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LE FORME DI STATO

Per forma di Stato s’intende il rapporto che intercorre tra il potere statuale e la società civile. A seconda
dell’obiettivo principale che esso si pone si hanno differenti forme di Stato:

- Stato assoluto;
- Stato liberale;
- Stato a democrazia pluralista;
- Stato totalitario;
- Stato socialista.

Lo Stato assoluto è stata la prima forma assunta dagli Stati moderni, essa è nata tra la fine del ‘400 e il ‘500.
In questa forma di Stato il potere sovrano è accentrato nelle mani della Corona che svolge sia la funzione
legislativa che quella esecutiva mentre il potere giudiziario è esercitato dalle Corti di nomina reale. La
volontà del Re è la fonte primaria del diritto e il potere dello stesso è legibus solutus cioè è l ibero dal vincolo
costituito dalla legislazione precedente.

A partire dell’800 si afferma lo Stato liberale che nasce come conseguenza del declino dello Stato assoluto.
Con lo Stato liberale si svilupparono due tendenze giuridiche: le codificazioni costituzionali e le codificazioni
civili. Nelle codificazioni costituzionali i principi fondanti e organizzativi dello Stato sono consacrati in una
Carta costituzionale invece attraverso le codificazioni civili venne creato un codice sistematico di regole
avente carattere di generalità(sono riferibili a tutti gli individui,uguali di fronte alla legge), astrattezze(sono
applicabili ripetutamente nel tempo), certezze(sono riunite in un corpo normativo unitario). Il primo codice
civile fu il codice napoleonico, introdotto nel 1805. In questa forma di Stato esso è considerato come lo
strumento per tutelare i diritti e le libertà individuali. Nello Stato liberale trova applicazione il concetto di
“Stato minimo” secondo il quale lo Stato liberale deve intervenire solo per garantire i diritti individuali. Tra gli
altri elementi caratterizzanti dello Stato liberale ci sono il principio di libertà individuale con cui lo Stato
riconosce le libertà fondamentali, il principio di separazione dei poteri attraverso il quale il potere pubblico
viene suddiviso tra soggetti istituzionali diversi, il principio di legalità il quale sancisce che la tutela dei diritti è
affidata alla legge. Per questo motivo, lo Stato liberale si configura come Stato di diritto: ogni limitazione alle
libertà individuali deve essere stabilita dalla legge. Il principio di legalità si basa su 2 pilastri: la legge deve
essere generale ed astratta ed essa deve essere approvata dai rappresentanti della Nazione. Infine nello
Stato liberale si afferma il principio rappresentativo(divieto di mandato imperativo) in virtù del quale nascono
le Assemblee legislative che rappresentano l’intero popolo. Nonostante ciò, il corpo elettorale è ancora molto
ristretto e pertanto si parla di Stato monoclasse(la base sociale dello Stato liberale coincide con la
borghesia).

A seguito dell’allargamento della base sociale, lo Stato liberale si trasforma in Stato pluriclasse. Tale
processo si sviluppa grazie al progressivo ampliamento del corpo elettorale e si conclude con l’affermazione
del suffragio universale. Tali trasformazioni provocarono la nascita degli Stati di democrazia pluralista.
All’interno degli Stati di democrazia pluralista vi è l’affermazione dei partiti di massa; mentre nello Stato
liberale i partiti politici riflettevano le divisioni politiche esistenti nel Parlamento e mantenevano collegamenti
con i comitati elettorali, con l’estensione progressiva del diritto di elettorato i partiti si sono affermati come
forze mediatrici tra popolo e istituzioni politiche. Il ruolo svolto dai partiti ha altresì inciso sul sistema
rappresentativo del popolo per i condizionamenti che essi hanno determinato nella fase della designazione
dei candidati alle elezioni, infatti nello Stato contemporaneo a democrazia parlamentare il popolo può essere
rappresentato in modo continuo soltanto attraverso la mediazione dei partiti. Il corpo elettorale si pronuncia
essenzialmente nei confronti dei partiti politici, dando preminente importanza ai programmi da essi presentati
e che ritengono che perseguiranno. In molti ordinamenti le elezioni assumono un carattere plebiscitario per il
governo, nel senso che il consenso popolare che viene manifestato nei confronti di un partito o di una
coalizione di partiti che ottiene la maggioranza dei voti serve anche ad assicurare per un determinato
periodo di tempo una stabile conduzione della vita politica di governo. Ma i partiti politici condizionano gli
eletti al Parlamento anche dopo le elezioni; nei Paesi a partito unico tale dipendenza è intrinseca al sistema
e viene istituzionalmente riconosciuta la revoca del mandato, invece negli altri Paesi a sistema pluralistico e
competitivo la soggezione nei confronti dei partiti può variare d’intensità, ma è sempre presente e comporta
che i membri del Parlamento, se pure formalmente sono liberi e indipendenti nelle decisioni e nelle scelte, in
realtà sono sottoposti alla direzione e alle indicazioni del gruppo parlamentare cui appartengono. Inoltre lo
Stato democratico pluralista riconosce e tutela anche le libertà positive(salute, istruzione, lavoro, assistenza
sociale). Tra gli elementi caratterizzanti dello Stato di democrazia pluralista vi sono il principio di tolleranza e
il principio di pluralismo. L’esistenza del suffragio universale e del pluripartitismo presuppone una pluralità di
interessi e idee, spesso in contrasto reciproco pertanto il principio di tolleranza garantisce che il dissenso
non può essere represso; invece il principio di pluralismo di idee, di formazioni sociali e di gruppi politici sta
ad indicare che le Costituzioni degli Stati di democrazia pluralista tutelano le libertà essenziali(associazione,
formazione dei partiti, libertà sindacale, liberta di culto). Si parla di Stato sociale quando lo Stato democratico
si pone come obiettivo e principio fondante dello Stato l'uguaglianza dei cittadini, da raggiungere fornendo a
tutti un minimo garantito e le medesime possibilità di partenza. In tale contesto si sono sviluppate varie forme
di intervento pubblico nell’economia e nella società. La rappresentanza politica in una democrazia
rappresentativa non è altro che la delega delle scelte politiche di ogni singolo cittadino nei confronti di una
persona o un partito che lo rappresenti nelle istituzioni governative e amministrative del circuito democratico
rappresentativo. Con il concetto di rappresentanza politica si può far riferimento sia ad un rapporto diretto tra
rappresentante e rappresentato e sia ad una situazione in cui il rappresentante dispone di uno stato di
potere autonomo. Nel caso del rapporto diretto tra rappresentante e rappresentato esiste un preciso legame
tra i due soggetti, basato su un mandato esplicito e vincolante, ciò era tipico dei Parlamenti medievali, nei
quali il rappresentante è tenuto ad agire nell’interesse del soggetto rappresentato dando vita ad un rapporto
basato sul mandato imperativo; invece nel secondo caso non esiste alcun rapporto diretto tra rappresentante
e rappresentato, e tale nozione si basa sul divieto di mandato imperativo. Tale divieto è espresso dall’articolo
67 della Costituzione italiana. In tutti i sistemi di democrazia rappresentativa permangono alcuni istituti di
democrazia diretta; questi strumenti affidano al corpo elettorale la possibilità di prendere direttamente le
decisioni riguardanti l’ordinamento statale. I principali strumenti di democrazia diretta sono:

