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N.

1
Rousseau afferma che per conoscere l’origine delle disuguaglianze tra gli uomini occorre conoscere l’uomo.
Rousseau rifiuta i modelli dello stato di natura elaborati da Hobbes e da Locke e critica i giusnaturalisti
poiché attribuiscono all’uomo naturale facoltà, passioni e bisogni che possono emergere solo all’interno
della società.
La critica di Rousseau diventa politica: le istituzioni vengono viste come le cause della malvagità degli
uomini.
La civiltà ha trasformato gli uomini irreversibilmente ed è impossibile distruggere la società e la proprietà
privata.

N.2
Lo stato di natura è la condizione originaria del genere umano, una condizione di innocenza e felicità
inconsapevoli. La storia è corruzione, degradazione. Il male è dunque nella storia, ovvero nella società, non
nella natura. L’uomo naturale, incorrotto, era un essere solitario.

N.3
Gli uomini uscirono dallo stato di natura per una serie di circostanze casuali e scoprirono di essere dotati
della perfettibilità, la capacità di progredire materialmente e culturalmente: impararono a riflettere e a
collaborare, e videro che lavorando ottenevano risultati. I loro bisogni aumentarono e dal sentimento di
mancanza nacquero i desideri. Fra loro e la natura si interposero gli strumenti ed ai miglioramenti materiali
corrispondevano peggioramenti morali.
Inoltre, attraverso il rapporto con gli altri, l’uomo si formò un’identità personale, che non dipendeva da ciò
che lui era, ma da come appariva agli altri.

N.4
La proprietà privata causò la perdita della libertà, la dipendenza reciproca e la disuguaglianza.

N.5
Secondo il contratto sociale, l’uomo, per realizzare una società nuova, deve recuperare l’innocenza
originaria basandosi su nuovi valori: dignità, libertà e uguaglianza.
Bisogna quindi uscire dall’egoismo e stipulare un patto attraverso cui sia assicurata la libertà e il rispetto
delle persone e dei loro beni.

N.6
In base a questa nuova forma di associazione, i singoli diventano un «io comune» e assumono identità di
Stato; si trasformano in «cittadini» consapevoli e protagonisti attivi dell’attività sovrana esercitata
esclusivamente in nome del superiore interesse collettivo.

N.7
La religione naturale teorizzata dal filosofo fa appello all’istinto e al sentimento, ma si indirizza soprattutto
alla ragione, poiché soltanto la ragione è in grado di illuminare e chiarire ciò che l’istinto e il sentimento
testimoniano in modo oscuro.
Questo lume interiore, che è la coscienza o sentimento naturale, non è altro che la ragione, intesa come
equilibrio o armonia delle passioni e degli interessi spontanei dell’anima.
La religione naturale si fonda su tre «dogmi»:
1) Dio esiste in quanto vi è una «volontà che muove il mondo».
2) Dio esiste in quanto vi è un’intelligenza che governa il mondo.
3) Esiste l’anima immortale che consente all’uomo di essere libero: egli infatti giudica e sceglie.
Secondo Rousseau si tratta di una scoperta che ognuno può compiere da sé, e che non può essere imposta
a nessuno poiché la fede in Dio nasce dal sentimento.

N.8
Jean-Jacques Rousseau, nel Contratto sociale, riconosce l’esistenza di una professione di fede a cui fosse
affidato il compito di educare alla cittadinanza, all'amor patrio, all'osservanza delle leggi.
Il venir meno al credo civile, rinnegandolo con il proprio comportamento, è per Rousseau il crimine più
grave e va punito con la morte.

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