di
Romolo
Remetti
docente
di
Radioprotezione,
Sapienza-‐
Università
di
Roma
Spesso
accade
di
essere
informati
di
aver
ricevuto
una
dose
da
radiazioni
pari
a
un
certo
numero
di
"millisievert"
(mSv);
ad
esempio
quando
ci
sottoponiamo
a
una
radiografia
toracica
(0,2
mSv),
ad
una
tomografia
all'addome
(15
mSv),
a
una
mammografia
(0,5
mSv).
Con
un
volo
Roma-‐New
York
prendiamo
circa
0,05
mSv
per
via
dei
raggi
cosmici,
e
se
mangiamo
una
banana
l'isotopo
40
del
potassio
ci
darà
una
dose
di
circa
0,0001
mSv.
Ma
anche
se
restiamo
tappati
in
casa
rinunciando
alle
analisi
cliniche,
ai
voli,
e
a
mangiare
banane,
inevitabilmente
respireremo,
quindi,
per
colpa
del
radon,
gas
radioattivo
naturale
sempre
presente
in
tutti
gli
ambienti,
in
un
anno
prenderemo
in
media
circa
1,4
mSv.
Per
capire
il
significato
del
millisievert
bisogna
tornare
al
1950,
quando
iniziò
il
cosiddetto
Life
Span
Study
(LSS),
lo
studio
epidemiologico
sui
sopravvissuti
dei
bombardamenti
nucleari
di
Hiroshima
e
Nagasaki.
Quei
dati
mostravano
un’incidenza
significativa
di
tumori
e
difetti
genetici
correlata
linearmente
con
la
dose
ricevuta:
la
frequenza
delle
patologie
era
più
alta
per
i
gruppi
di
popolazione
più
esposti.
Naturalmente
si
trattava
di
alti
valori
di
dose,
dal
migliaio
di
millisievert
in
poi.
Nacque
quindi
la
consapevolezza
che
le
radiazioni
nucleari
potessero
indurre
rischi
somatici
differiti
nel
tempo.
Che
vuol
dire
"rischio
somatico"?
È
un
rischio,
non
una
certezza.
Il
termine
somatico
è
riferito
a
tumore
o
malformazione
genetica.
Non
tutti
coloro
che
sono
stati
esposti
ai
bombardamenti
nucleari
hanno
manifestato
conseguenze
differite
nel
tempo.
È
noto
il
caso
di
Tsutomu
Yamagouchi
che,
trovandosi
ad
Hiroshima
il
6
agosto
del
1945,
fu
esposto
alle
radiazioni
della
prima
bomba.
Sopravvissuto,
si
diresse
verso
la
sua
città
natale,
Nagasaki.
Riuscì
a
raggiungerla
due
giorni
dopo,
giusto
in
tempo
per
essere
esposto
alle
radiazioni
della
seconda
bomba.
Yamagouchi
è
morto
nel
gennaio
del
2010
all'età
di
94
anni.
Fino
ad
allora
la
protezione
dagli
effetti
delle
radiazioni
era
stata
limitata
a
fenomeni
deterministici
(reazioni
tissutali)
più
o
meno
immediati,
manifestatisi
già
sei
mesi
dopo
la
scoperta
dei
raggi
X
(1895)
e
il
successivo
immediato
sviluppo
della
radiografia
medica.
Nel
caso
delle
reazioni
tissutali,
una
elevata
quantità
di
radiazione
riesce
ad
uccidere
istantaneamente
un
numero
di
cellule
così
grande
da
compromettere
la
funzionalità
di
un
tessuto
biologico,
e
ciò
può
anche
causare
morte
più
o
meno
immediata.
In
questo
caso
si
usa
la
grandezza
“dose
assorbita”,
misurata
in
"gray"
(Gy).
Se
una
persona
riceve
2
Gy
su
tutto
il
corpo,
manifesterà
tutti
i
sintomi
della
Sindrome
Acuta
da
Radiazioni:
astenia,
febbre,
tachicardia
e
ipotensione,
tendenza
al
collasso
cardiocircolatorio,
diarrea,
leucopenia,
anemia
e
compromissione
del
sistema
immunitario.
Oggi
se
si
ricevono
2-‐4
Gy,
con
opportune
cure
ci
si
può
salvare.
A
30
Gy,
la
morte
è
quasi
istantanea
per
sindrome
cerebrale.
Le
reazioni
tissutali
sono
dei
fenomeni
a
soglia:
non
si
manifestino
al
di
sotto
di
un
certo
valore
di
gray.
Intorno
al
1960
ci
si
chiese
se
anche
i
rischi
somatici
differiti
nel
tempo
ammettessero
una
soglia.
I
dati
LSS
comprendevano
solo
alti
valori
di
dose;
ma
alle
basse
dosi?
Era
già
noto
il
fondo
naturale
di
radiazione,
dovuto
alle
sostanze
radioattive
naturali,
presenti
ovunque,
e
si
conoscevano
i
raggi
cosmici.
Oggi
sappiamo
che
il
valore
medio
mondiale
di
fondo
naturale
di
radiazione
è
2,4
mSv/anno.
Veniva
spontaneo
introdurre
anche
in
questo
caso
l'esistenza
di
una
soglia.
