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DIVINA COMMEDIA – Canto IV

 Inizia con un evento che fa risvegliare Dante: un tuono (trueno), che non
ha un vero significato.
 È il Canto del Limbo. Ora Dante sì si trova finalmente nel Vero Inferno. Il
Limbo è il luogo delle persone che non hanno avuto il battesimo ne
conosciuto Gesù Cristo perché o sono nati prima di lui, o per una
condizione geografica sono nati in un luogo dove la parola di Dio non era
arrivata.
 Dante continua a cambiare aspetti della teologia cristiana, perché così
come secondo la teologia non esisteva un Antinferno (il luogo dove le
anime erano rifiutate sia dal Paradiso si dall’Inferno), Dante inventa che
ci sia solo un Limbo, mentre secondo la teologia cristiana ci sono due
Limbi (il Limbus patrum [quello degli ebrei credenti nel Cristo venturo,
liberati poi da lui nella sua discesa dopo la morte], e il Limbus puerorum
[quello dei bambini morti prima di essere confessati]).
 L’atmosfera del Canto presenta un sentimento di tristezza (non angoscia
come quello del Canto III). Il suono che prevale in questo Canto è quello
dei sospiri.
 Virgilio nuovamente li dice a Dante di non avere paura.
 Virgilio in questo Canto diventa pallido. Dante domanda come lui non.
Virgilio però li risponde che il Limbo era il luogo dove si trovava lui, e
diventava bianco per il sentimento di tristezza. Il loro CONTRAPPASSO
appunto è che SONO COSTRETTI A SENTIRE PER L’ETERNITÀ IL
DESIDERIO DI ESSERE VICINI A DIO, E SENTONO TRISTEZZA
PERCHÉ NON POSSONO IN QUANTO NON BATTEZZATI.
 Dentro il Limbo però ci sono delle ANIME MAGNE  hanno come un
posto speciale dentro l’Inferno, un luogo illuminato dedicato alle persone
che non hanno conosciuto Gesù, ma che hanno fatto grande cose in vita.
Dante domanda a Virgilio se qualcuno sia mai uscito dal Limbo, e Virgilio
li disse che sì, solo una volta. Un uomo trionfante (Gesù Cristo), è sceso
nel limbo e ha salvato ai patriarchi dell’Antico Testamento: Adamo,
Abele, Noè, Mosè, Abramo, Davide, Giacobbe con il padre Isacco e con i
dodici figli e la moglie Rachele, e molti altri.
 A differenza del Canto III, in questo Canto IV si presentano nomi di
persone, e addirittura varia, appunto perché gli ignavi non erano
meritevoli di essere nemmeno nominati. Il Canto IV è
 Ad un punto si ascolta una voce che dice: “Salutiamo il ritorno di Virgilio”.
Poi si avvicinano quattro ombre (anime), delle quali probabilmente sono
coloro ad aver detto quelle parole. Loro sono quelli che Dante considera i
grandi maestri: Omero, e dietro di lui, Orazio, Ovidio e Lucano. Loro
iniziano a parlare prima solo tra loro, e ad un certo punto si girano e li
dicono di avvicinarsi a loro (Dante sostiene di essere arrivato allo stesso
livello dei loro maestri, diventando il sesto [“sì ch’io fui sesto tra cotanto
senno” {fui accettato come il senso tra così tanta intelligenza}].
 Tutti loro camminano verso la luce, rendendosi conto che quel luogo era
un grande castello circondato con sette mura e da un fossato (fiume che
circondava il castello), e poi passano le sette porte dei muri, entrando in
un giardino. In quel giardino Dante vede tutte le persone più importanti
della storia nate prima da Cristo (menziona un elenco vastissimo con
delle persone dell’Antica Roma, Filosofi e Scienziati, ecc.).
 Il Canto IV si chiude con quell’elenco di nomi delle persone meritevoli.
 Il trecento è un secolo che ha una diversità rispetto al duecento. Dante è
stato protagonista della fine del duecento (con una mentalità medievale).
La nuova mentalità, della fine del trecento, è quella Umanista 
l’UMANESIMO, è una ripresa dello studio degli autori classici. Se Dante
nomina tutti quei autori classici (anche i suoi cinque maestri sono
classici), ¿possiamo definire Dante Pre-Umanista? NO, perché al tempo
di Dante, le opere di quei classici erano difficili di trovare, e non c’è
n’erano nemmeno molte traduzioni, e infatti lui aveva letto poco di loro
(infatti nel Canto XXVI, inventa una storia di Ulisse, cioè dell’Odissea,
che non aveva successo, perché Dante non aveva letto bene l’Odissea).
Gli Umanisti appunto sarebbero filologi dei classici, che non solo
citavano degli autori, ma le studiavano parola per parola.
Il Canto IV:
Un forte tuono interruppe il mio sonno profondo e mi fece svegliarmi
all’improvviso. Mossi il mio sguardo riposato, guardai dritto e osservai con
attenzione per capire il luogo dove Io mi trovavo. Mi trovavo sulla parte più alte
che accoglie in sé un rumore di infiniti lamenti. Questa cima dell’Inferno (Lembo
dell’Inferno possiamo dire), era scuro profondo e nebbioso (un’altra volta
l’oscurità, ma non per l’assenza di luce, ma per la nebbia), e c’era così tanta
nebbia che nonostante trattavo di vedere fondo, non riuscivo a vedere nulla.
Virgilio dice: “Ora discendiamo giù nel vero Inferno”. Virgilio si trovava bianco
(smorto  pallido). Io mi fui accorto del colore che aveva Virgilio e disse:
“Come posso Io non avere paura e seguirti tranquillamente se tu stesso, che
sempre mi conforti, hai paura.” Virgilio rispose: “Non è la paura che mi fa il viso
bianco, ma è la tristezza delle persone che si trovano qua giù. (Sente tristezza
per tutte le persone  sente tristezza per non poter trovarsi vicino a Dio).
“Andiamo perché il viaggio è lungo e non abbiamo tempo di perdere.” Così
Virgilio avanzò e così mi fece entrare nel Primo Cerchio dell’Inferno. Qui,
