Lezione 8
Farmacoterapia del diabete e
dell’iperglicemia
Sergio Scaccianoce
RIPASSO DI FISIOLOGIA.
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Farmacologia I – Lezione 8
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Il fattore comune a diabete di tipo 1 e di tipo 2 è una distruzione e/o disfunzione delle cellule β a livello
del pancreas.
- Nel diabete di tipo 1 c’è legame tra un assetto genetico e fattori ambientali.
- Nel diabete di tipo 2 si ha la partecipazione di un particolare assetto genetico così come
contribuiscono anche dei fattori ambientali che portano a un’infiammazione e a uno stress
metabolico che è responsabile della disfunzione delle cellule β.
essendo molto polare, è incapace di attraversare
Le conseguenze del diabete sono: stroke, cecità, le membrane biologiche, quindi va ad
infarto, danni renali, amputazioni. accumularsi a livello intracellulare. Il sorbitolo
però dà carica osmolare, quindi, quando le
Le COMPLICANZE del diabete hanno valenza concentrazioni di sorbitolo sono molto elevate (è
sia microvascolare che macrovascolare. solo parzialmente metabolizzato a fruttosio), si
Quando il glucosio aumenta in maniera ha lisi cellulare e questa è alla base delle
importante si attiva l’enzima aldoso-reduttasi che complicanze sia macrovascolari sia
trasforma il glucosio in eccesso nel microvascolari.
corrispondente alcool: il sorbitolo. Questo,
I) Diabete di tipo 1, (5% dei casi) è detto “insulino - dipendente” o “a insorgenza giovanile”.
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Si ha una distruzione con meccanismo autoimmune delle cellule β delle isole pancreatiche. I
sintomi sono: poliuria, polidipsia, fame costante, perdita di peso e stanchezza.
Il diabete di tipo 1 può essere raggruppato in forme immuno-mediate o idiopatiche.
IPERGLICEMIA:
- glucocorticoidi,
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-alcuni antipsicotici,
-statine
-diuretici tiazidici farmaci per cui c’è più concordanza in letteratura.
IPOGLICEMIA:
-ACE inibitori -LITIO
-FANS -ETANOLO
I pazienti con diabete di tipo 1 dovrebbero essere addestrati all’assunzione di carboidrati prandiali, alla
misurazione della glicemia prima dei pasti e all’attività fisica prevista.
della riparazione della tonaca muscolare delle
arterie e poi in alcuni centri la misurazione del
L’INSULINA è una proteina dimerica, costituita peptide C viene utilizzata non soltanto nella
quindi da 2 catene: A (21 a.a.) e B (30 a.a.). Essa diagnosi di diabete di tipo 1 ma anche nel diabete
si forma a partire da preproinsulina che è il di tipo 2 perché può dare indicazioni sulla strada
prodotto di traduzione primario del gene INS. Il terapeutica da seguire.
segmento SP viene clivato e dopodiché la
preproinsulina si ripiega e si formano dei ponti
disolfuro. Dopodiché c’è un’ulteriore azione
enzimatica per cui si vengono a formare le due
catene A e B e si libera il peptide C.
Insulina e peptide C vengono entrambi
immagazzinati in granuli e cosecreti in quantità
equimolari. Il peptide C ha un ruolo importante
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- ATTIVAZIONE della GTPasi RAS attiva MAPK attiva proliferazione e crescita cellulare.
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Le incretine sono in grado di stimolare l’adenilato ciclasi e quindi di favorire, esattamente come avviene in
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SHORT ACTING (aspart, glulisina, lispro e regular) HA UN ONSET DI 15 MINUTI E DURA 3-4 ORE.
hanno un’induzione, una latenza di comparsa (l’onset) del loro effetto molto molto rapido, intorno ai 15 minuti - 1/25 di ora; hanno un picco plasmatico
compreso tra 30 minuti ed 1 ora e mezza ed una durata effettiva dell’effetto di 3-4 ore. La regular ha un onset un po’ più tardivo ed è tra i 30 minuti e un’ora, il
picco è più ritardato a 2-3 ore e la durata effettiva è di 4-6 ore;
LONG ACTING (detemir, glargina, NPH, che sta per Neutral Protamine Hagedorn o insulina isofano) ESSENDO LONG
ACTING L’ONSET È RITARDATO DA 1 A 4 ORE, non hanno picchi le prime due, mentre l’NPH ha un picco dopo 6-10
ore ma la loro azione, che per le short acting di norma non superava le 4 ore, è di 24 ore per il detemir e la glargina e di 16 ore invece per l’NPH;
Combinazioni:
- 75/25 ha il 75% di una forma particolare di lispro che è legata alla protamina che viene
lentamente assorbita ed il 25% di lispro quindi una short acting;
- 70/30 ha il 70% di protamina aspart ed il 30% di aspart;
- 50/50 ha il 50% di lispro protamina ed il 50% di lispro;
- 70/30 ha il 70% di NPH ed il 30% di regular.
