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BIBLIOTECA DI RICERCHE LINGUISTICHE E FILOLOGICHE

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45

PAOLO MARTINO

ABRACADABRA

LIBERA UNIVERSITA «MARIA SS. ASSUNTA» (LUMSA)


EDITRICE «IL CALAMO»
ROMA 1998
Il presente volume è stato pubblicato
con contributi finanziari
del Ministero per l'Università e per la Ricerca Scientifica e Tecnologica

ISSN 0392-9361 ISBN 88-85134-46-7


Biblioteca di ricerche linguistiche e filologiche
Nr. 45, a cura di Walter Belardi
Casa editrice "Il Calamo" s.n.c.
di Fausto Liberati
Via Bernardino Telesio, 4b
00195 Roma
Tel. e Fax (06) 37.24.546
PRESENTAZIONE

Ritengo che non sarà una sorpresa per i frequentatori


abituali di questa "Biblioteca" il trovarsi dinanzi a una
nuova, indiscutibile, etimologia scoperta da Paolo Martino,
divenuto quanto altri mai abile nel rintracciare la genesi
storica e culturale di termini tanto noti quanto totalmente
ancora oscuri nella loro origine, pur dopo qualche secolo di
intensi studi di linguistica storica e di profondi scavi filo-
logici. Dopo le brillanti prove su arbitro, su 'ndrangheta, sul
povero estinto (tutte pubblicate in volumi di questa collana),
ora è la volta del!' anticamente magico abracadabra, scaduto,
in questo nostro mondo disincantato, a espressione scherzosa,
da impiegare ad ogni modo con riferimento a contesti che
contrastino con la trasparenza che si addice a ciò che si vor-
rebbe fosse razionale e perspicuo, e in relazione a situazioni
che sfuggano alle esigenze della ragione, della chiarezza e
della naturalità.
Soprattutto nel passaggio dal tardo antico al medioevo
e alt' evo moderno, e nella trasmissione di dati dalla cultura
greca tarda e bizantina alla neocultura latino-romanza, Paolo
Martino - specie al livello degli strati popolari e della loro
organizzazione ora politico-sociale ora religiosa -·si imbatte
in interessanti storie di atteggiamenti culturali e quindi di
parole che hanno perduto con il tempo ogni traccia delle
6 Presentazione

radici di pensiero e di significanza. Paolo Martino ritrova


autorevolmente queste radici, individuando la forma lingui-
stica primigenia e la valenza iniziale.
Mentre la valenza iniziale di molte parole nelle vicende
storiche di regola va perduta o per lo meno con il tempo si
trasforma al punto da non essere più identificabile con im-
mediatezza, la forma linguistica, pur attraverso immancabili
dterazioni, si continua nei secoli e, si può dire, nei millenni,
in conformità a un principio generale di prevalente conser-
vatività del!' aspetto esteriore Tale tendenza alla conserva-
tività non impedisce, tuttavia, alla forma concreta del sim-
bolo di diventare spesso irriconoscibile sulle lunghe durate
Sicché, dopo tutto, proprio questo è "fare ricerca eti-
mologica" rimotivare a ritroso, quanto più indietro è pos-
sibile - sulla scorta dei dati che un'accorta filologia rie-
sce, sfogliando, a riguadagnare e la linguistica storico-rico-
struttiva, ragionando, a ricostruire - una forma espressiva
tramandata di generazione in generazione, con alterazioni
formali ora più ora meno accentuate, ma assai di rado tota-
lizzanti, individuando della forma riconquistata e restituita
la funzionalità originaria, che è come dire il suo primo signi-
ficato linguistico, il suo "etymon"
Abracadabra significa ciò che significa perché la sua
forma antica, già secondaria, era - diciamo così, ora che lo
sappiamo - propriamente *awra cat'awran, una formula im-
precatoria olofrastica, capace di produrre, se pronunciata o
scritta, un beneficio terapeutico, una formula derivata a sua
volta da una più antica espressione morfosintattica, perfet-
tamente contestualizzabile adesso grazie a un accertamento
filologico, quindi il valore primo della espressione, poi opa-
cizzatosi, doveva essere stato, nel suo ambiente linguistico
e culturale specifico, prescristiano e sincretistico, un esorci-
smo contro gli ... , ma perché non lasciare all'Autore il com-
Presentazione 7

pito e il piacere di illustrare partitamente il tutto e di


dimostrare la fondatezza della sua scoperta?
Tanto più lo sviluppo dell'iter scientifico di Paolo Mar-
tino ci impressiona favorevolmente, quanto più si fanno rare
nei linguisti contemporanei, pure operosi, questa virtù e
questa capacità a togliere via i veli che nascondono agli
sguardi perché no curiosi delle persone colte della nostra
epoca le ragioni prime, e oramai lontane nel tempo della
storia, che hanno giustificato un giorno gli antecedenti di
parole come 'ndrangheta, appunto, e ora abracadabra.
La ricerca etimologica, se è stata il tema centrale della
problematica sul linguaggio portata avanti dalla filosofia an-
tica che si interessava a chiarire il rapporto metastorico tra
forma della parola e forma del suo denotato, al punto da
diventare nello stoicismo il capitolo fondamentale di un'etica
dal respiro cosmico, ha continuato ad essere uno dei temi
centrali della linguistica moderna, da quando questa ha in-
tuito il ruolo storico insopprimibile della funzione simbolica
della materia formata, concreta e sensibile delle parole Su
questo tema la linguistica moderna, fin dal secolo passato, ha
puntato la maggoir parte delle sue risorse, mettendo a frutto
vaste conoscenze scientifiche su di una grande quantità di
tradizioni storiche linguistiche Poi in questo secolo sono
emersi altri legittimi interessi orientati, più che verso l'ac-
quisizione scientifica di lingue e di culture molteplici, piut-
tosto verso la teoria di una rappresentabilità della lingua in
generale, intuita come "sistema formale" (si dà il caso che
il medesimo termine formale veicoli due distinti e opposti
significati. "che ha una forma concreta sensibile", e "che
presenta una intuibilità razionale del tutto astratta"). Paral-
lelamente si è configurato un altrettanto legittimo interesse
scientifico nei riguardi del linguaggio come tema generale
di alta speculazione filosofica. Queste aperture hanno por-
8 Presentazione

tato inevitabilmente a una riduzione quantitativa delle ener-


gie e del tempo impegnati, le une e l'altro, negli studi sto-
rico-etimologici. Sparuto, perciò, è diventato oggi il drap-
pello dei glottologi capaci di affrontare problemi come quelli
che Paolo Martino sa affrontare, e quasi dimenticata l'arte
dell'etimologia, la quale, oltre tutto - bisogna dirlo -
richiede per essere coltivata una preparazione e una voca-
zione speciali; un terreno fertile, in altre parole, sul quale i
semi della fortuna possano prendere, giacché anche la fortuna
o il caso vanno messi in conto, in quanto le vere scoperte
etimologiche non si programmano. giungono inaspettate,
anche se, in realtà, è il lavorio mentale del ricercatore che
prepara le condizioni favorevoli perché l'illuminazione deci-
siva possa avere luogo.
Godiamoci pertanto la lettura delle pagine seguenti, in
ragione oltre che del sostanzioso apporto culturale e storico
che esse ci offrono, anche della singolarità metodologica e
tematica che ad esse - come a cose rare e preziose - si
accompagna.
WALTER BELARDI
PREMESSA

La voce abracadabra, nota praticamente a tutte le lin-


gue europee, è una sequenza di grande efficacia ideofonica,
alla quale vasti ambienti popolari annettono poteri magici.
Tuttavia la sua origine è rimasta ancora nell'ombra. Le vi-
cende semantiche e culturali del termine, ricostruite ormai
in modo abbastanza soddisfacente, ci riportano all'epoca
umanistica per la diffusione nelle lingue moderne e agli inizi
del III secolo d.C. per la prima attestazione letteraria.

Nostro proposito è indagare proprio nella fase di ori-


ginazione di tale voce, alla ricerca dei contesti linguistici ed
extralinguistici che l'hanno generata, avviandola a tanta for-
tuna nella cultura medievale e moderna. I suddetti contesti
dovranno giustificare la strutturazione del segno con quel
significante, quei significati e quei precisi ambiti di impiego.
Ci sembra questo un buon esempio di come la ricerca eti-
mologica sia indotta a seguire a volte piste singolari ed
originali, ricevendo illuminazioni dai più svariati campi disci-
plinari, come (ed è il nostro caso) dagli studi sulle pratiche
esorcistiche e sulle connesse formule eucologiche e impre-
catorie in uso nella tarda antichità.
I

FORTUNA DEL TERMINE

Il Liber medicinalis di Quinto Sereno Sammonico, me-


dico della fine del Il sec. d.C. 1 riferisce che, per guarire
dalla semiterzana, febbre a intermittenza di un giorno e
mezzo (lat. semitertiana febris, gr Tiµt"t'pt"t'ai:oi; 'ltUpE"t'oç 2),
una certa pratica terapeutica popolare prescrive (vv 935 sgg.)
di appendere al collo del malato un amuleto con un'iscrizione
esorcistica composta di 11 linee sovrapposte, la prima delle
quali formata dalle lettere della parola ABRACADABRA,
e le altre dalle stesse lettere ridotte ad ogni linea di una
unità.

Inscribes chartae quod dicitur abracadabra


saepius et supter repetes, sed detrahe summam
et magis atque magis desint elementa figuris
singula, quae semper rapies, et cetera figes,
donec in angustum redigatur littera conum.

1 Il Iiber, raccolta di ricette in 1110 esametri, è contenuto nèl

Corpus Medicorum Latinorum, vol. II, fase. 3, ed. F Vollmer, Leipzig


1916. Cf. ed. R. Pépin, Paris 1950, 48-49.
2 Hippocr. epidem. I, 2, 608, 1 e passim.
12 Cap. I

His lino nexis collum redimire memento.


T alia languentis conducent vincula collo,
letalesque abigent, miranda potentia!, morbos

L'iscrizione forma in tal modo una figura triangolare


con il vertice in basso costituito dalla sola lettera A. 11
potere arcano della formula magica consisterebbe nel realiz-
zare ciò che essa rappresenta in figura. una graduale ridu-
zione del male, per quell'influsso simpatetico del nome sulla
cosa che è una delle credenze più tenaci e diffuse nel mondo
antico ("magia simpatica") Le 66 lettere del triangolo co-
stituiscono perciò uno "Schwindewort"

ABRACADABRA
ABRACADABR
ABRACADAB
ABRACADA
ABRACAD
A BRACA
ABRAC
ABRA
ABR
AB
A

La parola magica abracadabra, pur se classificata tra i


verborum monstra cui la vana superstizione del popolo attri-
buisce poteri inesistenti 3 , ebbe un'insolita fortuna indipen-

3 Cf. Liber medicinalis 929-931 Vollmer: Multaque praeterea ver-


borum monstra silebo / nam febrem vario depelli carmine posse / vana
superstitio credit tremulaeque parentes.
Fortuna del termine 1.3

dentemente dalla sua reale efficacia terapeutica, e, dagli am-


bienti specialistici dei cultori di medicina e di magia, si
diffuse, verosimilmente nei secoli del tardo Impero, nei
latini volgari tramite le pratiche della medicina popolare.
Secondo una tradizione risalente alla cabala e ben nota nel
medioevo, il malato doveva portare per nove giorni, appesa
al collo con un filo bianco, la pergamena ripiegata in modo
da occultare le lettere magiche iscritte, dopo di che doveva
gettarla all'alba in un fiume che scorresse verso Oriente.
Nel Medioevo, però, il termine non appare più in trattati
di medicina, ma solo in testi di contenuto esoterico e magico.
Siccome una vasta tradizione manoscritta documenta la dif-
fusione del Liber medicinalis nel Medioevo [vedi Nelson
1946], l'assenza del vocabolo negli scritti di medicina si
deve attribuire evidentemente all'ostilità dei teologi verso
le formule magiche, alle quali continuava a ricorrere certa
pratica dell'arte medica. Ma forse già l'imperatore Cara-
calla aveva condannato l'uso di questa pratica terapeutica
con un apposito editto, se dobbiamo credere all'interpre-
tazione delle incerte fonti storiche fornita all'inizio del sec.
XVIII da Jacques Basnage nella sua opera L'histoire et la re-
ligion des Juifs, depuis Jésus-Christ jusqu'à présent, voi. III,
Rotterdam 1707, 21 La voce riapparirà soltanto in opere lati-
ne del Cinquecento: nel De abditis rerum causis di J Fernel
(1540) 4 , fonte di A. Paré, fondatore della medicina fran-
cese moderna, autore del trattato De certaines maladies
estranges (Paré 1579), nei Disquisitionum magicarum libri
sex, I. VI, c. II, del gesuita M. Delrius (Lovanio 1599), e

4 « Hoc verbum Abracadabra, chartae ea figura inscriptum quam

Serenus tradit, ex collo appensum, a febribus maximeque ab hemitri-


taeo liberare» (1. II, c. 16).
14 Cap. I

nelle Operae horarum subcisivarum di Ph. Camerarius (Frank-


furt 1601) 5 Nel nuovo clima culturale diffuso dall'Uma-
nesimo, si manifestò un vivo interesse per le esperienze re-
ligiose e misteriche del mondo antico, comprese le arti ma-
giche, nonostante la minaccia dell'Inquisizione, come dimo-
stra la vicenda di Giordano Bruno, autore di un trattato
de magia. Anzi, la recrudescenza della « caccia alle streghe »
aumentò la curiosità per l'occultismo tanto nei dotti quanto
a livello popolare. La voce abracadabra si avvia perciò, in
questo contesto, a diventare termine « europeo »
I trattatisti cinquecenteschi hanno derivato evidente-
mente dal lessico della medicina popolare tardolatina e
altomedievale il significato di 'formula magica misteriosa
dotata di poteri terapeutici e inscritta in amuleti', poi la
voce passò alle lingue romanze e germaniche con l'accezione
di 'amuleto' e infine di 'gioco di parole, indovinello' 6 In
tedesco il termine è documentato dal 1583 nell'Onomasticum
di L. Thurneysser 7 , in neerlandese nel 1622, quando R.
Keuchen pubblicò ad Amsterdam il Liber medicinalis; in
inglese del 1696 8 ; in danese dal 1752, data della pubbli-

5 Cf. l'edizione del Liber medicinalis di R. Pépih, Paris 1950,


48-49.
6 Il primo significato e persino l'uso della formula triangolare
come amuleto sono attestati da scrittori italiani del Novecento (Beltra-
melli, Levi)· cf. S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana
(= GDLI), I, Torino 1961, 51
7 L. Thurneysser, Onomasticum und Interpretatio oder ausfuhr-

liche Erklerung ... uber ... Nomina usw., Berlin 1583, p. 181. Si trova
anche in C. Spangenberg, Adelspiegel, Teil 2, Schmalkalden 1594,
f. 366v Cf. W Pfeifer, Etymologisches Worterbuch des Deutschen,
Berlin, Akademie-Verlag, 1989, 7
8 Cf. S. J A. H. Murray, A New English Dictionary, I, Oxford

1888, p. 31 Nelson 1946.


Fortuna del termine 15

cazione a Kopenhagen della commedia Huus-Sp@gelse eller


Abracadabra di L. Hollberg 9, in svedese dal 1800 10 In
italiano abracadabra è documentato la prima volta nel Dizio-
nario universale delle arti e delle scienze pubblicato a Ve-
nezia negli anni 17 48-49 da E. Chambers, sicché alcuni les-
sicologi come A. Prati hanno pensato ad un «termine enci-
clopedico preso dal francese» (1951, 51), ma la semplice
cronologia delle attestazioni moderne non autorizza tout
court l'ipotesi di un francesismo si tratta più verosimilmente
di un latinismo medievale paneuropeo, la cui diffusione sarà
stata agevolata dalle tante edizioni del poema di Sammo-
nico. D'altra parte il Liber medicinalis era stato pubblicato
anche a Venezia dai figli di Aldo Manuzio nel 1547 11

9 Cf. Nelson 1946, 331.


10
E. Hellquist, Svensk Etymologisk Ordbok, I, Lund 1980, 1.
11 Medici antiqui omnes, qui latinis literis diversorum morborum

genera et remedia persecuti sunt, Venetiis MDXXXVII.


II

TENTATIVI ETIMOLOGICI

Il triangolo magico (xÀ.lµcx.) fa parte delle figure geo-


metriche inscritte, assai diffuse nella tarda antichità e nel
Medioevo, alle quali venivano attribuiti poteri speciali 12
Alcune sono di sicura origine cristiana 13, altre risalgono più
probabilmente a tradizioni esoteriche vicino-orientali (persia-
ne, ebraiche: Marquès-Rivière 1938) In genere le sequenze
inscritte nelle figure geometriche (quadrati, triangoli, ecc.)
si prestano a interpretazioni diverse, secondo la prassi in uso
negli ambienti esoterici, per lo più si tratta di anagrammi,
palindromi, krikoi, karkinoi, versus anacyclici, acrostici.
Il dotto gesuita francese Jean Hardouin interpretò in-
fatti la sequenza abracadabra come un acrostico: a p. 488
della sua edizione della Naturalis historia di Plinio (Parigi

12 Cf. W Deonna, Les poèmes figurés, « Revue de philologie,


d'histoire et de littérature anciennes » 1926, 187-192.
13
Notissimo il quadrato magico contenente le parole SATOR
AREPO TENET OPERA ROTAS, proveniente da varie parti del
mondo antico: W Belardi, Osservazioni sul quadrato pentagrammatico
di Pompei, « Rend. Mor. Ace. Lincei» s. 9, voi. II, 1991, 123-137;
M. Guarducci, Il misterioso AREPO, in Mise. etrusca e italica in on.
di M. Pallottino, I, Roma 1991, 589-596.
18 Cap. II

1685, 2" ed. 1723), egli sostenne che la formula magica sa-
rebbe una errata lettura della sequenza in lettere greche
ABPACADABPA, con <C> variante della lettera greca
<~:> L'acrostico sarebbe costituito dalle iniziali di una
sequenza mista (« Sammelsurium ») composta di parole ebrai-
che e greche: Ab, Ben Ruah-hakodesh, &.v9pw1touç O"wsEt
àyltil oÉvopctl, Ab, Ben, Ruah-hakodesh, Adonai. L'interpre-
tazione latina secondo Hardouin sarebbe: «Pater, Filius,
Spiritus Sanctus, homines salvat per sacram arborem. Pater,
Filius, Spiritus Sanctus, Dominus Deus unus est» In defi-
nitiva si tratterebbe di una formula medievale di origine
cristiana. l'autore era convinto di potere spiegare la lette-
ratura classica alla luce di quella cristiana 14
In tempi più recenti, T.A.G Balfour (1860) scriveva:
« Abra, which is here twice repeated, is composed of the
first letters of the Hebrew word signifying Father, Son, and
Holy Spirit, viz. Ab, Ben, Ruach, Cadosch » 15
L'ipotesi di una confusione delle lettere greche <l:> e
<e> in grafie capitali o onciali fu presa in considerazione
da vari studiosi. von Wartburg, Prati, Battisti, Coromines,
nell'intento di individuare il nome Abrasax nella prima parte
della sequenza. Il Coromines (DECLC 17) postulò una se-
quenza ABRAC AD ABRA(C) in cui si dovrebbe intrave-
dere, con interposta la preposizione ad 'a', il nome ripetuto

14 Cf. l'edizione pliniana di J G. F Franz (Leipzig 1788), vol. 8,


p. 129 Su tale interpretazione si basano pure E. Littré, Dictionnaire
de la langue française, I, Paris 1863, p. 18, e A. Hatzfeld e A. Dar-
mesteter, Dictionnaire générale de la langue française, avec le concours
de A. Thomas, 6° éd., I, Paris 1920, p. 10; O. Bloch, Dict étym. de la
langue française, I, 1932, p. 3.
15 The Oxford English Dictionary, I, Oxford 1933, repr. 1961,

p. 31
Tentativi etimologici 19

incompleto di Abrasax o Abraxas, entità divina gnostica fa-


miliare agli ambienti esoterici. Per una comune origine ebrai-
ca di abracadabra e Abrasax cf. Deonna 1944, 123, che ac-
cenna a un possibile anagramma di abra dal numerale ebraico
per 'quattro' (arba'), numero fatidico che rimanderebbe
al Tetragramma sacro, e alla sequenza ARBATHIAO, ricor-
rente anch'essa in formule magiche 16 • Va notato però che
l'ipotesi della confusione grafica è debole per una parola che
non è di tradizione libresca soltanto, anzi è parte essenziale
di scongiuri che, per essere efficaci, devono essere effetti-
vamente pronunciati, non sembra inoltre validamente moti-
vata l'ipotesi di una ripetizione del nome Abrasax con sin-
cope della sillaba finale.
Il fascino esercitato nel medioevo dalle dottrine caba-
listiche ha indotto vari autori di testi di medicina dei se-
coli XV e XVI a propendere comunque per l' « origine orien-
tale », per lo più ebraica, della sequenza magica 17
G Humelberg, editore del Liber medicinalis {Zurigo
1540), annotava a proposito di abracadabra: «Peregrina et
ficta est dictio, nihil significans. nisi forte aut Hebraica aut
Arabica fuerit ».
La stessa opinione dichiarava R. Keuchen nel com-
mentario alla sua edizione (Amsterdam 1662, pp. 54-65).
La diversa interpretazione proposta da E. Bischoff e
F. Ohrt 18 nasce dall'esigenza di motivare l'impiego della

16 Cf. P Perdrizet, Amulette grecque trouvée en Syrie, « Revue

des études grecques » 41, 1928, 73-82.


