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5.06.

2021
IL CONCORSO APPARENTE DI NORME
Sussiste un concorso apparente di norme quando un medesimo fatto storico sia riconducibile a
una pluralità di fattispecie penali e solamente una di esse debba in concreto ritenersi applicabile.
Vi possono essere delle ipotesi di controverse, in cui è difficile capire se si tratta di un concorso
apparente di norme o un concorso di reati.
Oggi la disciplina tende a trovare un fondamento generale del concorso apparente di norme che è
il principio ne bis in idem sostanziale: un medesimo fatto storico può essere disciplinato e punito
da una norma ma ove questa norma venga ad assorbire tutto il disvalore giuridico nessuna altra
norma potrà essere applicabile in questo caso.
Esempio: furto e rapina, la rapina assorbe tutto il disvalore. Non si può essere condannati per furto
e rapina perché la rapina assorbe anche il furto.
Il concorso apparente di norme è disciplinato dall’art 15:
Quando più leggi penali o più disposizioni della medesima legge penale regolano la stessa materia, la legge o la
disposizione di legge speciale deroga alla legge o alla disposizione di legge generale, salvo che sia altrimenti
stabilito.

Il criterio di specialità, ossia il rapporto fra una figura generale e una figura speciale è una
categoria della logica e poi del diritto. È un tipo di criterio strutturale e formale: fa riferimento alla
struttura della fattispecie.
Esempio: infanticidio e omicidio, una mamma è in situazione di abbandono materiale e morale e
uccide il bimbo dopo il parto. Il giudice deve verificare se vi sono i presupposti dell’infanticidio per
poi porre in confronto omicidio e infanticidio e applicare solo la norma speciale. In questo caso si
applica l’infanticidio.
Esempio: violenza privata e violenza sessuale, la violenza sessuale ha elementi specializzanti
rispetto alla violenza privata
Esempio: sequestro di persona semplice e sequestro di persona a scopo di estorsione
Il primo criterio è un criterio di specialità ex art 15. La norma afferma “quando la stessa materia”,
l’interpretazione prevalente afferma che per stessa materia si possa far riferimento al medesimo
fatto storico. Se i fatti sono diversi allora si potranno applicare più norme.
Da sempre si sono posti dei problemi riguardo situazioni in cui si pone il problema del bis in idem
ma il tema non può essere risolto in modo chiaro e sicuro facendo riferimento all’idea di un
rapporto di specialità: sono le ipotesi di specialità reciproca.
Esempio: art 346 (abrogato) millantato credito. Sandra dice alla sua compagna che se le dà
100euro può convincere il professore a darle 30. Sandra finge di avere un’influenza sul pubblico
ufficiale per farsi dare dei soldi. Nella sostanza è una truffa. Nell’ipotesi della truffa si parla di
artifizi e raggiri, nell’ipotesi del millantato credito si parla di raggiri verbali nel millantare: fra le due
norme non si riesce a individuare un rapporto di specialità chiaro, potrebbero essere applicabili
entrambe.
Nel corso degli anni sono state proposte delle tesi per integrare il rapporto di specialità facendo in
riferimento alla specialità in concreto, la specialità reciproca ecc.: sono tutti criteri che hanno
avuto poca fortuna in giurisprudenza e sono molto evanescenti anche sul piano dottrinale. Si è
preferito integrare il concetto di specialità, che è un concetto formale, con criteri valoriali, ossia
criteri che affermano che anche in assenza di un rapporto di specialità strutturale si è in apparenza
di un concorso apparente di norme tutte le volte che vi è un ne bis in idem: ogni volta che una
norma assorbe tutto il disvalore della condotta.
Questi criteri trovano fondamento nel così detto reato complesso ex art 84:
Le disposizioni degli articoli precedenti non si applicano quando la legge considera come elementi costitutivi, o
come circostanze aggravanti di un solo reato, fatti che costituirebbero, per se stessi, reato.

Dando un’interpretazione letterale questa norma è inutile in quanto ripetizione dell’art 15:
l’importante è che nel reato complesso viene consacrato il principio del ne bis in idem, quando una
fattispecie assorbe il disvalore (perché comprende come elemento costitutivo o circostanza
aggravante quella condotta) trova applicazione una sola norma. Questo principio non si applica
solo nell’ipotesi del reato complesso ma anche in altre due situazioni:
1. Principio di sussidiarietà: è un ulteriore criterio elaborato dalla dottrina per risolvere
concorso apparenti. Presuppone l’astratta sussunzione della fattispecie concreta all’interno
di una pluralità di disposizioni normative poste in relazione gerarchica. La concorrenza
delle norme si risolve con la prevalenza della norma primaria.
2. Principio di consunzione o assorbimento: situazioni in cui una norma assorbe tutto il
disvalore e deve trovare concreta applicazione solo la norma consumante o assorbente.
Esempio: se do coltellate a Marco nel petto è reato di lesioni ma se Marco muore si applica
solo omicidio.
IL CONCORSO DI REATI
Il concorso di reati può essere disciplinato da tre criteri:
A. Cumulo materiale: ogni reato ottiene una pena, fino ad arrivare a cifre di anni in carcere
contrarie al principio di finalità educativa (in America)
B. Cumulo giuridico: il reato principale ha la pena e gli altri sono aggravamenti della stessa (in
Germania)
C. Assorbimento: tutti i reati hanno una sola pena (in Svezia)
Il nostro Codice adotta per il concorso di reati il cumulo materiale temperato delle pene ma
prevede anche due figure di cumulo giuridico all’art 81 primo e secondo comma. Il cumulo
materiale è spiegato all’art 73:
Se più reati importano pene temporanee detentive della stessa specie, si applica una pena unica, per un tempo
eguale alla durata complessiva delle pene che si dovrebbero infliggere per i singoli reati.

Il nostro Codice è molto severo ma è un cumulo temperato perché all’art 78 si affermano dei tetti
e poi gli anni si riducono. Le due eccezioni previste all’art 81 sono due figure diverse:
1. Concorso formale: art 81 primo comma
È punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave(1) aumentata sino al triplo(2) chi con
una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge ovvero commette più violazioni della
medesima disposizione di legge.

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