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Però bisogna ricordare che la variabilità dell’effetto ipoglicemizzante è notevole, per questo il soggetto
deve ricorrere sempre ad una personalizzazione della terapia che poi deve seguire con attenzione, facendo
uno stick glicemico prima della somministrazione.
Qui abbiamo qualche esempio del profilo farmacocinetico di un analogo rapido, di una formulazione premiscelata, di una long acting e di alcune più recenti long acting:
A - Questa rapida dà un onset già a 5-10 minuti e il picco lo dà a 30 minuti, l’effetto dura poco.
B - Premiscelata: significa lispro, che è rapida, e poi c’è la parte di protamina, quindi avviene un rapido aumento della disponibilità di insulina e contemporaneamente si fornisce anche una
copertura long acting, è ovvio che da sole queste non sono sufficienti quindi il paziente deve assumere più volte queste preparazioni.
C - Analogo long acting: azione fino a 24 ore.
D - Analoghi in fase II che arrivano fino a 24-40 ore che hanno una durata di azione ancora più lunga,
devo cercare di migliorare sempre l’aderenza terapeutica, per cui se posso puntare su un analogo a lunga durata d’azione che il paziente può somministrarsi una volta a settimana rispetto ad un
anaologo che deve somministrarsi quotidianamente sicuramente l’aderenza terapeutica è migliorata e poi, molto importante, vado a ridurre quelle che possono essere delle fluttuazioni e questo
favorisce anche una riduzione dell’incidenza delle complicanze diabetiche.
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A) - insulina a lunga durata d’azione, per esempio la glargina, che serve per mantenere i livelli basali +
- analogo a breve durata d’azione prima di ogni pasto principale e poi prima di andare a dormire somministro nuovamente la glargina che terrà sotto controllo i livelli
basali;
B) - insulina hagedorn NPH in 2 somministrazioni +
- analogo a breve durata d’azione o insulina regolare
Si tratta di 4 somministrazioni al giorno sia nel regime A che nel B
C) pompe a infusione sottocutanea: viene utilizzata un’insulina a breve durata d’azione, c’è un microinfusore che viene impiantato di norma sull’addome con un sensore
che rileva la glicemia e in base alla glicemia e agli orari che vengono impostati sull’infusore viene rilasciata insulina per poter mantenere delle condizioni normali di
controllo glicemico.
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Per qualche anno c’è stata un’altra formulazione di insulina, questa volta non per via iniettiva ma che veniva somministrata tramite l’aria inspirata sotto forma di polvere.
Questa insulina si chiamava Afrezza per cui c’era questo dispositivo all’interno del quale si posizionava una cartuccia contenente insulina a vari dosaggi, il paziente lo
portava alle labbra, inspirava e questo garantiva l’assorbimento polmonare dell’insulina.
È approvato dall’ FDA, in Italia non è mai arrivato, l’azione è ultrarapida e la tecnologia è molto complessa, utilizza queste tecnosfere, però dava come effetti avversi la
tosse e poi era fondamentale valutare nel paziente la spirometria molto frequentemente perché è ovvio che se l’atto respiratorio del paziente può cambiare cambierà
sicuramente la quantità di insulina che viene impacchettata agli alveoli polmonari che poi si va a distribuire in circolo, quindi era un po’ complessa, tant’è vero che
l’industria farmaceutica, che ha speso tantissimo per la pubblicità di questa Afrezza, ne ha cessato la commercializzazione perché non era sicuramente un buon business
per loro.
La dottoressa salentina Eride Quarta nel 2019 vinse un premio come miglior poster presentato alla federazione europea delle scienze farmaceutiche, il poster che ha
presentato era relativo alla somministrazione polmonare di una nuova polvere di insulina in paragone all’afrezza.
Questo lavoro è uscito alla fine dello scorso anno, nel ratto per il momento, dove mostra questa nuova preparazione priva di eccipienti, quindi non è più quella tecnologia
con nanosfere/microsfere, hanno illustrato sia la farmacocinetica che la farmacodinamica, si spera che questo lavoro possa portare a molto successo.
