Sei sulla pagina 1di 11

LO SCOPPIO DELLA RIVOLTA IN ITALIA

 La politica di Carlo Alberto

Salito al trono nel 1831, Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1831


– 1849) al tempo dei moti del 1821 aveva mostrato la sua
inclinazione per le idee liberali concedendo una costituzione,
subito erogata da Carlo Felice*. Divenuto re, non aveva esitato a
reprimere duramente ogni moto liberale oltre ad accettare una
forte ingerenza del clero nella vita politica piemontese.

Questo non gli impedì tuttavia di mettere in atto una seria di


efficaci riforme ispirategli dalla propria educazione illuministica,
che temperò la sua politica assolutistica. Diminuì l’asprezza delle
pene detentive e abolì alcune forme di tortura, revisionò il
sistema tributario e doganale, soppresse i diritti feudali,
modernizzò l’esercito e concesse una seppur limitata libertà di
stampa. In campo scolastico, fondò scuole di formazione
professionale, istituti serali e femminili; favorì lo sviluppò
economico sostenendo l’agricoltura e i commerci. Consapevole
dell’importanza delle nuove vie di comunicazione, fece 
progettare una rete ferroviaria che doveva collegare l’Italia Carlo Alberto di Savoia, il re "Tentenna"
Settentrionale con la Svizzera.

Nell’attuare il proprio programma moderato, Carlo Alberto si avvalse della collaborazione di


intellettuali come Cesare Baldo, Massimo d’Azeglio e Vincenzo Gioberti. Dopo che nel 1846 il
governo asburgico aveva tentato di danneggiare l’economia piemontese introducendo una serie di
dazi doganali, Carlo Alberto cominciò a manifestare un’aperta avversione nei riguardi dell’impero
austriaco.

Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna e principe del Piemonte dal 1831 al 1849, veniva
soprannominato con il re “Tentenna” a causa del suo atteggiamento irresoluto e timoroso nei
confronti delle idee liberali e dei moti risorgimentali

 Papa Pio IX e le speranza dei neoguelfi 

Lo stato italiano più retrogrado era quello pontificio retto dal 1831 al
1846 da Papa Gregorio XVI. Dal punto di vista politico era un rigido
conservatore, avverso al liberalismo cattolico da lui condannato in
due encicliche (enciclica=è una lettera circolare con cui il papa
rende noto il suo pensiero su particolari argomenti riguardanti la
dottrina e l’organizzazione della Chiesa).

*cercare encicliche*

Mirari Vos
Libro di Papa Gregorio XVI

L'enciclica Mirari Vos è stata pubblicata da papa Gregorio XVI il 15 agosto 1832.
Con tale enciclica venivano condannati tutti i principi del liberalismo religioso e Papa Gregorio XVI
politico
***

*https://www.radiospada.org/2012/07/attualita-di-gregorio-xvi/ *

i moti liberali in Romagna e nelle Marche vennero repressi con con condanne ed esecuzioni degli
insorti. ciò inasprì il risentimento della maggior parte della popolazione, già esasperata dalla
corruzione della pubblica amministrazione e dal duro regime poliziesco introdotto dal governo
papale.

le cose cambiarono nel giugno 1846 con l’elezione al soglio pontificio di Pio IX (1846 -1878

il nuovo papa Pio IX nel 1848 avviò alcune riforme liberali, suscitando l’entusiasmo dei moderati
di tutta Italia e ponendosi a modello per gli altri sovrani della penisola: il progetto neoguelfo
sembrava realizzarsi.

tra i primi provvedimenti del nuovo pontefice ci fu:

un’amnistia generale, provvedimento adottato da un’autorità pubblica con cui si cancella un reato
e la pena corrispondente e comportava la scarcerazione delle persone detenute per quel reato e la
sospensione dei processi in corso, per i detenuti e i colpevoli di reati politici e il permesso di rientro
in patria ai fuoriusciti. tali atti provocarono un esplosione di entusiasmo che oltrepassò le intenzioni
del papa e in questi tutta Penisola iniziarono manifestazioni popolari al grido di “Viva Pio IX”.

inoltre il pontefice concesse una seppur limitata libertà di stampa e l’istituzione di una consulta di
Stato, un organo collegiale cui erano chiamati a far parte alcuni autorevoli cittadini con il compito
di proporre delle riforme.