17 Cf. Nelson 1946, 329 sgg.
18 E. Bischoff, Die Elemente der Kabbalah, Berlin 1903, rist.

1931, vol. II, 192, 195; F Ohrt, Heber og Abracadabra, « Danske


Studier », 1919, pp. 13-15. Vedi anche Ad. Clément, Tegn og underlige
Gerninger, « Danske Studier », 1918, 150-165.
20 Cap. II

figura triangolare magica: la febbre dovrebbe diminuire co-


me le lettere dell'oscura formula, alla cui origine sarebbe da
riconoscere la sequenza magica ebraica *'abar-ka(d)-dabar
'Er (der Fieberdamon) geht weg wie das Wort' contenente
la voce dabiir 'parola' Anche Jacoby 1927 accetta tale inter-
pretazione. Ma la frase esplicativa fornita da Bischoff e Ohrt
non ha alcun riscontro. Il Brandenstein osserva con ragione:
« Diese Deutung scheint mir schon deswegen sehr bedenk-
lich zu sein, weil 'Wort' (dabar) eine sakrale Bedeutung
gehabt hat und daher nicht als flatus vocis aufgefasst werden
kann » 19 •
Queste interpretazioni ritornano nel FEW di W von
Wartburg 20, che ritiene accettabile l'ipotesi di urta sequenza
medievale composta con ebr diibar Anche A. Battisti e G.
Alessio nel DEI e E. Gamillscheg nel suo EWFS 21 prefe-
riscono vedere nella sequenza il nome divino Abraxas seguito
dalla voce ebr diibar 'parola' J Marquès-Rivière (1938, 38)
classifica abracadabra tra gli « amuleti e i pantacoli ebraici »
e riproduce la figura triangolare con caratteri ebraici. si
tratterebbe della interpretazione greca della frase ebr *abreq
ad hdbra 'invia il tuo fulmine fino alla morte », che veniva
scritta su un filatterio. Altri hanno pensato a ebr *ha-bera~
kah-daberiih 'pronunciare la benedizione' 22
In effetti il ricorso alla tradizione cabalistica per spie-
gare la creazione e la diffusione delle figure magiche inscritte

19 Brandenstein 1957, 26.


20 W von Wartburg, Franzasisches etymologisches Worterbuch
(FEW), XXIV, Baie 1969-83, p. 47
21 Cf. DEI s.v.; E. Gamillscheg, Etymologisches Worterbuch der

franzosichen Sprache, Heidelberg 1928, 4.


22 Cf. Grande Enciclopedia De Agostini (Lessico a c. di V. Pi-

sani) I, Novara 1972, 35; S. Battaglia, CDLI, I, Torino 1961, 5L


Tentativi etimologici 21

non è del tutto infondata amuleti che presentano la me-


desima struttura del nostro non mancano nella complessa
tradizione cabalistica. In formule magiche e amuleti ebraici
compaiono altri oscuri nomi di demoni, come Shabriri (Mar-
quès-Rivière 1938, 38), anche quest'ultimo si trova scritto
più volte in formule talmudiche triangolari con riduzione di
lettere per significare l'assottigliamento e la scomparsa del
demone insieme con il suo nome 23 :

SHABRIRI
ABRIRI
RIRI
RI

sicché per l'Encyclopaedia Judaie a (II, 111) anche abracada-


bra, presente, ad esempio, nel triangolo composto con let-
tere ebraiche quadrate (vedi Fig. 1), andrebbe interpretato
come designazione di « an Aramaic demon-name, now un-
recognizable »
Possiamo ammettere che la tradizione cabalistica ebraica
abbia contribuito a diffondere la formula nelle lingue euro-
pee, ma è possibile che essa l'abbia ricevuta a sua volta
dal greco, secondo il percorso che occorre postulare, ad es.,
per il termine talismano, diffuso, come sembra, nelle lingue
europee dall'arabo {ilasm 'talismano contenente parole ma-
giche' tramite l'arabo-persiano {ilismat (plur {ilismàn), ma
la forma araba risale, in ultima analisi, al greco 't'ÉÀ.Ecrµa. che
già nel II sec. d.C. aveva assunto il senso speciale di 'rito
religioso' 24

23 Cf. EJ 1, 1928, 372 sgg.; J Trachtenberg, Jewish Magie and


Superstition, New York 1939, 80 sgg.
24
Cf. M. Mancini, «SLI» 17, 1991, 299.
, ;l N
-, ~ N
,.~.,.,

-. :t :N· , ~

:I lf 4' ~ "
" i ~ N
-s ~
2

Fig. 1· Abracadabra rappresentato con lettere ebraiche quadrate


(E.A. Wallis Budge, Amulets and Talismans, New York 1962, 221)
Tentativi etimologici 23

Un altro triangolo magico gnostico, costituito di let-


tere greche in schema decrescente e generalmente considerato
di origine ebraica è il cosiddetto ablanathanalba (Marquès-
Rivière 1938, 102)
ABAANAE>ANAABA
ABAANAE>ANAAB
ABAANAE>ANAA
ABAANAE>ANA
ABAANAE>AN
ABAANAE>A
ABAANAE>
ABAANA
ABAAN
ABAA
ABA
AB
A

La formula presenta una struttura solo in parte simile


a quella di abracadabra: si tratta di una sequenza tetragram-
matica (a.BÀ.a.) ripetuta specularmente alla fine (a.À.Ba.), con
interposta una sequenza palindroma (va.0a.v) in modo da
formare un palindromo complesso leggibile in entrambe le
direzioni, sicché si è pure ipotizzata una confusione tra le
due "parole" assunte come magiche 25
Ciò che possiamo dire con certezza è che si tratta di
tutto un complesso di sequenze oscure che i circoli esoterici
diffusero in modo capillare nella tarda antichità in tutto il
Mediterraneo e nel vicino Oriente, al punto che non è facile

25 Cf. Enc. It. I, Roma 1949, 115.


24 Cap. II

stabilire per ciascuna di esse il luogo e la lingua d'origine


né le direttrici di irradiazione.

Un'altra possibile spiegazione della genesi della nostra


formula magica è quella di una formazione artificiale priva
di qualsiasi valore lessicale, una « ficta dictio nihil signi-
ficans », come pensava Humelberg (vedi sopra)
L'ipotesi di una "ficta dictio ", di valore essenzialmente
ideofonico, già prospettata da R. Heim nel 1892 26 , fu ri-
presa da F Biicheler agli inizi del nostro secolo. Secondo
tale interpretazione si tratterebbe di una sequenza senza
senso (« vox inanis magica »), costruita con le prime lettere
dell'alfabeto: « ficta videtur tinnula interpolatione abecedari »
(Biicheler in ThLL)
Nella stessa linea interpretativa si collocano A. Die-
terich 27 , Dornseiff 1925, 64 e Giintert 1921, 76. Quest'ulti-
mo richiama altre formule greche con reduplicazione tra-
smesse da papiri magici greci editi dal Preisendanz: a~Àa0a­
\la~Àa, \la~popxaxap~op~a, µacrxEÀÀtµacrxEÀ.Àw, che presen-
tano « Wortrhythmus und Reim », e stabilisce un confronto
con analoghe formule scioglilingua norvegesi. Per tale inter-
pretazione optano anche A. Panzini, G Devoto, R. Hiersche,
E. Hellquist 28 , C. Bonner Quest'ultimo accenna al fascino

26 R. Heim, Incantamenta Magica Graeca-Latina, « Jahrbiicher

fiir klassische Philologie » XIX 1892, Suppl.-Bd., 491 sgg.


27 A. Dieterich, « Rhein. Museum fiir Philologie » 56, 1901,

p. 91; rist. in Kleine Schriften, Leipzig 1911, p. 215: «abracadabra


ist nur der nach Analogie gelliufiger Palindrome zur rollenden Zauber-
formel gemachte Anfang des lateinischen Alphabets ».
28 Panzini 1905: "parola misteriosa della antica scienza cabali-

stica: incidevasi sulle pietre come amuleto. Oggi dicesi abracadabra


una specie di indovinello o giuoco di parole"; Devoto 1968: "parola
Tentativi etimologici 25

che certamente esercitavano sulla gente del popolo talune


sequenze sillabiche riecheggianti strutture lessicali di lingue
straniere, "babbling sequences" o sequenze ritmiche (110011
~110011, L~L 11~i, O"EÀtn ~EÀtn} che fanno pensare ad analoghe
sequenze senza senso ricorrenti in giochi infantili (Bonner
1950, 11)
A rigore, la successione delle lettere in abracadabra non
ricalca la sequenza alfabetica ABCD (come ad es. in abiccì
e in abbecedario) se non in modo imperfetto, vista l'inser-
zione di R al terzo posto 29 E in ogni caso una tale spiega-
zione non riuscirebbe a motivare in modo soddisfacente la
costituzione dell'intera sequenza né la semantica e l'impor-
tanza assunta poi dal termine nel lessico della magia.

Deonna 1944 prende in considerazione un pendaglio cru-


ciforme medievale (Fig. 2), rinvenuto nel 1910 in una tomba
della cattedrale di Losanna 30 , nel quale figurano incise più
volte, su entrambe le facce, soltanto segmenti (abraca, abrac,
abra) del nostro abracadabra, a volte inserite in sequenze

magica artificiale", R. Hiersche, Deutsches etymologisches Worter-


buch. Buchstabe A, Heidelberg 1986, 13; E. Hellquist, Svensk Ety-
mologisk Ordbok, I, Lund 1980, 1, sembra preferire in linea priori-
taria, l'ipotesi di una formazione dalle lettere dell'alfabeto A B C D.
Questa interpretazione è preferita anche dal LEI I, 134: "formula
mistica contenente le lettere ABCD"
29
La difficoltà è segnalata da Sir E. A. W allis Budge, Amulets
and Talismans, New York 1962, 221 « One point, however, needs
elucidation, why is the third letter of the formula R and not D? ».
30
La croce-talismano, oggi conservata nel Museo storico di Lo-
sanna (n. 30969), si trovava tra le ossa dello scheletro all'altezza del
petto, in una tomba che la relazione di scavo (« Revue d'histoire
vaudoise » XXVI 1918, 30-31) attribuisce, in base ai dati archeologiçi,
al periodo tra il V e l'XI secolo.
Fig. 2: Croce-talismano di Losanna. In alto: faccia A, in basso: faccia B
(Losanna, Museo Archeologico)
Tentativi etimologici 27

più complesse, che per il Deonna rassomigliano ad altre pa-


role mistiche, ben documentate altrove, che l'autore illustra.
Il Lessico Etimologico Italiano (I, 134) considera an-
cora palindromica la nostra sequenza, che propriamente non
lo è, come non lo è l'analoga greca a.xpa.xa.va.ypa.. È certo,
ad ogni modo, che l'inserimento della formula ripetuta con
graduale riduzione di lettere nell'amuleto di schema trian-
golare risponde ad una prassi nota, assai familiare agli am-
bienti delle pratiche esorcistiche magiche. A ciò si aggiunga
la particolare efficacia ideofonica della sequenza, accresciuta
dall'assonanza, che richiama una prassi diffusa e attestata
anche nella cultura latina antica basti pensare ai carmina
per guarire dalle lussazioni: daries dardaries astataries, huat
haut haut, ista pista sista (Cato de agr 160) e a quello con-
tro gli ascessi. reseda reseda, scisne scisne (Plin. nat hist.,
XXVII, 131) 31 Ma il problema etimologico non si risolve
se non si individua il preciso ambiente culturale e linguistico
della formazione del termine e la sua motivazione.
Una via nuova tentò A. Nelson nel 1946 sottolinean-
do l'identità dei segmenti iniziale e finale, egli credette di
individuare, nella parte centrale della formula, la sequenza
-kad-, nella quale riconobbe la preposizione greca xa.'t'a. con
elisione di -a. e sonorizzazione della occlusiva dentale per
assimilazione a distanza, progressiva e regressiva, provocata

31 Sulle cantiones catoniane per guarire dalle lussazioni vedi P.


Weise, Quaestionum Catonianarum capita V, Gottingae 1886, 111,
E. Laughton, «Classica! Review » 52, 1938, 52 sgg.; C. Wessely, Zu
Catos Schrift iiber das Landwesen, « Wien. Stud. » 20, 1898, 135-150;
G. H. Otterbein, Die Komposition der Schrift des alt. Cato uber den
Landbau, Giessen 1940, 18; A. Mazzarino, Introduzione al de agri cul-
tura di Catone, Roma 1952, 56 sgg. Per altri esempi di « babbling
charms » in ambiente ellenistico cf. Banner 1950.
28 Cap. II

dalle due labiali. a~pa xao' a~pa. sarebbe esito del sintagma
a~pa XCX't' a~pa, dove XIX't"CX assumerebbe valore distributivo,
all'incirca come in E\I xa0' E\I 'eines nach dem anderen', men-
tre in a~pa (anche a~pa) si dovrebbe riconoscere la voce
greca tarda per 'serva', di supposta origine semitica 32 • Il
Nelson immagina che una "serva" provochi la guarigione
del malato attirando su di sé la malattia per la forza della
formula magica.
Va detto che la segmentazione ipotizzata dal Nelson
non è senza fondamento (noi stessi, come si vedrà più avanti,
optiamo per tale interpretazione), giacché la lettura -X<X't- è
avvalorata da alcuni codici del Liber medicinalis di Sammo-
nico: anche se l'apparato critico dell'edizione Vollmer non
esibisce varianti per abracadabra, la lezione abracatabra è
assunta nel testo dell'edizione di Humelberg del 1540, se-
condo l'editio princeps, senza data, mentre l'editio Aldina
del 1528, ha abraca cabra (Nelson 1946, 335)
Quanto alla motivazione semantica, però, occorrerebbe
postulare una situazione in cui una serva consentirebbe il
recupero della salute del padrone prendendo su di sé la
malattia e annientando se stessa. Ma non appare affatto
perspicuo il valore di un ipotetico sintagma con la ripeti-
zione del termine per 'serva', dacché la pratica magica esi·
gerebbe semmai l'enunciazione del nome proprio della per-
sona designata quale capro espiatorio; non si giustifica poi
il supposto valore distributivo del xa'ta; non abbiamo infine
alcuna notizia di siffatta pratica esorcistica. La spiegazione,
per quanto ingegnosa, appare infondata e inaccettabile: la
motivazione semantica addotta sembra inventata ad hoc.
Nessuna giustificazione adduce poi il ·Nelson quanto

32 Nelson 1946, 333.


Tentativi etimologici 29

alla supposta connessione della sequenza magica con il nome


della divinità orientale Abrasax o Abraxas, che pure ritiene
« wahrscheinlich »
Ancora più infondata e inaccettabile appare la solu-
zione pensata da W Brandenstein. si tratterebbe di due
diverse parole allitteranti (« Reimworter »), abra e dabra,
connesse insieme dalla sillaba -ca-, che risalirebbe all'i.-e.
*qwe Abra sarebbe forma tracia (con *bh > b, con e mutato
regolarmente in a anche per il "Reimzwang ", e con -a marca
di plurale collettivo) corrispondente a gr èicppoc; 'Schaum,
schiuma, fumo', < i.-e- i:mbhros, da confrontare con il nome
tracio della ninfa Aba ( < *mbha) 33 e con il fitonimo tracio
ck~pé't'ovov 'Wiesenschaumkraut', usato anche come antropo-
nimo femminile. Il secondo termine dabra corrisponderebbe,
per il Brandenstein, a gr 't'Écppcx, s.f., 'cenere' < *dhegwh-ra),
ma, per spiegare l'esito irregolare della labiovelare (ci aspet-
teremmo in tracio *dagra) l'autore è costretto a postulare
un altro condizionamento dell'assonanza (« Reimzwang »)
La formula magica, il cui significato originario sarebbe cosl
'Schaum und Asche', oppure 'Nebel und Rauch' (impreca-
zione intesa ad annientare la malattia) sarebbe penetrata nel
mondo greco da ambienti traci, che hanno esportato verso il
mondo greco altri valori mistico-magici.
Chiaramente insostenibile è anche l'etimologia di Buch-
holz 1956, che postula « ein kurzer, in sich gereimter
Spruch » ABRA CA DABRA 'Werke und Worte' analogo
al benedettino ora et tabora, che sarebbe nato in ambiente
linguistico tardolatino fortemente influenzato da correnti
culturali sincretistiche, magiche e gnostiche, di provenienza

33 Cf. D. Detschev, Charakteristik der thrakischen Sprache, Sofia

1952, 101
30 Cap. II

orientale (persiana e aramaica) All'aramaico pensa l'autore


anche per via dell'uso esclusivo della vocale A nella nostra
sequenza magica. La formula, fatta di una strana mescolanza
di latino (OPERA), greco (KAI) e aramaico (DABRA), si
sarebbe creata, almeno due secoli prima del motto benedet-
tino. Un amuleto - argomenta l'autore - contiene di
norma un incantesimo, e l'incantesimo è fatto di "opere"
e di "parole" ("Werke und Worte") Il compratore di un
amuleto richiede, secondo il Buchholz, l'assicurazione che
l'incantesimo utilizzi le giuste opere e parole!
Le ipotesi che abbiamo ricordato sono chiaramente prive
di fondamento e il ricorso a varie lingue orientali o a lingue
di frammentaria attestazione si rivela un procedimento "ad
obscura per obscurius" Non si possono inoltre postulare
sequenze criptiche o artificiali accostamenti di lettere alfa-
betiche con valore ideofonico senza fornire un'adeguata mo"
tivazione storico-culturale e linguistica. Di fronte a questo
ventaglio di ipotesi etimologiche fantasiose, si spiega lo
scetticismo generale dei lessicologi 34

34 Cf. ad es. Fr Kluge, Etym. Wb. d. deutschen Spr., 23. Aufl.,

Berlin-New York 1995, 7 « Dber die Herkunft (von abrakadabra)


sind nur Spekulationen moglich »; Bolelli 1989, 3· «non è etimolo-
gizzabile »; DELI: «di etim. incerta».
III

