TERZA EDIZIONE
SOFTWARE INCLUSO
CALCOLO DI TETTI PIANI O INCLINATI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
AI SENSI DEL D.M. 17 GENNAIO 2018 (NTC 2018)
E SECONDO LE CLASSI DI RESISTENZA DELLE UNI EN 14080:2013 E UNI EN 338:2016
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Stefano Cascio
SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Ed. III (03-2019)
ISBN 13 978-88-277-0061-7
EAN 9 788827 7 00617
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SOMMARIO
ÌÌINTRODUZIONE.................................................................................................. p. 7
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
6. COSTRUZIONI IN LEGNO................................................................................ ˝ 70
6.1. La valutazione della sicurezza....................................................................... ˝ 70
6.2. Analisi strutturale.......................................................................................... ˝ 70
6.3. Azioni e loro combinazioni........................................................................... ˝ 71
6.4. Classi di durata del carico............................................................................. ˝ 71
6.5. Classi di servizio............................................................................................ ˝ 71
6.6. Resistenza di calcolo..................................................................................... ˝ 72
6.7. Stati limite di esercizio.................................................................................. ˝ 72
6.8. Stati limite ultimi........................................................................................... ˝ 72
6.8.1. Verifiche di resistenza..................................................................... ˝ 72
6.8.2. Verifiche di stabilità........................................................................ ˝ 72
6.9. Collegamenti.................................................................................................. ˝ 73
6.10. Elementi strutturali........................................................................................ ˝ 74
6.11. Sistemi strutturali........................................................................................... ˝ 75
6.12. Robustezza..................................................................................................... ˝ 75
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SOMMARIO
6.13. Durabilità....................................................................................................... p. 76
6.14. Resistenza al fuoco........................................................................................ ˝ 76
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INTRODUZIONE
La pubblicazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, di cui al D.M. 17 gennaio
2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2018, Supplemento Ordinario
n. 8, consolida quanto già normato precedentemente per le costruzioni in legno. Alcuni aspetti
delle nuove NTC 2018 tendono ad avvicinare queste all’Eurocodice 5. I principali punti di riferi-
mento della odierna normativa tecnica, per quanto attiene alle costruzione di legno, sono i capi-
toli 4.4, 7.7 e 11.7.
Al capitolo 4.4 (Costruzioni di legno) si considerano strutture portanti quelle realizzate con
elementi di legno strutturale (legno massiccio, segato, squadrato oppure tondo) o con prodot-
ti strutturali a base di legno (legno lamellare incollato, pannelli a base di legno) assemblati con
adesivi oppure con mezzi di unione meccanici, eccettuate quelle oggetto di una regolamentazio-
ne apposita a carattere particolare. La norma può essere usata anche per le verifiche di strutture
in legno esistenti purché si provveda ad una corretta valutazione delle caratteristiche del legno e,
in particolare, degli eventuali stati di degrado.
Sempre al capitolo 4 sono state modificate le tabelle 4.4.IV e 4.4.V, sia per quanto riguar-
da la indicazione delle norme di prodotto sia per alcuni coefficienti in esse riportate. Si osserva
che tali tabelle sono ora perfettamente aderenti alle analoghe riportate in Eurocodice 5. Riportia-
mo come non sono state introdotte modifiche rilevanti allo schema generale della verifica della
strutture di legno.
Le nuove norme hanno modificato i coefficienti di sicurezza del materiale legno (γm) aggiun-
gendo alla tabella 4.4.III una colonna B con valori del coefficiente molto più prossimi ai valori
proposti in Eurocodice 5; i coefficienti contenuti in tale colonna possono essere utilizzati quan-
do sia possibile dimostrare che gli elementi utilizzati derivano da produzioni soggette a un con-
trollo continuativo, con coefficiente di variazioni contenuti entro il 15%.
Nel capitolo 7.7 sono illustrati i provvedimenti specifici da adottare, in presenza di azioni
sismiche, finalizzandoli alla progettazione e costruzione delle opere nuove. Sono precisati aspetti
riguardanti la progettazione in capacità, distinguendo gli edifici progettati in accordo a un com-
portamento strutturale dissipativo (classe di duttilità «A» o «B») o non dissipativo. È stata intro-
dotta la tipologia costruttiva che utilizza i pannelli di tavole incollate a strati incrociati.
Infine nel capitolo 11.7 si danno istruzioni sulla l’identificazione, qualificazione, e l’accetta-
bilità del prodotto «legno strutturale» e le modalità di assunzione delle resistenze meccaniche.
Tuttavia, alcuni importanti cambiamenti dovevano essere effettuati anche per tenere in conside-
razione le trasformazioni che, dal 2008, sono intervenute a livello Europeo sulla regolamentazio-
ne del materiale legno a uso strutturale. Tra queste, si deve sottolineare la sopravvenuta obbliga-
torietà della certificazione su tutti i prodotti in legno e di quelli ingegnerizzati a uso strutturale.
In generale tutti i materiali ed i prodotti per uso strutturale, utilizzati nelle opere soggette alle
NTC 2018, per uso strutturale devono essere:
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Il Direttore dei Lavori esegue i controlli di accettazione, così come disciplinato di seguito.
Il Direttore dei Lavori potrà far eseguire ulteriori prove di accettazione sul materiale pervenu-
to in cantiere e sui collegamenti, secondo le metodologie di prova indicate nella presente norma.
Per gli elementi di legno massiccio, su ogni fornitura, dovrà essere eseguita obbligatoriamen-
te una classificazione visuale in cantiere su almeno il cinque per cento degli elementi costituenti
il lotto di fornitura, da confrontare con la classificazione effettuata nello stabilimento.
Per gli elementi di legno lamellare dovrà essere acquisita la documentazione relativa alla
classificazione delle tavole e alle prove meccaniche distruttive svolte obbligatoriamente nello
stabilimento di produzione relativamente allo specifico lotto della fornitura in cantiere.
Il Direttore dei Lavori provvederà poi a controllare che le procedure di posa in opera siano
conformi alle specifiche tecniche del produttore (paragrafo 11.7.1 delle NTC 2018).
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INTRODUZIONE
Nel caso di non conformità rispetto a quanto sopra indicato, il Direttore dei Lavori e tenu-
to a rifiutare la fornitura (paragrafo 11.3.1.5 delle NTC 2018). Tale documentazione deve essere
archiviata e tenuta a disposizione da parte dell’utilizzatore finale per almeno 10 anni (paragrafo
11.7.10.1.1 delle NTC 2018).
Alle NTC2018 vanno affiancate le cosiddette «norme di prodotto» che servono a definirne le
proprietà meccaniche. Essenzialmente queste sono:
–– UNI EN 338:2016 (Legno strutturale. Classi di resistenza);
–– UNI EN 14080:2013 (Strutture di legno-legno lamellare incollato e legno massiccio
incollato).
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
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CAPITOLO 1
Il legname squadrato è utilizzato in edilizia per pilastri e travi, formazione di capriate, picco-
la e grossa orditura dei tetti. Le essenze generalmente impiegate sono:
–– Conifere: abete rosso, abete bianco, douglas, larice, pino;
–– Latifoglie: castagno, faggio, noce, pioppo, quercia, rovere.
Altri due importati elementi di legno massiccio sono le cosiddette travi Uso Trieste e Uso
Fiume, entrambi realizzati con l’abete rosso. Sono ottenuti tramite: scortecciatura, squadratura
meccanica, angoli smussati, grezzi o piallati per tutta la lunghezza. Le due tipologie si differen-
ziano per la costanza delle dimensioni trasversali nelle Uso Fiume, mentre in quella Uso Trieste la
trave segue la conicità del tronco da cui è ricavata. In genere quest’ultima si usa nelle carpenterie
mentre la Uso Fiume nella realizzazione di tetti a vista o lavori architettonicamente impegnativi.