Fu approvata l’istituzione della guardia civica, una milizia cittadina autonoma rispetto ai corpi di
polizia e all’esercito.

La guardia civica era una polizia “popolare” composta da volontari adibiti a mantenere l’ordine al
posto della polizia di mestiere.

-  Cresce la tensione nella penisola italiana

dalla primavera del 1847 i sovrani degli altri stati italiani si trovarono costretti a seguire l’esempio
del papa.

il granduca di Toscana Leopoldo II (1824 - 1859)attenuò la censura, procedette alla riforma dei
codici civile e penale e istituì la guardia civica, imitato poco dopo da Carlo Alberto di Savoia.
*(cercare Statuto del regno “in Toscana  Leopoldo II )*

Nel novembre 1847 i sovrani della Toscana e del Piemonte-Sardegna aderirono al progetto di lega
doganale promosso da papa Pio IX, che com’era accaduto in Germania con lo Zollverein (Parola
tedesca che significa “unione doganale”, cioè l’abbattimento delle barriere commerciali; identifica il
provvedimento preso dai vari governi tedeschi nel 1834 per stimolare la crescita economica),
potere avere effetti benefici per l’economia, ma anche un significato politico, quale prima passa
verso l’unificazione nazionale.

la lega non entrò mai in funzione per la resistenza degli atri stati della Penisola, in particolare del
Lombardo-Veneto e del regno delle Due Sicilie, le dee aree in cui le tensioni erano sempre più
forti.

Nel Lombardo-veneto la soffocante politica antiliberale attuata dagli austriaci aveva creato uno
stato di forte nervosismo e di insofferenza, nonostante l’opera di modernizzazione economica
avviata dal governo asburgico.
 primi moti del quarantotto italiano

Quella del 1848 fu una rivoluzione che si accese quasi simultaneamente in molti paesi europei. Gli
obiettivi che contraddistinsero non furono ovunque gli stessi: in alcuni casi si limitavano all’ottenimento
di una Costituzione di tipo liberale; in altri casi si caratterizzavano invece per una spinta in direzione di
una più larga democrazia; in altri ancora, infine, includevano non soltanto la conquista della libertà
politica per i cittadini, ma anche la liberazione della propria nazione dal dominio straniero. 

*La primavera dei popoli, conosciuta anche come rivoluzione del 1848 o moti del 1848, fu un'ondata di
moti rivoluzionari contro i regimi assolutisti, eredi dei moti del 1820-21 e del 1830-31, che sconvolsero
l'Europa, nel 1848-49*

Le prime agitazioni del 1848 scoppiarono in Sicilia, a Palermo, il 12 gennaio: dopo aspri combattimenti le
truppe borboniche vennero sconfitte dagli insorti democratici, i quali costituirono un governo provvisorio
e l’11 febbraio promulgarono una Costituzione liberale. L’esempio palermitano si propagò ben presto a
tutto il Mezzogiorno e da lì a molti altri stati italiani: nel timore che potessero scoppiare disordini
incontrollabili, anche Regno di Napoli, Granducato di Toscano e Stato della Chiesa concessero una Carta
costituzionale, sperando che tale conquista placasse gli anni dei liberali ed evitassero guai peggiori

Nel 1848 si ebbero una serie di moti rivoluzionari che cominciarono a gennaio con la rivoluzione siciliana
che portò Ferdinando II di Borbone a promulgare la costituzione (29 gennaio), seguito da analoghi
provvedimenti di Leopoldo II di Toscana (17 febbraio), Carlo Alberto re di Sardegna (statuto Albertino del 4
marzo) e di papa Pio IX (statuto del 14 marzo). Da marzo le rivolte divamparono anche nell’impero
austriaco dove Milano (le cinque giornate) e Venezia (la repubblica di San Marco) si ribellarono al potere
degli Asburgo.
I combattimenti furono particolarmente aspri a Milano, dove il comandante dell’esercito del Lombardo-
Veneto, il maresciallo austriaco Josef Radetzky, fu costretto ad abbandonare la città.
Il giorno dopo la conclusione delle cinque giornate di Milano, il 23 marzo 1848, il re di Sardegna Carlo
Alberto mosse guerra contro l’impero austriaco. Egli fu probabilmente spinto dal tentativo sia di evitare una
rivoluzione nel proprio stato, volendo apparire come un monarca liberale, sia di sfruttare quest’occasione
per ingrandire il proprio regno. Iniziò così quella che viene chiamata "prima guerra d’indipendenza".

