<<L’industria degli artigiani fu qualche piccolo miglioramento delle cose scoperte, ed il mutamento nello sperimentare ci fa imbattere qualche volta in qualche cosa che è nuova; ma tutte le dispute dei dotti non han portato mai alla luce un prodotto della natura prima sconosciuto. E farò io questa ghirlanda per metterla su una brutta testa? Chi mi crederà se la verificherò sulla conoscenza usuale? Siamo noi divenuti più ricchi per una povera scoperta, rispetto a tutto il sapere accumulato in tanti secoli? L’industria degli artigiani fa qualche piccolo miglioramento delle cose scoperte, ed il mutamento nello sperimentare ci fa imbattere qualche volta in qualche cosa che è nuova; ma tutte le dispute dei dotti non han portato mai alla luce un prodotto della natura prima sconosciuto.>> Per comprendere meglio questo discorso, basta rivedere l’aforisma 70, 82 e 121 del primo libro del Novum organum di Bacon. Le dispute dei dotti, secondo Bacon, possono essere fatte solo dopo che le cose sono state già acquisite: nel momento in cui sono stati ottenuto dei risultati, allora i dotti possono parlarne ore e ore, ma non è certo con le parole che si ottengono nuove scoperte per l’umanità. Bacon continua così: <<Una volta che le cose siano state conosciute e scoperte, allora i dotti possono mettersi a discutere su di esse, possono raccoglierle entro cause certe, possono ricondurle ai loro principi. Se nessuna istanza d’esperienza sta contro di loro, essi possono disporle in ordine per mezzo di alcune distinzioni. Ma tutto ciò non è altro che tela d’ingegno, non può produrre niente.>> Si ritrova la critica ai razionalisti, o i dogmatici (i ragni, infatti, rappresentano la tela d’ingegno, producendo la tela da loro stessi), i quali non portano a nessuna scoperta, parlano solamente. Bacon continua ancora: <<Non dubito che le nozioni comuni, che noi chiamiamo ragione, ed il loro raggrupparle, che noi chiamiamo logica, siano l’arte della ragione e degli studi; ma esse gettano oscurità, e non luce, sulla contemplazione della natura.>> L’immagine del buio e della luce ritorna spesso: Un’immagine simile viene presentata nell’aforisma 82 del primo libro del Novum organum e viene utilizzata per operare la differenza tra esperienza ed esperimento. Bacon, inoltre, critica la logica aristotelica (critica anche il sillogismo), perché è inadeguata per interpretare e indagare la natura: per lui, la natura è come una selva e un labirinto. Il sillogismo è uno strumento, che non aiuta ad uscire dal labirinto e ad attraversare la selva oscura, piena di immagini che possono ingannare l’uomo: Bacon dice che il sillogismo è un’astrazione, che conclude direttamente i principi, senza fondarsi adeguatamente sulla natura stessa. È vero che il sillogismo è costruito in modo rigoroso, secondo la struttura direttiva della matematica, consiste di proposizioni e nozioni, ma che sono, per Bacon, vaghe e indefinite, arbitrariamente ricavate dalle cose. Secondo Bacon, è sicuramente uno strumento valido da un punto di vista argomentativo e retorico: può essere uno strumento utile per le discussioni ed è un metodo utile per spiegare solo le cose che già si conoscono. Ma il sillogismo è del tutto inadeguato e inutile per ricercare ed indagare la natura: non permette di scoprire nulla di nuovo. Un esempio di sillogismo classico può essere: Tutti gli uomini sono mortali Tutti i greci sono uomini Tutti i greci sono mortali. La critica che Bacon fa alle filosofie precedenti o ai contemporanei, nel caso degli empiristi, è il fatto di non aver utilizzato un metodo, che consente di conoscere nulla di nuovo e di interpretare le subtilitates della natura: è un metodo del tutto inadeguato e impari. Questo metodo fornisce una conoscenza approssimativa delle cose: Bacon dice che illude la realtà della la natura e non consente di vederla per come essa è. L’induzione aristotelica procede per semplice enumerazione da alcune osservazioni particolari verso poi assiomi generalissimi: giunge a conclusioni che sono precarie, viene meno al fine della vera induzione, che, per