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24 settembre

Due diversi approcci: quello della funzione di produzione che è il tipico approccio della teoria
microeconomica neoclassica in cui si mette in relazione l’output y con una serie di input, quindi l’output è
funzione degli input. Poi possiamo avere:

- Rendimenti crescenti: aumenti degli input otteniamo aumenti più che proporzionali degli output.
- Rendimenti decrescenti: aumentando gli input, l’output meno che proporzionalmente, cresce, ma
meno degli input, non raddoppia l’output.
- Rendimenti costanti: raddoppiano gli input e raddoppiano anche gli output.

Approccio fondi flussi, in cui ogni elemento della produzione, sia input che output, si calcola la quantità di
questi input in relazione al tempo. Il tempo diventa una variabile cruciale, si studia il profilo temporale.
Il profilo temporale è importante perché solo tenendo in considerazione il tempo si può capire
l’organizzazione della produzione del processo.
Non è sufficiente per capire quale sia il processo che porta alla creazione di quel determinato prodotto.
Bisogna specificare la sequenza di ogni operazione e il tempo che ogni operazione richiede.
Che cos’è un flusso e un fondo?
Un flusso è un input o anche un output che entra o esce nel o dal processo. La cosa importante è che o
entrano o escono. I flussi o entrano o escono da un determinato processo. Un’energia è un flusso in
entrata, ad esempio, se usata per produrre un computer. (computer può essere un flusso, nella produzione
ad esempio, asus che fa uscire computer)
I fondi, invece, partecipano a diversi processi che si svolgono nel tempo, anche negli anni. Un lavoratore
può partecipare a tanti processi produttivi. (computer può essere un fondo se deve produrre qualcosa)
Quello che si mette in luce sono i servizi che l’input da alla produzione rispetto al tempo in cui viene
utilizzato, quindi si distingue tra l’agente della produzione dei processi (input) e i servizi che questi agenti
offrono. Distinzione fondamentale perché si mette l’accento sulla dimensione temporale che è quella che
permette di analizzare l’organizzazione della produzione.
Roegen, economista che ha introdotto questa teoria fondi flussi negli anni 60-70, faceva l’esempio di una
scatola di dolciumi e una camera d’albergo. Una scatola di dolciumi è un flusso di output, perché viene
prodotta da un’impresa che produce dolci. I bambini, ad una festa, ai quali si offrono questi dolciumi, questi
ultimi in un attimo spariscono perché mangiati dai bambini. Mentre una stanza d’albergo non può essere
esaurita in un attimo o in pochi giorni, ma offre i suoi servizi per anni.
Roegen utilizza questa espressione matematica che definisce funzionale:
O(t) = G[G1(t), G2(t), ..., GI (t), F1(t), F2(t), ..., FH(t), U1(t), U2(t), ..., UK(t)]
L’output è funzione del tempo e prodotto, a sua volta, da una serie di input che sono a loro volta funzione
del tempo. Questi input si distinguono in output, out flow (scarti), dove G sono i flussi di output rispetto al
tempo; F sono i flussi di input rispetto al tempo; infine U sono i fondi utilizzati rispetto al tempo

Ci sono tutti i vari elementi della produzione: output, G, raw material che sono F, gli U i fondi.
Quando il processo è compiuto, allora un’unità del prodotto esce dal processo a tempo t, cioè quando il
processo è terminato.
Lo scarto inizia ad essere prodotto da un certo punto in poi del processo, cresce sempre di più, fino a
quando arriva al suo massimo, dopo di che si ferma la produzione di scarto perché abbiamo ottenuto il
prodotto e quindi il processo termina li.
Raw materials, materia prima, viene impiegata inizialmente, poi c’è un salto in cui viene utilizzata, immessa
nel processo, in un dato istante, una certa quantità e poi continua ad aumentare lungo il tempo t.
Dove la funzione è orizzontale vuol dire che c’è un progressivo aumento dell’utilizzo della materia prima
man mano che passa il tempo, però c’è un istante in cui la materia prima aumenta molto l’utilizzo in un
dato istante.
Ma come mai nei grafici che indicavano l’output G il quadrante è positivo mentre adesso per le materie
prime è negativo? Perché per convenzione si da segno meno agli input. Questo ci permette, quando si
moltiplicherà la quantità di input con il segno meno per il prezzo unitario degli input di avere il costo da
sottrarre direttamente al ricavo. Se si moltiplica questa unità di output per il suo prezzo, si possono
sottrarre tutti i costi di produzione e avremo il margine lordo (ricavo ad esempio è 1000 euro, i costi sono la
somma dei costi degli input utilizzati, sia flussi che fondi, e il margine lordo è la differenza tra ricavo e i
costi).
Il ricavo è ciò che l’impresa ricava vendendo il prodotto. Il profitto, invece, è la differenza tra il prezzo (il
ricavo) e il costo.
L’energia viene usata costantemente durante il processo; poi ci sono i lavoratori che invece partecipano al
processo in dati momenti con delle pause (pausa mensa, pause notturne, ecc). Per semplicità si suppone
che i lavoratori lavorino sempre alla massima intensità (Una produzione in linea, il ritmo lo detta la linea di
montaggio).
Tre momenti della produzione nell’esempio. In due momenti il telaio va alla massima velocità, poi per
qualche motivo c’è una fase produttiva per cui il telaio viene utilizzato ad una velocità che è metà, cioè
0,50. Poi c’è l’impianto che viene utilizzato costantemente durante t periodo perché lo stabilimento è lì
presente durante tutto il processo naturalmente. Anche il telaio è presente durante tutto il tempo t, però
può essere utilizzato in alcuni momenti, quindi in altri (c’è linea tratteggiata) il telaio è fermo, inutilizzato
(tempi d’ozio).

