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La Penisola Iberica rappresenta il vertice più occidentale dell’espansione greca-fenicia e tartessica

nel Mediterraneo. Nonostante la sua posizione agli estremi confini, sia gli storici classici che i resti
archeologici dimostrano che questo territorio è stato scelto come una delle prime mete della
diaspora fenicia verso l’Occidente e un centro di notevole interesse strategico per le aspirazioni
politiche dell’antica grecia. Nell’Opera “fondamenti di storia: storia antica e medievale di Spagna”,
l’autore ci racconta come queste tre diverse popolazioni: Tartessi, fenici e greci abbiano influenzato
in modo significativo la penisola iberica. I greci ad esempio non hanno lasciato molte ricchezze
monumentali (come loro solito, ad esempio in Italia troviamo ancora molti templi e città di
influenza greca) ma hanno lasciato più cose a livello culturale come vino, olio e fede negli dei
(religione politeista). I tartessi invece erano insediati nel sud est della penisola iberica (siviglia,
cadice, huelva) e ci hanno lasciato numerose ricchezze minerarie. I fenici sono sempre stati uno dei
migliori popoli navigatori del mediterraneo, infatti la colonizzazione fenicia in Spagna risponde allo
scopo fondamentale di assicurarsi il controllo delle fonti del commercio dei metalli (oro, stagno e
argento) che i Fenici acquistavano in questa regione per poi rivendere in Oriente. Essi ci hanno
lasciato la palma, il pollo e l’asino. Tuttavia l’autore ci mostra anche le differenze di questi popoli e
del perché si sono spinti fino alla Spagna. I fenici infatti arrivarono nella penisola iberica per
fondare colonie e iniziare nuove tratte commerciali ( particolare è il commercio silenzioso che
attuavano con i nativi, realizzavano scambi commerciali e baratti senza parlare). Mentre i greci
arrivarono i spagna per fondare città e insediamenti minori per diffondere anche la loro religione.

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