CONSIDERAZIONI STORICO-CULTURALI

Provenendo abracadabra dal lessico della medicina po-


polare, possiamo aspettarci che in origine non si sia trattato
di voce propriamente popolare, ma, come accade spesso per
questo ambito lessicale, di una voce colta poi volgarizzata,
ad esempio di un termine proveniente dal linguaggio della
magia, che nel mondo classico e medievale intratteneva una
fitta rete di solidarietà lessicali con il linguaggio medico.
Agli amuleti che recavano iscritta la formula magica veniva
riconosciuto valore profilattico o terapeutico. Da Giustino
(apol. I 26) sappiamo, ad esempio, che i seguaci di Simone,
mago di origine samaritana, « magias autem perficiunt, que-
madmodum potest unusquisque ipsorum. Exorcismis et in-
cantationibus utuntur »
Ora, nei rituali magici si sono adoperate sempre pa-
role oscure, sovente di lingue straniere. Luciano di Samo-
sata, sofista di origine siriaca, deride nel Philopseudes i
maghi che praticano incantesimi e varie stregonerie impres-
sionando gli astanti con frllcmç Ba.pBa.p~xa.l, parole incom.
prensibili e senza senso (Philops. 9) Epperò il neoplatonico
Giamblico, nel settimo libro del de mysteriis, insegna che
tali Ò\léµa.'t"a. Ba.pBa.p~xa non sono in verità é1C"T)µa. o\léµa.'t"a.,
bensl parole egiziane, assire e della lingua degli dei.
32 Cap. III

Nel mondo latino anche il greco poteva fornire "parole


possenti" Il carmen pronunciato dalla strega Eritto nell'am-
bito del rito necromantico descritto da Lucano è intessuto
di « murmura dissona et humanae multum discordia lin-
guae » (VI, 686) e di parole greche. Non è dunque da
escludere che qualche sequenza incomprensibile delle molte
che corredanù i rituali magici ed esoterici dell'antichità na-
sconda una vicenda semantica e formale interessante, e gli
studiosi di magia antica non mancano di segnalarlo. Ad esem-
pio, un attento studioso di saperi esoterici nel mondo greco-
romano, Fritz Graf, avverte che le formule magiche tra-
mandateci dalla cultura latina antica, tanto gli incantamenta
venefici come i mala carmina vietati dalle XII Tavole, quan-
to i carmina auxiliaria per guarire da malattie, su cui ci
informano molte fonti (Plinio il Vecchio, Catone, Cicerone,
il Digesto, i papiri magici ecc.), seppure inintellegibili già
ai contemporanei, « non sono semplici parole a vanvera,
arbitrarie e assurde. Quanto più le si studia, tanto meglio
si comprende che derivano da termini, da nomi orientali, per-
siani, accadici, aramaici, copti. Troviamo lo stesso fenomeno
in altre culture magiche, in cui i maghi insistono sul senso
di formule che, quantunque suonino strane e incomprensibili
ai non iniziati, non per questo sono semplici balbettamenti »
(Graf 1995, 44)
Quinto Sereno Sammonico appartiene notoriamente ad
ambienti gnostici, assai diffusi anche a Roma nei secoli II
e III, e mostra di dipendere specialmente dalla dottrina di
Basilide. E proprio gli gnostici praticavano una medicina
"demonologica", attribuendo le malattie ai "demoni che si
agitano nell'atia", come deduciamo dalla polemica antigno-
stica contenuta nella II Enneade di Plotino· « Essi preten-
dono di purificare (i loro corpi) dalle malattie; ed avreb-
bero ragìone se pretendessero di fare ciò come i filosofi,
Considerazioni storico-culturali 33

grazie alla temperanza e a una vita regolare. Ora, però, essi


ritengono che le malattie siano qualcosa di demoniaco; ed
essi affermano di poterle cacciare con l'ausilio di formule
magiche» (Il, 9 [33] 14, 11-15) 35
Il sospetto legittimo che, nel caso della misteriosa se-
quenza abracadabra, ci possiamo trovare davanti a un carmen
auxiliare, per usare la terminologia pliniana, consiglia per-
tanto di indagare anzitutto negli ambienti dello gnosticismo
pagano e giudeo-cristiano dei primi secoli dell'Era Volgare,
che, specialmente nell'Egitto e nel vicino Oriente greco-ro-
mano, adoperava formule esorcistiche indecifrabili, alcune
delle quali di derivazione cabalistica.
Tali formule contenevano infatti voci arcane e senza
senso, inventate, come scrive S. Gerolamo in un luogo del-
l'Epistola 75 in cui condanna le divinità e il linguaggio dei
Basilidiani, per colpire le donnette e gli ignoranti che si
lasciano sempre impressionare da parole altisonanti special-
mente se tratte da lingue straniere e tanto più se incompren-
sibili. Tali parole sono « ... magis portenta quam nomina,
quae ad imperitorum et muliercularum animos concitandos,
quasi de Hebraicis fontibus hauriunt, barbaro simplices
quosque terrentes sono, ut quod non intelligunt plus miren-
tur » (Epist. 75, 3, 1)

35 Sulla demonologia gnostica cf. G. Filoramo, Aspetti della de-

monologia gnostica, in L'autunno del diavolo, voi. I a c. di E. Corsini


e E. Costa, Milano 1990, 199-213, Id., Tra demoni e diavoli gnostici,
in Il demonio e i suoi complici. Dottrine e credenze demonologiche
nella Tarda Antichità, a c. di S. Pricoco, Saveria Mannelli, Rubbettino
ed., 1995, 151-167 «Non ci si dovrà, di conseguenza, stupire - os-
serva l'Autore a p. 161 - che, almeno in casi determinati, gli gnostici
potessero fare ricorso a pratiche magiche di vario genere, in particolare
per arginare l'azione apportatrice di malattie dei demòni ».
IV

L'ESORCISMO xa't'à 't'Tjç a~paç


ATTRIBUITO A S. GREGORIO

Alcune pratiche esorcistiche bìzantine rivelano chiara-


mente la suggestione di ambienti sincretistici gnostici; una
di esse è, ad es., lo strano esorcismo detto di Trifone il
martire (<btopx~crµÒç 't'OU aylou Tpu<j>wvoç 1tEPL 't'Tjç aµ1tÉÀ.ou,
xfj1tou xat 't'WV xwpa<j>lwv), contenuto in un manoscritto del
sec. XI proveniente dalla biblioteca del monastero del monte
Sinai e inserito nell'Eukhologion to Mega, libro liturgico
bìzantino assai usato nel Medioevo, come osservava F Jacques
Goar, dotto bìzantinologo e liturgista del XVII sec. (1601-
1653), che ne curò la prima edizione, e che sospettò l'in-
trusione di una pratica superstìziosa pagana nella liturgia
bìzantina 36 Venti specie di bestiole dannose all'agricoltura
vengono esorcizzate 'per il Gran Nome, iscritto sulla pietra'
(opxl~w uµàç Xa't'à 't'OU MEyaÀ.ou 'Ov6µa't'Oç, 't'OU E1tL 't'Tjç
1tÉ't'paç Émyp~<j>Év't'oç ... ) Anche Louis Arnaud, analizzando
questo esorcismo 37 , si chiede come testi del genere possano
essere penetrati nella prassi benedìzionale bìzantina orto-

36 Cf. Goar 1647, 698; cf. E6içoÀ.6y~ov 'tÒ µtya (edizione Pa-

raskeuopoulos), Atene 1902, 528.


37 Cf. L. Arnaud, L'exorcisme de Tryphon le Martyr, « Echos
36 Cap. IV

dossa. In effetti il Grande Eucologio pubblicato a Roma per


l'uso dei Greci uniati ha semplicemente soppresso questo
testo 38 Si tratta più propriamente di uno "scongiuro",
come lascerebbe intendere forse lo stesso termine &.7top:>wrµ6c;;
ma si hoti che anche èçopxtcrµ6c; ha assunto nella tarda anti-
chità i sensi di "scongiuro", "formula magica terapeutica",
"incantesimo" 39 , oltre che di esorcismo "canonico", e per
questo veniva deplorato nelle Vite dei santi italogreci (secc.
X-XII), che aborrivano anche l'uso di talismani 40

Ora, una svolta alla nostra ricerca, è costituita proprio


da un lungo esorcismo "ad energumenos adjurandos" con-
tenuto in due Euchologia greci medievali; il primo che ri-
produce il testo dell'esorcismo con il titolo &.7topxtcrµòc; 't'OU
&.ylou I'pT)yoplou xa.'t'à. 't'fjç èi~pa.ç) è contenuto nel Cod.
Euch. Sinait. n. 973 appartenente al monastero del monte
Sinai, scritto nel 1153 e pubblicato da A. Dmitrievskij nel
1901 41 , il secondo (in cui il nostro esorcismo è corredato
dal titolo &.1topxtcrµòç 't'oii &.ylou I'pT)yoplou xa.'t'à. 't'fjç èi~pa.c;
't'OU xa.ÀE1t0U xwouvou) è nel Cod. 369' scritto nel 1427 e
appartenente alla biblioteca del Patriarcato greco di Gerusa-
lemme (S. Saba). Il Dmitrievskij ne dà l'incipit, rimandando
all'Euchologion del 1153 (op. cit., 451)

d'Orient » XII 1909, p. 201; L'exorcisme gnostique par le "Grand


Nom" dans l'Euchologe grec. 1. Les exorcismes de Tryphon, « Echos
d'Orient » XVI 1913, 123-133.
38 EùxoMy~ov 'tÒ µÉya., Roma 1873.
39 Cf. Isid. Etymol. VI, 19, 56: hoc est exorcismus increpare et

coniurare adversus diabolum ...


40 Cf. Pertusi 1983, 22.
41 A. Dmitrievskij, Opisanje liturgiéeskix rukopisej xranjaséixsja v

bibliotekax pravoslavnago vostoka ... Alekseja Dmitrievskago, t. II,


EùxoMy~a., Kiev 1901, 118-119.
L'esorcismo xa'tà 'tijc; li~pac; attribuito a S. Gregorio 37

Il valore dell'espressione xa:tà. 'tiiç &~pa.ç del titolo


dell'esorcismo di S. Gregorio è poco chiaro (l'intero esor-
cismo è per il De Meester, 288 «un brano liturgico assai
curioso»), ma il significato di &~pa. 'spirito maligno' è assi-
curato dal contesto della lunga formula esorcistica e dalla
sua equivalenza con i termini 'ltVEvµa. e Oa.LµovLov di analoghi
esorcismi contenuti nei Benedizionali ortodossi.
Secondo credenze assai diffuse a livello popolare nel
mondo greco-romano dei primi secoli dell'era volgare, atte-
state nella letteratura cristiana antica e medievale e rias-
sunte nel IlEpt ÈVEp'(Ela.ç Oa.Lµ6vwv di Michele Psello (XI
sec.) 42 , le malattie che affliggono l'umanità si devono al-
l'azione di spiriti maligni, demoni che hanno una certa es-
senza corporea della consistenza di un soffio d'aria leggero
('ltµEuµa.'ta. ÀE'lt'tti: Basil. de Spiritu Sancta, 16) Essi ven-
gono combattuti mediante pratiche magiche (yo'll'tEla., µa.yEla.)
consistenti nella recita di (iaµa.'ta. xa.t È'lt4aµa.'ta. 'carmina
repetita' 43 Parecchi codici dei secoli XI-XV contengono
un'orazione per gli ossessi colpiti da 'spiriti immondi',
'ltVEuµa.'ta. &:xti0a.p'ta. (De Meester 1930, 284)
Nelle orazioni esorcistiche raccolte dal De Meester nel
Rituale Benedizionale Bizantino (Roma 1930) si domanda
che l' "angelo di pace" prenda il posto dell' "angelo per-
verso e impuro" in modo che lo spirito demoniaco lasci il
corpo del malato e questo diventi "tempio vivo, animato
dallo Spirito Santo" (p. 286) Pertanto il De Meester non
esita a concludere: « Si tratta di un esorcismo pronunciato
contro l'li~pa. ».

42 P.G., t. CXXII, coll. 819-875.


43 Psell., Quaenam sunt Graecorum opiniones de daemonibus,
c. 4 e 5 (P.G., t. CXXII, coll. 875-882).
V

STRUTTURA DELL'ESORCISMO

Ora, per chiarire la formazione della sequenza abraca-


dabra, occorre esaminare la struttura stessa dell'esorcismo.
L'cbtopxtcrµ6c; contenuto nell'Eukhologion del Monte Sinai
è un lungo elenco di spiriti 't'OU xaÀ.rnou xwouvou In una
interminabile effervescente sequela di imprecazioni, ogni spi-
rito maligno è scongiurato (òpxl1;w crÈ: ... ) e apostrofato sin-
gulatim con la propria qualifica.

&~pa cipcrEvtx6v abra maschio


&~pa 011À.ux6v abra femmina
li~pa ci1tÒ uOct't'oc; abra dell'acqua
&~pa ci1tÒ ai:µct't'oc; abra del sangue
&~pa ci1tò xpoucrµa't'oc; abra della percossa
&~pa ci1tÒ otxlac; abra della casa
&~pa <i1tÒ cipµovlac; abra della musica
&~pa <i1tÒ E~Ewc; abra della cottura
&~pa xapxi:voc; abra del cancro
&~pa È1tLopxlac; abra dello spergiuro
&~pct opxou abra del giuramento
&~pa cixolµt)'t'oc; abra insonne

A questo primo elenco, che si conclude con una invo-


40 Cap. V

cazione riassuntiva (mllT!'lV "t''Ì)V a~pav OpXLSW ... ), in cui il


termine è usato al femminile (vedi il cap. seguente), e varie mi-
nacce (« taglio la tua testa con la dura falce, e tu non agi-
terai la coda, non schiuderai gli artigli»), segue l'evoca-
zione degli spiriti favorevoli. « invoco i trecento angeli che
scagliano tuoni e lampi contro gli spiriti impuri, da qualun-
que luogo siano venuti, da qualunque bivio, quadrivio, trivio,
e uovo e confine. Ascolta, scellerato (xaxÈ 'ltove), vattene,
allontanati dal servo di Dio N Nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo, in nome dei quattro vangeli
santi e tremendi, scongiuro ogni spirito maligno ('ltéicrav
"t''Ì)V èi~pav OpXLSW) »
Qui è da segnalare la menzione dell' "uovo" tra le ori-
gini delle abrai, che ha suscitato perplessità nello stesso Goar
inducendolo a sospettare una corruttela del testo: à'ltÒ
otooela<;, à'ltò "t'E"t'paooela<;, à'ltò "t'ptooda<;, xal. à'ltò wou (sic)
xal. à'ltò òpou<;. Tale menzione si spiega invece con rimando
alla cosmologia gnostica che parla dell'Aupa prototipica, ge-
nitrice dell'Uovo cosmico (vedi avanti)
Quindi l'elenco degli èf~pat riprende concitato:

èi~pa "t'UcpÀ.6v abra cieco


&~pa xwcp6v abra sordo
èi~pa àouva"t'ov abra impotente
èi~pa àv1)xouov abra disobbediente
&~pa à'ltò àyaÀ.µa"t'o<; abra della statua
&~pa oatµ6vtov µe0"1]µ~ptx6v abra demone del mezzo-
giorno
&~pa \jJuxo<; 'ltUPE"t'ou- abra freddo della febbre
&~pa 'ltpocrucplou (siè) ~aµµa"t'o<; abra della tintura ade-
rente (?) [esprit de l'étoffe teinte (Goar)]
&~pa xecpaÀ.1\<; abra della testa,
a~pa 011plou abra della bestia feroce
Struttura dell'esorcismo 41

a~pa CLCT1tlooc; abra dell'aspide


&~pa ~acrLÀ.lcrxw'Voc; abra del basilisco
a~pa ~axxÉwc; abra della frenesia
a~pa ai:µa'toc; abra del sangue
a~pa 1tupòc; xoxÀ.tiso'V'toc; abra del fuoco che crepita
a~pa xÀ.wpéc; abra del pallore
a~pa ~é0pd; (sic) abra della fossa {?) [du raisin (Goar)]
a~pt:l È!; rtµ1tÉÀ.W'V abra della vigna
&~pa ci1tò À.l0ou µaupou abra della pietra nera
a~pt:l à1tÒ yi]c; 1tUp1)c; abra della terra del fuoco
a~pa à1tÒ µapµtipw'V abra dei marmi

S'inserisce a questo punto un serrato confronto tra il


protarcangelo Michele e l'&~pa 'che veniva dal mare' «Le
rispose il protarcangelo Michele e le disse: "donde vieni e
dove vai, abra nera annerita, con tre bocche e tre teste (li~pa,
µEÀ.tX'VT} µEµEÀ.t:l'VWµÉ'VT}, 'tPLXELÀ.E'tPLXÉ<J>aÀ.E)?" "Io vengo per
divorare le ossa dell'uomo e per annientare la sua carne" Gli
risponde il protarcangelo Michele: "Non ti è permesso, a~pa,
divorare le ossa dell'uomo e anrtientare la sua carne, ma il
Signore Dio farà piovere su di te fuoco dal cielo e ti disper-
derà sùi fiumi e sul mare. Vattene, allontanati dalle membra
e dalle ossa del servo di Dio N., che ha invocato il Nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!" »

E ancora.

a~pa Ct1tt:l'V'tTJCTEWc; abriJ dell'incontro


a~pa à1tÒ CTU'Vt:l'V'tTJµt:l'tOc; abra della visita
a~pa o<J>ewc; abra del serpente
a~pa 1tT}yaolou abra della sorgente
a~pa puaxoc; abra del torrente
&~pa 1tO'taµov abra del fiume
42 Cap. V

a~pa 1tEÀ.aylw'J abra dei mari


a~pa 1tEÀacrÉou (sic) abra dell'oceano (?)
a~pa Oar.µovlou µE<T'l')µ~pwou abra del demone di mezzo-
giorno 44
a~pa OOElaç abra della strada
a~pa È1t"t'<I00Elaç abra delle sette strade
a~pa ÒX"t'<IOOElaç abra delle otto strade
&.~pa xpoucrµa"t'oç abra della percossa
a~pa xcipaç abra della testa
a~pa X<I"t'cipaç abra della maledizione
&.~pa Èm1tEµ1t"t'r.x6v abra che manda (pericoli)
a~pa 0EO"<IUpOU abra del tesoro
&~pa "t'ijç yi)ç abra della terra
a~pa "t'OU oÙpavou abra del cielo
&~pa "t'OU 1)À.lou abra del sole
li~pa "t'i)ç O"EÀ.1)v11ç abra della luna
a~pa É~ civ0pW1tW'J abra che procede dagli uomini
a~pa É~ ciµ1tÉÀ.W'J abra che procede dalle vigne
a~pa É~ liO""t'ÉpW'J abra che procede dalle stelle
a~pa <i1tÒ 1t'JEUµa"t'W'J cixaecip"t'W'J abra che procede dagli
spiriti impuri
&~pa Ewç È~ooµ11xov1'cix1.ç È'lt"t'à iiµr.cru YE'JEW'J abra che
agisce per settantasette generazioni e mezza.

L'esorcismo si conclude con la seguente invocazione:


« Vi scongiuro, uscite e allontanatevi dalle ossa e dalle carni
del servo di Dio N., sali sul monte alto, dove sta il bue
dragone, divora le sue ossa e bevi il suo sangue e non tor-

44 Cf. S. Landersdorfér; Das "daemonium meridianum", « BZ »,


18, 1929, 294-300; J de Fraine, Le "demon" du midi (Ps. 91 [90], 6),
«Biblica» 40, 1959, 372-383,
Struttura del!' esorcismo 43

nare più dal servo di Dio N., poiché egli è venuto nel
0Epa.1tEV'tlJp~ov di Dio ed è stato curato nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo, per intercessione della Theo-
tokos, in forza della preziosa e santa croce, dei santi poveri
Cosma e Damiano, del santo Pantelemone, Cipriano, Antioco,
Flora e Lauro, dei santi martiri Acindino, Pigasio, Elpidiforo
e Anempodista, del santo padre nostro Gregorio e di tutti
i santi»
VI

&~p& 'SPIRITO MALIGNO'

La sequenza grafica ABPA compare per la prima volta


incisa su un oggetto che costituisce anche la più antica
attestazione epigrafica della formula ('l~p('lx('l8('l~P('l in lettere
greche: una gemma di incerta datazione (« gemme antique
de basse époque ». Deonna 1944, 121 sg.) di provenienza
orientale, recante sul recto l'immagine di Serapide assiso e
sul verso, assieme ad altre sequenze magiche incomprensi-
bili, la sequenza
ABPA
KAAABA

scritta su due linee 45 , il che lascerebbe intendere una certa


autonomia lessicale di ABRA (Fig. 3) Nella seconda linea sarà
da restituire la lettera P (KAAABPA) 46 • Si noti che anche nel

45 La gemma fu pubblicata da P.R. Mouterde, S.J., Le Glaive


de Dardanos. Objets et inscriptions magiques de Syrie, « Mélanges de
l'Université Saint-Joseph de Beyrouth », XV, 1930-1, 51-136; cf. p. 83,
fig. n. 15.
46 P R. Mouterde rammenta assonanze con altre sequenze con-
AB rA
kAòA&A
·xAM ~HXI

&1eE~ll"1
BEPIEBW~
ME/\Xl~
~._..._,,,

Fig. 3 Gemma di ematite con parole magiche (ingrandimento).


