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ragione per cui la L2 si posizionava in fondo alla classifica.

Nel giro di poche settimane i cadetti hanno capito l’antifona,


ribaltando la colpa dei punteggi scadenti sul comandante della
compagnia. I suoi ordini non erano abbastanza chiari; i tempi non
erano abbastanza scanditi. Come si poteva immaginare, ho ricevuto
pressioni per unirmi alle critiche rivolte al comandante, ma mi sono
limitato a replicare: “I voti sono i voti. Io ve li mostro per quelli che
sono. Gli altri si sono organizzati mentalmente. Adesso il problema
siete voi. Volete risolverlo, o volete fare schifo per sempre?”. Poche
settimane dopo, la L2 è diventata la compagnia numero uno di West
Point.
Il cadetto più glorioso nella storia di West Point è stato il generale
Douglas MacArthur, che uscì dall’accademia con il punteggio più alto
mai ottenuto da un cadetto e fu uno dei migliori comandanti nelle due
guerre mondiali. In quanto generale a cinque stelle insignito della
medaglia d’oro al valor militare, aveva un legame particolare con il
corpo dei cadetti.
L’anno prima della mia nomina a ufficiale istruttore, era venuto a
tenere il discorso di chiusura dell’anno accademico a West Point.
Dovete immaginare la scena per farvi un’idea della situazione. C’erano
3.000 giovani nell’uniforme grigia da cadetto seduti ad ascoltarlo in
quella gigantesca sala dalle mura di pietra, le colonne altissime e gli
enormi lampadari che pendevano dal soffitto. Appoggiata a una
parete, a una decina di metri da terra, c’era una piattaforma che si
affacciava sulla sala. Il generale MacArthur, indebolito dall’età (aveva
82 anni, n.d.t.), è salito sulla piattaforma e ha pronunciato quello che
oggi viene ricordato come il discorso della “lunga linea grigia” (dal
colore delle uniformi dei cadetti):
Voi siete il lievito che tiene assieme l’intero tessuto del nostro sistema
difensivo nazionale. Dai vostri ranghi sono usciti i grandi comandanti che
tengono in mano il destino della nazione nel momento in cui le campane
suonano a stormo per avvisare la popolazione che è scoppiata la guerra.
La lunga linea grigia non ci ha mai traditi. Se lo doveste fare, milioni di
fantasmi in divise marrone chiaro, color cachi o azzurro e grigio uscirebbero
da sotto le croci bianche e urlerebbero quelle magiche parole: Dovere,
Onore, Patria2.
In quel momento, me lo ricordo ancora adesso, ho avuto la
sensazione che una legione di fantasmi si sollevasse dietro MacArthur
mentre lasciava West Point dopo aver assolto il suo ultimo incarico. E
3.000 uomini, addestrati alla guerra e non certo facili alle lacrime, si
sono messi a piangere.
Nei miei sogni sento ancora il rombo dei cannoni, il crepitio delle
mitragliatrici, lo strano, sordo, mormorio del campo di battaglia. Ma in
fondo ai miei ricordi c’è sempre West Point. Sento riecheggiare in
continuazione quelle tre parole: Dovere, Onore, Patria.
Oggi vengo a salutarvi per l’ultima volta. Ma voglio che sappiate che quando
attraverserò il fiume, i miei ultimi pensieri saranno dedicati al corpo dei
cadetti3.

Ancora oggi, tutti i cadetti dell’accademia devono imparare a


memoria quel discorso, riga per riga, parola per parola, per potersi
diplomare. È diventato la guida spirituale del corpo dei cadetti, e più in
generale di tutti gli ufficiali delle forze armate americane, e si riduce a
tre parole: Dovere, Onore, Patria.
Quasi un anno dopo il generale MacArthur passò a miglior vita. Fu
selezionata una compagnia che avrebbe sfilato al suo funerale. Al
suono lento e cadenzato dei tamburi, la Loose Deuce, quella stessa
compagnia che da un oltre un secolo era la peggiore di West Point,
marciò dietro l’affusto di cannone che trasportava la bara di uno dei
più grandi generali d’America.
Pochi mesi dopo il solenne funerale di MacArthur ho marciato per
l’ultima volta con la Loose Deuce il giorno del diploma. Quel giorno
sfilarono tutte le 24 compagnie, ma la L2, in ordine alfabetico, era la
ventitreesima. Dopo la cerimonia il mio futuro suocero mi chiese:
“Quella compagnia, la penultima, era diversa da tutte le altre. Le altre
marciavano: loro davano l’impressione di fluttuare. Qual era?”.
“Era la mia compagnia” gli ho risposto. “Quella che ha sfilato al
funerale di MacArthur”.
La mia compagnia era arrivata alla trascendenza.

