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In ogni individuo agisce una “forza causale” che chiarisce il modo in cui si comporta
e agisce nei contesti di vita; alcuni teorici sostengono che “la personalità ha delle
conseguenze comportamentali rilevanti”. Detto ciò si può affermare che la personalità
può essere utilizzata per fare delle previsioni circa il comportamento delle persone: se
è vero che le persone si comportano in modo coerente nel corso del tempo e nei
diversi contesti di vita e si pensi che le caratteristiche della personalità sono la causa
del comportamento stesso, allora è possibile prevedere e anticipare il comportamento
delle persone in un momento futuro e in determinate situazioni (esempio: dai un
appuntamento a un tuo amico ritardatario per le 20 all’ingresso del cinema,
nonostante il film inizi alle 20:30; prevedi che, solo così, si può vedere il film
dall’inizio). La personalità sintetizza le dimensioni fondamentali, l’essenza, di una
persona; coglie e definisce ciò che è rappresentativo e distintivo di essa (quando
descrivi la personalità di Claudio, lo definisci come estroverso; in tal modo si afferma
che l’estroversione è una sua caratteristica essenziale delle sue azioni e
comportamenti).
1. Simile a tutti gli altri esseri umani: questo primo livello riguarda gli universali
umani, cioè gli aspetti tipici dell’essere umano.
2. Simile a qualunque altro individuo e differente dagli altri; questo livello
riguarda le caratteristiche psicologiche che accomunano alcuni individui,
differenziandoli da altri (chi ama il rischio, chi preferisce restare in contesti
rassicuranti), ma fa riferimento anche alle differenze tra gruppi, oltre che alle
differenze individuali; cioè a quelle caratteristiche che rendono simili persone
di un determinato gruppo e alle differenze che queste hanno con persone
appartenenti ad altri gruppi. In merito a ciò alcuni psicologi della personalità
hanno studiato gruppi di culture diverse, di età diverse e soprattutto hanno
posto l’attenzione su gruppi di genere; hanno indagato sulle differenze
psicologiche tra i sessi: nonostante vi siano componenti psicologiche comuni,
in quanto esseri umani vi sono delle differenze tra i due. Da alcuni studi è
emerso che, a prescindere dalla cultura di appartenenza, gli uomini mostrano
livelli di aggressività superiori.
3.Differente a tutti gli altri individui: riguarda l’unicità di ogni individuo, cioè le
dimensioni e le caratteristiche psicologiche che identificano una
configurazione di personalità; ognuno possiede delle qualità personali, non
condivisibili, che rendono una persona unica e irripetibile.
-fattori socioculturali: differenze individuali sono legate alla cultura e ai ruoli, che
una persona ricorre nella società in cui vive. Riferendosi ai ruoli, ogni società ha
proprie norme che regolano i comportamenti delle persone, ponendo divieti e
accessibilità. Vi sono altre considerazioni da fare come le determinanti socio-culturali
che caratterizzano il modo di essere di ognuno: una di queste è il livello
socio-economico familiare, il numero di componenti della famiglia, livello culturale
familiare, l’ordine di nascita. Variabili come l’ordine di nascita determinano le
“piccole fonti dell’io”, cioè ruoli minori che, insieme a “grandi”fattori determinanti
della personalità, arricchiscono le caratteristiche individuali.
-fattori esistenziali: gli interrogativi frequenti delle persone sono “qual’è il senso
della vita? Cosa significa essere consapevoli del fatto che la vita ha un fine? Quali
sono i valori su cui basare la propria vita? Quali sono i bisogni fondamentali
dell’uomo?”, rispondendo a ciò, le persone sviluppano una propria visione del
mondo. Teorie della personalità che enfatizzano questi fattori sono di stampo
umanistico esistenziale e adottano un approccio fenomenologico (studio dei fenomeni
e delle loro manifestazioni, al manifestarsi dell’esistenza-Husserl, Heidegger) allo
studio della personalità, esse si concentrano sul libero arbitrio e capacità di
auto-determinazione e mettono in evidenza che ciò che contraddistingue la
personalità è il modo in cui le persone valutano, interpretano e rispondono a
situazioni ed esperienze al di là del loro controllo. Ciò che delinea il modo di essere
di una risposta è il significato, il senso, l’interpretazione che essa attribuisce alle
condizioni che si trova a vivere: ognuno è responsabile della propria vita, “siamo ciò
che scegliamo, che vogliamo diventare”.
-qual è l’importanza del passato, del presente e del futuro? Prendendo in riferimento
le esperienze infantili, ci si domanda “quanto il passato influenza il modo di essere
di una persona?”.
-che cosa motiva il comportamento umano? “cosa spinge gli uomini a fare quello che
fanno”. Secondo teorici, tra cui Freud e Skinner, ciò che spinge gli uomini ad agire
sono motivazioni edonistiche, secondo cui le persone hanno la tendenza a ricercare il
piacere ed evitare il dolore. Altri autori, tra cui Rogers, Maslow e Yung, sostengono
che le motivazioni riguardano l’autorealizzazione, per cui gli uomini si comportano in
un determinato modo per esprimere appieno le proprie potenzialità. Nella prospettiva
cognitivo-sociale ciò che muove il comportamento umano è una motivazione
autodiretta, di autoregolazione, grazie alla quale le persone si prefiggono obiettivi,
individuano i percorsi per raggiungerli e valutano il loro comportamento per vedere
se è funzionale al loro raggiungimento.
-qual è il ruolo dei meccanismi inconsci? Viene messo in rilievo l’aspetto inconscio,
che riguarda le modalità di pensiero e azione che si attivano in automatico per
affrontare i problemi adattivi posti dall’ambiente. La prospettiva umanistica non nega
l’influenza dei meccanismi inconsci, ma afferma che il sè che struttura la personalità
è conscio. Altre prospettive come quella dei tratti e dell’apprendimento negano
l’influenza degli aspetti inconsci nel determinare la personalità.
-unicità e comunanza tra gli individui? Ogni individuo è unico sia per il patrimonio
genitivo che per le esperienze ambientali; ma al col tempo hanno similitudine dal
punto di vista biologico e di relazione alla cultura di appartenenza: ciò li porta a
comportarsi in modo simile dinanzi a una molteplicità di azioni. Le teorie che
sottolineano l’unicità dell’individuo adottano un approccio di tipo ideografico; quelle
che si focalizzano sulla similiarità adottano un approccio nomotetico.
-il comportamento umano è sotto il controllo di variabili interne o esterne? Vi sono
teorie che puntano sulla “adattività” dell’individuo, il quale è mosso da forze interne;
altre sulla “reattività” dell’uomo, che agisce mosso da forze esterne, da stimoli
ambientali. Alla prima posizione troviamo le teorie dei tratti, la psicologia
fenomenologica e umanistica; alla seconda vi sono le teorie behavioriste. La teoria
che ingloba entrambe le posizioni è quella cognitivo-sociale.
-la natura umana è positiva o negativa? Nell?e teorie della personalità l’essere buono
costituisce il paradigma degli indirizzi umanistico-esistenziali; ma per la psicoanalisi
l’uomo è mosso da istinti e pulsioni aggressive.
2.1Introduzione
1.dati L: riferiti agli elementi della vita di ogni individuo, sono informazioni ricavare
direttamente dalla storia di vita di una persona. Questi dati possono essere definiti
“dati di fatto”, elementi oggettivi che non hanno bisogno di interpretazione (dati
L=Life record data).
È sposato? Ha una laurea? Sono tipi di domande a cui si può rispondere facendo
riferimento alla vita dell’altro; ma a volte tali dati oggettivi non sono disponibili per
cui bisogna attingere a tipologie di informazioni alternative.
I disegni di ricerca a cui si fa riferimento sono: studio dei casi, ricerca correlazionale
e ricerca sperimentale. Un disegno di ricerca è supportato da un quadro teorico che
guida la ricerca in azioni e procedure in vista di precisi obiettivi. Nello studio della
personalità si muovono due orientamenti:
-approccio nomotetico: studio della personalità volta alla ricerca degli aspetti comuni
agli individui, così da ricavare regole generali valide per tutti.
-approccio idiografico: studio della personalità di tipo analitico, mira ad evidenziare
aspetti unici e personali nell’individuo.
1 studio dei casi: studio approfondito e intensivo di una singola persona; può avere
sia obiettivo di ricerca o obiettivo legato alla pratica clinica. L’importanza di studiare
l’uomo come entità singola emerse soprattutto con Murray, il quale coniò il termine
“personologia” per riferirsi a questo sforzo. Lo studio di casi prevede si
all’osservazione che le interviste non stratificate (per verificare le ipotesi iniziali è
necessario che le osservazioni durino più giorni). Le persone studiate agiscono in
ambiente naturalistico e quindi le informazioni che si traggono rispecchiano
maggiormente il contesto di vita reale. Questo studio permette di ottenere molteplici
informazioni sulla persona, interagisce per ottenere modelli di comportamento di essa
in diverse situazioni. Lo studio dei casi è nato e sviluppato in contesti terapeutici, in
un setting clinico, il terapeuta ha conoscenze precise e approfondite della persona che
ha un carico, solo così può deineare un percorso adeguato al paziente in questione.
-direzione di correlazione: se i valori alti tendono ad andare con i valori alti e i valori
bassi con quelli bassi, le variabili sono positivamente correlate (es: se una persona
con bassa autostima ha una media scolastica di voti bassi e le persone con alta
autostima hanno voti alti, significa che l’autostima correla positivamente la media
dei voti). Se, invece, i valori alti tendono as associarsi con quelli bassi e viceversa, la
correlazione prende il nome di inversa o negativa ù8nei grafici più è debole la
correlazione, più i punteggi saranno dispersi)
Quale tipo di ricerca è migliore? Tutti e tre presentano vantaggi e svantaggi: lo studio
di casi consente di ottenere una profonda comprensione della persona, cosa che gli
altri metodi non permettono; ma d’altra parte non consente di generalizzare i risultati
ad altre persone. Il metodo sperimentale ha la capacità di mostrare la relazione
causa-effetto, però gli esperimenti presentano inconvenienti: a volte c’è l’incertezza
su quale aspetto della manipolazione sia importante, inoltre gli esperimenti si
svolgono in condizioni controllate e in tempi brevi. La strategia più proficua da
adottare in uno studio della personalità è quella di integrare diverse metodologie di
ricerca così da ottenere una conoscenza più precisa e completa della personalità
stessa.
Coerenza interna: “se si utilizza un questionario self-report per chiedere alle persone
quanto pensano di essere auto-efficaci, non bisogna chiederlo una sola volta ma più
volte, utilizzando diversi item che indaghino il concetto di autoefficacia, ma con
parole diverse”. Si parla di attendibilità o coerenza interna, in quanto precede di
osservare un singolo aspetto della personalità. Differenti item hanno diverse fonti di
errori, per cui se se ne usano molti l’errore si può pareggiare. Più item vi sono e più è
alto il grado di attendibilità; l’attendibilità si ha quando le risposte date sono
altamente correlate. Vi sono diversi modi per indagare la coerenza interna e ognuno
di essi esamina le correlazioni tra risposte tra i diversi item. Il miglior modo è
considerare la correlazione media tra ogni coppia di item presi separatamente; il
modo più semplice è separare gli item in due sottoinsiemi (item pari vs item dispari),
sommare i punteggi degli item pari e di quelli dispari e correlarli fra loro: se i due
sottoinsiemi misurano la stessa cosa, le persone che hanno punteggi alti negli item
pari li avranno anche in quelli dispari, idem per i punteggi bassi; questa correlazione
positiva tra due sottoinsiemi è indice di coerenza, affidabilità split-half.
