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Politica Economica

1. DALLA «GRANDE RECESSIONE» ALLA PANDEMIA: LE GRANDI CRISI DEL


21° SECOLO
Lezione 22/01/2020
Il 21 secolo ha visto il susseguirsi di due grandi crisi mondiali e ciò non ha precedenti nella storia
dell’economia moderna.

- La crisi finanziaria del 2008 divenuta recessione globale negli anni successivi e con durata diversa
nel paese: la cosiddetta Grande Recessione.
- La pandemia dei primi mesi del 2020 rappresenta un fenomeno sanitario imprevedibile che
produce una crisi per le economie mondiali di cui non sono note o stimabili evoluzione e durata.

L’identificazione delle crisi fa da riferimento per interpretare le dinamiche di lungo periodo delle economie
mondiali ed è utile per:

- studiare la storia secolare dell’economia e le sue fasi di sviluppo dal punto di vista statistico
rappresenta un «break strutturale» (c’è un prima e un dopo con caratteristiche diverse e un
cambio di regime).
- imparare dagli errori passati per introdurre interventi opportuni di policy i modelli di previsione
hanno bisogno delle informazioni sulla storia delle crisi passate per simulare le dinamiche future e
non possono stimare l’imprevedibile. (I modelli di previsione hanno bisogno di avere delle
esperienze precedenti per valutare cosa fare nel futuro; i modelli di previsione sono imprevedibili.
Hanno bisogno di sapere cosa è successo nel passato per capire cosa succederà nel futuro. Ci
interessa osservare le crisi per avere informazioni.)

Le crisi sono dei fenomeni non alluvionali, può accadere che quando termina il periodo di crisi vi è una
realtà diversa rispetto a quella iniziale e noi lo osserviamo andando a studiare le dinamiche di lungo
periodo e potremmo osservare un prima e un dopo. L’osservazione della crisi dentro dinamiche di lungo
periodo ci consente di imparare da errori passati e di studiare le conseguenze della crisi stessa e di capire
che interventi di policy introdurre.

Le due crisi del 2008 e del 2020 hanno origini diverse, una è finanziaria e una è sanitaria e poi soprattutto la
seconda hanno entrambe la caratteristica dell’imprevedibilità. Non hanno precedenti storici. Possiamo però
mediare da altre crisi quali sono le cose da fare per risolvere questa crisi. Quindi anche se sono crisi senza
precedenti, crisi passate ci aiutano lo stesso. Le due crisi hanno natura molto diverse. Ci sono esempi di crisi
bancarie e finanziarie globali mentre non c’è un precedente storico di pandemia mondiale.

Concentriamoci sulla Grande Recessione. LA «GRANDE RECESSIONE» (GR)

È il termine convenzionale con cui si identifica il periodo iniziato nel 2008 in cui l’economia internazionale
ha vissuto un periodo di crisi finanziaria seguita da una lunga fase di recessione e di rallentamento
dell’attività economica reale. In alcuni Paesi europei si è cominciato a vedere una ripresa stabile solo dal
2015-16. La Grande recessione ha momenti di conclusione diversi in base ai vari paesi; negli USA finisce nel
2010, anche la Germania nel 2010, in altri paesi europei il rallentamento è continuato fino al 2015. La si è
confrontata con la Grande Depressione.

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Per analizzare le grandi crisi si va a guardare la storia, nel 2008 guardare la storia significa andare a vedere
la crisi avvenuta negli anni 1920.

Grande Depressione:

- Origine: crisi bancaria nell’autunno 1929. Corsa agli sportelli, i risparmiatori non fidandosi più delle
banche si mettono in coda per chiedere il rimborso dei loro depositi. Anche le banche non in crisi
risentono di questo fatto e vengono coinvolte nella crisi. Fenomeno di panico nell’autunno del
1929.
- Conseguenza: crollo di Wall Street (locale). Crollo della borsa americana, La prima conseguenza è
un fenomeno di tipo locale, confinato ad un paese. Ma già in quegli anni le economie dei vari paesi
erano già collegate fra loro, ovviamente in modo più lento piuttosto che adesso ma erano
comunque collegate.
- Propagazione: recessione in Europa dal 1931 al 1933, ci sono stati eventi ma sono arrivati un po'
dopo

Grande Recessione:

- Origine: fallimento di Lehman Brothers del 15 settembre 2008. Banca moderna, crisi che tocca tutti
i mercati finanziari internazionali.
- Conseguenza: crollo delle Borse mondiali, nell’arco di poche ore.
- Propagazione: recessione in Europa da inizio del 2009 al… In Europa gli effetti sono un po' ritardati
per esempio a causa dei sussidi di disoccupazione, la presenza automatica dei sussidi fa si che
quello che è un rischio finanziario non diventa rischio reale subito. I sussidi fanno si che i redditi dei
consumatori non variano di molto nel breve periodo, quindi, c’è un rallentamento dell’impatto e
non si traduce subito in crisi reale.

Se applichiamo le stesse ricette di politica economica?


La risposta che sembrerebbe avere funzionato per risolvere dopo gli anni Trenta le problematiche relative
all’impatto recessivo sono state le politiche Keynesiane espansive. Un mix delle politiche keynesiane
espansive: politica fiscale (espansione della spesa pubblica), politica monetaria (accomodanti, che
immettevano nel sistema economico tutta la liquidità necessaria per risolvere il momento di panico e il
freno degli investimenti economici), regolamentazione (modalità di controllo nei mercati finanziari). Mix di
politiche. Ma queste politiche sono effettivamente replicabili?

Dal 2008 esiste il patto di stabilità: i governi hanno dei vincoli per creare debito pubblico, quindi gli stati
non hanno tutta la libertà di fare politiche fiscali. È cambiato il sistema di governance, i paesi hanno
accettato la moneta unica, quindi i paesi non possono decidere in modo indipendente e autonomo quanta
liquidità immettere, quindi la politica monetaria non può essere controllata dai paesi. Abbiamo problemi
anche a introdurre regolamentazione, possiamo regolamentare con movimenti coordinati europei ma gli
altri paesi no. Quindi bisogna fare dei cambiamenti, sono cambiati i fondamentali strutturali dell’economia
(sono cambiati i patti, le regole del gioco, è cambiata la governance delle istituzioni, la possibilità dei singoli
stati di fare politiche fiscali e monetarie in modo indipendente), cambiati i meccanismi di coordinamento
dei mercati (sono mercati istantaneo, la sincronizzazione è perfetta tra i paesi, tutto è collegato in maniera
veloce, la propagazione degli shock è alta), sono cambiate anche le priorità tra gli obbiettivi da perseguire.
Quindi questa volta è differente; abbiamo similitudini tra la grande depressione e la grande recessione ma
dentro un contesto di riferimento che è profondamente diverso.

Problemi: Se la storia insegna come mai non si è capita l’origine e la natura della crisi? Sono stati
sottovalutati dei fenomeni quando si sono manifestati. L’effetto scatenante è stato il fallimento di Lemans
Brothers, lui fallisce per i mutui che producono lo scoppio di una bolla immobiliare, avevano famiglie
indebitate che non riuscivano a pagare il mutuo. Quindi le banche acquisiscono le proprietà e poi cercano di
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venderle quindi svalutano gli immobili. Una bolla immobiliare si sgonfia. Questa p stato il motivo del
fallimento, Ma questo era già accaduto negli USA nel 2007 e lo stesso fenomeno lo abbiamo osservato in
Inghilterra, in Islanda e in Irlanda. Queste banche sono state salvate, ma il governo USA decide di non
salvare Lemans Brothers, fatto imprevedibile, l’imprevisto è sempre un fattore di difficoltà per il
coordinamento dei mercati finanziari. Ma lo si è ritenuto come uno shock temporaneo, shock che i mercati
finanziari fossero in grado di risolvere, abbiamo già avuto shock finanziari che il mercato ha assorbito. Si
riteneva che i mercati finanziari fossero solidi a sufficienza e che fossero in grado di autogovernare gli
shock. Ma i mercati si auto-governano solo sotto determinate condizioni, solo se c’è certezza, se c’è fiducia
e se c’è una buona reputazione di coloro che emettono titoli e delle banche. (e questo è venuto a mancare)
ma quello che ha portato alla crisi è dovuto anche al fallimento dei meccanismi di rating. Perché il venerdì
Lemans Brothers era messa bene e lunedì era fallita, è venuto a meno il tema della fiducia. In sintesi, ci
sono state varie crisi di singole banche che sono state salvate, una banca non è stata salvata ma è stato
considerato uno shock temporaneo, ma i mercati si auto-governano se c’è fiducia e sono falliti i meccanismi
di rating di rischio finanziario.

Conseguenze: Fatti errori di previsione (ex-ante ed ex-post), Interventi di politica economica non
adeguati, Sottovalutato l’effetto domino sull’economia. Questo prodotto non capendo l’origine e la natura
sono stati fatti degli errori di previsione, interventi non adeguati e si è sottovalutato l’effetto sugli altri
pauesi. Si è pensato che fosse solo un problema locale di banca fallita e si è pensato ad uno shock
temporaneo e contenuto ma le conseguenze sono state sull’economia reale di tutti i paesi.

2. CAPIRE LE RAGIONI DELLE CRISI: IL RUOLO DELLA STORIA


Perché la crisi è stata così dirompente? Una delle ragioni è il contesto.
1. Il contesto da cui si origina la GR

Dagli anni ‘90, la teoria economica prevalente di taglio liberista giustifica il governo del sistema economico
lasciato al solo «Mercato». Gli anni 90 matte in crisi la teoria keynesiana e torna prevalente
un’impostazione liberista che prevede che i mercati sono in grado di autogovernarsi. Ma ovviamente ci
sono stati alcuni problemi perché i mercati si governano anche attraverso dei meccanismi psicologici, infatti
a volte si dice che i mercati sono come degli umani con dei sentimenti e quindi c’è fibrillazione, fiducia,
affronto dei fattori ignoti e della certezza come se fossero problemi personali. Quindi i Mercati vivono di
sentimenti, vivono di fiducia e vivono di certezza. Dal punto di vista teorico dire che i mercati sono liberi
significa voler dire che i mercati si autogovernano e perseguono motivi di efficienza. I mercati di efficienza
risolvono il problema del rischio, ovvero un evento prevedibile mentre incertezza significa un evento non
prevedibile. Esistono dei fattori imprevedibili che la teoria dei mercati finanziari non riesce a calcolare la
probabilità di verificarsi. Dove si creano momenti di incertezza come è stato il fallimento di Lemans
Brothers (abbiamo detto che ha sempre salvato le banche ma qui no) fattore imprevedibile che crea panico
nei mercati finanziari. Il problema teorico è che di fatto non abbiamo più a disposizione una teoria di
diversificazione del rischio perché dobbiamo affrontare un problema che diventa uno shock sistematico.
Non si riescono a riconoscere i fidati o meno. Quindi la teoria dei mercati efficienti non è in grado di gestire
l’incertezza ma solo il rischio. La crisi del 29 aveva insegnato che lo stato doveva affiancare il mercato e
aiutarlo nelle difficoltà quando nel 90 c’è l’idea dei mercati liberi gli stati indietreggiano, lo stato ora
garantisce solamente il funzionamento del mercato e la chiarezza delle regole. Si è deciso di non salvare
Lemans Brothers, il presidente precedente aveva fatto già due mandati e Obama era già avanti, c’è una
sorta di vuoto, l’amministrazione precedente non voleva mettere le mani e intervenire perché non era visto
di buon occhio e dall’altro lato c’era una organizzazione entrante che non voleva mischiare e mettere le
mani in una amministrazione precedente. Quindi c’è questo momento di stallo.
Problema 1: teoria dell’incertezza (o rischio?) e mercati finanziari efficienti
Si giustificano interventi normativi che si limitino a garantire il buon funzionamento del Mercato: poca
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regolamentazione da parte dello «Stato».
Problema 2: Vengono eliminate regole sulla gestione del rischio finanziario e sul sistema bancario
(introdotte negli anni ’30). Eliminata la che impedisce alle banche di credito ordinario di fare altre
operazioni e questo facilita il fatto che gli operatori finanziari possono fare qualunque tipo di operazione.

2. Funzionava tutto?

Perché SI

- Fino ai primi anni 2000, abbiamo la fase detta «Grande Moderazione» nelle economie avanzate:
crescita bassa ma regolare con disoccupazione ciclica, bassa inflazione e tassi di interesse
remunerativi a basso rischio. Non avevamo più momenti di crescite brusche o di rallentamento
forte, avevamo cicli molto piccoli e molto regolari con conseguenze modeste, avevamo bassa
inflazione ed era una situazione in cui era possibile di intraprendere operazioni finanziarie
remunerative a basso rischio.
- Apertura dei mercati globali: crescita dei paesi di nuova industrializzazione, maggiore apertura
internazionale con rimozione di dazi e tariffe doganali, creazione di catene globali del valore da
parte delle imprese, nuove occasioni di diversificazione del rischio finanziario. L’altra ragione per
cui sembrava funzionare questo modello interpretativo di lungo periodo è il tema legato alla
apertura dei mercati globali: la globalizzazione. Questo processo di apertura è stato un evento
positivo, ha riguardato paesi anche periferici che entrano nel commercio, stabilizzazione del ciclo e
crescita significativa dei paesi di nuova industrializzazione, anni in cui si comincia a parlare non più
di G7 o G8 ma arriviamo al G20, nuovi paesi industrializzati.

La maggior parte dei paesi si riprendono dopo gli anni 90, periodo più lungo di crescita economica continua.
Crescita che comunque avviene dopo gli anni 90, soprattutto per alcuni paesi europei (grazie al trattato di
Maastricht, moneta unica etc.).

Perché NO

- Crescita delle disuguaglianze:


o nazionali tra soggetti ricchi e poveri e «crisi» del ceto medio: Crisi del Ceto medio: le
differenze tra ricchi e poveri si allarga e c’è la polarizzazione tra i redditi, i poveri diventano
più poveri e i ricchi diventano più ricchi.
o internazionali tra paesi ricchi o arricchiti e paesi rimasti poveri
- Crescita dell’incertezza collettiva che la teoria dei mercati efficienti non sa gestire nelle sue
conseguenze:
o Propagazione degli shock sistemici
o Assicurabile solo il rischio «prevedibile»

3. L’evolversi della Grande Recessione

1. Dalla sua origine, la GR è stata caratterizzata da un susseguirsi di eventi che non rientravano fra quelli
considerati ex ante come «ammissibili» (evento ammissibile=evento prevedibile) dai modelli:

• Fallimento Lehman Brothers (15/9/2008)


• Crisi del debito in Grecia (novembre 2009)
• Crisi del debito sovrano in Italia (2011-12)
• Crisi del bilancio pubblico in USA (2013)
• Austerità e Fiscal Compact (2014)
• La Brexit (giugno 2016)
• Coronavirus (gennaio 2020)???

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N.B. Gli effetti economici della pandemia rischiano di stratificarsi sulle code della ripresa dopo la GR.

Se noi andiamo a vedere la storia recente, dal 2008 al 2020, osserviamo una serie di eventi imprevedibili.
Quindi molti sistemi economici hanno dovuto internalizzare eventi imprevedibili che non erano
contemplati. Nel 2009 alcuni paesi stavano già incominciando a riprendersi, perché accade un qualcosa di
non prevedibile ovvero che i certificatori dei bilanci pubblici dei paesi europei (i bilanci europei devono
essere certificati e devono rispettare i trattati etc.) accade che gli organismi comunitari non approvano il
bilancio della Grecia. Se crea un nuovo momento di shock. Diventa preoccupante il debito, gli operatori
finanziari non si fidano più dei titoli greci. Questo è un momento di fibrillazione e questo mette in
discussione non solo il debito sovrano greco ma anche il debito sovrano di altri paesi. Uno dei paesi che ha i
debiti più elevati erano Italia e Belgio e questo diviene un attacco speculativo sui titoli del debito pubblico
anche italiano. Le istituzioni comunitarie accusano l’Italia di non avere fatto delle riforme pensionistiche per
rientrare negli equilibri; abbiamo un rischio sui titoli italiani emessi molto elevato, Spread=500. Sono gli
anni in cui l’euro come valuta è continuamente oggetto di attacchi alla valuta e di speculazioni. Nell’estate
2012 c’è il discorso famoso di Draghi del “Whatever it takes”, la BCE avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare
la moneta unica, Draghi ci ha messo la faccia. Anni di molti eventi imprevedibili che i modelli non riuscivano
ad internalizzare, i modelli hanno bisogno di riferimenti e di avere una storia. Questi eventi ex-ante non
potevano essere internalizzati e previsti. L’altro evento imprevedibile è stata la Brexit, tutti avevano
scommesso sul remain, i mercati non avevano internalizzato questi segnali perché i segnali andavano nella
direzione opposta. E anche la pandemia in corso, nessuno ha potuto prevederla.
Spesso si fanno errori di previsione perché si ha davanti eventi non ammissibili, come si poteva reagire alla
pandemia? Non avevano un modello già scritto, abbiamo si avuto degli episodi di pandemia ma in un
mondo non così correlato e unito.

2. La GR, come tutte le crisi, ha comportato gravi costi economici e sociali in termini soprattutto di
produzione perduta, di perdita di capitale umano e sociale e di disoccupazione.
Molti degli effetti economico e sociali non sono più recuperabili, non sono come dei fiumi, le cose perdute
non sono sempre recuperabili, come il tema della disoccupazione, qualunque crisi porta con se dei costi
permanenti sia economici sia sociali.

3. In Europa l’impatto della GR è stato differenziato: abbiamo di fronte una nuova divergenza o solo un
aggiustamento con varie velocità?

Sono state opportune le politiche di austerità in un periodo ancora di recessione per alcuni Paesi?

Era prevedibile la deflazione come conseguenza della GR? È stato corretto introdurre le manovre di
QE della BCE solo nel 2015?

L’Europa paga un prezzo alto in termini di disoccupazione e un prezzo intermedio in termini di


output gap, più cresci più l’output gap è significativo.

4. Ne eravamo usciti nel 2019?


Si poteva osservare una lenta ripresa in alcuni Paesi europei e in modo più evidente negli USA e soprattutto
in Cina ed un’economia mondiale in via di stabilizzazione dopo la GR.
I dati italiani ci davano una situazione relativamente più difficile come evidenziato da alcuni indicatori
macroeconomici che portava anche a chiedersi, più in generale, quale sarebbe stato il futuro dell’Europa
Restavano alcuni scenari aperti relativi, ad esempio, agli effetti della guerra dei dazi tra Cina e USA e a
quelli della Brexit per l’economia europea e mondiale.
Situazione che si era stabilizzata ma con degli scenari che creavano incertezza. Il Pil stava crescendo, il più
basso Italia che cresce del 0,6 e il più alto la Cina che cresce del 6,1. La disoccupazione: paesi con
disoccupazione bassi come UK o la Germania o il Giappone ma anche molto alti come la spagna, la Francia e
l’Italia. Disavanzo pubblico, disavanzo di bilancio: tutti negativi tranne la Germania ma finché si sta sotto al
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3% si rispettano i trattati di Maastricht. Fotografia che non segnala troppe problematiche se non differenze
sistematiche.

5. Alcuni cenni sulla crisi per la pandemia.

Si hanno pochi riferimenti per fare previsioni a breve e nulli per simulare il lungo periodo. Si aggiornano i
precedenti modelli ipotizzando il proseguimento delle dinamiche, ma, se c’è un break strutturale si fanno
degli errori. A differenza della GR, anche in Europa si sta consentendo agli Stati di fare politiche fiscali
molto espansive e implicitamente alla BCE di sostenere i disavanzi pubblici anche per i Paesi indebitati. Ci
sono stati interventi diretti dell’UE per sostenere l’occupazione negli Stati. Si è scommesso sul piano Next
Generation UE (Recovery Plan: non è solo una ripresa economica ma una prospettiva di lungo periodo nel
quale l’Europa scommette su se stessa, insite la gestione della transizione ambientale, la transizione digitale
e demografica, importante anche il tema della giustizia) come strumento comune di rilancio di lungo
periodo per i paesi europei. Le transizioni portano sempre con se cittadini che perdono e cittadini che
guadagnano e quindi è importante la giustizia sociale. Preoccupazione di risarcire gruppi sociali che
potrebbero perdere. Progetto di lungo periodo che introduce il tema della transizione a 360 gradi. Nessuna
crisi rappresenta un gioco equo, dentro l’esito finale ci sono sempre dei soggetti che guadagnano e altri che
perdono quindi bisogna stare attenti a non lasciare indietro nessuno. Nel 2020 la variazione percentuale del
pil è ovunque negativa, la disoccupazione circa non subisce grandi cambiamenti ma sia il PIL sia il Disavanzo
Pubblico peggiorano molto molto. Tranne la Cina che ha un Pil già in ripresa. La spesa pubblica cresce e ci
sono anche meno entrate derivanti dalla tassazione, le tasse che colpiscono il reddito o la produzione si
riducono molto, l’insieme di queste due dinamiche produce un effetto pesante sul bilancio pubblico.

Gli indicatori macroeconomici per il 2020 indicano un crollo generalizzato del PIL di molti Paesi (e un forte
rallentamento per l’economia cinese) ed una crescita dei disavanzi dei bilanci pubblici (rispetto al PIL) per
aumento della spesa pubblica e riduzione della tassazione.
Dinamiche della disoccupazione sotto controllo, grazie a politiche di sostegno all’occupazione attivate dagli
Stati e dall’UE.
Sostanziale stabilità dei saldi della bilancia commerciale (rispetto al PIL) tra import ed export; molte
imprese stanno mettendo in atto politiche di re-shoring riportando la produzione nei paesi di origine o più
vicini.