Si usa il numero “48” a causa dell’anno  1848 , contrassegnato da


numerosissime  rivolte popolari borghesi , comunemente identificate con
“rivolte del ’48” o, più spesso, “ Primavera dei popoli “. Il 1848 non è solo
simbolo di eventi confusionari e di caos, ma soprattutto di   cambiamento .
Quando “succede un 48” accadono veramente tante cose, ma tutte insieme
portano un grande cambiamento.
I moti del 1848 in Italia
Le  rivolte del ’48  hanno portato un profondo cambiamento nell’Europa
dell’Ottocento: furono portate avanti dalla  classe media borghese  in molti dei
paesi in cui, dopo la Restaurazione, si erano reinsediate vecchie monarchie.
La prima ondata avvenne proprio in  Italia , in particolare in  Sicilia  (dove venne
istituito un governo indipendente) e nel  Regno Lombardo-Veneto , con le
celebri  Cinque Giornate di Milano , dando inizio al  Risorgimento Italiano . I
moti permisero anche la nascita delle costituzioni, lo “ statuto albertino ” del
Regno dei Savoia è rimasto poi in vigore anche nel Regno d’Italia dal 1861, e
rimase quasi invariato fino alla  Costituzione della Repubblica Italiana  del
1946.

I moti negli altri paesi europei


Le rivolte interessarono naturalmente la  Francia post-napoleonica , dove si
instaurò la  Seconda Repubblica  e anche l’ Impero Austro-Ungarico , con
sommosse che interessarono le regioni di frontiera dell’impero (come appunto il
Lombardo-Veneto) e soprattutto l’ Ungheria , dove  Lajos Kossuth  guidò una
rivolta per l’indipendenza dei magiari.
Ci fu un’insurrezione anche dei tedeschi a  Berlino , nel  Regno di Prussia , e in
alcuni stati della  Confederazione Germanica . Solo l’ Inghilterra , dove la classe
borghese godeva di grande salute, e la  Russia , dove la classe borghese era
praticamente assente, furono esenti da rivolte.

La rivoluzione siciliana del 1848 iniziò il 12 gennaio 1848. Il moto siciliano fu il primo a scoppiare in un anno
colmo di rivoluzioni e rivolte popolari, avviando quell'ondata di moti rivoluzionari che sconvolse l'Europa e che
viene definita primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana portò alla proclamazione di un "nuovo" Regno di
Sicilia[1] indipendente, che sopravvisse fino al maggio del 1849.

La Rivoluzione siciliana del 1848


A Palermo scoppia l’insurrezione capeggiata dal mazziniano
Rosolino Pilo e promossa insieme a Giuseppe La Masa.
Passata alla storia come la Rivoluzione siciliana del 1848,
portò alla proclamazione del Nuovo Regno di Sicilia e alla
formazione di un governo provvisorio. Fu recuperata la
Costituzione del 1812, incentrata sui principi della democrazia
rappresentativa e sulla centralità del Parlamento, e il 23
gennaio il Comitato generale dichiarò decaduta la monarchia
borbonica. Ma già nel settembre dello stesso anno l’esercito
borbonico riconquista Messina e, nei primi mesi del 1849,
anche Catania. Palermo capitolò il 14 maggio e con lei anche
le speranze di uno stato siciliano indipendente.
Illustrazione della rivolta di Palermo del 1848
(*aggiungere parte vedi word)

 Vengono concesse le costituzioni

la rivolta, legata anche alle tradizionali richieste autonomistiche dell’isole costrinse