Collez. G. Poche, Aleppo (Mouterde 1930-1, 84)
d~pa 'spiritò maligno' 47

pendaglio cruciforme di Losanna, di cui si è disc:Usso~ l'auto-


nomia della voce ABRA è sottolineata da due croci che de-
limitano la sequenza grafica: +ABRA+ (cf. Fig. 2).
È lecito supporre, a questo punto, che il recupero della
semantica di a~pa. e il suo assetto formale possano chiarire
sia il senso della formula esorcistica xa.'t'à. 't'ijç &.~pa.ç sia la
forma della parola abracadabra; formula e parola sono evi-
dentemente connesse.
In effetti, a~pa. è la grafia bizantina di gr a.upa., pro-
nunciato generalmente [ avra]; agli inizi dell'era cristiana
la spirantizzazione dell'occlusiva bilabiale intervocalica era
ormai compiuta da tempo e generalizzata nella coinè elleni-
stica. La pronuncia occlusiva, suggerita dalla grafia delle
testimonianze latine, potrebbe denunciare perciò una inter-
ferenza dello scritto sul parlato: è certo che la formula ma-
gica circolava nel basso Impero iscritta su amuleti in lettere
greche, quindi anche nella grafia ABPA, che in ambiente
latino poté essere letta [ abra]
La voce greca a.upa. è antica e designa anzitutto un fe-
nomeno meteorologico, una brezza fredda, dannosa per la
salute 47 , assume precocemente anche sensi metaforici. sen-
sazione di angoscia e simili 48 Designa anche una patologia
umana studiata dagli antichi trattati di medicina. Il termine

servate in papiri di contenuto magico a~pa'l], a~paw, a~pawa, in Pap.


gr mag., II, 164) e conclude: « ... il semble ressortir que Abracadabra
n'est bien qu'une variation sur un thème magique apparenté à Abrasax
et dont la formule la plus simple est encore à isoler ».
47 Un' aup'l] Èx 'ltO't'aµo\i ljluxp-fi 'vento freddo che spira dal fiume'
assale Odisseo in E 469 assieme alla 'mala brina' Cf. Inno a Hermes
147; Plat. Po!. 401.
48 In Eur. Hipp. 165 è il brivido che assale il corpo. Cf. Eur.
Hel. 1148; Aristoph. Eur 945.
48 Cap. VI

circolava infatti nel linguaggio medico per designare la sen-


sazione di freddo o di caldo che precede l'attacco epilettico
(Gal. 8, 94), e tale significato perdura nel neogreco 49 Ori-
basio parlerà di aura venenosa. La specializzazione medica
avrà connotato il termine di valori semantici negativi, sic-
ché l'espressione ellittica ii 'ltVÉouO"a., che ricorre anche in
Act. 27, 40, con a.upa. sottaciuto, sembrerebbe adombrare
un fatto di interdizione. Del resto, lo stesso copista del
nostro ms. del XV sec. correda il titolo dell'esorcismo con
le parole 't'OU X!X.À.E'ltOU xwouvou, che hanno tutta l'aria di
una glossa.
Si noti che èf~pa. nella formula di S. Gregorio è ambi-
genere (ora femm., come ebr riiaf,J, ora neutro) E cosl pure
aura nei poeti latini. Al metaplasmo morfologico non sono
forse estranei l'identificazione con 'ltVEuµa. e il riferimento
a oa.~µ6v~ov

49Cf. K. Eleftherodakis, 'EyxuxÀ.o'ltix~B~xòv AE~~x6v, II, Atene


1927, 692.
VII

Il fatto che il termine a.upa. non ricorra nel lessico cri-


stiano antico so, anche se l'esorcismo trova fondamento nei
Vangeli, non è senza significato. Nelle pratiche liturgiche più
vicine all'ortodossia lo spirito divino è designato con il ter-
mine 1tVEuµa./ spiritus in ossequio alla tradizione biblica neo-
testamentaria si. Anche nell'AT lo Spirito di Dio che "si

so Il Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament, fondato


da G. Kittel e continuato da G. Friedrich, Stuttgart 1959 (ed. it.
Grande Lessico del Nuovo Testamento, Brescia 1975, vol. X), non ha
!lupa, mentre alla famiglia lessicale di 'ltVÉw dedica le coll. 767-848.
SI Mt. 10, 1 ~BWXE\I au"t"o~ç È~ouafav 'lt\IEUµ(i"t"Wv à:xaMp't"W\I l:>CT't"E
Èx~aÀ.À.EW au"t"à. xat 0Epa'ltEUEW 'ltii.crav v6crov xat µaÀ.axlav = de•
dit illis potestatem spirituum inmundorum ut eicerent eos et curarent
omnem languorem et omnem infirmitatem; Mc. 1, 23, 5, 8: spiritus
immundus, 'ltVEuµa &.xa0ap"t"ov; 9, 25; Le. 9, 42: 'ltVEuµa &.x&.0aP"t"ov,
lJ.À.aÀ.ov, xw<j>6v; Le. 6, 18-19: tutti coloro che erano posseduti da spi-
riti immondi, venivano curati, perché da lui usciva· una Mvaµ~ç =
virtus che sanava: xat ot ÈvoxÀ.ouµEvo~ à.'ltò 'ltVEuµa"t"wv axaMp"t"wv
É0Epa'ltEUO\l't"O, xat 'ltii.ç ò oxÀ.oç Él;1}nuv if.'lt"t"ECT0a~ aÒ"t"OU, O't"~ Mvaµ~ç
'ltap' au"t"ou È~ilPXE"t"o xat léi"t"o 'ltaV"t"aç. In Act. 19, 13-16 alcuni esor-
cisti ambulanti giudei invocavano invano il nome di Gesù sopra per-
sone invasate da un 'ltVEuµa 'ltOV1Jp6v = spiritus malus, spiritus nequam,
daemonium pessimum.
50 Cap. VII

librava sulle acque" è ruah jhwh, "lt\/Euµa. 0e:ou, spiritus Dei


(Gen. 1, 2), e di regola i vari spiriti cattivi, a volte susci-
tati da Dio stesso, e perciò di natura ad esso inferiore, sono
qualificati come ruah rii'a, 7tve:uµa. "JtOVT)pov, spiritus malus ~2
Tuttavia, tra le tante epifanie del divino (fuoco, vento ga-
gliardo, terremoto, ecc.), ne ricorre una (in I Reg. 19, 12)
in cui la divinità si manifesta non come vento impetuoso,
ma come sussurro e brezza soave (demamah), che i LXX
traducono cpwvi} a.upa.<; ÀE"lt't"i)<; (Volg. sibilus aurae tenuis) 53
Ma si tratta di un caso eccezionale. In Job. 4, 13-16 la per-
cezione di una a.upa. non è propriamente una teofania. Elifaz
il Temenita è visitato nei terrori dei sogni notturni da un
fantasma che si manifesta come a.upa. xa.t cpwvli (LXX), vox

52 Jud.9, 23 · xat É~a'ltÉa""t"e:t'ì..e:v o 0e:òc; 7tve:uµa 7tOV"l)pòv &:v&: µfoov


A~tµe:ÀEx xat &:vcX. µÉcrov "t"WV &:vopwv ~txtµwv = misitque Deus spiri-
tum pessimum inter Abimelech et habitatores Sychem; in I Reg. =
1 Sam. 16: 15, 23 Saul è agitato da uno spirito cattivo: spiritus Dei
malus = 1tve:Gµa xuplou 7tov11pòv; in Tob. 6, 8 un fumus tratto dalla
combustione del cuore e del fegato di un pesce libera dalla vessazione
di ogni demonio o spirito impuro (oatµ6vtov ii 'ltVEuµa 7tov11p6v).
53 I Reg. 19, 12-13: 'ltVEuµa µÉya xpa"t"atÒV ota'ì..uov llp"l) xat
CTIN"t"pt~ov 'ltl:l"t°pac; Évwmov xuplou, oux EV "t"ci) 'ltVEuµa"t"t xuptoc;· xat µe:"t"à
"t"Ò 'ltVEUµa crucrcre:tcrµ6c;, oux EV "t"cjl CTUCTCTEtCTµcjl xvptoc;· xat µe:"t"à "t"ÒV
CTUCTO"Etcrµòv 'ltUp, oux ÉV "t"ci) 'ltUPL xvptoc;· xat µe:"t"à "t"Ò 'ltUP <j>WVTJ a!.ipaç
ÀE7t"t"iic;, xaxe:i: xvptoc; = spiritus grandis et fortis subvertens montes et
conterens petras ante Dominum. non in spiritu Dominus; et post
spiritum commotio: non in commotione Dominus; et post commotio-
nem ignis: non in igne Dominus; et post ignem sibilus aurae tenuis,
et in eo Dominus. '(Ci fu) un vento impetuoso e gagliardo da spac-
care i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non
era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non
era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore
non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.
In esso era il Signore' (Trad. CEI).
Tive:uµa e a\lpa 51

quasi aurae lenis (Volg.) 54 La terza occorrenza veterotesta-


mentaria del termine ebr demamah, gr aupa, lat. aura è in
Ps 107, 29 nel senso meteorologico di 'brezza' Si deve
dedurre che aupa era considerato uno 7t\1Euµa di natura in-
feriore e costituito di maggiore materialità.
È altresl possibile che la proliferazione, in ambienti
popolari, di pratiche esorcistiche intrise di suggestioni pa-
gane, soprattutto di certi scongiuri al limite dell'ortodossia
praticati nell'ambito dello gnosticismo, abbia connotato aupa
come termine della gnosi, ostacolandone la diffusione negli
ambienti ortodossi. Infatti aupa è nella Parafrasi di Seth,
il testo trasmesso da Ippolito (Refutatio omnium haeresium,
V 19-20) come dottrina della setta gnostica dei Sethiani, il
suo contenuto è assai vicino alla Parafrasi di Sem, trattato
facente parte della Biblioteca di testi gnostici in copto sco-
perta nel 1946 a Nag Hammadi, presso Luxor nell'Alto
Egitto.
Nella visione cosmologica triadica di Sethiani e Ofiti,

54 LXX: <1>6~0~ Sè xat Tixw vux't'e:pw'ÌJ, ÉmTilTI't'WV <!>6~oc; ÉTI' &.v0pw-


Tiouc;, <!>plx'l] SÉ µo~ O'UVTJV't' lJO'EV xat 't'p6µoc; xat µe:yci'ì,wc; µou 't'à ocr't'éi
cruvÉlmcre:v, xat Tive:uµa ÉTit 7tp6crwTI6v µou ém)Me:v, ~<l>p~!;av SÉ µou
't'plxe:c;. &.vÉcr't''lJV, xat oux ÉTIÉyvwv· e:tSov, xat oux i'jv µop<!>iJ TIPÒ 6<!>0a1.µWv
µou, rJ.1.1.' t1 a\lpav xat <!>wvi}v i)xouov = In borrare visionis nocturnae
quando solet sapor occupare homines, pavor tenuit me et tremar et
omnia ossa mea perterrita sunt, et cum spiritus me praesente transiret
inhorruerunt pili carnis meae, stetit quidam cuius non agnoscebam
vultum, imago coram oculis meis et vocem quasi aurae lenis audivi
'nei fantasmi, tra visioni notturne, quando grava sugli uomini il
sonno, terrore mi prese e spavento e tutte le ossa mi fece tremare;
un vento mi passò sulla faccia, e il pelo si drizzò sulla mia carne ...
Stava là ritto uno, di cui non riconobbi l'aspetto, un fantasma stava
davanti ai miei occhi... Un sussurro ... , e una voce mi si fece sentire'
(Trad. CEI).
Cap. VII

lo Spirito (IlvEuµa.) è collocato in poslZlone intermedia tra


Ia'Luce (in alto) e la Tenebra (in basso) Da questi tre Prin-
cipi emanano infinite Potenze. Il TivEuµa., precisa la Para-
frasi di Seth, non è però "come soffio di vento o brezza
sottile che si possa percepire" (OÙX fo't't 7tVEUµa. wc; avɵo\J
pmi) iì À.E7t't'TJ 't'tc; a.upa. ), ha dunque una natura più materiale,
è come un vento percepibile e malefico 55 Ne è una con-
ferma l'identificazione di Seth che, nella bassa gnosi, era
il dio supremo della magia nera, l'avversario di Osiride 56 ,
con il greco Tuc!>ciwv o Tuc!>wEuc; 'Tifone/Tifeo', considerato
padre dei venti funesti 57 • Seth/Tifone ipostatizza tutte le
patblogie dell'anima e del corpo 58
Dunque, anche nella tradizione cosmologica greca pre-
cristiana, sono venti malefici le potenze che colpiscono uomini
e cose. Il racconto esiodeo (Theog. 869-880) non lascia adito
a dubbi:

'Ex OÈ Tuc!>wfoc; ~1n' &vɵwv µÉvoc; uypòv ('1.EV't'WV,


v6crc!>t N6't'ou BopÉw 't'E xa.1. &pyEcr't'Éw ZE<!>upow
oi: YE µÈv Èx 0E6c!>w yEVETJV, 0vT)'t'OLc; µÉy' ovEta.p.

55 Forse questa connotazione gnostica del 'lt\IEuµa in ambienti


grecizzanti dell'Egitto ellenistico giustifica il valore negativo assunto
dal termine copto pneuma 'spirito cattivo' nel lessico della chiesa copta
ortbdossa.
56 Sulle tavole di maledizione "sethianiche" vedi R. Wiinsch,

Sethianische Verfluchungstafeln aus Rom, Leipzig 1898; A. Audollent,


Defixionum tabellae quotquot innotuerunt tam in Graecis Orientis
quam in totius Occidentis partibus praeter Atticas in corpore inscriptio-
num Atticarum editas, Luteciae Parisiorum 1904.
57 Plut. de Iside et Osiride, 367 D.
58 Plut. de Iside et Osiride, 367 D: Tuc(>wv SÈ. -.i'jc; IJiuxilc; -.ò
1ta0rrt"Lxòv xat "t'L"t'aVLxòv xat lf).,oyov xat fµ'ltÀ.'l')X'tov, -.ou SÈ. 11wµa'tLXou
-.ò É7tlx11pov xat vo11wSEc; xat -.apax-.Lx6v.
'lt\IEVµtx. e a.iJpa. 53

At o' liÀÀa.t µà.ljJ a.ùpa.t Ém1tVELOVG't M)...a.crcra.v·


a.t OTJ 't'OL 1tt1t't'OVG'a.t Éç i)EpOELOÉa. 1t6V't'OV,
1ti)µa. µÉya. 0v1}'t'OLG't, xa.xfi 0vlovcrw aÉÀÀTI"
lJ.)...)...o't'E o' lJ.)...)...a.t li.ELG'L Ota.crxtovéicri'. 't'E vl)a.ç
va.v't'a.ç 't'E <j>0Elpovcrt• xa.xou o' où YLVE't'(l.t aÀx1)
&:vop&.crw, oi: xElvncrt crvv&.v't'WV't'a.t xa.'t'à. 1t6v't'ov
At o' a.ù xa.ì. xa.'t'à. yrii.a.v <Ì:1tELpt'tOV &:v0Eµ6EG'G'(l.V
Epy' Épa.'t'à. <j>0Elpovcrt xa.µa.t YEVÉWV &:v0pc.:mwv'
mµÀEfoa.t x6vt6ç 't'E xa.ì. &:pya.ÀÉov xa.Àocrvp't'ou.

«Da Tifeo ìnvero proviene la possa dei venti (li.vEµot)


dall'umido soffio, fatta eccezione per Noto e Borea e Zefiro
che porta il sereno: questi hanno la loro discendenza dagli
dèi, e sono una grande provvidenza per i mortali. Vi sono
altri venti (a.Ùpa.t), che soffiano inutilmente sul mare; alcuni
poi, piombando sulla distesa dell'Oceano, sciagura grande
per i mortali, infieriscono con funesta procella. Altri sof-
fiano in altri luoghi, e disperdon le navi, fanno perire i na-
viganti: non esiste difesa alcuna dal malanno, per quegli
uomini che .s'imbattono in tali venti sul mare. Altri ancora,
a loro volta, sulla terra infinita ricoperta di fiori distruggono
le .opere degli uomini nati dalla terra, colmandole di polvere
e di orrendo fracasso » 59
Si distinguono due tipi di venti. buoni, nati dagli dèi,
che « sono una grande provvidenza per i mortali », e cattivi,
nati da Tifeo, che soffiano inutilmente sul mare, sciagura
grande per i mortali, o infieriscono sulla terra distruggendo
le opere umane. I secondi, i "venti tifoni" che producono

59 La traduzione è di A. Colonna, Opere di Esiodo, Torino,

UTET, 1977, 111 sg. Anche in Act 27, 13 si fa menzione di up.


iivEµoç 't'ucj>wvtx6ç = ventus typhonicus. ·
54 Cap. VII

pazzia improvvisa 60 , nel passo esiodeo sono chiamati espres-


samente a.upa.t. I caratteri che connotano il malefico Titano,
figlio della Terra e del Tartaro (le cento teste di serpente,
di terribile drago, le lingue nere, gli occhi di fuoco, i versi
del toro, del leone, del cane, ecc.), nel racconto esiodeo e
nella Tifonia che costituisce i primi due canti delle Dioni-
siache di Nonno di Panopoli (V sec. d.C.), ritornano signi-
ficativamente tra gli attributi delle &~pa.t dell'esorcismo. Ad
esempio, l'èi~pa. o<j>Ewi; e l'èi~pa. àcmlooi; richiamano con evi-
denza - oltre che il culto del serpente che caratterizzava la
setta gnostica degli Ofiti o Naaseni - anche l'iconografia di
Tifeo, al quale alcune tradizioni mitologiche attribuiscono sem-
bianze di serpente; inoltre, la "chabrach formula" (XABPAX),
studiata da Banner 1950, 141-2, frequente negli amuleti
greco-egizi, ricorre nei papiri di contenuto magico in evidente
connessione con Seth-Typhon (PGM III, 151) Si noti poi
che un amuleto greco-egizio con nomi magici, fra cui abra,
reca inciso anche il serpente (A. Delatte Ph. Derchain, Les
intailles magiques gréco-égyptiennes, Paris, Bibliothèque Na-
tionale, 1964, 69) La cosmogonia sincretistica basilidiana
recepisce dunque una tradizione mitica greca antica, e il rac-
conto esiodeo dimostra che la denominazione di a.upm. per i
venti maligni non è una creazione gnostica.
L'a.upa., da vento benigno e salutare (cf. ancora Plat.
Rep. 401 d. a.upa. <j>Époucra. uytELtx.V), può degenerare e tra-
sformarsi in soffio malefico: tale ambivalenza appare ipo-
statizzata, nella Teogonia esiodea (v 353), nelle due ninfe
oceanine nate da Teti e Oceano· ra.À.a.~a.upn 'brezza dal sof-
fio soave come il latte' e IlÀ.n~a.upn 'vento dal soffio violento

60 Cf. Anecdota Graeca, Bekker 308: "t'à "t'ucp6vta. 7tvEuµa."t'a.


µa.vla.v Eµ7toLEt Eµ7tEcr6v"t'a. 'i venti "tifoni" producono pazzia im-
provvisa'
miEvµa e aiipa 55

come la percossa (7tÀ:Y}!;ic;)' 61 In questa luce l'espressione


a~pa xpouC"µa"t'oc; 'abra della percossa', che ricorre due volte
nell'epitesi delle abrai nell'esorcismo di S. Gregorio, può
trovare una motivazione adeguata.
La tradizione mitica raccolta da Nonno, che possiamo
presumere nota agli ambienti gnostici dell'Egitto greco-ro-
mano del V sec., narra di Aura, figlia del Titano Lelanto,
bramata da Dioniso e fatta impazzire da Afrodite, quindi
trasformata in fonte 62 ; il mito nasce evidentemente dall'iden-
tificazione di Aura, ch:).J...67toc; xoup1J 'fanciulla dai piedi veloci
come il turbine' (Dian. 48, 247), con la brezza che spira
dalle acque, già nei tragici. in Eur. Hec. 444 la 7tOV"t'iàc;
al>pa è invocata come vento favorevole ai naviganti; nella
coinè il termine designa perciò prevalentemente il vento
leggero che spira sulle acque 63
Si noti che secondo la cosmogonia "sidonia" esposta
da Eudemo di Rodi nel IV sec. a.C. e riferita nel de Principiis
dal neoplatonico Damascio, che insegnò ad Alessandria (V-VI
sec. d.C.), da 'Ai)p (il livello alto dell'intelligibile: "t'Ò axpa"t'ov

61 Nessun rapporto etimologico sembra invece riconoscibile tra

questi nomi mitici e il termine xihrravpoc;, la cui origine, nonostante


il tenace impegno di molti valenti studiosi, rimane tuttora inesplicata.
Su ciò vedi W Belardi, Consonanze mediterranee e asiatiche con il
nome dei Centauri, « Studi e Materiali di Storia delle Religioni » 62,
n.s. XX, 1/2, 1996, 23-53.
62 Nonn. Dian., 1, 27, 48, 242-947 Figlia del Titano Lelanto e

di Peribea, Aura fu amata nel sonno a sua insaputa da Dioniso e


partori due gemelli; impazzita, ne divorò uno e cercò di gettarsi nel
Sangario, ma Zeus la trasformò in fonte; cf. Nonnos de Panapolis, Lés
Dionysiaques, texte établi et traduit par F Vian, Paris, Belles Lettres,
1976.
63 Cf. F Canciani, Aurai, in Lexicon Iconographicum Mythologiae

Classicae (LIMC), III, 1, Ziirich-Miinchen 1986, 52-54.