MODULO I- IL METODO DELLA POLITICA


ECONOMICA: L’APPROCCIO STRUMENTI-OBIETTIVI E
IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
1. IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA ECONOMICO: IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI: Definizione: Un
sistema economico è caratterizzato da un insieme di fondamentali (dati strutturali che
caratterizzano un sistema economico nel breve periodo), dati i quali (i dati non sono modificabili,
sono dati nel breve periodo), i diversi soggetti (abbiamo diversi soggetti decisori=soggetti che
agiscono nel sistema economico) decisori mirano al raggiungimento di determinati obiettivi
(rappresentano il fine dell’organizzazione, il fine), coordinando le proprie strategie (perché
abbiamo più soggetti decisori e quindi più finalità e quindi serve un coordinamento). Questi sono i 4
concetti che stanno alla base di un sistema economico (fondamentali, soggetti, obbiettivi e
coordinamento).Un sistema socioeconomico è caratterizzato da:
a. FONDAMENTALI che rappresentano la struttura del sistema e sono dati strutturali e
immodificabili nel breve periodo, in termini generali, da storia, regole e risorse disponibili

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(dimensione dell’economia) (dati comuni rispetto alla quale i soggetti si misurano nel
sistema; i dati nel lungo periodo ovviamente sono variabili, la storia è dinamica e si evolve,
le regole cambiano e anche le risorse mutano);
b. OBIETTIVI che rappresentano i “valori” condivisi dalla collettività, riassumibili nel concetto
di benessere sociale, rappresentano il fine della nostra organizzazione economica e sociale.

I consumatori massimizzano una funzione di utilità e le imprese massimizzano una funzione di


profitto, dato da un vincolo di risorse disponibili. Il profitto, definito come remunerazione del
capitale produttivo, deve essere distinto dalla rendita, cioè il reddito aggiuntivo che deriva in
quanto proprietari di fattori fissi per l’intera economia.
Una economia nella quale il comportamento dei soggetti sia principalmente guidato dalla
massimizzazione del capitale può essere definito capitalismo di mercato. Un’analoga definizione,
nella quale gli individui sono liberi di decidere senza alcun vincolo è la dottrina del laissez-faire la
cui idea centrale è quella di lasciare piena libertà al comportamento di massimizzazione del profitto
senza alcun vincolo da parte dello Stato. Il problema di questa dottrina nasce dal fatto che la
libertà di massimizzare il profitto può configgere con altre libertà ritenute almeno altrettanto
importanti.
Il potere economico, cioè l’accumulazione di capitale attraverso lo scambio volontario, rappresenta
un’alterativa preferibile all’accumulazione di capitale realizzato attraverso l’appropriazione violenta
e quindi il motivo del profitto diventa anche un inconsapevole strumento di pace sociale: il vizio
privato del profitto diventa così una virtù sociale. Quando ciò avviene i prezzi privati nel mercato
coincidono con i prezzi Sociali.
In un sistema socioeconomico complesso sono necessari due meccanismi di coordinamento: Stato
e Mercato. Studiarli, significa analizzare le forme alternative di organizzazione produttiva e sociale
in cui possono essere presenti soggetti decisori diversi, strutture informative diverse e meccanismi
di coordinamento più o meno complessi, dati i fondamentali e in funzione degli obiettivi da
perseguire.

In generale abbiamo fondamentali che sono comuni e abbiamo obbiettivi che sono condivisi e
quindi comuni; se noi abbiamo organizzazioni complesse come un settore economico abbiamo una
difficoltà a passare dal dato strutturale all’obbiettivo e alla finalità quindi abbiamo bisogno di
meccanismi per perseguire degli obbiettivi. Le istituzioni sono strumenti di coordinamento
strategico finalizzate ad un obbiettivo; coordinano i processi decisionali in senso strategico. In un
sistema socioeconomico complesso, sono necessari due meccanismi di coordinamento o
ISTITUZIONI: (2 istituzioni che coordinano, hanno ruoli diversi perché coordinano processi
decisionali diversi)

a. IL SISTEMA POLITICO (STATO): il meccanismo di coordinamento delle scelte


economiche di tipo collettivo
b. L’INSIEME DELLE FORZE DI MERCATO (MERCATO): il meccanismo di coordinamento di
scelte economiche decentrate (di tipo individuale)

Deve essere comunque necessario capire le diverse funzioni dentro il sistema economico di
riferimento. Il sistema politico coordina le scelte collettive, lo stato è un soggetto decisore comune,
lo stato è in grado di modificare i fondamentali e gli obbiettivi infatti va a modificare le regole e gli
obbiettivi; lo stato non è un giocatore, ma condiziona gli esiti dal punto di vista degli obbiettivi; ci
può essere uno stato arbitro che guarda o che interviene nel gioco modificando l’assetto e la
modalità con la quale persegue un obbiettivo. Uno stato che modifica le regole e quindi condiziona
gli obbiettivi vuol dire che direttamente interviene sul perseguimento di obbiettivi vari. Sistema
politico che interviene sui fondamentali e con le scelte collettive (condivise) interviene anche

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sugli obbiettivi, ovviamente è uno stato che orienta il perseguimento degli obbiettivi perché
siamo in uno stato democratico. Quindi in sintesi lo stato è formato da pochi agenti decisori tra
loro coordinati e interviene sui fondamentali e attraverso la modifica di questi può influenzare gli
obbiettivi. Forze di mercato: sono influenzate dai fondamentali (sono dati, sono vincoli) e
influenzano direttamente gli obbiettivi; il mercato è un piano cartesiano con prezzi e quantità con la
funzione di domanda e di offerta e dove determiniamo l’equilibrio. Il mercato è un processo di
coordinamento dove abbiamo scelte individuali dei vari consumatori che scelgono per loro cosa
consumare etc. e il mercato sulla base della teoria economica è un assetto istituzionale dove
vengono coordinate le scelte economiche individuali. (in realtà non sono proprio scelte individuali
ma si aggregano per esempio le famiglie quindi in realtà sono scelte di gruppo, scelte decentrate in
cui il soggetto decisore è la famiglia, l’impresa etc. che sono un insieme di soggetti). Il mercato è
formato da tanti soggetti decisori che perseguono un proprio interesse individuale o di gruppo e
subiscono i fondamentali. Di fatto le due forze hanno capacità inverse e devono essere analizzate
secondo una logica di complementarità.

2. LE ISTITUZIONI: STATO E MERCATO: Le economie reali si caratterizzano per la presenza di entrambi


i meccanismi di coordinamento che devono essere complementari. Lo scopo del corso è costituito
dalla ricerca del meccanismo di coordinamento fra forze di mercato e forze politiche per il
perseguimento del benessere sociale.
Nelle economie reali abbiamo bisogno di entrambi, nella realtà economica non avremo mai un
coordinamento solo con uno o solo con l’altro. Noi dobbiamo pensare a un’economia nel quella
essi siano complementari, abbiamo bisogno di una forma opportuna di un coordinamento di queste
due istituzioni.
Analizziamo due casi estremi di organizzazione economica (immaginare un’organizzazione
economica che sia sufficiente solo uno dei due):
a. Le economie ex-sovietiche (o di pianificazione) sono caratterizzate dal fatto che in esse
opera esclusivamente il sistema politico (si tratta di una modalità storicamente
sperimentata). L’unione sovietica dopo l’ottobre del 1917 e che si conclude alla cauta di
Berlino. In questo caso si dà molto spazio al decisore collettivo, allo stato quindi, e invece è
sottodimensionata l’area delle forze di mercato. Per poter avere un’economia che si
coordini attraverso un pianificatore abbiamo bisogno di un requisito giuridico, il contratto
prevalente sia un contratto di proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Esiste la
proprietà collettiva quindi la struttura produttiva è una struttura pubblica, lo stato/partito
ha la proprietà dei mezzi di produzione (non esiste il concetto di impresa moderna, e
l’imprenditore è un gestore per conto dello stato). Piano=pianificazione= pianificazione
della produzione del sistema, dato come fondamentale dell’economia la struttura
produttiva, sono date le funzioni di produzione, la proprietà collettiva definisce gli input e
gli output, data la tecnologia e gli input i soggetti gestori arrivano a determinare gli
output. Il piano predetermina anche la quantità degli output. Modello centralizzato,
gerarchico, processo di comando e controllo, lo stato partito/pianificatore ha la proprietà
dei mezzi di produzione, ha la proprietà della tecnologia e comanda il gestore la quantità di
output. Lo stato partito gestisce la produzione ex ante e definisce la produzione ex post,
controlla ex post che il gestore abbia realizzato il suo obbiettivo. È un’economia di quantità
ed è irrilevante la domanda. È un modello che potrebbe non richiedere l’utilizzo di moneta.
Lo scopo di questa organizzazione, l’obiettivo prevalente, mira al socialismo
reale=uguaglianza assoluta e di equità. Gli individui semplicemente ricevono, non esistono
scelte individuali o di gruppo, è il meccanismo di pianificazione che decide come distribuire
gli esiti della produzione. (logica di mercato: un minimo negli ultimi anni si era sviluppata:
idea di economia di baratto: nulla vieta che i beni possano essere scambiati. Esisteva
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un’economia parallela dove emergeva una domanda e una offerta. Assetto che non
richiede un prezzo.) Possiamo immaginare dei meccanismi di mercato elementari, gli
individui che in questo caso non sono soggetti decisori possono implementare delle
strategie attraverso lo scambio. Si è formata un’economia indipendentemente dalla
moneta.
Limiti: non c’è scelta, non c’è libertà di impresa e senza l’impresa si rallenta il processo
tecnico perché non ci sono imprenditori che rischiano; il rischio di impresa è la modalità
con cui un sistema economico cresce. Viene meno l’innovazione e il processo. Per fare una
cosa fatta bene dovrebbe avere moltissime informazioni, volume di informazioni molto
grande e destinare molte risorse per raccogliere informazioni significa togliere risorse ad
altre. Limiti: democrazia, inefficienza, standardizzazione e volume delle informazioni.
b. Il liberismo economico è caratterizzato dall’ipotesi che possa operare solo il sistema di
mercato (si tratta di un paradigma teorico di economia). (lo stato non c’è, stato legislatore
e giudice ma non decisore c’è ma non interviene o meglio interviene solo come arbitro ma
non è un decisore collettivo, idea o visione del mondo che non si declina dal punto di vista
storico, non ha avuto una manifestazione storica) (in un modello liberista puro: lo stato
deve introdurre delle regole e farle rispettare, deve definire i contratti di proprietà ed
intervenire sui conflitti di interesse) (l’individuo scambia dei beni, l’individuo diventa
offerente dei beni nel mercato perché ne ha la proprietà. Imprese private e produttori
immettono sul mercato e i consumatori scelgono il paniere di beni ottimali) (lo scopo della
organizzazione economico liberista è una forma organizzativa solo se l’obbiettivo è tecnico
ed è l’efficienza quindi utilizzare bene le risorse disponibili=utilizzo miglior possibile delle
riscorse scarse)(c’è la proprietà privata, la libertà di impresa e uno stato che è solo
legislatore e giudice, e un sistema che ha delle risorse scarse e che deve utilizzarle con
efficienza) il sistema cresce solo se utilizza al meglio le risorse che ha a disposizione, è un
modello tecnico anche perché si basa su un modello di coordinamento implicito ovvero vi
sono soggetti decisori che hanno come funzione economica quello di massimizzare la
propria strategia individuale, il mercato raccoglie le strategie e crea domanda e offerta e
attraverso una logica di prezzo e c’è un coordinamento (concetto tecnico di equilibrio). Solo
in mercato di concorrenza perfetta (il prezzo lo fa il mercato) funziona questo tipo di
mercato e quindi non ne esiste nessuno.
Limite: non è reale come ipotesi, crescono le diseguaglianze tra gli operatori economici e
aumenta la non equità società e quando i prezzi (assenza di prezzi: il mercato no forma i
prezzi allora il prezzo che è lo strumento di coordinamento la mano invisibile non funziona
e quindi non c’è efficienza) non sono corretti ci vorrebbe qualcuno che regolamenti il tutto
e il liberismo economico non è in grado di gestire decisioni collettive. L’equità sociale può
esistere solo se ci sono decisioni collettive. Limiti: non realismo ipotesi, non equità sociale,
assenza i prezzi e decisioni collettive.
3. IL COORDINAMENTO ISTITUZIONALE TRA POTERE POLITICO E POTERE DI MERCATO
Il funzionamento del sistema economico può essere analizzato come un “problema di
coordinamento tra potere di mercato e potere politico (perché ciascuno di essi presenta dei limiti)”.
È necessario precisare alcune regole di coordinamento fra i due poteri.
a. Principi della democrazia indiretta: delega al sistema politico e definizione dei meccanismi
di voto. (non c’è un dittatore che impone ma c’è una democrazia e una delega del sistema
politico, delega sul sistema di voto secondo un sistema democratico, c’è una delega al
sistema politico delle decisioni collettive quindi ci deve essere un soggetto decisore che si
faccia carico della collettività e della validità del criterio di maggioranza come meccanismo
di voto)

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b. Ruolo economico (e giuridico) di forme di organizzazione intermedia fra Stato e agente
economico (individuo): famiglie, imprese, enti no-profit e associazioni economiche (privato
sociale), la presenza di decentramento amministrativo e politico (federalismo=forme di
aggregazione di decisori collettivi che fanno da intermediazione tra lo stato e i cittadini).
(deve essere garantita la possibilità di creare gruppi di interesse, abbiamo bisogno di un
sistema che riconosce un ruolo alle forme di organizzazione intermedia una libertà di scelta
e libertà di associazione tra il singolo individuo e lo stato)
c. La struttura decisionale dell’economia è (teoricamente) decentrata (individuale): deve
essere rispettata la libertà di scelta degli individui. (libertà di scelta operativa: riconoscere
la libertà di scelta ovvero poter decidere cosa è meglio per sé.)
d. La struttura informativa dell’economia è decentrata e raccogliere informazioni private
rappresenta un processo costoso: il «Mercato» ottimizza (teoricamente) le informazioni
necessarie nel coordinare le decisioni decentrate; devono essere garantite le condizioni per
il funzionamento del Mercato. (E una struttura decentrata dell’economia ha il pregio di
dover raccogliere meno informazioni private ovvero un processo costoso che assorbe
risorse; se vogliamo un sistema economico efficiente deve essere il meno
costoso)(preferiamo il mercato teoricamente, in concorrenza perfetta l’unica informazione
necessaria è il prezzo per ottimizzare e massimizzare la propria funzione quindi il mercato
teoricamente ha la caratteristica di minimizzare le informazioni necessarie)(l’informazione
privata è la propria preferenza, le aziende di marketing raccolgono informazioni sulle
preferenze quindi quando diciamo che il mercato ottimizza sulle informazioni necessarie il
mercato di concorrenza perfetta riduce al minimo le informazioni necessarie) (Il problema
del decisore collettivo sarà capire quali sono le preferenze degli individui e non potendo,
dovrà incentivare gli operatori economici a fornire queste in un contesto in cui queste
aumentano ad un livello molto elevato)
e. Nel processo di coordinamento (può crearsi un conflitto) dell’attività economica tra sistema
politico e forze di mercato viene riconosciuto (anche nella Costituzione degli Stati) il
principio di sussidiarietà:
Verticale: regola i rapporti tra decisori collettivi (esempio, tra enti sovranazionali e nazionali
e/o federalismo interno); (ad esempio regolamenta i rapporti tra unione europea e singoli
stati) (in alcuni ambiti può legiferare sia lo stato che i singoli paesi, il tema di chi si muove è
rilevante per le ripercussioni che ha sull’economia e sulla salute)
Orizzontale: tutela la libertà di scelta e di azione economica di individui, famiglie, imprese e
associazioni (Mercato), seppure regolamentata. (è necessario che ci sia libertà di scelta ma
è necessaria che sia tutelata, il principio di sussidiarietà tutela le scelte, gli interventi dello
stato che può ledere la libertà di scelta) (il principio di sussidiarietà garantisce i cittadini di
essere tutelati)
Per la natura collettiva di molte decisioni, lo Stato intervenire direttamente per: - La
definizione degli obiettivi e delle priorità (in alcuni ambiti c’è un trade-off e lo stato deve
intervenire per capire quali obbiettivi perseguire in base alle priorità e decidere quelle
obbiettivo perseguire magari andando a ledere gli altri obbiettivi; ad esempio oggi c’è da
scegliere se dare priorità alla salute o all’economia, deve decidere quanta tutela della
salute garantire e in base pagare il prezzo della perdita economica); - Modificare i
fondamentali del sistema; - Fornire beni non prodotti dal mercato;- Modificare i prezzi
distorti di mercato (prezzi non corretti rispetto all’uso delle risorse);- La distribuzione
«giusta» delle risorse. (ci sono degli ambiti in cui lo stato deve intervenire ovvero negli
ambiti sopra citati)

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LEZIONE I/2 L’APPROCCIO STRUMENTI-OBIETTIVI E IL RUOLO DELLE
ISTITUZIONI
UNA ECONOMIA SEMPLIFICATA DI SOLO MERCATO
Studieremo come il sistema economico persegue degli obiettivi sociali, dati i fondamentali, utilizzando un
prototipo semplificato: l’economia di solo mercato.
Questo prototipo ci consentirà di introdurre: il metodo tradizionale, cioè il cosiddetto approccio strumenti-
obiettivi. il metodo più recente, cioè il cosiddetto approccio meccanismi-obiettivi.

L’APPROCCIO STRUMENTI-OBIETTIVI (Tinbergen, 1952)


Il Mercato è un meccanismo di coordinamento di decisioni economiche decentrate, attraverso un sistema
di prezzi parametrici. Le famiglie e le imprese considerano i prezzi come parametri dati (si immagina un
breve periodo) e sulla base di questi decidono - a partire da un obiettivo di ottimalità individuale - quanto e
cosa consumare e produrre, dati i vincoli di risorse. A certe condizioni (teoriche), l’obiettivo di efficienza
tecnica viene raggiunto in modo automatico dalla mano invisibile. (la famiglia decide i beni da consumare
dati i prezzi, dato il vincolo di bilancio, a certe condizioni teoriche in presenza di mercati a concorrenza
perfetta i prezzi rappresentano l’unico strumento di coordinamento attraverso cui al mano invisibile si
realizza)(la mano invisibile garantisce che si possa passare da un’ottimalità individuale ad un’ottimalità
politica)
Sulla base di queste ipotesi viene presentato un meccanismo economico decentrato guidato dalla mano
invisibile dei prezzi e riusciamo quindi a costruire una teoria dell’equilibrio economico generale. La teoria
dell’equilibrio economico generale è una teoria sulla formazione dei prezzi e delle quantità nell’economica:
l’analisi riguarda individui e imprese che formulano decisioni individuali sulle quantità domandate e offerte
in base ai segnali di prezzo, considerando come dati il comportamento degli altri e curandosi solo del
proprio interesse. Il meccanismo dei prezzi coordina e indirizza gli interessi individuali verso l’interesse
sociale ed è questa la caratteristica distintiva del mercato rispetto ad altre possibili forme di coordinamento
e organizzazione degli individui. In questo modo il sistema dei prezzi svolge una efficiente funzione
allocativa delle risorse perché gli individui indirizzeranno (per perseguire il loro interesse economico) i loro
sforzi e le loro risorse dove possono trarre il maggior beneficio. Quindi un lavoratore sarà interessato
all’impresa che gli offre una miglior retribuzione e l’investitore impiegherà le sue attività finanziare nelle
forme che offrono un maggior rendimento. Il sistema dei prezzi consente cioè un’allocazione efficiente
delle risorse. Questo implica necessariamente una funzione distributiva: un divario fra produttività
marginale e salario reale comporta una riallocazione delle risorse. Condizione necessaria perché questo
equilibrio sussista è che nessun soggetto abbia il potere di influenzare i prezzi e che, di conseguenza, i
mercati siano perfettamente concorrenziali.
Le preferenze sono un dato nel breve periodo, nel breve periodo la tecnologia non varia molto e non c’è
progresso tecnico, quindi, non va a modificare gli impianti quindi anche la tecnologia nel breve periodo è
data, la dotazione iniziale potenzialmente assegnata all’individuo è data. Il teorema della mano invisibile ci
permette di dimostrare che l’equilibrio implica un uso efficiente delle risorse, ovvero se un mercato si
coordina è anche efficiente.
Il contributo di Tinbergen è stato nell’ambito degli obbiettivi sociali; gli obbiettivi sono obbiettivi di libertà,
efficienza ed equità (= qui si gioca il contributo di Timbergen che sottolinea un problema logico nella
descrizione di questo processo di coordinamento).
1. GLI OBIETTIVI SOCIALI: Problema
Una economia per perdurare ha bisogno che i soggetti che la compongono possiedano almeno un minimo
di risorse per vivere=dotazione iniziale di risorse e assenza di povertà; da qui l’ipotesi di sopravvivenza da
introdurre come vincolo.
Gli obiettivi (minimi) sono costituiti da:
• efficienza tecnica
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• equità distributiva (=ipotesi di sopravvivenza) (ci deve essere una eventuale re-distribuzione da parte
dello stato)