Attività e compiti elementari


Le attività consistono in differenti operazioni che richiedono uno o più compiti elementari, quindi le attività
sono un insieme di compiti elementari.
Un compito elementare è un’operazione che per definizione non ulteriormente divisibile in un’altra
operazione più semplice. Un compito elementare, ad esempio, è caricare o scaricare un camion.
L’insieme di tutti questi compiti elementari fanno un’attività (compito elementare: scaricare un camion,
trasportare con il muletto una balla di cellulosa in un reparto dove viene utilizzata, gestire macchinario
affinché questa balla venga sciolta e diventi “pasta”, cioè quella sostanza liquida da cui viene prodotta la
carta).
Esempio di una produzione che richiede quattro attività:

A1, A2, A3, A4 sono quattro attività. Queste quattro attività richiedono quattro fondi (che sono espressi con
la u, quindi u1, u2, u3, u4). Sono quattro fondi che servono a produrre un unico processo. Supponiamo che
questo processo duri quattro unità di tempo, quattro ore, c’è un lavoratore (w) che utilizza quattro fondi e
svolge quattro attività con questi quattro fondi. Ogni fondo è utilizzato per svolgere un’attività. Questa
attività durano un’ora, un’ora per ogni attività e sempre per semplicità si suppone che ogni attività richiede
un fondo, una macchina diversa. Il lavoratore è unico. Ogni attività è composta da diversi compiti
elementari e quindi si suppone che la prima attività comporti tre elementary task (et), la seconda attività
due elementary tasks, la terza attività due elementary tasks, la quarta quattro elementary task.
Ogni elementary task richiede una conoscenza produttiva che può essere sia teorica che pratica.
Nella prima attività, il lavoratore dovrà avere tre conoscenze produttive (productive knowledge pk).
Ci sono conoscenze produttive molto più complicate. Utilizzare un telaio non è banale; ancora più
complicato, ad esempio pensare ad un sarto, tagliare, cucire un abito non è banale; sono conoscenze
produttive che richiedono anche anni di apprendimento.
Abbiamo ben 11 conoscenze produttive corrispondenti ad 11 compiti elementari che vengono espletati per
svolgere quattro attività con un solo lavoratore.

ESEMPIO PRODUZIONE ARTIGIANALE

Supponiamo che la quantità richiesta da questa produzione, la domanda del prodotto aumenti
notevolmente. Cosa fa questa impresa che utilizza un solo lavoratore? Se si vuole mantenere lo stesso tipo
di organizzazione, in questo caso artigianale, bisognerà assumere nuovi lavoratori, i quali lavoreranno in
parallelo, cioè ogni lavoratore (in questo caso quattro: w1, w2, w3, w4) che producono, con le stesse
modalità, conoscenze, con gli stessi compiti elementari, con le stesse attività, il bene considerato nelle
stesse quattro ore. Allora, abbiamo una produzione in parallelo perché sono quattro lavoratori che in
quattro ore producono un’unità di prodotto. Utilizzano ciascuno quattro fondi e ciascuno svolge undici task
elementari e ogni lavoratore deve avere undici diverse conoscenze produttive che sono legate agli undici
compiti elementari.
Quindi, 4 lavoratori con 4 unità di output ogni 4 ore con 16 fondi (4 per ciascun lavoratore) e 11 compiti
elementari per ciascun lavoratore.
Questa è la situazione della produzione artigianale in parallelo.
La produzione artigianale in parallelo ha tre caratteristiche importanti:
- Alta flessibilità: perché ogni artigiano produce l’unità di prodotto dopo l’altra, quindi l’artigiano
produce un prodotto dopo l’altro e dunque può anche decidere di produrre questo prodotto
secondo le specifiche del cliente.
- Tempi d’ozio lunghissimi: perché quando il lavoratore svolge la prima attività, utilizza il primo
fondo, ma gli altri tre fondi rimangono inutilizzati. Poi passa al secondo fosso e gli altri sono
inutilizzati, poi passa al terzo e gli altri non utilizzati, poi quando svolge la quarta attività utilizzando
il quarto fondo, i tre precedenti inutilizzati. L’artigiano si muove da un’operazione all’altra e quindi i
fondi rimangono in gran parte, per lungo tempo, non utilizzati.
- Artigiano deve avere tante conoscenze (nell’esempio 11 conoscenze produttive): tempi di
apprendimento molto lunghi.
Finché gli strumenti della produzione hanno un costo basso, questo incide poco.
Lunghi tempi di apprendimento. In alcuni casi, una parte è trasmettibile, scolastica in cui uno studia, ma c’è
anche la parte pratica (learning by using), un apprendimento lavorando, per imitazione anche vedendo il
collega più anziano dal quale imparare i trucchi del mestiere.

