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Nicola Santopuoli
Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura , “Sapienza” Università di Roma
Introduzione
La scienza moderna inizia ad occuparsi di restauro dai primi decenni dell'800, ma occorre attendere
la conferenza di Atene del 1931 perché il legame fra scienza e restauro venga riconosciuto. Infatti,
nella carta del restauro di Atene del 1931 si raccomanda la collaborazione in ogni paese dei
conservatori dei monumenti e degli architetti con i rappresentanti delle scienze fisiche, chimiche,
naturali per raggiungere risultati sicuri di sempre maggiore applicazione. Con la carta italiana del
restauro del 1932 Gustavo Giovannoni eleva il restauro a grande questione nazionale, affermando il
primato incontestabile di tale attività fatta di arte, di scienza e di tecnica. Se dovessimo indicare una
data emblematica per ricordare quando le scienze sono entrate a pieno titolo nell'ambito della
conservazione, probabilmente potremmo citare la Conferenza Internazionale per lo studio dei
metodi scientifici applicati all’esame e alla conservazione delle pitture, tenutasi a Roma dal 13 al
17 ottobre 19301. Inoltre, potremmo ricordare il 1947, anno in cui Libby introdusse il metodo di
datazione attraverso il radiocarbonio (scoperta per la quale ottenne il premio Nobel per la chimica
nel 1960). Un'altra data significativa è il 1958, anno in cui il laboratorio di Oxford promosse la
pubblicazione di un bollettino interno, che poi sarebbe diventato la rivista Archaeometry, oggi a
servizio dell'intera comunità scientifica internazionale.
Per quanto riguarda le scienze della conservazione, nell'ambito italiano, certamente il 1939, anno di
fondazione dell’Istituto centrale per il restauro, rappresenta un punto chiave nel passaggio del
restauro dal piano artistico-artigianale al piano scientifico. La storia dell’ICR è affascinante ed
istruttiva, ma in queste brevi note non possiamo parlarne: il lettore interessato può far riferimento
alle belle pagine di un'intervista fatta a Giulio Claudio Argan che, insieme a Cesare Brandi, progettò
e permise la realizzazione dell’istituto2.
1 La Conferenza, venne promossa dall’Office International des Musèe (OIM) della Società delle Nazioni. Si veda: M. Cardinali,
M. B. De Ruggieri, C. Falcucci, Diagnostica artistica – Tracce materiali per la storia dell’arte e per la conservazione, II edizione, Palombi
Editori, Roma 2007.
2 G. C. Argan, La creazione dell'Istituto centrale del restauro,; intervista a cura di M. Serio. F.lli Palombi, Ministero per i beni
Si dettagliano di seguito i metodi citati per la campagna di rilevamento del caso di esempio:
1) metodo con laser scanner 3D:
i) sistemi a tempo di volo o a differenza di fase per l’acquisizione della geometria dei
fronti nella scala architettonica;
ii) sistemi a triangolazione ottica per il rilievo degli apparati scultorei e decorazioni;
2) metodo topografico: tale metodo è impiegato per la definizione di una rete di inquadramento per
georeferenziare rispetto a un sistema di coordinate di riferimento le singole scansioni e le riprese
fotografiche;
3) metodo fotogrammetrico digitale:
i) fotogrammetria digitale;
ii) fotogrammetria digitale ad alta risoluzione (image matching).
Il metodo fotogrammetrico è utilizzato unitamente a quello topografico e con laser scanner 3D e
sarà adottato per la realizzazione di ortofotopiani (anche integrando in falsi colori informazioni
relative alla riflettenza del raggio laser) nello spettro del visibile e in falsi colori integrati di tavole
tematiche (scala di restituzione in scala 1:50 e 1:20);
4) metodo fotografico digitale: la documentazione fotografica è realizzata con fotocamere di
risoluzione adeguata, con ottiche che producano la minima deformazione possibile dell’immagine al
fine di redigere e va sottolineato come nella campagna di rilievo debbano essere posizionati
opportuni riferimenti metrici e cromatici. La documentazione dovrà interessare sia il manufatto nel
suo complesso che i singoli fronti, fino alla ripresa di aspetti particolari e dettaglio (aspetti
decorativi, materiali, lavorazioni, tracce di restauri storici, forme macroscopiche del degrado, stato
conservativo, ecc.). Il rilievo fotografico è essenziale per la realizzazione di fotopiani controllati
delle superfici architettoniche indagate. Infine, la documentazione generale e particolare deve essere
impostata secondo opportuni criteri in modo da realizzare un archivio digitale di agevole
consultazione.
5) metodi diagnostici estensivi qualitativi e puntuali quantitativi:
i) riflettografia (dal vicino UV e al vicino IR);
ii) riflettografida di tipo termografico per l’individuazione delle discontinuità strutturali
dei distacchi nel paramento (tamponamenti, tessiture murarie, ecc.) e dei confini fra zone
originali e restaurate e per la mappatura dell’umidità;
iii) spettrofotometria per il rilievo del colore e per avere informazioni sia qualitative che
quantitative sulla natura dei materiali e per il controllo delle operazioni di pulitura.
4
M.Gaiani, B.Benedetti, F.Remondino, Modelli digitali 3D in archeologia: il caso di Pompei, PISA, Edizioni della Normale, 2010,
pp. 360; M. Balzani, F. Maietti, N. Santopuoli. Innovative technologies for restoration in Pompeii. The 3D morphometric survey in via
dell'Abbondanza. In: International Conference Heritage 2008 - World Heritage and Sustainable Development. vol. II, p. 549-
559, Barcelos: Green Lines Institute for Sustainable Development, Vila Nova de Foz Coa, Portugal, 7-9 maggio 2008; M.
Balzani, M. Gaiani, N. Santopuoli, L. Seccia, Acquisizione e restituzione di dati 3D e colorimetrici: elementi architettonici e parti di
fabbrica del Colosseo, in Gli strumenti di conoscenza per il progetto di restauro, atti del seminario internazionale di studi Valmontone, 9-
11 settembre 1999, a cura di M. Docci, Roma, 2004, pp.92-98.
5
A. Aldrovandi, C. Biliotti, S. Porcinai, N. Santopuoli, L. Speranza. Il Camerino di alabastro del Castello Estense di Ferrara.
Diagnostica e studio per ipotesi ricostruttive in 3D dei rilievi di Antonio Lombardo. Opd Restauro, vol. 17, 2005.
La nuvola di punti che il rilievo 3D fornisce, adeguatamente elaborata, può diventare la base di un
Sistema Informativo Spaziale contenitore di tutte le altre indagini, analogo ad un GIS, con grande
profitto per il progetto conoscitivo e la valorizzazione del patrimonio indagato.
Nel campo del restauro l’analisi dei dati 3D (eventualmente integrati con l’intensità di riflessione
del raggio laser per ciascuno dei punti della nuvola) consente non solo di studiare lo stato attuale
delle superfici indagate (morfologia, dissesti, forme di degrado, ecc,) ma anche di procedere con
sistematici monitoraggi della superficie.
Sulla base della conoscenza preliminare delle superfici, un operatore esperto è in grado di
riconoscere, anche sfruttando opportune elaborazioni (ad esempio, mappe in falsi colori e riduzioni
dei livelli di riflettanza), situazioni poco visibili ad un esame a vista; ad esempio, fenomeni di
degrado come croste ed incrostazioni, anche in forme leggere, possono modificare in modo
avvertibile l’intensità del raggio laser riflesso, consentendone l’individuazione in fase iniziale.