L’approccio strumenti-obiettivi richiede un secondo strumento indipendente dal mercato per introdurre un
secondo obiettivo (regola di Tinbergen).
Problema: problema della sopravvivenza nell’ambito economico, l’obbiettivo di esigenza non deve essere
solo tecnico ma anche sociale, perché il mercato esiste e ci siano decisori individuali che tutti i soggetti
abbiano delle risorse per vivere quindi sopravvivenza in senso fisico e possibilità di scambiare; si deve
introdurre un vincolo di sopravvivenza. Dobbiamo introdurre un vincolo di sopravvivenza dell’economia
ovvero delle risorse minime positive per gli operatori economici, un mercato funziona solo se c’è una
dotazione minima iniziale degli agenti economici. Se un sistema economico vuole perseguire due obbiettivi
deve avere a disposizione 2 strumenti ovvero 2 istituzioni che siano tra loro indipendenti. Se l’economia ha
bisogno anche dell’equità significa che abbiamo bisogno di un’istituzione indipendente che è lo stato che
introduca risorse (dotazione iniziale che non sia vuota, gli operatori economici devono avere una dotazione
minima di un bene, di una risorsa; se questo è realizzato teoricamente il sistema economico dovrebbe
garantire che sia sufficiente sopravvivere con queste risorse). Lo stato non è giocatore nel perseguimento
degli obbiettivi, lo stato si limita a modificare l’assetto iniziale e la modifica iniziale è dei fondamentali sarà
la società a definire gli obbiettivi. La conseguenza del vincolo di sopravvivenza è che se la società lo
desidera può perseguire un obbiettivo di efficienza giusta; il mercato solo a queste informazioni realizza
degli organi individuali che perseguitano la mano invisibile.
Implicitamente l’approccio di Tinbergen introduce nell’organizzazione economica un ruolo per un
«pianificatore» finalizzato all’equità distributiva: lo Stato o policy maker: la dotazione iniziale di risorse può
essere modificata per ragioni di equità distributiva.
L’equilibrio efficiente di Mercato richiede che gli individui abbiano una dotazione iniziale positiva di risorse
(vincolo di sopravvivenza): la distribuzione iniziale da parte dello Stato risponde ad una esigenza sia di
efficienza che di equità.
A certe condizioni (teoriche), l’obiettivo di efficienza tecnica è compatibile con un’economia anche «equa»
nella distribuzione finale delle risorse.
STRUMENTI-OBIETTIVI: Conclusioni.
1. Le caratteristiche fondamentali sono i vincoli del modello
2. Gli obiettivi sociali sono dati, cioè definiti ex-ante
3. La scelta dello strumento di coordinamento «efficace» rappresenta l’incognita del problema
(efficacia=opportuno rispetto all’obbiettivo)
4. Sotto il profilo dell’organizzazione del sistema economico, Mercato e Stato sono Istituzioni che svolgono
funzioni separate ma complementari. (lo stato introduce i vincoli e le regole che consentono al sistema di
realizzare i propri obbiettivi; il mercato coordina le decisioni economiche e trasforma un’ottimabilitità
individuale in un’ottimabilità collettiva)

MODULO II
In una economia semplificata, il funzionamento del mercato consente di perseguire l’obiettivo di efficienza
economica. In particolare, le decisioni individuali vengono coordinate attraverso il mercato per il
raggiungimento di obiettivi collettivi.
Il criterio di Pareto: L’obiettivo dell’efficienza economica è particolarmente rilevante in un sistema in cui vi
sono scarse risorse e quando la loro allocazione può essere causa di conflitti. È possibile rendere minima la
conflittualità attraverso un meccanismo di contrattazione volontaria in cui gli operatori economici siano
incentivati a cooperare. Le due modalità di incentivo economico sono:
- l’esistenza di una volontarietà nelle scelte
- la garanzia agli operatori di non perdere in un processo di convergenza
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Efficienza=il criterio di Pareto. Si parla di efficienza come obbiettivo solo in presenza di un sistema
economico che abbia dimensioni date. In un sistema economico dove abbiamo risorse infinite non ha senso
porsi un problema di efficienza, per parlare di efficienza come obbiettivo collettivo dobbiamo avere risorse
scarse. Siamo in un mondo di breve periodo dove è tutto dato. L’utilizzo di risorse scarse può essere origine
di conflitti, per redistribuire in senso efficiente le risorse significa togliere a qualcuno.
Il criterio di Pareto garantisce a tutti di non perdere dal passaggio da una situazione non efficiente ad una
situazione efficiente. Abbiamo un obbiettivo di efficienza perché abbiamo risorse scarse e vogliamo
minimizzare la conflittualità.

DEFINIZIONE: “Si definisce Pareto-efficiente una allocazione delle risorse tale per cui, dati i fattori
produttivi disponibili, la tecnologia e le preferenze dei consumatori, non è possibile individuare una
allocazione alternativa che consenta di migliorare il benessere di un individuo senza peggiorare quello di
un altro.”

Allocazione di risorse, quantità di risorse, dotazione di risorse. L’inciso definisce i fondamentali


dell’economia: ovvero la tecnologia, i fattori di produzione e le preferenze ovvero i fondamentali di
timberger dove tutto è dato; inciso significativo perché ci dice che l’economia è vincolata, non si parla di
efficienza dove i fattori non sono dati, è importante sottolineare il fatto che ci sia un vincolo. Non esiste
un’allocazione alternativa migliore senza peggiorare quella di un altro; per definire un’allocazione efficiente
il criterio di Pareto ha bisogno di poterla confrontare con un’alternativa non efficiente. é possibile parlare di
un’allocazione efficiente solo confrontandola con una allocazione. Il criterio di pareto è cooperativo,
garantisce a tutti che il criterio si interrompe quando uno comincia a perdere in termini di benessere
individuale. Il criterio ha dentro un termine di giustizia, la ricerca si interrompe quando viene meno anche
per un solo individuo di migliorare la situazione. Cooperativo=garantisce di non perdere a livello
individuale.

Il criterio di Pareto soddisfa i seguenti requisiti:

- Non spreco: utilizza al meglio tutte le risorse scarse disponibili, non è un criterio di efficienza
assoluta ma relativa
- Può essere volontario: misura l’efficienza del sistema in termini di benessere individuale (è
volontaria: il criterio garantisce a tutti di essere in una situazione migliore senza perdere nulla, dal
punto di vista della razionalità economica l’individuo persegue l’efficienza)
- Può essere cooperativo: l’efficienza dell’economia è massima quando non è possibile aumentare il
benessere di un individuo senza peggiorare quello di un altro
- Minimizza i conflitti collettivi nell’uso delle risorse scarse: nessuno perde.

Esempio: immaginiamo di avere 4 esiti possibili, 4 esisti disponibili dell’utilizzo delle risorse. I soggetti
devono decidere. Guardiamo il benessere individuale degli individui. Criterio di ordinamento di strutture
collettive ordinamento basato sull’interesse individuale.

Limiti: Il criterio di Pareto-efficienza garantisce che nessuno perda, ma non esclude il caso che possa
«guadagnare» un solo operatore. Le teorie sperimentali dimostrano che gli operatori si «accontentano» di
non perdere solo se non vengono informati che altri guadagnano (esperimento al buio). Il criterio di Pareto
non consente di effettuare «compensazioni» di risorse (anche se ottimali a livello individuale) decise
volontariamente dagli individui.

È un criterio relativo ma non assoluto, è un ottimo relativo. L’altro limite che garantisce a tutti di non
perdere ma non garantisce a tutti di guadagnare: dominanza debole; il criterio tace quando uno dei
soggetti perde.

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Ipotesi: Partiamo dal consumo: è un’economia di baratto e un’economia di quantità. Noi abbiamo due beni
prodotti in condizione di efficienza e sono quindi disponibili in quantità data per i due consumatori. IL
problema è come il sistema economico raggiunge un obbiettivo in termini di efficienza ovvero attraverso lo
scambio dei due operatori finché non raggiungono una situazione vantaggiosa per entrambi o almeno per
uno dei due; quindi, noi possiamo osservare un minimo di collaborazione. In una economia di puro
scambio con due individui, A e B, e due beni, x1 e x2, in quantità date, si raggiunge l’efficienza nel momento
in cui non esiste più uno spazio di scambio reciprocamente vantaggioso. Nell’economia di baratto noi
osserviamo la struttura della domanda e dell’offerta e capire i meccanismi sottostanti e come funziona il
meccanismo del mercato; anche il baratto determina un suo punto stazionario che chiameremo equilibrio.

Quando si verifica questa condizione di efficienza? Modello di equazione simultanee, avremo 4 soluzioni.
L’efficienza nel consumo può essere espressa dalla condizione: il saggio marginale di sostituzione del primo
soggetto deve essere uguale a quello del secondo. SMS=inclinazione della curva di indifferenza di un
consumatore in un determinato punto. La curva di indifferenza descrive i panieri di beni che garantiscono
ad un soggetto un livello costante di utilità, sono tutti panieri alternativi che garantiscono al soggetto lo
stesso livello di utilità. Le curve sono convesse e inclinate negativamente. SMS=rapporto incrementale, ha il
segno meno davanti perché è decrescente.

Scatola di Edgworth ci consente di dire quale è la dimensione dell’economia (quanto il sistema produttivo
ha reso disponibile i prodotti). Mette insieme il piano decisionale in due dimensioni dei due consumatori.
C=allocazione iniziale delle risorse. Il punto C è la dotazione di risorse iniziale, è un punto qualunque dentro
la scatola. Nel punto C le curve di indifferenza hanno inclinazione diversa, quindi, non è un punto efficiente
quindi si può migliorare. Esistono in questa scatola dei punti efficienti? Si, noi in questo caso ne abbiamo
segnati 4 ma in realtà sono infiniti, l’insieme di tutti questi punti è chiamata curva dei contratti del
consumo, sono tutti i unti su questa diagonale irregolare. Questi punti sono tutti realizzabili in assoluto ma
realmente se è dato il punto di partenza non sono tutti realizzabili perché alcuni punti per un individuo
potrebbero significare perdere. Noi abbiamo un’infinità numerabile di punti ugualmente efficienti, il punto
C ci identifica lo spazio dove muoverci ovvero tutti i punti tra Z e W. C predetermina il tratto rilevante della
curva dei contratti, il sistema è vincolato a scegliere un punto di efficienza tra Z e W. Nessun modello di
economia elimina il fatto che in natura possono avere qualità diverse. IL criterio di Pareto ci dice che A e B
non possono perdere se no non avrebbero incentivi a scambiare, quindi l’allocazione C predetermina le
curve di indifferenza vincolanti. Il vincolo reale sulla curva dei contratti ci dice che i consumatori non
perdono se stanno sulla stessa curva di indifferenza di C. I punti sulla curva dei contratti sono tutti efficiente
ma dato che abbiamo C sappiamo il tratto della curva rilevante. Entrambi i consumatori non perdono se
stanno tra Z e W perché per entrambi in quel tratto avranno curva più elevate e quindi un un’utilità più alta.
Il valore dipende dal valore che i soggetti assegnano alle risorse. Le curve di indifferenza sono ordinabili, ma
il livello di benessere lo capiamo dalla struttura delle preferenze.

Partiamo da un punto iniziale, una dotazione iniziale di beni dei due individui che non appartiene alla curva
dei contratti di scambio, punto inefficiente quindi i due SMS sono diversi. Il primo soggetto, A, ha tanto
bene x2 e poco bene x1, in questo momento la natura ha assegnato questo, e il consumatore attribuisce
una maggiore utilità al bene x1, in particolare SMS di A è =2 quindi per lui vale di più il bene 1 e offre il bene

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2 in cambio di x2. Quindi il consumatore B dovrebbe essere disponibile ad offrire x1 e chiedere x2, l’SMS di
B in quel punto iniziale è 1. Inefficienza, c’è un incentivo allo scambio. Sulla base del proprio SMS A è
disponibile pur di avere più x1 a rinunciare a due unità del bene x2, B accetterebbe questa situazione
perché lui è disponibile a pagare 1 a 1 quindi addirittura se ne becca 2, un’unità di bene può essere
riallocata (può essere riallocata a B, quindi è indifferente e in questo meccanismo guadagna A). In questo
assetto c’è un incentivo a scambiare e c’è un’unità che può essere allocata (allocata a vantaggio di B o A
oppure tra i due non nelle stesse proporzioni). È importante la direzione dello scambio, sulla base della
preferenza è A che ha squilibri rispetto al paniere che la natura li ha assegnato che ha una preferenza
esplicita. Quindi esiste uno spazio di scambio, abbiamo uno scambio che almeno è vantaggioso per uno in
questo caso anzi due. Possiamo immaginare anche un meccanismo continuo di rilanci. A domanda bene x1
e offre x2, dopo lo scambio l’SMS di A si muove (se scambia A acquista bene x1 quindi l’utilità marginale di
x1 si riduce e l’utilità del bene x2 aumenta) verso il basso.
B cede x1 e l’UMA1 aumenta e prende x2 e l’UMA2 diminuisce perché x2 è diventato più abbondante
quindi l’SMS aumenta; per B il SMS non sarà più uguale a 1.
l’utilità complessiva aumenta sempre per entrambi ma cambia l’utilità marginale dei beni e quindi gli
SMS.

L’SMS è una misura di valore, ci dice in termini di preferenza quanto vale la disponibilità di un bene per
un soggetto economico in termini di rinuncia dell’altro bene. L’SMS ci dice quale è la possibilità di scambio
e quale è il valore del bene x1 e del bene x2. Mi dice quando vale un bene rispetto all’altro bene.

A noi interessa il meccanismo: si forma un mercato, una domanda e un’offerta, e si forma un valore
seppure non monetario. Dire che i SMS sono diversi vuol dire che i due consumatori attribuiscono valori
diversi ai due beni.

L’esistenza di una transazione vantaggiosa in termini di benessere individuale rappresenta un incentivo


perché per i due consumatori sia conveniente continuare a scambiare. Lo scambio continuerà ad essere
vantaggioso fino a quando: SMS=SMS. Il consumatore razionale, l’uomo economico, fin quando c’è la
possibilità di aumentare il proprio livello di benessere egli scambia sempre, l’utilità marginale è sempre
positiva, più bassa o più alta dell’assetto precedente ma sempre positiva. Se i due consumatori vedono
margini per incrementare il proprio livello di benessere cerca di incrementare il suo guadagno. Il
comportamento dell’altro consumatore è un vincolo, se uno dei consumatori perde allora si smette, gli fa
vincolo la dimensione dell’economia e la struttura decisionale dell’altro.

Conclusioni:

- Dal punto di vista teorico, tecniche: dal punto di vista analitico l’SMS è l’inclinazione della curva di
indifferenza, ma è la possibilità di scambio mantenendo inalterata l’utilità. L’SMS è un prezzo
soggettivo, è un prezzo ombra, è una misura di valore. L’SMS misura in termini non monetari una
disponibilità a pagare, emerge una misura di valore è una disponibilità a pagare fisica, una rinuncia
al consumo di un altro bene. Sono le preferenze che misurano il valore dei beni. Nel punto di
efficienza si forma un coordinamento tra domanda e offerta se abbiamo l’uguaglianza degli SMS
per entrambi i consumatori in quel punto vi è la stessa dimensione di valore, un unico prezzo,
emerga una misura del valore unica. L’SMS in quel punto che è il punto efficiente è il punto di
equilibrio di un sistema economico generale. Noi abbiamo un’ottimabilità individuale ma la
domanda si incontra con l’offerta e si forma un prezzo unico. Modo per rappresentare in
un’economia senza moneta la mano invisibile, volontà di scambiare, sono le strategie individuali
che spingono a scambiare, la mano invisibile è questo esito automatico. Esito di strategie ottimali
che non possono essere ulteriormente migliorate, il vincolo è il rispetto dell’utilità dell’altro.
Stabilità dell’equilibrio, non ci sono più incentivi, fin quando non c’è uno shock l’assetto di

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economia realizzato è un assetto stabile. È l’esito di un modello generale coordinato, se il sistema
persegue l’efficienza questo è l’unico esito possibile fino a che non cambia il contesto esterno.
- Considerazioni metodologiche: Il perseguimento dell’efficienza non include valutazioni etiche (gli
individui scambiano fino a quando gli conviene a livello individuale, non c’è giustizia). Per
l’efficienza è richiesto solo che nell’economia avvengano scambi vantaggiosi senza richiedere che i
vantaggi vengano ottenuti da tutti gli operatori. Se la società «desidera» introdurre valutazioni di
equità le deve inserire tra i propri obiettivi sociali. Quello che interessa al sistema liberista è che il
mercato funzioni. Dobbiamo introdurre un vincolo di sussistenza perché se non ci fosse una
dotazione iniziale delle risorse positiva per entrambi non ci sarebbe mercato, non ci sarebbe
scambio. Se ha tutto e uno e l’altro zero ovviamente non ci sarebbe scambio, uno ci perderebbe
sicuro. Ma il concetto di efficienza non realizza risultati equi, dobbiamo introdurlo come vincolo,
come risultato da perseguire.

L’EFFICIENZA IN UNA ECONOMIA (DI QUANTITA’) DI PRODUZIONE


Come usare in modo efficiente due fattori di produzione in somma fissa per produrre due beni. Gli input
sono dati e anche la tecnologia, siamo quindi nel breve periodo. In una economia in cui si producono due
beni, x1 e x2, con l’uso di due fattori, L e K, disponibili in somma fissa e con tecnologia data, si raggiunge
l’efficienza produttiva nel momento in cui non è più possibile aumentare la quantità prodotta di uno dei
due beni senza diminuire la quantità dell’altro.
Mi immagino due produttori che producono un solo bene, produzione disgiunta, abbiamo o due produttori
o due linee produttive. Quindi abbiamo un meccanismo di scambio dove i produttori si scambiano input
ovvero lavoro e capitale.
Utilizziamo il concetto di isoquanto=stessa quantità=lungo un isoquanto produttivo rimane costante la
quantità prodotta di bene finale ma cambiano le tecniche produttive ovvero una diversa combinazione di
lavoro e capitale. L’ungo un isoquanto vediamo diverse combinazioni di lavoro e capitale che producono la
stessa quantità di output. L’inclinazione dell’isoquanto è il Saggio Marginale di Sostituzione
Tecnica=SMST=rapporto incrementale, ci chiediamo nel processo produttivo se andiamo ad aumentare una
unità di fattore lavoro qual è la quantità di capitale con cui dobbiamo compensare? Fino a quando i SMST
sono diversi nelle due produzioni, c’è spazio per una riallocazione dei fattori di produzione tra di esse.

Esempio: inizialmente non abbiamo una situazione efficiente, per A il SMST= 2 (per restare sullo stesso
isoquanto dobbiamo sostituire una unità di lavoro con 2 di capitale) Il lavoro L rappresenta l’input più
scarso nel processo x1 mentre il capitale K quello relativamente più abbondante, in quel particolare punto
di quel determinato isoquanto produttivo. Il processo x1 cede K al processo x2 in cambio di L e il processo
x2 cede L in cambio di K. Se avviene uno scambio l’esito è che il SMST di x1 diminuisce e il SMST di x2 sta
aumentando.

Idealmente abbiamo reato un mercato, entrambi vanno ad ottimizzare. L’obbiettivo in questa economia
senza prezzi significa usare al meglio gli input scarsi che ha a disposizione per ottimizzare la produzione;
l’obbiettivo del produttore è produrre più bene finale utilizzando gli input che ha a disposizione. I
produttori finché c’è margine di miglioramento scambiano. Si fermano se non ci sono più margini di
guadagno, quando non ci sono più scambi vantaggiosi, quindi quando abbiamo un punto di uguaglianza tra
SMST=SMST, ovvero passare attraverso la forza del mercato, attraverso la contrattazione, passano da una
situazione non efficiente ad un uso efficiente delle risorse.

Graficamente, l’insieme di tutte le possibili allocazioni Pareto-efficienti, dati i fattori disponibili L e K, la


tecnologia e l’allocazione iniziale dei fattori stessi tra le imprese, è rappresentata dalla curva dei contratti
di produzione. Può essere rappresentata attraverso la scatola di Edgeworth della produzione. L’isoquanto
di produzione mi dice una possibilità di scambio e la quantità di output, se io vado su un isoquanto più alto
produco più beni, quindi la scatola indirettamente mi da delle info sia sugli input sia sugli output.
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Strumento tecnico che mi consente di avere delle info sui livelli produttivi dei beni finali che garantisono un
uso efficiente degli input. Problema. Abbiamo identificato l’efficienza della produzione nei termini dell’uso
dei fattori di produzione (la quantità di input è la risorsa scarsa). E per i beni finali? È possibile
determinare la curva di trasformazione che individua le possibili allocazioni Pareto-efficienti definite in
termini di beni finali prodotti invece che in termini di fattori produttivi utilizzati. L’area delimitata dalla
curva individua l’insieme delle possibilità di produzione e i punti sulla curva costituiscono punti di
efficienza, data la tecnologia. Il SMT indica la possibilità per l’economia di modificare la produzione dei due
beni mantenendo un uso efficiente dei fattori di produzione e data la tecnologia esistente.
SMT=inclinazione della curva di trasformazione, misura la possibilità di muoversi lungo la frontiera
tecnologica, la possibilità di realizzare combinazioni alternative di bene 1 bene 2 avendo la certezza di
utilizzare in modo efficiente il lavoro e il capitale. Il SMT dipende dalla struttura tecnologica che dipende
dalla produttività di un fattore è la diversa produttività di un fattore che consente di modificare un mix
produttivo. Il SMT ci esprima nell’ambito di un assetto produttivo che vuole usare in modo efficiente gli
inputa quella è la quantità massima producibile dei due beni, ci dice la tecnologia e gli input condizionano la
possibilità di muoversi tra un mix produttivo ad un altro. Se noi potessimo aver progresso tecnico avremo
una curva di trasformazione che si sposta verso destra e avremo mix diversi e miglioreremo sia la
produzione di un bene sia la produzione dell’altro. Ma qui abbiamo un vincolo tecnico.

