DNA metiltransferasi (DNMTs). L’inserimento di gruppi metilici
cambia la struttura del DNA, modificando le interazioni di un gene con la macchina trascrizionale. La
metilazione del DNA può essere usata per distinguere quale copia del gene è ereditato dal padre e quale
dalla madre. Questo fenomeno biologico, noto come imprinting, viene utilizzato dalle cellule per silenziare
alcuni geni o intere regioni cromosomiche. In generale la metilazione inibisce l’espressione dei geni
presenti all’interno della molecola di DNA (Lewin, 2012).
Modificazioni istoniche
Le modificazioni istoniche sono modificazioni chimiche che intervengono non direttamente sul DNA ma sulle
proteine che lo circondano (istoni). A seconda del tipo istoni modificati, il DNA può essere piò o meno
espresso durante il ciclo cellulare e lo sviluppo.
2 Genomica.................................... 27
2.1 Un po’ di storia
2.2 Il DNA
2.3 Vari tipi di strutture di DNA
2.4 L’RNA
2.5 Il valore C ed il suo paradosso
2.6 Il contenuto di GC nei genomi
2.7 La seconda legge di Chargaff e le regole di
Szybalski e Sinclair
2.8 La composizione del genoma umano
25
2. Genomica
Figura 2.1: Corredo cromosomico umano. Ogni cromosoma consta di due copie: una copia paterna ed una copia materna.
Queste copie sono simili ma non perfettamente identiche. I cromosomi sessuali nell’essere umano si chiamano X ed Y.
Il corredo cromosomico femminile presenta due cromosomi X (di cui uno è parzialmente inattivo), mentre il cromosoma
maschile possiede i cromosomi sessuali X e Y.
27
Capitolo 2. Genomica
Figura 2.2: Struttura chimica del DNA. La molecola di DNA è un filamento a doppia elica. Se ipoteticamente
svolgessimo il DNA in forma lineare otterremmo una forma costituita da due binari paralleli di zucchero (desossiribosio)
collegati tra loro da basi azotate o nucleotidi chiamati Adenina (A), Timina (T), Citosina (C) e Guanina (G). La Timina
è sempre legata all’Adenina mentre la Citosina è sempre legata alla Guanina.
2.2 Il DNA
La struttura del DNA venne compresa da tre giovani inglesi James Watson, Francis Crick e Maurice
Wilkins. Nel 1953, pubblicarono un articolo (Watson & Crick, 1953; Wilkins, 1953; Franklin, 1953) sulla
rivista “Nature” che cambiò il corso della storia della biologia e della medicina. Il loro contributo fu
supportato dai dati ottenuti della ricercatrice Rosalind Franklin che aveva analizzato il DNA con i raggi X
(Franklin, 1953). Purtroppo, Rosalind Franklin non ricevette il Nobel al contrario di Watson, Crick e
Wilkins (Watson & Crick, 1953; Wilkins, 1953). Morì, infatti, di cancro nel 1958 all’età di 37 anni
(Maddox, 2003) qualche anno prima del conferimento del Nobel (1962). I suoi meriti vennero compresi
solo più tardi (Fig. 2.3).
2.4 L’RNA
L’RNA è una molecola (acido ribonucleico) molto simile al DNA ma si distingue da esso perché è a singolo
filamento e la Timina (T) è sostituita dall’Uracile (U). L’RNA viene sintetizzato a partire dal DNA
(trascrizione). L’RNA serve, poi, da stampo per la sintesi delle proteine (traduzione). L’RNA può essere
di vari tipi: mRNA o RNA messaggero, rRNA o RNA ribosomiale, e tRNA o RNA transfer. L’mRNA è
l’RNA che farà da stampo a tutte le proteine, l’rRNA è l’RNA che compone i ribosomi, mentre il tRNA è
l’RNA che trasporta gli amminoacidi che serviranno per la sintesi delle proteine (vedi il paragrafo
“Traduzione” nel capitolo sulla “Biologia Molecolare”).
Figura 2.3: Rosalind Franklin e la struttura del DNA ai raggi X. In alto, metodo di diffrazione ai raggi X per determinare
la struttura del DNA. In basse a sinistra, foto di Rosalind. In basso a sinistra, prima foto della struttura del DNA pubblicata
sulla rivista “Nature” nel 1953 da Watson e Crick.
Figura 2.4: Vari tipi di strutture di DNA. Un Angstrom è pari a un decimiliardesimo di metro.
L’rRNA è sintetizzato dalla proteina RNA polimerasi I, l’mRNA è sintetizzato dalla proteina RNA
polimerasi II, mentre il tRNA è sintetizzato dalla proteina RNA polimerasi III. Parleremo in dettaglio
dell’RNA nel capitolo sulla “Biologia Molecolare”.
29
Capitolo 2. Genomica
2.8.1 Trasposoni
I trasposoni sono sequenze di DNA che si muovono all’interno del genoma. Furono scoperti da Barbara
McClintock ( McClintock, 1950) negli anni ’50 che ricevette il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina
solo nel 1983 proprio per l’identificazione degli elementi trasponibili. I trasposoni vengono classificati a
seconda del metodo con cui si spostano lungo i genomi:
• Classe 1 o retrotrasposoni: i retrotrasposoni vengono copiati in una nuova di regione del genoma
attraverso la retrotrascrizione da RNA a DNA e conseguente copia del DNA in una nuova sede
cromosomica (es.: LINE e SINE). I LINE possiedono l’informazione per la trascrizione e traduzione
di una propria retrotrascrittasi mentre i SINE utilizzano l’enzima dei LINE per replicarsi o, in alcuni,
casi l’RNA polimerasi III cellulare.
