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Dal latino sono derivate delle lingue chiamate “lingue neolatine o romanze” e sono:
L’italiano
Il sardo
Il provenzale
Il francese
Lo spagnolo
Il catalano
Il portoghese
Il rumeno
Il ladino
Comprende 24 segni
Esiste un solo segno “V” (per indicare sia la “v” che la “u”) la distinzione fu introdotta nella
lingua italiana nel Cinquecento ed estesa anche nei testi latini
I segni “y” e “z” furono aggiunti solo verso la fine del I secolo a.C. Il segno “k” uso molto raro
(abbreviazioni k o kal per indicare il primo di ogni mese )
1. mute: per essere pronunciate devono essere seguite da un elemento vocalico si suddividono in:
labiali, dentali, gutturali
2. continue: hanno un suono ben distinto che può essere pronunciato anche senza l’aiuto di una
vocale e si suddividono in: nasali, liquide, sibilanti
𝓈𝒾𝓁𝓁𝒶𝒷𝑒 𝓈𝒾 suono o un insieme di suoni possono essere pronunciati con una sola
emissione di voce e in ogni sillaba ci deve essere almeno una vocale.
Le sillabe si dividono in:
LA DIVISIONE IN SILLABE: valgono le stesse regole della lingua italiana La qualità delle vocali e delle sillabe:
in latinosi distingue la durata di pronuncia delle vocali e delle sillabe. Le vocali: può essere pronunciata in
un tempo più breve o più lungo
𝓁'𝒶𝒸𝒸𝑒𝓃𝓉𝑜
o l’accento di una parola latina non risale mai oltre alla terzultima sillaba
o una parola bisillabica ha l’accento sempre sulla penultima sillaba
o una parola con tre o più sillabe ha l’accento:
a) sulla penultima sillaba quando è lunga
b) sulla terzultima, quando la penultima sillaba è breve
ENCLITICHE:sono monosillabi privi di accento e si uniscono nella scrittura e nella pronuncia alla parola che li
precede, attirando l’accento sull’ultima sillaba.
In latino l’accento che caratterizza l’intonazione di una parola non è indicato da alcun segno
Grafico
𝐿𝒶 𝒻𝓁𝑒𝓈𝓈𝒾𝑜𝓃𝑒
è uguale dal latino all’italiano.
La flessionenei verbi e nei nomi è il variare delle terminazioni di una parola
La flessione dei: sostantivi, oggettivi, pronomi si chiama DECLINAZIONE
La flessione dei verbi si chiama CONIUGAZIONE
Nelle parole soggette a flessione si distinguono in:
a) LARADICE: ossia l’elemento irriducibile comune a molte parole che appartengono alla stessa
area semantica
b) ILTEMA: che talvolta può coincidere con la radice, deriva in genere dall’unione di quest’ultima
con suffissi, prefissi e/o una vocale tematica.
c) LADESINENZA: è la parte variabile della parola che nei nomi indica il numero, il genere
(talvolta) e la funzione, mentre nei verbi indica la persona, il numero e la forma
𝐼𝓁 𝓃𝑜𝓂𝑒
3 generi: maschile, femminile, neutro(viene usato per indicare esseri inanimati o concetti astratti)
2 numeri: singolare e il plurale, inoltre esistono alcuni nomi chiamati singularia tantum (= soltanto
singolari), che vengono usati solo al singolare e altri pluralia tantum (=soltanto plurali), utilizzati
unicamente al plurale
CASI: sono 6
Il nominativo, accusativo e il vocativo sono casi diretti, invece il genitivo, dativo e l’ablativo si dicono casi
indiretti o obliqui
𝐿𝒶 𝒹𝑒𝒸𝓁𝒾𝓃𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒
Le declinazioni dei nomi in latino sono 5 e si distinguono dalla terminazione del caso genitivo singolare.
Le parti invariabili del discorso non hanno declinazione e mantengono sempre a stessa forma.
𝟣^ 𝒹𝑒𝒸𝓁𝒾𝓃𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒
La 1^ declinazione comprende nomi femminili e pochi nomi maschili che escono:
Al nominativo singolare in -a
Al genitivo singolare in -ae
1. genere: si può suddividere in transitivo (se l'azione è espressa dal verbo"transita" su un oggetto
diretto) e intransitivo (quando il verbo esprime uno stato o un'azione che si esaurisce nel soggetto
che la compie o trova il suo compimento in una funzione indiretta).
2. forma: attiva (quando il soggetto compie l'azione) e passiva (quando il soggetto subisce l'azione)
3. modo: si distingue in:
finiti (persona e numero determinati) che sono: indicativo (il modo della realtà), congiuntivo (il
modo della soggettività, dell'eventualità e della possibilità), imperativo (il modo del comando)
indefiniti (non hanno desinenze che definiscono forma e numero) e sono: infinito, gerundio,
gerundivo, participio, supino
4. i tempi sono 6: presente, imperfetto, futuro semplice, perfetto, piuccheperfetto, futuro anteriore
𝐿𝑒 𝒸𝑜𝓃𝑔𝒾𝓊𝓃𝓏𝒾𝑜𝓃𝒾 sono 4
𝐼𝓁 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝑔𝓂𝒶
Il paradigma è l'insieme delle voci fondamentali a partire dalle quali si formano tutte le altre.
IL TEMA VERBALE: parte che resta invariabile e dalla quale si formano i tempi. Ogni verbo latino ha
tre tempi: tema del presente, tema del perfetto, tema del supino
IL SUFFISSO TEMPORALE: l’elemento che aggiunto al tema caratterizza il tempo e a volte il modo
LA DESINENZA PERSONALE: l’elemento terminale indicante la persona, il numero e la forma
𝐼𝓃𝒻𝒾𝓃𝒾𝓉𝑜 𝓅𝓇𝑒𝓈𝑒𝓃𝓉𝑒
𝐼𝓃𝒹𝒾𝒸𝒶𝓉𝒾𝓋𝑜 𝓅𝓇𝑒𝓈𝑒𝓃𝓉𝑒 𝒶𝓉𝓉𝒾𝓋𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓈𝓈𝒾𝓋𝑜