COMPATIBILITA’ TRA PRODUZIONE E SCAMBIO


Vogliamo verificare le condizioni che garantiscono (simultaneamente) l’efficienza nello scambio e nella
produzione.
Se noi realizziamo separatamente la soluzione finale tende ad essere sub ottimale ovvero migliorabile ma
se dimostriamo che è migliorabile significa che non è Pareto efficiente.
Ipotesi: Utilizziamo «un’economia a isola» in cui vengono prodotti due beni x1 e x2 semplifichiamo il
sistema economico dove esiste un solo individuo che è, nello stesso tempo, produttore e consumatore.
Qual è la combinazione dei due beni, x1 e x2, che sarà prodotta e consumata?
È necessario considerare congiuntamente la curva di trasformazione, che individua l’insieme delle
possibilità di produzione (efficiente), e le curve di indifferenza che rappresentano le preferenze del
consumatore.
Dato l’insieme delle possibilità di produzione (efficiente), il consumatore sceglierà la combinazione dei due
beni che gli garantisce la massima utilità.
L’efficienza nello scambio e nella produzione si ha nel punto di tangenza tra la curva di trasformazione e la
curva di indifferenza più elevata per il consumatore.

Il punto D e il punto F sono indifferenti perché sono sulla stessa curva di indifferenza
ma non sceglierebbe né il punto D ne il punto F perché esiste un punto che appartiene
alla frontiera dove ha un benessere e un’utilità più elevata. D e F sono efficienti e
realizzabili ma non gli sceglierebbe perché esiste E che lo collocherebbe su una curva
di indifferenza più elevata. Se ci fermiamo a D o F abbiamo una situazione sub
efficiente. E ha una tangenza tra la frontiera tecnologica e la curva di indifferenza.

Nel punto E c’è una tangenza e abbiamo SMT=SMS.

Questa analisi può essere generalizzata al caso in cui nell’economia vi siano due consumatori (A e B).
Utilizziamo una particolare curva di indifferenza collettiva che ha la caratteristica di presentare in ogni
punto un SMSA = SMSB. Non solo vi deve essere efficienza nello scambio (cioè SMSA = SMSB), ma il sistema
deve anche produrre la migliore combinazione di bene x1 e x2, utilizzando al meglio i fattori di produzione
disponibili con una data tecnologia. Se fossimo nel punto D, i due consumatori preferirebbero poter
consumare maggiormente il bene x1 rispetto al bene x2 (ad esempio, in E). La tecnologia consente di
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produrre in condizioni di efficienza unità aggiuntive di bene x1, rinunciando alla produzione di bene x2, dato
il SMT. È possibile rendere disponibile in maggior quantità il bene x1, che i consumatori preferiscono, senza
venir meno nell’efficienza produttiva. Ciò rappresenta un miglioramento paretiano per l’economia.

L’efficienza paretiana: conclusioni


Un’economia di baratto realizza un obiettivo di efficienza se si verificano le condizioni:
- assenza di spreco nella misura in cui tutte le risorse sono totalmente allocate;
- SMSA = SMSB nel consumo;
- SMSTx1 = SMSTx2 nell’uso dei fattori di produzione;
- SMT = SMSA,B nell’economia.
E’ un equilibrio economico generale (stabile) in un’economia di quantità (cioè non monetaria).

Questo assetto di economia è stabile, i comportamenti e le strategie sono stabili per gli operatori perché
nessuno di loro ha intenzione di modificare i loro comportamenti.

Conclusione: L’efficienza economica implica un conflitto allocativo tra usi alternativi di risorse (fisiche)
scarse. Il criterio paretiano minimizza la dimensione di questo conflitto tra gli operatori attraverso la
cooperazione fra soggetti. Il sistema economico raggiunge il suo «massimo» (dati i vincoli) nell’utilizzo di
risorse scarse attraverso scambi volontari e vantaggiosi per almeno un operatore senza che altri perdano.
L’efficienza nell’economia richiede la compatibilità delle decisioni di produzione con quelle di consumo.
Occorre un processo di coordinamento tra quanto si vuole produrre e quanto si desidera consumare per
ciascun soggetto e per l’economia (l’equilibrio stabile nelle quantità è la «mano invisibile»). Il
coordinamento è possibile anche in un’economia di baratto (cioè senza moneta), ma certamente
all’aumentare del numero degli operatori coinvolti la creazione di un’economia monetaria facilita le
contrattazioni ed il coordinamento.

L’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE ED I DUE TEOREMI DI MERCATO


Cosa significa meccanismo di coordinamento? Coordinamento di mercato attraverso i prezzi? Obbiettivo di
tipo tecnico: come si coordina un’economia monetaria, le decisioni individuali in un’economia di mercato?
Dobbiamo passare da un’economia paretiana ad un approccio Walrasiano (dobbiamo studiare il
coordinamento a prescindere dal fatto che l’economia possa o meno raggiungere l’efficienza).
Il riferimento metodologico è l’approccio meccanismi-obiettivi (Hurwicz)
1. MECCANISMI DI COORDINAMENTO E L’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE

Le ipotesi del mercato come meccanismo di comportamento:


- L’economia è decentrata. (ogni individuo decide la propria strategia in modo indipendente)
- Il Mercato è un “meccanismo” di coordinamento in presenza di beni privati puri e perfetta informazione.
- L’obiettivo tecnico del meccanismo è l’equilibrio fra domanda e offerta per ogni bene e fattore produttivo.
- Lo strumento tecnico è il sistema dei prezzi.
- I prezzi sono “dati” (parametrici) forniti da un fittizio “banditore” walrasiano (da Léon Walras) ai soggetti
che desiderano acquistare o vendere.

Gli operatori dell’economia walrasiana sono le famiglie, le imprese e il «banditore». Soggetto regolatore
nel sistema economico, Walras ha in mente che per perseguire l’equilibrio serve una struttura di mercato,
l’asta: coordinamento di mercato che utilizza il meccanismo d’asta per potersi coordinare, raccoglie le
decisioni di domanda e offerta e dichiara il prezzo di aggiudicazione. Le famiglie domandano beni e offrono
lavoro, le imprese domandano lavoro (capitale al settore delle famiglie) e rendono disponibile al sistema
beni sulla base degli input. Famiglie e imprese hanno strategie di ottimabilità ma il banditore non ha una
strategia, fa funzionare il mercato non è un giocatore, regola solo.

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Il «banditore» comunica un vettore di prezzi ai soggetti che, in modo decentrato, fanno proposte di
acquisto o di vendita per ogni bene (o fattore produttivo), sulla base delle loro preferenze o tecnologia.
(sulla base della propria struttura delle preferenze e in base alla propria utilità ciascun operatore decide la
sua offerta e la sua domanda sulla base del vettore dei prezzi stabilito dal regolatore; in banditore raccoglie
e aggrega e se siamo fortunati la domanda e l’offerta si equivalgono allora il banditore dichiara che c’è
coordinamento ma normalmente non accade così e il banditore aggiusta i prezzi andando per tentativi ed
errori sulla base della domanda e dell’offerta dei consumatori)
Se il vettore dei prezzi non è quello di equilibrio, per alcuni beni (o input) la domanda supera l’offerta e per
altri avviene l’opposto. Se il vettore dei prezzi non è quello di equilibrio, nessuna transazione ha luogo
perché gli operatori «rilanciano» facendo nuove proposte. “Il banditore” formula un nuovo vettore
alzando i prezzi quando la domanda (aggregata) è maggiore dell’offerta e viceversa (per tentativi ed errori).
Il banditore continua a proporre nuovi vettori di prezzi fino a che individua quello per cui la domanda è
uguale all’offerta per ogni bene (e fattore produttivo) dell’economia. Ogni soggetto può allora procedere al
suo scambio perché è soddisfatto delle condizioni di acquisto o di vendita a quel prezzo.
il vettore che accontenta tutti, nessun operatore ha incentivo a modificare le proprie strategie perché è
l’esito di una strategia ottimizzante; è un esito ottimo per gli individui e quindi possono avvenire le
transazioni economiche. Dato che ha identificato il vettore ora si possono fare scambi.
Il meccanismo walrasiano consente di implementare l’obiettivo del coordinamento delle decisioni ottimali
di domanda e offerta individuali aggregandole attraverso la determinazione dei prezzi di equilibrio per
l’intera economia.
(molti beni vengono allocati con il meccanismo di asta come i titoli, BOT, ebay etc. il prezzo viene
determinato dall’incontro tra domanda e offerta) (non sta nell’asta l’ottimabilità del modello ma il fatto che
esista un banditore=forza della concorrenza=flessibilità dei prezzi che aggiusta gli squilibri di mercato)

2 ulteriori caratteristiche dell’equilibrio: (la prima che abbiamo già visto è il meccanismo d’asta e il
banditore). Il modello walrasiano ha la caratteristica di essere uni-periodale e di rappresentare un
sistema a circuito chiuso. (Uni-periodale= il sistema economico ha un momento iniziale e un momento
finale e al termine del periodo non possono essere lasciate transazioni inevase, tutti i processi di
contrattazione nel momento finale si chiudono) Un modello di economia uni-periodale ipotizza che al
termine del periodo considerato vengano chiuse tutte le posizioni degli operatori; all’inizio del successivo
periodo, l’economia inizia ex-novo le proprie attività economiche. Le economie a circuito chiuso sono
quelle in cui le famiglie sono proprietarie delle imprese e dunque al termine dell’esercizio ricevono da
queste ultime la distribuzione degli utili (o delle perdite) realizzate.
è un’economia che chiude in conti al termine dell’esercizio e che distribuisce i risultati economici, è come
se al 31/12 chiude tutto e se ci sono degli utili essi vengono distribuiti e nel secondo periodo avremo più
risorse date dagli utili del periodo precedente, nel periodo successivo tutto inizia con delle nuove dotazioni.
Viceversa, se ci sono state delle perdite. Queste due condizioni sono anche dette condizioni di chiusura.

Quindi in sintesi: In un’economia walrasiana, se: ciascun operatore decide in modo decentrato sulla base
dei fondamentali e dei prezzi di mercato; la strategia scelta da ogni famiglia è quella che massimizza la sua
utilità e la strategia scelta da ogni impresa è quella che massimizza il profitto; in presenza del vettore dei
prezzi di equilibrio, pe, fissato dal banditore, le decisioni di domanda e offerta sono compatibili, oltre che
ottimali a livello individuale, per tutti i beni scambiati; allora si realizza uno stato di equilibrio economico
generale (concorrenziale) per tutti i beni scambiati e per tutti gli operatori economici.

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2. I DUE TEOREMI DI MERCATO

Ci poniamo due domande:


1. un sistema economico in equilibrio è anche efficiente? Il primo teorema del mercato ci consente di
rispondere in modo affermativo. Il coordinamento di mercato nel momento in cui si coordina produce un
risultato efficiente.
2. un sistema economico efficiente è anche in equilibrio? Il secondo teorema del mercato non ci consente
di rispondere in modo univoco; accade solo a certe condizioni.

1. IL PRIMO TEOREMA DI MERCATO: Il primo teorema di mercato (o della mano invisibile) afferma
che: “Ogni situazione di equilibrio economico generale (EEG) coincide con un’allocazione Pareto-
efficiente delle risorse”.
Un sistema economico in equilibrio (cioè che realizza un EEG concorrenziale e walrasiano) è anche
efficiente. la mano invisibile è una scommessa sul fatto che il coordinamento di mercato è
sufficiente per garantire l’efficienza. Le condizioni per cui EEG=>PE sono: assenza di spreco,
SMS=SMS, SMST=SMST, SMS=SMT ovvero le condizioni affinché sia Pareto-efficiente. Nell’ambito
di un’economia concorrenziale e walrasiana le condizioni sono sempre verificate in presenza dei
prezzi di equilibrio pe.
La prima condizione è l’assenza di spreco: se io sono in un sistema che deve essere efficiente, se il
consumatore massimizza la sua utilità per avere soddisfazione significa che il consumatore utilizza
tutto, principio di non sazietà, se ha a disposizione dei beni gli usa tutti. La seconda condizione è
SMS=SMS; tutte le famiglie massimizzano la propria utilità, ciascuna famiglia si realizza quando si
colloca sulla curva di indifferenza più alta possibile. I consumatori hanno diverse preferenze e
diversi redditi etc. ma il modello di equilibrio economico fa si che in presenza di un’economia
coordinata, di un equilibrio, il prezzo è unico, le transazioni hanno luogo solo se il prezzo è unico.
Quindi gli SMS sono uguali perché il vettore dei prezzi è unico. Dobbiamo tenere presente il punto
di partenza, ovvero l’equilibrio: quello che rende vero il teorema è che il vettore dei prezzi in
presenza di un equilibrio generale è unico e se è vero che è unico allora è vero che gli SMS sono
uguali. La relazione successiva è SMST=SMST, produzione: siamo nel breve periodo e quindi non vi
è progresso tecnico quindi la struttura degli impianti dell’economia è data, quindi la funzione di
produzione è predeterminata; quindi dire strategia ottimizzante per il produttore è il fatto che lui
domanda input e la funzione di produzione che non varia gli da output, quindi la strategia del
produttore è una strategia che lo porta a scegliere la tecnica produttiva ovvero sceglie solo quanto
lavoro e capitale inserire nel proprio impianto; nell’ambito della teoria neoclassica. Quindi se i
prezzi sono uguali allora SMST=SMST; noi abbiamo che SMST=SMST perché abbiamo equilibrio e
dei prezzi unici. Dobbiamo avere in mente come funziona l’impresa nel modello neoclassico, qui
siamo in concorrenza perfetta dove il profitto è zero quindi il produttore massimizza il prodotto
finale ma esso è ottimo se sono ottimi gli input. La relazione di chiusura (chiamata così perché è
vera se le prime sono vere, se le prime sono vere allora questa quarta relazione viene da sé ed è
vera per ipotesi), SMS=SMST, mi dice il valore economico del mix produttivo. Il sistema economico
produce questo mix e questo è il valore di queste risorse. La Pareto efficienza la devo dimostrare,
l’equilibro viene da se.
Riassunto sulle slide: Nella verifica del teorema è necessario che lo si «dimostri» effettivamente e
non che vengano espresse solo le condizioni di pareto-efficienza. Occorre cioè partire dalla
condizione di equilibrio (individuale e di mercato) e solo successivamente verificare l’efficienza.
Prendiamo per esempio la condizione 2: SMSA = pex/pey = SMSB. (i) Occorre verificare che SMSA =
pex/pey. Cosa esprime la condizione SMSA = pex/pey ? L’uguaglianza tra il SMS del consumatore A e
il rapporto tra i prezzi di due beni disponibili (x ed y) esprime la condizione di massimizzazione della
sua utilità, dato il vincolo di bilancio. E’ l’ottimo individuale di A (N.B. lo stesso varrà per B: SMSB =

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pex/pey ) (ii) Che cosa ci garantisce che nelle loro scelte (decentrate) di ottimo individuale i due
consumatori realizzino anche l’ottimo collettivo (cioè l’efficienza dell’economia)? Il SMS di A è
uguale al SMS di B solo se il rapporto pex/pey è uguale per i due soggetti. Che cosa ci garantisce che
lo sia?Il fatto che siamo in presenza di una situazione di EEG (vedi ENUNCIATO) e quindi che i prezzi
pex e pey siano prezzi (unici) di equilibrio. Il banditore walrasiano dichiara (esiste) un unico prezzo di
equilibrio (di coordinamento tra domanda e offerta) di ogni bene. L’inclinazione del vincolo di
bilancio è la stessa per ogni consumatore ed esiste un punto in cui si ha lo stesso SMS dentro la
scatola di Edgeworth. (iii) Lo stesso tipo di ragionamento logico può essere fatto per la condizione 3:
SMSTx = peL/peK e SMSTy = peL/peK In questo caso, dovremo verificare l’ottimo di ciascun produttore
nell’uso di L e K per produrre i due beni x e y. L’inclinazione curva di isocosto è la stessa di quella
dell’isoquanto più elevato per ogni bene prodotto. L’inclinazione della curva di isocosto è la stessa
per ogni bene prodotto in quanto peL e peK rappresentano i prezzi di equilibrio (unici) di L e K.
Quindi SMSTx = SMSTy .
2. IL SECONDO TEOREMA DI MERCATO: Il secondo teorema di mercato (o di separazione) afferma
che: “Qualunque allocazione Pareto-efficiente può essere (afferma anche il suo contrario, può
anche non essere, introduco una complicazione logica, devo definire le condizioni per cui questo
può essere diventa una certezza o no)ottenuta come EEG, data una appropriata (per partire da
qualsiasi assetto che chiamiamo Pareto efficiente deve esistere un altro punto non efficiente
rispetto a cui il punto che vogliamo confrontare risulta migliore, l’ipotesi di Pareto efficienza è
relativa, devo confrontarla con qualcosa e questo qualcosa deve essere peggiore; dire qualunque
significa efficiente rispetto ad un altro punto che non lo sia) allocazione iniziale delle risorse, in un
sistema economico con certi requisiti formali”.
se io voglio avere una coincidenza ho bisogno di predeterminare una locazione iniziale non
efficiente e ho bisogno di un sistema economico con dei requisiti formali, requisiti tipici della teoria
neoclassica quindi questi requisiti formali per noi saranno sempre verificati.
Un sistema economico efficiente è anche in equilibrio, solo a certe condizioni.
La Pareto-efficienza non implica un EEG: PE non => EEG. Si rendono necessarie due condizioni
tecniche:
a. Requisiti formali garantiti dalla teoria neoclassica della produzione e dell’utilità (ad
esempio, la convessità delle curve di indifferenza degli individui e degli isoquanti
produttivi). (il fatto di avere curve convesse o concave mi garantisce l’equilibrio unico, qual
punto di tangenza è unico)
b. L’allocazione Pareto-efficiente che il sistema raggiunge è pre-determinata dall’allocazione
iniziale delle risorse (che deve essere opportuna).

Quindi la Pareto efficienza non è condizione necessaria per l’equilibrio, lo è se si verificano


queste due condizioni.

L’OBIETTIVO DI EQUITA’

L’equilibrio (concorrenziale) e l’efficienza del Mercato richiedono potere d’acquisto distribuito (cioè
l’assenza di povertà e di un’eccessiva disuguaglianza). Vincolo di sopravvivenza, per poter parlare di
concorrenza devo avere un potere di acquisto distribuito, per fare funzionare il mercato devo avere una
distribuzione opportuna affinché il mercato sia concorrenziale.
La possibilità del meccanismo di Mercato di funzionare è maggiore quanto più gli individui abbiano una
dotazione iniziale positiva per il maggior numero di beni.
Una opportuna re-distribuzione iniziale delle risorse da parte dello Stato risponde ad una esigenza di
efficienza, ma anche di equità.
Se valgono i due teoremi di mercato, una economia (efficiente) di Mercato può essere anche equa se
affiancata dallo Stato con obiettivi di equità. Questa è la caratteristica di una visione liberista
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dell’organizzazione economica. Lo Stato decide l’allocazione iniziale delle risorse (con obiettivi di equità) e
lascia al Mercato il compito di riallocarle secondo il meccanismo di concorrenza walrasiano (con obiettivi di
efficienza). (se il sistema economico vuole perseguire la giustizia deve predeterminarli, deve mettere un
punto in mezzo alla scatola non a lato se vuole equità, lo stato in ogni momento iniziale redistribuisce le
risorse in nome di un principio di equità che la società vuole realizzare. L’economia ricomincia da capo e
quando lo stato rialloca secondo motivi di giustizia prima che il mercato possa incominciare). Si realizza
un’ipotesi di separazione delle funzioni con l’utilizzo di strumenti di intervento indipendenti.

Come fa lo Stato a re-distribuire le risorse iniziali? (per riallocare deve togliere e dare ad altri se l’esito
finale non è equo, ma con quale strumento fa questo? Con il modello liberista lo stato si occupa solo della
redistribuzione non interviene poi nel mercato quindi lo stato non ha molti strumenti. Ma in termini
generali al di fuori del modello liberista ha il meccanismo di tassazione.) Lo Stato tassa chi dispone di
maggiori risorse attraverso una «particolare» tassazione di tipo lump-sum, che impedisce ai soggetti di
modificare i propri comportamenti e reagire ad essa, e “re-distribuisce” il gettito. Le tasse di tipo lump-sum
sono di difficile applicazione pratica perché sono una-tantum e non prevedibili da parte degli operatori,
cioè improvvise. (tassazione che non interviene sulle strategie e che quindi non va a modificare le
preferenze dei consumatori; Tassa una tamtum= è una tassa non ripetuta nel tempo, improvvisa e
imprevedibile, perché se gli operatori hanno delle aspettative sulla tassazione modificano le proprie
strategie, noi abbiamo bisogno di una tassazione che non va a modificare) (lo stato raccoglie e distribuisce,
è una tassazione di scopo ha il solo ed esclusivo scopo di redistribuire le risorse).

I due teoremi del mercato sono l’applicazione della regola generale dell’approccio strumenti-obiettivi.
REGOLA DI TINBERGEN: L’economia può raggiungere n obiettivi solo se ha a disposizione n strumenti
indipendenti. Per l’organizzazione economica liberista:
Obiettivo di efficienza: Concorrenza (Mercato) (lo strumento più appropriato è la concorrenza il banditore
etc.). Obiettivo di equità: Tasse lump-sum (Stato) (lo strumento per perseguire l’equità e la tassa).
Attenzione che se noi usciamo dalle economie walrasiane e dalle economie di concorrenza perfetta i due
teoremi di mercato non sono più verificabili, sono in questi contesti economici particolari accade ciò.

MODULO III - POLITICA ECONOMICA ED EFFICIENZA: I BENI PUBBLICI E LE


ESTERNALITA’
Il meccanismo di Mercato realizza un equilibrio efficiente se, per i beni privati puri, i mercati sono
completi (quando si forma la domanda e l’offerta, il banditore raccoglieva la domanda e l’offerta) e
concorrenziali (il prezzo è dato e non rientra nella strategia degli operatori economici) e non vi sono
asimmetrie informative (tutti gli operatori economici hanno le informazioni necessarie per agire). Se
valgono queste ipotesi il sistema segue i due teoremi.