secondo quello che Io ascoltavo, non si sentivano pianti, ma solo sospiri che
facevano tremare l’area eterna (le due differenze dell’Antinferno è che c’era la
nebbia e sospiri, invece di pianti). Questo avveniva perché i gruppi di anime
avevano un dolore ma no una sofferenza fisica. C’è n’erano bambini, femmine e
uomini. Il buon maestro domandò: “Tu Dante, che fai tante domande ¿non mi
chiedi chi sono questi spiriti? Io voglio che tu sappi, che queste persone non
hanno fatto peccati, e nonostante esse abbiano dei meriti, questo non basta,
perché loro non hanno avuto il battesimo, che è quella porta della fede che tu
credi. Se essi (s’e’) sono vissuti prima del battesimo, non hanno potuto adorare
Dio in una maniera appropriata, e Io stesso (Io medesmo  Io medesimo) mi
trovo tra queste anime. Siamo condannati all’eternità solo per questa colpa, e
abbiamo come unica pena di vivere in un desiderio di uscire dall’Inferno, un
desiderio che non potrà mai essere realizzato.” Mi prese un grande dolore
quando ascoltai che nei Limbo c’è n’erano quelle persone (Virgilio li sta
mettendo in dubbio che il suo Dio è un dio ingiusto, e per verificare quello li dice
a Virgilio una domanda). “Dimmi Virgilio, ¿è mai uscito qualcuno dal Limbo, per
merito suo o di un altro, per poi diventare beato? E Virgilio che capì le sue
intenzioni di verificare la giustizia del suo Dio, disse: “Quando Io ero nuovo in
questo posto (quando era appena arrivato nell’Inferno), arrivò un uomo forte e
trionfante (Gesù Cristo), e portò via le anime di Adamo, Abele, Noè, del
legislatore Moisè, il patriarca Abramo, il re Davide, Giacobbo (Israele), suo
padre, i suoi figli, Rachele, e molti altri. Voglio (vo’) che tu sappia che prima di
loro, altri spiriti non erano stati salvati.” Non avevamo smesso di camminare (di
percorrere una lunga strada), ma avevamo già superato quella selva (selva:
metafora della grande quantità di spiriti) di spiriti comuni. Non avevamo
percorso una lunga strada da quando mi ero svegliato, quando vidi una grande
luce che superava quella tenebre del Limbo. Eravamo ancora un po’ lontani da
questo luogo luminoso, ma no così tanto lontani che Io non vedessi che quel
luogo era abitato da personaggi meritevoli ed onorevoli. Dante domanda: “Chi
sono queste anime che si distinguono dalle altre?” Virgilio rispose: “La fama che
hanno lasciato nella tua vita… COMPLETAR.” Una voce disse: “Onorate
Virgilio, che è appena tornato.” Dopo che la voce si spegne, appariscono
quattro ombre che venivano a noi. Una di quelle è avanti e sostiene una spada
in mano (ombra di Omero con la spada perché era il più importante e perché
era l’autore dell’Iliade, che parla di guerra), e le altre tre si trovavano dietro di
essa. Quello davanti è Omero, l’altro è Orazio (poeta satiro perché scrisse
satira; CREO), Ovidio il terzo e il quarto Lucano. E allora Io vidi quella bella
scuola riunirsi, e dopo che parlassero per un po’, si girarono verso di me, il mio
maestro con un sorriso, e mi chiamarono a parlare con lui, facendomi entrare
nel gruppo dei poeti più importanti della storia, facendomi il sesto di quei poeti.
Andammo verso il luogo luminoso, parlando cose che preferisco non
raccontare. Arrivammo a un castello circondato da sette mura, difeso intorno ad
un fiumicello. Attraversammo il fiume come se fosse solido. Attraversai le sette
mura attraverso delle porte con questi saggi. Arrivammo finalmente su un prato
dove c’era erba fresca. Dentro questo giardino c’erano persone con occhi
(sguardo) tranquilli e dignitosi, e trasmettevano una grande importanza nel loro
aspetto. Parlavano poco ed erano voci suavi (caratteristiche che storicamente
sono attribuite agli uomini saggi). Lì sopra la parte più alta, vidi gli spiriti magni
(anime magne  anime morte prima di Cristo o non battezzate per motivi
geografici e non solo temporali, come il Saladino di religione musulmano in
quanto arabo, ma che hanno avuto grandi meriti in campo religioso, militare,
scientifico, filosofico, letterario, ecc. Queste anime si trovano in un castello
illuminato). Io vidi Elettra, Ettore, Enea, Cesare, Cammilla e la Pantasilea, il re
Latino, Lavigna, quel Bruto che cacciò Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marzia e
Corniglia (personaggi relativi all’Antica Roma), e anche Saladino (non relativo
né all’Antica Roma né ai filosofi Greci). Vidi poi al maestro di coloro che sanno
(Perifrasi di Aristotele), seduto col gruppo filosofico, dei quali i più vicini erano
Socrate e Platone, anche c’erano Democrito, Diogene, Anassagora, Tale,
Empedocle, Eraclito, Zenone, e il buon classificatore della qualità (Diascoride,
uno dei primi naturalisti), Orfeo, Tulio, Lino, Seneca, Euclide, Tolomeo (quello
della teoria Tolomaica, la teoria Geocentrica), Ippocrate, Avicenna, Galieno,
Averroè (che fece un’opera di grande commento per Aristotele). Io non posso
parlare di tutti perché il discorso sarebbe troppo lungo. La compagnia dei sei in
quel momento (dei sei poeti), si divide in due: Omero, Orazio, Ovidio e Lucano,
rimasero lì, e Virgilio, mi portò via, in un’area più angosciosa, dove non c’è la
luce (dal prossimo Canto si tornerà all’oscurità).
1. Virgilio appare turbato o pallido all’inizio del Canto, perché stavano nel
Limbo, il luogo dove ora come anima abitava lui. Il suo viso diventava
così per il sentimento di tristezza suo e delle persone che si trovavano lì,
appunto per la pena di contrappasso applicato su di loro.