Bacon, consiste appunto nello scoprire nuove opere e nuovi esperimenti. Per Bacon, invece, è importante il progredire passo per passo, step by step: c’è bisogno di una serie di procedimenti vari, effettuati con ordine e, a tal proposito, basti pensare all’immagine, presa come esempio da Bacon, della filosofia come liquore, secondo cui si necessitano una serie di procedimenti, che sono gli assiomi medi. Bacon fa una critica al linguaggio (tra gli idòla, gli idoli tra i più pericolosi sono quelli del mercato o del foro) e, allo stesso modo, il sillogismo consta di proposizioni, che sono fatte di parole: sono come delle etichette, le parole si possono ritorcere contro l’uomo, il quale è convinto aver imposto lui stesso i nomi alle cose e, quindi, di dominare il linguaggio, mentre le parole spesso possono rivolgere contro l’uomo stesso. Siccome il sillogismo è fatto di parole, se le parole sono confuse e sono state astratte dalla realtà in modo arbitrario, non vi è alcuna certezza: si costruisce un intero sistema su basi non solide e, allora, sono rese inutilizzabili. <<Tutta la filosofia della natura che è ora comunemente accolta è o la filosofia dei Greci ha i suoi fondamenti nelle parole, nell’ostentazione, nella confutazione, nelle sètte, nelle scuole, nelle dispute. I greci furono, come dice uno di loro, <voi Greci sarete sempre bambini> (citazione di Platone nel Timeo). Essi conoscevano poco dell’antichità: eccetto le favole, essi non conoscevano più in là di cinquecento anni prima di loro; essi conoscevano solo una piccola parte del mondo (c’è un riferimento alle nuove scoperte geografiche e, infatti, nel 1492, è stata scoperta l’America e tali scoperte ebbero un impatto enorme sulla società, non solo per quanto riguarda gli oggetti sconosciuti, che giungevano in Europa, ma anche per problemi concettuali e teorici, come i problemi che si pose la Chiesa di Roma che riguardavano il fatto che gli indigeni non avevano ricevuto la Rivelazione, si doveva capire si dovessero ritenere colpevoli o se necessitassero di essere convertiti).>> Paolo Rossi, storico della filosofia e, soprattutto, storico della scienza, afferma che l’abbandono delle filosofie tradizionali, per Bacon, non è un rifiuto, ossia, non furono filosofie sbagliate: nel mondo di Bacon, sono filosofie che non sono più in grado di dare risposte soddisfacenti ai problemi del momento. Si può notare come la filosofia di Bacon utilizzi sempre un approccio di tipo pratico. Secondo Bacon, la filosofia dei greci è fondata sulle parole e compare una critica sulle dispute oziose e su parole, che non portano a nulla o che possono risultare anche litigiose, che non portano a nessuna conclusione: è una follia strillata, urlata, risultato di poche osservazioni volgari, non ha effettuato, inoltre, alcun tipo di esperimento e verifica. Uno studioso russo, Todorov, ha scritto un saggio sulla conquista dell’America: egli ha voluto chiamarla la conquista e non la scoperta, perché ritiene che gli spagnoli siano stati autori di azioni deplorevoli e terribili, tra le quali la trucidazione degli indigeni, riportando testimonianze a riguardo. In particolare, egli riportò delle pagine del diario di Cristoforo Colombo, il quale viene considerato l’uomo nuovo per eccellenza, colui che ha scoperto il nuovo mondo e che ha aperto nuovi sentieri per le navigazioni, ma è un uomo dei suoi tempi, che, di fronte alla vista di piante strane mai viste e animali non conosciuti, cita Aristotele come ipse dixit: questa è la “dittatura” aristotelica a cui si riferisce Bacone e avviene, inoltre, un cambiamento dal 1500 in poi, attraverso le dissezioni anatomiche (solo dissezionando cadaveri si permette il progredire della conoscenza medica) e una grande valorizzazione delle arti meccaniche, perché consentono di costruire strumenti utili all’uomo, come il cannocchiale (erano considerate arti minori, perché erano tecniche e associate agli artigiani, non facevano riferimento a persone colte e che avevano studiato). Secondo Bacon, alla filosofia greca è mancato il tempo come