Ma ci sono due eccezioni: La presenza di beni pubblici puri porta alla mancata formazione dei prezzi a
causa di mercati incompleti e asimmetrie informative e La presenza di esternalità porta alla formazione di
prezzi distorti a causa di mercati incompleti e asimmetrie informative.

Primo problema: Fallimento del marcato: Il Mercato «fallisce» quando la mancata oppure la non corretta
formazione dei prezzi impedisce il coordinamento delle decisioni e, quindi, l’efficienza economica.
Soluzione: riportare i mercati all’efficienza: con connettivi privati e pubblici.

IL FALLIMENTO DI MERCATO E I BENI PUBBLICI

Il meccanismo di Mercato realizza un equilibrio efficiente nel caso di beni privati puri in cui le transazioni
vengono coordinate attraverso l’applicazione di un prezzo monetario «unitario» che rende compatibili in
aggregato le decisioni individuali di domanda e le decisioni individuali di offerta. Quando diciamo prezzo

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monetario intendiamo prezzo unitario, situazione in cui il contratto di riferimento è un contratto di
proprietà provata. Quindi dal punto di vista giuridico abbiamo contratti di proprietà privata per formare dei
prezzi unitari, la proprietà privata garantisce due principi: quello di esclusione e di rivalità.
Il Mercato forma prezzi monetari «unitari» utilizzando il principio dell’esclusione dal consumo e della
rivalità nel consumo che sono garantiti dai contratti di proprietà privata.
La proprietà della «esclusione» conferisce la capacità di escludere gli altri dal consumo, attraverso il
pagamento di un prezzo (se lo uso io gli altri non possono usarlo, è mio) (se pago io il prezzo e il bene è mio
io lo uso in modo esclusivo, escludo gli altri dalla possibilità di utilizzare il bene, e mi aggiudico la possibilità
di utilizzarlo in modo esclusivo)
La proprietà della «rivalità» conferisce la capacità di consumare in modo esclusivo il bene, attraverso il
pagamento di un prezzo.
Tutti i beni possono essere distinti sulla base di due caratteristiche fondamentali: l’esclusività e la rivalità.
se sono beni puri questi criteri valgono in maniera completa; altri beni pubblici puri non sono esclusivi e
rivali in modo completo, non vale quindi in modo assoluto il principio di esclusione e rivalità. Ci sono anche
dei beni misti dove il principio di esclusione e rivalità valgono in modo parziale.
Se vengono scambiati beni (completamente) “non esclusivi” e “non rivali”, il mercato non è in grado di
garantirne la fornitura e l’uso efficiente perché non è possibile determinare un prezzo monetario unitario.

Nel bene privato puro valgono i due principi, nel pubblico puro non valgono. Noi osserviamo ora i beni
pubblici puri ma questo era il contesto.

I BENI PUBBLICI PURI: Un bene pubblico puro è un bene indistruttibile, indivisibile e non appropriabile per
cui non vale il potere di esclusione e di rivalità nel consumo, in contrapposizione ai beni privati puri. (non
valgono quindi i principi fondanti della proprietà privata, è indivisibile ovvero non può essere divisibile per
quote, quindi, va usato in comune da parte degli utilizzatori. È indistruttibile= non si esaurisce se un
consumatore lo utilizza)
Esempi di beni pubblici puri sono costituiti dalla difesa nazionale e dall’amministrazione della giustizia.
Capire le ragioni del fallimento di mercato.
I. Per un bene non divisibile per quote, indistruttibile dal consumo di un ulteriore consumatore e non
appropriabile attraverso un contratto di proprietà privata. come determiniamo un prezzo monetario
unitario? Non riusciamo a dare un prezzo unitario
II. Per un bene per cui non vale il principio di esclusione (una volta prodotto) e risulta disponibile per tutti i
consumatori. come si forma la disponibilità a pagare? Appena sono stati prodotti nessuno può essere
escluso dall’utilizzo, quindi nessuno è disponibile a pagare per un bene che utilizzano tutti; e se non si
forma la disponibilità a pagare non si forma neanche la domanda.
III. È un bene per cui non vale il principio di rivalità e ciò consente l’utilizzo del bene da parte di un nuovo
consumatore senza compromettere l’uso che, dello stesso bene, possono continuare ad avere gli operatori
già presenti nell’economia. Il costo marginale di utilizzo è nullo mentre è positivo il costo marginale di
produzione. (tutti possono usare il bene, il consumatore non vuole pagare ma chi produce paga)
Conclusione: Il bene pubblico puro, pur avendo un valore economico, non viene prodotto dal Mercato (è
un caso di mercato incompleto=non si forma la domanda e quindi non si forma l’offerta).
Quindi in presenza di beni che hanno queste caratteristiche: risulta impossibile (e inutile) razionare il
consumo del bene attraverso un prezzo; i consumatori non rendono esplicita la propria disponibilità a
pagare: la domanda del bene non si manifesta; nessuna impresa privata trova conveniente produrre un
bene che, pur avendo costi di produzione positivi, non consente di ottenere dei ricavi dal singolo
utilizzatore: viene a mancare l’offerta del bene.
Ma questi beni esistono, osserviamo la produzione dell’amministrazione della giustizia. Noi non abbiamo
definito il bene pubblico puro come un bene dello stato ma è lo stato a produrlo appunto perché il mercato
fallisce e non è in grado di produrlo.

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Lo Stato è in grado di garantire la fornitura e, a certe condizioni, la produzione efficiente
Lo Stato copre i costi di produzione attraverso l’imposizione fiscale e stima la domanda di ogni
consumatore sulla base della dotazione di reddito, non potendo conoscere la reale disponibilità a pagare
di ciascuno. (lo stato non ha informazioni diverse di come determinare la domanda e l’offerta, non è che
dato che è lo stato a produrlo allora si forma la domanda ma semplicemente lo stato produce perché copre
i costi di produzione, ha un potere coercitivo tipico del decisore collettivo e copre i costi con la tassazione)
(la disponibilità a pagare per questi beni è 0, non è la fornitura pubblica che fa emergere la domanda)
(anche per i cittadini questi beni pubblici hanno valore ma un individuo economico razionale non è disposto
a pagare perché pensa di usarlo senza pagarlo) (quindi lo stato impone le tasse e stima la domanda
ipotetica) (lo stato stima la disponibilità a pagare utilizzando il reddito come indicatore, pensa che se sei più
ricco allora hai più beni da proteggere allora vuoi più difesa per esempio)
Le preferenze sono un’informazione privata che lo Stato non può osservare; si ha asimmetria informativa
(anche lo stato non è in grado di osservare le preferenze e quindi la reale disponibilità a pagare, il cittadino
ha le sue preferenze ma lo stato non le osserva).

ALTRI BENI PUBBLICI (non puri). Questo bene non risponde al fallimento di mercato, noi osserviamo altri
beni che vengono forniti dallo stato ma la ragione è un altro rispetto al correttivo del fallimento di mercato,
noi osserviamo altri beni che ci dà lo stato, sono beni misti: beni privati ma beni privati non puti. Esistono
delle ragioni e delle opportunità che la fornitura venga dal settore pubblico. È una ragione sociale che sia il
pubblico a fornirli, la collettività preferisce che sia il pubblico a fornire questi beni piuttosto che il provato.
Problema: Esistono beni per i quali osserviamo una fornitura diretta da parte dello Stato, pur non essendo
beni pubblici puri. Quali sono le ragioni? Non è un correttivo del fallimento di mercato perché non sono
beni pubblici puri. Sono beni misti (non sono privati puri) la cui fornitura può essere affidata al mercato
(regolamentato) oppure al settore pubblico. La fornitura pubblica rappresenta il frutto di una scelta di
“valori” sociali.
Classificando i beni sulla base del loro grado di rivalità e di esclusione si possono identificare due tipologie
di beni misti: beni di club e beni meritori.
I beni di club (o di rete) sono solo parzialmente non rivali, ma il loro utilizzo può essere regolato sulla base
dell’esclusione (autostrade, impianti sportivi, reti infrastrutturali). (il problema dei beni rete è che se la rete
è sottoutilizzata l’utilizzo di un altro soggetto non pregiudica l’utilizzo degli altri, se la rete non è satura non
c’è rivalità; ma se la rete diviene satura il bene diventa privato perché rivale e quindi si utilizza il prezzo,
quindi il bene di rete ha un problema di uso comune e il bene di dimensione)
In passato vi era un monopolio pubblico (monopolio naturale) ora le soluzioni dipendono dal tipo di
rete/infrastruttura. Vi sono anche ragioni tecnologiche di dimensione minima delle reti/infrastrutture.
Nel caso dei beni meritori (=meritorio=merita qualche trattamento)è possibile far valere i principi di
rivalità e di esclusione (il prezzo potrebbe coordinare le decisioni di domanda e di offerta), ma sulla base di
finalità di interesse collettivo si preferisce attribuire loro la valenza di bene pubblico.
I beni meritori (alcuni servizi sanitari, istruzione di base) sono beni privati (non puri), ma che vengono
forniti con logiche non di mercato. La loro fornitura pone problemi nell’uso efficiente delle risorse. La
produzione pubblica di questi beni pone anche problemi di esternalità (positiva) collettiva (altro fallimento
di mercato).
(i beni meritori sono beni per cui c’è un’offerta e una domanda e quindi un prezzo ma la collettività
preferisce che sia lo stato a fornirli, è la società che sceglie che essi vengano forniti con il criterio dei beni
pubblici puri, come la sanità o l’istruzione pubblica/privata)

L’EQUILIBRIO DI LINDHAL E IL PROBLEMA DEL FREE-RIDER

L’equilibrio efficiente di Lindhal, con beni privati e beni pubblici puri, fa riferimento ad una economia
walrasiana nella quale la quantità efficiente di beni pubblici è prodotta sulla base della disponibilità
marginale a pagare degli individui. L’equilibrio efficiente di Lindhal costituisce una generalizzazione
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dell’equilibrio efficiente walrasiano con soli beni privati.
E’ diverso il meccanismo di coordinamento:
nell’equilibrio walrasiano, i soggetti scelgono la quantità di ciascun bene privato (da domandare o offrire)
in corrispondenza del prezzo dato dal banditore (il banditore raccoglie la domanda e l’offerta e determina i
prezzi)
nell’equilibrio di Lindhal, i soggetti esprimono prezzi diversi, che rappresentano le loro disponibilità
marginali a pagare, in corrispondenza di una data quantità (comune) del bene pubblico. (il banditore
raccoglie la disponibilità a pagare per il bene pubblico puro e determina la quantità di equilibrio, la quantità
comune di bene economico puro) (il banditore raccoglie prezzi diversi e dichiara una quantità comune).

La condizione di produzione efficiente del bene pubblico puro corrispondente all’equilibrio di Lindhal è la
seguente: (esistono 2 beni, G=il bene pubblico puro dove la quantità è decisa in modo comune e il bene X
che viene scambiato in equilibrio in presenza di un prezzo monetario dove si ipotizza che il prezzo del bene
x=1)
A noi interessa la natura della soluzione, determina una soluzione in cui in presenza di un certo numero di
individui (h) una soluzione del modello può essere espressa in queste due relazioni:

La prima equazione: abbiamo preso la sommatoria degli SMS, situazione in cui il paniere dei beni è fatto da
x e da G, il SMS di un consumatore ci dice qual è la rinuncia alla disponibilità di bene privato x che il
consumatore è disponibile a pagare per avere il bene pubblico G. Il modello di Lindahl usa una curva di
indifferenza collettiva data dalla somma delle curve di indifferenza individuali, la sommatoria quindi deve
essere uguale a SMT perché per determinare il mix dei beni dobbiamo prendere la curva di indifferenza
collettiva più alta e imponiamo il vincolo tecnologico. Prendiamo la curva di indifferenza collettiva costruita
come somma delle curve di indifferenza individuali in cui si esprimono le preferenze degli individui tra bene
pubblico e bene privato, andiamo a prendere la curva di indifferenza collettiva più alta possibile che il
vincolo tecnologico ci consente di realizzare. Nel punto di tangenza tra la curva collettiva e la frontiera
tecnologica (siamo sulla curva di trasformazione) si realizza il mix efficiente di bene pubblico e privato. La
prima equazione ci dà informazioni sull’assetto efficiente dell’economia.
La seconda equazione mi dice che la sommatoria degli SMS deve essere uguale al costo marginale del bene
G. La curva di indifferenza collettiva è l’espressione della domanda aggregata perché il bene pubblico non
ha valore monetario, il banditore raccoglie prezzi soggettivi e dichiara l’equilibrio, quindi, è il processo di
raccolta di fatto la sommatoria degli SMS. Il CMA=alla condizione di offerta. Quindi questa condizione mi
dice che la domanda equivale all’offerta, domanda=offerta. In termini logici diciamo che in un sistema deve
esistere una domanda sufficiente per coprire i costi. Nel sistema economico deve esistere una disponibilità
a pagare sufficiente per coprire i costi, la domanda deve essere uguale all’offerta del bene G, ma questo è il
compito del banditore. Il banditore determina la quantità di G in modo tale che offerta= domanda.
La prima parte mi dice le condizioni di efficienza nella produzione del bene pubblico puro e la seconda
identifica le condizioni di equilibrio e di coordinamento tar domanda e offerta.

Problema: La stabilità (senza variazioni dal punto di vista delle strategie degli operatori economici)
dell’equilibrio. (se noi immaginiamo che i soggetti sono razionali significa che i soggetti sanno distinguere il
bene privato e il bene pubblico, quindi quando il banditore gli chiede la disponibilità gli operatori in
maniera strategica diranno zero) (è immaginabile un processo di coordinamento ma è una soluzione inutile
perché di fatto la strategia ottimizzante per ogni operatore è pari a zero, non si risolve il problema, quindi
l’unico equilibrio stabile è se il bene non viene prodotto, loro non vogliono dire la loro disponibilità reale)
Il policy maker (Stato) non è in grado di osservare la reale disponibilità a pagare di ciascun consumatore e
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dunque la fornitura pubblica rende possibile la produzione del bene pubblico puro, ma non ne garantisce
l’efficienza.
I consumatori non hanno incentivi a dichiarare la loro effettiva disponibilità a pagare per un bene che, una
volta prodotto, è disponibile per tutti.
Il problema del free-rider: le strategie dei consumatori non sono decentrate e indipendenti (come richiesto
dai modelli walrasiani).
In questo caso l’equilibrio non è compatibile con l’incentivo ovvero non è compatibile con l’ottimabilità
strategica dell’operatore. Studiando il problema del free-rider capiamo questo problema della stabilità, le
strategie non sono indipendenti tra di loro, ciascuno spera che il bene pubblico venga finanziato da qualcun
altro. C’è l’esigenza che il bene pubblico venga prodotto ma la strategia migliore è che il bene pubblico
venga finanziato da altri.

Problema: L’incentivo a fare il free-rider (chi non paga il biglietto, desidero che il servizio c’è ma io non
contribuisco a pagare il bene).
Abbiamo un problema di coordinamento di strategie di tipo non cooperativo.
La disponibilità a pagare di alcuni individui diminuisce all’aumentare della disponibilità a pagare degli altri.
L’equilibrio di Lindhal potrebbe risultare non ottimale dal punto di vista delle strategie individuali.
Per comprendere meglio il problema del free-riding, può essere utile considerare un esempio (è un caso di
dilemma del prigioniero).

Consideriamo due individui, A E B, entrambi gli individui attribuiscono un valore soggettivo al bene
pubblico di 8 e il costo di produzione del bene pubblico è 10. (c’è una disponibilità a pagare, teoricamente il
bene può essere prodotto e finanziato dagli operatori). Ciascun individuo dispone di due strategie:
contribuire (C) e non contribuire (NC); abbiamo pertanto la seguente struttura dei pay-off:
se entrambi contribuiscono, il costo di produzione per ciascuno è pari a 5 (10/2) e l’utilità netta è 3 (8 - 5);
se solo uno contribuisce, allora l’utilità netta del soggetto che contribuisce è -2 (8 - 10) e l’utilità di chi non
contribuisce è 8;
se entrambi non contribuiscono, l’utilità è nulla.
Se l’individuo A sceglie C, all’individuo B conviene scegliere NC (8  3); se l’individuo A sceglie NC,
all’individuo B conviene scegliere NC (0  -2). Qualunque sia la strategia dell’individuo A, l’individuo B
sceglierà sempre la strategia NC.
Se l’individuo B sceglie C, all’individuo A conviene scegliere NC (8  3); se l’individuo B sceglie NC,
all’individuo A conviene scegliere NC (0  -2).

Qualunque sia la strategia dell’individuo B, l’individuo A sceglierà sempre la strategia NC.

B
A C NC
C 3, 3 -2, 8
NC 8, -2 0, 0
Vi è un’unica strategia dominante per entrambi i giocatori che costituisce l’equilibrio di Nash: (NC,NC). Il
bene pubblico non viene prodotto (non c’è disponibilità a pagare per il bene e non si coprirebbero i costi di
produzione). L’equilibrio di Nash, in presenza di beni pubblici puri, non è pareto-efficiente: entrambi gli
individui starebbero meglio se contribuissero al pagamento del bene pubblico (il pay-off di ciascuno
sarebbe 3>0). In assenza di prezzi dati e di economia a scelte decentrate, la mano invisibile non funziona.
L’ottimo individuale non coincide con quello collettivo (efficienza). L’intervento pubblico si sostituisce nel
mercato per i beni desiderabili, ma lo stato stima la disponibilità a pagare quindi non ci sarà per forza un
esito efficiente. La soluzione migliore qui è 3, 3 ma dobbiamo conoscere il valore di 8 ma lo stato non è in

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grado di determinare la disponibilità a pagare, quindi sicuro lo stato fornisce dei bene pubblico ma non
sempre è un esito efficiente.

Conclusione: Il bene pubblico puro viene prodotto dallo Stato come correttivo del fallimento di Mercato,
ma non è possibile determinare la reale disponibilità a pagare dei consumatori. La politica economica ha
come scopo quello di spostare il sistema da un equilibrio di non contribuzione ad un equilibrio di
contribuzione attraverso l’imposizione fiscale. Questo riconduce l’economia verso un miglioramento
paretiano, ma l’imposizione fiscale (non lump-sum) rappresenta uno strumento imperfetto nel
perseguimento dell’efficienza.

LE ESTERNALITA’

Definizione: L’esternalità è una relazione economica diretta fra due o più soggetti, non mediata da un
prezzo di mercato, in base alla quale un soggetto registra effetti positivi o negativi non dipendenti da una
sua scelta economica.
Ciò che è ottimale per l’individuo non è ottimale anche per l’intera collettività in assenza del
coordinamento dei prezzi. L’esternalità rappresenta una situazione di conflitto di interesse tra due (o più)
operatori economici. (è la sfera economica di A che va ad interferire sulla sfera strategica di B, è rilevante se
l’interferenza è positiva o negativa) Possono manifestarsi nel sistema economico diverse forme di
esternalità. Le esternalità si distinguono in:

- positive o negative in relazione al tipo di effetti prodotti (normalmente le esternalità negative


vengono fuori mentre quelle positive no, per questo sembrerebbe che quelle negative siano
maggiori di quelle positiva ma in realtà è perché si vedono poco quelle positive)
- produzione o consumo in relazione al tipo di funzione influenzata dagli effetti dell’esternalità;
- bilaterali o multilaterali in relazione al numero di soggetti coinvolti (è più semplice capire le
esternalità quando abbiamo due soggetti coinvolti)
- occasionali o fondamentali in relazione alla possibilità di eliminarle. (occasionali=accadono
sporadicamente e poi si risolvono, quindi spesso non vengono corrette, sarebbe più costoso
mettere in moto il correttivo piuttosto che subire le conseguenze) (fondamentali=una volta che
l’esternalità si è prodotta la conseguenza non è più reversibile, una volta generato il processo e gli
effetti essi non sono più reversibili; l’operatore non corregge il fallimento ma interviene in modo
preventivo in modo che gli effetti non si sviluppano)

Noi ci concentriamo sulle esternalità negative, di produzione e bilaterale per comodità didattica della
trattazione.

UN ESEMPIO DI ESTERNALITA’ NEGATIVA DI PRODUZIONE: Un’impresa siderurgica, posta a monte di un


fiume, inquina le acque danneggiando l’attività di un’impresa ittica posta a valle. È l’esempio di esternalità
negativa di produzione che utilizzeremo come riferimento in tutta la lezione.
Problema: L’impresa siderurgica massimizza la propria produzione senza tenere conto degli effetti negativi
che influenzano l’attività di produzione dell’impresa ittica. (l’impresa siderurgica produce scorie e l’attività
ittica deve depurare l’acqua e quindi spendere)
Strategia: L’impresa siderurgica tiene conto solo dei suoi costi privati, ma non dei costi sociali della sua
produzione che coincidono con i danni causati all’impresa ittica (che alleva trote).
Ottimo individuale: costi privati<costi sociali, Questo è l’esito di un processo di razionalità economica per
un produttore (di acciaio) che si trova nella disponibilità di una risorsa economica (il fiume) che può
utilizzare gratuitamente. (un processo di ottimabilità individuale e pubblica crea una frattura)
Conseguenze: Quali sono gli effetti per il sistema economico di questa mancata coincidenza tra
dimensione individuale e collettiva? Si produce troppo acciaio (e relative scorie) a prezzi troppo bassi e si
producono trote in quantità inferiore a quella «ottimale» a prezzi troppo elevati. Questi effetti sono una

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caratteristica generale della presenza di esternalità negative di produzione.
Conclusione: L’economia di mercato, in assenza di interventi correttivi, produce una quantità superiore a
quella ottimale di beni che causano esternalità negative perché i prezzi di mercato (privati) risultano essere
troppo bassi; produce una quantità inferiore a quella ottimale di beni che causano esternalità positive
perché i prezzi di mercato (privati) risultano essere troppo alti. Sono queste le conseguenze del fallimento
di mercato che devono essere corrette.