56 Cap. VII

't'ov vot}'t'ov) e da Avpa. (il prototipo vitale dell'intelligibile:


't'Ò 't'OV voT)'t'ov sw't'~xòv 'ltPW't'é't'v'ltov) fu generato l'uovo cosmi-
co, origine del mondo 64
Ora, ciascuna delle tre &.pxa.l dei Sethiani emana « infi-
nite potenze » (ovvciµEtc;), le quali sono « dotate di intelletto
e ragione » (cppévtµot xa.t voEpa.l) ognuna secondo la propria
essenza, esse se ne stanno quiete finché restano in se stesse;
se invece vengono a contatto, si scontrano e lo scontro pro-
duce come l'impronta di un sigillo ('t'V'ltoc; a-cppa.y~ooc;), le
immagini di tali sigilli sono « le forme dei diversi esseri vi-
venti» (a.i 't'WV Ota.cpépwv s0wv tOÉa.t) 65
Nella cosmologia dei Sethiani lo Spirito, Principio in-
termedio (come il titano Tifeo del mito classico), emana infi-
nite potenze le quali producono immagini che si imprimono
come icone negli esseri viventi -e ne costituiscono la forma.
Tali potenze non possono avere che la medesima natura del
Pneuma: sono dei "venti", che si imprimono come un si-
gillo negli esseri viventi. Da questo nucleo dottrinale è pos-
sibile. che la cultura popolare abbia derivato la credenza nella
moltitudine di abrai che penetrano in uomini e cose trasfe-
rendovi la propria natura maligna.
Anche il termine 't'vcpoc; ( < Le. *dhua~ 'fumo') desi-
gnava nella letteratura medica una febbre che produce stu"
pidità, e 't'vcpwvtot erano denominati i 'maniaci' (Stobeo 1,
49, 68), per cui non meraviglia l'epiteto 't'vcpwvtxév con
CÙi viene interpellato il cattivo spirito in un altro esorcismo

64 Damasc. CXXV, 4-5; cf. ed. J Combès, Damascius le Diadoque,

Paris, Les Belles Lettres, 1991, p. 166.


65 Hippol. Refut. omn. haeres. V, 19-21; Cf. G. Casadio, Antro-

pologia gnostica e antropologia orfica nella dottrina di Ippolito sui


Sethiani, in Sangue e antropologia nella teologia, a cura di F. Vattioni,
III, Roma 1989, 1295-1350.
7tVEvµa e ai.Jpa 57

attribuito a S. Basilio e contenuto nel Rituale Graecorum


pubblicato da Goar (1647, 732) Inoltre il verbo 't'E.'t'ucj>oµa.t
'sono pazzo, sono demente' (Etym. Magn. 755, 13), riferito
all'estasi prodotta da fitofarmaci allucinogeni, è il pendant
mediterraneo di una antichissima tecnica sciamanistica euro-
asiatica, che ricorreva a interventi (fumigazioni, pozioni, ecc.)
atti a indurre all'estasi, come segnala W Belardi in uno
studio sulla droga sacra nell'Europa preistorica 66 , in cui do-
cumenta l'uso di allucinogeni non solo nell'India e nell'Iran
protostorici, ma anche nell'area uralica e nella Grecia antica,
specialmente in certi ambienti oracolari di mantica estatica.
Si tratta di esperienze diverse e tuttavia connesse dalla me-
desima fenomenologia. il furor maniacale, sia spontaneo sia
prodotto artificialmente mediante fumigazioni e sommini-
strazione di fitofarmaci, è un fenomeno di stretta pertinenza
dell'ambito sacrale e si manifesta come invasamento da parte
di un 'vento' vento o fumo caldo proveniente dalla terra
oppure vento freddo proveniente dall'alto. Del resto anche
nell'India antica il 'pazzo' era detto vayugrasta- 'colpito da
vento (a.i vayu-) maligno'
L'a.upa. è dunque una forza che, penetrando in esseri
animati o inanimati, ha il potere di trasmettervi uno stato
di furor che la cultura ebraico-cristiana ha potuto inter-
pretare come possessione diabolica. La credenza che le nu-
merose potenze demoniache diffuse nell'aria (Sa.lµovE.c; iì 0E.ol
't'tvEc; a.ì.0Éptot) si potessero scacciare o "inca tenare" pronun-
ciando sequenze magiche (µd..wola.t) è attestata, per l'Egitto
greco-romano, nell'opera apologetica di Origene Contra Cel-
sum, VIII, 58-60

66 W Belardi, Droga sacra nell'Europa preistorica, in Alle soglie

della classicità. Il Mediterraneo tra tradizione e innovazione. Studi in


onore di Sabatina Moscati, Roma 1997, 1063-1089.
VIII

LAT AURA 'SPIRITO MALIGNO'


E GLI ESITI ROMANZI DI 1'AURATU- 'SPIRITATO'

Una analoga tendenza di sviluppo semantico presenta


il lat. aura. Penetrato nel latino arcaico come aura 'brezza'
(Enn. ann. I, 18), il termine greco assume nel latino clas-
sico valenza sia positiva che negativa: l'aura può essere amica
(Sii. 17, 20), bona (Mart. 10, 104, 17), dextra (Stat. Ach. 1,
558), facilis (Ovid.' epist. 15, 23), salutaris (Ambr hex. 3, 5,
23), secunda (Catuli. 68, 64), utilis (Ovid. epist. 18, 52),
oppure inimica (Prop. 1, 8, 12), letifera (Lucan. 6, 522),
mortifera (Paulin. carm. 28, 242), pestilens (Tertull. nat. 2,
5), venenosa (Oribas. syn. 1, 24) Nei registri popolari ha
dovuto prevalere però la specializzazione semantica di aura
mala, come attestano il latino medievale e certi esiti romanzi
di aree isolate e/o conservative.
La dottrina demonologica corrente nel mondo latino dei
primi secoli dell'era cristiana, come è esposta nel cap. XXII
dell'Apologeticum di Tertulliano, parla di malefiche essenze
spirituali (spiritales quaedam substantiae) che infliggono ma-
lattie ai corpi e alle menti degli uomini. Tali demoni malefici
si manifestano come un veleno disseminato nell'aria (aurae
latens vitium) che colpisce anche animali, vegetali e cose 61

67 « Operatio eorum est hominis eversio; sic malitia spiritalis a


primordio auspicata est in hominis exitium. ltaque corporibus quidem
60 Cap. VIII

Il termine aura ricorre con valenze fortemente negative an-


che in Paolino da Nola (aura mortifera de labe cadaveris·
carm. 28, 242), in Gerolamo (aura diaboli. in psalm. 1, 7, 27),
nello Pseudo Rufino (aura pestilens· Nat. 2,5, epist. 107, 9,
An. 4, 9) Particolarmente interessante per la nostra tesi l'at-
testazione di aura venenosa in opere mediche, come nella
citata traduzione di Oribasio, medico greco del IV secolo.
Vari testi latini medievali documentano inoltre l'infusione
dell'acqua benedetta contro le pratiche magiche dei tempe-
starii che provocano l'aura levata o levatitia « tempestas exci-
tata in aere vi incantationis », specie per danneggiare le
colture 68
Accanto al significato proprio di 'vento leggero', aura
conserva tuttora in italiano due accezioni specialistiche, una
:medica ('patologia che precede spesso la crisi isterica o epi-
lettica (aura epileptica)' 69 e l'altra del linguaggio òccultistico
('supposta emanazione del corpo umano percepibile dai chia-
roveggenti')
Speciali riflessi di lat. AURA, con una semantica che
sembra nata dalla· .còntaminazione delle suddette accezioni,
si trovano vitali in un ambiente linguistico romanzo come

·et valetudines infligunt et aliquos casus acerbos, animae vero repenti-


nos et extraordinarios per vim excessus. Suppetit illis ad utramque
substa.ntiam hominis adeundam mira subtilitas et tenuitas sua. Multum
spir1tallbus viribus licet, ut invisibiles et insensibles in effectu potius
·quam in actu suo appareant, si poma, si fruges nescio quod aurae
latens vitìum in flore praeeipitat, in germine exanimat, in pubertate
.convulnerat, ac si caeca ratione temptatus aer pestilens .haustus suos
offundit » (Tert. apol. XXII, 1-6).
68 Cf. C. Du Cangè, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, I,

Graz 1954, 484 s.v aura e s.v Tempestarii.


69 Cf. Nuovissimo dizionario medico, SIAE/Larousse, 5a ed.,

Jorino 1978, 103.


Lat. aura 'spirito maligno' ecc. 61

quello sardo, con una cultura agro-pastorale particolarmente


tenace. Il sardo ha il sintagma avra mala, e i derivati avrina,
frina 'spirito maligno; spavento', cf. le forme verbali avri-
nare, leare frina 'essere ossesso, posseduto da qualche spirito
maligno, spaventarsi' [Wagner 1960, I, 155]
Un particolare interesse riveste poi la semantica di al-
cuni esiti di *AURATU 'colpito da una aura maligna, spiri-
tato' nel provenzale aurat e nel catalano orat (f. orada) 'per-
sona que ha perdut l'enteniment, boig', 'tocat o ferit d'aire
malsà 70 , donde sp. e port. orate 'pazzo, stupido' 71 Altri svi-
luppi romanzi sono i sensi. 'lunatico', 'ingovernabile', 'sel-
vaggio' (detto specialmente di pecore o capre) port. ourado
'soggetto a vertigini', ourar, ourejar 'avere capogiri', cf. an-
che bearn. aurat 'lunatico, bizzarro, originale', camp. orau
(f. orada) 'sciocco, mentecatto' [Wagner 1960, 90] Per la
difficoltà di collegare la semantica di tali forme romanze a
lat. AURA, si era pensato dubitativamente a un imprestito
germanico nell'iberoromanzo oppure a uno sviluppo di lat.
0RARE 72

70 L'etimo, suggerito dapprima da L. Spitzer, Etymologisches aus

dem Catalanischen, « Neuphilologische Mitteilungen » 15, 1913, 157-


179 (p. 160), e da T Tallgren, Glanures catalanes et hispano-romanes.
IV, ibid. XVI ,1914, 64-105 (p. 71-3), è ormai generalmente accet-
tato: cf. REW 788; DECLC III, 565-67, s.v orat.
11 Cf. DCELC III, 565-67
72 Cf. J Briich, Der Einfluss der germanischen Sprachen auf das

Vulgarlatein, Heidelberg 1913; « ZRPh » XXXVI, 1912, 578; REW


6081, a tal fine vengono menzionate le espressioni cat. perder l'oremus
'perdere il senno' e port. casa de orate 'manicomio', azoratado 'pazzo'
Tuttavia M. L. Wagner, « Nueva revista de Filologfa Hispanica » V,
1951, 224 sgg., respinge l'etimologia da 6RARE. La suddetta diffi-
coltà avrà provocato la parziale obsolescenza del termine orat in
catalano, se esso va postulato, per esigenze di rima, al posto di boig
nel proverbio infant y boig diuhen la veritat.
IX
IL PROCESSO DI LESSICALIZZAZIONE

Accertata la semantica di &~pa., si pone il problema di


conciliare il significato della locuzione xa."t'à. "t'T\c; li~pa.c; che
figura nel titolo dell'esorcismo, con la formazione di una
sequenza &.~pa.xa.oci~pa.. Per risolvere tale problema si po-
trebbe postulare, a questo punto, la lessicalizzazione di una
sequenza &~pa. xa."t'' &~pa.c; di ambigua morfologia, che di per
sé potrebbe avere tanto valore avversativo (se &~pa.c; è geni-
tivo) quanto distributivo (se &~pa.c; è accusativo plurale)
La stessa storia semantica di abracadabra ci autorizza a
supporre che, prima di divenire lessema autonomo, questa
"parola possente" abbia funzionato con valore di formula
imprecatoria olofrastica, capace di produrre, se pronunziata
o scritta, un effetto terapeutico. La denominazione dell'esor-
cismo di S. Gregorio, data la reggenza genetivale in essa
presente, potrebbe indicare il valore avversativo della pre-
posizione xa."t'a.. Così intendono, infatti, il De Meester (p. 288)
e l'Arnaud (p. 296) che parlano di «esorcismo contro
l'abra » 73 Occorre allora verificare il grado di plausibilità

73 Più debole appare l'ipotesi di un valore attributivo ('esorcismo

dell'abra'), anche se nel greco tardo la preposizione xa't'a + gen. ri-


64 Cap. IX

della costituzione di una sequenza con il significato 'abra


contro abra'
Il valore avversativo della preposizione sembrerebbe
suggerito, oltre che dal titolo dell'esorcismo, anche dalla di-
namica della stessa prassi esoreistica. L'aura mala si combatte
mediante l'evocazione di uno spirito benigno, parte centrale
della pratica esorcistica. Si noti che talvolta aura è anche ap-
pellativo dello spirito divino; ad es. in Ambr hex. 3, 5, 23
sancti spiritus aura salutaris Tale spirito si trasmetteva, anche
nel quadro degli esorcismi battesimali mediante in su f f 1 a-
t i o 74 , provocando cosl l'allontanamento dello spirito mali-
gno (e x s u f f 1 a t i o 75 o xa:tcx.<!>vCTl}µcx. i;oG 'ltOV1JpoG 'lt\IEV-
µcx.i;oç) 76 Poiché l'esorcismo è un duello dello spirito di verità
contro lo spirito di menzogna (il IIcx.paxÀ.1J't'Ot; 'advocatus',
spirito del bene, viene invocato contro il ot&.~oÀ.oç 'accusa-
tore', spirito del male), si potrebbe ipotizzare che la formula
di scongiuro contenesse l'evocazione dello spirito benigno
contro quello maligno, per l'allontanamento di questo in
nome di quello, mediante la ovvcx.µtç contenuta nell'evoca-
zione rituale. L'ipotesi potrebbe trovare appoggio, oltre che

corre frequentemente per rafforzare il genitivo attributivo; tale fun-


zione è anzi definita da Debrunner e Scherer « zu den merkwiirdigsten
Erscheinungen der Koine »: A. Debrunner, A. Scherer, Geschichte
der griechischen S prache, II, Berlin 1969, 111.
74
Cf. August. epist. 194, 16; Isid. etymol. VI, 19, 56, ecc.
75
Sul soffio cf. Cyrill., procatech. 9 (PG 33, 348a-349a); Tertull.
apol. 33, Joh. Chrysost. catech. bapt., II 12: l'exsufflatio è sostituita
dal rito dell'aeratio! Sull'esorcismo mediante insufflatio sul volto cf.
Hippol., trad. apost., 45. Sull'esorcismo e sulle pratiche magiche con-
nesse cf. Iren., adv. haereses II 4. 6; Athan., epist. ad Mare. 33 (PG
37, 44) Justin., Tryph., 85, 3 (PG 6, 676 sg.); Ios. Hebr. de bello
]udaico VII, 6, 3.
76
Cf. Methodius Olympius, Symposium seu convivium virginum,
c. II, in GCS, p. 139, 13.
Il processo di lessicalizzazione 65

nell'uso accertato dei rituali magici "omeopatici" che face-


vano frequentemente ricorso a un corredo formulare e ge-
stuale che Audollent chiamò "similia similibus" TI, anche
nella prassi esorcistica ampiamente attestata nei testi del
Nuovo Testamento 78 , che comportava un alitare del guaritore
sul corpo dell'indemoniato. Si pensi alla vivace requisitoria
anticristiana di Celso contro quegli stregoni (cui egli assi-
mila il Cristo) che, emulando le imprese dei maghi egiziani,
« scacciano i demoni dal corpo degli uomini e con un soffio
ne guariscono le malattie» (Orig. contra Celsum, I, 68)
Si potrebbe pensare, in altri termini, a un esorcismo
OLà 'tOU oµolou, in nome dell'abra: si invocano altri spiriti
cattivi, come nell'analogo esorcismo di Trifone il martire,
in cui gli scongiuri si fanno xa-.à -.ou µeyaÀ.ou 0Eou, xa-.à
ÈXEL\IW\I 'tW\I ouvaµEwv, xa-.à 'tW\I XLÀ.LW\I µuplwv Èwaxocrlwv
ÈwEvr]xov'ta ÈwÉa àylwv àyyÉÀ.wv, xa-.à -.ou òv6µa-.oc; -.ou
È'ltL ypacj>Év-.oc; btL -.i]v 7tÉ'tpav (Dmitrievskij 119-121), dove
il valore della preposizione xa-.a è chiaro, e come dimostrano
peraltro vari esorcismi italogreci medievali attribuiti a santi
basiliani e studiati da Pertusi 1983 L'esorcismo "per il
gran Nome" contenuto nell'Eukhologion Mega, contenente
i sintagmi ÈSopxlì;w vµéiç xa-.à 'tOV 0Eou, xa-.' ÈxElvwv 'tW\I
OuwiµEW\I ÈSOPXLSW vµéiç, potrebbero suggerire questa inter-
pretazione della formula. 'per spiritum' Forse &~pa 'spiri-
tus' è un epiteto di Dio, per evitare di pronunciare il Gran

TICf. Graf 1995, 119 sgg.