strumento di verità, in quanto i greci erano come dei bambini, perché avevano poco di antichità prima di loro: bacon capovolge l’accezione comune di antichità, perché per lui è l’età più giovane del mondo (solitamente si considera l’antichità come l’epoca più dotta) e, quindi, come i bambini, sono incapaci di generare e la loro sapienza è una conoscenza sterile e mediocre. La conferma della sterilità della filosofia greca risiede nel fatto che non ci sono stati frutti: in tanti secoli non è stata capace di produrre nemmeno un esperimento, che potesse servire a migliorare le condizioni degli uomini. Per valutare una filosofia, Bacon dice di vedere che cosa ha prodotto e quali sono stati i suoi frutti: conoscevano poco dell’antichità, perché, mentre i moderni hanno tantissimo passato alle loro spalle, gli antichi hanno poco passato alle loro spalle, ecco perché sono come dei bambini, i quali hanno pochi anni di vita. Gli antichi, inoltre, conoscevano una piccola parte del mondo, mentre i moderni hanno potuto partecipare alle nuove scoperte geografiche. Quindi, sono stati causa dell’arresto delle scienze: non sono progredite, perché avevano costruito un sistema, fatto di astrazioni, in cui le parole hanno preso il sopravvento sulle cose e sono stati incapaci di generare opere e di rendersi utili agli uomini. Per quanto riguarda il progresso scientifico, dice Bacon, è più ragionevole aspettarsi di più dal nostro tempo, ossia, dall’epoca moderna, risultati migliori, piuttosto che dall’antichità. Bacon descrive, allora, l’immagine dei nani sulle spalle dei giganti: i moderni sono come dei nani sulle spalle dei giganti, perché vengono dopo e vedono di più dall’alto, sono piccoli, ma vedono meglio. Nel Seicento avrà grande rilievo questo conflitto tra antichi e moderni, mentre, con l’umanesimo e rinascimento, c’era stata la grandissima riscoperta dell’antichità, che veniva elogiata in tutti i modi: molti autori classici, soprattutto greci, venivano letti molto poco e si conoscevano pochissimo i testi, la maggior parte dei quali arrivarono in Europa con i dotti bizantini, i quali portarono con sé dei codici e delle pergamene di testi greci, che erano sconosciuti e subentrò la grandissima attività dei filologi, quali Valla ed Erasmo, i quali tradussero in latino questi testi, che arrivavano per la prima volta in Europa. Per questo motivo, ci fu un progredire di nuove concezioni filosofiche, proprio perché arrivarono degli antichi, che erano rimasti sconosciuti per secoli. Nel Seicento, inizia a maturare la coscienza della superiorità dei moderni sugli antichi: più che celebrare i fasti dell’antichità, si vogliono cercare nuove scoperte. Ci sarà, quindi, anche la polemica nel Seicento contro la cultura libresca e i colti pedanti, ossia, coloro che conoscono a memoria, riportano numerose citazioni e, contro questa tipologia di cultura, i moderni contrappongono gli esperimenti, le nuove tecniche e le botteghe: emerge l’importanza delle arti meccaniche. La polemica contro la cultura libresca sarà presente anche nel saggio degli studi di Bacon. Ciò che più di tutto separa l’antichità dai moderni è rappresentato dalle invenzioni e scoperte, perché esse permettono un salto enorme da parte degli uomini nelle possibilità di operare ed ampliare il loro orizzonte conoscitivo. Bacon dice che le scoperte, come le macchine idrauliche, gli orologi e i telescopi consentono all’uomo di andare alla scoperta della natura, per vincerla. Quindi, in Bacon non c’è più la distinzione tra scienza e arti meccaniche: c’è quest’idea del conoscere, intesa come fare e costruire ed emerge, allora, l’importanza dei tecnici e degli ingegneri, i quali, dal campo pratico, si elevano a quello teorico. Bacon continua il discorso con una critica verso gli alchimisti: <<Quella degli alchimisti ha il suo fondamento nell’impostura, nelle tradizioni che giungono al loro orecchio, e nell’oscurità; stava cercando il sostegno della religione, ma il suo principio è: <Il popolo vuole essere ingannato>. Cosicché io non trovo una grande differenza fra queste due filosofie, se non che la prima è una follia gridata a gran voce, l’altra è una follia bisbigliata.