3.1 Un pò di storia
La psicoanalisi (termine coniato da Freud) nel 1895) ha una lunga storia di precursori,
sono state molte le osservazioni, le teorie e i concetti rivolti allo studio. E al
trattamento dei disturbi psichici; alcuni filosofi si sono interessati all’auto-coscienza,
alla ragione e al loro rapporto con una dimensione psichica inaccessibile (nella
psicoanalisi, l’inconscio). Dall’800 le scienze naturali (specie fisica e biologia)
furono considerate discipline che incarnano l’ideale di scienza. Ma nella fine dello
stesso secolo non sembravano più essere in grado di dare una spiegazione a tutti i
fenomeni, specie alle manifestazioni della mente umana. In questo contesto operò
Freud, il quale al centro del suo interesse aveva due approcci: 1 pensiero
evoluzionistico di Darwin, 2 approccio di stampo razionalistico, meccanicistico e
naturalistico, che vede nella ricerca empirica e nell’osservazione strumenti correttivi
e impostazioni obsolete. Si pensava che Freud avrebbe intrapreso un percorso da
fisiologo e neurologo, ma egli stesso ritenne che la fisiologia non fosse in grado di
spiegare tutti i processi psicologici; a questa sua insoddisfazione contribuì
l’insegnamento dello psichiatra Meynert, il quale accolse la filosofia di Herbart
(“dava priorità alla psicologia sulla fisiologia, proponeva la nozione di “idee
inconsce”, che non giungono alla coscienza, è un approccio scientifico improntato
sulla misurazione e quantificazione dei fatti psichici). Anche il docente brentano
ribadì la centralità nella psicologia, dando importanza allo studio dei fenomeni
psichici cognitivi ed emotivi. Freud fu ispirato soprattutto dallo psichiatra Janet, uno
dei primi ad ipotizzare una relazione tra gli eventi passati e la rappresentazione del
trauma in un tempo futuro. Janet propose un modello di mente basato su livelli di
energia, efficienza e competenza sociale; elaborò osservazioni su pazienti studiando i
fenomeni di automatismo totale (sonnambulismo e catalessia (rigidità delle estremità
e ridotta sensibilità al dolore, fenomeno di automatismo psiconevrotico caratterizzato
dall’impossibilità di contrarre volontariamente i muscoli)) e di automatismo parziale
(distrazioni). Questi fenomeni sono attribuiti a Janet alla riattivazione inconsapevole
di esperienze archiviate in memoria e connesse a una parte della coscienza. Gli studi
di Janet vennero ripresi nello studio della patologia psichica legata a traumi: la
dissociazione (per Janet “automatismo”) è una difesa psichica messa in atto quando la
mente è sopraffatta da un trauma; questa difesa serve per allontanare dalla coscienza
gli affetti e i ricordi legati al trauma. Seppur apparentemente rimossi, questi traumi
risorgono alla coscienza sottoforma di flashback, incubi e sogni. Le dissociazioni
riguardano anche i disturbi della personalità in cui possono presentarsi stati
dissociativi (distacco da se stessi o dalla realtà).
Temi di base
Freud portò alla nascita della psicodinamica, ritenendo che la personalità sia un
insieme di processi sempre in movimento, alcuni dei quali lavorano contro, in
concorrenza o in lotta con gli altri per il controllo del comportamento della persona..
Le forze all’interno della personalità possono essere in conflitto tra loro, le esperienze
passate possono minacciare alcuni nostri aspetti e per evitare ciò la personalità
innesca i meccanismi di difesa; grazie ad essi la personalità affronta e gestisce i
conflitti che insorgono in essa e nel rapporto con la realtà. (Nel corso del tempo gli
studiosi oltre a sottolineare l’aspetto “protettivo” delle difese, hanno fatto emergere
l’aspetto “proattivo” cioè la dimensione difensiva con cui l’individuo entra
attivamente in relazione col mondo e con le sue sfide).
3 inconscio: parte della psiche non consapevole, deposito dei fenomeni psichici non
divenuti consci (tutti i fenomeni psichici sono inconsci, ma alcuni diventano consci)
o, al contrario, di quelli tornati inconsci a causa di rimozioni (esso è risalente per lo
più all’infanzia). I contenuti dall’inconscio hanno carattere pulsionale: le pulsioni non
vengono mai rimosse, ma lo sono le loro rappresentazioni ideative (immagini,
parole...) che sono legate all’ansia, al conflitto o al dolore. I contenuti inconsci non si
perdono, ma esercitano influenze continue sulle azioni consce.
-Es: presente sin dalla nascita, componente originaria della personalità; riguarda gli
aspetti ereditari, istitutivi e primitivi della personalità e le sue funzioni si situano
nell’inconscio. L’es segue il principio del piacere, la soddisfazione dei bisogni, teso
alla gratificazione immediata del desiderio (es: ogni aumento dell’appetito può
causare un tentativo di mangiare; ogni desiderio sessuale può determinare uno sforzo
per ottenere la gratificazione sessuale),l’es soddisfa i bisogni attraverso il processo
primario.
-Super io: incarnazione dei valori e della morale genitoriali e sociali. Esso si divide in
“io ideale” (comprende le regole del buon comportamento, le norme di approvazione)
e in “coscienza” (riguarda le norme relative ai comportamenti che i genitori
disapprovano o puniscono; la coscienza “punisce” attraverso il senso di colpa”. L’io
ideale riflette le cose per cui la persona si adopera e la coscienza per e cose che si
evitano. Il super io ha tre scopi: 1 prevenire con impulso dell’es visto di cattivo
occhio; 2 forza l’io ad agire secondo morale, piuttosto che solo razionalmente; 3
cerca di guardare la persona verso la perfezione sia nel pensiero che nella parola e nei
gesti.
Però possono insorgere conflitti tra super io ed es, i quali vengono placati dalla forza
dell’io (capacità di gestire i conflitti tra le parti e in vincoli della realtà).
Un individuo sano è quello in cui tutte e tre le fasi sono integrate ed equilibrate; una
persona con super io troppo forte può sentirsi sempre in colpa o agire in modo
insopportabile in propensione alla “sanità”; se l’es è troppo forte la persona è volta
all’auto-gratificazione, disinteressandosi agli altri.
Freud vede le persone come sistemi complessi di energie, utilizzate nel lavoro
psicologico (pensare, ricordare, recepire, sognare) e generate attraverso pulsioni. Le
pulsioni hanno due elementi collegati: bisogno biologico e la sua rappresentazione
psicologica (e: la mancanza di sufficiente acqua nelle cellule del corpo innesca uno
stato psicologico di sete o di desiderio di acqua). Gli stati pulsionali permangono
fino a quando un’attività non consente lo scarico della tensione che ne è associata.
Catarsi: per Freud l’aggressività deriva dal conflitto contro la pulsione di morte; ma
se l’eros blocca tale pulsione, le tensioni rimangono e l’energia non viene scaricata.
Così, questa energia può trasformarsi in azioni aggressive contro gli altri. (se la
tensione di una pulsione non è scaricata, la pressione rimane e aumenta). Ma questo
accumulo di energia può non essere più trattenuto: si parla, quindi, di catarsi, cioè del
rilascio della tensione emotiva: la liberazione di tensioni sono alla base di ansie ed
emozioni negative.
1 angoscia reale: manifestata dinanzi un pericolo reale (es: quando ti stai rendendo
conto che stai per essere morso da un cane), è reazione a un pericolo/danno atteso
dall’esterno.
2 angoscia nevrotica: è una paura inconscia che deriva dal pensiero che gli impulsi
dell’es vadano fuori controllo e ti facciano compiere un’azione per cui potrai essere
punto. Non è paura relativa agli impulsi, ma alla punizione che ne potrebbe
conseguire. È più difficile da affrontare rispetto all’angoscia reale perché si può
fuggire da un cane o una situazione, ma non dal proprio es.
3 angoscia morale: paura che le persone provano quando violano, o stanno per
violare, il loro codice morale; questo senso di angoscia è espresso come senso di
colpa, vergogna (es: se il tuo senso morale ti vieta di fare sesso prima del matrimonio
e tu lo fai, proverai angoscia morale manifestata tramite vergogna o senso di colpa).
L’angoscia morale è, dunque, legata alla coscienza.
Se l’io svolge il suo lavoro, non si prova angoscia, i pericoli esterni possono essere
evitati, prevenendo l’angoscia reale; se gli impulsi vengono scaricati opportunamente
si previene l’angoscia nevrotica e non permettersi di infrangere il proprio codice
morale previene l’angoscia morale. Ma nessun Io lavora così bene, ognuno
sperimenta poca o tanta angoscia. Quando l’angoscia sale l’io può rispondere in due
modi: 1 aumenta gli sforzi di risoluzione del problema (funziona bene per l’angoscia
reale); 2 l’io innesca meccanismi di difesa, posti al confine tra mondo interno
pulsionale e mondo esterno pulsionale. “Sono meccanismi che mediante desideri,
bisogni, affetti e impulsi dell’individuo da un lato, e proibizioni interne e realtà
esterna dall’altro”. Le difese possono dar luogo a soluzioni creative a queste
esigenze o dar vita a rigide e sofferte carriere difensive. I meccanismi di difesa
possono agire inconsciamente e sono in azione in tutte le persone. Diverse sono le
proposte di sistematizzazioni dei meccanismi di difesa, la più completa è data da
Anna Freud.
Tipologie di meccanismi di difesa:
-repressione e rimozione: nella repressione parte dell’energia dell’io viene usata per
tener fuori dal modello conscio gli impulsi inaccettabili; essa può avvenire
consapevolmente (es: la persona allontana un contenuto che potrebbe essere
doloroso dalla coscienza) o può essere un processo inconscio: rimozione. La
repressione impedisce sia che diventino consapevoli gli impulsi dell’es, sia che
diventino consapevoli informazioni dolorose e sconvolgenti (es: ricordi di impulsi
già espressi). Ma i ricordi stressanti possono essere nascosti in parte: non ci si
penserà spesso, si evitano di recuperarli, ma non vuol dire che siano dimenticati: se si
riescono a ricordare vuol dire che se ne ha ancora una certa consapevolezza
(repressione parziale).
-negazione: rifiuto che un evento sia successo o che esista una certa situazione (es:
una madre che si rifiuta che il figlio sia morto). Repressione e negazione salvano
l’uomo dal dolore o dall’angoscia, ma queste difese richiedono energia che va
sottratta all’io. Se un’azione di repressione e di negazione continua per lungo termine
l’energia è costantemente spesa e, seppur a volte siano necessari, questi meccanismi
possono col tempo lavorare contro la persona.
2 il desiderio emerge così che l’io e il super-io non lo riconoscano come il proprio.
Psicopatologia della vita quotidiana: Freud riteneva che eventi come gli errori che
commettiamo, le cose che sbagliamo o che dimentichiamo non hanno nulla a che fare
con la casualità, ma hanno origine dall’inconscio: impulsi inconsci emergono in una
forma distorta, come errori (vuoti di memoria, lapsus, incidenti); queste forme
distorte sono denominate “atti mancanti”; in riferimento, appunto, a “manifestazione
di desiderio inconscio, di cui costituiscono un indizio sono un compromesso tra il
desiderio cosciente dal sopporto e il rimosso, sono analizzabili e comprensibili.” (es:
uno studente dimentica di portare un libro importante a qualcuno che non gli è
simpatico). È difficile vedere le motivazioni alla base di un’azione, ma un motivo può
essere trovato se si conosce bene la situazione. Nonostante le persone cerchino di
nascondere parte o tutto dei loro desideri o dei loro pensieri, ciò viene espresso in
modo inconsapevole. Facendo riferimento alla psicoanalisi, il termine “lapsus
freudiano” si riferisce a un errore nel discorso che suggerisce un desiderio/pensiero
inconscio. Prove empiriche mostrano come questi lapsus siano collegati all’ansia (tali
prove non stabiliscono però se l’ansia sia inconscia).