Questi elementi strutturali in termini di prestazioni meccaniche differiscono rispetto ai nor-
mali segati da costruzione. Nelle travi Uso Trieste o Uso Fiume si ha un miglioramento delle
caratteristiche meccaniche dovuto alla conservazione delle fibre legnose. Di contro tali travi
sono posti in opera con un elevato tasso di umidità che ne abbassa le prestazioni meccaniche e
incrementa le deformazioni in fase di esercizio.
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Anche per queste travi è obbligatoria la qualificazione della produzione, che ciascun produt-
tore e per ciascun stabilimento deve richiedere al Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Supe-
riore dei Lavori Pubblici. La produzione di elementi strutturali di legno massiccio a sezione ret-
tangolare dovrà risultare conforme alla norma europea armonizzata UNI EN 14008-1, e secondo
quanto specificato al punto A) del § 11.1 delle NTC 2018, recare la Marcatura CE (Conformité
Européenne, ed indicare che il prodotto che lo porta è conforme ai requisiti essenziali previsti da
Direttive in materia di sicurezza, sanità pubblica, tutela del consumatore, ecc.). Qualora non sia
applicabile la marcatura CE, i produttori di elementi di legno massiccio per uso strutturale devo-
no essere qualificati così come specificato al § 11.7.10 delle NTC 2018.
Il legno massiccio per uso strutturale è un prodotto naturale, selezionato e classificato in
dimensioni d’uso secondo la resistenza, elemento per elemento, sulla base delle normative appli-
cabili. I criteri di classificazione garantiscono all’elemento prestazioni meccaniche minime sta-
tisticamente determinate, senza necessità di ulteriori prove sperimentali e verifiche, definendo-
ne il profilo resistente, che raggruppa le proprietà fisico-meccaniche, necessarie per la progetta-
zione strutturale.
La classificazione può avvenire assegnando all’elemento una Categoria, definita in relazione
alla qualità dell’elemento stesso con riferimento alla specie legnosa e alla provenienza geogra-
fica, sulla base di specifiche prescrizioni normative. Al legname appartenente a una determinata
categoria, specie e provenienza, si assegna uno specifico profilo resistente, utilizzando le regole
di classificazione previste base nelle normative applicabili.
La Classe di Resistenza di un elemento è definita mediante uno specifico profilo resisten-
te unificato. Ad ogni tipo di legno può essere assegnata una classe di resistenza se i suoi valo-
ri caratteristici di resistenza, valori di modulo elastico e valore caratteristico di massa volumica,
risultano non inferiori ai valori corrispondenti a quella classe.
In generale è possibile definire il profilo resistente di un elemento strutturale anche sulla base
dei risultati documentati di prove sperimentali, in conformità a quanto disposto nella UNI EN
384:2016. Le prove sperimentali per la determinazione di resistenza a flessione e modulo elasti-
co devono essere eseguite in maniera da produrre gli stessi tipi di effetti delle azioni alle quali il
materiale sarà presumibilmente soggetto nella struttura.
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1. TIPI DI LEGNO E RELATIVE CLASSI DI RESISTENZA
sioni e delle forme del tondame naturale, spingeva i costruttori ad ideare vari sistemi di connes-
sioni tra le tavole. Esempi in questo campo ci vengono da Leonardo, Philibert Delorme, ed altri.
La moderna tecnica d’utilizzo del legno consiste nella divisione del tronco in lamelle di spes-
sore calibrato (generalmente di 33 mm di spessore e in ogni caso non maggiore di 40 mm), dispo-
ste a pacchi e tra loro incollate a formare le travi, elementi strutturali compositi aventi dimen-
sioni, sezione e caratteristiche indipendenti dal tondame di partenza. Tecnicamente si ha legno
lamellare quando si hanno più di due lamelle incollate tra loro con una larghezza di 220 mm.
Potendo scegliere le tavole che andranno a costituire il legno lamellare, ed eliminando da
esse i difetti, le caratteristiche meccaniche di resistenza che si ottengono, grazie anche ai collan-
ti sintetici di elevata resistenza, sono superiori a quelle del legno massiccio.
Da osservare come eventuali limiti alle dimensioni degli elementi strutturali sono dati da pro-
blemi di produzione, trasporto e montaggio.
«elementi strutturali con dimensioni della sezione trasversale non superiore a 280 mm, for-
mati da 2 a 5 lamelle aventi la stessa classe di resistenza, andamento della fibratura essen-
zialmente parallelo e uno spessore delle tavole compreso tra 45 mm e 85 mm, estremi
inclusi».
La UNI EN 14080:2013 esclude dal campo di applicazione lamellare quello realizzato con
legno di latifoglia, come riportato nel punto 1 Scope. L’immissione sul mercato nazionale di
lamellare a fini strutturali realizzato da latifoglia sarà possibile solo attraverso specifiche Valuta-
zioni Tecniche Europee (ETA).
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Il progetto e la verifica di strutture realizzate con legno massiccio, lamellare o con prodot-
ti per uso strutturale derivati dal legno, richiedono la conoscenza dei valori di resistenza, modu-
lo elastico e massa volumica costituenti il profilo resistente, che deve comprendere, adottando le
definizioni riportate nelle norme UNI EN 14080 e 338:
–– Resistenze
–– Resistenza caratteristica a flessione fm,k
–– Resistenza a trazione parallela alla fibratura ft,0,k
–– Resistenza a trazione perpendicolare alla fibratura ft,90,k
–– Resistenza a compressione parallela alla fibratura fc,0,k
–– Resistenza a compressione perpendicolare alla fibratura fc,90,k
–– Resistenza caratteristica a taglio fv,k
–– Resistenza caratteristica a taglio trasversale fr,k
–– Parametri elastici
–– Modulo elastico medio parallelo alle fibre E0,mean
–– Modulo elastico caratteristico E0,05
–– Modulo elastico medio perpendicolare alle fibre E90,mean
–– Modulo elastico caratteristico perpendicolare alle fibre E90,05
–– Modulo di taglio medio Gg,mean
–– Modulo di taglio caratteristico G05
–– Modulo di taglio a trazione medio Gr,mean
–– Modulo di taglio a trazione caratteristico Gr,05
–– Densità
–– Massa volumica caratteristica ρk
–– Massa volumica media ρmean
I valori indicati nei profili resistenti possono essere introdotti nei calcoli come valori massi-
mi per le grandezze cui si riferiscono.
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1. TIPI DI LEGNO E RELATIVE CLASSI DI RESISTENZA
sversale inferiore a 150 mm, i valori caratteristici fm,k e ft,0,k, indicati nei profi li resistenti, possono
essere incrementati tramite il coeffi ciente moltiplicativo kh, così defi nito:
⎡ ⎛ 150 ⎞0,2 ⎤
kh = ⎢ ⎜ ⎟ ; 1,3 ⎥
⎢⎣ ⎝ h ⎠ ⎦⎥
essendo h, in millimetri, l’altezza della sezione trasversale dell’elemento infl esso oppure il lato
maggiore della sezione trasversale dell’elemento sottoposto a trazione.
Riportiamo adesso una tabella dove viene mostrato l’aumento di resistenza al diminuire
dell’altezza o del lato maggiore della sezione trasversale inferiore a 150 mm.