- iniziativa legislativa popolare che prevede la presentazione di proposte di legge in Parlamento se


sono firmate da un numero congruo di cittadini;
- petizione: con cui i cittadini possono avanzare richieste agli organi istituzionali con l’obiettivo di
sensibilizzarli su determinati argomenti;
- referendum: è una consultazione che coinvolge l’intero corpo elettorale ed è produttiva di effetti
giuridici.

Per quanto riguarda il referendum, la Costituzione repubblicana prevede espressamente tre tipi di
referendum:

- Referendum di revisione costituzionale(art. 138 della Costituzione): può essere indetto nell’ambito di
un procedimento di revisione costituzionale ed ha carattere eventuale;
- Referendum abrogativo(art. 75 della Costituzione): può essere indetto per abrogare una legge o un
atto avente forza di legge, già in vigore. Ha carattere eventuale e successivo;
- Referendum consultivo(art. 132 e 133 della Costituzione): deve essere indetto in caso di
modificazione territoriale di Regioni, Province e Comuni.

La forma di Stato può essere analizzata anche in base alla ripartizione della sovranità sul territorio. A tale
proposito distinguiamo lo Stato unitario dallo Stato composto; nello Stato unitario il potere è attribuito solo
alla Stato centrale o a soggetti periferici ad esso dipendenti, invece nello Stato composto il potere è
distribuito tra lo Stato centrale ed enti territoriali da esso distinti, titolari di potere d’indirizzo politico e funzione
legislativa in determinate materie. A loro volta gli Stati composti possono distinguersi in Stato federale e
Stato regionale. Lo Stato federale è caratterizzato dai seguenti elementi:

- esiste un ordinamento statale federale basato su una Costituzione scritta e rigida e da alcuni enti
territoriali basati, a loro volta, su proprie Costituzioni;
- la Costituzione federale ripartisce le competenze tra lo Stato centrale e gli Stati membri;
- il Parlamento ha struttura bicamerale: la prima Camera è composta da rappresentanti dei cittadini,
eletti direttamente, a suffragio universale; la seconda Camera è composta dai rappresentanti degli
Stati membri;
- gli Stati membri partecipano al processo di revisione costituzionale.

Invece lo Stato regionale è caratterizzato dai seguenti elementi:

- la Costituzione statale garantisce l’esistenza degli enti territoriali con un certo grado di autonomia
politica e propri Statuti (non Costituzioni);

- la Costituzione attribuisce alle Regioni competenze legislative e amministrative;

- non esiste una Camera rappresentativa delle Regioni;

- le Regioni partecipano assai limitatamente al processo di revisione costituzionale.

Inoltre è possibile distinguere il federalismo duale da quello cooperativo; il federalismo duale è il tipo di
federalismo tipico dell’esperienza liberale. Esso è caratterizzato da una forte divisione tra lo Stato federale e
gli Stati membri. In questo caso non ci sono interferenze tra le due sfere: ognuno opera nell’ambito delle sue
attribuzioni. Il federalismo cooperativo, invece, si afferma con la nascita delle democrazie pluraliste, nelle
quali sono andati aumentando i compiti e i settori d’intervento dei poteri pubblici. Esso è caratterizzato dalla
presenza di interventi congiunti e coordinati nelle medesime materie tra lo Stato centrale e gli Stati membri
(o Regioni).

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