Domanda: Cosa finora ha impedito la formulazione di insulina sublinguale? Sicuramente sarebbe un composto con un rapido assorbimento (piuttosto che sublinguale
oggi è preferibile dire orosolubile) le insuline rapide funzionano molto bene, il problema è:
1) cercare di ridurre il numero di somministrazioni, per cui già avere un plateau che va avanti per una settimana come con l’icodec garantisce una valida copertura; 2) per
via sottolinguale non posso giostrarmi sulla dose: faccio lo stick glicemico prima di pranzo, valuto la mia glicemia, faccio i calcoli del caso e mi esce fuori che devo
somministrarmi X unità di insulina, ma non posso frantumare la compressa o la preparazione orosolubile che metto sotto la lingua, quindi questa è la difficoltà che
preclude questa via di somministrazione sublinguale, che di norma viene utilizzata per accelerare l’assorbimento o per pazienti che non possono deglutire.
Prof. S. Scaccianoce
Data: 29/03/2021
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SULFANILUREE
Legano la subunità SUR (acronimo di sulfanilurea receptor) del canale a conduttanza del potassio.
Bloccando questo canale aumenta il rilascio di insulina si riduce la clearance epatica dell’insulina.
Per quanto riguarda la farmacocinetica, l’assorbimento è buono, benché la condizione di iperglicemia, così
come l’assunzione immediatamente post prandiale, può parzialmente ridurlo.
Il legame con l’albumina è elevato (90-99%) l’effetto clinico ipoglicemizzante dura fino a 24 ore.
UN’UNICA SOMMINISTRAZIONE AL GIORNO.
EFFETTO COLLATERALE è un effetto di classe, quindi presente per quasi tutti gli antidiabetici è
L’IPOGLICEMIA;
Più raramente possono causare NAUSEA, VOMITO, ITTERO COLESTATICO, ALTERAZIONI DEL
QUADRO EMATICO e, molto raramente, casi di ipersensibilità.
Le condizioni di gravidanza ed allattamento sono considerate controindicate nei pazienti che assumono
sulfaniluree.
Per quel che riguarda gli effetti extrapancreatici, c’è un aumento della sensibilità dei tessuti periferici all’insulina -e questo va bene- e la riduzione della clearance dell’insulina, già citata
precedentemente, che è un importante effetto anch’esso nel senso dell’intento terapeutico. Gli usi terapeutici sono nel diabete di tipo 2, mentre è controindicato nel diabete di tipo 1, anche se
qualche clinico, molto raramente, aggiunge alla terapia insulinica per diabetici di tipo 1 anche le sulfaniluree. La risposta è positiva in una porzione elevata di pazienti, dal 50% all’80%, ma se la
risposta al trattamento appare lenta, di solito questo è un fenomeno prodromico all’annullamento della stessa, che si definisce come insuccesso secondario; sfortunatamente sono molti i farmaci
antidiabetici che danno una riduzione della risposta fino all’insuccesso secondario, rendendo necessaria la sostituzione o associazione con altri farmaci.
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GLINIDI
Le principali sono: NATEGLINIDE E REPAGLINIDE.
Hanno un meccanismo d’azione simile alle sulfaniluree MA il sito di legame sia diverso. EFFETTO
FINALE è SEMPRE IL BLOCCO DEL CANALE A CONDUTTANZA DEL POTASSIO.
METFORMINA
È LO STANDARD DI CURA FONDAMENTALE nel diabete di tipo 2.
NUOVE TEORIE su variazioni della composizione qualitativa e quantitativa del microbiota intestinale
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La METFORMINA è il farmaco di scelta nel diabete di tipo 2, sia in monoterapia, sia in associazione.
Si può associare a metformina: insulina, sulfaniluree, tiazolitinedioni, inibitori della DPP-4; QUANDO SI
LA RISPOSTA ALLA MONOTERAPIA NON È PIÙ SODDISFACENTE.
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EFFETTI COLLATERALI:
-disturbi gastrointestinali, che però con l’avanzamento della terapia vanno a ridursi,
-acidosi lattica associata alla metformina (MALA) che è più grave in insufficienza renale e può
associarsi anche ad un’elevata mortalità.
BISOGNA QUINDI VALUTARE LA CLEARANCE DELLA CREATININA.
SI HA MALA A CAUSA DEL BLOCCO DELLA GLUCONEOGENESI accumulo di acido lattico
con conseguente ACIDOSI.
SINTOMI MALA: crampi, dolore toracico, paresi muscolare, anoressia, nausea, vomito e diarrea. +
TIAZO-LINEDIONI
Agonisti del recettore gamma attivato dai proliferatori dei perossisomi (PPAR-γ).
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INCRETINOMIMETICI
Le incretine sono ormoni prodotti a livello gastrointestinale dopo i pasti essi stimolano il rilascio di
insulina.