• Classe 2 o trasposoni a DNA: i trasposoni a DNA non vengono copiati in un’altra sede, ma tagliati
ed incollati in una nuova regione genomica. Gli enzimi che intervengono sono le trasposasi (proteine
che tagliano sequenze nucleotidiche). È necessario, comunque, sottolineare che alcuni trasposoni a
DNA vengono anch’essi copiati ed incollati come i retrotrasposoni.
2.8.2 I microRNA
I microRNA (miRNA) sono RNA che non codificano per nessuna proteina ma hanno un’attività regolatoria.
Questa attività si esplica nel blocco della traduzione di determinati mRNA target specifici. I miRNA vengono
trascritti nel nucleo in pri-miRNA (migliaia di basi) e poi vengono tagliati in pre-miRNA (centinaia di
basi) dal complesso proteico Drosha/Pasha. Si ripiegano, poi, venendo a formare una struttura a forcina.
Attraverso una proteina chiamata Esportina 5 i pre-miRNA arrivano nel citosol e qui vengono trasformati
dalla proteina Dicer nella forma matura (struttura lineare, non più a forcina di lunghezza pari ad una ventina
di basi). Ogni microRNA può bloccare intere famiglie di mRNA (fino a qualche decina) attraverso due
processi: il taglio del mRNA o il semplice blocco della sua traduzione (Fig. 2.7). Per questi motivi i miRNA
sono molto importanti nel controllo dell’espressione genica e sono correlati a numerose malattie, nel caso in
cui non funzionino normalmente (Visione & Croce, 2009).
33
Capitolo 2. Genomica
2.8.7 Introni
Gli introni (vedi anche la sezione sullo “Splicing” nel capitolo dedicato alla “Biologia Molecolare”) sono
regioni nucleotidiche che vengono tagliate ed espulse dall’mRNA. Le regioni genomiche che corrispondono
agli introni sull’mRNA sono anche sequenze che svolgono attività regolatorie, contenenti in alcuni casi
miRNA, long non-coding, etc.
2.8.8 Esoni
Gli esoni (vedi anche la sezione sullo “Splicing” nel capitolo dedicato alla “Biologia Molecolare”) sono
quelle sequenze di mRNA che vengono unite attraverso lo “splicing” e codificate successivamente in
proteine. Gli esoni rappresentano una minima percentuale del genoma eucariotico (circa 1.5% - 3%).
35
Capitolo 2. Genomica
III
Terza Parte
37
3. Biologia Molecolare
3.1 Introduzione
La Biologia Molecolare è nata nel 1953 con la scoperta della struttura del DNA (Watson & Crick, 1953;
Wilkins, 1953; Franklin, 2003) e riguarda lo studio dei meccanismi molecolari che regolano la cellula. La
differenza tra genetica e biologia molecolare sta nel fatto che la biologia molecolare entra nei dettagli dei
meccanismi che regolano la funzione del DNA, RNA e proteine. Si può, quindi, affermare che la Biologia
Molecolare è alla base di tutte le discipline biologiche e mediche.
L’utilizzo della molecola ATP è necessario nello srotolamento del DNA da parte della DnaB ed anche nei
processi di funzionamento delle primasi. Inoltre, si utilizza ATP per l’assemblaggio del DNA su
sottocomplessi legati alla DNA polimerasi III che è l’enzima che sintetizza i nuovi filamenti. Quando
queste polimerasi, che avanzano in direzioni opposte, si incontrano in un punto di terminazione, i due nuovi
DNA circolari vengono separati da proteine topoisomerasi specifiche.
Le differenze nella replicazione dei procarioti, rispetto a quella degli eucarioti, risiedono nel fatto che:
1. nei procarioti la replicazione avviene nel citoplasma;
2. nei procarioti c’è una sola origine da dove parte la replicazione;
3. nei procarioti si forma un’unica bolla di replicazione che si muove bidirezionalmente;
39
Capitolo 3. Biologia Molecolare
4. nei procarioti c’è un solo replicone (unità di replicazione compreso tra l’origine e le due
terminazioni della replicazione che sono i punti in cui le forche di replicazione adiacenti si
fondono);
5. nei procarioti la replicazione inizia con l’intervento delle proteine DnaA e DnaB;
6. nei procarioti la presenza della proteina girasi interviene durante la replicazione;
7. nei procarioti i frammenti di Okazaki (li vedremo più avanti) sono molto lunghi (1000-2000 basi);
8. nei procarioti la replicazione è molto veloce (2000 bp al secondo), cioè 10 volte più veloce degli eucarioti.