Ferdinando II a concedere una costituzione, modellata su quella francese del 1814 che
entrò in vigore in tutto il regno l’11 febbraio 1848; ma la nuova carta non soddisfece i
siciliani, che riuscirono a imporre al re il ripristino della più moderna costituzione del 1812
e proclamarono l’indipendenza dell’isola (marzo-aprile 1848). nel frattempo la concessione
di Ferdinando aveva costretto gli altri sovrani a prendere misure analoghe:

- nel granducato di Toscano, Leopoldo II di Toscana, il 17 febbraio,

- nel regno di Sardegna, il 4 marzo da parte di carlo alberto che promulgò lo Statuto
Albertino

- nello stato della chiesa, Pio  IX, il 14 marzo, 

le carte costituzionali che essi promulgarono si ispiravano tutte a quella francese del
1830, di tipo liberale-censitario (con il diritto di voto assegnato soltanto ai cittadini più
abbienti(In condizioni economiche agiate)) all’inizio del 1848 buona parte dell’Italia era
divenuta “costituzionale”. le costituzioni del 1848 erano molto moderate, si presentavano
come concessioni accordate dal sovrano e contenevano molte limitazioni e restrizioni.

                        *Le costituzioni Italiane nel Quarantotto*

 LO STATUTO ALBERTINO (*CONTROLLARE ORDINE*)

Anche in Piemonte, dove nel 1831 era salito al trono Carlo Alberto, il 4 marzo 1848 promulgò una
Costituzione: lo Statuto albertino.

Lo Statuto Albertino venne emanato il 4 marzo 1848 da


Carlo Alberto di Savoia (“da qui l’appellativo “albertino”)
come costituzione del regno di Sardegna. Rimasto in
vigore nel regno di Sardegna e poi in Italia fino alla
seconda guerra mondiale.  Nel 1860 divenne la carta
fondamentale del regno d’ Italia e rimase in vigore fino
al 2 giugno 1946, anno in cui l’Italia votò il referendum
a favore della repubblica, per venire poi abrogato nel
1948, quando venne emanata l’attuale Costituzione
della Repubblica Italiana.

Lo Statuto sanciva tutte le libertà tipiche del


costituzionalismo ottocentesco, tuttavia al suo interno,
la separazione dei poteri era imperfetta: il potere legislativo spettava infatti alle Camere e al re,
che deteneva anche il potere esecutivo, esercitato per mezzo di ministri da lui nominati, e quello
giudiziario, amministrato in suo nome dai magistrati da lui designati. Si trattava di una
Costituzione flessibile, perché poteva essere modificata senza procedure speciali, con una
semplice legge ordinaria.

La Carta presentava un iniziale elenco dei diritti di libertà per i cittadini; seguiva l’organizzazione
dello stato, con un Parlamento formato da due Camere: quella dei Deputati, eletta dai cittadini, e
quella dei Senatori, nominata dal re. Il diritto di voto era regolato da una legge elettorale che
prevedeva l’esclusione di tutte le donne e anche dei maschi che non avessero un reddito elevato.
Al re lo Statuto riconosceva poteri molto ampi: egli era a capo del potere esecutivo e sceglieva i
ministri, che rispondevano del loro operato solo a lui.

La giustizia era attuata in nome del re e le leggi, fatte dal Parlamento, non entravano in vigore se il
re non le approvava. Un potere così forte spiega anche il fatto che era stato il sovrano stesso a
decidere il contenuto dello Statuto (il quale era una Costituzione concessa).

Lo Statuto breve: era una costituzione breve, non perché fosse corta (era composta da 84
articoli), ma perché si limitava a indicare principi generali in materia di libertà individuali e di
competenze degli organi costituzionali, senza specificarli in modo dettagliato.

Esso venne annunciato sin dall’8 febbraio 1848, il testo dello statuto Albertino venne realizzato
in meno di un mese e prolungato il successivo 4 marzo. Si ispirava alla carta francese del
1814 e sarebbe rimasto in vigore fino al 1946 quando L’Italia, usciva devastata dalla Seconda
Guerra Mondiale, si espresse a favore della repubblica, aprendo la strada dell’attuale
Costituzione italiana.