Due sono i tipi fondamentali peptide simil-glucagone di tipo 1 (GLP-1, molto efficace) e il polipeptide
insulinotropo dipendente G (GIP).
Tra le diverse classi di recettore G ricordiamo la a, la b e la c; la classe b lega i peptidi, come il fattore di
rilascio per la corticotropina (CRH), la a le monoamine, etc.
L’azione sulla secrezione insulinica si realizza anche a digiuno, fase in cui questa (la secrezione) viene
regolarizzata.
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DALL’ENZIMA DPP-4.
In 1-2 minuti “sparisce”.
QUINDI sono stati sviluppati degli agonisti peptidici del GLP-1 RESISTENTI all’attività enzimatica,
oppure è possibile inibire l’enzima e così prolungare la vita biologica del GLP-1 nativo.
Tra i RESISTENTI abbiamo l’EXENATIDE con alanina sostituita da glicina e LIRAGLUTIDE legato ad
una catena di acido grasso libero (lega l’albumina e ne aumenta l’emivita) e DULAGLUTIDE legato da
un linker ad un frammento delle immunoglobuline umane (che garantisce una resistenza alla degradazione
da parte della DPP 4). La dimensione ne rallenta l’assorbimento e ne riduce la clearance renale, ha un t/2
di più di 4 giorni e per questo è possibile somministralo una volta a settimana.
Entrambi i farmaci sono preparati in penne: ruotando una delle due estremità si va a fissare il dosaggio, la
quantità di farmaco, mentre dall’altra estremità esce un piccolo ago che permette la somministrazione, che
è appunto sottocutanea.
ELIMINAZIONE: RENALE.
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Ne abbiamo un altro, la dulaglutide, particolare perché queste due catene di GLP-1 sono legate da un piccolo frammento chiamato linker ad un frammento delle
immunoglobuline umane che garantisce una resistenza alla degradazione da parte della DPP 4. Il fatto che abbia un ingombro abbastanza rilevante ne rallenta
l’assorbimento e ne riduce la clearance renale, arriva a un t/2 di più di 4 giorni e per questo è possibile somministralo una volta a settimana. Nella slide, a destra, avete il
dispositivo che viene utilizzato, con una parte che ruota per stabilire il dosaggio e un ago.
ALBIGLUTIDE/EPERZAN due catene fuse all’albumina per garantire un lungo tempo di permanenza.
L’eperzan è stato ritirato da EMA e ora è di nuovo disponibile.
SEMAGLUTIDE può essere somministrata anche per via orale ovviamente le dosi cambiano se è via
orale o iniettiva.
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È l’enzima che catabolizza sia GLP1 sia GIP aumenta così l’emivita dei composti GLP1 e GIP
possono aumentare insulina, ridurre il glucagone e ridurre la glicemia.
Qui abbiamo un po' di farmaci con i loro dosaggi (legge i nomi dei farmaci). La raccomandazione è di utilizzarli negli stati precoci del diabete di tipo 2, in combinazione con metformina, in quei
pazienti che non riescono ad avere un normale controllo glicemico, ad esempio, quando si comincia ad osservare degli insuccessi terapeutici. Ma abbiamo anche delle combinazioni solide dal punto
di vista degli studi clinici degli inibitori DDP4 anche con le sulfaniluree e i tiazolitidinedioni. Vengono eliminati per via renale, la Saxagliptin è metabolizzata dal CYP3A4 e parzialmente anche dal
5, gli altri invece non subiscono modificazione metabolica. Sono di norma farmaci ben tollerati, anche se ci sono state delle segnalazioni di pancreatite, ma non è ancora ben chiaro se ci sia un nesso
causale. Possono trovare impiego anche in monoterapia. Per esempio, c’è un lavoro interessante riguardo il digiuno nel Ramadan in cui l’uso degli inibitori DDP4 in monoterapia può essere valido.
INIBITORI DELL’ALPHA-GLUCOSIDASI
è presente solo un farmaco.
L’ACARBOSIO è l’unico in commercio in Italia.
Rallenta l’assorbimento intestinale dei monosaccaridi blocca la glucosidasi che scinde i disaccaridi.
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-NON CAUSA IPOGLICEMIA, che è l’effetto di classe dei farmaci dei diabetici.
CAUSA PERÒ METEORISMO – DOLORI – DIARREA.
Sono le GLIFLOZINE.
Sono inibitori del cotrasportatore 2 sodio-glucosio (SGLT2).
Il glucosio viene filtrato, è presente nella preurina, ma viene riassorbito da SGLT2 che favorisce il
riassorbimento del 90% del glucosio. C’è anche SGLT1 che è responsabile solo del 10% del
riassorbimento.