2. La proteina DnaB, che appartiene alla famiglia delle elicasi, si lega al DNA ed inizia a scorrere verso
destra. Contemporaneamente un’altra DnaB lega nello stesso punto del DNA ma inizia a scorrere
verso sinistra. Inizia così a formarsi quella che si chiama bolla di replicazione che si allarga sempre
più. Questi meccanismi replicativi avvengono in ciascun filamento;
3. Ai due filamenti di DNA si legano alcune delle proteine che si chiamano SSB che ne prevengono
il riappaiamento (vengono rilasciate solo a fine replicazione);
4. A questo punto a ciascuna elica di DNA si lega la proteina DNA polimerasi III che inizia a
sintetizzare un nuovo filamento sullo stampo di quello gia’ esistente. Si legano due polimerasi sulla
destra della bolla (complesso proteico Tau) e due sulla sinistra. La replicazione è chiamata
semiconservativa poiché’ porta sempre alla formazione di un’elica di DNA nuovo dallo stampo di
un vecchio filamento. C’è però un problema. Le polimerasi si muovono solo in direzione 5’ —->
3’ del nuovo filamento. Infatti, ogni filamento di DNA ha una direzione. Ogni estremità è chiamata
o 3’ o 5’. Questa nomenclatura deriva dall’orientamento del desossiribosio all’interno della molecola
di DNA. Muovendosi solo in una direzione accadrà che, mentre una polimerasi seguirà
tranquillamente la bolla che si apre, l’altra polimerasi si sposterà nella direzione contraria all’apertura
della bolla. Per questo motivo la DNA polimerasi III che si muove nella direzione contraria alla
bolla formerà un’ansa ad un uncino in modo da muoversi anch’essa nella direzione 5’ —-> 3’ ma il
suo movimento sarà più lento e discontinuo. Formerà, quindi, dei frammenti di DNA (frammenti di
Okazaki) che dovranno essere legati insieme da una proteina chiamata ligasi. C’è poi da sottolineare
il fatto che per partire, le polimerasi (sia quelle che si muovono verso destra e sia quelle che si
muovono verso sinistra) hanno bisogno di un frammento di RNA (primer) che viene sintetizzato da
una proteina chiamata DnaG primasi (Fig. 3.1).
La bolla di replicazione continua a spostarsi, sia a destra, che a sinistra, con le due polimerasi che seguono
la bolla. Il filamento non formato dai frammenti di Okazaki si chiamerà “leading” mentre l’altro si chiamerà
“lagging” (Fig. 3.2). Un errore comune tra gli studenti è il pensare che un filamento venga chiamato leading
mentre l’altro sia lagging. Questo non è corretto. Ciascun filamento del DNA è sia leading che lagging a
seconda che si trovi a destra o sinistra dell’inizio della replicazione. Il filamento leading si trova nella zona
in cui la polimerasi segue il movimento della bolla di replicazione, mentre il filamento lagging si trova nella
zona in cui la polimerasi si muove al contrario rispetto al movimento della bolla e per questo si forma
un’ansa in questa zona cromosomica e per lo stesso motivo si formano i frammenti di Okazaki.
Figura 3.1: Replicazione nei procarioti. L’ansa ad uncino nel filamento lagging non è mostrato.
41
Capitolo 3. Biologia Molecolare
Figura 3.3: Fase di terminazione della replicazione nei procarioti. I genomi circolari concatenati richiedono l’azione di
alcune topoisomerasi per separarli. In E. Coli la Topoisomerasi IV gioca il ruolo più importante in questo processo.
Spesso nei batteri, più geni diversi vengono trascritti insieme. Questa regione di DNA, che fa da stampo ad un RNA di
questo tipo, si chiama operone mentre la regione regolatoria che sta a monte dell’operone è chiamata operatore.
1. L’origine della replicazione si localizza in numerose e differenti regioni del DNA eucariotico, che
non è circolare ma suddiviso in cromosomi; si osservano, quindi, numerose bolle di replicazione su
ciascun cromosoma. Queste zone di origine vengono chiamate “ORI”. Le polimerasi si muoveranno
sulla destra e sulla sinistra di ciascun filamento, fino a quando troveranno un’altra bolla e si
fermeranno. I “gap” che si verranno a formare, saranno poi uniti dalle proteine ligasi;
2. sulla sequenza ORI si lega la proteina ORC. Alcuni esperimenti hanno evidenziato come la proteina
ORC possa rimanere legata sull’ORI durante tutta la fase di replicazione;
4. a questo complesso CDC6+ORC si legano poi le proteine CDT1 che stabilizzano tutto il complesso;
6. si legano, poi, le proteine CDK e BDK che fosforilano tutto il complesso facendo in modo che solo le
MCM restino unite al DNA;
7. le proteine GIN e CDC45 si legano, quindi, alle proteine MCM attivandole e facendo avanzare le
bolla di replicazione.