Potrebbe accadere che la domanda aumenta e questi artigiani decidono di passare alla produzione di
fabbrica, cioè decidono di ridurre i tempi di inutilizzo, di ozio degli strumenti qualora questi strumenti
avessero un certo costo e pesasse in maniera notevole sui costi di produzione e i tempi di ozio.
Si può decidere di passare alla produzione di fabbrica. La produzione di fabbrica comporta una certa
divisione del lavoro. Questi 4 lavoratori non lavorano più in parallelo, ognuno compiendo tutte e 4 le
operazioni, ma si specializzano, per cui ognuno di essi compie solo un’attività, lavora solo su un fondo dei 4
e compie soltanto un’attività. A questo punto, il primo lavoratore compie la prima attività. Il semilavorato
dopo la prima ora passa al secondo lavoratore che compie la seconda attività. Finita la seconda attività, il
secondo passa al terzo e così via.
Dopo 4 ore esce il prodotto come prima, però la differenza è che ogni lavoratore svolge una sola attività,
quindi chiaramente svolgerà solo alcuni compiti elementari, quelli inerenti all’attività che svolge, non più
11. Questa è la divisione del lavoro.
Produzione in linea: 4 lavoratori, 4 unità di prodotto, 4 fondi (uno fondo per lavoratore), elementary task
suddivisi e questi corrispondono allo stesso numero di conoscenze produttive. Il quadro è diverso anche se
si ha un prodotto ogni 4 ore e sempre 4 lavoratori.
La prima differenza è che la produzione in linea, di fabbrica comporta un enorme risparmio nei fondi, nei
macchinari perché con questa produzione sono sufficienti quattro fondi, perché non ci sono più tempi
d’ozio.
Nella produzione in parallelo i fondi erano 16 perché ogni lavoratore lavorava su 4 fondi.
C’è una caduta vera e propria dei compiti elementari svolti dai singoli lavoratori, con una conseguente
diminuzione delle competenze, quindi dei tempi di apprendimento dei singoli lavoratori. Ogni lavoratore si
può specializzare in due, tre task elementary e quindi in due, tre conoscenze.
Esempio nel quale la produzione richiede un tempo d’ozio dei macchinari. Qui la produzione viene svolta
sempre in 4 ore, ma ci sono due ore in cui la produzione viene sospesa. Ci sono tre ore di attività, due ore di
inattività e poi l’ultima ora. Sono sempre 4 ore, ma per produrre questo prodotto ne servono 6 perché due
sono di pausa. Ci possono essere mille ragioni per cui si crei una pausa. La situazione è quella di prima, ciò
che cambia sono le due ore di sospensione. Come si può risolvere, con la produzione di fabbrica il
problema? Si può risolvere così:

Ad esempio, il primo lavoratore svolge le prime tre attività, poi mette il prodotto in magazzino per due ore,
e poi il quarto lavoratore svolge nell’ultima ora l’ultima operazione.
Il secondo lavoratore lo stesso.
Rispetto alla situazione precedente, di fabbrica, si ha che la divisione del lavoro è meno spinta perché è
vero che il quarto lavoratore compie solo la quarta attività sempre e la ripete, ma i primi tre lavoratori
compiono ben tre attività e ciò implica un certo numero di task elementari e anche di conoscenza.
Si hanno quattro lavoratori, quattro attività, due ore di magazzino tecnico, sei unità di output ogni sei ore,
dieci fondi perché il lavoro è meno diviso.
Il primo lavoratore ha 7 elementary task e 7 conoscenze produttive, il secondo e il terzo lo stesso, il quarto
cambia che ha una sola attività, un solo fondo, 4 elementary task e 4 conoscenze produttive.
Con il tempo d’ozio di due ore, questo comporta dei cambiamenti perché il numero di fondi passa da 4 a
10.
Si potrebbe spingere la divisione del lavoro ulteriormente.