>> La filosofia degli alchimisti, quindi, ha il suo fondamento nell’impostura e nelle cose sussurrate e nell’oscurità, quasi a mostrarsi come possessori di conoscenze iniziatiche e magiche, coprendosi con questi veli di oscurità. Nel De augmentis scientiarum, Bacon fa un esempio con una favola di Esopo: <<All’alchimia, però, si deve questo riconoscimento, che essa può essere paragonata a quel contadino (di cui parla Esopo), il quale sul punto di morire disse ai figli, che aveva lasciato un gran tesoro, sepolto in una vigna, ma non si ricordava più in quale luogo. I figli scavarono con diligenza e zapparono ad ogni lato la vigna, senza trovare oro in nessun punto, ma ebbero l’anno successivo una straordinaria vendemmia, perché avevano rimosso la terra attorno alle radici delle viti (in realtà, il padre li aveva ingannati, non c’era nessun tesoro nascosto, il vero tesoro era avere un’ottima vendemmia l’anno dopo e, quindi, per farli lavorare, gli dice una bugia, di aver sepolto un grande tesoro nella vigna). E così, allo stesso modo, la ricerca del modo di far l’oro (gli alchimisti erano convinti di poter produrre oro) ha condotto gli alchimisti ad accendere la fiaccola di non poche scoperte e nobili esperimenti.>> Gli alchimisti, inseguendo questo desiderio di produrre l’oro, in realtà, poi, hanno fatto delle scoperte e dei nobili esperimenti: come i figli dei contadini scavarono la vigna nella speranza di trovare un tesoro, quando invece il vero tesoro consisteva nell’ottenere un’ottima vendemmia, così gli alchimisti, alla ricerca dell’oro, si imbattono in esperimenti ed esperienze, che portano a scoperte importanti, che sono utilissime, sia nell’interpretazione della natura, sia negli usi della vita umana. Quindi, hanno prodotto dei benefici alla società e hanno effettuato anche scoperte in merito all’interpretazione della natura: tali scoperte non sono state volontarie, ma casuali (dato che gli alchimisti andavano alla ricerca dell’oro). Se la filosofia dei greci è urlata, la filosofia degli alchimisti è bisbigliata e sussurrata, perché questi ultimi hanno una parvenza di conservatori di conoscenze iniziatiche e oscure, che, però, derivano da pochi esperimenti, fatti senza metodo in una fornace: il problema degli alchimisti è che sono anche giunti a delle scoperte, ma non hanno seguito un metodo. Bacon continua nel discorso così: <<Ma perché in un discorso di piacere io entro in queste grosse questioni, e così pretendendo di saper molto, dimenticherò ciò che è conveniente? Perdonatemi, è stato perché tutte le cose possono essere abbellite ed adornate con discorsi, ma la conoscenza in sé è più bella di qualsiasi apparato di parole che le si possa sovrapporre (secondo Bacon, la conoscenza è l’unico vero piacere naturale: a parole si può abbellire e adornare ciò che si vuole, ma in realtà la conoscenza non ha bisogno di sovrastrutture, perché è più bella di qualsiasi costruzione di parole). E non sembri arrogante, irriverente verso così grandi e stimati autori. Lasciate che io dia ad ogni uomo ciò che gli è dovuto, come do al tempo ciò che gli è dovuto, cioè di scoprire la verità (in Bacon c’è la teoria della “veritas figlia temporis”, ossia, la verità è figlia del tempo: una critica del concetto di autorità; Bacon critica l’atteggiamento di venerazione verso il passato e verso l’antichità, perché questo atteggiamento ha trattenuto gli uomini nel far progredire le scienze, il tempo è gli autori degli autori, basti vedere l’aforisma 84 del Novum organum di Bacon). Molti di questi uomini ebbero grande ingegno, assai superiore al mio, e di tali uomini ce ne sono molti nelle università d’Europa al giorno nostro.