Figura 3.4: Alcune proteine che intervengono nella replicazione procariotica, eucariotica e virale
Figura 3.5: Fase di inizio della replicazione negli eucarioti. I riquadri si leggono dall’alto in basso, partendo da sinistra
43
Capitolo 3. Biologia Molecolare
2. Sul filamento lagging (quello che va in direzione opposta alla bolla di replicazione e su cui si formano
i frammenti di Okazaki) l’inizio della replicazione avviene tramite l’intervento della polimerasi Alfa
che riconosce l’RNA starter (primer) ed inizia la replicazione. A questo punto la proteina Alfa si
stacca ed il processo viene continuato dalla DNA polimerasi Delta coadiuvata dalla proteina PCNA
che permette, quindi, alla polimerasi di rimanere attaccata al DNA. Anche in questo caso i frammenti
di Okazaki vengono uniti da una ligasi (Fig. 3.6). Come ipotizzato per E. coli anche in questo caso
è possibile che si formi un’ansa ad uncino per permettere alle polimerasi di muoversi in direzione
5’—>3’ del nuovo filamento e nello stesso verso della bolla di replicazione;
1. L’ RNA polimerasi II, assieme ad una proteina chiamata Sigma, si lega ad una sequenza di DNA
che è solitamente identificata con le basi TTGACA, in una zona chiamata “-35” perché è localizzata
35 basi prima (in linguaggio scientifico si dice “a monte”) di un punto chiamato start o zona di inizio
della trascrizione. Solitamente in una zona 10 basi a monte dello start (chiamata “-10”) si trova una
regione chiamata TATA box che è caratterizzata dalla sequenza TATAAAT. La TATA box è molto
importante come ulteriore sito di legame per la RNA polimerasi;
2. La proteina Sigma si distacca dal DNA lasciando libero spazio alla RNA polimerasi II che, essendo
lunga circa 60-80 bp, si piega per entrare nella zona compresa tra la regione “-35” e lo start;
3. La RNA polimerasi II inizia la sintesi dalla zona di start specifica identificata sulla molecola di DNA.
45
Capitolo 3. Biologia Molecolare
Figura 3.8: Trascrizione nei Procarioti. I riquadri si leggono dall’alto in basso, partendo da sinistra.
1. Il fattore di trascrizione TFIID si lega alla regione TATA box che si trova all’inizio del sito di
trascrizione chiamato Ini. La regione sul DNA che comprende tre zone regolatrici importanti: l’Ini,
la TATA box ed un’altra zona ancora più a monte chiamata UPS. L’unione di queste unità
cromosomiche localizzate sul DNA a monte del punto di inizio della trascrizione prende il nome di
promotore;
4. L’RNA polimerasi II a cui è legata la proteina TFIIF si unisce alla proteina TFIIB che è localizzata
ancora sulla regione Ini;
5. Alla RNA polimerasi II si lega un complesso proteico chiamato STF che è formato da proteine
specifiche (fattori di trascrizione) per quel particolare gene;
Figura 3.9: Trascrizione negli Eucarioti. I riquadri si leggono dall’alto in basso, partendo da sinistra.
3.6.2 Lo splicing
L’RNA, come abbiamo visto nel primo capitolo, può essere RNA messaggero (mRNA), ribosomiale
(rRNA) o transfer (tRNA). Nel caso dell’mRNA, dopo l’elaborazione che porta alla sua maturazione (cap
+ poly-A), c’è anche un’altra fase chiamata splicing. Durante lo splicing, alcune zone del DNA vengono
eliminate mentre le rimanenti vengono legate tra loro in modo da formare un RNA (mRNA) più corto che
sarà poi trasportato nel citoplasma per essere tradotto in proteina. Le regioni di RNA eliminate si chiamano
introni, quelle che rimangono sono chiamate esoni (Fig. 3.10).
47
Capitolo 3. Biologia Molecolare
deputato allo splicing si chiama spliceosoma costituito dalle subunità U1, U2, U4, U5 e U6. La subunità
U3 non prende parte al processo di splicing ed ha, invece, una funzione regolatoria nella sintesi dell’RNA
ribosomiale.
3. L’interazione tra le subunità U1+U2 e U4+U5+U6 fanno sì che l’estremità dell’introne dove si trova
la zona “GU” venga tagliata ed unita sulla zona chiamata “A branch site”;
4. Viene effettuato un taglio anche sull’altra estremità dove si trova la regione “AG”;
5. Gli introni vengono escissi mentre gli esoni si uniscono (Fig. 3.11).
Figura 3.11: Fasi dello splicing. I riquadri si leggono dall’alto in basso, partendo da sinistra.
Una figura esemplificativa che descrive, in generale, la trascrizione e la traduzione nei procarioti ed eucarioti
può essere visualizzata in Figura 3.12.
Figura 3.12: Differenza tra trascrizione e traduzione nei procarioti ed eucarioti
• Editing post-trascrizionale: non è ancora del tutto chiaro in che modo una cellula sia in grado di
modificare la sequenza nucleotidica di specifici mRNA già processati regolandone così la loro
azione dopo la trascrizione, ma questo processo è stato osservato per alcuni tipi cellulari
eucariotici;
• Intervento di altri non-coding RNA: oltre ai microRNA (miRNA) ci sono altre classi di RNA che
non codificano per nessuna proteina ma sono in grado di bloccare la traduzione di specifici mRNA
o regolarne l’espressione.
49
Capitolo 3. Biologia Molecolare
Figura 3.13: Traduzione nei procarioti nel dettaglio. I riquadri si leggono dall’alto in basso, partendo da sinistra, girando
la pagina orizzontalmente.
3.8 Traduzione nei procarioti in dettaglio
Ci sono tre fattori di inizio nella traduzione dei procarioti (Fig. 3.13):
1. IF1: Questa proteina si lega al sito A e non permette che si leghino amminoacidi prima dell’arrivo di
fMet sul sito P;
2. IF2: Essa ha l’esclusiva funzione di portare il primo amminoacido fMet sul sito P. Non trasporta altri
amminoacidi;
3. IF3: Questa proteina ha molte funzioni, tra cui la stabilizzazione della subunità 30S e l’attacco
corretto dell’mRNA sui siti E, A e P.