In questo caso si potrebbe decidere di produrre facendo si che ogni lavoratore svolga una sola attività.
Anche qui, il primo lavoratore svolge sempre la prima attività, il secondo la seconda attività, il terzo la terza,
poi c’è il magazzino tecnico di due ore per ragioni produttive, tecniche e il quarto lavoratore la quarta
attività. Si hanno 4 lavoratori, 4 attività, 2 ore di magazzino tecnico, 6 unità di output ogni sei ore, 4 fondi.
La differenza è questa: qui si hanno solo 4 fondi, mentre in precedenza i fondi erano 10. Quindi, la
produzione con una più spinta divisione del lavoro permette di risparmiare sui fondi. Dunque, è più
efficiente perché riduce i tempi d’ozio.
A seconda del tipo di divisione del lavoro, si avranno tempi d’ozio nulli oppure tempi d’ozio elevati, anche
con la produzione di fabbrica, dipende dall’organizzazione. L’organizzazione dipende dal costo degli input
perché in un mondo dove il lavoro costa poco, ad esempio, o i macchinari costano poco, si organizza la
produzione a seconda dei costi relativi, cioè il costo del lavoro in rapporto ai macchinari. Quindi, il tipo di
produzione dipende molto dal contesto produttivo in cui operano le imprese. L’organizzazione produttiva, il
grado di divisione del lavoro dipende molto dall’ambiente produttivo. Una produzione in India sarà
organizzata diversamente da quella prodotta in Giappone anche se il prodotto è lo stesso perché in
Giappone il lavoro costa molto di più che in India.
La divisione del lavoro dipende molto dal contesto ed è una scelta (esempio slide Nissan in Giappone e in
India).
Il grado di divisione del lavoro dipende molto dai manager, è una scelta manageriale, dipende molto dal
contesto produttivo.
Rapporti tra i tre livelli
Nell’analizzare la produzione, vi sono 3 livelli diversi:
1. Produzione di merce a mezzo merci: la funzione di produzione
2. Produzione di merci per mezzo di processi: modello fondi-flussi
3. Produzione di processi attraverso la creazione di nuova conoscenza
Ci siamo soffermati soprattutto sul secondo livello.
Adesso bisogna analizzare la differenza e i rapporti che sussistono tra questi tre livelli. Va detto che se si
mettono in scala i tre livelli, i livelli superiori (il secondo rispetto al primo, il terzo rispetto al secondo e al
primo) non sono incompatibili con l’analisi contenuta nel livello inferiore. Perché? L’analisi fondi-flussi
analizza l’organizzazione dei processi, quindi la distribuzione dei task elementari e della conoscenza, ma
considera anche le quantità prodotte e utilizzate dei vari input. Quindi il secondo livello tiene conto anche
degli elementi analizzati nel primo livello, cioè la funzione di produzione. Così il terzo livello che si occupa
del mutamento dei processo, l’approccio cognitivo, la creazione dei nuovi processi, certamente deve tener
conto dell’organizzazione dei singoli processi, di come essi vengono organizzati, di qual è la distribuzione
della conoscenza dei singoli processi; poi ovviamente, si occupa del cambiamento della conoscenza.
Viceversa NON funziona: vale a dire, il primo livello non tiene conto degli elementi analizzati nel secondo
livello, così il secondo livello non tiene conto di quelli analizzati nel terzo livello. La compatibilità è
discendente.
Ci sono delle relazioni che sussistono tra secondo e terzo livello perché in fondo sia l’analisi fondi-flussi che
la prospettiva cognitiva analizzano i processi che si svolgono nel tempo storico, cioè il tempo misurato
dall’orologio. L’altro aspetto che accomuna secondo e terzo livello è che tengono conto delle caratteristiche
reali della conoscenza produttiva, cioè che sia tacita, locale, non scambiabile, eterogenea tra le imprese.
Altro elemento interessante di relazione tra analisi fondi-flussi e il livello conoscitivo della produzione è il
fatto che se si studia la distribuzione dei task elementari come accade nel modello fondi-flussi, si deve
necessariamente studiare la distribuzione delle conoscenze e del relativo risultato che la distribuzione dei
compiti e delle conoscenze danno.
Si può dire che il modello fondi-flussi permette di fare delle analisi sia a livello microeconomico, cioè di
singole imprese facendo studi di singoli casi; si può utilizzare anche a livello aggregato perché se io ho una
banca dati di tante imprese nel tempo, posso studiare anche l’andamento dei settori produttivi.

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