⎡ ⎛ 150 ⎞0,2 ⎤
Lato maggiore kh = ⎢ ⎜ ⎟ ; 1,3 ⎥ Aumento %
o altezza in mm ⎢⎣ ⎝ h ⎠ ⎥⎦
150 1 –
140 1,013894214 1%
130 1,029033661 2,9%
120 1,045639553 4,5%
110 1,063995313 6,4%
100 1,084471771 8,4%
90 1,107566343 10,7%
80 1,133966578 13,4%
70 1,164658616 16,4%
60 1,201124434 20,1%
50 1,24573094 24,5%
40 1,302585542 30%
Il legno massiccio di conifera e pioppo è identifi cato con le classi di resistenza C seguite da
una cifra che corrisponde al valore caratteristico della resistenza a fl essione; C14 individua quin-
di un legno di conifera con resistenza a fl essione fm,k = 14 MPa.
Per il legno di latifoglie (escluso il pioppo) valgono le stesse considerazioni, salvo che le
classi di resistenza sono identifi cate con la lettera D.
Classi di resistenza per CONIFERE basate su prove di flessione di taglio – Valori di resistenza, rigi-
dezza e massa volumica
Classi
Resistenze Simbolo
C14 C16 C18 C20 C22 C24 C27 C30 C35 C40 C45 C50
Proprietà di resistenza [MPa]
Flessione fm,k 14 16 18 20 22 24 27 30 35 40 45 50
Trazione parallela ft,0,k 7,2 8,5 10 11,5 13 14,5 16,5 19 22,5 26 30 33,5
Trazione perpendicolare ft,90,k 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4
[segue]
15
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Classi
Resistenze Simbolo
C14 C16 C18 C20 C22 C24 C27 C30 C35 C40 C45 C50
Compressione parallela fc,0,k 16 17 18 19 20 21 22 24 25 27 29 30
Compressione perpendicolare fc,90,k 2,0 2,2 2,2 2,3 2,4 2,5 2,5 2,7 2,7 2,8 2,9 3,0
Taglio fv,k 3,0 3,2 3,4 3,6 3,8 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0
Proprietà di rigidezza [kN/mm²]
Media del modulo di elasticità in
Em,0,mean 7,0 8,0 9,0 9,5 10,0 11,0 11,5 12,0 13,0 14,0 15,0 16,0
flessione parallela
5° percentile del modulo di elastici-
Em,0,k 4,7 5,4 6,0 6,4 6,7 7,4 7,7 8,0 8,7 9,4 10,1 10,7
tà in flessione parallela
Media del modulo di elasticità per-
Em,90,mean 0,23 0,27 0,30 0,32 0,33 0,37 0,38 0,40 0,43 0,47 0,50 0,53
pendicolare
Media del modulo di taglio Gmean 0,44 0,50 0,56 0,59 0,63 0,69 0,72 0,75 0,81 0,88 0,94 1,00
Massa volumica [kg/m³]
5° percentile della massa volumica ρk 290 310 320 330 340 350 360 380 390 400 410 430
Media della massa volumica ρmean 350 370 380 400 410 420 430 460 470 480 490 520
Classi di resistenza per LATIFOGLIE basate su prove di flessione di taglio – Valori di resistenza, rigi-
dezza e massa volumica
Classi
Resistenze Simbolo
D18 D24 D27 D30 D35 D40 D45 D50 D55 D60 D65 D70 D75 D80
Proprietà di resistenza [MPa]
Flessione fm,k 18 24 27 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80
Trazione parallela ft,0,k 11 14 16 18 21 24 27 30 33 36 39 42 45 48
Trazione perpendicolare ft,90,k 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6
Compressione parallela fc,0,k 18 21 22 24 25 27 29 30 32 33 35 36 37 38
Compressione perpen-
fc,90,k 4,8 4,9 5,1 5,2 5,4 5,5 5,8 6,2 6,6 10,5 11,3 12,0 12,8 13,5
dicolare
Taglio fv,k 3,5 3,7 3,8 3,9 4,1 4,2 4,4 4,5 4,7 7,8 5,0 5,0 5,0 5,0
Proprietà di rigidezza [kN/mm²]
Media del modulo di ela-
sticità in flessione paral- Em,0,mean 9,5 10,0 10,5 11,0 12,0 13,0 13,5 14,0 15,5 17,0 18,5 20,0 22,0 24,0
lela
5° percentile del modu-
lo di elasticità in flessio- Em,0,k 8,0 8,4 8,8 9,2 10,1 10,9 11,3 11,8 13,0 14,3 15,5 16,8 18,5 20,2
ne parallela
Media del modulo di ela-
Em,90,mean 0,63 0,67 0,70 0,73 0,80 0,87 0,90 0,93 1,03 1,13 1,23 1,33 1,47 1,60
sticità perpendicolare
Media del modulo di
Gmean 0,59 0,63 0,66 0,69 0,75 0,81 0,84 0,88 0,97 1,06 1,16 1,25 1,38 1,50
taglio
Massa volumica [kg/m³]
5° percentile della massa
ρk 475 485 510 530 540 550 580 620 660 700 750 800 850 900
volumica
Media della massa volu-
ρmean 570 580 610 640 650 660 700 740 790 840 900 960 1020 1080
mica
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1. TIPI DI LEGNO E RELATIVE CLASSI DI RESISTENZA
Le proprietà elencate nelle tabelle precedenti sono compatibili con un’umidità del legno
equivalente a una temperatura di 20 °C e un’umidità relativa del 65%, che corrisponde a un’umi-
dità del 12% per la maggior parte della specie. I valori di resistenza nonché i valori del modulo di
elasticità e taglio medio sono calcolate secondo quanto previsto dalla UNI EN 384; i valori carat-
teristici di resistenza a taglio sono riferiti a legno senza fessurazioni, secondo la UNI EN 408.
Per il legno lamellare l’attribuzione degli elementi strutturali ad una classe di resistenza
viene effettuata dal produttore secondo quanto previsto ai punti seguenti.
⎡ ⎛ 600 ⎞0,1 ⎤
kh = min ⎢ ⎜ ⎟ ; 1,1 ⎥
⎢⎣ ⎝ h ⎠ ⎥⎦
essendo h, in millimetri, l’altezza della sezione trasversale dell’elemento inflesso oppure il lato
maggiore della sezione trasversale dell’elemento sottoposto a trazione.
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⎡ ⎛ 600 ⎞0,1 ⎤
Lato maggiore kh = min ⎢ ⎜ ⎟ ; 1,1 ⎥ Aumento %
o altezza in mm ⎢⎣ ⎝ h ⎠ ⎥⎦
600 1 –
500 1,018399376 1,8%
400 1,041379744 4,1%
350 1,05537869 5,5%
300 1,071773463 7,1%
250 1,091493426 9,1%
200 1,116123174 10%
150 1,148698355 10%
100 1,196231199 10%
Il legno lamellare è defi nito con le classi di resistenza GL seguite da una cifra (che corrispon-
de al valore caratteristico della resistenza a fl essione) e da una lettera: h per legno lamellare omo-
geneo, c per legno lamellare combinato.
Ad esempio: GL24h individua un legno lamellare omogeneo con fm,k = 24 Mpa, mentre la
sigla GL24c individua un legno lamellare combinato con fm,k = 24 Mpa.
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1. TIPI DI LEGNO E RELATIVE CLASSI DI RESISTENZA
Dalle tabelle precedenti si nota come la resistenza caratteristica a trazione in direzione orto-
gonale alla fibratura (ft,90,k) è stata unificata al valore di 0,5 N/mm² per tutte le classi. In maniera
analoga si ha una unificazione del valore della resistenza caratteristica a compressione ortogo-
nale rispetto alle fibre (fc,90,k) e della resistenza caratteristica a taglio (fv,k). Per quanto concerne i
parametri elastici E e G, anche in questo caso si ha una unificazione per tutte le classi.
La sostanziale differenza tra un legno lamellare omogenee e uno composito si realizza nella
differente durezza delle lamelle che lo compongono: in quello omogeneo hanno tutte la stessa
durezza, in quello composito le lamelle fatte di legno più duro sono poste all’estremità della trave.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Osserviamo il diagramma delle tensioni dovute alla flessione retta in una generica sezione di
legno riportato di seguito.
Osserviamo che le tensioni più alte sono agli estremi della sezione. Il legno lamellare com-
posito rinforzando le fibre più distanti dall’asse neutro meglio si adatta a tale situazione tensio-
nale. In sostanza la sezione di legno lamellare composito si comporta come una sezione a dop-
pio T, che offre la maggiore resistenza lì dove occorre.
Nella pratica professionale, sovente, accade di dovere sottoporre a verifica strutture lignee
esistenti, si pensi, ad esempio, a vecchie travi o capriate di legno in edifici storici da restaurare.
Il problema della determinazione della valutazione delle caratteristiche meccaniche di tali ele-
menti in opera, può essere affrontato facendo riferimento alla norma UNI 11119:2004 (Beni cul-
turali – Manufatti lignei – Strutture portanti degli edifici – Ispezione in situ per la diagnosi degli
elementi in opera). Tale norma stabilisce procedure e requisiti per la diagnosi dello stato di con-
servazione e la stima della resistenza e della rigidezza di elementi lignei in opera nelle strutture
portanti di edifici compresi nell’ambito dei beni culturali, attraverso l’esecuzione di ispezioni in
situ e l’impiego di tecniche e metodologie di prova non distruttive.
Tale norma precisa le deroghe ammissibili allo scopo di rendere applicabile agli elementi
strutturali lignei in opera, il metodo della classificazione secondo la resistenza, anche quando le
condizioni operative sono significativamente diverse da quelle riscontrabili nella normale classi-
ficazione dei segati a piè d’opera. Ad esempio la UNI 11035 (parti 1 e 2) descrive una metodo-
logia di classificazione applicabile anche a elementi strutturali in opera, purché siano soddisfatte
una serie di condizioni che non sempre è possibile riscontrare (in particolare la visibilità e acces-
sibilità dell’elemento devono essere estese ad almeno 3 lati e ad una delle due testate).
La norma stabilisce che ogni elemento strutturale ligneo sia classificato secondo la resisten-
za. Tale classificazione deve basarsi su metodi di valutazione visiva dell’elemento ligneo, di
misurazione non distruttiva di una o più proprietà fisico-meccaniche, oppure su opportune com-
binazioni delle precedenti. La classificazione deve essere eseguita secondo le modalità operati-
ve riportate nella norma stessa.
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CAPITOLO 2
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Strutture lignee poste in ambienti poco umidi, protetti dalle intemperie atmo-
Classe di servizio 1
sferiche e con una temperatura media di circa 20 °C.
Classe di servizio 2 Strutture lignee poste in ambienti protetti dalle intemperie atmosferiche.
Classe di servizio 3 Strutture lignee poste all’esterno e non protetti dalle intemperie atmosferiche.
Le classi di durata del carico si riferiscono a un carico costante attivo per un certo periodo di
tempo nella vita della struttura. Per un’azione variabile la classe appropriata deve essere deter-
minata in funzione dell’interazione fra la variazione temporale tipica del carico nel tempo e le
proprietà reologiche dei materiali.
Ai fini del calcolo in genere si può assumere quanto segue:
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2. VERIFICA DELLA RESISTENZA STRUTTURALE
In caso di combinazioni di carichi di durata differente ci si riferirà al carico con la durata più
breve per la determinazione della classe di durata della combinazione. Sono infatti le sollecita-
zioni più elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste solleci-
tazioni estreme sono presenti soltanto durante l’azione contemporanea di tutti i carichi previsti
dalla combinazione considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla dura-
ta dell’azione di più breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata.
Nel caso della neve occorre principalmente tener conto dell’andamento effettivo del cari-
co della neve nel tempo. Ci si limiterà qui a osservare che secondo le indicazione contenute in
N.I.CO.LE.1 il carico da neve è da ritenersi di breve durata fino ad una valore riferito al suolo qsk
di 2.0 kN/m², calcolato in uno specifico sito ad una certa altitudine. L’eventuale eccedenza rispet-
to a questo valore è da considerarsi istantanea.
L’effetto della durata del carico e quello dell’umidità del legno sono riassunti in un unico
coefficiente di correzione apposito, denominato kmod, con cui si determinano i valori di calcolo
della resistenza del materiale.
Si ottiene quindi:
kmod ·X k
Xd =
γM
dove:
–– Xk è il valore caratteristico della proprietà del materiale;
–– Xd è il valore di calcolo della stessa proprietà del materiale;
–– γM è il coefficiente di sicurezza parziale per le proprietà dei materiali;
–– kmod è il coefficiente correttivo che tiene conto dell’effetto sui parametri di resistenza, sia della
durata del carico sia dell’umidità della struttura. I valori di kmod sono forniti nella Tab. 4.4.IV
della NTC 2018. Se una combinazione di carico comprende azioni appartenenti a differen-
ti classi di durata del carico si dovrà scegliere un valore di kmod che corrisponde all’azione di
minor durata.
I valori caratteristici delle proprietà del materiale fanno parte delle caratteristiche tecniche
di ogni materiale da costruzione e sono contenuti nelle norme rispettive o nella documentazio-
ne tecnica sul materiale stesso. I valori del coefficiente parziale di sicurezza per le proprietà dei
materiali sono stabiliti in base alla variabilità delle caratteristiche del materiale stesso, tenendo
conto delle procedure usate in laboratorio per la determinazione delle medesime e delle misu-
re di controllo della qualità cui è sottoposto il materiale durante la produzione e la lavorazione.
Il coefficiente γM è valutato secondo la colonna A della Tab. 4.4.III delle NTC 2018. Si pos-
sono assumere i valori riportati nella colonna B della stessa tabella, per produzioni continuative
di elementi o strutture, soggette a controllo continuativo del materiale dal quale risulti un coef-
ficiente di variazione (rapporto tra scarto quadratico medio e valor medio) della resistenza non
superiore al 15%. Le suddette produzioni devono essere inserite in un sistema di qualità di cui
al § 11.7 delle NTC 2018.
1
Norme Italiane COstruzioni LEgno.
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Coefficienti parziali γm per le proprietà dei materiali (Tab. 4.4.III NTC 2018)
Si noti come i valori della colonna B siano più aderenti a quelli previsti dall’Eurocodice 5
che valgono:
Applicando la normativa in vigore abbiamo valori di resistenza inferiori del 20% rispet-
to all’Eurocodice 5, oltre che valori del coefficiente di sicurezza pari a 1,5 dimezzano il valore
della resistenza.
I valori di kmod si trovano nella Tab. 4.4.IV delle NTC 2018 di cui si riportata uno stralcio.
Valori di kmod per legno e prodotti strutturali a base di legno (Tab. 4.4.IV NTC 2018)
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2. VERIFICA DELLA RESISTENZA STRUTTURALE
L’introduzione del coefficiente kmod che è funzione sia della classe di servizio sia della durata
del carico comporta che utilizzando legname con la stessa resistenza caratteristica, ma posto in
opera in classe di servizio diverse ha diverse resistenze di calcolo.
Ad esempio, se utilizziamo legno massiccio D30 con fm,k 30 Mpa, classe di servizio 3 e dura-
ta del carico permanente, il valore di calcolo a snervamento sarà dato da:
Mantenendo la stessa classe di servizio (3), ma cambiando la durata del carico da permanen-
te a breve, otteniamo che il valore di calcolo a snervamento sarà:
Essendo, quindi, la resistenza del legno influenzata dalla durata dell’azione, non è possibi-
le determinare a priori quale sia la combinazione delle azioni che condiziona maggiormente la
sezione interessata.
Per la valutazione della sicurezza delle costruzioni si devono adottare criteri probabilistici
scientificamente comprovati. Nel seguito sono normati i criteri del metodo semiprobabilistico
agli stati limite basati sull’impiego dei coefficienti parziali di sicurezza, applicabili nella gene-
ralità dei casi; tale metodo è detto di primo livello. Per opere di particolare importanza si posso-
no adottare metodi di livello superiore, tratti da documentazione tecnica di comprovata validità.
Nel metodo semiprobabilistico agli stati limite, la sicurezza strutturale deve essere verifica-
ta tramite il confronto tra la resistenza e l’effetto delle azioni. Per la sicurezza strutturale, la resi-
stenza dei materiali e le azioni sono rappresentate dai valori caratteristici, Rki e Fkj definiti, rispet-
tivamente, come il frattile inferiore delle resistenze e il frattile (superiore o inferiore) delle azioni
che minimizzano la sicurezza. In genere, i frattili sono assunti pari al 5%. Per le grandezze con
piccoli coefficienti di variazione, ovvero per grandezze che non riguardino univocamente resi-
stenze o azioni, si possono considerare frattili al 50% (valori mediani).
La verifica della sicurezza nei riguardi degli stati limite ultimi di resistenza si effettua con il
metodo dei coefficienti parziali di sicurezza espresso dalla equazione formale:
Rd ≥ Ed
dove:
–– Rd è la resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della resistenza dei mate-
riali e ai valori nominali delle grandezze geometriche interessate;
–– Ed è il valore di progetto dell’effetto delle azioni, valutato in base ai valori di progetto Fdj =
Fkj · γFj delle azioni come indica il § 2.5.3 delle NTC, o direttamente Edj = Ekj ∙ γEj.
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CAPITOLO 3
Pesi dell’unità di volume dei principali materiali (Tab. 3.1.I NTC 2018)
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3. AZIONI SULLE COSTRUZIONI E LORO COMBINAZIONE
carico. Il carico uniformemente distribuito g2k ora definito dipende dal peso proprio per unità di
lunghezza G2k delle partizioni nel modo seguente:
–– per elementi divisori con G2 ≤ 1,00 kN/m: g2 = 0,40 kN/m²;
–– per elementi divisori con 1,00 < G2 ≤ 2,00 kN/m: g2 = 0,80 kN/m²;
–– per elementi divisori con 2,00 < G2 ≤ 3,00 kN/m: g2 = 1,20 kN/m²;
–– per elementi divisori con 3,00 < G2 ≤ 4,00 kN/m: g2 = 1,60 kN/m²;
–– per elementi divisori con 4,00 < G2 ≤ 5,00 kN/m: g2 = 2,00 kN/m².
Elementi divisori interni con peso proprio maggiore devono essere considerati in fase di pro-
gettazione, tenendo conto del loro effettivo posizionamento sul solaio.
3.3. Sovraccarichi
I sovraccarichi, o carichi imposti comprendono i carichi legati alla destinazione d’uso dell’o-
pera; i modelli di tali azioni possono essere costituiti da:
–– carichi verticali uniformemente distribuiti qk [kN/m²];
–– carichi verticali concentrati Qk [kN];
–– carichi orizzontali lineari Hk [kN/m].
I valori nominali e/o caratteristici qk, Qk ed Hk sono riportati nella Tab. 3.1.II delle NTC 2018.
Tali valori sono comprensivi degli effetti dinamici ordinari, purché non vi sia rischio di riso-
nanza delle strutture. I carichi verticali concentrati Qk formano oggetto di verifiche locali distin-
te e non vanno sovrapposti ai corrispondenti carichi verticali ripartiti; essi devono essere appli-
cati su impronte di carico appropriate all’utilizzo ed alla forma dell’orizzontamento; in assen-
za di precise indicazioni può essere considerata una forma dell’impronta di carico quadrata pari
a 50×50 mm, salvo che per le rimesse ed i parcheggi, per i quali i carichi si applicano su due
impronte di 200×200 mm, distanti assialmente di 1,80 m.
Valori dei sovraccarichi per le diverse categorie d’uso delle costruzioni (Tab. 3.1.II NTC 2018)
qk Qk Hk
Cat. Ambienti
kN/m² kN kN/m
Ambienti Ad uso residenziale
Sono compresi in questa categoria i locali di abitazione e relativi ser-
A 2,00 2,00 1,00
vizi, gli alberghi (ad esclusione delle aree suscettibili di affollamento)
Scale comuni, balconi, ballatoi 4,00 4,00 2,00
Uffici
Cat. B1 Uffici non aperti al pubblico 2,00 2,00 1,00
B
Cat. B1 Uffici aperti al pubblico 3,00 2,00 1,00
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qk Qk Hk
Cat. Ambienti
kN/m² kN kN/m
Cat. C3 Ambienti privi di ostacoli al movimento delle persone, quali
musei, sale per esposizioni, aree d’accesso a uffici, ad alberghi e ospe- 5,00 5,00 3,00
dali, ad atri di stazioni ferroviarie
Cat. C4. Aree con possibile svolgimento di attività fisiche, quali sale da
5,00 5,00 3,00
ballo, palestre, palcoscenici
Cat. C5. Aree suscettibili di grandi affollamenti, quali edifici per eventi
C
pubblici, sale da concerto, palazzetti per lo sport e relative tribune, gra- 5,00 5,00 3,00
dinate e piattaforme ferroviarie
Secondo categoria
d’uso servita, con le
Scale comuni, balconi e ballatoi seguenti limitazioni
≥ 4,00 ≥ 4,00 ≥ 2,00
Ambienti ad uso commerciale
Cat. D1 Negozi 4,00 4,00 2,00
D Cat. D2 Centri commerciali mercati, grandi magazzini 5,00 5,00 2,00
Secondo categoria
Scale comuni, balconi e ballatoi
d’uso servita
Aree per immagazzinamento e uso commerciale
ed uso industriale
Cat. E1 Aree per accumulo di merci e relative aree d’accesso, quali
E ≥ 6,00 6,00 1,00*
biblioteche, archivi, magazzini, depositi, laboratori manifatturieri
Da valutarsi
Cat. E2 Amianti ad uso industriale
caso per caso
Rimesse e aree per traffico di veicoli (esclusi i ponti)
Cat. F Rimesse, aree per traffico, parcheggio e sosta di veicoli leggeri
2,50 2×10,0 1,00**
(peso a pieno carico fino a 30 kN)
F-G Da valutarsi
Cat. G Aree per traffico e parcheggio di veicoli medi (peso a pieno cari- caso per caso
co compreso fra 30 kN e 160 kN), quali rampe d’accesso, zone di cari- e comunque
co e scarico merci. non minori di
5,00 2×50,0 1,00**
Coperture
Cat. H Coperture e sottotetti accessibili per sola manutenzione e ripa-
0,50 1,20 1,00
razione
H Cat. I Coperture praticabili di ambienti di categoria d’uso compresa fra Secondo categorie
AeD di appartenenza
Da valutarsi
Cat. K Coperture speciali, quali impianti, eliporti
caso per caso
I valori riportati sono riferiti a condizioni di uso corrente delle rispettive categorie. Altri
regolamenti potranno imporre valori superiori, in relazione ad esigenze specifiche. In presenza
di carichi atipici (quali macchinari, serbatoi, depositi interni, impianti, ecc.) le intensità devo-
no essere valutate caso per caso, in funzione dei massimi prevedibili: tali valori dovranno essere
indicati esplicitamente nelle documentazioni di progetto e di collaudo statico.
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3. AZIONI SULLE COSTRUZIONI E LORO COMBINAZIONE
Classificazione delle azioni secondo la variazione della loro intensità nel tempo
a) Permanenti (G): azioni che agiscono durante tutta la vita nominale della costruzione, la
cui variazione di intensità nel tempo è così piccola e lenta da poterle considerare con suf-
ficiente approssimazione costanti nel tempo:
–– peso proprio di tutti gli elementi strutturali; peso proprio del terreno, quando pertinente;
–– forze indotte dal terreno (esclusi gli effetti di carichi variabili applicati al terreno);
–– forze risultanti dalla pressione dell’acqua (quando si configurino costanti nel tempo)
(G1);
–– peso proprio di tutti gli elementi non strutturali (G2);
–– spostamenti e deformazioni imposti, previsti dal progetto e realizzati all’atto della
costruzione;
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3. AZIONI SULLE COSTRUZIONI E LORO COMBINAZIONE
–– combinazione caratteristica (rara), generalmente impiegata per gli stati limite di eser-
cizio (SLE) irreversibili, da utilizzarsi nelle verifiche alle tensioni ammissibili di cui al
§ 2.7 delle NTC 2018:
–– combinazione frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE)
reversibili:
–– combinazione quasi permanente (SLE), generalmente impiegata per gli effetti a lungo
termine:
–– combinazione sismica, impiegata per gli stati limite ultimi e di esercizio connessi all’a-
zione sismica E:
–– combinazione eccezionale, impiegata per gli stati limite ultimi connessi alle azioni ecce-
zionali di progetto Ad:
G1 + G2 + P + Ad + ψ21 · Qk1 + ψ22 · Qk2 + …
Nelle combinazioni per SLE, si intende che vengono omessi i carichi Qkj che danno un con-
tributo favorevole ai fini delle verifiche e, se del caso, i carichi G2.
Nelle formule sopra riportate il simbolo + vuol dire combinato con.
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Coefficienti parziali per le azioni o per l’effetto delle azioni nelle verifiche SLU (Tab. 2.6.I NTC 2018)
Coefficienti γF EQU A1 A2
favorevoli 0,9 1,0 1,0
Carichi permanenti G1 γG1
sfavorevoli 1,1 1,3 1,0
favorevoli 0,8 0,8 0,8
Carichi permanenti non strutturali G2 (*) γG2
sfavorevoli 1,5 1,5 1,3
favorevoli 0,0 0,0 0,0
Azioni variabili Q γQi
sfavorevoli 1,5 1,5 1,3
(*) Nel caso in cui l’intensità dei carichi permanenti non strutturali o di una parte di essi (ad es. cari-
chi permanenti portati) sia ben definita in fase di progetto, per detti carichi o per la parte di essi nota
si potranno adottare gli stessi coefficienti parziali validi per le azioni permanenti.
Per la progettazione di componenti strutturali che non coinvolgano azioni di tipo geotecni-
co, le verifiche nei confronti degli Stati Limite Ultimi Strutturali (STR) si eseguono adottando i
coefficienti riportati nella colonna A1 della Tabella 2.6.I.
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3. AZIONI SULLE COSTRUZIONI E LORO COMBINAZIONE
Nelle verifiche nei confronti degli stati limite ultimi strutturali (STR) e geotecnici (GEO) si
possono adottare, in alternativa, due diversi approcci progettuali.
Nell’Approccio 1 si impiegano due diverse combinazioni di gruppi di coefficienti parziali,
rispettivamente definiti per le azioni (A), per la resistenza dei materiali (M) e, eventualmente,
per la resistenza globale del sistema (R). Nella Combinazione 1 dell’Approccio 1, per le azioni si
impiegano i coefficienti γF riportati nella colonna A1 delle tabelle sopra citate. Nella Combina-
zione 2 dell’Approccio 1, si impiegano invece i coefficienti γF riportati nella colonna A2.
Nell’Approccio 2 si impiega un’unica combinazione dei gruppi di coefficienti parziali defi-
niti per le Azioni (A), per la resistenza dei materiali (M) e, eventualmente, per la resistenza glo-
bale (R). In tale approccio, per le azioni si impiegano i coefficienti γF riportati nella colonna A1.
Vita nominale VN per diversi tipi di opere (Tab. 2.4.I NTC 2018)
Vita nominale
Tipi di costruzione
VN (in anni)
1 Opere provvisorie – Opere provvisionali – Strutture in fase costruttiva. ≤ 10
Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute o
2 ≥ 50
di importanza normale.
Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali e dighe di grandi dimensioni o di
3 ≥ 100
importanza strategica.
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CAPITOLO 4
dove:
–– qs è il carico neve sulla copertura;
–– μi è il coefficiente di forma della copertura;
–– qsk è il valore di riferimento del carico della neve al suolo [kN/m²], fornito per un periodo di
ritorno di 50 anni;
–– CE è il coefficiente di esposizione;
–– Ct è il coefficiente termico.
Si ipotizza che il carico agisca in direzione verticale e lo si riferisce alla proiezione orizzon-
tale della superficie della copertura.
Zona I – Alpina
Provincie Valore minimo del carico della neve al suolo
Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, qsk = 1,50 kN/m² as ≤ 200 m
Como, Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio, Torino, Tren-
to, Udine, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Vicenza. qsk = 1,39 [1 + (as/728)²] kN/m² as > 200 m
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4. CARICO DOVUTO ALLA NEVE CON ESEMPIO PRATICO DI CALCOLO
Zona I – Mediterranea
Provincie Valore minimo del carico della neve al suolo
Alessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, For-
lì-Cesena, Lodi, Milano, Modena, Monza Brianza, Nova- qsk = 1,50 kN/m² as ≤ 200 m
ra, Parma, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Ravenna, qsk = 1,35 [1 + (as/602)²] kN/m² as > 200 m
Reggio Emilia, Rimini, Treviso, Varese.
Zona II
Provincie Valore minimo del carico della neve al suolo
Arezzo, Ascoli Piceno, Avellino, Bari, Barletta-An-
dria-Trani, Benevento, Campobasso, Chieti, Fermo, Fer-
rara, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Gorizia, Impe- qsk = 1,00 kN/m² as ≤ 200 m
ria, Isernia, L’Aquila, La Spezia, Lucca, Macerata, Man-
tova, Massa Carrara, Padova, Perugia, Pescara, Pistoia, qsk = 0,85 [1 + (as/481)²] kN/m² as > 200 m
Prato, Rieti, Rovigo, Savona, Teramo, Trieste, Venezia,
Verona.