(lapsus freudiani in laboratorio: ad alcuni uomini veniva indotta ansia relativa a
ricevere scosse elettriche; ad altri l’ansia era suscitata da una sperimentatrice
provocante. In entrambe le situazioni coppie di parole potevano essere mal
interpretate: gli uomini indotti all’ansia tramite scosse producevano lapsus relativi
alle scosse; gli altri uomini producevano lapsus relativi al sesso; i lapsus sessuali,
inoltre, erano più frequenti tra gli uomini con punteggi alti nel senso di colpa rispetto
alla sessualità.
Sogni: l’inconscio si rivela anche grazie ad essi; i sogni hanno due tipi di contenuti:
-contenuto manifesto (racconto del sogno così come ricordato dal soggetto, la storia
che l’inconscio ha creato con personaggi, ambientazioni, colori,…)
1 fase orale: dalla nascita di 18 mesi; la libido è concentrata nella bocca e labbra: la
bocca riduce le tensioni mangiando ed è fonte di piacere legata ad atti come leccare,
gustare, succhiare…è un periodo di dipendenza (es: dipendenti dalla madre per
mangiare) e il conflitto avviene nel momento dello svezzamento, verso situazioni
meno dipendenti dagli altri- Freud suddivide questa fase in: -fase orale incorporativa
(bambino dipendente, fase critica per lo sviluppo di aspetti psichici: se il bambino
sperimenta il mondo positivamente, emergono dimensioni come ottimismo e fiducia,
al contrario se sperimentato negativamente si possono sviluppare pessimismo e
sfiducia; se il mondo è troppo servizievole il bambino può sviluppare un’intensa
dipendenza degli altri) –fase orale sadica (inizia con la dentizione, la libido deriva al
mordere; è chiamata sadica perché impulsi possono causare dolore, l’esito di questa
fase determina la tendenza ad esse, più o meno, verbalmente aggressivi e sarcastici).
3 Fase fallica: dai 3 ai 5 anni, la libido si concentra sui genitali: il bambino inizia ad
esplorare le proprie zone genitali, scoprendo il piacere cui ne deriva
(auto-stimolazione). Gradualmente la libido si sposta verso il genitore del sesso
opposto: i bambini sono interessati alla madre e le bambine al padre. Il desiderio di
possedere la madre, sostituendo il padre, costituisce il Complesso di Edipo (mito:
Edipo re sposa inconsapevolmente la madre dopo aver ucciso il padre); lo stesso
avviene per la bambina: vive un periodo in cui vuole possedere il padre, sostituendo
la madre; ciò costituisce il Complesso di Elettra (mito: Elettra convinse il fratello ad
uccidere la madre e il suo amante per vendicare la morte del padre). Seppur siamo
simili. I due complessi mostrano differenti manifestazioni:
-cosa succede nei maschi: l’amore per la madre si trasforma in possesso e prova
ostilità e odio verso il padre, ritenuto un rivale. Ciò che teme il bambino è
un’eventuale castrazione da parte del padre per eliminare il suo desiderio. Inoltre, il
bambino mette in atto un processo di identificazione nel padre, assume delle sue
caratteristiche; inoltre essendo come il padre non rischierebbe alcun danneggiamento
da parte sua (sorta di protezione) e ciò aiuta lo sviluppo del super-io introiettando i
valori del padre.
-cosa succede nelle femmine: colpevolizza la madre per averla castrata (si accorge
che le manca il pene) e desidera che il padre condivida il suo pene con lei attraverso il
sesso: Freud chiama ciò “Invidia del pene”. Le bambine risolvono tale conflitto con
l’identificazione con la madre; più sono simili alla madre più avranno l’approvazione
del padre.
Il modo in cui i bambini superano tali conflitti determina il loro atteggiamento verso
la sessualità, la competitività interpersonale e l’adeguatezza personale (Per
dimostrare di non essere castrati gli uomini ambiscono a “grandi numeri”,
seducendo molte donne; ma possono anche fallire sessualmente e professionalmente
a causa del senso di colpa dovuto alla competizione del padre. Tra le donne la
mancata risoluzione del complesso può manifestarsi come la tendenza ad instaurare
relazioni con uomini in modo provocante, evitando la sessualità, o con uomini già
impegnati.
4 latenza al termine della fase fallica, il bambino entra in un periodo di relativa
calma: dai 6 all’inizio dell’adolescenza; le pulsioni sessuali e aggressive sono poco
attive ed emergono io e super-io; l’attenzione è posta su attività intellettuali o sociali.
5 fase genitale: dalla tarda adolescenza all’età adulta. La libido è organizzata intorno
alla genitalità. Se negli altri stadi la libido era narcisista (imposta dal bambino per un
proprio bisogno/piacere) ora il desiderio vuole essere condivisione con un’altra
persona. La maggior parte delle persone ha meno controllo sui propri impulsi
rispetto a quanto darebbe; altri hanno difficoltà nel perseguire il desiderio sessuale
in modo soddisfacente e comprensivo del benessere altrui: dunque la personalità
genitale che ha capacità di condividere con l’altro in modo affettuoso, premuroso e di
essere preoccupati per il suo benessere, è un ideale a cui aspirare.
Origini del problema: i problemi possono avere varie origini, una potrebbe consistere
nelle esperienze infantili (la personalità adulta è determinata dallo sviluppo
psicosessuale dalle precoci fasi). Molte persone presentano delle fissazioni in alcuni
stadi e queste richiedono energia: in una fissazione forte, la preoccupazione lascia
poca energia ad ogni altra attività e ciò causa problemi, l’energia per le fissazioni
riduce quella per i bisogni dell’ego. Altra fonte di problemi è una forte repressione o
rimozione delle pulsioni basse: se un super-io molto punitivo o un ambiente troppo
rigido fanno sì che le pulsioni siano da reprimere, il risultato sarò una personalità
distorta e disfunzionale; ciò, inoltre, richiederebbe energia. Terza fonte sono i traumi
sepolti: i traumi possono verificarsi in ogni momento, ma molti studi si focalizzano
su quelli infantili. Tutte e tre le fonti condivido un meccanismo: la fissazione
originale in cui la pulsione o il trauma sono repressi o rimossi (ciò può proteggere la
persona, ma ha comunque un costo).
Ciò che accomuna tali prospettive è il riferimento agli aspetti dinamici e inconsci
della psiche e alla personalità come complesso mosso da forze come tensione e
negoziazione reciproca. La psicoanalisi come trattamento consiste nel ripercorrere
tali vicissitudini per comprendere gli ostacoli che hanno frenato l’evoluzione.
La svolta relazionale: la psiche non è concepita come campo di battaglie pulsionali,
ma come insieme di bisogni, di carattere relazionale, da soddisfare per condurre una
vita psichica positiva-si affermano concezioni relazionali che studiano l’impatto delle
esperienze infantili precoci (teoria dell’attaccamento di Bowlby).
Il sapere dei sensi e dell’arte: una teoria freudiana psicoanalitica dei sensi risulta
alquanto affascinante. A partire da Freud, il discorso e la costruzione della
psicoanalisi poggiano su immagini (es: i sogni, sono immagini). Alcuni autori sono
immersi nello studio di arte e psicoanalisi: l’arte comincia con la fantasia,
l’immaginazione, l’intuito dei sensi, in essa per principio di piacere e quello di realtà
giungono a conciliazione. L’artista rappresenta i suoi desideri, i timori, le pulsioni,
non rinuncia al soddisfacimento pulsionale, ma la contempla nella via di fantasia
dell’arte. Le opere sono considerate espressione del mondo interiore dell’autore, sono
strumenti culturali di scambio tra autore e fruitore; grazie all’opera il fruitore entra in
risonanza empatica, al di là dello spazio e del tempo, con la responsabilità dell’autore.
L’opera permette, inoltre, di conoscere meglio se stessi.
4.1 Un pò di storia
I tentativi di studio della personalità risalgono alla seconda metà del 700, periodo in
cui si diffuse il paradigma scientifico che si avvaleva di procedure di indagine svolte
ad ottenere risultati oggettivi anche riguardo le differenze individuali.
1° fase: fine 700-seconda metà 800 si cercò di spiegare il rapporto fra caratteristiche
fisiche e psichiche con intuizioni e ricerche pseudoscientifiche;
2° fase: fine 800-primi anni 900; diverse furono le procedure nello studio delle
differenze individuali: test intellettivi, studi del carattere, osservazione e analisi della
storia del singolo invece di procedere con indagini sperimentali;
Goldberg compì verso la fine del 1900 un lavoro di classificazione di aggettivi riferiti
alla personalità: si delinearono 5 grandi tratti originari, i “cinque grandi fattori” (Big
Five). Riguardo gli studi strutturali, è stata esaminata la struttura fattoriale di diversi
questionari di personalità (IGPF di Cattel, CPS, EPQ) e ne sono stati ricavati 5 fattori
assimilabili ai Big Five.
-si possono ricavare pattern (disposizioni) delle modalità con cui le persone si
comportano, pensano e provano emozioni. Questi elementi regolatori di
comportamento vengono spiegati con i tratti (costrutti psicologici che identificano le
tendenze abituali delle persone a mostrare un certo tipo di condotta in varie
situazioni). I tratti sono caratterizzati dalla coerenza (regolarità di un comportamento)
e dalla peculiarità (ciò che è tipico di ogni individuo, caratteristiche psicologiche che
differenzia l’uno dall’altro)
-natura dei tratti: secondo alcune teorie i tratti hanno funzione descrittiva (etichette
descrittive relative a comportamenti abituali); secondo altre, essi hanno funzione
esplicativa, cioè sono sistemi psicologici fonte e causa del comportamento (valore
causale)
La maggior parte dei teorici di personalità utilizzano una combinazione delle tre
strategie (non escludenti fra loro) per identificare i tratti fondamentali di personalità.
La teoria dei tratti di Allport: adotta un approccio idiografico circa lo studio della
personalità, che definì come un’organizzazione dinamica, interna all’individuo, dei
sistemi psicofisici che determinano l’adattamento all’ambiente; è dinamica perché si
evolve, nonostante garantisca coerenza e continuità. Alla base di questa
organizzazione vi sono, secondo Allport, i “sistemi psicofisici” che fanno riferimento
ai tratti, definiti da lui come strutture neuropsichiche, generalizzate e personalizzate
che danno vita e guidano il comportamento in modo coerente e stabile nel processo di
adattamento all’ambiente e di espressione dello stesso (tratto=struttura basata sul
sistema nervoso; un ancoraggio neuropsichico e un substrato biologico). I tatti
permettono di capire il modo in cui una persona si comporta, pensa e prova emozioni.
-tratti centrali: secondo Allport gli uomini hanno un certo numero di tali tratti (tra 5 e
10) che sono disposizioni che permettono di comportarsi in una certa maniera in un
numero costituente di situazioni (es: puntualità, creatività, determinazione…)
Questi tratti non sono separati tra loro, ma sono collegati in continuum di pervasività
e generalizzabilità.
Polo inferiore
abitudini
I tratti sono dimensioni che non possono essere direttamente osservate, ma secondo
Allport possono essere identificati attraverso uno studio approfondito del caso
singolo, attraverso l’osservazione del comportamento della persona o con l’analisi di
documenti o scritti prodotti dalla persona stessa (caso Jenny: 301 lettere scritte in 11
anni e analizzate da Allport, il quale ricavò un elenco di aggettivi che descrivono le
caratteristiche della personalità. Allport chiese a 36 suoi colleghi di esprimere un loro
parere: la conclusione fu che la personalità di Jenny poteva essere descritta e
sintetizzata ricorrendo a soli 8 aggettivi che corrispondono ai tratti fondamentali della
personalità).