Questi fattori si dispongono sulla subunità 30S legata all’mRNA posizionata con la tasca P sul codone di start
(AUG, GUG o UUG). Una sequenza ricca in purine chiamata Shine-Dalgarno è presente 10 basi a monte
dello start e si lega quasi perfettamente ad una regione complementare dell’rRNA 16S della subunità 30S.
In particolare:
• L’aa-tRNA che trasporta fMet contiene un anticodone che è complementare allo start codon (nel
caso lo start sia AUG, l’anticodone è UAC). Per anticodone, si intende la sequenza sull’aa-tRNA
complementare ad una generica tripletta sull’ mRNA;
• Dopo l’arrivo di fMet, IF1, IF2 e IF3 si staccano dalla subunità ribosomica 30S. La subunità 50S
si unisce alla subunità 30S;
• La subunità 50S contiene un rRNA chiamato 23S che ha un’attività peptil-trasferasica. È, cioè, in
grado di legare l’amminoacido dell’aa-tRNA sulla tasca P a quello appena arrivata sulla tasca A
(Fig. 3.14);
Figura 3.14: Attività peptil-trasferasica. La formazione del legame peptidico avviene mediante una reazione tra il
polipeptide del peptidil-tRNA nel sito P e l’amminoacido dell’amminoacil-tRNA nel sito A. Questa attività è a carico
della subunità 50S nei procarioti e 60S negli eucarioti. Il primo amminoacido rimane quindi sempre più in "alto"
51
Capitolo 3. Biologia Molecolare
rispetto ai nuovi amminoacidi caricati.
• A questo punto il ribosoma si sposta (trasloca) di una tripletta grazie alla proteina EF-G in
direzione 5’—>3’, cosicché il tRNA scarico si posiziona sulla tasca E per poi uscirne, nella tasca
P rimane il peptidil-tRNA (tRNA carico), mentre la tasca A rimane vuota in attesa di un nuovo
amminoacido trasportato da EF-Tu;
• Il ciclo continua fino a quando il ribosoma non incontra i codoni di stop (UAG, UAA, UGA);
• Intervengono, quindi, dei fattori di rilascio RF1 e RF2 che bloccano la traduzione, mentre un terzo
fattore RRF rilascia la subunità 50S dalla subunità 30S.
1. Il complesso di pre-inizio si chiama 43S ed è formato dalla subunità ribosomica 40S + eIF2, eIF3,
Met-tRNA (primo aa-tRNA), eIF1 e eIF1A. Questo complesso ancora non si è legato all’mRNA. A
questo punto il fattore proteico eIF2 lega il primo aa-tRNA che in questo caso è il Met-tRNA (senza
il gruppo formile);
2. Un altro complesso formato da eIF4A, eIF4B, eIF4E e eIF4G si lega all’mRNA. Il complesso
eIF4A+eIF4E+eIF4G si chiama eIF4F. Inoltre, una proteina chiamata PABP si lega alla poly-A;
3. A questo punto il complesso 43S si unisce al complesso legato all’mRNA e formano tutti insieme il
complesso 48S (escluso PABP);
5. A questo punto arriva la subunità 60S. Tutti i restanti fattori si staccano e si forma il complesso
ribosomiale 80S completo;
6. Come nei batteri anche nei procarioti c’è un fattore proteico chiamato EF-Tu che trasporta gli aa-tRNA
dopo che il primo amminoacido Met-tRNA si è legato alla tasca P. La tasca E negli Eucarioti, come
sottolineato nei paragrafi precedenti, non esiste. Nella fase successiva, EF-Tu posiziona sul ribosoma
i vari aa-tRNA utilizzando come fonte di energia la molecola GTP che idrolizzata si trasforma in
GDP. L’enzima di ricarica del GDP si chiama EF-Tu-Ts;
7. L’attività peptil-trasferasica è invece svolta dall’rRNA 28S della subunità 60S coadiuvata da alcune
53
Capitolo 3. Biologia Molecolare
proteine ribosomiali (Fig. 3.14);
8. Come ricordato in precedenza, i successivi amminoacidi si legano con lo stesso meccanismo conosciuto
nei procarioti. Lo stesso vale per l’uscita dei tRNA “scarichi” dal ribosoma, con la differenza della
mancanza della tasca E dalla struttura ribosomiale (Fig. 3.18);
10. I codoni di stop negli Eucarioti sono riconosciuti da un fattore di rilascio eRF1 coadiuvato da un altro
fattore eRF2. Il fattore di rilascio eRF1 termina la traduzione rilasciando la catena proteica. RRF
(fattore di riciclo del ribosoma) coadiuvata dalla proteina EF-G rilascia la subunità 60S dal ribosoma.
Negli eucarioti, i ribosomi sono sintetizzati nel nucleolo e trasportati nel citoplasma, dove possono
trovarsi sia liberi sia legati al Reticolo Endoplasmatico Ruvido (RER). Nel RER, i polipeptidi appena
sintetizzati vengono legati a molecole chimiche, in modo da venire “smistati” nei compartimenti
citoplasmatici più opportuni.
Figura 3.18: Schema generale di start, allungamento e terminazione della traduzione. Il meccanismo di base
della traduzione è il medesimo già visto nei Procarioti anche se negli Eucarioti manca il sito E e non troviamo
la presenza della sequenza di Shine-Dalgarno per il riconoscimento del ribosoma alla molecola di RNA
messaggero. Inoltre negli Eucarioti, il primo amminoacido è la Metionina e non la formil-Metionina (procarioti).