>> Sempre in riferimenti ai greci e agli alchimisti, che ha criticato precedentemente, Bacon dice: <<Molti di questi uomini ebbero grande ingegno, assai superiore al mio, e di tali uomini ce ne sono molti nelle università d’Europa al giorno nostro. Ma, ahimè, essi non insegnano colà se non a credere (secondo Bacon, vanno modificate anche le istituzioni e le accademie, perché, se non si cambia il metodo di insegnamento, non ci può essere progresso); in primo luogo, a credere che altri conoscano ciò che essi non conoscono (nelle scuole, si insegnava Aristotele, l’auctoritas, ossia, bisognava ripetere a memoria le verità già stabilite e, ripetendo e ripetendo verità già acquisite, non si poteva andare da nessun’altra parte); e poi che essi stessi conoscano ciò che non conoscono (ossia, cercano di far credere cose che nemmeno sanno). E invero la facilità di credere, l’impazienza di dubitare, la temerarietà di rispondere, la gloria di conoscere, il dubbio di contraddire, lo scopo di guadagnare, l’indolenza di ricercare, la ricerca delle cose nelle parole, il fermarsi a una parte soltanto della natura; queste, ed altri simili a queste, sono state le cose che hanno impedito il felice connubio tra la mente dell’uomo e la natura delle cose, e in sua vece hanno maritato la mente umana con vane nozioni e ciechi esperimenti (invece di far incontrare la mente con le cose, si sono fatte incontrare la mente umana con le vane nozioni, rappresentata dalla filosofia greca e i ciechi esperimenti, rappresentati dagli alchimisti; la riforma del sapere non può essere disgiunta dalla riorganizzazione delle istituzioni, deputate alla ricerca scientifica, basti pensare all’aforisma 90 del Novum organum). E quale può essere la posterità e la prole di un connubio tanto onorevole, non è difficile stabilire (bisogna riflettere anche su quali generazioni siano emerse da questo tipo di insegnamento). L’arte tipografica (stampa) è una invenzione grossolana; l’artiglieria (polvere da sparo) è cosa che si trova non molto lontana dalle vie battute; l’ago nautico (bussola) è cosa che in parte era già conosciuta anche prima; eppure quale cambiamento hanno operato queste tre scoperte nel mondo attuale: la prima nello stato del sapere, la seconda nella condotta della guerra, la terza nelle condizioni economiche, nelle comodità, e nella navigazione! (Bacon descrive le tre grandi scoperte che hanno modificato in maniera eclatante la vita degli uomini, che sono l’invenzione della bussola, l’invenzione della stampa e l’invenzione della polvere da sparo; Bacon ne parla in maniera critica, perché dice che sono state delle invenzioni casuali, però riconosce che hanno portato dei benefici enormi). E queste – dico- non sono state altro che il risultato di incontri fortuiti e casuali.>> Paolo Rossi Monti scrisse un libro, che si intitola “La nascita della scienza moderna in Europa” e c’è un capitolo che si intitola “Cose mai viste”: parla delle invenzioni, di cui parla anche Bacon e sulla stampa dice che noi siamo abituati talmente a quella attività individuale, che avviene nel silenzio e nell’isolamento della lettura dei libri, che è difficile renderci conto che l’oggetto familiare, che abbiamo tra le mani, sia potuto apparire come una novità sconvolgente, qualcosa che non solo diffondeva in un modo prima non immaginabile le idee e il sapere, ma che sostituivano la lettura, prima prevalentemente collettiva ed effettuata probabilmente a voce alta di testi privi di punteggiatura. L’arte della stampa, la polvere da sparo e la bussola: troviamo spesso accostate tre invenzioni meccaniche. Esse danno l’impressione vivissima, per esempio, nella Città del sole di Campanella del 1602, di una serie di conquiste, che coincide con un accelerarsi della storia. In questo autore ci fu una consapevolezza di trovarsi in un momento di svolta e inizio di un’epoca nuova, che stava succedendo qualcosa e si sarebbe giunti ad una nuova epoca, per tutte queste scoperte (scoperte anche geografiche, di nuove terre). Nella Città del sole, Campanella dice che vi è più istoria in cent’anni, che non ebbe il mondo in quattro mila e più libre si fecero in questo cento, che in cinque mila e le invenzioni stupende della calamita, sestante e archibugio, gran segni dell’unione del mondo. Bacon parla di queste tre scoperte anche nell’aforisma 129 del Novum organum.