I superfattori di Eysenck: Eysenck ritiene che per identificare i tratti di base della
personalità comuni a tutti gli individui sia necessario un approccio scientifico. Egli
utilizza i termini “personalità” e “temperamento” indifferentemente, considerandoli
costrutti equivalenti. Il temperamento è l’aspetto emotivo e motivazionale che
caratterizza il carattere di una persona; esso, cioè, la personalità, si differenzia
dall’intelligenza perché: “la personalità fa riferimento agli aspetti non cognitivi del
comportamento, mentre l’intelligenza alle abilità e agli aspetti cognitivi”. Nella
personalità i tratti base costituiscono schemi di comportamento o stili emotivi
coerenti che distinguono gli uomini fra loro.
Nel libro “Lo studio scientifico della personalità” Eysenck aggiunge un terzo
superfattore: lo psicoticismo, cioè la tendenza all’isolamento e all’insensibilità (alti
livelli: persona egocentrica, aggressiva, senza capacità empatica, comportamento
antisociale) o tendenza ad accettare norme sociali e a preoccuparsi degli altri. Così il
metodo della struttura della personalità è definito “pen”
(psicoticismo-estroversione-nevroticismo). Nello studio dei sistemi cerebrali
coinvolti nel funzionamento della personalità, Eysenck fa riferimento a Pavlov,
quindi riprende l’idea secondo cui gli uomini differiscono fra loro in base al livello di
eccitazione del proprio sistema nervoso: in alcuni l’attività cerebrale è dominata
dall’eccitazione, in altri dall’inibizione; ipotizza, quindi, un livello di attivazione
reticolare ascendente (ARAS) nel determinare un livello di
introversione-estroversione. L’ARAS invia segnali nervosi dall’ippotalamo alla
corteccia cerebrale e quindi è coinvolto nella regolazione dei livelli di eccitazione; ma
il livello ottimale dell’eccitazione non è uguale per tutte le persone così Eysenck
ipotizza che gli introversi hanno livelli elevati di eccitazione corticale, cioè sono più
eccitati a livello cortico-reticolare rispetto agli estroversi, e dunque hanno minor
bisogno di stimolazioni ambientali: alti livelli di stimolazione porterebbe a un’elevata
eccitazione cerebrale non ottimale-l’estroverso, invece, ha bisogno di più stimoli
ambientali per mantenere il livello ottimale di stimolazione. Introversi ed estroversi
differiscono tra loro nel livello di base di eccitazione; ricerche successive
evidenziano ch’essi non differiscono tanto nel livello di eccitazione, ma
nell’eccitabilità (variazione di eccitazione di fronte a uno stimolo esterno: gli
introversi sperimentano maggior AUROSAL corticale e mostrano cambiamenti nel
livello di eccitazione corticale in risposta agli eventi rispetto agli estroversi.
Il modello “Big Five” si riferisce alla struttura della personalità costituita da cinque
fattori base (estroversione, nevroticismo, amicalità, coscienziosità e apertura
all’esperienza). Furono effettuate numerose ricerche sulla struttura delle differenti
scale utilizzate nella valutazione della personalità (tra cui il 16 personality factors di
Cattel e l’Eysenickk personality inventory) e risultò che in ognuna di esse erano
presenti 5 fattori di personalità. Di qui Costa e Mccrae costruirono il neo personality
index, un questionario tutt’ora utilizzato.
Studi che utilizzano misure anche poco diverse tra loro possono portare a differenti
conclusioni riguardo a ciò che definisce i tratti. Nonostante non vi sia pieno consenso
sulle denominazioni dei fattori, c’è un percorso sui contenuti.
I 5 fattori:
I più importanti sostenitori della teoria dei cinque fattori (Costa e Mccrae) ritengono
che ogni fattore rappresenti “la base causale sottostante a pattern coerenti di
pensieri e sentimenti”; le influenze esterne dell’ambiente non hanno impatto sui
tratti di personalità che sono biologicamente ed ereditariamente determinati
(contrariamente ad alcuni studi che dimostrano che i cambiamenti storici e
culturali modificano i tratti di personalità). Ma come avviene lo sviluppo dei tratti
in ciascun individuo? I tratti si mantengono stabili nel corso della vita di una
persona? Costa e Mccrae affermano che i tratti di personalità si consolidano
nell’età adulta; sottolineando che già verso i 3/5 anni questi fattori assumono
coerenza e stabilità, aumentate verso i 50 anni. Ma se i tratti rimangono stabili e
coerenti, non è lo stesso per la persona nel corso della vita per almeno due ragioni
che fanno riferimento a:
1.cambiamento individuale connesso allo sviluppo dei tratti in una persona nel
corso del tempo; si pone a confronto la personalità di un individuo in momenti
successivi. Seppur i tratti siano stabili e coerenti nel tempo, le modalità con cui
vengono espressi a livello comportamentale subiscono variazioni.
Il modello dei Cinque Fattori viene utilizzato in contesti in cui è importante fare delle
previsioni di comportamento delle persone in alcuni ambiti di vita.
I 5 fattori e la vita lavorativa: il modello dei big 5 funge da strumento per predire il
livello di prestazione lavorativa degli individui; evidenzia come livelli di
coscienziosità e di nevroticismo siano connesse al modo in cui le persone affrontano
il lavoro. Alti livelli di coscienziosità e bassi di nevroticismo predicono prestazioni
lavorative positive. Alcuni studi, sebbene gli altri 3 fattori risultino non essere
collegati con la vita lavorativa, affermano che il livello di estroversione influisca
positivamente nei lavori in cui è richiesta interazione sociale volta al coinvolgimento
e alla partecipazione (es: posizioni commerciali). Le dimensioni del nevroticismo e di
estroversione sono collegate al burnout, condizione in cui la persona sperimenta una
condizione di esaurimento fisico e mentale. La tendenza di burnout è favorita al
sottostimare le proprie competenze, a fare continua autocritica e reagire con emozioni
forti in situazioni di stress; essere positivi, sicuri di sé fa sì che si crei una difesa
contro il burnout. Altri studi evidenziano che non solo dalla personalità si può predire
l’andamento lavorativo, ma le esperienze lavorative possono apportare delle
modifiche alla personalità stessa.(coloro che sono soddisfatti del loro lavoro saranno
meno vulnerabili allo stress e più stabili emotivamente; coloro che sono soddisfatti
economicamente sono più propensi ad aiutare gli altri e risulterebbero più coinvolti
nelle relazioni sociali).
I 5 fattori e la salute: come mai le persone più coscienziose vivono di più? Esse
mettono in atto comportamenti che salvaguardano la salute, evitando condotte ed
episodi nocivi alla vita (dieta sana, esercizio fisico…)
I 5 fattori e il marketing: utili per identificare la “personalità” del brand in base alle
caratteristiche di una marca o prodotto; si indaga sulle relazioni e legami nel rapporto
prodotto-consumatore. La percezione di simpatia e affidabilità che si ha circa una
marca influenza la propensione all’acquisto del consumatore. Uno studio ha messo in
relazione i profili di personalità con 8 marche note ed evidenziano come alcune di
queste (Ferro, Barilla) risultino alti livelli di stabilità emotiva.
Alcuni sostengono che il big 5 non sia in grado di rappresentare la personalità nella
sua totalità; sono insufficienti perché la personalità ha molte sfaccettature. Si pensa
che vi debba essere una “sesta dimensione”: “onestà-umiltà” che delinea la
propensione individuale ad essere onesti, sinceri e leali (che nel big 5 potrebbe essere
ricondotta all’amicalità ma comunque ne risulta indipendente). Ashton e Lee hanno
sviluppato il “modello hexaco”, contenente le sei dimensioni. Riguardo la sesta
dimensioni alcuni pensano che corrisponda alla “religiosità o trascendenza”, altri
all’attrattività o alla sessualità. Tellegen e Almagor suppongono che il big 5 manchi
delle dimensioni relative agli stati d’animo o d’umore transitori, per cui aggiungono a
tale modello due dimensioni: valenza positiva (denotata da aggettivi come “speciale”)
e valenza negativa (“falso”, “immorale”). Vi sono autori che intravedono la
possibilità di condensare i 5 fattori in sole 2 dimensioni: 1 α: nevroticismo, amicalità
e coscienziosità; 2 β: estroversione e apertura;
Un’altra strategia vede nei big 5 diverse sfaccettature, cioè sottodimensioni delle
macro strutture; Costa e Mccrae identificano 6 sfaccettature per ogni superfattore: es
“estroversione”, è composta da “calore” (piacimento intimo con l’altro),
“gregarietà”(socievolezza), “assertività” (dominanza e leadership), “attività” (energia,
dinamismo); “ricerca di sensazioni” (di stimoli ed eccitazioni), “emozionalità
positiva” (gioia, ottimismo) (il loro strumento è il NEO-PI-RI). La previsione a
partire dalle sfaccettature è migliore, ma complessa in quanto per descrivere e
comprendere la personalità si devono considerare molte caratteristiche
contemporaneamente: usando i superfattori si crea un quadro più intuitivo e facile da
tenere a mente, come le dimensioni più specifiche si avrà un alto grado di precisione.
Mischel e Shoda hanno condotto un’analisi sulle modalità con cui i tratti influenzano
il comportamento. Data una situazione X è probabile che si verifichi un
comportamento Y, ma non ci si deve aspettare che l’azione si verifichi per tutto il
tempo perché la situazione non è sempre presente. Lo schema di collegamento fra
situazione-comportamento differisce da persona a persona ed è stabilito
dall’indiviDuo nel corso del tempo e dell’esperienza: è indicato, perciò, come Firma
comportamentale della persona. Fleeson riporta prove a favore del fatto che una
persona può mostrare qualità che si collocano all’estremo di un tratto in una
situazione e l’estremo opposto in un altro contesto: la maggior parte delle persone
mette in atto comportamenti che riflettono l’intera gamma di un tratto.
Allport, 1937: “I tratti sono spesso suscitati in una situazione e non in un’altra”.
CAPITOLO 5: LA PROSPETTIVA BIOLOGICA
Già nel V secolo a.C., in Grecia, Ippocrate elaborò le prime classificazioni riguardo il
temperamento e la costituzione per definire le differenze individuali; egli si
discostò dalla visione del magico per condurre, invece, studi sui processi
fisiologici e patologici dell’uomo attraverso l’osservazione, partendo dalla
concezione secondo cui tutto in natura si spiega attraverso i 4 elementi
fondamentali (aria, terra, fuoco e acqua), Ippocrate ipotizzò che vi sia una
corrispondenza tra questi elementi e gli umori dell’organismo, cioè gli umori
risentono dell’influenza dell’ambiente e cambiano in base alle stagioni:
Fu poi Kant a riprendere tale teoria, ponendo, però, le 4 tipologie lungo le dimensioni
del sentimento (sanguigno, melanconico) e dell’attività (collerico, flegmatico). Tra
la fine dell’800 e la prima metà del 900 si delinearono 3 filoni di ricerca che
indagarono sulle componenti biologiche della personalità:
1 teorie costituzionale: si focalizzano sulla morfologia costituzionale per verificare le
relazioni tra la statura corporea e temperamento. Maggiori esponenti furono
Kretschmer e Sheldon. Secondo lo psichiatra Kretschmer il temperamento è
“quella componente della psyche che, attraverso la mediazione del sistema
umorale, è correlata con la costituzione e l’apparenza fisica”; ponendo delle
misurazioni delle differenti parti del corpo, ritiene che vi sia una relazione tra
struttura somatica, personalità e predisposizione ai disturbi mentali. In base a ciò
identifica 3 tipi costituzionali:
3 piemico: grande rilievo della testa, torace, addome, mani e piedi corti, poco
pelosità, temperamento ciclotimico in cui prevale emotività, eccitamento o
depressione.
Vi è poi un quarto tipo costituzionale, il displatico, che è una mescolanza dei 3 tipi
precedentemente descritti.
