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Alcuino di York

Giochi matematici alla corte di Carlomagno


(Propositiones ad acuendo iuvenes)

Da dove viene la famosa espressione "salvare capra e cavoli"? Da un


gioco di logica matematica, apparentemente semplice, ma dagli sviluppi
curiosi. Il testo qui proposto contiene molti giochi del genere. Si tratta di
'scherzi' e indovinelli ed è il primo dove viene enunciato il noto rompicapo
del lupo, della capra e del cavolo. Alcuino di York infatti, un monaco
inglese chiamato alla corte di Carlomagno nell'anno 781, raccolse una
serie di problemi originali e divertenti da usare come strumento per
l'educazione dei giovani. Incredibilmente moderno, tanto da anticipare
di vari secoli l'enunciazione di problemi matematici importanti, ebbe
grande successo nel mondo antico.
Carlomagno, assai noto per le conquiste militari che lo portarono a diventare signore di quasi tutta
l'Europa occidentale, fu altresì promotore di un profondo rinnovamento dell'istruzione che aveva come
obiettivo principale la formazione di funzionari atti a ben amministrare l'impero da lui costruito. Per
attuare questo programma egli chiamò alla sua corte il monaco inglese Alcuino, direttore della scuola
presso la cattedrale di York, all'epoca la più famosa d'Europa.
Alcuino organizzò l'istruzione, insegnò egli stesso, ma soprattutto scrisse numerosi testi didattici, fra cui
le Propositiones ad acuendos juvenes (Problemi per rendere acuta la mente dei giovani), l'unico a carattere
matematico che ci sia pervenuto.
Il testo, la prima raccolta esistente di problemi matematici in lingua latina, è ancora oggi di grande
interesse perché la maggior parte dei problemi appartiene alla cosiddetta «matematica ricreativa». Si tratta
cioè di problemi, indovinelli, scherzi o paradossi che destano particolare interesse per il loro carattere
giocoso e per la cui risoluzione si richiedono avvedutezza e perspicacia più che abilità di calcolo e
specifiche competenze matematiche.
Alcuino scrisse numerosi trattati tra i quali alcuni di carattere chiaramente didattico come: De rethorica,
De ortografia, De dialectica, Grammatica, Propositiones ad acuendos juvenes.
Tutte queste opere hanno una struttura assai semplice, alcune hanno la forma di dialogo fra due o
più interlocutori, e l'unica ad avere un contenuto matematico è l'ultima dell'elenco.

La matematica ai tempi di Alcuino

L'insegnamento ai tempi di Alcuino era fondato sul


curriculum delle arti liberali (cioè il curriculum di studi
seguito dai chierici prima di accedere agli studi
universitari) che erano sette: grammatica, retorica e logica
(trivium), geometria, aritmetica, astronomia e musica
(quadrivium).
L'aritmetica del quadrivio si rifaceva al testo greco
classico Introduzione all'aritmetica di Nicomaco di Cerasa
(II sec. d.C.), un trattato di teoria dei numeri in cui si studiano vari tipi di numeri: primi, perfetti, figurati,
etc., le proporzioni e le loro applicazioni alla musica. Il testo di Nicomaco era studiato nella
traduzione/rielaborazione di Boezio (vedi nota). Anche la musica e l'astronomia del quadrivio si riferivano
alla tradizione classica greca. Diversa è la situazione della geometria. Non è ben chiaro quali fossero i
contenuti dell'insegnamento di questa disciplina, si può tuttavia affermare con certezza che erano ben lontani
dalla tradizione degli Elementi di Euclide, pur esplicitamente ricordato, e sicuramente più vicini alla
geometria pratica degli agrimensori romani.
Il già scarno curriculum del quadrivio classico, durante i primi secoli del Medioevo, andò sempre più
impoverendosi per adeguarsi alle finalità dell'istruzione, il cui scopo, lo studio dei testi sacri, rendeva quasi
superflua la matematica.
Nel periodo in questione, però, emerse un nuovo problema di rilevanza ecclesiale che tenne vivo
l'interesse per gli studi matematici. Si tratta del computus, cioè il calcolo della data della Pasqua,
essenziale per la liturgia anche perché su questa data si basava quella di numerose altre importanti festività
religiose. La difficoltà di questo calcolo nasce dalla circostanza che il calendario cristiano risulta da una
combinazione fra quello giuliano, fondalo sul moto annuo della terra rispetto al sole, e quello ebraico, che
si riferisce al ciclo lunare. Mentre il calcolo dei giorni dell'anno avviene secondo il primo calendario, la data
della Pasqua è invece ricavata dalle fasi lunari; perciò, rispetto all'anno giuliano, varia entro limili ben
precisi da un anno a un altro.

Antiche raccolte di problemi matematici

Le Propositiones ad acuendos juvenes sono la più antica collezione di problemi matematici in latino
attualmente conosciuta. Raccolte di problemi appartengono alla tradizione matematica di ogni tempo e
ogni luogo. I più antichi testi matematici oggi noti, il Papiro Rhind e le tavolette babilonesi, hanno questa
struttura. Per molto tempo la forma più consueta di trasmissione della cultura matematica fu proprio
quella della collezione di problemi. La trasformazione, avvenuta nella Grecia classica, della matematica
da scienza della risoluzione di problemi, per lo più a carattere pratico, a scienza della dimostrazione
ipotetico-deduttiva, cambiò non solo i contenuti, ma anche la forma dell'esposizione. Tuttavia accanto
alla matematica «dotta» continuò ad evolversi una matematica «popolare» o «pratica», la cui principale
forma di espressione rimase la raccolta di problemi, spesso raggruppati per similarità di metodi risolutivi.
Le Propositiones, pur appartenendo all'area della matematica pratica, hanno la peculiarità che la
maggior parte dei problemi, ad esclusione di quelli di geometria, sono del genere attualmente denominato
matematica ricreativa. Problemi di matematica ricreativa sono presenti in molte collezioni fin dai tempi
più antichi, ma questa sembra essere la prima volta che sono raccolti problemi di questo tipo con l'intento
dichiarato di rendere più acuta la mente dei giovani. Dunque, pur restando nell 'ambito della matematica
pratica, si comincia a vedere nella
matematica stessa uno strumento didattico per la formazione di abilità mentali.