USARE SCRUM DURANTE UNA RIVOLUZIONE


Di solito, quando parla dei grandi team, la gente si riferisce
unicamente a quel senso di finalità che crea la trascendenza. Ma pur
essendo un elemento critico, è solo una delle tre gambe su cui poggia
questo sgabello metaforico. Non meno critica, ma un po’ meno
celebrata, è la libertà di svolgere il proprio lavoro come si crede, di
avere autonomia. In tutti i grandi team, sta ai membri decidere come
realizzare gli obiettivi fissati dai leader dell’organizzazione.
Piazza Tahrir è diventata sinonimo della rivoluzione egiziana e
delle continue lotte intestine che travagliano quel paese, ma fino a
gennaio del 2011 era solo una delle tante rotatorie sporche e
perpetuamente intasate del Cairo. A nord sorge l’edificio rosaceo del
Museo Egiziano mentre a sud spiccano le alte mura dell’American
University in Cairo e il palazzo Muqawama, sede del governo. Il
quartier generale del partito nazionale democratico, la creatura del
dittatore Hosni Mubarak, stava a ovest, come la sede della Lega Araba.
Curiosamente, sul lato orientale della piazza, si trovava un locale della
catena Kentucky Fried Chicken che di lì a poco avrebbe fatto da sfondo
ai manifestanti che lanciavano pietre per tenere indietro la polizia.
Alla fine di gennaio del 2011 un piccolo gruppo di manifestanti ha
deciso di bloccare il traffico per protestare contro il brutale assassinio
del giovane Khaled Said da parte della polizia egiziana. Quella che
avrebbe potuto essere l’ennesima manifestazione di piazza contro un
regime repressivo è divampata in una rivolta, ha scatenato
l’immaginazione degli egiziani e ha portato nelle strade milioni di
persone. Nel mese successivo è accaduto l’impensabile: la
contestazione popolare ha fatto crollare uno dei regimi dittatoriali più
antichi e più potenti del Medio Oriente. La gente si radunava in quel
punto giorno dopo giorno, e notte dopo notte, riempiendo la piazza e
creando una sorta di paese alternativo su cui il dittatore Hosni
Mubarak non aveva alcun potere e in cui i singoli cittadini potevano
dire liberamente quello che pensavano. In quei giorni gli egiziani
hanno cambiato il proprio mondo.
Per i giornalisti era una vicenda di importanza storica. Tra gli
inviati al Cairo c’erano anche quelli di National Public Radio, una delle
emittenti più autorevoli degli Stati Uniti. Colti di sorpresa, i produttori
e i giornalisti di NPR non rispettavano le scadenze, si lasciavano
sfuggire gli eventi e faticavano a soddisfare le richieste dei grandi capi
di Washington.
J.J. Sutherland, mio figlio, è stato mandato a mettere a posto le cose.
Produttore e corrispondente di guerra di lunga esperienza, è andato al
Cairo per ottimizzare i servizi giornalistici di NPR. Quei fatti erano
troppo importanti per non essere riportati ogni giorno, ogni ora e in
tutti i notiziari. J.J. è sbarcato in un paese dove gli aeroporti erano
chiusi, gli stranieri cercavano disperatamente di fuggire e i telefoni
cellulari e Internet non funzionavano più . Era il produttore più senior
presente sulla scena; ma proprio come un ufficiale istruttore di West
Point, un produttore di NPR è un facilitatore e un organizzatore, un
mediatore e un comunicatore, più che un manager o un leader di tipo
tradizionale. Il suo compito era aiutare il team a fare il miglior lavoro
possibile. Non doveva dire ai collaboratori cosa dovevano fare, ma
fornire loro le risorse di cui avevano bisogno. Gli ordini del
management erano riferire i fatti e andare in onda più volte al giorno,
e stava agli inviati stabilire come, scegliendo le storie da raccontare e
come farlo usando il medium radiofonico.
Paradossalmente, era proprio per la difficoltà di comunicare con i
dirigenti di Washington che il team funzionava così bene. Era
veramente lasciato a se stesso. Nell’impossibilità di avere una
supervisione diretta da Washington e di fronte all’incalzare frenetico
dei fatti, si doveva autorganizzare per fare il proprio lavoro. Uno dei
concetti base di Scrum è che sono i membri del team a decidere come
svolgere il lavoro. Il management deve fissare gli obiettivi strategici,
ma sta a loro decidere come raggiungerli. Al Cairo, era materialmente
impossibile star dietro agli eventi per chiunque non fosse là . Quasi
tutti i giorni il team di NPR raccoglieva una serie di notizie da riferire il
giorno dopo che sarebbero state mandate istantaneamente in
obsolescenza dal drammatico susseguirsi degli eventi: bastavano un
violento scontro di piazza, un discorso

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