Quando si ha iperglicemia, il rene va ad adeguarsi e va a sovraesprimere SGLT2 SE LA GLICEMIA è
MOLTO ELEVATA I TRASPORTATORI SI SATURANO E COMPARE ZUCCHERO NELLE URINE.
Se si vuole regolare il glucosio bisogna inibire questi cotrasportatori tenendo presente che in condizioni di
iperglicemia la loro densità sarà aumentata.
La parte A di questa diapositiva descrive la situazione in assenza di inibitore: è presente il costrasporto sodio- glucosio, si ha riassorbimento di glucosio a livello renale,
aumento della glicemia, glicosuria bassa e sintomi bassi. Bloccando questo costrasportatore (parte B) avremo una riduzione della glicemia, ma anche un aumento del
glucosio delle urine che potrà dare dei sintomi come infezioni (i batteri si nutrono dello zucchero nelle urine).
Questi inibitori possono andare anche ad aumentare la secrezione pancreatica di glucagone e questo è un effetto negativo. Quindi il trattamento in pazienti con diabete di
tipo 2 aumenta sia il glucagone plasmatico e sia la produzione endogena di glucosio (tuttavia i pazienti che ricevono il trattamento hanno bassi livelli di glucosio perché lo
eliminano con le urine). Però l’aumento di glucagone nel plasma, in virtù del blocco di questo costrasportatore, potrà dare un effetto indesiderato in questi pazienti che
hanno già una iperglucagonemia. Andando a bloccare questo trasportatore non c’è solo un effetto renale ma anche a livello della cellula pancreatica perché SGLT2 è
espresso anche sulle cellule pancreatiche e l’effetto biologico sarà quello di aumentare il glucagone. Questo è un effetto negativo, specialmente nei pazienti con marcato
aumento di glucagone, quindi questa terapia non è adeguata a loro.
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Esistono delle associazioni degli inibitori delle SGLT2. Una si chiama Invokamet (canagliflozina e metformina. 50-150 mg di inibitore e 500-1000 mg di metformina).
Esiste anche una formulazione retarded dell’invokamet. Un’altra è Qtern che vede la dapagliflozina e la saxagliptina, un inibitore DDP4. Questi farmaci, associati in
un’unica compressa, sicuramente facilitano l’aderenza terapeutica.
Anche i SGLT2 inibitori sono stati messi sotto la lente di ingrandimento per il rischio di fratture ossee. Il
primo lavoro è abbastanza datato, del 2015, poi l’FDA ha ristabilito il foglietto illustrativo di due SGLT2 inibitori perché potevano dare un aumento del rischio di fratture
ossee e diminuzione della densità minerale ossea. In seguito a degli studi prospettici più approfonditi di un anno dopo, che attestavano mancanza di evidenze di questo
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effetto collaterale, è stata un po' ridotta la valenza di questa preoccupazione. Due trial, AWARD-10 e DURATION-8, hanno stabilito che la combinazione di SGLT2
inibitori e agonisti del recettore GLP-1 risulta essere molto valida, in quanto presenta anche effetti benefici sinergici relativi ai parametri di rischio vascolare, iperglicemia,
aumento ponderale.
Trattamento dell’ipoglicemia
Uno degli effetti collaterali di classe è l’ipoglicemia.
- SE PAZIENTE COLLABORATIVO ACQUA E ZUCCHERO O SUCCO DI FRUTTA
-SE PAZIENTE NON COLLABORATIVO GLUCAGONE INTRAMUSCOLO.
Spiegazione grafico in slide: all’inizio si ha somministrazione di insulinaglicemia scende; a questo punto trattiamo con due dosi di glucosio (10 e 20 g per via orale)
curve di glucosio endogeno salgono (gialla e rossa); successivamente si somministra glucagone (1 mg per via intramuscolo)picco curva verde.
Il glucosio è somministrato per via orale, il glucagone in questo esempio è somministrato per via sottocutanea. In grave stato ipoglicemico il glucagone e sicuramente una
buona strategia. Solitamente è somministrato per via intramuscolare e non sottocutanea, come in questa diapositiva. Gli effetti collaterali sono nausea e vomito.
Il glucagone può anche essere somministrato tramite spray nasale BAQSIMI OTTIMO PER
PAZIENTI INCOSCIENTI (ad esempio, in un bambino che va in ipoglicemia, per un trattamento di
emergenza, un genitore sicuramente può somministrare per via nasale il glucagone, manovra più semplice
rispetto a un’iniezione intramuscolare).
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