78 =
Ad es.: È!;opxl~w O'E xa't'à 't'Ou 0Eoii ~W'll't'oc; adiuro te per
deum vivum 'ti scongiuro per il Dio vivente' (Mt. 26, 63); wµoCTE'\I
xa0' Éau't'ov= iuravit per semetipsum (Hb. 6, 13); xa't'à 't'Ov µEl~ovoc;
bµvvoucrw = per maiorem sui iurant (Hb. 6, 16); xa't'' ȵau't'ov bµvvw
= =
in memet ipso iuravi (Is. 45, 23); wpxLCTE'll aÙ't'Ò'll xa't'à 't'ov 0Eoii
adiuraverat eum per Deum (2 Chron. 36, 13).
66 Cap. IX

Nome? Inoltre, nello stesso esorcismo di Trifone s'incontra


la formula E.çopxlsw uµéiç XCX.'tà 't'OU ov6µcx.'t'o<; 't'OU f.mypcx.<pÉ'V't'O<;
E'TtL 't'i}v 'TtÉ't'pcx.v, che ha tanto affaticato gli esegeti, in quanto
evoca un Nome misterioso « iscritto sulla pietra », il che fa
pensare a un vero e proprio filatterio.
In tale eventualità si dovrebbe riconoscere nel secondo
abra della formula una denominazione dello Spirito benigno.
Ma tale denominazione non risulta altrimenti nell'epitesi
'ufficiale' dello Spirito santo; i rari esempi riscontrabili nel-
la Patristica latina, cui si è accennato sopra, rimandano a
un significato seriore di aura 'brezza soave', mentre in am-
biente ellenistico cx.upcx. è fortemente connotato, come abbia-
mo già notato, quale termine gnostico. Inoltre lo Spirito
santo, invocato nella precatio preliminare nella forma orto-
dossa tradizionale (E.v òv6µcx.'t'L 't'OU 0e:ou ecc.), è sempre Ilve:vµcx.,
come 'Tt'Ve:uµcx.'t'cx. àxci0cx.p't'cx. sono le "daemonum catervae" con-
tro le quali si dirige la pratica esorcistica. quella detta di
S. Basilio Magno contro gli ossessi e ogni infermità (Goar
1647, 729 sgg.) comporta l'elencazione di 62 ocx.LµovLcx.. Inol-
tre Origene, comm. in Mt. 13, 7, dice chiaramente che i cri-
stiani devono invocare contro i demoni solo il nome di Cristo.
Peraltro, le entità benigne invocate contro le abrai, nel nostro
esorcismo, sono espressamente designate ayye:À.oL 'angeli'.
Tale interpretazione di abracadabra incontra anche qual-
che difficoltà formale.
Un sintagma composto da un sostantivo ripetuto con
interposta la preposizione xcx.'t'cx. richiede in greco la· reggenza
accusativale e, eccettu~ti casi non molto frequenti come
àvi}p XCX.'t' avopcx. {Aesch. sept. 505), in cui XCX.'t'CX. vale 'in
faccia a, contro' 79 , il valore della costruzione è distributivo.

79 Cf. E. Schwyzer A. Debrunner, Griechische Grammatik, II,

Miinchen 1950, 477


Il processo di lessicalizzazione 67

Con l'accusativo la preposizione ha di norma valore distri-


butivo tanto al singolare: Xa.'t'' avopa. 'viritim' (Hdt. VI 79),
xa.0' 'Ìjµ{jpa.v 'giorno per giorno', quanto al plurale: xa.0' t'.opa.i:;
'ognuno al suo posto' (Horn. B 99), xa.'t'à xwµa.i:; 'per sin-
goli villaggi' (Hdt. I, 96) 80 •
Ora, data l'equivalenza delle costruzioni &.v'ÌJp xa.'t'' avopa.,
E'\I xa.0' EV, ecc. con le ellittiche xa.'t'' avopa., xa.0' EV, ecc. si
potrebbe supporre una confusione della costruzione xa.'t'a. +
gen. sg. con valore avversativo, attestata nel titolo dell'esor-
cismo che troviamo nei benedizionali bizantini, con la co-
struzione xa.'t'a. + ace. pl. o sg. con valore distributivo e
quindi una trasformazione della sequenza designativa del-
l'esorcismo da &.7topXLO"µÒi:; XQ.'t'·à 't'iji:; aBpa.i:; 'esorcismo contro
l'abra' (con valore avversativo) a &.7topxicrµòi:; xa.'t'à 't'ài:; aBpa.i:;
(con valore distributivo), che giustificherebbe pienamente la
nascita di una sequenza *aBpa. xa.'t'' aBpa.v 'un'abra dopo
l'altra', premessa per la costituzione della forma lessicalizzata
&.Bpa.xa.MBpa..
Il passaggio di xa.'t'' aBpa.i:; a un valore distributivo ben
si accorda con la natura dell'esorcismo praticato negli am-
bienti popolari bizantini. Si tratta di un esorcismo persona-
lizzato, non generico, che richiede l'evocazione dei singoli
spiriti cattivi da scacciare mediante l'invocazione delle mi-
riadi di spiriti benefici della cosmologia gnostica. Del resto
tale schema è consueto anche nella prassi esorcistica orto-
dossa, specialmente a livelli popolari. Giustamente il Goar
osservava a tal proposito: « Superstitionis quondam Graecos
Paulus arguebat, nec iniurie, meticulosi enim sunt plerum-

80 Cf. R. Gii.nther, Die Prlipositionen in den griechischen Dia-

lektinschriften, « Indogermanische Forschungen » 20, 1906-7, 1-163,


spec. 124 sg.; Schwyzer Debrunner, Gr Gr II, 480.
68 Cap. IX

que, et a quocumque omine sinistro, vel fascinationis umbra,


cum maxime vineam plantant, uvas calcant, focum accen-
dunt, etc. sibi cavent. Boni tamen et aequi lege sibi con-
sulere videntur, si foelici (sic) successui in dubiis et pavidis
rebus impetrando, adversus pravorum timorem auspiciorum
Ecclesiae orationes obtendant; hacque de causa Angelorum
opem hic implorant studiosius, et illius Cypriani, qui prius
magicis artibus deditus, memorandum deinde pro Christo
martyrium perpessus est» (Goar 1647, 719)
X

L'OPACIZZAZIONE E LA CRISTALLIZZAZIONE

Dunque la reinterpretazione di xa't' li~pac; 'contro l'abra',


in xa't' li~pa(c;) o xa't' li~pa(v) 'per singole abrai, un'abra
dopo l'altra', può essere stata indotta dalla struttura stessa
del rito esorcistico, che richiedeva l'enumerazione scrupolosa
degli (e delle) éi~pat. Ora, se si considera la grande diffu-
sione dell'impiego della particella xa'ta in sintagmi come
gr E'V xa9' E'V 'uno dopo l'altro', sintagmi ampiamente atte-
stati, con valore generalmente distributivo, iterativo o in-
tensivo, anche in parlate italoromanze: cal. e sic. unu cata
unu 'uno sull'altro, uno dopo l'altro' 81 , luc., irp., abr pede
cada pede, Ieee. pete cata pete 'piede per piede', 'lemme
lemme', abr volta cata volta 'volta per volta', camp. mano
cata mano 'piano piano, a mano a mano', anche cori la den-
tale sonorizzata (sardo male cada male 'male su male, malis-
simo' Wagner, DES 256), anche nella forma semplificata
mediante l'ellissi del primo elemento lessicale 82 , appare chia·

81 G. Rohlfs, Lexicon Graecanicum Italiae Inferioris, Tiibingen

19642 , 221 sgg.; G. Piccitto, Vocabolario siciliano, I, Catania-Palermo


1977, 623.
82 It. cadauno, prov cadaun, sp. cada hombre ecc. (REW l 755)
70 Cap. X

ro il processo che la formula abracadabra può aver subito,


soprattutto dopo il suo passaggio nel latino volgare e quindi
nelle lingue romanze. Le attestazioni romanze (it., sp. cadauno
ecc.) confermano l'avvenuta sonorizzazione della dentale, che
fu certo agevolata dalla prevalente sonorità dell'intera se-
quenza e probabilmente anche dall'efficacia ideofonica della
sequenza sonora nella compitazione rituale della formula.
L'iniziale valore avversativo di una locuzione come
Èçop:x:Lcrµòç xa.'t'à 't'fjç lf~pa.ç "esorcismo contro l'&~pa.'', con
una costruzione che ricorre spesso in altre denominazioni di
esorcismi bizantini e che ben si addice alla designazione di
una formula imprecatoria, è andato dunque perduto in fa-
vore della funzione distributiva (ÈçopxLcrµòç :x:a.'t'à 't'àç lf~pa.ç
ovvero Èçop:x:Lcrµòç &~pa. :x:a.'t'' &~pa.v, esorcismo non collettivo
ma per singole li~pa.L, tuttavia recitato serialmente), e que-
st'ultima funzione è stata a sua volta obliterata - soprat-
tutto dopo la sua penetrazione in ambiente latino che non
conosceva la tecnica rituale greco-bizantina - con l'opaciz-
zazione e la concomitante lessicalizzazione della sequenza.
Questa con il tempo acquisl essa stessa valore di scongiuro
e poi, una volta diffusa la prassi della sua iscrizione su og-

presuppongono forme precedenti *uno cadauno, *hombre cada hom,bre,


ecc. Anche il sintagma dialettale çal. e sic. orfani e catòrfani 'orfani e
orfanelli' (G Rohlfs, Nuovo dizionario dialettale della Calabria, Ra-
venna, 1977, 148) potrebbe riposare su un precedente *orfanu cator-
fanu. Ma va segnalata la presenza, nei dialetti italiani meridionali, di
composti con cata- in cui la preposizione marca una nozione affine
(sic., cal. catanannu 'bisnonno', cal., sai. catarkju 'stravecchio', sìc.
cdtòrfanu 'tanghero' (Piccitto), ecc., oppure un rafforzamento (cal.
catafòrkja 'buca profonda', sic., cal. catapezzu 'uomo sciocco', ecc.
(G. Rohlfs, Lexicon Graecanicum Italiae Inferioris, Ti.ibingen, Nie-
meyer 1964, 221).
L'opacizzazione e la cristallizzazione 71

getti mag1c1, finl con il designare lo stesso talismano ado-


perato contro la febbre, e infine un gioco di parole incom-
prensibili, ancorché denso di suggestione magica. In seman-
tica storica è ben noto il processo di obliterazione del va-
lore "descrittivo" delle parole in favore di un valore me-
ramente "designativo ", una volta appannata la trasparenza
etimologica nella coscienza dei parlanti.
Il monaco che nel XII secolo ha corredato l'esorcismo
di S. Gregorio con il titolo xr.t"t'~ "t'f\<; &~pr.t<;, seppure ha avu-
to contezza del sintagma originario, qui ipotizzato con
*li~pr.t Xr.t"t'' &~pr.t<;, che nella sua fase genetica poteva avere
valore avversativo (oltre che distributivo, se con l'accusa-
tivo), avrà riplasmato il costrutto sul modello di formule
del tipo Xr.t"t'~ "t'Ou 9Eou 'in nome di Dio', ecc., anch'esse
parte integrante del corredo formulare dell'esorcista esibito
dai Benedizionali bizantini, perché altrimenti non ci spieghe-
remmo l'articolo. Ma nel nostro caso questo metaplasmo è
inaccettabile. Si tratterebbe, in definitiva, di un caso di ba-
nalizzazione.
La reinterpretazione di un sintagma che designava un
tipo di rituale "esorcistico" come formula ingiuntiva "com-
pendiaria" dotata essa stessa di potere magico è dovuta avve-
nire in seguito all'uso di iscrivere lo scongiuro in talismani.
L'impossibilità di registrare sul talismano l'intero testo ha
consigliato il ricorso alla formula abbreviata, ormai opaca
etimologicamente eppure carica di efficacia pragmatica. Un
fenomeno analogo è stato segnalato da G.R. Cardona a pro-
posito di formule non dirette (ad esempio citazioni della
sacra Scrittura) che di per sé non rivestono forma ingiuntiva.
« Ebbene - ·precisa il Cardona - una spiegazione può es-
sere questa. proprio nel suo essere citazione sta la sua
forza. la citazione dimostra infatti conoscenza, e in maniera
compendiaria la citazione di punti chiave della scrittura è
72 Cap. X

una forma abbreviata per dire: "io x, che conosco queste


formule e il loro valore e dunque so come mettermi in
contatto con la divinità che le ha rivelate, ti ordino ecc.",
essa è dunque autopropositiva » 83 Nel nostro caso, per
giunta, la suggestione ideofonica della sequenza e quella
grafica della figura triangolare inscritta hanno certo favo-
rito la reinterpretazione del nome arcano di uno scongiuro
come sequenza efficace. La trasformazione va inquadrata in
chiave pragmalinguistica, nella sua dimensione più propria,
culturale oltre che strettamente lessicale, come osserva pure
il Cardona: «Ancora una volta vediamo come l'operazione
linguistica esplicita, sia essa verbale o come in questo caso
grafica, abbia senso solo entro un circuito culturale in cui
tutti gli elementi sono presupposti e funzionanti ... il quadro
dei collegamenti, delle potenzialità, dei ruoli ecc. è spesso,
se non già dato, talmente ben definito che può bastare una
sola parola (sed tantum dic verbo et sanabitur anima mea)
perché tutto agisca. può bastare premere un pulsante perché
esploda la bomba ... » 84

83 G. R. Cardona, Gli amuleti scritti: un excursus comparativo,


in I linguaggi del sapere, Laterza, Roma-Bari, 1990, 177.
84 G. R. Cardona, cit. alla nota precedente, con un utile rimando

a R. M. Keesing, Linguistic knowledge and cultura! knowledge; some


doubts and speculations, « American Anthropologist », LXXXI, 1979,
14-36. Si notino marcare per bastare e verbum per verbo, evidenti
refusi tipografici.
XI
ORIGINE PRECRISTIANA DELLA FORMULA
GLI 'Ecpfo~a ypriµµa"t'a

Ma è possibile delineare anche una preistoria pagana


del sintagma, che si riallaccia a formule magiche allitteranti
costituite da una coppia di termini contrapposti (bene-male,
luce-tenebre, ecc.) Lo stesso Arnaud ritiene che formule
pagane di varia origine siano state messe insieme e collegate
con invocazioni rituali ortodosse. Anche la cauda del nostro
esorcismo, con la dossologia conclusiva, sarebbe un'aggiunta
del monaco che ha rabberciato il testo inserendolo nell'Eukho-
logion del Monte Sinai. Gli Eucologi bizantini che conten-
gono l'esorcismo xa"t'à. "t'ijc; li~pac;, attribuito a torto a S.
Gregorio, sono dei secc. XII-XV Ma questo conterrebbe,
come hanno indicato, tra gli altri, il De Meester e l'Arnaud,
formule gnostiche e cabalistiche in « parti antichissime, gno-
stiche o pagane ».
Qualunque sia stata la sua vicenda costitutiva, la nostra
formula esorcistica, per coagularsi e stabilizzarsi nella forma
vulgata, ha potuto subire l'influsso analogico di formule
magiche pagane di struttura formale simile, come quelle
contenute negli 'Ecf>fo~a ypriµµa"t'a 85 , formule consistenti in

85Cf. Androcide pitagorico in Clem. Alex. Strom. 5. 8. 45;


Hesych. s.v É<j>Écna. ypciµµa.'t'a.; Kuhnert 1905, s.v.
74 Cap. XI

coppie lessicali oppositive come &crxt xa'tacrxt, che, a parere


di G Calogero 86 , avrebbero esercitato il loro fascino arcano
anche su Eraclito. Le formule efesie, cosl dette perché le più
note figuravano iscritte sul piedistallo della statua di Arte-
mide a Efeso (Eustath., Odyss XIX 247), erano adoperate
anche come antidoti contro gli spiriti malefici (Plut. Symp.
VII 5, 4), contravveleni. 'E<j>Écrta à.ÀEçt<j>apµaxa (Menandri
fr 3 71 K), iscritti su oggetti come talismani (Plat. Pol. 279,
Hesych. s.v.)
La creazione della voce abracadabra, come concrezione
della formula riassuntiva del sintagma completo che designava
il lungo esorcismo, può essere stata agevolata pertanto anche
dall'assimilazione, avvenuta negli ambienti esoterici greco-
ellenistici, della nostra sequenza alla struttura formale delle
"lettere efesie" . Inoltre, la diffusione degli " abracadabra "
nelle culture del vicino Oriente, e particolarmente nella ca-
bala, rimanda agli antichissimi scongiuri sumerici e paleo-
babilonesi, anch'essi sequenze ormai "senza senso", redatte
spesso in altre lingue (elamico) e iscritti su tavolette 87
La sequenza, per la sua forte suggestione ideofonica,
ha potuto acquisire - ripetiamo - essa stessa valore ma-
gico, e perciò essere inscritta nei talismani come riassunto
del lungo esorcismo. Il sintagma formulare, una volta dive-
nuto struttura olofrastica autonoma, ha perso l'originario
valore predicativo in favore di quello designativo ('scon·
giuro' > 'talismano'). Un processo analogo è frequente per

86 G. Calogero, Storia della logica antica, Bari, Laterza, 1967, 106.


87 Sugli « Abrakadabra-Texten » sumerici e babilonesi v J van
Dijk, Fremdsprachliche Beschworungen in den sudmesopotamischen
literarischen Vberlieferungen, « Berliner Beitrage zum Vorderen
Orient » I, 1982, 97 sgg.
Origine precristiana della formula. Gli 'E<!>Écna: ypaµµa:"ta: 75

la designazione di azioni liturgiche con le parole che più le


caratterizzano (in genere l'incipit): il Veni Creator,lo Stabat
Mater, ecc. La lessicalizzazione, dovuta all'obliterazione del
senso originario della sequenza greca in ambiente latino, ha
propiziato successivamente lo sviluppo semantico da 'scon-
giuro' a 'formula incomprensibile' 88
Che la lessicalizzazione sia avvenuta in ambiti popolari
influenzati dalle credenze gnostiche è confermato dalla ben
nota tendenza delle varie sette gnostiche ad arricchire il pro-
prio corredo formulare mediante creazioni lessicali prodotte
con concrezioni di sintagmi. Reduplicazioni con una strut-
tura simile a quella di abracadabra, in cui si ammette la
medesima influenza delle coppie oppositive efesie, sono altri
'nomi grandissimi' (u'ltÉpoyxot Àéyot) del sistema gnostico:
Kaulakau, l'uomo superiore, e Saulasau, l'uomo mortale, in-
vocati da Ofiti e Sethiani. Non a caso costoro sono stigma-
tizzati da Ippolito come « inventori di una nuova filologia »
(Ècj>eupE."t'c.d xc.uvi)ç "t'É:x;v11ç yp(.(µµc.t"t'txijç. Hippol. refut. omn.
haeres V, 8, 1) Si tratta in questo caso di personalizzazioni
di sintagmi allitteranti dotati di forte suggestione ideofonica 59
tratti da un versetto del profeta Isaia (28, 10) ~av la-~(iv,

88 Siffatti processi, da studiare in termini di "linguistica popolare"

si possono constatare frequentemente nelle culture popolari romanze.