2.ai secondi studi appartengono le ricerche riguardanti l’influsso degli ormoni nella
definizione delle differenze individuali; gli umori sono determinati dalle sostanze
secrete dal sistema endocrino. Uno dei massimi esponenti è Pende il quale traccia la
“piramide biotipologica” in cui delinea i parametri somatici e psichici utili a definire
una diagnosi globale della persona; ruolo importante è investito dal temperamento
umorale, determinato dall’attività ghiandolare. Elabora anche una “tavola dei
temperamenti endocrini fondamentali”, in cui delinea 10 categorie tipologiche tra cui
l’ipo e l’ipert-tipo tiroideo, l’ipo e l’iper-genitale.
3.Tipo III: intensa eccitazione, ma debole inibizione, scarso controllo delle reazioni
emotive (collerico)
Secondo Pavlov le osservazioni dei cani hanno individuato tipologie che possono
essere estere all’uomo. Queste ipotesi sono state riprese e arricchite con la coperta dei
neurotrasmettitori e neuro-regolatori nel determinare il livello di attivazione dei
neuroni. La ricerca in questo ambito fa riferimento a 2 principale concetti:
“L’uomo è un essere contrario che percepisce, pensa, agisce, prova emozioni con
tutto il corpo. Ciò che chiamiamo mente e corpo agiscono sinergicamente”
Al giorno d’oggi non si può tralasciare il fatto che la dimensione biologica in qualche
modo regoli aspetti del comportamento e soprattutto della componente della
personalità che è il temperamento. Riguardo al temperamento alcuni studiosi lo
identificano come la “natura emozionale” propria di ogni persona e lo concepiscono
come quel sistema di comportamento affettivo più o meno stabile e duraturo; il
temperamento riguarda gli aspetti formali del comportamento, il “come” del
comportamento stesso. Il temperamento che coinvolgono l’affetto, l’umore,
l’attenzione e la sensibilità dell’individuo alle stimolazioni ambientali. Le
caratteristiche del temperamento (qualità emotive del comportamento) compaiono già
in bambini in tenera età, precocemente e si può ipotizzare che abbiano base biologica;
si considerano caratteristiche geneticamente trasmissibili, ereditate.
Quali strutture e processi biologici sono implicati nello sviluppo della personalità?
Alcuni studi suggeriscono che alcuni aspetti della personalità sono influenzati dai
geni; ma non solo, sono interessati anche i sistemi fisiologici quali il sistema nervoso
centrale e quello periferico. Secondo un approccio evoluzionistico, le differenze
individuali sono il risultato di diverse strategie di adattamento all’ambiente.
Thomas e Chess posero i loro studi su circa 100 soggetti, dalla nascita
all’adolescenza, per verificare il loro temperamento e in che misura le differenze di
temperamento possano predire caratteristiche di personalità; essi identificano 3
categorie temperamentali principali: 1) bambino “facile” di umore positivo,
adattabile, con risposte non intense; 2) bambino “difficile”: umore negativo, poco
adattabile, risposte emotive intense; 3) bambino “lento”: umore tendenzialmente
negativo, lento adattamento, risposte emotive moderatamente intense. Le qualità
temporali negative identificate nella prima infanzia hanno predetto difficoltà
relazionali con la madre e con l’ambiente;
Genitori e figli: bambini maltrattati che hanno un genotipo che produce bassi livelli
del neurotrasmettitore maoa hanno probabilità di sviluppare disturbi di condotta e
personalità anti-sociale; se il genotipo ne produce elevati livelli, il bambino ha meno
probabilità di sviluppare personalità aggressive e violente.
Una precisa caratteristica della personalità (es: timidezza), attivata in una condizione
specifica (es: parlare in pubblico), attiva uno specifico stato psicologico (ansia) che si
manifesta con uno specifico indicatore fisiologico (es: frequenza del battito cardiaco).
Dunque, come alcune caratteristiche di personalità e di temperamento possono
essere connesse a sistemi biologici che riflettono modalità di funzionamento del
sistema nervoso?
-il tempo: riferito alla velocità di reazione alle stimolazioni e alla persistenza della
risposta;
-energia: riferito a livelli di reattività alle stimolazioni e alla quantità di azioni messe
in atto come risposta agli stimoli.
-“alto-reattivi” individui con alta sensibilità e bassa resistenza, che “si scaldano
subito”; migliori prestazioni in situazione di scarsa stimolazione
Gray ritiene che le differenze tra persone in termini di sensibilità alla ricompensa o
alla punizione siano causa di comportamenti associati da impulsività e ansia.
Secondo lo stesso ansia (BIS) e impulsività (BAS) costituiscono le due dimensioni
fondamentali della personalità che danno origine agli altri tratti.
Cloinger propone un modello tridimensionale della personalità basato sul fatto che le
differenze del temperamento sono legate a differenze nel funzionamento biochimico
della persona, specie nel funzionamento dei neurotrasmettitori (sostanza chimiche che
trasmettono impulsi nervosi tra neuroni). I neurotrasmettitori studiati in relazione al
temperamento sono:
-dopamina associato al piacere e alla ricompensa; esso regola le funzioni dell’uomo
per il raggiungimento dei propri fini biologici
Secondo tale modello si evince come la personalità sia intesa come un sistema
adattivo frutto dell’interazione di fattori innati e stabili nel tempo e fattori appresi e
modificabili attraverso l’esperienza.
Le differenze tra tipi diurni e tipi notturni sono connesse a differenze nei ritmi
biologici circadiani: molti processi seguono un ciclo di 24-25 ore (secrezione
ormonale, temperatura corporea); ma per alcuni può essere più lungo (26 ore) e per
altri più breve (22 ore). Una persona con un ritmo cardiaco di 26 ore farà fatica a
svegliarsi presto di mattina, ad esempio alle 6, perché ha davanti 2 ore di nonno,
nonostante la sveglia annunci l’inizio di un nuovo giorno; una persona con ritmo
cardiaco di 22 ore non avrà problemi a svegliarsi presto perché ha completato il suo
“giorno biologico” di 22 ore, anzi, può svegliarsi anche prima. I tipi notturni
ottengono punteggi superiori nei test di intelligenza, hanno più frequenti disturbi
psicologici, utilizzano maggiormente il pensiero creativo e hanno un modo di pensare
olistico e intuitivo. I tipi diurni sono più conformisti e si adattano difficilmente ai
cambiamenti.
Dato che nel corso dell’evoluzione uomini e donne hanno dovuto affrontare problemi
diversi, essi hanno sviluppato differenti meccanismi biologici per affrontarli. La
concezione evoluzionistica delle differenze si basa su due assunti:
1.esiste solo il riflesso, uno stimolo che causa una risposta: stimolo incondizionato
(provoca naturalmente una particolare risposta, es: cibo) risposta incondizionata
(riflesso, risposta naturale a uno stimolo incondizionato, es: salivazione)
Alcuni recenti sviluppi degli studi sul condizionamento: alcuni studi si sono
interessati al condizionamento emotivo, condizionamento classico in cui la risposta
condizionata è una risposta emotiva; un aspetto interessante di questo
condizionamento sono le risposte emotive associate ai colori (rosso=evocazioni di
emozioni negative in contesti scolastici, perché associato a voci bassi). Il
condizionamento delle risposte emotive è importante per la prospettiva
dell’apprendimento sulla personalità in quanto da esso si sviluppano preferenze e
antipatie delle persone; altri studi vedono il rinforzo come permette un’azione più
probabile in futuro, ma spesso ciò che diventa probabile non è l’evoluzione, ma
alcune sue qualità (rinforzare l’impegno in un contesto può aumentare l’impegno in
un altri contesti). Alcuni studi suppongono che le persone sono più colpite da rinforzi
sociali (accettazione, sorrisi, baci, abbracci, attenzione da parte degli altri…)e
questa idea è alla base delle teorie dell’apprendimento sociale. L’auto rinforzo è un
rinforzo sociale con 2 significati:
Stili educativi parentali: tra i primi studi si distinsero gli stili educativi in funzione
delle finalità che si propongono di ottenere obbedienza, responsabilità, assistenza,
successo, indipendenza…Studi più recenti, invece, evidenziano due componenti dello
stile educativo: calore (grado di incoraggiamento), e controllo (grado di rigidità);
dalle combinazioni di tali componenti s’identificano 4 tipi di stili: 1.Autorevolezza
(calore-controllo); 2.Autoritarismo (basso calore-autocontrollo); 3.Permissività (alto
calore-basso controllo); 4.Distacco (basso calore-basso controllo). Sono stati messi a
punto strumenti di valutazione degli studi educativi parentali rispetto agli ambiti
sociale, didattico e disciplinare.
Tali studi sono comportamenti per comprendere lo sviluppo del bambino e delle sue
personalità, specie in casi in cui si presentano disturbi e problemi di comportamento.
-tipo agoncio: basata sulla cultura del potere, della norma, dei ruoli; penalizzano
l’iniziativa personale
Culture collettiviste: i fine personali sono subordinati a quelli del gruppo; c’era
attaccamento emotivo al gruppo, si favoriscono personalità caratterizzate da valori
come partecipazione, cooperazione, responsabilità e la valorizzazione degli obiettivi
comuni, orientamento allocentrico.
L’universo dei valori: essi influenzano scelte e stili di vita degli individui, essi
costituiscono la tendenza e preferire certe situazioni/comportamenti rispetto ad altri.
Secondo Rokeach i valori sono funzionali, cioè guidano la condotta umana,
indirizzano le scelte da effettuare tra le varie alternative e motivano le persone verso
scopi più desiderati. Egli distingue i valori strumentali(ambizione, creatività e
coraggio) e i valori terminali (saggezza, sicurezza del sé) e ritiene che si dispongono
per ordine di importanza; mise a punto uno strumento per misurare i valori: due liste
corrispondenti ai valori terminali e strumentali, che il soggetto deve classificare in
ordine di importanza, come principi guida della sua vita.
Schwarts ritiene che i valori siano credenze che definiscono mete o comportamenti
desiderabili e ne individua 10: potere, successo, edonismo, stimolazione,
autodirezione, universalismo, benevolenza, tradizione, conformismo, sicurezza. Il suo
strumento consta di 2 liste, la prima composta da item che descrivono i valori
potenzialmente desiderabili nella forma di sostantivi; la seconda è composta da 30
item nella forma di aggettivi. Quando il soggetto compila il test deve indicare su una
scala da -1 a 7 il grado di importanza che attribuisce ad ogni item. Di recente
Schwarts ha proposto il portait vailes questionnaire, un test che consta di 40
affermazioni che descrivono le aspirazioni, gli obiettivi e le speranze di ipotetiche
persone e di qui il soggetto deve esprimere il grado di somiglianza tra ogni persona e
se stesso.
1.poca o grande distanza dal potere: misura con cui i membri meno potenti di una
cultura accettano e si aspettano che il potere sia distribuito in modo uniforme nella
stessa cultura; poca distanza: gli individui contribuiscono ai processi decisionali;
grande distanza: individui meno potenti accettano che gli elementi di questa cultura
sono più autocritici;
Ruoli sociali e compiti di vita: è importante il ruolo che l’individuo riveste nella
società: l’esplicazione di un ruolo sociale è la condizione positiva attraverso cui
l’individuo possa sviluppare la propria personalità. Studi recenti ritengono che il
ruolo sociale e lavorativo ricoperto da una persona imprime in essa tratti o abitudini;
sono importanti le competenze di ruolo, cioè la capacità di padroneggiare le norme
che guidano l’agire comunicativo, importanti per costruire l’identità personale. Steve
propone delle teorie marxiste secondo cui la posizione sociale in cui l’individuo si
trova influenzi le caratteristiche della sua personalità; egli considera l’uomo
determinato nei rapporti sociali di produzione e la psicologia non può studiare l’uomo
al di fuori del contesto lavorativo. Anche i compiti di vita hanno potere sul
comportamento: essi definiscono gli obiettivi che ogni cultura associa per fasce di
età. Professioni, tracciando delle agende che ogni individuo è tenuto a seguire nelle
varie fasi di vita: quando uscire dalla famiglia, quando diventare indipendenti,
quando sposarsi…
Dogana identifica come “piccole fonti dell’io” quelle variabili esplorate dalla ricerca
scientifica, non sempre in ambito psicologico, che aiutano a comprendere e arricchire
gli aspetti della personalità. In queste “piccole fonti” rientrano le variabili ambientali
di tipo geofisico; la psicologia ambientale si propone di studiare l’interpretazione tra
comportamento e ambiente, quest’ultimo visto come influenza del nostro
comportamento che modifica l’ambiente (ottica interazionista: nella formazione
dell’Io vi è un processo continuo di scambio fra fattori cognitivi, disposizionali, e
comportamentali e variabili ambientali e situazionali con l’interpretazione posta
dall’individuo).