Lo statuto era una Costituzione ottriata, ( "octroyée" dal francese) ossia concessa per volontà
del sovrano

STATUTO ALBERTINO TESTO

1
2

1) Nel preambolo il re riafferma con chiarezza la propria sovranità, specificando la natura della
Costituzione che sta promulgando.

2)Anche se il cattolicesimo è indicato quale religione ufficiale del Regno, lo Statuto prevede che i
sudditi seguaci di altri culti possano praticarli.

3) I primi articoli si soffermano sul sistema di governo del Regno (una monarchia rappresentativa)
e sulla divisione dei poteri. I primi ventitre articoli dettavano le disposizioni relative alla Corona;

4)Glia articoli dal 24 al 32 riconoscono i diritti e doveri dei cittadini: i diritti “teoricamente” sanciti
dallo Statuto erano, oltre alla libertà religiosa , l’eguaglianza giuridica , la libertà individuale ,
inviolabilità del domicilio , libertà di stampa , diritto di proprietà privata , libertà di riunione. I cittadini
che di questi diritti godono grazie allo Stato, erano sono tenuti a contribuire al mantenimento dello
Stato stesso, attraverso il pagamento delle tasse.

 LE RIVOLUZIONI DI VENEZIA E MILANO

nel Lombardo – Veneto la tensione diventava sempre più forte. Da tempo ormai l’opera di
modernizzazione che Vienna aveva comunque promosso, soprattutto in campo economico,
non compensava più la crescente ostilità verso il dominio straniero, improntato oltretutto a
una politica antiliberale.

Il malcontento dei milanesi, ostili al dominio


austriaco, era diffuso da tempo. Nei primi giorni del
gennaio 1848, per protestare contro l’amministrazione
austriaca, i milanesi decidono di non fumare più, “
sciopero del fumo:”  dove cittadini e patrioti decisero
di astenersi al fumo per danneggiare il fisco asburgico,
che aveva introdotto una tassa sul tabacco, il
comando austriaco rispose ordinando ai soldati di
andare per strada a fumare ostentatamente sigari,
aggredire i passanti e forzarli a fumare.
:Milano sciopero del fumo
A metà marzo, le notizie che giungevano da Vienna
sulla concessione di una costituzione e sulla fuga di
Metternich fecero rompere ogni indugio nel Lombardo – Veneto.
 VENEZIA
la prima insorgere il 17 fu la popolazione di Venezia dove, La notizia che anche in Austria, a
Vienna, è scoppiata una rivolta contro il governo, spinge la popolazione a scendere in
piazza e a chiedere la liberazione di due "sovversivi" dell'epoca: il letterato Niccolò
Tommaseo e l’avvocato Daniele Manin arrestati solo un paio di mesi prima, ma il
governatore esita ad acconsentirvi: il popolo si reca allora nelle Prigioni sul Rio della Paglia
liberando i prigionieri politici e portando a spalla, in trionfo, in Piazza San Marco, l’avvocato
Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.
Pochi giorni dopo, una rivolta degli operai dell'Arsenale militare cui si unirono numerosi
marinai e ufficiali spinse il governatore austriaco ad abbandonare la città senza che ci
fossero spargimenti di sangue. Il 23 marzo Manin divenne capo del  governo provvisorio e
proclamò la Repubblica veneta ( o di San Marco), mentre in città veniva esposto il tricolore
(il tricolore verde, bianco e rosso cominciò a essere utilizzato come simbolo nazionale
italiano all’epoca della prima campagna napoleonica, negli ultimi anni del Settecento,
quando fu dapprima adottato come vessillo dei reggimenti militari italiani che affiancavano
le truppe francesi, poi come bandiere della Repubblica cispadana, una delle repubbliche
sorelle create da Napoleone in Italia) italiano.