Ad es., nei dialetti italoromanzi meridionali diasilla che in Campania
e Abruzzo vale 'discorso lungo e noioso', in Calabria 'rimprovero aspro
e insistente', è la lessicalizzazione della sequenza latina dies illa con-
tenuta nell'incipit del noto inno liturgico cristiano Dies irae dies illa
(R. Andreoli, Vocabolario napoletano-italiano, Napoli 1887, rist. 1966,
142).
89 « Nomi barbarici - avverte Eusebio nella sua Storia ecclesia-
stica (IV, 7) a proposito dei Basilidiani - inventati per far colpo su
quanti ammirano tal modo di farè -».
76 Cap. XI

qav la-qav 'precetto su precetto', 'norma su norma' 90 Epi-


fanio, Panarion 25, 4 intende 'speranza su speranza', 'tribo-
lazione su tribolazione' 91
Lo stesso modello presentano altre sequenze magiche
come a~À.ava't'avaÀ.~a, apapaxapapa (PGM II, 1931, 33),
che però sono perfetti palindromi, e quindi è più facile
pensare ad una pura invenzione lessicale, mentre un analogo
trattamento per a~paxaoa~pa è immaginabile dopo lo smar-
rimento della coscienza della sua genesi etimologica. Forme
anagrammate di a~pa ricorrono, ad esempio, nelle sequenze
a~ap~apapa (PGM II, 1931, 33) e axpaxavap~a (PGM I,
1931, 20, 24, 198), a~pa-~a-ap~a (K. Preisenzanz, PWRE,
s. v Palidrom, 136), altre variazioni in Deonna 1944, 124-5

90 LXX 0).~ljJw l7tL 0).~ljJw 7tpocroÉxov, l).7tllict l7t' l).7tllit.; Vulgata:


manda remanda manda remanda expecta reexpecta expecta reexpecta;
CEI: precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, nor-
ma su norma.
91 Hippol., Refut. omn. haeres. V, 7-9.
XII

LA FORMULA TRIANGOLARE

Una volta assunto il valore di sequenza magica esorci-


stica e perduta cosl la trasparenza semantica, la sequenza
abracadabra, fu variamente manipolata e sottoposta alla prassi
della confezione di amuleti 92 secondo una moda che predi-
ligeva configurazioni geometriche delle formule inscritte; nella
fattispecie si preferl la forma triangolare (xÀ.lµa) poiché in
tali schemi la formula veniva disposta 7t"t'EpuyoEtOwç 'in for-
ma di ala', ('fliigelformig'), ovvero, come nel nostro caso,
~o"t'puoo'\I 'in forma di grappolo' (triangolo isoscele con il
vertice in basso), con progressivo decremento di una lettera,
3
a cominciare dalla sinistra, oppure da entrambi gli estremi ~ :

ABRACADABRA
BRACADABR
RACADAB
A CADA
CAD
A

92 Il Pap. Inv n. 23 della Cattolica di Milano (IV /V sec.), stu··


diato da A. Traversa, in « Aegyptus » 33, 1953, 57 sgg., parla di un
amuleto contro la febbre!
93 Cosl il Grotefend in J S. Ersch J G. Gruber, Allgemeine
Enzyklopadie der Wissenschaften und Kunste, I, Graz 1969, 153-154.
78 Cap. XII

a significare la progressiva riduzione e scomparsa del male


(in questo esempio la sequenza si legge, oltre che nel primo
rigo, anche lungo i lati obliqui del triangolo)
Le formule magiche greche su papiri, raccolte e studiate
da K. Preisendanz 94 , offrono diversi esempi di 'parole pos-
senti' adoperate per questa pratica. Ad es., un papiro del
IV sec. 95 riporta una sequenza simile:

a.xpa.xa.va.p~a.
xa.va.p~a.
a.va.p~a.
va.p~a.
a.p~a.
p~a.
~a.
a.

con la prescrizione di pronunciare 'lt"t"EpuyoELOwc; tutta la se-


quenza così disposta, con una riduzione crescente a partire
da sinistra.
La confezione dell'amuleto segna una trasformazione
radicale della formula magica riguardo alla sua motivazione
semantica. Già nella liturgia orale dell'esorcismo tale moti-
vazione poteva appannarsi, nella coscienza degli attori del
rito, a favore della potenza evocativa attribuita alla litania
arcana dello scongiuro. Nella sua forma scritta sul talismano,
l'efficacia della formula non è più affidata alla forza delle
parole pronunciate ma alla loro forma. abbiamo così «il testo

94 Preisendanz, PGM, I-III; a pag. 24, la prescrizione ritorna con

maggiori dettagli.
95
Berlin: P 5026, in PGM I, 1973, 20.
La formula triangolare 79

come immagine della vittima» (Graf 1995, 128) Come il


lungo esorcismo di S. Gregorio è una ota~oÀ.1] (ingiuria ri-
tuale), una litania " simpatic a", cosl lo schema triangolare con
progressiva riduzione delle lettere intende provocare per sim-
patia la progressiva scomparsa dello spirito maligno 96

96 Sulla cruµmi0E~ct vedi anche S. J Tambiah, The Magica! Power


of Words, «Man» 3, 1968, 175-208; Chr. A. Faraone, Molten Wax,
Spilt Wine and Mutilated Animals, Sympathetic Magie in Near Eastern
and Early Greek Oath Ceremonies, « Journal of Hellenic Studies »
113, 1993, 60-80.
XIII

UN ABRACADABRA IN PLINIO

Vari elementi fortemente indiziari concorrono all'indivi-


duazione di un "abracadabra" nella Naturalis historia plinia-
na 97 che, com'è noto, costituisce la fonte principale dell'opera
di Sammonico 98 Nei libri XXVIII e sgg., volgarizzati poi nella
tarda latinità ("Medicina Plinii"), Plinio il Vecchio descrive
l'efficacia dei verba depulsoria e degli incantamenta carminum
(XXVIII, 3, 10) e si chiede se siano più efficaci le for-
mule in lingua straniera (externa verba atque ineffabilia)
oppure formule latine inaspettate (Latina inopinata) (XVIII,
4, 19). Plinio, malgrado la dichiarata verecundia, dimostra
di credere nella potenza curativa non solo dei medicamenta,
ma anche degli amuleti profilattici e degli incantamenta,
come il rituale magico cui era solito ricorrere Marco Servilio
Noniano, console nel 35 d.C., affetto da oftalmia. Prima di

97 Sulle fonti greco-orientali di Plinio vedi J Bidez e Franz Cu-

mont, Les mages hellénisés, vol. I, Paris Les Belles Lettres, 1938,
1 sgg.; cf. A. Ernout, La magie chez Pline l'Ancien, in Hommages à
]ean Bayet, Paris 1964, 190 sgg.
98 Cf. J. Keese, Quomodo Serenus Sammonicus a medicina pli-

niana ipsoque Plinio pendeat, Dissert. inaug., Rostochii, 1896; J


Schmidt, Zu Q. Serenus Sammonicus, « Hermes » 17, 1882, 239-250.
82 Cap. XIII

nominare la sua malattia o che altri la nominasse in sua


presenza, il console si appendeva al collo una charta inscripta
con le lettere greche PA, avvolta in un panno di lino:
duabus litteris Graecis PA chartam inscriptam circumligatam
lino subnectebat collo 99 Non può sfuggire la puntuale cor-
rispondenza con il rituale descritto da Sammonico, che rie-
cheggia chiaramente il luogo pliniano:
Inscribes chartae quod dicitur abracadabra
saepius et supter repetes, sed detrahe summam
et magis atque magis desint elementa figuris
singula, quae semper rapies, et cetera fige,s,
donec in angustum redigatur littera conum.
His lino nexis collum · redimire memento.

Già nel 1723 J. Hardouin nella sua edizione della N a-


turalis historia 100 , ipotizzava che la charta inscripta menzio-
nata da Plinio fosse un "abracadabra'', e l'ipotesi è condivisa
da W. H. S. Jones nel suo saggio sulla medicina popolare

99 Plin. nat. hist. XXVIII, 29: « M. Servilius Nonanius, princeps


civitatis non pridem in metu lippitudinis, priusquam ipse eam nomi-
naret aliusve ei praediceret, duabus li tteris Graecis P A chartam
inscriptam circumligatam lino subnectebat collo; Mucianus ter consul
eadem observatione viventem muscam in linteolo albo, bis remediis
carere ipsos lippitudine praedicantes. carmina quidem extant contra
grandines contraque morborum genera contraque arnbusta, quaedam
etiam experta, sed prodendo obstat ingens verecundia in tanta iìrii~
Il1orum varietate; quapropter de bis ut cuique libituìn fuerit opinetur ».
100
Jean Hardouin, Plinius, nat. hist., 2• ed., Tomo II; Paris 1723,
p. 488. Cf. X. F. G; Wolters, Notes on àntique Folklore based on
Pliny's Natural History XXVIII, 22-29, Amsterdam 1935; P. Green,
Prolegomena to the study of Magie and superstition in the Natural
History of Pliny the Elder Cambridge Uhiversity Library, 1952
(doctoral thesis).
Un abracadabra in Plinio 83

nell'Italia antica 101 In tal caso la nascita della nostra formula


andrebbe notevolmente retrodatata. Il fatto che l'amuleto
adoperato da Noniano contenesse solo le due ultime lettere
della formula magica ABPAKAMBPA è in sintonia con lo
"Schwindschema" di cui abbiamo trattato e con la nota teo-
ria pliniana della "simpatia" 102 che ispira le ricette mediche
esposte nella Naturalis historia. In merito alle « duae litterae
Graecae » il Jones commenta. « These letters bave no hidden
meaning: "they probably belong to the abracadabra of
magie" (Wolters) Perhaps they were intended to be the
last two letters of it » (op. cit., p. 22)
La medicina gnostica dell'Egitto greco-romano ha dun-
que incrementato una tendenza tradizionale della medicina
latina, scettica verso le grandi scuole greche ippocratiche e
galeniche e incline alle pratiche magiche popolari, esposte
già da Catone nel de agri cultura.

101
Cf. H. S. Jones, Popular Medicine in ancient Italy, in Pliny,
Natural History, Loeb Oassical Library, voi. VIII, London-Cambridge
1963, 569-75.
102
Sulla simpatia in Plinio cf. Th. Steinwender, Der Heilmagne-
tismus bei Plinius, in « Zeitschrift fiir die Osterreichischen Gymna-
sien », LXIX, 1919-20, 1-20.
XIV
ABRACADABRA E ABRAXAS

È probabile, in conseguenza di quanto detto, che la


voce abracadabra non abbia rapporto diretto con il nome
del dio Abraxas o Abrasax, grande arconte dell'ogdoade gno-
stica, capo dei 365 cieli, un nome di etimo oscuro, comune-
mente interpretato (già da Ireneo) come cronogramma. il
totale dei valori numerici delle sue lettere (a. = 1, ~ = 2,
p = 100, a. = 1, o- = 200, a. = 1, ~ = 60) corrisponde al
numero dei giorni dell'anno.
Siccome, però, nel sistema gnostico Abraxas rappresen-
tava il mondo intermedio, tra il Cielo e la Terra, cioè il
posto che nelle antiche cosmologie spetta ai venti, si pro-
fila piuttosto l'ipotesi di una connessione del teonimo con
la voce a.upa., o meglio con la forma ellenistica &~pa. diffusa
e variamente contaminata in ambienti sincretistici allogreci.
Come si è visto, Aupa. non figura tra le innumerevoli per-
sonificazioni di potenze superiori della cosmologia gnostica,
ma uno dei trenta nomi del Pleroma valentiniano (Epiph.,
panarion 31, 6, 1O) è Aòpa.&v 103 , mentre una delle potenze

103Cf. M. Simonetti (a cura di), Testi gnostici in lingua greca


e latina, Milano 1993, 458: « Si tratta di nomi di origine aramaica,
ma sfigurati in maniera tale che non si può accertare il loro significato».
86 Cap. XIV

invocate in una defixio greca del III-IV sec. affinché "con-


gelino" la mente degli avversari è 'A~p~w[0], che M. Guar-
ducci considera nome ebraico 104 Ed è significativo che
Abrasax fosse invocato contrb la febbre. Cosl in un Papiro
dell'Università di Lund (n. inv 32) pubblicato da E. J
Knudtzon (Preisendanz 1964, 211) Il testo pubblicato in
PGM, VII, 201 sgg. è un vero e proprio talismano contro
la febbre, un "abracadabra" « scrivi su un pezzo di per-
gamena scarlatta ABRASAX (e ciò che desideri) Bagnalo
e mettilo sulla tempia! » Abraxas erano anche designate certe
gemme usate come amuleti contro malattie e cattivi spiriti.
Alcune gemme abraxas riproducenti la figura della divinità
gnostica recano incise, ai due lati, le sequenze ABRA e
XAS 105 ABPABAAIN compare invece su un amuleto greco-
egiziano di pietra contenente altri nomi oscuri (A. Delatte -
Ph. Derchain, Les intailles magiques gréco-égyptiennes, Paris,
Bibliothèque Nationale, 1964, 316)
Certo non si può escludere che in ambienti gnostici,
assai sensibili al fascino evocativo delle parole, sia maturata
almeno una connessione paretimologica tra Abraxas e abra-
cadabra. A una tale connessione hanno pensato i primi stu-
diosi moderni di antiche gemme con simboli gnostici inscritti,
come il Salmasius, lo Scaligero, il Wendelinus, il Kircherus
autore di un De Gnosticis et eorum Magia Amuletaria, e

104 M. Guarducci, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, 254 sg.


105 Cf. A. Bellermann, Ober die Gemmen der Alten mit .dem
Abraxasbilde, Berlin 1817-19; S. Eitrem, Die magischen Gemmen und
ihre Weihe, « Symb. Oslo» 19, 1939, 57-85; A. A. Barb, Abraxas-
Studien, in Hommages à Wlademar Deonna, Bruxelles 1957 (Colleci:ion
Latomus, 28), 67-86; E. Riess, Abraxas, in PWRE, Bd. I, coll. 109
sgg.; Barzilai 1973; M. Le Glay, Abraxas, in LIMC, I, 1, Ziirich und
Miinchen 1981, 2-7,
A.bracadabra e A.braxas 87

Jean Chiflet (detto Janus Macarius o Jean l'Heureux) nel


suo libro Abraxas seu Apistopistus, in cui tale ipotesi è am-
piamente illustrata 106 • « Vix dubito quin Amuletum illud
ad Hemitritaeum sanandum, in quo conscribi debet, ad Ma-
gorum praecepta ABRACADABRA ab ABRAXA primum
fluxerit. Nominis enim vestigia in portento illo vocabulo-
rum satis parent. Et haec me plusquam suadent tot ypriµµcx.'t'cx.
et Gemmae elementis eiusdem inscripta nonnumquam repe-
titis, quorum copiam habes in Gallicis Scaligeri epistolis ad
Varetum » (p. 8) A p. 64 e sg. l'autore istituisce espressa-
mente un collegamento con l'amuleto di Sammonico: « Quod
autem bisce characteribus atque figuris diversimode concin-
natis uti solerent eiusmodi haeretici impostores ad Amuleta
conficienda, habes de his egregium exemplum apud Q Se-
renum Sammonicum, antiquum Medicum, et eiusdem, ut ap-
paret, Basilidis sectatorem, qui praecepta Medica carmine
scripsit heroico, et ad curandum morbum Hemitritaeum, his
characteribus conficiendum curavit amuletum, ad collum
aegrotantis appendendum, continens ABRACA, iunctis aliis
elementis, quidpiam portentosum ipso sonitu reboantibus ».

106 Joannis Macarii canonici A.rtensts A.braxas seu A.pistopistus;


quae est antiquaria de gemmis Basilidianis disquisitio. A.ccedit A.braxas
proteus seu multiformis gemmae Basilidianae portentosa varietas,
Antverpiae, ex officina Plantiniana, 1657
xv
CONCLUSIONI

La voce abracadabra, prima di designare un talismano


con poteri profilattici e terapeutici, era una formula rite-
nuta efficace contro le malattie, specialmente la febbre semi-
terzana.
La formula nasce in ambiente greco ellenistico, spe-
cialmente greco-egiziano; la prima attestazione epigrafica,
su una gemma, è in greco e risale al II secolo d.C.
La prima attestazione letteraria è in Sammonico, medico
latino di ambito gnostico autore di un Liber medicinalis in
cui confluiscono molte pratiche terapeutiche popolari.
Sammonico è palesemente influenzato dalle dottrine
dello gnostico Basilide. La cultura gnostica è fortemente
permeata di tradizioni cabalistiche e fa largo uso di formule
magiche assonanti e di giochi di parole (palindromi, ana-
grammi, ecc~)
Inoltre, la particolare struttura della formula, costituita
da due sequenze quadrilittere omofone intercalate da una
sillaba, avrà indotto una sua assimilazione ad analoghe se-
quenze misteriose ben note alla cultura classica precristiana
greca (È<f>Écna. yp&:µµa.-ra.) e latina (ìncantamenta riferiti nel
De re rustica di Catone e nella Naturalis historia di Plinio).
90 Cap. XV

È evidente che la formula, una volta non più traspa-


rente semanticamente, è stata assimilata impropriamente a
un palindromo.
Essa è stata trattata, al pari di molte altre sequenze
magiche, come filatterio e quindi iscritta su oggetti secondo
lo schema geometrico decrescente, "a grappolo" o "a trian-
golo rovesciato" ("Schwindschema"), per rappresentare lo
scomparire graduale del _male,_ in obbedienza alla credenza
ancestrale dell'influsso simpatetico del nome sulla cosa.
La genesi della formula è chiarita da alcuni esorcismi
popolari, soprattutto dal cosiddetto esorcismo di S. Grego-
rio, inseriti nel Medioevo in benediziondi bizantini. Si tratta
di unà pratica esorcistica contro gli ossessi, che erano rite-
nuti colpiti da una moltitudine di venti maligni (&~pa.t)
Il vento maligno, nel greco antico, bizantino e moderno
è designato con il termine a.tipa., voce tecnica della medi-
cina greca antica per designàre i sintomi che precedono l'epi-
lessia e altri mali oscuri. Il greco a.tipa., scritto ABRA [avrà]
nel greco bizantino, è letto [abra] in ambiente latinofono.
Poiché il rituale prevedeva la menzione puntuale di cia-
scuna &~pa e si· articolava pertanto in una serie di scongiuri
un'&~pa. dopo l'altra (&~pa.i; xà.'t' &[1pa.i;), tale èspres,5ione,
designante la stessa pratica rituale, in forza anche della sua
particolare suggestione ideofonica, firiì.•cori l'acquisire ·essa
stessa valore magico.
Con il . tardo Impero; in ambiente latino, -la formula,
perduta oramai la sua trasparenza etimologica, viene. lessica-
lizzata.· ·
La particolare semantica ~del tèrnrine latino aura e. spè,
ciali esiti romanzi di àura 'vento maligno' e.auratus ·'spiti:-
tatò' confermàno la nostra ipotesi etimologka.
Il termine si ·diffonde capillarmente nelle lingue euro-
pee di eultura dove comincia ad. essere attestata solo in
Conclusioni 91

epoca umanistica, ma occorre ritenere che la sua circolazione


a livello popolare non si sia mai interrotta.
In definitiva, la storia di abracadabra si rivela come
uno spaccato di storia della cultura religiosa popolare del-
l'ambiente mediterraneo antico, profondamente permeato di
suggestioni orientali, soprattutto ebraiche, greco-egiziane, e
pagane, rivissute e valorizzate sincretisticamente dalla cul-
tura popolare cristiana in ambiente ellenistico.
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et ordines divinae Liturgiae, Officiorum, Sacramentorum, Conse-
crationum, Benedictionum, Funerum, Orationum, etc. cuilibet per-
sonae, statui, vel tempori congruos, iuxta usum Orientalis Eccle-
siae ... interpretatione Latina, necnon mixobarbararum vocum
brevi Glossario, aeneis figuris et observationibus ex antiquis PP
et maxime Graecorum Theologorum expositionibus illustratum.
Opera R. P F Goar, Lutetiae Parisiorum MDCXLVII.
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griechischen Apologisten des zweiten ]ahrhunderts nach Christus,
Winterthur 1957
INDICE DEGLI AUTORI

Alessio G.. 20, 94 Cabro! F.: 95


Andreoli R.: 75 Calogero G.: 74
Arnaud L.: 35, 63, 73, 93 Camerarius Ph.. 14
Audollent A.: 52, 65 Canciani F.: 55
Cardona G. R.: 71, 72
Bachthold-Staubli H.: 95 Casadio G.: 56
Balfour T A. G.. 18 Chambers E .. 15, 93
Barb A. A.: 86 Chifler J (J Macarius): 87
Barzilai G.: 86, 93 Clément Ad.: 19
Basnage J.: 13 Colonna A.: 53
Battaglia S.: 14, 20, 93 Combès J.: 56
Battisti C.: 18, 20, 94 Corominas J.: 93
Bayet J.: 67 Coromines J.: 18, 94
Bekker I.: 54 Corsini E.: 33
Belardi W.: 8, 17, 55, 57 Cortelazzo M .. 94
Bellermann A.: 86 Costa E.: 33
Beltramelli A.: 14 Cumont F.: 81
Bidez J.: 81
Biedermann H.: 93 Darmesteter A.: 18
Bischoff E.: 19 20 Debrunner A.: 64, 66, 67
Bloch O.: 18 de Fraine J.. 42
Bolelli T.: 30, 93 Delatte A.: 54, 86
Bonner C.: 24, 25, 27, 54, 93 Delrius M.. 13
Brandenstein W.: 20, 29, 93 De Meester D. Pi.: 37, 63, 73,
Briich J.: 61 94
Bruno G .. 14 Deonna W.: 17, 19, 25, 27, 45,
Biicheler F.: 24, 93 76, 86, 94
Buchholz W.: 29, 30, 93 Derchain Ph.: 54, 86
Budge Sir E. A. Wallis: 22, 25 Detschev D.: 29
98 Indice degli autori