Figura 3.20: Traduzione negli Eucarioti. L’inizio della Traduzione negli Eucarioti si svolge con il legame della
subunità 40S con altre proteine atte a formare il complesso 43S. Altre proteine si legano successivamente alla
molecola di RNA messaggero. Quando il complesso 43S lega l’mRNA questo nuovo complesso viene chiamato
48S (complesso più voluminoso) e si sposta alla ricerca del codone “AUG”. Sulle subunità eucariotiche ribosomiali
non è presente il sito E, ma lo schema in Figura 3.18 è valido anche negli eucarioti, se escludiamo il fatto che il
primo amminoacido trasportato sul sito P è in questo caso la Metionina e non la formil-Metionina come nei
procarioti.
PCR: la Polymerase Chain Reaction è una tecnica che permette l’amplificazione del DNA. A partire
da un basso numero di molecole di DNA si possono ottenere grandi quantità di materiale genomico.
È un’analisi di tipo qualitativo ed è una delle più usate nell’ambito della biologia molecolare. La
reazione, che ha esclusivamente la funzione di amplificare un determinato tratto di materiale
genetico, avviene principalmente in tre stadi attraverso l’utilizzo di una speciale attrezzatura:
1. Il frammento DNA da amplificare viene posto in una provetta assieme ai nucleotidi liberi, a
primers di RNA specifici per la sequenza da sintetizzare ed una DNA polimerasi termostabile.
La provetta viene, poi, posta all’interno della macchina per la PCR (termociclatore);
4. A questo punta la temperatura sale a 72◦ circa per permettere la sintesi dei nuovi filamenti da
parte della DNA polimerasi (extension). I cicli si susseguono fino ad un numero di 30 circa, per
4 ore in modo da avere un numero di molecole sufficienti per successive analisi (corsa su gel di
55
Capitolo 3. Biologia Molecolare
agarosio, sequenziamento, etc.). Un video esaustivo può essere visualizzato all’indirizzo web:
https://www.youtube.com/watch?v=iQsu3Kz9NYo
RT-PCR e qRT-PCR: la Reverse Transcription PCR (RT-PCR) è una delle tante varianti della
metodica PCR. La differenza tra RT-PCR e PCR è che nel primo caso si utilizza una molecola di
RNA che viene retrotrascritta nel suo complemento di DNA utilizzando una trascrittasi inversa o
retrotrascrittasi. Il nuovo DNA complementare viene poi amplificato mediante la tradizionale PCR
o real-time PCR. La maggior parte degli studenti che studiano questo processo spesso commettono
l'errore di scambiare la RT-PCR con la qRT-PCR poiché i due termini sono simili. La qRT-PCR è
in realtà una PCR quantitativa in grado di amplificare sia DNA che RNA. L'applicazione della qRT-
PCR, che ora è considerata la tecnica di analisi più potente e sensibile per gli studi genetici, si è
sviluppata in modo esponenziale. Attualmente questa tecnica viene utilizzata nell'analisi quantitativa
dell'espressione genica, nella genotipizzazione, nel rilevamento dei patogeni, nell'analisi dei
polimorfismi o mutazioni, nella valutazione dell’espressione genica misurazioni dell’RNA
regolatorio;
Microarray: questa metodica permette di valutare l’espressione genica di migliaia di geni con-
temporaneamente presenti in un tessuto o linea cellulare, utilizzando alcune sonde di DNA (che
rappresentano i geni) poste su di una superficie solida come vetro, plastica, o chip di silicio. A queste
sonde vengono legate, successivamente, le molecole di cDNA (RNA retrotrascritto in DNA
complementare) identiche per sequenza al mRNA cellulare estratto da un campione biologico di
interesse. La sintesi del cDNA viene effettuata usando una trascrittasi inversa che sintetizza una
molecola di DNA (o meglio cDNA) da una molecola di mRNA, usata come stampo. Questa molecola
di cDNA può essere a sua volta usata come stampo per la sintesi di un altro cDNA. Quest’ultimo,
però, avrà una sequenza identica a quella dell’mRNA di partenza e sarà a singolo filamento, grazie
all’intervento di una endonucleasi che disappaierà le due sequenze di cDNA. Il cDNA identico
all’mRNA verrà, poi, legato a fluorofori (agenti coloranti) e posto sopra il supporto che contiene le
sonde di DNA complementare (ibridazione). Dopo l’ibridazione, il microarray viene lavato per
rimuovere il cDNA che non si è legato. Generalmente il cDNA dei campioni trattati, o derivanti da
tessuti malati, è marcato con la Cianina 5 (Cy5) ed è rosso. È, poi, solitamente mescolato con un
DNA di un soggetto di controllo, marcato con un colorante fluorescente diverso, di solito con la
Cianina 3 (Cy3), che è verde. Quindi se la quantità di RNA messaggero espressa da un gene nelle
cellule di malate o trattate (rosso) risulta essere aumentata rispetto al controllo (verde), il colore che
ne risulterà tenderà ad un rosso acceso sarà verde. La fluorescenza è rilevata per mezzo di uno scanner
laser che acquisisce un’immagine dal supporto che contiene le sonde unite al cDNA marcato con i
due fluorofori. Successivamente verranno usati dei software appositi per convertire i segnali colorati
in valori numerici in modo da effettuare un’analisi statistica. Questa tecnica è stata abbandonata quasi
del tutto in favore della metodologia chiamata RNA-sequencing (RNA-seq) che è una piattaforma
che valuta la quantità di RNA grazie ai nuovi sistemi di sequenziamento di nuova generazione (NGS).
generazione può essere usato sia per l’analisi del DNA, RNA ed epigenetica:
Western Blot: questa metodica permette di rilevare e analizzare le proteine. Si basa su una tecnica
che prevede il trasferimento, noto anche come blotting, di proteine separate attraverso elettroforesi
dal gel ad una membrana dove è possibile visualizzare le strutture proteiche in modo specifico. La
procedura è stata descritta per la prima volta da H. Towbin e colleghi nel 1979 (Towbin, 1979).