2. La pena applicata su di queste anime, e perciò il loro Contrappasso,


consisteva nel fatto di, non essendo stati battezzati, sentire per l’eternità
tristezza, e il desiderio di trovarsi vicini a Dio, pur non potendo farlo.

3. Le uniche anime che sono uscite dal Limbo sono state quelle degli
antichi patriarchi dell’antico Testamento, che Gesù, appena morto, portò
con sé fuori dell’Inferno, essendo le anime di Adamo, Abele, Noè, Moisè,
il patriarca Abramo, il re Davide, Giacobbo (Israele), suo padre, i suoi
figli, Rachele, e molti altri che non vengono menzionate.

4. I poeti che vanno incontro a Virgilio e Dante sono: davanti a tutti e


portando una spada, Omero, e dietro lui, Orazio, Ovidio, e Lucano.

5. Il Saladino era disparte perché non apparteneva a nessuno degli altri


due gruppi di anime che si trovavano in quel castello illuminato, non
formando parte infatti né ai personaggi dell’Antica Roma, né ai filosofi
Greci.

6. Il maestro di color che sanno è una perifrasi riferita ad Aristotele.

7. Sapendo che Virgilio è morto 19 anni prima della nascita di Cristo, e


Gesù è morto nell’anno 34 della sua vita, facendo i calcoli ci sarebbero
passati 53 anni.

8.

Personaggio Secolo Nazionalità Ambito


Intellettuale
Platone IV – III secolo Greco Filosofia
a.C.
Dioscoride I secolo d.C. Turco/Greco Medicina e
naturalistica
(Biologia)
Tolomeo II secolo d.C. Greco Astronomia
Ippocrate V – IV secolo Greco Medicina
a.C.
Avicenna X – XI secolo Arabo Medicina e
d.C. (980 – 1037) filosofia
Averroè XII secolo d.C. Arabo di Spagna Filosofia
(1126 / 1198)
9. Dante prende le interpretazioni sul Limbo dal teologo san Bonaventura, il
quale afferma, a differenza di san Tomasso, che i bambini del Limbo sì
comprendevano la mancanza della vicinanza a Dio. Dante però modifica
la visione del teologo aggiungendo un posto speciale, cioè, il castello
illuminato, per le anime magne.

10. Ci sono varie interpretazioni per tutte le parti del castello, ma per le sette
mura che lo circondano, alcune interpretazioni allegoriche sono le sette
arti, le sette ripartizioni della Filosofia (Fisica, Metafisica, Etica, Politica,
Economia, Matematica e Dialettica), le virtù morali (prudenza, giustizia,
fortezza, temperanza) e intellettuali (intelligenza, scienza, sapienza).

11. Quelli che appartengo al mondo del mito sono Elettra, Ettore, Enea,
Cammilla, Pantasilea, re Latino, Lavina, Orfeo e Lino

12. Dante dice questo per la visione meccanicistica che aveva Democrito. Il
suo pensiero si basava sull’atomo come la sostanza di tutto l’Universo.
Questi si muovono in uno spazio vuoto, colpendosi tra di loro in maniera
aleatoria e formando così tutte le sostanze.

13. Risposta: Aggettivo sostantivato.

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