Lewin inaugura la psicologia ecologica che vede la valutazione cognitiva e affettiva
dell’ambiente, la formazione di mappe cognitive, lo stress ambientale e il
comportamento spaziale. Lewin fu il primo a mettere in evidenza l’importanza
dell’ambiente, in relazione al comportamento umano sottolineando, come lo spazio
sia determinato da situazioni di vita è decisivo all’azione e alle decisioni individuali.
La psicologia architettonica considera, invece, l’ambiente costruito: l’uomo ha
possibilità di creare contesti ambientali più adeguati al suo benessere psicofisico.
Eventi atmosferici, clima e personalità: già nel pensiero greco vi sono riferimenti
sull’influenza del clima sul temperamento. Marlieu afferma che vi sono diversità fra
persone che vivono in paesi freddi e caldi: a causa della siccità i nervi sarebbero più
suscettibili e così l’individuo tende verso l’impulsività; lo stress del calore ha una
ricaduta sulle interazioni sociali, tanto da favorire l’aggressività. Si parla di
meteoropatie, cioè quel fenomeno in cui alterazioni meteorologiche genererebbero
irritabilità, nervosismo, insonnia, debolezza, apatia…Ricerche hanno rivelato una
corrispondenza tra schizofrenia e i nascituri nei mesi freddi invernali, rimanda al fatto
che le condizioni neonatali sono più sfavorevoli per il freddo, carenze nutrizionali,
agenti infettivi. Con l’arrivo delle stagioni fredde si parla di disturbo affettivo
stagionale i cui sintomi sono: tristezza, depressione, letargia, ipersonnia, stanchezza
diurna, isolamento sociale.
La casa parla di noi per il modo con cui la personalizziamo a seconda dei nostri gusti,
dell’ordine e del disordine. Si possono distinguere 3 categorie individuali:
1.egocentrici: casa comune luogo di cura dei propri interessi, articolata in più
suddivisioni che permettono l’isolamento dei singoli membri;
3.sociocentriche: casa non vista come difesa anzi è priva di barriere protettive così
da favorire il contatto col mondo esterno. Baldini evidenzia che gli stati d’animo , gli
interessi e le attività svolte in uno spazio conferiscono ad esso valenze e significati
psicologici (l’ingresso è il tramite tra lo spazio interno e quello esterno; la cucina
simbolo dell’unità familiare; il soggiorno è utile per i rapporti interfamiliari, la
camera da letto è il centro della vita coniugale, in passato adibita a più funzioni
come lo studio, la nascita, la morte…). Pignatelli fa una distinzione fra:
-abitazioni estroverse: in esse pubblico o privato sono più a contatto (es: abitazioni in
meridione). Una variabile affettiva che merita uno studio psicologico riguardo
l’attaccamento ai ruoli e la nostalgia: sentimento di separazione e lontananza che ha
origine in una situazione di perdita dei legami fisici con un luogo verso cui si è
sviluppato un affetto fortemente positivo. La nostalgia può essere accompagnata da
depressione, ansia, insicurezza.
CAPITOLO 7: LA PROSPETTIVA COGNITIVO-SOCIALE
-Rotter: pone attenzione al ruolo delle variabili soggettive che nella regolazione del
comportamento individuale; nei processi di apprendimento non sono solo
importanti lo stimolo e la situazione in sé, ma soprattutto il significato che il
soggetto vi attribuisce. La probabilità che un comportamento sia messo in atto
(Potenziale di comportamento) dipende da due variabili soggettive:
Ciò non implica, però, una simmetria di forza delle influenze, non hanno
necessariamente la stessa forza. Gli influssi reciproci non hanno origine nello stesso
istante, non operano contemporaneamente. Il segmento persona-comportamento
identifica l’interazione tra variabili interne (aspettative, credenze, obiettivi) e il
comportamento messo in atto; da un lato vi è la persona che pensa su come
comportarsi, dall’altro le conseguenze e i risultati del comportamento che modificano
le modalità di pensiero. La reciproca interazione tra fattore ambientale e variabili
interne (segmento P. e A.) implica che le aspettative, le credenze e le autopercezioni
si sviluppino e si modifichino in relazione all’ambiente fisico e sociale, che propone
modelli sociali e culturali. Le persone evocano reazioni differenti in base alle proprie
caratteristiche fisiche (età, razza, genere, …). Il segmento comportamento-ambiente
rappresenta l’influenza reciproca tra gli elementi ambientali e la condotta della
persona; l’ambiente pone “confini” entro cui può aver luogo un determinato
comportamento. Tale teoria si basa su concatenazione di causa ed effetti, ma questi
non sono del tutto prevedibili, anzi, eventi fortuiti influenzano la vita delle persone. Il
caso favorisce le persone intraprendenti, proattive, curiose, persone che, secondo
Badura sono pronte a cogliere le potenzialità del caso. Nella teoria cognitivo-sociale
emerge il concetto di agentività umana: le persone non sono solo guidate da
disposizioni interne o da variabili ambientali, ma esse stesse, attraverso le capacità
di pensiero, contribuiscono a guidare il proprio comportamento. Le persone hanno
ruolo attivo nel proprio sviluppo e contribuiscono allo sviluppo delle proprie
capacità in quanto agenti causali (hanno capacità di autodeterminazione).
3)capacità di previsione: permette di anticipare eventi futuri; nel momento in cui gli
eventi futuri vengono rappresentati cognitivamente, questi diventano fonte di
autoregolazione e di motivazione (es: rappresentarsi un esame orale spinge a
studiare). Tale capacità si sviluppa grazie all’esperienza diretta delle conseguenze del
proprio comportamento e grazie alle esperienze vicarie (osservazione di determinati
modelli); si traduce in azione grazie al meccanismo di autoregolazione
L’autoefficacia percepita: svolge un ruolo importante nel sistema del sé; dato che le
persone possiedono la capacità di previsione, sviluppano delle aspettative circa le
conseguenze di eventi futuri. Le aspettative più importanti per il funzionamento della
personalità riguardano se stessi, le convinzioni sulle proprie abilità di organizzare e
portare al termine con successo un’azione. Ciò che gli uomini ritengono di essere
capaci di fare regola il loro fare e le modalità con cui portano a termine l’attività
intrapresa. L’autoefficacia percepita è, quindi, una valutazione cognitiva che regola il
funzionamento del sé e influisce sull’azione attraverso quattro processi fondamentali:
3,4 sfera emotiva: le persone con alta autoefficacia riescono a tenere sotto controllo
l’ansia e lo stress; quelle con basso livello di autoefficacia, invece, fanno l’opposto.
Vi sono, inoltre, 4 fonti di autoefficacia:
2.esperienze vicarie: il fatto che le persone che percepiamo come simili a noi siano
state capaci di portare a termine in modo positivo un compito motivo noi stessi.
L’autoefficacia non va confusa con l’autostima (ha senso globale che ogni individuo
attribuisce al proprio valore; caratteristica generale a tutti i settori), in quanto è
circoscritta a determinati compiti e obiettivi, è un giudizio riguardo ciò che si sa fare.
2.la scena finale del filmino dei rinforzi positivi è stata omessa
Dopo la visione dei 3 filmati il bambino veniva portato in una stanza di osservazione
con dei giochi, tra cui una bambola gonfiata. Il numero di azioni fatte dal bambino è
stato considerato come indice di misura dell’osservazione spontanea. In seguito al
bambino veniva dato un incentivo. I risultati: alcuni bambini hanno riprodotto
correttamente atti delle 3 condizioni quando hanno ricevuto l’incentivo per farlo
(misura di acquisizione); in questo caso il rinforzo e la punizione per il modello non
hanno impatto. Nell’esecuzione spontanea, la conseguenza per il modello ha
influenzato ciò che gli osservatori hanno fatto spontaneamente: l’effetto della
punizione era più grande rispetto al premio. Il rinforzo che la persona ha acquisito
con l’osservazione, ma non sull’acquisizione del comportamento. L’effetto del
rinforzo vicario coinvolge lo sviluppo delle aspettative di risultato (modello mentale
contenente comunicazioni relative alle associazioni tra azioni-rinforzi, alle
conseguenze del comportamento). Per Bandura sono molto importanti tali aspettative
perché influiscono sulle azioni messe in atto dalle persone; i rinforzi danno
informazioni sui risultati, portano alla formulazione di aspettative e forniscono il
potenziale per futuri stati motivazionali attraverso l’anticipazione di aspettative e
forniscono il potenziale per futuri stati motivazionali attraverso l’anticipazione della
loro ricorrenza nel futuro. I rinforzi ci aiutano a formulare aspettative su quali azioni
siano efficaci in quali contesti.
Bandura ritiene che il processo di modellamento sia alla base del processo di
acquisizione e sviluppo delle qualità psicologiche. Nell’apprendimento per
osservazione è importante la sfera “sociale”: il bambino acquisisce e sviluppa abilità
e aspettative sulle proprie capacità con l’osservazione di altre persone (es: genitori);
ma non si deve pensare al modellamento come mobilità di apprendimento automatica
in cui il bambino sia obbligato a seguire l’esempio altrui; le persone sono esposte a
modelli comportamentali (nonni, zii, insegnanti, amici…) e nel tempo sviluppano la
capacità di scegliere i propri modelli.
La terapia e il cambiamento: una terapia basata solo sul verbale non è sufficiente per
il cambiamento; è necessario che la persona sperimenti situazioni di apprendimento
in cui è coinvolta, secondo modalità diverse. La terapia si avvale del modellamento
partecipante, tecnica attraverso cui la persona è supportata e aiutata a mettere in
pratica i comportamenti modellati. La persona può produrre il comportamento in
maniera manifesta (azione) o coperta (mentalmente). Tale tecnica si è rivelata utile in
quanto l’esperienza diretta di comportamenti con esito positivo produce
miglioramento della prestazione e un incremento del livello di autoefficacia. Il
modellamento può essere utilizzato per fornire competenze e abilità mancanti o
carenti. Molti studi concordano che tale tecnica è un mezzo per modificare il
comportamento e tale cambiamento perdura nel tempo e si generalizza in altre
situazioni. Bandura sostiene che alla base del cambiamento nel comportamento c’è
sempre un aumento del senso di efficacia.
La prospettiva cognitiva pone l’attenzione sui processi, per lo più consapevoli, con
cui la mente analizza gli stimoli e attribuisce loro un significato; con cui la mente
rappresenta il mondo che la circonda; con cui elabora scopi, aspettative e con cui
prende decisioni. Kelly fu uno dei primi a delineare una teoria focalizzata sulla
totalità dell’individuo in ambito di uno studio cognitivo sulla personalità,
focalizzando l’attenzione sui processi di interpretazione della realtà. Kelly con la sua
psicologia dei costrutti personali si discosta dalla dicotomia mente-corpo e da quella
aspetti consapevoli-modalità profonde di personalità; pone le basi di un approccio
focalizzato sulle dimensioni mentali e rappresentazioni che mediano il rapporto
individuo-ambiente. Secondo Kelly il modo migliore per capire la personalità è
considerare le persone come degli scienziati, che sviluppano teoria sulla realtà per
prevedere e capire gli eventi. Le persone generano una serie di rappresentazioni
mentali, utilizzate poi per dar senso alla realtà; conoscono il mondo indirettamente
attraverso gli schemi cognitivi. Anche altri autori si sono interessati al rapporto tra
processi cognitivi e personalità, indagando soprattutto la percezione. Tra la fine della
2° guerra mondiale e gli inizi degli anni 50’ si sviluppò il movimento del “New look
on perception”, il quale indagava sulla percezione come processo legato ai bisogni,
motivazioni e aspettative del soggetto che percepisce; si tratta di un nuovo modo di
studiare la personalità in riferimento alle differenze individuali nell’organizzazione
percettiva degli stimoli ambientali, utilizzando il costrutto cognitivista. Esponenti più
importanti del movimento sono:
Schema: struttura mentale in cui vengono organizzati i dati dell’ambiente che hanno
qualità simili, guida l’uomo nel dare senso alle esperienze (i dati sono categorizzati).
