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Nel Discorso in elogio alla conoscenza, Bacon continua a scrivere così:

<<Ma è questa solo una sorgente di delizia, e non di ricerca; di contentezza, e non di
beneficio? Non discernerà l’uomo al tempo stesso le ricchezze del magazzino della natura e
il beneficio della sua bottega? Sarebbe mai la verità sterile? E non sarà capace di produrre
degli effetti, e di dotare la vita umana di infinite comodità?>>
Il problema è quello dei benefici pratici della conoscenza: la che produce, secondo Bacon,
benefici utili per l’uomo è una conoscenza che non è solo fonte di piacere, perché è vero che
Bacon ha detto che la conoscenza è l’unico e vero piacere naturale, che non conosce sazietà e
libera la mente in ogni turbamento, ma la conoscenza è anche fonte di scoperte e, cioè, deve
produrre benefici utili all’uomo. Quindi, il fine della conoscenza è l’utilitas: ossia, l’utilità.
Infatti, poco dopo, Bacon dice:
<<E farò io questa ghirlanda (elogio di Bacon alla conoscenza) per metterla su una brutta
testa? Chi mi crederà se la verificherò sulla conoscenza usuale (cioè, comune)? Siamo noi
divenuti più ricchi per una povera scoperta, rispetto a tutto il sapere accumulato in tanti
secoli?>>
Per Bacon, la scienza può e deve trasformare, migliorandolo, le condizioni della vita umana:
cioè, la scienza è un’impresa, che deve riguardare la società. Bacon parla di estensione del
controllo umano sulla natura. Nel primo aforisma del Novum organum, Bacon dice che
l’uomo può essere ministro e interprete della natura: secondo lui, ci sono dei limiti e parla,
infatti, di regnum hominis, quindi, la natura è creata da Dio, ma, all’interno di questi limiti,
l’uomo può tantissimo. È quasi pari a Dio, nel senso che, come Dio crea le cose naturali, così,
gli uomini, grazie alle arti meccaniche e agli auxilia (cioè, gli aiuti e gli strumenti, che
servono ai sensi e all’intelletto), l’uomo può produrre cose artificiali (res artificiales), che
sono il corrispettivo delle cose naturali (res naturales).
L’obiettivo del sapere, della conoscenza, per Bacon, è la possibilità di modificare le
condizioni dell’uomo e della natura. Per Bacon, la validità e la fondatezza di una conoscenza
è data proprio da questa capacità di operare sulla natura, cioè, di modificarla e affermare il
regnum hominis: vi è, quindi, la necessità per Bacon di un nuovo metodo e di una nuova
logica. Nei passi più avanti, vi è anche quest’opera: la critica ai greci e agli alchimisti, ossia,
alle altre filosofie del momento (critica, quindi, sia quelle antiche che quelle moderne).
Quando Bacon parla di logica, si riferisce, soprattutto, al sillogismo aristotelico.
Per Bacon, vi è l’importanza di liberarsi dagli idòla e, cioè, liberarsi da tutte le conoscenze
che si possiedono: è il percorso individuale, che dovrebbe essere compiuto da ogni essere
umano e che deve essere fatto per proseguire nel metodo. Allo stesso tempo, Bacon attua una
vera e propria analisi delle radici del male delle precedenti filosofie: una delle cause più
grandi che non hanno permesso alle scienze di progredire è quella di essersi allontanati dalla
natura, rendendo sterile ogni sapere. Quindi, Bacon parla di sterilità delle forme di sapere: c’è
un’immagine metaforica, della necessità di produrre scoperte e, quindi, invenzioni, che fanno
progredire le scienze. Per Bacon, è necessario il contatto con la natura e con le cose: non è
possibile, alla maniera di Aristotele e della filosofia antica, fare discussioni e dispute, ossia,
trattazioni prettamente teoriche, che prescindono dall’analisi, dagli esperimenti e
dall’esperienza che si compiono delle cose. Le vie seguite erano, allora, sbagliate. C’è una
citazione, che ricorre in Bacon e anche in Descartes, proprio in riferimento al discorso sul
metodo: lo zoppo, sulla giusta via, arriva prima del corridore sulla strada sbagliata. Da un
punto di vista terminologico, in latino, il metodo viene indicato proprio con la parola via: la
strada da seguire, cioè, è il metodo. Questa metafora antica è attribuita ad Agostino. Anche
nella favola della tartaruga e della lepre di Esopo è presente una morale simile alla metafora
dello zoppo: ossia, chi va piano va sano e va lontano.

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