Devoto G.: 24, 94 Ioannou P P.: 95


Dieterich A.: 24, 94
Dijk J. van: 74 Jacoby A.: 20, 95
Dmitrievskij A.: 36, 65 Jones W H. S.: 82, 83
Dornseiff F.: 24, 94
Du Cange C.: 60, 94 Keese J .. 81
Keesing R. M.. 72
Eitrem S.: 86 Keuchen R.: 14, 19
Ernout A.: 94 Kittel G.: 49
Eleftherodakis K.: 48 Kluge Fr.: 30
Ernout A.: 81 Knobloch J.: 95
Ersch J S.. 77 Knudtzon E. J.: 86
Kuhnert F.: 73, 95
Faraone Chr. A.: 79 Landersdorfer S.: 42
Fernel J.: 13 Langton E.: 95
Filoramo G.: 33 Laughton E.: 27
Franz J. G. F.: 18 Leclerq H.: 95
Friedrich G.: 49 Le Glay M .. 86
Levi C.: 14
Gamillscheg E.: 20 Littré E.: 18
Goar F. J.: 35, 40, 41, 57, 66,
67, 68, 94 Mancini M.: 21
Graf F.: 32, 64, 67, 79, 94 Manuzio A.: 15
Green P.: 82 Marquès-Rivière J.: 17, 20, 21,
Grotefend G. Fr.: 77 23, 95
Gruber J G.: 77 Mazzarino A.: 27
Guarducci M.: 17, 86 Meillet A.. 94
Giintert H.: 24, 95 Meyer-Liibke W.: 96
Giinther R.: 67 Monaci Castagno A.: 95
Moscati S.. 57
Hardouin J.: 18, 82 Mouterde P R.: 45, 46, 95
Hatzfeld A.: 18 Murray S. J A. H.: 14
Heim R.: 24
Hellquist E.: 15, 24, 25 Nelson A.: 13, 14, 15, 19, 27,
Hiersche R.: 24, 25 28, 95
Hoffmann-Krayer E.: 95
Hollberg L.: 15 Ohrt F .. 19, 20, 95
Humelberg G.: 19, 24, 28 Otterbein G. H.: 27
Indice degli autori 99

Pagliaro A.: 77 Schwyzer E.: 66, 67


Pallottino M.: 17 Simonetti M.: 85
Panzini A.: 24, 95 Spangenberg C.: 14
Paraskeuopoulos: 35, 95 Spitzer L.: 61
Paré A.: 13, 95 Steinwender Th.. 83
Pascual J A .. 93
Pépin R.. 11, 14, 96 Tallgren T.: 61
Perdrizet P.: 19 Tambiah S. J.: 79
Pertusi A .. 36, 65, 96 Thomas A.: 18
Pfeifer W.: 14, 96 Thurneysser L.: 14
Piccitto G.: 69, 70 Trachtenberg J.: 21, 96
Pieper M .. 96 Traversa A.. 77
Pisani V.: 20
Poche B.: 46 Vattioni F.: 56
Prati A.: 15, 18, 96 Vian F.: 55
Preisendanz K.: 24, 64, 76, 78, Vollmer F.: 11, 12, 28, 96
86, 96
Pricoco S.: 33 Wagner M. L.: 61, 69, 70, 96
Pulgram E.: 75 Wartburg W von: 16, 18, 20
Weise P.: 27
Quispel G.: 96 Wessely C.: 27, 96
Wey H.: 96
Riess E.: 86 Wolters X. F M. G.: 82, 83
Rohlfs G.: 69, 70 Wiinsch R.: 52

Scherer A.: 64 Zolli P.: 94


Schmidt J.: 81
INDICE DEI PASSI CITATI

Agostino (August.) Eschilo (Aesch.)


epist. 194, 16: p. 64 sept. 505 p. 55
Ambrogio (Ambr.) Esichio (Hesych.): p. 73, 74
hex. 3, 5, 23: p. 59, 64 Esiodo (Hesiod.)
Aristofane (Aristoph.) theog. 353: p. 54; 869-880:
Eur 945: p. 47 p. 52
Atanasio (Athan.) Etymologicum Magnum (Etym.
epist ad Mare. 33: p. 64 Magn.)
Basilio (Basil.) 755, 13: p. 57
de Spiritu Sancta, 16: p. 32 Euripide (Eur.)
Catone (Cato) Hec. 444: p. 55
de agr 160: p. 27 Hel. 1148: p. 47
Hipp. 165: p. 47
Catullo (Catuli.)
Eusebio (Euseb.)
carm. 68, 64: p. 59
hist. eccl. IV, 7: p. 75
Cirillo (Cyrill.) Eustazio (Eustath.)
procatech. 9: p. 64 Odyss. XIX 247 p. 74
Clemente Alessandrino (Clem. Galeno (Gal.)
Alex.) anat. admin. VIII, 94: p. 48
strom. 5. 8. 45: p. 73 Gerolamo (Hieron.)
Damascio (Damasc.) in psalm. 1, 7, 27: p. 60
de principiis CXXV, 4-5· p. Epist. 75, 3, 1: p. 33
55, 56 Giamblico (lambl.)
Ennio (Enn.) de myst. VII. p. 31
annales I, 18: p. 59 Giovanni Crisostomo (Joh. Chry-
Epifanio (Epiph.) sost.)
panarion 25, 4: p. 76; 31, 6, catech. bapt., Il, 12: p. 64
10: p. 85 Giuseppe Ebreo (los. Hebr.)
Erodoto (Hdt.) de bello ]udaico VII, 6, 3:
I, 96: p. 67; VI, 79: p. 67 p. 64
Indice dei passi citati 101

Giustino (Justin.) Ovidio (Ovid.)


apol. I, 26: p. 31 epist. 15, 23: p. 59; 18, 52:
Tryph., 85, 3· p. 64 p. 59
Ippocrate (Hippocr.) Paolino di Nola (Paulin.)
epidem. I, 2, 608, 1: p. 11 carm. 28, 242: p. 59, 60
Ippolito (Hippol.) Platone (Plat.)
refutatio omnium haeresium, pol. 279: p. 50, 74
V, 7, 9: p. 76; V, 8, 1: p. rep. 401d. p. 54
75; V, 19-21: p. 51, 56 Plinio (Plin.)
trad. apost., 45: p. 64 nat. hist., XXVII, 131: p. 27;
Ireneo (Iren.) XVIII, 4, 19: p. 81, XXVIII,
adv. haereses II, 4. 6: p. 64 3, 10: p. 81; XXVIII, 29:
Isidoro (Isid.) p. 81, 82
etymol. VI, 19, 56: p. 36, 64 Plotino (Plot.)
Lucano (Lucan.) enn. II, 9 [33] 14, 11-15:
VI, 522: p. 59; 686: p. 32 p. 32
Luciano di Samosata (Lucian.) Plutarco (Plut.)
Philops. 9: p. 31 symp. VII, 5, 4: p. 74
de Iside et Osiride, 367 D:
Marziale (Mart.)
p. 52
10, 104, 17: p. 59
Properzio (Prop.)
Menandro (Men.) 1, 8, 12: p. 59
fr 371 K. p. 74 Psello (Psell.)
Metodio Olimpio (Meth. Olymp.) peri energeias daimonon: p. 37
symposium seu convivium vir- quaenam sunt opiniones Grae-
ginum, c. II: p. 64 corum de daemonibus, 4-5:
Nonno di Panopoli (Nonn.) p. 37
Dian., I, 27: p. 54, 55; Pseudo Rufino (Ps.-Ruph.)
XLVIII, 242-947: p. 55 nat. 2, 5: p. 60; epist. 107,
Omero (Horn.) 9: p. 60; an. 4, 9: p. 60
B 99: p. 67 Sammonico (Sammon.)
E 469: p. 47 lib. medie. 929-931: p. 12;
Inno a Hermes 147: p. 47 935: p. 11
Oribasio (Oribas.) Silio Italico (Sii.)
syn. 1, 24: p. 59, 60 17, 20: p. 59
Origene (Orig.) Stazio (Stat.)
contra Celsum I, 68: p. 65; Ach. 1, 558: p. 59
VIII, 58-60: p. 57 Stobeo (Stob.)
comm. in Mt. 13, 7: p. 66 I, 49, 68: p. 56
102 Indice dei passi citati

Tertulliano (Tertull.) Giobbe (] ob)


nat. II, 5: p. 59 4, 13-16: p. 50
apol. XXII, 1-6: p. 59-60; Salmi (Ps)
XXXIII: p. 64 91 [90], 6: p. 35; 107, 29:
p.42
Isaia (Is)
PASSI BIBLICI 28, 10: p. 75; 45, 23: p. 54
Matteo (Mt)
Genesi (Gen) 10, 1: p. 49; 26, 63: p. 53
1, 2: p. 50 Marco (Mc)
Giudici (]ud) 1, 23: p. 49; 5, 8: p. 49;
9, 23: p. 50 9, 25: p. 49
I libro dei Re (I Reg = I Sam) Luca (Le)
16, 15, 23· p. 50; 19, 12: 6, 18-19: p. 49; 9, 42: p. 49
p. 50 Atti degli apostoli (Act)
Il libro delle Cronache (2 Chron) 19, 13-16: p. 49; 27, 13:
36, 13: p. 54 p. 53; 27, 40: p. 48
Tobia (Tob) Epistola agli Ebrei (Hb)
6, 8: p. 50 6, 13 p. 53; 6, 16: p. 54
INDICE DI NOMI E COSB NOTEVOLI

Aba, n. tracio di ninfa. 29 abracatabra, variante ms.: 24


a~ap~apaca, sequenza anagram- a~pct1J, nome gnostico: 47
matica greca: 76 Abrasax, n. di divinità gnostica:
*'abar-ka(d)-dabar 'egli si assot- 18, 19, 29, 47, 85
tiglia come la parola' (ebr.): Abraxas, n. di divinità gnostica:
19 16, 20, 29, 85
ABCD, sequenza alfabetica: 25 a~paw, nome gnostico (gr.)· 47,
abiccì, sequenza alfabetica lessi- 86
calizzata (it.): 25 *abreq ad habra (ebr.) 'invia il
abbecedario (it.): 25 tuo fulmine fino alla morte':
a~À.a, sequenza tetragrammatica
20
magica: 23 tt~p6-.ovov (gr.), n. di pianta: 29
ablanathanalba, triangolo magico
acrostici: 18
gnostico: 24 liyyEÀ.o~ (gr.) 'angeli': 66
a~À.a0ava~À.a, formula magica in
'A'fip principio gnostico (gr.): 46
papiri: 24, 76 a0Ba ~a00a: 25
abra, sequenza epigrafica: 18,
axpaxavap~a (gr.) sequenza gno-
19, 25, 29, 38, 44, 74
ABPA KA.:iABA 45, 46
stica: 76, 78
axpaxavay~a (gr.) sequenza gno-
lf~pa 'serva' (gr): 28
lf~pa 'spirito maligno' (gr): 37,
stica allitterante: 27
39 sgg., 45 sgg., 65, 90 amuleti: ll, 14, 18, 77
a~pa~À.aw; 86 a'ltopx~c:rµ6ç (gr.) 'scongiuro, esor-
abrac, sequenza epigrafica: 18, cismo': 36, 39, 67
25 apapaxapapa (gr.), palindromo
abraca, sequenza epigrafica: 25, magico: 76
72 Arbathiao, sequenza magica: 19
abraca cabra, 28 lfc:rx~ xa-.cic:rx~ (gr.), lettere efe-
abracadabra, passim sie: 74
104 Indice di nomi e cose notevoli

ft11µcx.'t'cx. xcx.L É1t1*11µcx.'t'cx. (gr.) 'car- "chabrach formula": 54


mina repetita': 37 coppie oppositive efesie: 63
li<j>poç (gr.) < *1!1bhros (i.-e.) cristallizzazione di sintagma: 69
'fumo'· 29 croce-talismano di Losanna 25,
Avpcx. (gr.) madre dell'Uovo co- 47
smico: 40 dabiir (ebr.) 'parola': 20
Avpcx. (gr.) ninfa delle fonti: 55 *dabra (tracio) = 't'É<j>pcx. (gr.),
cx.vpcx. (gr.) 'aura': 47, 49, 51, 53, 'nebbia" 29, 30
54, 90 Ocx.~µ6v~ov (gr.) 'demone': 37, 48,
aura (lat.) 'aura, spirito mali- 66
gno': 38, 39, 42, 59, 66 daries dardaries astataries, se-
aura (lat.), esiti romanzi: 59, 74 quenza magica. 27
Aura, principio gnostico: 42 sgg. demamiih (ebr.) 'aura'· 50, 51
56 *dhegwh-rii- (i.-e.) 'cenere'· 29
Avpcx.civ (gr.), entità gnostica: 70 *dhua- (i.-e.) 'fumo'· 56
aura epileptica, termine medi- s~cx.Po'ì...Ti (gr.) 'ingiuria': 79
co: 47, 60 s~ciPo'ì...oç (gr.) 'diavolo': 64
aura levata, sintagma medievale: editto di Caracalla: 13
60 'E<J>fo~cx. &.'ì...eç~cipµcx.xcx. (gr.) 'an-
aura mala, sintagma latino: 59, tidoti efesii' · 74
64 'E<J>fo~cx. ypciµµcx.'t'cx. (gr.) 'lettere
aurat (bearn.) 'lunatico, bizzar- efesie': 73 sgg., 89
ro, originale': 61 esorcismi: 30 sgg., 64
aurat (prov.) 'pazzo': 61 esorcismo di S. Gregorio: 35
auratus (lat.), esiti romanzi: 59 sgg.
sgg., 90 esorcismo di Trifone il martire:
avra mala (sard.) 'spirito mali- 35
gno': 60 eucologi bizantini: 35, 73
avrina (sard.) 'spavento': 60 exsufflatio (lat.): 64
azoratado (port.) 'pazzo': 51 filatteri. 20, 54, 73
babbling charms (ingl.) 'sequen- frina (sard.) 'spirito maligno':
..ze magiche assonanti" 25, 27 50
Basilidiani, setta gqostica: 32, rcx.'ì...cx.çcx.vp11 (gr.), ninfa oceanina:
33, 45, 75, 73 gnosticismo: 30 sgg.
cabala: 13, 19, 20, 21, 33 *ha-berakiih-daberiih (ebr.) 'pro-
cadauno (it., sp.)· 69, 70 nunciare là benedizione': 20
carmina auxiliaria (lat.): 27, 32, huat haut haut, sequenza magi-
33 ca latina: 27
carmina repetita (lat.): 23, 32 ~P~ cx.P~: 25
Indice di nomi e cose notevoli 105

ideofoni: 63, 74 oure;ar (port.) 'avere capogiri':


instifflatiò (lat.): 64 61
ista pista sista, sequenza magica palindromi. 17, 20, 22, 64, 90
latina: 27 Parafrasi di Sem, testo gnostico
karkinoi, figure alfabetiche in- copto: 51
scritte: 17 Parafrasi di Seth, testo gnostico
:XIX't"IX (gr.) 27, 28, 52, 55, 57, greco-egiziano: 51, 52
63, 66, 67, 69 IIixp&.:xÀ'!]'t"Oç (gr.) epiteto dello
Kaulakau, n. gnostico: 75 Spirito: 64
xÉv't"ixupoç (gr.), 'centauro': 55 IIÀ'l]sixup'l] (gr.), ninfa oceanina:
x'ì..lµix (gr.), figura alfabetica fil. 54
scritta. 17, 77 1tVEuµix (gr.), 'spirito': 37, 48,
:xplxot (gr.), figure alfabetiche in- 50, 52, 66
scritte: 17 qav la-qiiv (ebr.), sequenza ebrai-
lessicalizzazione di sintagmi: 69, ca biblica oscura: 75
75 reseda reseda (lat.), sequenza
magia omeopatica 65 magica: 27
µixcrxEÀÀtµixcrxEÀÀW (gr.), sequen- ruaf.i (ebr.) 'spirito'· 15, 16, 48,
za gnostica: 24 50
*f!1bh-ro-s (i.-e.) 'nuvola': 29 Saulasau, n. gnostico: 75
medicina popolare: 13, 14, 31, ~av lii-fiiV (ebr.), sequenza ebrai-
68, 81 ca biblica oscura: 75
vix~pop:xix:xixp~op~ix (gr.), sequen- Schwindewort: 12, 83, 90
za gnostica. 24 scisne scisne (lat.), sequenza ma-
vix0ixv (gr.), sequenza di lega- gica: 27
mento: 23 scongiuri: 17, 30, 33, 34, 42, 5.3,
Ofiti, setta gnostica: 51, 54, 75, 54, 58, 59, 62, 66, 75
90 CTEÀ't"t ~EÀ't"t; 25
òv6µix't"ix ~ixp~ixptxci: 31 Sethiani, setta gnostica: 42, 51,
opacizzazione: 69, 58 56, 75, 90
orat (f. orada) (cat.), 'folle, col- Shabriri, n. ebraico di demone:
pito da aria malsana': 61 21, 22
orate (sp., port.) 'pazzo, stupi- Simone mago: 31
do': 61 simpatia. 12, 66, 79, 83
orau (f. orada) (camp.) 'mente- spiritus (lat.), 'spirito': 49, 50
catto': 61 talismano: 21, 22, 31, 36, 74
ourado (port.) 'soggetto a verti- 't"ÉÀECTµIX (gr.): 21
gini': 61 tempestarii: 50
ourar (port.) 'avere capogiri': 61 't"Écl>pix (gr.), 'nebbia': 29
106 Indice di nomi e cose notevoli

{ilasm (ar.): 21 't'u<j>Wv~oc; (gr.): 54, 56


triangoli magici: 12, 17, 21, 22, Tii<j>oc; (gr.), 'febbre che produce
27, 77 stupidità': 56
filismiin (ar. pers.): 21 uovo cosmico: 40, 56
filismiit (ar. pers.): 21 vayugrasta- (a.i.): 57
Tu<j>&.wv, Tu<j>wEuc; (gr.), Tifeo: verba depulsoria (lat.): 82
52, 54 versus anacyclici (lat.): 17
't'U<j>wvi.x6v (gr.) : 53 vox inanis magica (lat.): 24
INDICE GENERALE

Presentazione pag. 5
Premessa » 9
I. Fortuna del termine » 11
II. Tentativi etimologici » 17
III. Considerazioni storico-culturali » 31
IV L'esorcismo xrrt'à. TT}ç li~paç attribuito a S. Gregorio » 35
V Struttura dell'esorcismo » 39
VI. li~pa 'spirito maligno' » 45
VII. 'ltvEuµa e aupa » 49
VIII. Lat. aura 'spirito maligno' e gli esiti romanzi di
*AURATU- 'spiritato' » 59
IX. Il processo di lessicalizzazione » 63
X. L'opacizzazione e la cristallizzazione » 69
XI. L'origine precristiana della formula. Gli 'E<j>Écna ypci.µ.
µa~a . » 73
XII. La fQrmula triangolare » 77
XIII. Un abracadabra in Plinio » 81
XIV. Abracadabra e Abraxas » 85
XV. Conclusioni » 89
Bibliografia » 93
Indice degli autori » 97
Indice dei passi citati » 100
Indice di nomi e cose notevoli » 103
Finito di stampare il 25 settembre 1998
dalla Tipografia Don Guanella s.r.l.
Via Bernardino Telesio, 4/b - 00195 Roma

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