Northern Blot: il Northern blot vengono utilizzati per la rilevazione di specifiche sequenze di RNA
tra una miscela di diversi RNA. Questa tecnica può essere utilizzata per caratterizzare l'espressione
di RNA da campioni di tessuto o colture cellulari. Implica una complessa procedura di isolamento e
ibridazione che si traduce in sonde etichettate legate alla sequenza di RNA di interesse per il
rilevamento e la visualizzazione. Questa tecnica è stata abbandonata in favore prima dei microarray
e poi dell’RNA-seq.
Southern Blot: il Southern blot è una tecnica di biologia molecolare utilizzata per il rilevamento di
una specifica sequenza di DNA in campioni di DNA grandi e complessi. Il metodo Southern blot può
essere utilizzato anche per determinare il peso molecolare dei frammenti di restrizione e per misurare
le quantità relative di DNA in campioni differenti. I campioni di DNA possono essere ottenuti da
tessuti o colture cellulari isolate. Sebbene sia stata soppiantata dalle tecniche di Whole-Genome-
Sequencing o Exome-sequencing è tuttora utilizzata per identificare piccole sequenze di DNA
specifiche.
57
Capitolo 3. Biologia Molecolare
IV
Bibliografia e Indice
Bibliografia…………………………………….63
Libri
Articoli
Indice................................................. 64
59
Bibliografia
Libri
[Ben-Naim, 2015] Arieh Ben-Naim. Information, Entropy, Life and Universe. 2015
[Campbell, 1982] Jeremy Campbell. Grammatical Man: Information, Entropy, Language, and
Life. 1982
[Carrol, 2017] Sean Carroll. The Big Picture: On the Origins of Life, Meaning, and the
Universe Itself. 2017
[Censorino, ~3rd AC] Censorino. De die natali (original 3rd century AC), Bologna,
Benedetto Faelli, 1497.
[England, 2020] Jeremy England. Every Life Is on Fire: How Thermodynamics Explains the
Origins of Living Things. 2020
[Gould, 2002] Stephen Jay Gould. La Struttura della Teoria dell’Evoluzione. 2002
61
[Maddox, 2003] Brenda Maddox. Rosalind Franklin: The Dark Lady of DNA. 2003
[Mendel, 1865] Gregor Mendel. Esperimenti su Ibridi nelle Piante. (1865) (Contenuto a
pagina 27).
[Morgan, 1915] Thomas Hunt Morgan. The Mechanisms of Mendelian Heredity. 1915
[Pross, 2017] Addy Pross. Whati is Life? How Chemistry Becomes Biology. 2016
Articoli
[Bejerano, 2004] Ultraconserved Elements in the Human Genome. Science, 2004, Vol 304, Issue
5675.
[Egger, 2004] Epigenetics in human disease and prospects for epigenetic therapy. Gerda
Egger, Gangning Liang, Ana Aparicio, Peter A Jones. Nature. 2004;429(6990):457-63.
[Fariselli & Taccioli, 2020] DNA sequence symmetries from randomness: the origin of the
Chargaff’s second parity rule Piero Fariselli, Cristian Taccioli, Luca Pagani, Amos Maritan
Author Notes Briefings in Bioinformatics, Volume 22, Issue 2, March 2021, Pages 2172–2181,
https://doi.org/10.1093/bib/bbaa041
[Feinberg, 1983] Hypomethylation distinguishes genes of some human cancers from their
normal counterparts. Andrew P. Feinberg & Bert Vogelstein. Nature. 1983;301:89-92.
[Grønbaek, 2007] Epigenetic changes in cancer. Kirsten Grønbaek 1, Christoffer Hother, Peter
A Jones. APMIS. 2007;115(10):1039-59.
[Jones, 2002] The fundamental role of epigenetic events in cancer. Peter A Jones, Stephen
B Baylin. Nat Rev Genet. 2002 Jun;3(6):415-28.
[Kaat, 2002] Cardiovascular and diabetes mortality determined by nutrition during parents' and
grandparents' slow growth period. G Kaati, LO Bygren & S Edvinsson. European Journal of
Human Genetics. 2002;10:682-688.
[Liberatore, 2016] The role of mitochondria in plant development and stress tolerance.
Liberatore KL, Dukowic-Schulze S, Miller ME, Chen C, Kianian SF. Free Radic Biol Med.
2016;100:238-256.
[Liu, 2013] A meta-analysis of the genomic and transcriptomic composition of complex life.
Ganqiang Liu; John S. Mattick; Ryan J. Taft. (2013) (Contenuto nelle pagine 31, 32).