Il papiro di Rhind è il più esteso papiro egizio di


natura matematica giunto fino a noi.
Deve il suo nome all'antiquario scozzese Henry
Rhind che lo acquistò nel 1858 a Luxor in Egitto.
È anche noto come Papiro di Ahmes dal nome
dello scriba che lo trascrisse verso il 1650 a.C.
durante il regno di Aphophis (quinto sovrano della
XV dinastia) traendolo da un papiro precedente
composto fra il 2000 a.C. e il 1800 a.C.
È scritto in ieratico, è largo 33 cm e lungo 540 cm.
Contiene tabelle di frazioni e 84 problemi
aritmetici, algebrici e geometrici con le relative
soluzioni.
2. Propositio de viro ambulante in via
Quidam vir ambulans per viam vidit sibi alios homines obviantes et dixit eis: Volebam, ut fuissetis
alii tantum, quanti estis, et medietas medietatis, et rursus de medietate medietas; tunc una mecum C
fuissetis. Dicat, qui vult, quot fuerint, qui in primis ab illo visi sunt.

Solutio
Qui imprimis ab illo visi sunt, fuerunt XXXVI. Alii tantum fiunt LXXII, medietas medietatis sunt XVIII et
huius numeri medietas sunt VIIII. Dic ergo sic: LXXII et XVIII fiunt XC. Adde VIIII, fiunt XC-VIIII. Adde
loquentem, et habebis C.

13. Propositio de rege et de eius exercitu


Quidam rex iussit famulo suo colligere de XXX villis exercitum eo modo, ut ex unaquaque villa
tot homines sumeret quotquot illuc adduxisset. Ipse tamen ad primam villam solus venit, ad
secundam cum altero; iam ad tertiam tres (sic!) venerunt. Dicat, qui potest, quot homines fuissent
collecti de his XXX villis.

Solutio
In prima igitur mansione duo fuerunt, in secunda IIII, in tertia VIII, in quarta XVI, in quinta XXXII, in
sexta LXIIIL in septima CXXVIII, in octava CCLVI, in nona DXII, in decima ĪXXIIII, in undecima
ĪĪXLVIII, in duodecima ĪĪĪĪXCV, in tertia decima VĪĪĪĪCXCII, in quarta decima XVĪCCCLXXXIIII, in quinta
decima XXXIIDCCLXVIII, in sexta decima LXVDXXXVI, in septima decima CXXXILXXII, in octava
decima CCLXIICXLIIII, in nona decima DXXIIIICCLXXXVIII, in vicesima mille milia XLVIIIDLXXVI, in
vicesima prima bis mille milia XCVIICLII, in vicesima secunda quater mille milia CXCIIIICCCIIII, in vicesima
tertia octies mille milia CCCLXXXVIIIDCVin, in vicesima quarta XVI mille milia DCCLXXVIICCXV,
in vicesima quinta XXXIII mille milia DLIIUCCCCXXXIl, m vicesima sexta LXVII mil le milia
CVIIIDCCCLXIIII, in vicesima septima CXXXIIII mille milia CCXVIIDCCXXVIII, in vicesima octava
CCLXVIII mille milia CCCCXXXVCCCCLVI, in vicesima nona DXXXVI mille milia
DCCCLXXDCCCCXII, in tricesima villa milies LXXIII mille milia DCCXLIDCCCXXIIII.

17. Propositio de tribus fratribus singulas habentibus sorores


Tres fratres erant, qui singulas sorores habebant et fluvium transire debebant. Erat enim unicuique illorum
concupiscentia in sorore proximi sui. Qui venientes ad fluvium non invenerunt nisi parvulam naviculam, in
qua non poterant amplius nisi duo ex illis transire. Dicat, qui potest, qualiter fluvium transierunt, ut ne una
quidem earum ex ex ipsis maculata sit.

Solutio
Primo omnium ego et soror mea introissemus in navem et transfretassemus ultra, transfretatoque fluvio
dimisissem sororem meam de navi et reduxissem navem ad ripam. Tunc vero introissent sorores du-rum
virorum, illorum videlicet, qui ad litus remanserant. Illis itaque feminis navi egressis soror mea, quae prima
transierat, intraret ad me navemque reduceret. Ille egrediente foras duo in navem fratres intrassent ultraque
venissent. Tunc unus ex illis una cum sorore sua navem ingressus ad nos transfretasset. Ego autem et ille, qui
navigaverat, sorore mea remanente foris ultra venissemus. Nobisque ad litora vectis una ex illis duabus
quaelibet mulieribus ultra navem reduceret, sororerque mea secum recepta pariter ad nos ultra venissent. Et
ille, cuius soror ultra remanserat, navem ingressus eam secum ultra reduceret. Et fiere expleta transvectio nullo
maculante contagio.

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