Il marzo storico di Venezia: rinasce la Repubblica

la prima insorgere il 17 fu la popolazione di Venezia dove, La notizia che anche in Austria, a Vienna, è
scoppiata una rivolta contro il governo, spinge la popolazione a scendere in piazza e a chiedere la
liberazione di due "sovversivi" dell'epoca: il letterato Niccolò Tommaseo e l’avvocato Daniele Manin
arrestati solo un paio di mesi prima, ma il governatore esita ad acconsentirvi: il popolo si reca allora nelle
Prigioni sul Rio della Paglia liberando i prigionieri politici e portando a spalla, in trionfo, in Piazza San Marco,
l’avvocato Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.
Pochi giorni dopo, una rivolta degli operai dell'Arsenale militare cui si unirono numerosi marinai e ufficiali
spinse il governatore austriaco ad abbandonare la città senza che ci fossero spargimenti di sangue. Il 23
marzo Manin divenne capo del governo provvisorio e proclamò la Repubblica veneta ( o di San Marco),
mentre in città veniva esposto il tricolore (il tricolore verde, bianco e rosso cominciò a essere utilizzato
come simbolo nazionale italiano all’epoca della prima campagna napoleonica, negli ultimi anni del
Settecento, quando fu dapprima adottato come vessillo dei reggimenti militari italiani che affiancavano le
truppe francesi, poi come bandiere della Repubblica cispadana,una delle repubbliche sorelle create da
Napoleone in Italia) italiano.

VENEZIA

Il marzo storico di Venezia: rinasce la Repubblica

la prima insorgere il 17 fu la popolazione di Venezia dove, La notizia che anche in Austria, a Vienna, è
scoppiata una rivolta contro il governo, spinge la popolazione a scendere in piazza e a chiedere la
liberazione di due "sovversivi" dell'epoca: il letterato Niccolò Tommaseo e l’avvocato Daniele Manin
arrestati solo un paio di mesi prima, ma il governatore esita ad acconsentirvi: il popolo si reca allora nelle
Prigioni sul Rio della Paglia liberando i prigionieri politici e portando a spalla, in trionfo, in Piazza San Marco,
l’avvocato Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.
Pochi giorni dopo, una rivolta degli operai dell'Arsenale militare cui si unirono numerosi marinai e ufficiali
spinse il governatore austriaco ad abbandonare la città senza che ci fossero spargimenti di sangue. Il 23
marzo Manin divenne capo del governo provvisorio e proclamò la Repubblica veneta ( o di San Marco),
mentre in città veniva esposto il tricolore (il tricolore verde, bianco e rosso cominciò a essere utilizzato
come simbolo nazionale italiano all’epoca della prima campagna napoleonica, negli ultimi anni del
Settecento, quando fu dapprima adottato come vessillo dei reggimenti militari italiani che affiancavano le
truppe francesi, poi come bandiere della Repubblica cispadana,una delle repubbliche sorelle create da
Napoleone in Italia) italiano.

- Le cinque giornate di Milano


* https://cultura.biografieonline.it/milano-cinque-giornate/ *

Le cinque giornate di Milano rappresentano una

delle tappe per la conquista della libertà e

dell’indipendenza del popolo italiano dalle

dominazioni straniere. Si svolsero dal 18 marzo

al 22 marzo del 1848 e furono combattute dalla

popolazione milanese contro le truppe

austriache che controllavano la città di Milano.


18-22 marzo 1848: le cinque giornate di Milano

Alcuni giorni prima e più


precisamente dal 16 marzo del 1848, cominciarono a girare
insistentemente voci su moti rivoluzionari avvenuti in Francia, Austria,
Ungheria, Boemia e Croazia che avrebbero dato vita ad una concatenazione
di eventi che avrebbe portato alla Prima guerra di indipendenza. Milano era
sotto la dominazione dell’impero austo-ungarico e le truppe di stanza nella
città erano sotto il comando del maresciallo Radetzky.
Nei primi tre giorni di scontri e con vicende alterne le truppe austriache si trovarono in
difficoltà, tanto che il terzo giorno, il 20 marzo del 1848, chiesero un armistizio che fu
respinto dai rivoltosi, i quali costituirono un governo provvisorio. Il 21 marzo l’esercito
rivoluzionario conquistò tutte le caserme, gli avamposti e le zone controllate dall’ esercito
austriaco. Radetzky, di fronte ai successi dei suoi nemici, decise di ripiegare ritirandosi con il
suo esercito. La città era di fatto libera.