Una volta che gli schemi sono stati sviluppati, vengono usati per riconoscere nuove
esperienze. Un altro costrutto importante per processi cognitivi in relazione alla
personalità è quello dell’
attribuzione: ciò che gli individui fanno spontaneamente quando danno un giudizio
rispetto alla causa di un evento; riguarda lo stabilire se l’evento sia stato
intenzionale o accidentale. Aspetto importante di questo costrutto è l’interpretazione
che le persone danno ai propri risultati positivi e negativi. I successi e i fallimenti
possono avere diverse cause, ma la ricerca è concentrata su: abilità, sforzo, difficoltà
del compito e i fattori sono legati alla fortuna/al caso. Weiner ha chiarito che queste
cause possono essere poste in un “locus di casualità”: -causa interna, parte di te
(abilità e sforzo) o-causa esterna, fuori di te (cambiamento, difficoltà del compito,
potere degli altri). Le cause variano in base alla stabilità: alcune sono abbastanza
stabili (abilità), altre variano (sforzo). Generalmente le persone tendono a valutare i
propri successi come se avessero cause interne stabili; i fallimento sono visti come
causati da fattori instabili.
Per Kelly ogni uomo ha un punto di vista diverso riguardo al mondo che lo circonda
perché lo costruisce attraverso le sue rappresentazioni degli eventi (costrutti mentali:
schemi che l’individuo crea per conoscere o dare significato agli eventi della realtà);
infatti, dinanzi ad una situazione gli individui reagiscono e rispondono in modo
differente a causa dei propri costrutti mentali. I costrutti aiutano a prevedere
l’andamento delle situazioni in cui l’individuo è coinvolto (Supererò l’esame?
Riuscirò ad arrivare a fine mese?). La personalità è il frutto del sistema di costrutti
che caratterizza l’individuo nel corso della vita; cioè il modo in cui la persona
percepisce e attribuisce significato alla realtà.
Kelly paragona l’uomo ad uno scienziato: elabora ipotesi su cui fondare una propria
condotta e la sottopone a verifica. I costrutti dell’uomo sono modificabili nel
momento in cui ci si rende conto ch’essi non sono adattivi per le situazioni in cui ci si
trova (processi di ipotesi e confutazione). È importante avere un atteggiamento di
apertura affinché si possano rimpiazzare meglio i costrutti: si parla di alternativismo
costruttivo (principio secondo cui l’uomo, portato a interpretare la realtà, facendo
ipotesi che sottopone a verifica per accertarne l’efficacia, può re-interpretare gli
eventi utilizzando alternative maggiormente in grado di spiegarli e anticiparli).
Comunque, vi sono uomini che rimangono fissi sulle loro convinzioni, ne diventano
schiavi; la loro vita è dominata da norme e regolamenti.
2.corollario dell’individualità “Le persone differiscono tra loro nel modo in cui si
costruiscono gli eventi”; le persone hanno modi diversi di rappresentare la realtà e
uno stesso evento.
6.corollario del campo: “Un costrutto è utilizzabile per prevedere soltanto un numero
finito di eventi”; un costrutto non può essere applicato a tutti gli ambiti, ma ognuno di
essi ha un proprio campo di pertinenza.
11.corollario della socialità: “Una persona può avere un ruolo in un processo sociale
che coinvolge un’altra persona nella misura in cui costruisce i processi di
costruzione di un’altra”: l’interazione è possibile se vi è una comprensione reciproca,
una condivisione dei costrutti (comprendere i costrutti dell’altro). L’intervento
terapeutico si fonda su questo corollario: esso è valido se il terapeuta è in grado di
mettersi nei panni del paziente e dei suoi costrutti e di accettare il modo di vedere le
cose.
Per formare un costrutto sono necessari almeno 3 elementi: es: mamma è gentile; per
affermare ciò è necessario che:
-un’altra persona sia gentile o due persone non gentili (due percepiti simili)
I due elementi simili sono: polo di somiglianza (modo in cui due elementi che
contribuiranno a formare un costrutto sono simili);
L’elemento diverso è che il polo di contrasto (modo in cui i due elementi simili si
contrappongono a un terzo diverso).
È possibile che uno dei due poli non venga considerato e ciò viene definito polo
sommerso. I costrutti sono personali, non è sempre facile comprenderli in toto in
quanto ciò che per uno è buono/gentile per l’altro può non esserlo; Kelly specifica
alcuni aspetti formali dei costrutti:
-nel sistema dei costrutti troviamo un costrutto nucleare (fonda l’identità individuale)
e un costrutto periferico (più marginali nella struttura della personalità, possono
essere alterati senza gravi conseguenze per la struttura nucleare)
Secondo Kelly gli individui elaborano le rappresentazioni del mondo mentre gli
eventi sono in continua trasformazione (alcune risposte adeguate in un certo
momento della vita possono non esserlo in un altro). la possibilità che vi siano
cambiamenti nel sistema dei propri schemi può comportare difficoltà per l’individuo;
4 importanti sono:
Kelly afferma che tra bambini e adulti non vi sia grande differenza in termini di
dipendenza: entrambi dipendono da una complessa struttura sociale per il cibo,
sicurezza, salute. I bambini per il loro sostentamento dipendono da certe persone. Per
Kelly lo sviluppo è un processo cognitivo complesso tra individuo e ambiente: tale
sviluppo è sano se ciò che emerge è un sistema di costrutti flessibile con cui
l’individuo si apre a nuove esperienze. Lo sviluppo riguarda l’intero arco di vita.
Il ruolo della terapia: per Kelly la teoria psicologica deve essere utile ad aiutare le
persone a migliorare se stesse; la persona vivrebbe un senso di disadattamento
quando non funziona bene il sistema dei costrutti. La teoria dei costrutti personali
nasce per a terapia clinica, ma poi viene applicata anche allo studio della personalità.
La psicopatologia riguarderebbe i tentativi falliti nel padroneggiare la paura, la
minaccia, la colpa e l’ansia. Kelly non ritiene opportuno utilizzare termini psicologici
per descrivere le patologie, ma si serve di termini psicoanalitici che prendono spunto
dalla medicina e dalla psichiatria, seppur ritenendo che un termine non può
racchiudere tutta la patologia dell’individuo. Secondo Kelly le problematiche si
muovono lungo 3 dimensioni, riguardanti gli aspetti strutturali del sistema dei
costrutti (non del loro contenuto):
2.Disadattamento che riguarda la modalità di utilizzo dei costrutti nel fare previsioni.
Riguarda il restringimento (una costruzione troppo stretta implica rigidità, poche
alternative, schemi ripetitivi per leggere la realtà…è legato a personalità compulsive),
o l’allentamento (costruzioni troppo lasse implicano modalità generiche, alternative,
poco comprensibili per la lettura della realtà…caratterizza personalità caotiche, poco
comprensibili per la lettura della realtà…caratterizza personalità psicotiche e
schizofreniche). Una buona situazione di adattamento altera dinamicamente
costruzioni lasse e strette.
L’intervento clinico è utile al paziente per vedere la realtà in una prospettiva diversa,
per aprire nuove porte da esplorare così da ricostruire la realtà in una prospettiva
diversa, per aprire nuove porte da esplorare così da ricostruire la realtà. La terapia
mira al cambiamento e una strategia adottata per tale obiettivo è il ciclo della
creatività (modalità di costruzione degli eventi in cui si alterano cicli di costrutti
allentati con costrutti stretti; il fine è quello di migliorare la comprensione degli
eventi). Il ciclo comprende delle fasi: 1)Dilatazione del sistema di costrutti: si
considerano più eventi, si producono nuove idee, si fanno più associazioni, c’è
flessibilità nell’organizzazione degli stimoli ambientali in terapia (far rilassare il
paziente, farlo parlare di sé anche con i sogni, dar libero spazio alle associazioni).
2)Fase del restringimento: riporta il paziente entro i confini, farlo focalizzare sui
dettagli, riportarlo a situazioni più definite.
-il “Role playing”, la terapia del ruolo stabilito: il paziente è invitato ad assumere
un’identità diversa, immedesimandosi in uno specifico personaggio, provando ad
abbandonare i vecchi costrutti e assumendo quelli del nuovo modello. Questa
strategia comprende diversi momenti: si conosce il paziente, si raccoglie una sua
autocaratterizzazione (bozzetto del carattere della persona che questa realizza
parlando di sé in 3° persona); successivamente il terapeuta formula un profilo di
personalità che il paziente deve interpretare, recitare per un paio di settimane; lo
scopo è quello di permettere al paziente di mettersi nei panni di un’altra persona,
“prescrivendo” modalità comportamentali che non corrispondono col suo modo
abituale di percepirsi”. La finzione permette al paziente l’avvicinamento a qualcosa
di nuovo; nell’ultima seduta il terapeuta lo ascolta, dando al paziente la possibilità di
discutere su come proseguire: l’obiettivo è quello di far prospettare al paziente nuove
modalità di affrontare gli eventi che portino a una migliore ristrutturazione della
realtà. È certo che il terapeuta non fornisce risposte certe e assolute, ma aiuta a
formulare nuove domande, funge da supervisore in un progetto proprio del paziente.
Il terapeuta segue e comprende il paziente aiutando “l’approccio credulo” (implica,
specie in fase iniziale, l’accettazione; ciò non significa essere d’accordo con lui, ma
mettersi dalla sua parte per capire la sua visione del mondo. Un’altra qualità che il
terapeuta deve avere è la creatività fornendo al paziente strumenti per elaborare nuovi
costrutti, restando aperto a molte possibilità che si possono prospettare per lui; deve
mostrare audacia in quanto nel progetto può imbattersi in aspetti di cui non ha buona
padronanza. Aspetto fondamentale nella relazione terapeutica è che il terapeuta è da
considerarsi una persona (non un superuomo) che si imbatte nella stessa esperienza
del paziente, con cui condivide cambiamento, errori, scoperta e miglioramento.
Nonostante nella terapia dei costrutti personali l’attenzione è focalizzata sul singolo
individuo, essa può riguardare anche il gruppo: una tecnica terapeutica di gruppo si
basa sulla transizione interpersonale (esperienza di gruppo in cui si condivide la
costruzione dei costrutti di altri); tale tecnica è utilizzata per diversi tipi di soggetti,
specie per gruppi di acquisti o di preparazione alla morte. Interessanti sono le ricerche
di Fransella con soggetti balbuzienti: secondo il ricercatore il balbuziente ha
sviluppato un sottoinsieme di costrutti relativo al sé balbuziente nelle interazioni con
gli altri che permette di prevedere come tale interazione procederà (non sarà
sgridato, non sarà interrotto…);ma non ha un sottoinsieme abbastanza funzionale
relativo al sé come persona che parla con facilità e di persona in cui gli altri pongono
attenzione a ciò che dice, piuttosto a come lo dice. Scopo per diminuire le balbuzie è
utilizzare strategie che portino il soggetto a costruire se stesso come uno che parla
con facilità.