Una possibile soluzione: Una soluzione «tecnica» interna al mercato per il problema dell’esternalità di
produzione è l’integrazione di impresa. Esempio: L’impresa siderurgica e quella ittica si fondono dando vita
ad una sola impresa permettendo nuovamente la coincidenza fra prezzi privati e prezzi sociali.
L’impresa, che nasce dalla fusione, massimizza il profitto internalizzando anche la dimensione sociale
dell’esternalità. (fusione tra i due progetti produttivi)
Difficoltà: Non sempre esistono gli incentivi economici perché questo si realizzi concretamente: problema
del «core business». (non è possibile che qualsiasi esternalità possa essere risolta così, ciascuno deve fare il
suo mestiere)
L’integrazione di imprese non costituisce una soluzione generale (e automatica) al problema delle
esternalità (di produzione). (spesso gli agricoltori si mettono spesso insieme la realtà internalizza già se ci
sono i sufficienti incentivi e i presupposti) INTERNALIZZAZIONE DELLE Esternalità
Occorre comunque assegnare un prezzo all’esternalità (PE) in modo da correggere il fallimento di mercato.
La presenza di esternalità impedisce la coincidenza fra prezzi privati (PP) e prezzi sociali (PS) che deve
invece essere ristabilita.

Dobbiamo attribuire un prezzo a questo esito, studiare un correttivo per l’interferenza decisionale.
Dovremo assegnare un prezzo unitario al bene che chiamiamo esternalità.

«LA TRAGEDIA» DEI BENI COMUNI

Un caso particolare di esternalità che risulta utile per comprendere anche alcune problematiche di tutela
ambientale riguarda le risorse comuni (non rinnovabili parzialmente o completamente).
Problema: Le risorse comuni hanno la caratteristica di essere un bene rivale ma non escludibile.
Quando un individuo consuma il bene, esso non è più disponibile per il consumo altrui ma nessuno può
essere escluso dal suo utilizzo perché non esistono diritti di proprietà su di esso.
«La tragedia dei beni comuni» studiata da Hardin (1968) descrive la possibilità che, qualora non esista
l’escludibilità una risorsa naturale possa essere sovrautilizzata, cioè usata in modo inefficiente.
Il tema dell’utilizzo in eccesso di risorse esauribili non riguarda solo la pesca e la caccia, ma anche il
disboscamento forestale, l’uso dell’acqua in zone aride, ad esempio.
Esempio: Consideriamo una risorsa comune che se non utilizzata in modo sostenibile si esaurisce: i pesci in
un lago. Abbiamo un caso di strategie interdipendenti e potenzialmente conflittuali.
Consideriamo due pescatori, A e B che operano su un lago; possono decidere di pescare intensamente (I)
oppure di pescare moderatamente (M). Abbiamo pertanto la seguente struttura dei pay-off:
se entrambi pescano moderatamente, l’utilità è pari a 4;
se solo uno pesca moderatamente, allora l’utilità del soggetto che lo fa è -1 e l’utilità di chi pesca
intensamente è 6;
se entrambi pescano intensamente, l’utilità è nulla.

B
A I M
I 0*.0* 6*, -1
M -1, 6* 4, 4

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Qualunque sia la strategia dell’individuo A, l’individuo B sceglierà sempre la strategia I.
Qualunque sia la strategia dell’individuo B, l’individuo A sceglierà sempre la strategia I.
Vi è un’unica strategia dominante per entrambi i giocatori che costituisce l’equilibrio di Nash: (I,I) che è la
soluzione non cooperativa.
L’equilibrio di Nash, in presenza di una risorsa comune, non è pareto-efficiente: entrambi gli individui
starebbero meglio se pescassero moderatamente (il pay-off di ciascuno sarebbe 4>0).
In presenza di risorse comuni esauribili lo Stato regolamenta le attività economiche.
Esiste una soluzione alternativa più conveniente ma non viene utilizzata, quindi lo stato in questo esempio
regolamenta l’attività economica ad esempio mette vincoli sulla quantità massima di pescato oppure
impedisce la pesca in alcuni mesi dell’anno quando avviene la riproduzione. Noi conosciamo il valore 4, 4
ma lo stato non è in grado di osservarlo, l’attività di regolamentazione muove il sistema verso la direzione
giusta, lo stato impone di pescare moderatamente, attraverso la regolamentazione ci spostiamo da un
equilibrio di mercato a una strategia in cui per legge i pescatori sono costretti a pescare moderatamente, lo
stato sposta verso un equilibrio positivo ma lo stato non conosce la struttura produttiva e quindi 4, 4 non
ha informazioni per osservare tutta la struttura produttiva gli impianti etc. lo stato sposta il sistema da una
situazione non efficiente e non corretta ad una situazione di tutela della risorsa comune ad un equilibrio
positivo. Una risposta possibile che lo stato utilizza è quello di regolamentare le attività economiche.
Questo esempio ci fa acapire che la regolamentazione può essere una soluzione ma ci sono delle
problematiche

2. LA POLITICA ECONOMICA DELLE ESTERNALITA’

Una soluzione realistica non può essere eliminare le produzioni inquinanti, non si vuole ripulire l’ambiente
ma riportare le condizioni affinché il mercato possa funzionare. Entrambe hanno dei limiti quindi si
preferisce usare la regolamentazione.
Le soluzioni di politica economica correttive (teoricamente) delle esternalità sono di due tipi:

1. Una soluzione contrattualistica (Coase) (unico approccio che sceglierebbe un liberalista ortodosso
è accettabile per una filosofia liberista perché lo stato interviene ma solo sulle regole e non sul
meccanismo strategico)
La soluzione contrattualistica può essere definita sulla base del TEOREMA DI COASE:
ENUNCIATO: “Se il mercato è concorrenziale, se i costi di transazione sono nulli e se non esistono
asimmetrie informative, allora il problema dell’esternalità si risolve con un’esatta definizione dei
diritti di proprietà. Inoltre, l’efficienza dell’economia non dipende da chi è titolare del diritto e la
quantità di esternalità non dipende dalle modalità di assegnazione dei diritti di proprietà”
IPOTESI: Le esternalità nascono da una mancata definizione dei diritti di proprietà che origina un
conflitto di interessi.
le ipotesi richiedono che i mercati siano concorrenziali, non ci devono essere asimmetrie
informative queste due sono le stesse dei modelli walrasiani in realtà anche l’ipotesi dei costi nulli è
implicita nel modello walrasiano, sono i costi necessari per fare incontrare i soggetti economici, il
banditore fa questa funzione a costo zero, lavora quindi con costi di transazione nulli. Quindi il
teorema di Coase ci dice che dobbiamo essere nell’ambito di un’economia walrasiana e
concorrenziale ovvero devono essere applicabili i due teoremi del mercato; ovvero un mercato
dove ci sia la mano invisibile.
Si crea un problema perché i diritti di esternalità non sono definiti in maniera precisa, e qui lo stato
deve intervenire. Lo stato interviene se la comunità lo desidera e porta avanti anche princi etici.
SOLUZIONE: Lo Stato deve definire il diritto di proprietà e lasciare, poi, ai privati la libertà di
contrattazione del suo valore e della sua quantità. Lo Stato interviene solo ex-ante nel definire il
quadro contrattuale e legislativo del sistema (fondamentali). Il Mercato coordina le decisioni
economiche determinando il valore di equilibrio delle esternalità.
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ESEMPIO: Lo Stato dovrebbe definire se vi è un diritto ad inquinare oppure un diritto al fiume
pulito. (lo stato usa questa facoltà e definisce che vi è un diritto ad avere un fiume pulito, lo stato
definisce un diritto reciproco: ha in sé come conseguenza del diritto che le altre imprese non
possono vietare di fare inquinamento. Coase vuole creare un mercato delle esternalità dove
vengono comprati e venduti dei permessi di inquinamento) Coase da un nuovo compito al
banditore, deve gestire attraverso il meccanismo d’asta il mercato; il vantaggio economico produce
un abbattimento dei costi, si riducono i prezzi delle trote e aumenta la quantità di trote quindi si
elimina l’esternalità. Si crea un nuovo bene. Il permesso di inquinamento ed è il prezzo delle
esternalità. Il teorema produce gli stessi effetti che si avrebbero nel caso in cui noi potessimo far
fondere i due processi produttivi.
Si crea un mercato dei permessi di inquinamento, commercializzabili, la cui contrattazione fra le
imprese definisce la quantità di equilibrio efficiente e il valore economico dell’inquinamento (il
prezzo PE).
Se vale il teorema di Coase, la soluzione di mercato che si ottiene con la compravendita dei diritti
coincide con la soluzione che si otterrebbe integrando i processi produttivi.
AVVERTENZA: 1. Non è una politica «ambientalista» e la soluzione di equilibrio efficiente non è ad
inquinamento nullo. Non esiste una tecnologia «pulita». 2. Le due possibili definizioni dei diritti
sono egualmente efficaci per l’efficienza dell’economia, ma non sono equivalenti in senso etico. Il
policy maker può assegnare il diritto di proprietà al soggetto che subisce l’inquinamento. È
rispettato il principio etico: “chi inquina, paga”.
PROBLEMA: È difficile non violare le ipotesi che rendono applicabile il teorema.
I. Sorgono difficoltà di applicazione in presenza di molteplici soggetti o molteplici esternalità
In tal caso:
- le contrattazioni diventano complesse ed i costi di transazione saranno positivi; (questo
potremmo risolverlo creando degli intermediari come oggi)
- si pone un problema di asimmetria informativa tra chi crea il danno economico (lo sottostima) e
chi lo subisce (lo sovrastima). Abbiamo un problema del realismo, se noi abbiamo tanti soggetti e
tante esternalità abbiamo questo problema di asimmetria. Ancora una volta il problema di
fallimento del mercato è l’asimmetria informativa. Problema di gestione delle asimmetrie
informative.
II. Se i soggetti sono pochi, il mercato dei diritti diviene sottile e non è più concorrenziale.
In tal caso:
- esiste un potere di mercato sui prezzi; (se i soggetti sono pochi essi fanno i monopolisti)
- si pone un problema relativamente ai diritti già esistenti e ciò potrebbe creare conflitto sociale.
Abbiamo il problema opposto rispetto a prima, ovvero i soggetti sono pochi e abbiamo un mercato
sottile e quindi si esercita per forza un potere di mercato e inoltre nulla vieta che ci siano pochi
venditori del permesso di inquinamento e questo da delle rendite di posizione
III. Esistono beni su cui si concentrano diritti diversi.
In tal caso:
- esiste un problema di coordinamento dei diritti e non di scambio dei diritti stessi;
- quale è l’Autorità giuridica competente in presenza di esternalità internazionali?
il Danubio attraversa 10 stati, come gestore il diritto di proprietà avvicina il tema della problematica
ambientale con il tema delle risorse comuni. Quindi da molti punti di vista il teorema di Coase
potrebbe funzionare ma le problematiche in gioco sono diverse. Ma è masi stato applicato un
approccio simile alla realtà? Piattaforma su cui gestire le problematiche ambientali europea, per
gestore i livelli di CO2 nel sistema, inquinamento dell’aria, problema di natura sovranazionale.
Abbiamo un intervento dell’ONU e dell’Europa; i trattati internazionali prevedeva che da parte degli
stati ci fossero quantità misurabili, dei targhet, i paesi dovevano rientrare nei targhet e i paesi che

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eccedevano potevano acquistare quote di inquinamento da altri paesi che non producevano così
tanto (di solito sono i paesi in via di sviluppo) inquinamento così devono ridurre meno la
produzione di CO2 e pagavano o con denaro o con tecnologia.
2. Una soluzione fiscale (Pigou)
IPOTESI: Lo Stato interviene con il sistema fiscale sostituendo al prezzo dell’esternalità: una tassa
pigouviana (esternalità negativa) E un sussidio pigouviano (esternalità positiva).
Modalità “corretta” dal punto di vista etico: chi produce un danno paga alla collettività il costo
sociale dell’esternalità negativa E chi produce un beneficio alla collettività viene sussidiato.
PROBLEMI: I. La tassa non è distorsiva (cioè è solo correttiva dell’esternalità) se e solo se la
soluzione coincide con quella che si otterrebbe dall’integrazione di impresa.
Lo Stato dovrebbe disporre di informazioni sulla struttura produttiva delle imprese (che non sono
disposte a fornirle) per poterle tassare in modo “corretto”.
Risulta difficile (e costoso) tassare o sussidiare in modo corretto se i danni o i benefici sono di
scarsa entità e riguardano molti soggetti.
L’applicazione della tessa è correttiva se ha la stessa soluzione che si otterrebbe attraverso un
meccanismo di integrazione delle due imprese. Lo stato non è in grado di avere informazioni
precise sulla struttura di produzione di tutte le imprese, a maggio ragione se sono piccoli e tanti
soggetti. Il meccanismo di tassazione è costoso per lo stato, deve decidere l’aliquota riscuotere e
distribuire; se poi viene fuori che non ha fatto il giusto ha speso per nulla.
II. Il gettito dovrebbe essere restituito «precisamente» ai soggetti danneggiati in modo da
garantire l’efficienza.
Se lo Stato disponesse di tutte le informazioni necessarie potrebbe regolamentare direttamente le
quantità efficienti di esternalità.
Molte esternalità vengono gestite dallo Stato attraverso la regolamentazione delle attività
economiche perché questa procedura è meno costosa della tassazione. (se gli effetti sono sulla
collettività e non su una sola impresa è ancora più difficile perché non sappiamo come distribuire).
Esistono dei correttivi al problema di fallimento del mercato ma sono dei correttivi di difficile
funzionamento operativo e reale, il modello funziona sempre (entrambi i due modelli funzionano
matematicamente) ma le conseguenze sull’economia reale è complicata. Quindi lo stato non
utilizza questi due modelli perché se l’attività fiscale è imprecisa allora lo stato preferisce
regolamentare, anche se è imprecisa ma almeno evita i costi che si hanno con la tassazione. Noi
abbiamo 2soluzioni possibili, una di mercato che è il teorema di Coase e una seconda modalità che
è l’intervento dello stato ma è costosa e imprecisa perché lo stato dovrebbe avere molte
informazioni ma le imprese non danno le informazioni. Quale impresa da tutte le informazioni se sa
che questo serve per essere tassato di più e quale è il cittadino che subendo il danno non
sovrastima il dato dato che sa che deve essere risarcito. Queste sono le strategie individuali.
Politica «alternativa» nel nostro esempio: Gli standard ambientali =dimensione di inquinamento
studiata a tavolino, ogni settore produttivo e ogni impresa deve rispettare uno standard e non può
inquinare più di un tot, questo è il modo in cui viene gestito questo problema. Lo standard è una
stima.
AVVERTENZA: Lo Stato non potrà applicare politiche fiscali «corrette» in quanto l’informazione
privata è di difficile osservazione e gli operatori economici non hanno incentivi a dichiarare la
verità. È razionale per chi crea esternalità negative minimizzare la consistenza del danno arrecato
alla collettività E per chi subisce il danno esagerarne la dimensione per poter essere maggiormente
risarcito.
Qualunque meccanismo ha un problema di raccolta delle informazioni, e le informazioni contano e
proprio per questo gli operatori non dicono “la verità” e per l’operatore pubblico non può capire
esattamente le qualità. Il problema del fallimento di mercato che la mano invisibile risolve in modo

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automatico è il non avere la necessità di raccogliere informazioni private. Rilevanza
dell’informazione privata e del problema di incentivi sufficienti a dichiarare la verità quando
l’informazione diventa rilevante; nel caso della mano invisibile non è rilevante quindi c’è un
incentivo automatico a dire la verità perché dire o non dire informazioni non cambia molto perché i
prezzi gli decide il banditore.

Problema: Sono entrambe di difficile applicazione e, di fatto, si utilizza soprattutto la regolamentazione


delle attività economiche anche se non è pienamente soddisfacente.
Conclusioni:
In presenza di un fallimento di mercato si pone sempre un problema per la politica economica: introdurre
incentivi efficaci che spingano gli operatori economici a perseguire oltre al proprio obiettivo individuale
anche quello collettivo (efficienza economica). L’economia di mercato che funziona (mano invisibile) non
ha bisogno di introdurre incentivi individuali perché si persegua l’efficienza; i prezzi d’equilibrio
garantiscono tale coincidenza. Nel caso dei beni pubblici, gli operatori devono essere incentivati a
contribuire ai costi di produzione. Nel caso delle esternalità, a fornire informazioni private sulla dimensione
dei danni subiti e/o dei benefici ottenuti.
I meccanismi di incentivo non rappresentano mai una risposta ottimale e pertanto i tentativi di correggere i
fallimenti di mercato introducono sempre distorsioni nell’economia. E’ necessaria una scelta sociale
esplicita e condivisa, cioè un consenso della società, per la loro attuazione.

MODULO IV - POLITICA ECONOMICA ED EFFICIENZA:


INFORMAZIONE E INCERTEZZA
IL RUOLO ECONOMICO DELL’INFORMAZIONE: EFFICIENZA E FALLIMENTO INFORMATIVO

Anche nell’ambito delle problematiche di politica economica si sottolinea il fallimento informativo, allarga il
fallimento di mercato anche a fallimenti di tipo informativi.

1. CARATTERISTICHE DI UNA ECONOMIA DI FIRST-BEST.: Abbiamo costruito un modello teorico di equilibrio


stabile per cui valgono i due teoremi del mercato. Se questo modello può essere risolto, l’economia
realizza un assetto di first-best. (è semplicemente un cambio di linguaggio, valgono i due teoremi del
mercato) Definizione: “Una economia di first-best è un sistema economico che realizza sia un obiettivo di
efficienza sia di giustizia sociale (minimale) attraverso il solo coordinamento del meccanismo di Mercato”.
È un modo diverso e più sintetico per analizzare i modelli walrasiani e paretiani.
Tre conseguenze normative sul ruolo della politica economica. (ruolo del policy maker=stato)
1. Se non vi sono impedimenti alla compatibilità tra efficiente uso delle risorse (realizzata attraverso il
Mercato) e giustizia sociale minimale, lo Stato non deve intervenire.
2. Se vi fosse la necessità di modificare una distribuzione iniziale delle risorse non desiderabile, lo Stato
dovrebbe intervenire solo attraverso la tassazione lump-sum (è un esempio di politica di first-best).
(secondo teorema di mercato il compito dello stato è tassare e distribuire le risorse)
3. Se il Mercato fallisce e risulta essere inefficiente, lo Stato può correggere l’eventuale inefficienza solo
attraverso politiche di first-best (cioè intervenendo solo sui fondamentali dell’economia e non sulle
strategie).
Le diverse forme di intervento pubblico per correggere il fallimento di mercato sono distorsive dei processi
decisionali e dunque possono non rendere possibile un obiettivo di efficienza. L’economia di first-best
potrebbe non essere realizzabile.
Dobbiamo prendere in considerazione assetti economici di “second-best”.=situazioni in cui conviviamo con
il fallimento di mercato o un fallimento informativo.
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Le economie reali sono di second-best perché ci sono ragioni di opportunità e di miglioramento ma
normalmente le economie reali vivono assetti di second-best.
CONCLUSIONE: L’economia di first best si realizza solo se valgono le cosiddette “ipotesi teoriche standard”(
Ipotesi teoriche standard consentono la realizzazione di un’economia di first best): - assenza di fallimenti di
mercato,- presenza di concorrenza perfetta, - mercati completi, - perfetta informazione.
La violazione di ognuna delle ipotesi standard è riconducibile ad un problema di fallimento informativo: il
processo di diffusione dell’informazione (privata) è rilevante in tutte le ipotesi standard e rende
impossibile, difficoltoso o inefficiente il coordinamento delle decisioni economiche attraverso dei prezzi
(dati). Questo è l’approccio più recente all’intervento pubblico per ragioni di efficienza.
Le ragioni che giustificano un intervento pubblico, violazione dell’ipotesi standard e per questo causa un
problema informativo, noi abbiamo un fallimento informativo perché l’informazione rende difficile il
mercato.

2. INTERVENTO PUBBLICO E NATURA DEL FALLIMENTO INFORMATIVO

In presenza di un fallimento informativo possiamo ipotizzare (e giustificare) un intervento pubblico per


ragioni di efficienza. Il fallimento informativo è di difficile soluzione anche con l’intervento pubblico e il
confine tra ruolo dello Stato e del Mercato meno definito anche teoricamente. Riprendiamo le
caratteristiche tecniche di una economia di first-best che pongono una questione di fallimento informativo
e studiamo caso per caso il ruolo dello Stato.

Ipotesi 1. L’assenza di fallimento del mercato. Il fallimento di mercato può assumere due forme: -
presenza di beni pubblici puri; - presenza di esternalità.
I. Nel caso del bene pubblico puro (non esclusivo e non rivale) i consumatori non sono incentivati a
manifestare la propria disponibilità a pagare (problema del free-rider).
Si tratta di un problema di informazione “privata” che non può essere acquisita dallo Stato per una
fornitura efficiente. In questo consiste il fallimento informativo.
II. Si ha una esternalità quando la funzione di utilità o di produzione di un soggetto economico è interrelata
con quella di altri operatori che ne traggono costi o benefici, non osservabili e misurabili, senza che vi siano
compensazioni di mercato.