Il 23 marzo del 1848, dopo il termine delle Cinque giornate di Milano,  la città era ormai
in mano ad un nuovo governo, il quale decise di aprire le sue porte ai simpatizzanti che
con decisione volontaria provenivano da altre città per dare man forte ai rivoltosi
milanesi. Il re Carlo Alberto, considerata la vittoria degli insorti milanesi, si decise a
dichiarare guerra all’Impero Austro-Ungarico, proclamando ai popoli lombardi e veneti
che sarebbe sceso con il suo esercito in aiuto degli insorti. Iniziava così, proprio il 23
marzo e grazie a questo proclama, la Prima guerra di indipendenza.
 A Milano l'insurrezione iniziò il 18 marzo quando giunse la notizia della sommossa di Vienna. e si
protrò per cinque giorni, le celebri "cinque giornate milanesi". Borghesi e popolani combatterono
fianco a fianco sulle barricate contro il contingente austriaco; ma furono soprattutto gli operai e gli
artigiani a sostenere il peso degli scontri. La direzione delle operazioni fu assunta da un "consiglio di
guerra" composto prevalentemente da democratici e guidato da Carlo CattaneoAnche gli esponenti
dell'aristocrazia liberale, inizialmente favorevoli a un compromesso col potere imperiale, finirono per
appoggiare la causa degli insorti e diedero vita, il 22 marzo, a un governo provvisorio.
Il giorno stesso gli austriaci, preoccupati per l'eventualità di un intervento del Piemonte, decisero di ritirare

le truppe ai confini tra Veneto e Lombardia.

 Il Consiglio di guerra e il governo provvisorio :Il 20 marzo si fonda un consiglio di guerra per

iniziativa di Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici e Carlo Cattaneo. Esso

prende il comando effettivo delle operazioni. Il generale austriaco Radetzky invia un’offerta

di tregua che divide il Consiglio di guerra tra moderati e democratici. Si decide di

respingere la proposta di armistizio degli austriaci e si costituisce un governo provvisorio. *

Il Generale Radetzky riunì la milizia per marciare contro la sede del Governo

Provvisorio, ma presto i militari dovettero fermarsi davanti alle barricate innalzate dal

popolo in rivolta: l'intera popolazione combatteva per le vie innalzando nuove barricate,

sparando dalle finestre e dai tetti, inviando messaggi agli abitanti delle campagne per

esortarli a prendere parte alla lotta.

La sera del 22 marzo 1848, dopo sanguinosi combattimenti, la guarnigione austriaca

forte di 22.000 soldati comandata dal Maresciallo Radetzkygli viene cacciata fuori dalle

mura per ritirarsi nel "Quadrilatero" (la zona fortificata compresa fra le quattro città di

Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda), trascinando con sé numerosi

ostaggi arrestati all'inizio della sommossa.

La lotta si concluse con la conquista di Porta Tosa (poi ribattezzata Porta Vittoria) da parte dei milanesi
guidati da Luciano Manara e gli austriaci dovettero abbandonare la città.
Nel frattempo anche a Modena e a Parma insurrezioni popolari costringevano i duchi alla fuga e portavano
alla formazione di governi provvisori.

A Milano i cittadini scesero in piazza, guidati da Carlo Cattaneo.

Per cinque giorni (le cinque giornate di Milano), divamparono i


combattimenti per le strade del capoluogo lombardo; poi gli Austriaci si
ritirarono nelle quattro fortezze di Verona, Peschiera, Legna go,
Mantova (chiamate il quadrilatero), che sorgevano in un'ottima posizione
militare, al confine tra la Lombardia e il Veneto. Il popolo sulle barricate
combatteva insieme cantando: "Il canto degli italiani" e sventolava il tricolore.

A Milano si formò un governo provvisorio, e lo stesso avvenne a Parma e a


Modena. Il vero problema restava tuttavia quello di combattere l'esercito
austriaco e cacciarlo da tutto il Lombardo-Veneto. Milano e Venezia infatti non
avevano un esercito proprio, addestrato e armato. Potevano semmai raccogliere
dei volontari e aggregarli a un esercito già esistente. Ma quale sovrano sarebbe
intervenuto al loro fianco?

Potrebbero piacerti anche