Epting e Amerijaner hanno stabilito la terapia del ruolo variabile (modifica della
terapia del ruolo stabilito) in cui il cliente deve costruire un ruolo in base alle
difficoltà che vive; si prevedono 4/5 ruoli e il soggetto deve impiegare uno di questi
in base al problema che deve affrontare. La prospettiva dei costrutti si applica anche
nella terapia familiare: si assiste a un’interazione di sollecitazioni sociali con
l’approccio sistemico-relazionale, che considera i processi mentali individuali; il
risultato è il Family Construct Approach in cui si considera l’interdipendenza che il
sistema costruttivo di un individuo mantiene con gli altri membri del sistema
familiare. Si parla di Costrutti familiari, l’insieme di significati condivisi dai
componenti della famiglia in base ai quali si struttura il modello di interazione
familiare. Per intervenire efficacemente su una famiglia con problemi è necessario
cambiare il modo in cui interagiscono. Un’altra tecnica utilizzata in ambito familiare
è l’autocaratterizzazione, specie nell’intervento con genitori di bambini con disturbi
di attenzione e iperattività, in un progetto parent training: uno degli obiettivi è
analizzare quali sono i temi ricorrenti da parte di questi genitori che partecipano a un
gruppo di parent training, quindi accedere alla loro visione del mondo e valutare se e
come le loro idee si modifichino durante il percorso. In ambito della prospettiva
cognitiva si ricordano la terapia razionale emotiva comportamentale di Ellis e la
terapia cognitiva di Beck: tali approcci sottolineano il ruolo di pensieri nelle forme di
disadattamento; la sofferenza psichica si lega a errate convinzioni su sé e sulla realtà.
Beck parla di distorsioni cognitive, mentre Ellis individua la patologia nelle idee
irrazionali; il soggetto che esprime valori disfunzionali trasforma i desideri in bisogni
assoluti; l’obiettivo terapeutico è di aiutare il paziente a pensare in modo più
realistico. Negli ultimi ani si è sviluppata una nuova teoria, la Mind fulness, che serve
ad allenare la mente a stare concentrata su ciò che avviene nel presente; ha lo scopo
di insegnare alle persone a lavorare sui pensieri fonte di disagio e sofferenze, spesso
attinenti al passato o al futuro, riconoscendoli come tali e abbandonarli. La teoria di
Kelly ha trovato applicazione anche in ambito educativo ed evolutivo. Alcuni
ricercatori indagano l’evoluzione della complessità nel sistema di costrutti in
relazione all’età; studiano la tendenza del bambino ad ampliare il numero di costrutti
e a costruire un sistema in cui tali costrutti vengono organizzati gerarchicamente. Con
lo sviluppo si passa da costrutti concreti a costrutti sempre più astratti. Bieri teorizzò
il concetto di complessità cognitiva, che indica le caratteristiche di un sistema
cognitivo con un ampio numero di costrutti non sovrapponibili, che ha maggiore
capacità di cogliere differenze e sfumature riguardo cose e persone; nel contesto
parentale si evince che i bambini con elevata complessità cognitiva hanno genitori
che garantiscono autonomia e sono meno autoritari.
Nella metà degli anni 80’ è emerso un nuovo punto di vista che influenza il modo con
cui pensiamo alla personalità; tale punto di vista è chiarito in diversi modi:
Vi sono stati, infine, degli sviluppi della prospettiva riguardo la tematica degli stili
cognitivi. Lo stile cognitivo è la modalità tipica che un individuo ha di elaborare le
informazioni dell’ambiente, ossia la modalità preferita di pensare di una persona.
Rimanda alle differenze individuali sia nel funzionamento cognitivo, ma anche negli
atteggiamenti, nei modi di rapportarsi agli altri e di reagire a situazioni inconsuete.
Vari studi si sono concentrati sulla differenza tra:
Alcuni autori hanno approfondito gli stili centrati sull’attività cognitiva (ad es.
analitico-globale, livellatore-accentuatore, verbale-visivo). Altre ricerche si sono
concentrate, invece, sugli stili centrati sulla personalità. A tal proposito ricordiamo
due studi:
-Teorie di tipo olistico approccio metodologico basato sul principio che ogni
organismo vivente non può essere spiegato attraverso la somma della parti che lo
compongono, ma va considerato come totalità. Condivide con la psicologia
umanistica la visione dell’uomo come sistema, come unione di corpo e mente.
Rogers creò un approccio centrato sulla persona; egli ritiene che la natura umana sia
benevola, che abbia una forza innata positiva che assicura la crescita, lo sviluppo, la
vita (l’autore la chiama tendenza attualizzante). Tale tendenza dirige l’uomo nella
libertà di sviluppare le proprie possibilità, assicurando condizioni che permettono il
suo sviluppo anche in vista di un percorso diretto all’autogoverno e
all’autoregolazione- Visione ottimistica della natura umana-.La tendenza attualizzante
permette che le persone vivano il processo organismico di valutazione, un'esperienza
interiore che le guida nella direzione della crescita e della salute, una guida interna
non consapevole che richiama le persone verso le esperienze che producono la
crescita e le allontana da quelle che invece la inibiscono. I soggetti che seguono il
processo organismico di valutazione vengono definiti pienamente funzionanti.
Tramite questo processo la persona sceglie quelle esperienze che salvaguardano,
migliorano e contribuiscono allo sviluppo dell'organismo e rifiuta quelle che non
servono a tale scopo. Le persone pienamente funzionanti risultano avere le seguenti
caratteristiche:
- Sé ideale: costruito in base alle caratteristiche a cui la persona aspira ( ciò che
vorrebbe essere);
- Sé reale: comprende la tendenza attualizzante.
questi possono entrare in conflitto e in quel momento la persona vive l’esperienza
dell’incongruenza. Il sé nella sua formazione ed evoluzione segue la legge della
congruenza, ossia mira costantemente a ricercare la coerenza tra le proprie
autopercezioni e fra queste e la realtà esterna. Quando il sé è congruente con
l'esperienza l'individuo è pienamente funzionante, in sintonia con se stesso. Quando,
invece, le persone non utilizzano il processo organismico di valutazione, esse
sperimentano l'incongruenza, sentimenti come ansia e disadattamento.
Lo sviluppo del sé: Partendo dal presupposto che per Rogers è la percezione
dell'ambiente che costituisce l'ambiente, egli delinea le fasi di sviluppo del sé. Il
bambino comincia ad avere coscienza del sé quando per la prima volta vive
consapevolmente la sensazione di avere il controllo di qualche aspetto del proprio
mondo esperienziale. Si costituiscono le percezioni relative a se stessi. Al processo di
sviluppo del sé concorrono sia elementi interni (es. il bambino valuta le esperienze)
che esterni al bambino (es. la mamma valuta i comportamenti del bambino). Via via
che si va formandosi la consapevolezza di sé, il bambino sente sempre più il bisogno
di una considerazione positiva, cioè il desiderio di essere accettato e amato dalle
persone per lui significative nel suo ambiente di vita. Una delle prime esperienze che
il bambino fa riguardo al sé è l'esperienza di essere amato dai suoi genitori. Questo
bisogno caratterizza tutti gli esseri umani, ma nel bambino viene vissuto in maniera
fondamentale. Se il bambino, osservando i comportamenti delle sue figure di
riferimento, si sente amato e apprezzato, vede che l'accettazione e l'amore da parte
loro è totale, a prescindere da come lui si comporta, allora, la considerazione positiva
sarà incondizionata. Un bambino che fa esperienza unicamente di considerazioni
positive incondizionate, avrà una considerazione di sé incondizionata Succede
spesso, però, che la considerazione positiva degli adulti significativi per il bambino
sia limitata a determinate condizioni. Quando il bambino sente di essere amato e
accettato solo se si adegua a determinate richieste o esigenze, allora la sua
considerazione positiva sarà condizionata. I requisiti stabiliti dalle figure di
riferimento per ottenere la considerazione positiva vengono definiti condizioni di
valore, termini entro i quali il bambino viene ritenuto degno di considerazione
positiva. Le relazioni improntate sulle condizioni di valore possono minacciare il sé
che si sta formando. Nel caso in cui il bambino sperimenti coi genitori una
condizione positiva condizionata, egli tenderà a comportarsi trascurando la sua vera
natura per non perdere il rispetto e l'amore da parte dei genitori. Nel momento in cui
le sue esperienze sono in contrasto con le condizioni di valore, il bambino percepirà
un'incongruenza tra il sé e l'esperienza. Utilizzerà allora meccanismi di difesa, ma
non si sentirà più se stesso, farà fatica a riconoscersi, vivrà uno stato di non
autenticità. Per Rogers questa è l'alienazione principale per l’uomo.
Quando l'incongruenza fra sé e esperienza è talmente forte da non far riuscire i
meccanismi di difesa nel loro intento, la persona va incontro a uno stato psicologico
di disorganizzazione. È qui che serve la relazione terapeutica, per attivare un processo
di riappropriazione da parte del soggetto della sua direzione organismica, che viene
definito come processo di reintegrazione della personalità.
Il ruolo della terapia: L'individuo che si accinge ad iniziare un percorso terapeutico
sta vivendo un'incongruenza molto forte tra sé e esperienza e si sente disorganizzato.
L'esperienza terapeutica serve per far vivere all'individuo una relazione in cui il sé
riprenda autenticità e si riappropri della direzione organismica. Nel corso delle varie
opere, Rogers presenta lo sviluppo delle riflessioni sulla terapia, che si articolano
in questo modo:
Terapia non direttiva: il paziente ha un ruolo attivo nella soluzione dei suoi problemi,
mentre il terapeuta non indirizza verso un percorso definito dalla sua teoria di
riferimento e non dirige il paziente intervenendo col suo punto di vista. Nel paziente,
in quanto persona, va rispettata la spinta all'autonomia e all'indipendenza e il
terapeuta deve tenere conto di questo e vivere la relazione con lui come un'esperienza
fra due persone in fase di crescita e cambiamento. Ogni individuo è unico, perciò il
terapeuta si trova ogni volta ad affrontare un problema nuovo. La non direttività è un
elemento importante per garantire un setting nel quale il terapeuta accetta il vissuto
del paziente senza interferire, interpretare o giudicare; atteggiamento distaccato. Il
terapeuta deve inizialmente usare una modalità di ascolto passivo, con modalità
comunicative di accoglimento e attenzione, che indichino interesse, per incoraggiare
l'emergere dei vissuti del paziente; in un momento successivo il terapeuta deve
utilizzare la tecnica dello specchio, riflettendogli e rimandandogli il suo messaggio
senza emettere giudizi personali. Con questa modalità il paziente si sentirà accolto e
accettato;
Terapia centrata sul cliente: viene abbandonato il termine paziente, sostituito da
quello di cliente. Acquistano importanza le disposizioni del terapeuta nel
determinare un clima favorevole nel quale il paziente possa attuare un processo di
modificazione costruttiva della personalità. Il terapeuta ha un ruolo attivo nel
comprendere il Sé del suo cliente, il suo campo fenomenologico. Rogers sottolinea
che la modificazione psicoterapeutica può essere prodotta più dalle caratteristiche
disposizionali del terapeuta, piuttosto che dalle tecniche che egli utilizza. Fra queste,
l'atteggiamento empatico è l'aspetto più importante per creare un clima terapeutico
funzionale a un rapporto in cui il cliente si senta accettato nei suoi vissuti in maniera
incondizionata. Il cliente intraprende un percorso evolutivo graduale, passando da
una struttura rigida del Sé a uno stato di flessibilità;
Approccio centrato sulla persona: si basa sull'idea che le persone abbiano in se stesse
le risorse per autocomprendersi e per modificare il loro modo d’essere. Queste risorse
possono emergere in un clima definito da atteggiamenti psicologici facilitanti.
Perché ci sia un clima che favorisca la crescita, devono esserci tre condizioni: