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Jung – Storia della pedagogia – Arianna Lamoglie

Carl Gustav Jung


“Siamo troppo preoccupati di educare la personalità dei bambini da aver perso di vista che in
primo luogo è l’educatore (genitore, insegnante,…) a dover educare e curare la propria
personalità per svolgere il proprio ruolo con efficacia e in modo appropriato”
- C. G. Jung
Vita e pensiero
Carl Gustav Jung naque a Kesswl nel 1875, fu uno psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero,
da Paul Achilles Jung, teologo e pastore protestante, e da Emilie Preiswerk.
Jung era un bambino solitario e introverso.
Conosciuto come il fondatore della "psicologia analitica", studiò per laurearsi in Medicina a
Basilea, e nel 1900 entrò a far parte dell’ospedale psichiatrico di Zurigo.
Concordando con le interpretazioni date da Freud nei confronti dei fenomeni psichici, cominciò una
fitta corrispondenza con Freud, che incontrò a Vienna nel 1907. Tra i due si sviluppò una stretta
amicizia e una forte associazione professionale, che lasciò una considerevole corrispondenza, dalla
quale derivarono sei anni di collaborazione nel loro lavoro.
Cominciò a essere chiamato "delfino" della psicoanalisi, possibile successore di Freud alla guida del
movimento psicoanalitico.
Nel 1912, tuttavia, Jung pubblicò La libido:simboli e trasformazioni, che rese manifesta la
divergenza teorica in via di sviluppo tra i due. I disaccordi continuarono nelle conferenze sulla
psicoanalisi tenute da Jung lo stesso anno a New York.
L'aspetto centrale delle differenze teoriche risiedeva in un diverso modo di concepire la libido:
mentre per Freud il "motore primo" dello psichismo risiedeva nella pulsionalità sessuale, Jung
proponeva di riarticolare ed estendere il costrutto teorico di libido, rendendolo così comprensivo
anche di altri aspetti pulsionali costitutivi "dell'energia psichica".
Di conseguenza, il loro rapporto personale e professionale si fratturò. Dopo la rottura culminante
nel 1913, Jung attraversò una difficile e cruciale trasformazione psicologica, aggravata dallo
scoppio della Prima guerra mondiale.
Secondo la sua concezione, la vita dell'individuo è metaforicamente un percorso, chiamato processo
di individuazione, di realizzazione del sé personale a confronto con l'inconscio individuale e
collettivo.
Per Jung il limite della teoria di Freud fu il suo andare in un certo modo in senso unico e soprattutto
il suo aver fondato la scienza psicologica esclusivamente sulla teoria sessuale.
Jung portò avanti una terapia vista come un vero e proprio spazio interattivo, un rapporto in cui il
terapeuta è coinvolto allo stesso modo del paziente.
Inizialmente restò isolato rispetto alla comunità scientifica, proseguendo il suo lavoro in autonomia
e gradualmente pone le basi della sua psicologia analitica. La sua nuova strada si evidenziò già nel
1921 con la pubblicazione dell’opera “Tipi psicologici”, dove affrontò il tema del rapporto tra
conscio e inconscio e propose una suddivisione delle tipologie psichiche. In questo periodo la sua
prospettiva si ampliò fino ad abbracciare anche la mitologia e l'etnologia.
Le sue teorie ottennero un consenso crescente nel panorama culturale tedesco e nel 1930 fu
nominato presidente onorario della Società tedesca di psicoterapia.
Con la salita al potere di Hitler la società fu rifondata secondo i principi del nazionalsocialismo;
Jung, invece di prendere le distanze dal regime, assunse la presidenza della nuova organizzazione.
Dopo la guerra, si ritirò vicino al lago di Zurigo, dove approfondì gli studi sul rapporto tra la
psicologia, l'alchimia e la religione. Nel 1948 fondò a Zurigo il Carl Gustav Jung Institute. Dopo
una breve malattia, morì il 6 giugno 1961.
Il tratto più caratteristico e importante di Jung fu il suo studio dei temi mitologici, letterari e
religiosi di tutti i tempi e di tutti i paesi dato i suoi innumerevoli viaggi. Sarà da qui che lui entrerà
in contatto con numerose popolazioni di cui studia miti, rituali, usi e costumi.
Jung – Storia della pedagogia – Arianna Lamoglie

La psiche infantile: differenze con Freud


Punto chiave che differenzia Freud e Jung fu proprio l’evidenziare come la sessualità non sia un
costrutto unico e centrale della vita psichica, per questo la psicologia analitica di Jung fu vista come
una vera e propria filosofia dell’esistenza.
Differenza fondamentale riguardò inoltre la divisione che viene associata allo sviluppo
psicosessuale del bambino.
In Jung si intravede come prima fase quella pre-sessuale fino ai 5 anni d’età, di conseguenza, non si
evidenzia nessuna sessualità infantile nel bambino, ad esempio nell’atto della suzione lui vede
soltanto delle motivazioni legate alla crescita e alla nutrizione a differenza di Freud che ne
intravedeva vari fini sessuali.
Egli non accettò totalmente la nozione di Complesso di Edipo e pose attenzione all’identificazione
inconscia tra bambino e papà. Per Jung, a differenza di quanto sosteneva Freud, le nevrosi non
derivano dal Complesso di Edipo irrisolto, ma dalla difficoltà del momento presente che riattiva
conflitti che sono legati al passato.
Accade sempre nella vita umana che davanti ad una esperienza traumatica o dinanzi ad una
decisione difficile da prendere noi siamo portati ai nostri rapporti infantili e soprattutto al rapporto
con il padre e la madre.
Jung attribuì valore a entrambi i genitori definendoli «potenze di vita»: il genitore, com’è noto, non
si limita a dar la vita al fanciullo, ma ne condiziona l’educazione e le scelte nel corso di tutta
l’esistenza, in quanto il fanciullo interiorizza gli insegnamenti genitoriali. Per lui i fanciulli
partecipano alla vita genitoriale e, quando nelle famiglie regna un conflitto inespresso, i figli ne
soffrono gravemente fino ad ammalarsi di nevrosi o, persino, di psicosi.

Educazione in Jung
Riprendendo il discorso sulla psiche infantile e sull’importanza del legame familiare, Jung ha dato,
nel corso della sua attività, un grande contributo alla storia dell’educazione riconoscendo nel
dialogo fra genitori e figli il pilastro della scienza pedagogica.
Jung, a differenza di Freud, propose una soluzione all’atteggiamento pulsionale che domina l’essere
umano: tale soluzione è, appunto, il dialogo fra genitori e figli.
Fra i suoi scritti meno noti troviamo Psychologie und Erziehung dove affrontò il tema
dell’educazione dal punto di vista della psicologia del profondo.
Per Jung un buon educatore dovrebbe arricchire la sua conoscenza non solo delle malattie fisiche
del bambino, ma anche dei suoi eventuali disturbi psichici.
Inoltre, egli fu contrario al progetto di separare i fanciulli particolarmente dotati dai compagni, tutto
questo risulterebbe dannoso per lo sviluppo del senso morale del bambino di talento il quale deve
imparare che, nel mondo, esistono non solo persone intelligenti, ma anche individui la cui capacità
di comprendere è minore della propria. Non si deve dunque isolare il fanciullo di talento dai
normodotati, altrimenti questo diventerà una sorta di freddo calcolatore, un mostro al servizio del
proprio esclusivo interesse.
Jung ha superato le categorie psicoanalitiche per addentrarsi nella complessità dell’universo
infantile. Suo obiettivo in Psicologia e educazione è indagare come si possa migliorare l’educazione
delle nuove generazioni che rappresentavano il futuro di un’Europa che si trovava in mezzo alla
guerra.
Il valore del pensiero di Jung sta nell’aver indicato il dialogo come principio di un’educazione
libera, un bagaglio indispensabile per l’uomo di domani che non si lascerà sottomettere così dai
poteri dittatoriali sperando di ritrovare nel despota di turno e nell’apparato burocratico una finzione
dell’atmosfera familiare.
Jung crede in una “democrazia educativa” fondata sul dialogo, Freud ritiene che solo con la
minaccia e l’esercizio della forza una società possa mantenersi in equilibrio.
Il dialogo è stato fin dall'inizio della filosofia uno strumento prezioso della riflessione.
Jung – Storia della pedagogia – Arianna Lamoglie

L’educazione al dialogo coinvolge tutti gli stimoli che ci provengono dal mondo esterno, dalle cure
familiari ai contatti con il mondo della scuola. Le parole sono importanti, quindi vanno usate con
cura e parsimonia.
In conclusione, su Carl Gustav Jung è importante evidenziare come egli abbia dedicato molto della
sua vita ad aiutare i suoi tanti pazienti, facendo emergere così la sua bravura e la sua propensione
per la psicanalisi.
Fondamentale fu per Jung la sua consapevolezza che l’inconscio non fosse fatto soltanto dalle
pulsioni sessuali. Grazie a questo è nota l’importanza del suo metodo interpretativo che non aiuta
soltanto il singolo, ma fornisce un’interpretazione comune dei problemi di tutta la collettività.

Bibliografia e sitografia

- E. Forcignano (2015). “L’educazione in Jung: il dialogo come principio costitutivo della


famiglia”;
- https://biografieonline.it/biografia-carl-gustav-jung;

- Jung C.G. (1947). Psicologia e educazione. Roma: Astrolabio;


- Jung Carl Gustav (1991), Psicologia analitica e educazione, in Opere, vol. 17,  Torino,
Bollati Boringhieri;
- U. Eco and R. Fedriga. “Storia della filosofia. Per le Scuole superiori. Ottocento e
Novecento (Vol. 3) “.  Laterza Edizioni Scolastiche

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