Zona III
Provincie Valore minimo del carico della neve al suolo
Agrigento, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Carbonia-I-
glesias, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Croto-
ne, Enna, Grosseto, Latina, Lecce, Livorno, Matera, qsk = 0,60 kN/m² as ≤ 200 m
Medio Campidano, Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra,
Olbia-Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa, qsk = 0,51 [1 + (as/481)²] kN/m² as > 200 m
Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracu-
sa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia, Viterbo.
Topografia Descrizione CE
Aree pianeggianti non ostruite esposte su tutti i lati,
Battuta dai venti 0,9
senza costruzioni o alberi più alti.
Aree in cui non è presente una significativa rimozione di
Normale neve sulla costruzione prodotta dal vento, a causa del ter- 1,0
reno, altre costruzioni o alberi.
Aree in cui la costruzione considerata è sensibilmente
Riparata più bassa del circostante terreno o circondata da costru- 1,1
zioni o alberi più alti.
35
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Per coperture a più falde, per coperture con forme diverse, così come per coperture contigue
a edifici più alti o per accumulo di neve contro parapetti o più in generale per altre situazioni rite-
nute significative dal progettista.
La Circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 7 del 21 gennaio 2019, conte-
nente «Istruzioni per l’applicazione dell’“Aggiornamento delle ‘Norme tecniche per le costru-
zioni’” di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018», riporta che si devono considerare, in
alternativa, le due condizioni Caso (i) e Caso (ii) riportate nella figura che segue:
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4. CARICO DOVUTO ALLA NEVE CON ESEMPIO PRATICO DI CALCOLO
Qualora una o entrambe le falde convergenti in un compluvio abbiano una inclinazione supe-
riore a 60°, si dovrà prestare particolare attenzione alla scelta dei coefficienti di forma da utiliz-
zare. In particolare si dovrà tenere presente che l’intensità degli accumuli che si vengono a for-
mare nelle zone di compluvio è funzione dell’azione di redistribuzione della neve operata dal
vento e della altezza del compluvio.
L’effetto degli accumuli in presenza di irregolarità del piano di copertura, quali ad esempio
coperture con elementi prefabbricati, dovrà essere considerato solo per compluvi nei quali la lar-
ghezza delle campate (tratto sotteso dalle due falde adiacenti di inclinazione 〈1 e 〈2) sia superiore
a 3,5 m e per angoli di inclinazione della falde superiori o uguali a 30°. Per campate di dimensio-
ne e/o di inclinazione inferiore si può assumere, in via semplificativa, che la corrugazione della
copertura sia ininfluente per la formazione di accumuli nelle zone di compluvio.
Per il caso di carico da neve depositata in presenza di vento, si dovranno considerare gli effet-
ti dei possibili accumuli causati dai due fenomeni seguenti:
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
μw = (b1 + b2) / 2 · h ≤ γ · h / qsk
in cui γ è il peso dell’unità di volume della neve [kN/m³], che per i presenti calcoli può esse-
re assunto pari a 2 kN/m³.
Il valore del coefficiente μw dovrà comunque essere compreso tra i limiti 0,8 ≤ μw ≤ 4,0.
La lunghezza della zona in cui si forma l’accumulo è data da ls = 2h, e comunque 5 ≤ ls ≤ 15
m. Nel caso in cui b2 < ls il valore del coefficiente di forma al livello della fine della copertu-
ra posta a quota inferiore dovrà essere valutato per interpolazione lineare tra i valori di m1 e m2.
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4. CARICO DOVUTO ALLA NEVE CON ESEMPIO PRATICO DI CALCOLO
W2
Lc = 2 ⋅W −
L
dove:
–– W [m] è la minore dimensione in pianta della copertura;
–– L [m] è la maggiore dimensione in pianta della copertura.
μ1 = 0,8 ∙ Ce,F
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Per il caso di carico da neve con vento si deve considerare la peggiore tra le condizioni deno-
minate Caso II e Caso III riportate nella figura sopra.
I carichi dovuti alla neve sospesa in aggetto saranno considerati agenti in corrispondenza del
bordo della copertura e si possono calcolare mediante l’espressione:
qse = k·qs2 / γ
dove:
–– qse è il carico della neve per unità di lunghezza dovuto alla sospensione (vedi figura prece-
dente);
–– qs è il carico corrispondente alla distribuzione del manto più sfavorevole per la copertura in
esame;
–– γ è il peso dell’unità di volume della neve, che per il presente calcolo può essere assunto pari
a 3,0 kN/m³;
–– k è un coefficiente funzione della irregolarità della forma della neve, pari a k = 3 / d, con k ≤
d γ, essendo d la profondità del manto nevoso sulla copertura in m come segnato nella figura.
Il carico provocato dalla neve sulle coperture sarà valutato mediante la seguente espressione:
qs = μi · qsk · CE · Ct
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4. CARICO DOVUTO ALLA NEVE CON ESEMPIO PRATICO DI CALCOLO
Zona III
Provincie Valore minimo del carico della neve al suolo
Otteniamo:
Topografia Descrizione CE
Aree pianeggianti non ostruite esposte su tutti i lati, senza costruzioni o
Battuta dai venti 0,9
alberi più alti.
Aree in cui non è presente una significativa rimozione di neve sulla
Normale costruzione prodotta dal vento, a causa del terreno, altre costruzioni o 1,0
alberi.
Aree in cui la costruzione considerata è sensibilmente più bassa del cir-
Riparata 1,1
costante terreno o circondata da costruzioni o alberi più alti.
Il coefficiente termico può essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a
causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coef-
ficiente tiene conto delle proprietà di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura. In
assenza di uno specifico e documentato studio, deve essere utilizzato Ct = 1.
Il coefficiente di forma, μ1, essendo il tetto formato da un’unica falda con pendenza di 15 °C,
vale 0,8.
In definitiva si ha:
μ1 qsk CE Ct qs = μi · qsk · CE · Ct
0,8 4,30 1,1 1,0 3,784 kN/m²
41
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CAPITOLO 5
vb = vb,0 · ca
dove:
–– vb,0 è la velocità base di riferimento al livello del mare, assegnata in funzione della zona in
cui sorge la costruzione;
–– ca è il coefficiente di altitudine.
42
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
⎛a ⎞
ca = 1+ ka ⋅ ⎜ s − 1 ⎟ per a0 < as ≤ 1.500 m
⎝ a0 ⎠
I valori di vb,0, a0, ka in funzione della zona geografica di appartenenza sono riportati nella
tabella sottostante.
43
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Per altitudini superiori a 1.500 m s.l.m. si potrà fare riferimento alle condizioni locali di clima
e di esposizione. I valori della velocità di riferimento possono essere ricavati da dati supportati
da opportuna documentazione o da indagini statistiche adeguatamente comprovate. Fatte salve
tali valutazioni, comunque raccomandate in prossimità di vette e crinali, i valori utilizzati non
dovranno essere minori di quelli previsti per 1.500 m di altitudine.
vr = vb ∙ cr
dove:
–– vb è la velocità base di riferimento;
–– cr è il coefficiente di ritorno, funzione del periodo di ritorno di progetto TR.
Ove non diversamente specificato, si assumerà TR = 50 anni, cui corrisponde cr = 1. Per un’o-
pera di nuova realizzazione in fase di costruzione o per le fasi transitorie relative ad interventi sulle
costruzioni esistenti, il periodo di ritorno dell’azione potrà essere ridotto come di seguito specificato:
–– per fasi di costruzione o fasi transitorie con durata prevista in sede di progetto non supe-
riore a tre mesi, si assumerà TR ≥ 5 anni;
–– per fasi di costruzione o fasi transitorie con durata prevista in sede di progetto compresa
fra tre mesi ed un anno, si assumerà TR ≥ 5 anni 10 anni.
