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LA VITA
Giovanni Boccaccio nacque nel 1313 a Certaldo, figlio illegittimo del mercante
Boccaccino di Chellino. All’età di 14 anni, nel 1327, si trasferisce a Napoli col padre, il
quale era un socio della banca dei Bardi. Boccaccino si portò con se’ Giovanni per
fargli fare della pratica mercantile. Rimase a Napoli fino all’inverno del 1340. Per vari
motivi, questo soggiorno ebbe un’enorme importanza su di lui:
- Veniva a contatto con una varietà di persone provenienti da molte città
diverse
- Aveva l’opportunità di partecipare alla vita raffinata dell’aristocrazia e della
ricca borghesia napoletana
In questi anni napoletani si afferma in Boccaccio la vocazione letteraria, destinata a
trionfare sui veri desideri del padre, il quale lo voleva mercante e banchiere.
Come si avvicina Boccaccio alla letteratura?
- Subisce il fascino della tradizione cortese
- La devozione dei classici latini
- ^^ Ma anche un’ammirazione per i classici e autori nuovi, soprattutto Dante e
Petrarca, con il quale segnerà una profonda amicizia.
Purtroppo, la banca dei Bardi fallisce e lui e suo padre nel 1340 sono costretti a
tornare a Firenze. Per un lungo periodo, Petrarca cerca appoggio e resilienza presso
signori con l’intento di tornare presso Napoli, ma le sue speranze vengono sempre
deluse.
Il 1348 è anche per Petrarca un anno estremamente significativo ed importante:
arriva la peste a Firenze e ne trae spunto per la cornice narrativa del Decameron.
Nel 1360 affronta una profonda crisi spirituale causata da una delusione politica: lui
ed alcuni suoi amici vengono accusati di aver preso parte ad una congiura a Firenze.
Questo fatto lo mette in cattiva luce e fu assolto da ogni incarico pubblico. Per
cercare di guarire da questo travaglio religioso, sceglie la condizione di “chierico”,
incitato dall’amico Petrarca.
Nel 1362 si ritira a Certaldo, dove conduce anch’egli un otium letterario dedicato
allo studio e alla meditazione. Durante questo otium si dedica molto agli studi
filologici e in più scrive il primo commento alla Commedia di Dante, dando a questa
l’attributo di “divina”.
Morì il 21 dicembre 1375.
LE OPERE si possono distinguere quindi in due periodi: PERIODO
NAPOLETANO e PERIODO FIORENTINO.
PERIODO NAPOLETANO
In questo periodo, riprende i classici più vicini alla letteratura medievale, utilizzando
uno stile quindi simile alla letteratura cavalleresca e cortese.
LA CACCIA DI DIANA (poemetto in terzine, 1334)
La Caccia di Diana racconta della ribellione delle ninfe (allegoria per le belle donne
napoletane) della Dea della caccia Diana. Queste offrono le prede a Venere, la quale
trasforma gli animali in uomini. Tra questi vi è anche Boccaccio, il quale grazie alla
gentilezza dell’amata, diviene un uomo pieno di virtù. Alla base del poemetto vi è il
principio secondo cui l’amore è fonte di gentilezza.
(pagina 506) Presente molto il tema DELL’INDUSTRIA -> in latino “operosità”, umana
iniziativa. Nelle novelle di Boccaccio prevale questo tema dell’uomo che riesce a
cavarsela anche nelle situazioni più difficili: per contrastare la sorte e la fortuna che
per Boccaccio è un’entità imprevedibile. Nel mondo Greco sta addirittura sopra gli
Dei -> capacità dell’uomo di prevedere i difetti di fortuna.
Boccaccio dice l’industria è classica della classe borghese, soprattutto quella
mercantile. La classe sociale che viene messa più in rilievo e della quale vengono
mostrati i lati più positivi è proprio quella borghese.
Dice dunque che il valore dell’industria è il prodotto della civiltà mercantile che
esalta l’iniziativa dell’individuo.
Inoltre, vi è una nostalgia del mondo cavalleresco, basato sul valore della cortesia.
Boccaccio mostra anche una certa nostalgia della vecchia nobiltà cortese. Disprezzo
del denaro, inoperosità.
In questa dedica alle donne è presenta il vero e proprio tema amoroso -> tematica
che tocca le donne. L’amore in Boccaccio è trattato in maniera libera. Amore
terreno, spesso carnale e a volte svincolato dalla morale (vi sono sia donne pie e
caste, donne libere, vi sono le donne apparentemente caste eccetera) -> tutte
queste cose trattate nel Decameron. Raccontato tutto secondo una visione laica e
terrena.
LE FORZE CHE MUOVONO IL MONDO DEL DECAMERON: L’AMORE E LA FORTUNA.
LA FORTUNA
La vita dei mercanti è sottoposta continuamente all’imprevisto, che può portare
dunque frutti sia negativi che positivi. Dunque, propria del nuovo mondo dei traffici
e degli scambi è l’idea che la realtà è dominata da una forza capricciosa e
imprevedibile: la Fortuna, la quale era sempre stata considerata quasi superiore al
volere divino. In Boccaccio invece, la Fortuna diventa semplicemente casualità, non
più regolato da alcuna volontà superiore.
LA GEOGRAFIA
Sono ambientate in tutta Italia, ma anche in Europa, per terra e per mare.
La visione del mondo del Decameron è orizzontale. Le vicende si svolgono tutte sul
pianeta terra.
Federico, aristocratico fiorentino, ama senza essere riamato Monna Giovanna, per la
quale lui fa tutto, spendendo tutti i suoi soldi per attirare le sue attenzioni,
inutilmente. Finisce così per indebitarsi e vendere tutti i suoi beni. Va a vivere in una
piccola tenuta di campagna dove lui aveva un podere. Si lascia come unico sfizio un
falcone. Nel frattempo Monna Giovanna rimane vedova con un figlio molto piccolo.
Così questo piccolo podere di Federico confinava con la tenuta di Monna Giovanna e
il figlio piccolo ogni giorno arrivava al confine e si lasciava intrattenere dal falcone di
Federico. Un giorno, il bambino si ammala molto gravemente e i medici non danno a
Monna Giovanna grandi speranze di guarigione e il piccolo chiede come ultimo
desiderio di poter avere il falcone di Federico degli Alberighi. Così manda qualcuno a
dire a Federico che Monna Giovanna sarebbe arrivata a cena. Così, nel panico,
decide di dar da mangiare a Monna Giovanna il falcone e lo offre alla donna amata.
A fine cena, Monna Giovanna rimane colpita dal buon cuore di Federico, e
nonostante tutto accetta di sposare Federico degli Alberighi che riacquista il
patrimonio e diventa Massaio (da nobile a borghese, amministratore dei beni di
Monna Giovanna).
Boccaccio vuole farci capire che i valori dell’antica nobiltà sono caduti, quello che
conta è l’industria e la nobiltà d’animo.
IL TEMA DELLE BEFFE, p.635
Calandrino è lo stolto per eccellenza.
È ambientata a Firenze, nella Chiesa di San Giovanni nel Battistero. Ragionano delle
virtù delle pietre. Calandrino raccoglie le pietre lungo il torrente. Pensa di essere
invisibile.
Quando torna a casa, la moglie lo saluta. Inizia a dire che le donne portano sfortuna
e se la prende con la moglie.