Tuttavia
in
quegli
anni,
dopo
la
scoperta
del
DNA
(1953),
stava
nascendo
la
biologia
molecolare.
Alla
luce
di
queste
conoscenze,
la
cangerogenesi
poteva
essere
spiegata
tramite
un'errata
ricombinazione
di
un
DNA
spezzato.
Si
suppose
quindi
che
anche
un
solo
quanto
di
radiazione,
ad
esempio
una
sola
particella
alfa,
poteva
spezzare
il
DNA.
Se
la
cellula
non
moriva
(probabilità
1),
poteva
ricombinarsi
male
(probabilità
2),
se
la
cellula
con
DNA
scorretto
non
moriva
(probabilità
3),
poteva
continuare
a
riprodursi
con
un
DNA
scorretto,
cosa
che
poteva
portare
alla
nascita
di
un
qualcosa
dannoso
all'organismo.
È
un
fenomeno
stocastico,
con
probabilità
finale
data
dal
prodotto
delle
probabilità
dei
singoli
eventi:
anche
con
piccole
dosi
di
radiazione,
come
quelle
del
fondo
naturale,
la
probabilità
di
innesco
di
un
tumore
non
è
nulla.
Era
nato
il
modello
"Lineare
Senza
Soglia"
(LNT).
Le
radiazioni
nucleari,
se
superano
una
certa
soglia
causano
reazioni
tissutali,
mentre
possono
indurre
un
effetto
somatico
senza
alcuna
soglia.
Era
da
poco
stato
lanciato
il
programma
"Atoms
for
Peace",
come
si
poteva
salvaguardare
i
lavoratori
e
la
popolazione
dalla
nascente
industria
nucleare?
Furono
introdotti
dei
limiti
di
dose,
sia
per
contenere
il
rischio
stocastico
(dose
efficace),
e
sia
per
prevenire
le
reazioni
tissutali
(dose
equivalente).
Se
la
scelta
dei
limiti
di
dose
equivalente
è
abbastanza
semplice,
in
quanto
conosciamo
molto
bene
i
valori
di
soglia
al
di
sotto
dei
quali
non
si
manifestano
effetti,
la
scelta
del
limite
di
dose
efficace
è
più
complessa.
Non
riguardando
una
certezza,
il
limite
di
dose
deve
essere
calcolato
in
base
a
un
valore
di
rischio
considerato
accettabile.
Oggi
le
utilizzazioni
industriali
delle
radiazioni
non
devono
causare
alla
popolazione
una
dose
efficace
superiore
a
1mSv/anno
(20
mSv/anno
per
i
lavoratori
del
settore).
In
realtà
non
si
arriva
mai
a
questo
limite,
perché
la
dose
efficace
è
contenuta
entro
valori
più
bassi:
un
qualunque
impianto
nucleare
viene
progettato
per
una
dose
efficace
di
riferimento
alla
popolazione
pari
a
un
centesimo
di
millisievert.
Cosa
succede
se
si
riceve
una
dose
efficace
di
1
mSv?
Estrapolando
a
zero
i
dati
LSS,
si
ottiene
una
probabilità
di
cancerogenesi
di
5,5
x
10-‐5/mSv
e
0,2
x
10-‐5/mSv
per
il
rischio
genetico.
Moltiplicando
questi
due
valori
per
1
mSv
abbiamo,
rispettivamente,
circa
1/18000
e
1/500000.
Ovvero,
1
caso
di
tumore
su
18000
persone
che
ricevono
1
mSv
e
1
caso
di
difetto
genetico
su
500000
persone
che
ricevono
1
mSv.
Si
noti
che
non
esiste
evidenza
epidemiologica
di
questi
numeri:
sono
troppo
bassi
e
comportano
un
campione
di
popolazione
così
grande
da
risultare
incontrollabile.
Sono
valori
alti,
bassi?
Paragoniamoli
con
altri
rischi:
la
probabilità
di
incidente
d'auto
è
circa
1/80,
quella
di
disastro
aereo
1/5000,
quella
di
essere
colpiti
da
un
fulmine
1/80000.
In
definitiva,
i
limiti
di
dose
non
sono
utilizzabili
per
calcolare
un
ipotetico
numero
di
morti,
vengono
invece
usati
dall'Autorità
di
Controllo
per
contenere
il
rischio
entro
valori
accettabili.
Calcoliamo
il
rischio
associato
a
un
deposito
di
rifiuti
radioattivi.
La
dose
efficace
di
riferimento
alla
popolazione
è
di
0,01
mSv/anno,
ovvero
1/1800000
probabilità
di
tumore
(essere
colpiti
da
una
ventina
di
fulmini)
e
1/50000000
probabilità
di
malformazione
genetica
(seicento
fulmini).
Oggi
sappiamo
che
non
sono
solo
le
radiazioni
nucleari
a
poter
indurre
cancerogenesi,
il
DNA
può
spezzarsi
anche
a
causa
dell'ipossia
indotta
da
sostanze
chimiche
e
dell'ipertermia
causata
da
onde
elettromagnetiche.
È
auspicabile
che
anche
nel
settore
chimico
e
in
quello
delle
telecomunicazioni
vengano
introdotti
limiti
di
dose
per
contenere
i
rischi
somatici
differiti
nel
tempo.