[McClintock, 1950] The origin and behavior of mutable loci in maize. Barbara McClintock.
(1950) (Contenuto a pagina 34).
[Robertson, 2002] DNA methylation and chromatin unraveling the tangled web. Keith D
Robertson. Oncogene. 2002;21(35):5361-79.
[Sinclair, 2015] Necessary relations for nucleotide frequencies. Robert Sinclair. (2015)
(Contenuto apagina 34).
[Stence & Crespi, 2013] What is genome? A. Stencel and B. Crespi. Molecular Ecology 22,
3437–3443. 2013
[Szybalski, 1966] Pyrimidine clusters on the transcribing strand of DNA and their possible
role in the initiation of RNA synthesis. Waclaw Szybalski. (1966) (Contenuto a pagina 34).
[Thrash, 2011] Phylogenomic evidence for a common ancestor of mitochondria and the
SAR11 clade. J. Cameron Thrash, Alex Boyd, Megan J. Huggett, Jana Grote, Paul Carini, Ryan J.
Yoder, Barbara Robbertse, Joseph W. Spatafora, Michael S. Rappé & Stephen J. Giovannoni.
Scientific Reports. Sci Rep 1. 2011,13:1-9.
[Visone & Croce, 2009] The American Journal of Pathology, Vol. 174, No. 4, Rosa Visone
& Carlo M. Croce, 2009
[Watson & Crick, 1953] A structure for deoxyribose nucleic acids. JD Watson. (1953)
(Contenuto a pagina 29).
[Wilkins, 1953] Molecular structure of deoxypentose nucleic acids. Maurice Wilkins. (1953)
(Contenuto a pagina 29).
63
64
Indice
65
66 INDICE
I N
I, fase del ciclo cellulare .................................. 22 N-terminale, gruppo ......................................... 45
IF1, proteina .................................................... 45 Next Generation Sequencing ............................ 31
IF2, proteina .................................................... 45 Non-coding RNA............................................ 31, 44
IF3, proteina .................................................... 45 Nucleina .......................................................... 28
IHGSC, consorzio genoma umano ................... 33 Nucleo ............................................................. 14
Ini ................................................................... 43 Nucleoscheletro ............................................... 15
Introni ............................................ 33, 34, 36, 43
Istoni .......................................................... 14, 44 O
67
68 INDICE
qRT-PCR ............................................................... 46
T
R
TATA box .................................................. 42, 43
r, proteine ribosomiali ...................................... 44 Tau, complesso proteico ............................. ..... 40
Regolazione genica.......................................... 28 Taxa ....................................................................... 31
Replicone ........................................................ 39 TBP, proteina ................................................... 43
RER ................................................................ 46 Telofase II........................................................ 21
Reticolo Endoplasmatico ................................. 16 Telofase mitotica .............................................. 20
Reticolo Endoplasmatico Ruvido ..................... 16 Telomerasi, proteina ......................................... 42
Retrotrasposoni .......................................... 30, 34 TFIIA, proteina ................................................ 43
RF1, proteina................................................... 45 TFIIB, proteina ................................................ 43
RF2, proteina................................................... 45 TFIID, proteina ................................................ 43
Rho, proteina ................................................... 43 TFIIF, proteina ................................................. 43
Rho, proteina elicasi ........................................ 43 TFIIH, proteina ................................................ 43
Riarrangiamenti cromosomici .......................... 33 Timina ............................................................. 29
Ribosoma .................................. 12, 16, 29, 45, 46 Topoisomerasi IV............................................. 41
ribosoma ......................................................... 44 Traduzione................................................. 29, 46
Riproduzione ................................................... 18 Trascrizione ............................................... 29, 33
RNA................................................................. 27, 29 Trasposasi, proteina ......................................... 34
RNA non-codificanti ....................................... 35 Trasposoni ................................................. 32–34
RNA polimerasi I ............................................ 30 Trasposoni a DNA ................................................ 34
RNA polimerasi II .......................... 30, 34, 42, 43 tRNA ......................................................... 29, 44
RNA polimerasi III ..................................... 30, 34
RNA-sequencing .............................................. 47
RRF, proteina .................................................. 46 U
rRNA .............................................................. 29
U1, subunità dello spliceosoma ........................ 44
rRNA, 16S ...................................................... 45
U2, subunità dello spliceosoma ........................ 44
RT-PCR ................................................................. 46
Rubenstein-Taybi, sindrome ............................ 22 U3, proteina ..................................................... 44
U4, subunità dello spliceosoma ........................ 44
U5, subunità dello spliceosoma ........................ 44
S UAA, UAG e UGA, codoni di stop ................... 45
UAC, anticodone di start .................................. 45
S, fase del ciclo cellulare ................................. 22
Saccharomyces cerevisiae ................................ 32 UCRs............................................................... 35
Sanger ............................................................. 32 UPS ................................................................. 43
Scimpanzè ....................................................... 33
Selenocisteina ................................................. 46 V
Semiconservativa, replicazione ........................ 40
Sequenze palindromiche .................................. 33 Vacuoli................................................................... 16
Sequenze ultraconservate ................................. 35 Vimentina, proteina .......................................... 15
Sequenziamento .............................................. 32 Vita, definizione ............................................... 11
INDICE 69
W
Watson, James ................................................. 29
Western blot...................................................... 47
Wilkins, Maurice ............................................. 29
X
X fragile .......................................................... 22
69