LEGGO DA SOLA LA 11, LA 12 E LA 13

Ipotesi 2. L’ipotesi di concorrenza perfetta. La concorrenza perfetta deve realizzarsi in tutti i mercati
(compreso quello del capitale) e garantisce che gli agenti siano price-taker e che i beni vengano scambiati in
base al valore d’uso. È la condizione teorica perché l’assetto dell’economia sia un equilibrio efficiente. La
concorrenza impedisce la concentrazione del potere economico e rende disponibile per l’insieme dei
consumatori il maggior numero di beni al minor prezzo possibile. La concorrenza ha una dimensione
«etica» nella distribuzione del valore economico perché distribuisce i vantaggi ottenuti dall’efficienza
dell’economia ai consumatori.

APPROFONDIMENTO: Le barriere all’entrata. L’esistenza di barriere all’entrata impedisce il realizzarsi della


concorrenza (quindi una delle ipotesi viene a mancare) e lo Stato può intervenire regolamentando
monopoli e oligopoli.
SOLUZIONE: Rendendo i mercati contendibili si costringono le imprese a comportarsi come se i mercati
fossero concorrenziali e dunque a ricreare le condizioni di efficienza. Come? Lo stato può: imporre un
prezzo massimo al monopolista (di solito lo fa quando il monopolista è un monopolista pubblico),
sussidiare le produzioni di nuovi entranti e prevedere legislazioni antitrust (first-best) e di solito si usa
questo (gli stati hanno delle autorità con funzione pubblica che regolamentano, intervento pubblico che è
first-best: lo stato interviene sulle regole e non sul funzionamento strategico del sistema; è la
giurisprudenza che in questo caso fa legge)

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Ci sono dei casi in cui le barriere sono giustificate e in alcuni casi imposte
PROBLEMA: Molte barriere all’entrata hanno ragioni di natura tecnologica legate alla dimensione ottima
degli impianti (o delle infrastrutture di rete) che rende possibile produrre con costi decrescenti fin quando
tale dimensione non sia raggiunta. È un caso di rendimenti di scala crescenti che spinge alla creazione di un
mercato di monopolio se la dimensione ottima fosse elevata e coprisse tutta la domanda. Non sarebbe
efficiente per il sistema avere tante piccole imprese che operano con impianti di piccole dimensioni (quindi
sub-ottimali) per garantire la concorrenza. Si pone anche un problema teorico. In questo caso la barriera
all’entrata è giustificata dalla natura tecnologica, ma potrebbe essere necessario avere un solo produttore
e quindi un monopolio. Problema teorico di sopravvivenza delle imprese.
In presenza di rendimenti di scala crescenti il costo medio di produzione è superiore a quello marginale e
quindi l’impresa concorrenziale non riesce a coprire tutti i costi fissi. L’impresa concorrenziale - applicando
la regola: prezzo=costo marginale – avrebbe delle perdite nel breve periodo. Nel lungo periodo si
dovrebbe cessare la produzione non potendo imporre ai (tanti) produttori di continuare a produrre in
perdita, dato che la tecnologia efficiente richiede impianti di grandi dimensioni. Una soluzione è la
creazione di un monopolio pubblico: con la nazionalizzazione della produzione si creano i monopoli
naturali. (il tema dl efficienza tecnologica potrebbe portare con se una mancanza di concorrenza; non si
vuole creare un modo fittizio di imprese dove a tutte le imprese si impone di comportarsi come un
monopolio ma avere una struttura di monopolio in cui il monopolista è pubblico; la salerno-reggiocalabria
autostrada è pubblica; noi ora osserviamola fase due dove vecchi monopoli pubblici sono stati privatizzati)

APPLICAZIONE: Innovazione tecnologica e ricerca.


I. Molte barriere all’entrata hanno ragioni di natura tecnologica legate anche alla innovazione (di processo
o di prodotto) che rende possibile produrre con costi decrescenti. È un caso di rendimenti di scala crescenti
che spinge alla creazione di un mercato di monopolio se l’impresa innovatrice fosse unica, come spesso
accade. L’innovazione tecnologica è il fondamento della crescita economica e non dovrebbe essere
disincentivata anche se portasse a una violazione della concorrenza.
II. La conoscenza (tecnologica) legata all’attività di ricerca rappresenta una dimensione dell’informazione
che ha caratteristiche sia di bene privato che di bene pubblico (non puro).
È costosa da acquisire e deve essere adeguatamente remunerata dal mercato. Quando si è diffusa può
essere utilizzata (quasi) gratuitamente da chiunque. (la legge tutela se no le imprese non innoverebbero
nulla, le imprese hanno bisogno di incentivi e lo stato va a incentivarli)
Se non fosse tutelata per legge con i brevetti verrebbero meno gli incentivi ad innovare e ciò sarebbe un
freno per la crescita e per le nuove “scoperte” dovute all’attività di ricerca.
Esempio: La ricerca in campo medico in cui la dimensione collettiva è evidente.
III. La distinzione tra ricerca applicata e di base. Le nuove innovazioni richiedono investimenti in ricerca e
sviluppo molto costosi e devono poter essere remunerati nel lungo periodo. Vi sono incentivi «privati» a
fare ricerca applicata su prodotti commercializzabili (in tempi rapidi) con profitto. Non vi sono incentivi a
realizzare ricerche utili alla collettività se hanno esiti incerti per la commercializzazione o sono troppo
costose per essere remunerative per i privati (ricerca di base). Nel settore della ricerca di base troviamo la
presenza dello Stato o come produttore o come finanziatore (anche attraverso sgravi fiscali).

IV. Conclusione.
La ricerca di base in presenza di un interesse sociale assume la valenza di bene meritorio che giustifica la
violazione delle condizioni di concorrenza e una potenziale inefficienza.
La presenza di un’impresa pubblica potrebbe favorire la diffusione dell’innovazione e rendere conveniente,
in una fase successiva, la produzione privata e il ritorno a condizioni di concorrenza.
La durata dei brevetti rappresenta la decisione “politica” che deve essere utilizzata, in tutti gli altri casi, per
gestire il trade-off tra minore efficienza e maggiore crescita.

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Ipotesi 3. L’ipotesi di mercati completi. L’ipotesi di mercati completi richiede che vengano forniti tutti i
beni per cui i consumatori sono in grado di pagare un prezzo che copra i costi di produzione. Ciò può non
accadere: in presenza di beni pubblici puri, nel caso di rischi non assicurabili, in assenza di mercati a
termine (futures). L’intervento pubblico deve garantire che tutti i beni per cui esista la domanda possano
essere prodotti.
PROBLEMA: Una caratteristica dei mercati incompleti è la presenza di razionamento dal lato della domanda
che la flessibilità dei prezzi non è in grado di risolvere; sono potenzialmente mercati inefficienti. I mercati
incompleti spesso sono una conseguenza della presenza di forme di asimmetria informativa. I mercati
assicurativi, del credito, del lavoro, oltre ad alcuni mercati finanziari, sono quelli più direttamente
interessati. Molti contratti assicurativi non si formano pur essendovi una disponibilità a pagare (lezione 3).

Ipotesi 4. L’ipotesi di perfetta informazione. La violazione dell’ipotesi di perfetta informazione


rappresenta un contesto in cui l’economia di mercato non è in grado di coordinare le decisioni e di
realizzare in modo automatico l’efficienza economica. Si originano potenziali situazioni di asimmetria
informativa se le informazioni divengono troppo complesse. Sarà necessario ipotizzare che vengano gestite
da “agenti informati” per conto di altri operatori (le strategie sono interdipendenti). E’ in questo ambito
che è più evidente il concetto di fallimento informativo. (le informazioni esistono ma sono talmente
complesse che alcuni operatori non sono in grado di usarli, fallimento informativo da complessità
dell’informazione)
PROBLEMA: La complessità come forma del fallimento informativo.
Ipotizzare che gli operatori siano sempre perfettamente informati implica che conoscano perfettamente le
caratteristiche delle risorse, la loro esatta natura ed il loro valore nel tempo. Accade che gli agenti non
abbiano informazioni perfette sulla qualità dei beni scambiati oppure sul loro prezzo. In molti contesti
decisionali la carenza informativa riguarda l’incertezza e gli effetti nel tempo di una particolare strategia
attuata oggi dagli operatori. (nelle strategie gli operatori sanno le caratteristiche delle risorse, la natura del
bene oggetto di transazione e il valore nel tempo che va ad acquistare quindi quando noi parliamo di
perfetta informazione noi diciamo che hanno info sulla qualità dei beni e sul loro valore. La complessità
riguarda aspetti complessi del bene che essendo complessi non vengono riconosciuti facilmente. È il
mercato stesso che crea gli intermediari)
E’ possibile risolvere il fallimento informativo fornendo all’operatore le informazioni di cui è carente
attraverso: attività di mercato (servizi di «esperti»)E La regolamentazione (listini dei prezzi o contenuto
degli alimenti)
Ci sono dei contesti in cui non è sufficiente fornire informazioni: l’orizzonte temporale rilevante è troppo
lungo per consentire strategie corrette; riguarda aspetti qualitativi che hanno scarsa probabilità di
verificarsi, ma conseguenze gravi; la conoscenza è tecnicamente complessa.
Nel caso di fallimento informativo da complessità non vi sono ragioni per ipotizzare che la
regolamentazione dello Stato possa risolvere meglio del Mercato il problema informativo.
La collettività potrebbe preferire l’intervento pubblico - di produzione diretta o privata «regolamentata» -
qualora il rischio individuale di prendere una decisione sbagliata sia molto elevato.
Esempio: Nel settore sanitario la rilevanza del fallimento informativo da complessità giustifica l’intervento
pubblico nella forma del bene meritorio.

POLITICA ECONOMICA ED EFFICIENZA: INFORMAZIONE E INCERTEZZA


RISCHIO E INCERTEZZA: LA DOMANDA DI ASSICURAZIONE

1. LA NATURA DELL’INCERTEZZA.

Il grado di incertezza rappresenta un fondamentale di ogni economia. (i) L’origine dell’incertezza: tutte le
decisioni rilevanti hanno una dimensione temporale ed una informativa. 1. La dimensione temporale: -
eventi futuri imprevisti - eventi previsti con conseguenze non note - eventi previsti con conseguenze non
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modificabili dal singolo. 2. Vi è una incertezza informativa ineliminabile legata al fatto che ogni operatore
dispone di informazioni esclusivamente private.
(gli eventi futuri sono imprevisti, non possono sapere se una scelta fatta oggi è compatibile con il futuro
(ii) L’incertezza può essere esogena o endogena. 1. L’incertezza esogena è quella che riguarda eventi su cui
il decisore non è in grado influire e quindi non è in grado di modificarne la probabilità di verificarsi. 2.
L’incertezza endogena è riconducibile all’iterazione decisionale degli agenti economici e può dipendere
anche da fattori di propagazione di un evento esogeno (la teoria economica le definisce «aspettative» =il
tema delle aspettative non è rilevante). (noi analizziamo l’incertezza come manifestazione esogena ovvero
eventi incerti su cui il soggetto non può intervenire ovvero la probabilità di quell’evento non dipende dal
soggetto decisore) (i mercati assicurativi si occupa solo dell’incertezza esogena)
(iii) L’utilizzo del concetto di probabilità oggettiva o di probabilità soggettiva consente di fornire una
dimensione quantitativa all’incertezza. 1. La probabilità oggettiva caratterizza gli eventi ricorrenti. La
probabilità oggettiva (pi) di un evento incerto può essere definita come rapporto di frequenza tra casi
favorevoli e casi possibili, supposti egualmente probabili. 2. La probabilità soggettiva caratterizza la
percezione individuale di fatti ignoti. La probabilità soggettiva è una misura della convinzione razionale
(rational belief) se è una previsione di un individuo sulla possibilità di verificarsi di un evento basata su
tutte le informazioni a lui disponibili. È una misura del grado di coerenza delle previsioni.
(la probabilità oggettiva si utilizza solo per gli eventi ricorrenti quini non tutte le manifestazioni
dell’incertezza sono misurabili o interessanti per il mercato) (rapporto di frequenza=rapporto tra casi
favorevoli e casi possibili)(probabilità oggettiva=uscita di testa nel lancio della moneta) (probabilità
soggettiva=previsione razionale in base alle informazioni, è uno sviluppo più recente della probabilità)( a
noi interessa la probabilità oggettiva)
(iv) Occorre definire il concetto di rischio. Il rischio rappresenta la dimensione misurabile dell’incertezza
(esogena) attraverso il concetto di probabilità; ci si basa: - sulla storia passata per acquisire informazioni
sulla probabilità di verificarsi di un fatto già accaduto; - sulle caratteristiche dell’intera popolazione per
calcolare la frequenza con cui si può verificare un fenomeno per un individuo dato. I mercati assicurativi
sono in grado di gestire solo eventi incerti (esogeni) a cui è possibile associare una probabilità (oggettiva)
nota (o calcolabile) di verificarsi, cioè si può assicurare solo il rischio.
(il rischio è un sottoinsieme dell’incertezza in cui l’incertezza è misurabile, esogena=esula dalle strategie
dell’operatore egli non può modificare l’incertezza ed è misurabile con una probabilità oggettiva ovvero un
fatto ricorrente=fatto già accaduto nella storia passata)(probabilità nota e misurabile) (i mercati assicurativi
gestiscono solo eventi ricorrenti per cui sia possibile calcolare la probabilità oggettiva quindi la probabilità
deve essere nota o calcolabile quindi i mercati assicurativi gestiscono il rischio e non l’incertezza)
(incertezza rischio= sottoinsieme dell’incertezza che riguarda un fattore esogeno ovvero che esula dal
controllo dell’operatore, il rischio è quella parte dell’incertezza che misuriamo con la probabilità oggettiva
ovvero abbiamo bisogno di una storia passata)(il rischio è l’unica dimensione dell’incertezza che i mercati
assicurativi gestiscono)
(v) E’ importante distinguere il concetto di incertezza individuale da quella «di mercato» (o sistemica).
1. L’incertezza individuale (o rischio idiosincratico) può essere rimosso attraverso il coordinamento di
mercato: - la diversificazione di portafoglio rimuove il rischio individuale nei mercati finanziari;
- la condivisione del rischio (risk-pooling) elimina il rischio individuale nei mercati assicurativi. Il rischio
individuale può però essere rimosso anche attraverso forme di auto-assicurazione quali il risparmio per i
consumatori e l’auto-finanziamento per le imprese. 2. L’incertezza «di mercato», anche se esogena, non
può essere rimossa poiché colpisce tutta la collettività e non consente né diversificazione né co-
assicurazione. La si definisce impropriamente «rischio sociale» e ne è un esempio la recessione (e la
conseguente disoccupazione macroeconomica). Si tratta di «incertezza collettiva» che non è assicurabile
attraverso i mercati assicurativi e quindi richiede l’intervento dello Stato. Si interviene normalmente con
politiche sociali (esempio, i sussidi di disoccupazione) o con politiche macroeconomiche (fiscali e

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monetarie) di stabilizzazione del ciclo economico.
(in presenza di rischio sociale/sistemico deve intervenire lo stato e le assicurazioni sono inutili, lo stato
assicura una copertura di assicurazione pubblica di solito tramite sussidi) (i mercati assicurativi si occupano
solo del rischio individuale e lo eliminano con la diversificazione)

2. LA TEORIA DELL’UTILITA’ ATTESA: UNA INTRODUZIONE.

Faremo riferimento al modello di von Neumann-Morgenstern.


1. In condizioni di incertezza, ciascun individuo massimizza una funzione di utilità attesa che diviene
l’obiettivo strategico da ottimizzare. (modello dell’utilità attesa= si sceglie questo modello perché può
essere inserito in un sistema economico dove ci sono anche i due modelli del mercato) (l’obbiettivo
strategico di un individuo in un mondo incerto massimizzare la sua utilità attesa; la funzione obbiettivo è
massimizzare la sua funzione di utilità attesa ovvero il risultato non è certo ma è atteso, probabile)
2. L’individuo dovrà prendere una decisione circa l’azione da compiere in uno «stato del mondo» incerto
che produce conseguenze a cui sono associabili livelli differenti di utilità. (il problema strategico è che
l’individuo deve scegliere una particolare strategia che deve compiere in uno stato del mondo che è incerto
= contesto incerto; qualunque azione dell’individuo produrrà delle conseguenze e alle conseguenze sono
associati degli effetti con varie utilità) (non è l’azione l’incertezza, ciò che è incerto sono le conseguenze e
rispetto a queste conseguenze ipotetiche l’individuo associa livelli di utilità, sulle conseguenze l’individuo
associa delle utilità)
3. L’individuo non conosce gli stati del mondo in quanto esogeni e indipendenti dai suoi comportamenti,
ma conosce le probabilità oggettive di verificarsi di ogni stato del mondo. Può fare solo delle ipotesi sulle
conseguenze delle proprie azioni e può associare un livello di utilità ad ogni conseguenza probabile.
Sceglierà poi l’azione che può massimizzare l’utilità attesa. Le probabilità oggettive di verificarsi di ogni
stato del mondo sono informazioni comuni a tutti gli individui.
(il soggetto calcola la probabilità con i dati oggettivi pubblici poi prende le sue decisioni in base a quello che
osserva, l’individuo è sempre in grado di individuare le conseguenze probabili e poi sceglie con il livello di
utilità più elevato) (stiamo parlando di rischio perché comunque è un’incertezza calcolabile)
4. Pur compiendo le medesime azioni, i diversi agenti economici normalmente associano livelli di utilità
differenti alle conseguenze e le funzioni di utilità attesa sono individuali. Le funzioni di utilità attesa
consentono di distinguere tre tipi di posizione nel prendere decisioni in condizioni di incertezza: - gli
individui neutrali rispetto al rischio; - gli individui propensi al rischio; - gli individui avversi al rischio. Solo gli
individui avversi al rischio si assicurano mentre le compagnie di assicurazione, per ipotesi, sono neutrali.
(il problema è per tutti lo stesso, tutti devono scegliere tra le stesse azioni ma cambiano le utilità che gli
operatori associano alle varie conseguenze, quindi le utilità attese associate sono individuali, ognuno ha le
sue preferenze) (le azioni sono le medesime per gli operatori che hanno lo stesso problema). 3 tipi di
posizione: 1. Neutrali rispetto al rischio (non amano il rischio ma non lo temono, calcolano il rischio per
quello che vale, per esempio le compagnie di assicurazione, esse non temono il rischio e non lo cercano
quindi lo misurano per quello che vale) 2. Individui propensi al rischio (traggono utilità dall’evento incerto, i
giocatori che giocano pur sapendo che vince sempre il banco, non lo analizzeremo) 3. Individui avversi al
rischio (soggetti che traggono disutilità dal fatto di dover affrontare una posizione incerta, preferiscono
ottenere un’utilità più bassa ma meno rischiosa piuttosto che un’utilità maggiore, preferiscono cedere il
rischio ad una controparte pagando un prezzo e chiedono assicurazione)

1. LA NEUTRALITA’ AL RISCHIO. (misura il rischio per quello che vale, non lo teme, non lo ricerca e lo
gestisce per quello che è)

Supponiamo che il reddito di un individuo nella situazione negativa sia Y1 ed in quella positiva sia Y2; nelle
due diverse circostanze egli ottiene un benessere pari, rispettivamente, a U(Y1) e U(Y2). I due eventi hanno,
rispettivamente, le probabilità (note) p1 e p2 di verificarsi. Definiamo il reddito (medio) atteso come: E(Y) =

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YM = p1 Y1 + p2 Y2 e l’utilità (media) attesa come: E(U) = UM = p1 U(Y1) + p2 U(Y2).
Se p1=p2=0.5, il reddito atteso YM sarebbe a metà tra Y1 e Y2 e l’utilità attesa a metà tra U(Y1) e U(Y2). La
funzione di utilità attesa di un individuo neutrale al rischio è lineare (rispetto al reddito). L’individuo
accetterebbe un contratto che gli offrisse un reddito certo Y*= YM invece di affrontare l’incertezza. Y* viene
definito equivalente certo di una «lotteria» (intesa come scelta tra due ipotesi incerte) che paga YM.
L’individuo neutrale al rischio trae la stessa utilità dall’equivalente certo Y* e dal reddito atteso YM. E’
quindi indifferente rispetto ad un «contratto equo» che gli offra l’equivalente certo (Y*= YM).
un individuo neutrale accetterebbe un contratto che gli offrisse un reddito certo pari a Y* che coincide con
la speranza matematica di un evento incerto ovvero una scommessa, è indifferente tra un reddito certo e
una situazione incerta che paga in termini probabilistici Y*, Y* è soggettivo e si chiama equivalente certo= è
indifferente tra accettare un contratto equo e accettare un contratto rischioso ovvero l’equivalente certo,
se è neutrale è indifferente. Tutti i tipi di contratto sono tutti contratti equi senza speculazione o gioco
d’azzardo, noi parliamo di contratti equi ed equivalente certo.

I dati del problema sono un evento negativo Y1 e un esito


positivo Y2. Noi siamo in grado di calcolare la speranza
matematica ovvero a metà tra il valore negativo e quello
positivo. Calcolo l’utilità che è individuale e anche qui faccio
la media. Costruisco la funzione dell’utilità attesa che so
che è lineare. So che esiste un particolare valore che rende
l’individuo indifferenze tra scommettere o fare un
contratto equivalente certo. L’indifferenza la vedo
guardando l’utilità, deve esistere un valore di reddito
indifferente.

L’equivalente certo è Y*=Ym, con entrambi egli ottiene la stessa utilità e quindi è indifferente. La
compagnia di assicurazione è indifferente.

3. AVVERSIONE AL RISCHIO E DOMANDA DI ASSICURAZIONE

L’assicurazione è un “meccanismo attuariale che offre protezione contro il rischio individuale di verificarsi
di un evento incerto di cui è nota la distribuzione di probabilità”. (offre protezione=copre; noi vediamo
situazioni dove un evento è positivo e uno è negativo quindi ci interessa la media)E’ necessario affrontare
due questioni: perché gli individui si assicurano volontariamente e domandano protezione contro il
rischio? a quali condizioni tecniche, i mercati offrono assicurazione?

1. LA DISPONIBILITA’ A PAGARE.

Un individuo razionale decide di assicurarsi solo se è avverso al rischio. Per un individuo avverso al rischio è
l’incertezza in quanto tale a provocargli disutilità e dunque è disposto a pagare un prezzo per evitare di
affrontarla. (è disponibile a pagare affinché la controparte paghi per eliminare la sua incertezza) Un
individuo avverso al rischio ha una struttura delle preferenze tale per cui la sua funzione di utilità (rispetto
al reddito) è concava (non è più lineare). La sua utilità marginale è decrescente rispetto al reddito.
Funzione di un individuo avverso al rischio:

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Funzione concava. L’utilità media attesa se lineare mi da un reddito
Ym. Se la funzione è concava mi dà un Y* minore rispetto a Ym, se
c’è avversione al rischio l’evento certo è spostato verso sinistra. Un
individuo avverso al rischio è risposto a cedere la differenza del suo
reddito pur di avere un contratto certo. Ym è un dato, dipende da
dati. Y* è soggettivo, dipende dalla curvatura, dipende
dall’individuo.

Un individuo avverso al rischio potrà ottenere l’utilità attesa UM con un equivalente certo Y* (che è
inferiore al reddito medio atteso YM ) se gli verrà offerto con certezza. Egli è disposto a rinunciare ad un
valore pari a V = YM – Y* > 0. V è il prezzo soggettivo del rischio, cioè la sua disponibilità a pagare in cambio
della certezza. Sarà disposto a cedere il rischio pagando un prezzo massimo Φ uguale (o inferiore) al valore
soggettivo V. Φ è il prezzo equo (cioè oggettivo) del rischio di un contratto equo.

2.IL PREZZO EQUO DEL RISCHIO (Φ).

Il valore Φ rappresenta il prezzo equo del rischio (in un contratto “equo” di equilibrio) ed è la misura
«oggettiva» del rischio (di un contratto). Possiamo determinare Φ in uno schema contrattuale
esemplificativo:
Chiede al mercato un contratto che lo rende indifferente, il
prezzo equo di rischio è 100, l’individuo paga 550 e ottiene 450
quindi la differenza è 100. Un individuo paga solo se il suo valore
di V è inferiore o uguale a 100; se il valore di V è maggiore di 100
lui non si assicura e si tiene la gestione del rischio perché non
conviene.
- Siamo in presenza di due stati del mondo,
uno positivo Y1 che garantisce un reddito di 1000 e uno negativo Y2 che ne garantisce uno di 100.
- I due stati del mondo sono equiprobabili, cioè la probabilità di ciascuno è pari a 0.5.
- Possiamo calcolare il valore atteso YM (premio) che l’individuo dovrà pagare all’assicurazione (che è
neutrale rispetto al rischio). Tale valore è pari a: YM = 0.5 (1000) + 0.5 (100) = 550.
- L’individuo chiederà con l’assicurazione di coprire tutta la perdita (pari a 900) in modo da essere posto in
condizione di indifferenza tra Y1 e Y2. Otterrà sempre un reddito netto pari a 450.
- Il prezzo «equo» del rischio del contratto Φ è pari alla differenza tra YM e il reddito netto (=100).
la perdita attesa dell’assicurazione è la perdita fratto 2 ovvero la possibilità che si verifichi o meno, il prezzo
equo del rischio è la misura oggettiva del rischio che si assume. 550 è il beneficio atteso e 450 è la perdita
attesa.

3.LA DOMANDA INDIVIDUALE


I. Il meccanismo assicurativo consentirà all’individuo avverso al rischio di porsi in condizione di indifferenza
nella situazione positiva ed in quella negativa attraverso un contratto equo. Ottiene con certezza un valore
pari a 450.
II. La compagnia di assicurazione imporrà un premio da pagare π (=YM=550) e compenserà l’assicurato in
caso di «danno» con un indennizzo L (=900). La perdita media attesa del contratto è pari a 450: E(L) = p L =
p2 (1000-100)
III. Il prezzo equo Φ è la differenza tra il premio assicurativo π (=YM) e la perdita media attesa che dovrà
essere rimborsata, Φ = π – p L. Il ricavo netto (=Φ) per l’assicurazione è dato dalla differenza tra il premio
pagato dall’assicurato (YM) e la perdita media attesa del contratto. L’individuo accetterà il contratto
assicurativo se Φ è inferiore (o pari) a V. Solo un individuo avverso al rischio è disposto a cedere questa
differenza in cambio della certezza.

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POLITICA ECONOMICA ED EFFICIENZA: INFORMAZIONE E INCERTEZZA
EFFICIENZA E MERCATI ASSICURATIVI:
1. OFFERTA DI ASSICURAZIONE E L’EFFICIENZA DEL MERCATO

1. LE IMPRESE ASSICURATRICI.
Come le imprese determinano il premio attuariale Πi, cioè il prezzo, per ciascun contratto
individuale. Il premio πi di un contratto, con probabilità pi di perdita L, sarà calcolato nel modo
seguente: Πi = (1 + α) pi L.
in cui pi L è la perdita attesa del contratto e α (0<α>1) è il tasso di caricamento (mark-up) che viene
applicato dall’impresa per coprire i costi fissi (unitari) e garantirsi una remunerazione per
l’assunzione del rischio nella gestione dell’impresa. (le compagnie di assicurazione non si limitano a
calcolare le polizze semplicemente guardando le perdite attese ma esse applicano un tasso in base
all’assunzione di rischio; rispetto al costo della polizza le compagnie applicano un mergine di
caricamento secondo una logica di mark-up (tiene conto dei costi fissi e della remunerazione
dell’imprenditore)
Il calcolo del premio attuariale è strettamente legato alla variabile pi che rappresenta il fattore
stocastico, cioè incerto, del contratto. L’impresa deve poter calcolare pi L per poter valutare il
rischio (oggettivo) che si assume. È necessario, infatti, che esistano quattro condizioni tecniche
perché sia possibile definire un contratto in senso attuariale. (le prime tre per misurare i ricavi e i
costi il 4° è richiesto per costruire dei modelli di equilibrio stabili e concorrenziali, il 4° requisito non
è tecnico ma necessaria per avere un mercato stabile)
I. È possibile calcolare il rischio se è nota la distribuzione di probabilità dell’evento stocastico, cioè
la sua media e la sua varianza; l’evento non deve pertanto essere “raro” oppure manifestarsi con
tempi troppo lunghi. (i mercati gestiscono rischio, deve essere calcolabile quindi la probabilità; se
siamo in situazioni rare non si osserva la storia pregressa, quindi, non è in grado di assicurare;
fattore stocastico=evento incerto a cui è associabile una probabilità, è possibile misurare la
probabilità)
II. Deve essere possibile per l’impresa diversificare il rischio tra individui con differenti
caratteristiche e dunque può essere assicurato solo il rischio individuale (idiosincratico) e non
quello collettivo (sistemico); le distribuzioni di probabilità individuali devono essere indipendenti
tra loro. (offre contratti solo se le distribuzioni di probabilità sono indipendenti una dall’altra)
III. La probabilità individuale non deve essere troppo alta e vicina all’unità perché, dato il
caricamento, il premio supererebbe, in questo caso, il valore del rischio oggettivo; inoltre, l’impresa
avrebbe problemi di diversificazione del rischio. (ovvero le assicurazioni non si fanno o ai troppo
vecchi o ai troppi malati)
N.B. Se valessero queste tre necessarie condizioni tecniche sarebbe possibile calcolare dei premi in
termini attuariali. (se la compagnia vuole fare polizze allora queste sono le tre condizioni)
In realtà, è necessario introdurre una ulteriore condizione che ha particolare significato dal punto di
vista della teoria economica.
IV. Occorre che la probabilità dell’evento e la dimensione della perdita siano esogene e non
possano essere modificate dal soggetto assicurato. (ovvero ci deve essere una possibilità effettiva
di una misurazione oggettiva)
L’assenza di questa condizione sta alla base di alcuni problemi di asimmetria informativa, dato che
la compagnia non è in grado di osservare caratteristiche e comportamenti (individuali) del
potenziale cliente.
2. IL MERCATO ASSICURATIVO
Condizioni per l’esistenza di un mercato assicurativo:
I. La domanda deve essere positiva; è pertanto richiesto che vi siano individui avversi al rischio per

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cui valga la relazione: V = YM – Y* > 0 (deve esistere la domanda, per far si che il mercato esiste deve
esistere anche una domanda)
II. Deve essere tecnicamente possibile fornire assicurazioni dal punto di vista attuariale: -
probabilità individuali tra loro indipendenti (dobbiamo avere rischio individuale e non di sistema), -
ciascuna probabilità individuale inferiore a 1, - probabilità note o calcolabili. (si deve poter fare una
valutazione oggettiva dei costi e dei ricavi)
III. Deve essere possibile offrire contratti ad un prezzo che il consumatore è disponibile a pagare;
questo si realizza quando il valore soggettivo V eguaglia il prezzo equo del rischio Φ. V = YM – Y* = Φ
= π – p L Φ è dato dalla differenza tra premio attuariale π e perdita attesa pL. (teta è una misura
oggettiva del rischio, differenza tra la speranza matematica dell’incertezza in gioco e la perdita
attesa data dall’eventualità che avvenga la cosa negativa)
IV. Dato che l’impresa calcola il premio attuariale applicando un tasso di caricamento (infatti
Π=(1+α)pL) a ciascun contratto, la precedente condizione diviene: Φ = Π – p L =(1 + α)pL – pL = α pL
Ne consegue che il mercato assicurativo esiste solo se: V = YM – Y* = Φ = α pL
(domanda=offerta)cioè se la disponibilità a pagare del cliente uguaglia (o supera) il caricamento
applicato dall’impresa sulla perdita attesa. Si noti che α misura, implicitamente, il grado di
concorrenza del settore. Se α è elevato si avrebbero premi troppo alti che non rendono
convenienti le polizze per alcuni livelli di avversione al rischio.
V tiene conto delle preferenze dei consumatori, L è l differenza di reddito nel caso in cui fosse
avvenuto l’evento negativo oppure quello positivo, quindi, è una variabile non strategica ma è un
dato di contratto, anche la probabilità è un dato per la compagnia di assicurazione. Nel margine di
caricamento c’è una parte di costi fissi (costi per gestire il contratto e la remunerazione. La
concorrenza nel settore delle assicurazioni si basa sul livello di accreditamento, perché il resto sono
dati, nel margine di caricamento c’è la dimensione del grado di concorrenza.
3. I PROBLEMI APERTI.
Il fatto che il mercato assicurativo esiste non indica necessariamente che abbia anche le
caratteristiche di perfetta informazione che sono indispensabili per il perseguimento
dell’efficienza. La presenza di fallimento informativo potrebbe rendere imperfetta anche la
struttura concorrenziale dei mercati e creare mercati incompleti e dunque potrebbe causare
inefficienza. (mercato incompleto=mercato dove non si forma la domanda pur essendoci la
disponibilità a pagare perché non si trova un’impresa di assicurazione in grado di fornire un
contratto in condizioni di efficienza economica)
Dobbiamo prendere in considerazione le asimmetrie informative.

2.LE ASIMMETRIE INFORMATIVE

Problema: La presenza di asimmetrie informative crea problemi per la stipula di contratti assicurativi in
quanto l’impresa ed il consumatore hanno informazioni di diversa qualità e ciò modifica la natura dello
scambio. (la compagnia non riesce ad osservare sempre il comportamento del singolo e il comportamento
del singolo va a modificare le probabilità che si verifichi o meno) (il soggetto più informato è il cliente,
quindi
Tali asimmetrie possono assumere due forme:

• la selezione avversa (adverse selection) che riguarda casi di informazione non osservabile. La
selezione avversa si manifesta per il fatto che l’acquirente del contratto ha maggiori informazioni
circa la propria rischiosità. Potrebbe richiedere polizze che l’assicuratore non sarebbe disposto a
concedere se avesse le medesime informazioni. Esempio: La stipula di un contratto che assicuri
contro la perdita di reddito da lavoro in seguito a malattia. Un individuo avverso al rischio
vorrebbe ottenere lo stesso reddito quando lavora e qualora non sia in grado di lavorare nei giorni
di malattia. Due ipotesi:
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• Ipotesi di certezza: Ipotizziamo che le probabilità di malattia di ogni individuo siano certe
(osservabili) per l’impresa assicuratrice e che sia possibile distinguere i soggetti a basso
rischio (con probabilità pL) da quelli ad alto rischio che hanno una probabilità pH . La
compagnia assicuratrice tratterà i due gruppi di individui come se appartenessero a due
popolazioni separabili e a ciascuno di loro proporrà contratti diversi. A ciascuno dei due
gruppi verrà proposta una diversa polizza il cui premio è: ΠL = (1 + α) pL L / ΠH = (1 + α) pH L.
Rispettivamente, per gli individui con bassa e con alta probabilità (certa) di malattia. Per i
soggetti a basso rischio, il contratto assicurativo sarà più vantaggioso (o meno costoso o
più generoso) e consentirà loro di massimizzare la propria utilità garantendosi un reddito
più elevato anche in caso di malattia. I soggetti ad alto rischio avranno un contratto
assicurativo meno vantaggioso e potranno massimizzare la propria utilità garantendosi un
reddito netto più basso, rispetto al gruppo meno rischioso, in caso di malattia.

• Ipotesi di incertezza: Per la compagnia assicuratrice non è possibile identificare con


certezza a quale dei due gruppi un determinato individuo appartenga. Stipula polizze
assicurative in cui viene applicato un premio basato sul rischio medio di malattia della
popolazione. Avremo quindi: ΠM = (1 + α) (γ pH + (1- γ)pL)L. Le probabilità (non osservabili)
pL e pH sono quelle dei soggetti, rispettivamente, poco e molto rischiosi per la compagnia.
Invece, γ e (1- γ) rappresentano le quote di individui, rispettivamente, ad alto e basso
rischio che, potenzialmente, potrebbero chiedere la polizza. Tale contratto non sarebbe
però ottimale se alcuni dei soggetti a basso rischio (che hanno una bassa disponibilità a
pagare) decidessero di non stipulare la polizza non ritenendola conveniente rispetto alle
proprie caratteristiche (note) di rischio.

Se questo accadesse, la compagnia si troverebbe con una quota più elevata di soggetti ad alto
rischio rispetto a quello medio della popolazione. Conseguenza: Qualsiasi tentativo di aumento
del premio da parte della compagnia (per fronteggiare l’aumento del rischio medio) avrebbe
come effetto un ulteriore allontanamento dei migliori potenziali clienti. Il problema di
selezione avversa consiste nel fatto che l’impresa non potendo assicurare tutti i potenziali
soggetti a basso rischio non offre il contratto. È un caso di mercato incompleto.

La politica economica:
1. Qualora siano in gioco valori di natura collettiva, lo Stato rende obbligatorio assicurarsi per quel
particolare rischio in modo da garantire che nel mercato rimangano sia i soggetti ad alto rischio che
quelli a basso rischio. Si limita l’inefficienza dei mercati assicurativi che risulterebbero incompleti e
non in grado di coprire tutti i potenziali rischi per cui esiste una domanda da parte dei
consumatori. L’assicurazione obbligatoria introduce fattori di tipo ri-allocativo. I soggetti meno
rischiosi trasferiscono risorse a quelli più rischiosi, attraverso il pagamento (obbligatorio) del
premio medio. (l’assicurazione obbligatoria ricostruisce la completezza del mercato assicurativo ma
introduce forme di riallocazione del rischio di malattia, i soggetti meno rischiosi pagano un prezzo
più alto in modo che i soggetti più fragili paghino meno, è più equo)
2. L’assicurazione contro la malattia rientra nella fattispecie dei «beni meritori» in quanto tutti i
lavoratori regolari sono coperti dalle cosiddette «assicurazioni sociali». Vengono pagati i contributi
previdenziali obbligatori da lavoratori e imprese, ma gli stipendi relativi ai giorni di malattia
vengono erogati da un ente pubblico e non dipendono dalla quantità di contributi pagati. La
copertura obbligatoria (anche pubblica) di alcuni eventi risponde ad esigenze di condivisione del
rischio in senso attuariale; questa è la logica che sta dietro a molte forme previdenziali pubbliche a
tutela della disoccupazione, della malattia e della vecchiaia.

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• il rischio morale (moral hazard) che interessa invece situazioni di azioni non osservabili. Il rischio
morale si manifesta in quanto l’acquirente del contratto può modificare «involontariamente»
attraverso le proprie azioni (non osservabili) la probabilità dell’evento stocastico oppure la
dimensione della perdita. La teoria dei mercati efficienti richiede che la probabilità e la perdita
siano esogene per il potenziale assicurato. Saremmo di fronte a contratti che non prevedono un
corretto sistema di incentivi. È un problema rilevante per i sistemi sanitari ma di difficile soluzione.
Due esempi.

• I. Supponiamo che un individuo possa intraprendere - tenendo un particolare stile di vita -


un’attività di prevenzione e che con essa possa ridurre la rischiosità (quindi la probabilità
pi) di un evento per il quale si vuole assicurare. Problema: Non ci sarebbero i necessari
incentivi perché le attività di prevenzione siano realizzate, a meno di un effettivo controllo
sui comportamenti. Soluzione: Il mercato. Le assicurazioni si tutelano non consentendo la
copertura per l’intera dimensione della perdita o aumentando i premi. Lo Stato. La
prevenzione dalle malattie rientra tra i beni meritori quando, oltre ad un problema di
moral hazard, siamo di fronte ad un caso di fallimento informativo da complessità.

• II. Un altro esempio di problema di rischio morale che ha particolare rilevanza per la sanità
è quello definito di “pagamento per conto terzi”. Si tratta di un’applicazione di un modello
noto come teoria del principale-agente in cui l’agente più informato (medico) opera per
conto del principale meno informato (paziente) rispetto al fornitore di servizi sanitari.
Problema: Se fossero previsti servizi sanitari in cui si possa chiedere il rimborso totale di
qualsiasi spesa, si otterrebbe un risultato inefficiente per il sistema in quanto né il paziente
né il medico curante avrebbero incentivi a minimizzare i costi. Dato che per l’impresa
assicuratrice (pubblica o privata) sarebbe impossibile avere perfette informazioni sui
comportamenti individuali, si avrebbe un sovra-utilizzo del servizio sanitario e livelli di
premi più elevati di quelli ottimali. Il sovra-consumo rispetto alla quantità efficiente
manifesta, in molti contesti reali, la presenza di moral hazard. Si creerebbe una divergenza
tra costi privati della sanità (di fatto nulli) e costi sociali (che sono invece positivi). Tanto
maggiore è la copertura assicurativa tanto minori sono i costi individuali nel non tenere un
comportamento “prudente”. Se sono minori le conseguenze personali dell’incertezza
vengono meno gli incentivi a minimizzare le perdite. Nei sistemi sanitari di tipo
assicurativo privato i medici sono incentivati a farsi carico delle conseguenze delle proprie
scelte in quanto partecipano (in varie forme) al risultato economico del fornitore del
servizio.

Soluzioni generali per correggere parzialmente il fallimento informativo creato dal moral hazard nei
mercati assicurativi.

- La regolamentazione pubblica può produrre effetti diretti (ad esempio, impone la prevenzione)
oppure indiretti (consente alle compagnie di pagare solo i danni che superano i controlli previsti dal
contratto).
- I meccanismi di incentivo si basano su schemi di ripartizione del rischio tra impresa e assicurato
che prevedono l’introduzione di franchigie, di forme di co-assicurazione e di premi differenziati
(bonus-malus o classi di merito).

Il sovra-consumo per la presenza di moral hazard non si risolve (automaticamente) attraverso i servizi
sanitari pubblici. Devono essere introdotti meccanismi di incentivo sia per i medici che per i pazienti. I
medici devono rispettare protocolli terapeutici per prescrivere prestazioni in base alla diagnosi e alla
tipologia di paziente. I pazienti incontrano forme di razionamento delle quantità che si basano: - sul

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meccanismo delle liste d’attesa; - sulla partecipazione ai costi delle prestazioni in base alla necessità e
all’urgenza.

CONCLUSIONI MODULO IV:


L’analisi condotta sulle problematiche relative alle differenti manifestazioni del fallimento informativo fa
capire come in molti contesti risulti impossibile, difficoltosa oppure inefficiente la gestione del rischio
attraverso i mercati assicurativi privati.
Se i mercati falliscono, è necessario che sorgano altre «istituzioni» che possano correggere o almeno
mitigarne gli effetti; queste istituzioni possono essere pubbliche, ma frequentemente sono istituzioni
private che seguono meccanismi (regolamentati) non di mercato, grazie al sostegno pubblico.
Il fallimento del mercato nella gestione del rischio individuale (difficilmente assicurabile) e dell’incertezza
sociale (mai assicurabile) ha creato le molte istituzioni che fanno capo alle funzioni strategiche dello Stato
sociale di cui discuteremo nel successivo modulo VI.
Certamente le assicurazioni sociali nascono in questo spirito e fanno capire come la creazione di una rete
di sicurezza pubblica possa rispondere sia ad esigenze di efficienza che di equità.
La copertura obbligatoria di alcuni eventi risponde ad esigenze di condivisione del rischio in senso
attuariale; questa è la logica che sta dietro a molte forme previdenziali a tutela della disoccupazione, della
malattia e della vecchiaia.

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