Trasposta in grafico l’espressione porge:
44
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
p = qr · ce · cp · cd
dove:
–– qb è la pressione cinetica di riferimento;
–– ce è il coefficiente di esposizione;
–– cp è il coefficiente di pressione;
–– cd è il coefficiente dinamico con cui si tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non
contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alle vibra-
zioni strutturali.
Le modalità di calcolo dei coefficienti saranno determinati nei paragrafi che seguono.
1
qr = ⋅ρ ⋅ ν2r
2
dove:
–– vb è la velocità di riferimento del vento (in m/s);
–– ρ è la densità dell’aria assunta convenzionalmente costante e pari a 1,25 kg/m³.
dove:
–– kr, z0, zmin sono i parametri assegnati in funzione della categoria di esposizione del sito ove
sorge la costruzione;
–– ct è il coefficiente di topografia.
I parametri per la definizione del coefficiente di esposizione sono nella tabella 3.3.II delle
NTC, che di seguito si riporta.
45
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Il coefficiente di topografia ct è posto generalmente pari a 1, sia per le zone pianeggianti sia
per quelle ondulate, collinose e montane. In questo caso, il grafico che segue riporta le leggi di
variazione di ce per le diverse categorie di esposizione.
Nel caso di costruzioni ubicate presso la sommità di colline o pendii isolati il coefficiente di
topografia ct può essere valutato dal progettista con analisi più approfondite.
In mancanza di analisi specifiche, la categoria di esposizione è assegnata facendo uso delle
figure che seguono, in funzione della posizione geografica del sito ove sorge la costruzione e
della classe di rugosità del terreno definita in tabella sotto riportata.
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
L’assegnazione della classe di rugosità non dipende dalla conformazione orografica e topo-
grafica del terreno. Affinché una costruzione possa dirsi ubicata in classe A o B è necessario che
la situazione che contraddistingue la classe permanga intorno alla costruzione per non meno di
1 km e comunque non meno di 20 volte l’altezza della costruzione.
Laddove sussistano dubbi sulla scelta della classe di rugosità, a meno di analisi dettagliate,
verrà assegnata la classe più sfavorevole.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
–– coefficienti di pressione;
–– coefficienti di forza e di momento;
–– coefficienti di attrito.
I coefficienti aerodinamici globali possono essere utilizzati in tutti i casi in cui la rappresen-
tazione delle azioni aerodinamiche del vento può essere effettuata in una maniera semplifica-
ta, rivolta alla valutazione delle azioni globali su porzioni estese di costruzioni o delle risultanti
delle azioni indotte dal vento sugli elementi principali della struttura.
I coefficienti di pressione possono assumere valori sia positivi sia negativi, in relazione alla
geometria delle costruzione. In particolare, per quanto riguarda la pressione esterna, i coefficien-
ti di pressione assumono valori positivi in tutti i punti direttamente investiti dal vento; assumono
invece valori negativi sulle superfici esposte ad un flusso separato, ossia sulle superfici sottoven-
to e laterali. I valori positivi del coefficiente di pressione sono generalmente compresi nell’inter-
vallo [0,1]. I valori negativi del coefficiente di pressione sono spesso più elevati (in modulo), e
possono assumere valori compresi nell’intervallo [-3,0]; non si può escludere che si riscontrino
localmente, su aree di modesta estensione, valori anche maggiori (in modulo).
I coefficienti di pressione complessiva (differenza tra i valori di pressione esterna e inter-
na) possono assumere valori sia negativi sia positivi, in funzione della geometria della superfi-
cie investita, della direzione di provenienza del vento e della convenzione adottata. Nella valuta-
zione della pressione sulle superfici degli edifici occorre in generale tenere conto dei valori della
pressione complessiva.
I coefficienti di forza e di momento risultante possono assumere valori sia positivi sia nega-
tivi, in funzione della geometria del corpo investito, della direzione di provenienza del vento e
della convenzione adottata.
Il coefficiente di attrito assume sempre valore positivo.
Si riportano i coefficienti aerodinamici relativi ai tipi strutturali più comuni e in particolare:
–– coefficienti di pressione esterna per gli edifici a pianta rettangolare (§ C3.3.8.1 della
C.M. n. 7/2019);
–– coefficienti di pressione interna (§ C3.3.8.5 della C.M. n. 7/2019);
–– coefficienti di attrito per le superfici piane (C3.3.8.8 della C.M. n. 7/2019).
48
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Nel caso di edifici particolarmente snelli, il cui rapporto h/d sia maggiore di 5, occorre fare
riferimento alle indicazioni riportate nel § C3.3.8.6.2 della C.M. n. 7/2019 (strutture snelle ed
elementi allungati). In questo caso, diversamente dalle prescrizioni riportate nel presente para-
grafo, le azioni del vento sono espresse in termini di forze per unità di lunghezza.
In aggiunta alle azioni aerodinamiche sopra descritte, gli edifici sono generalmente sogget-
ti anche ad azioni torcenti. Queste sono presenti non solo nel caso di edifici a pianta non simme-
trica, ma anche nel caso in cui la pianta sia simmetrica e in particolare rettangolare. In partico-
lare le azioni torcenti possono nascere quando il flusso non incida lungo un’asse di simmetria.
Sono inoltre presenti anche quando il vento incide lungo un asse di simmetria, sia a causa delle
fluttuazioni della pressione sulle facce laterali, sia della non perfetta correlazione della pressio-
ne che agisce sulla faccia sopravento. Si suggerisce di considerare tali azioni soprattutto in pre-
senza di piante allungate.
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b
Negli edifici con altezza compresa fra la dimensione in pianta ortogonale al flusso del vento e
cinque volte la profondità dell’edificio (b < h ≤ 5 · d), la parete viene divisa in due zone distinte.
Con l’ultimo sistema indicato nella tabella il calcolo delle pressioni risulta più laborioso,
però, i valori che si ottengono si avvicinano di più alla realtà fisica del fenomeno.
Cpe,A Cpe,B
B
45°
min(b/2;h)
50
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Nella zona sottovento la pressione può assumere sia valori negativi sia valori positivi, per cui
si devono considerare entrambi i casi.
L’eventuale presenza di parapetti con altezza superiore ad 1/20 dell’altezza dell’edificio al
netto del parapetto, può condurre a riduzioni del valore del coefficiente cpe,A.
α alto alto α
basso basso
h
α>0° h α<0°
Per le inclinazioni -5° ≤ a ≤ + 5° occorre fare riferimento al caso di copertura piana.
Nella zona 0° ≤ a ≤ 45° la pressione può variare rapidamente da valori negativi a valori posi-
tivi, per cui vengono forniti valori dei coefficienti di pressione con entrambi i segni; in genera-
le, si considerano ambedue le condizioni di carico, valutando quale può condurre a situazioni più
gravose per la struttura o l’elemento strutturale considerato.
Nel caso di vento ortogonale alla direzione del colmo, i coefficienti di pressione sono:
Coefficienti di pressione per coperture a semplice falda (Tab. C3.3.V Circolare NTC)
Nel caso di vento parallelo alla direzione del colmo, i coefficienti di pressione sono:
Coefficienti di pressione per coperture a semplice falda (Tab. C3.3.VI Circolare NTC)
Fascia sopravento di profondità pari al minimo tra 0° ≤ α ≤ 15° cpe,A = -0,8 – α/50
b/2 ed h: 15°< α cpe,A = -1,1
0° ≤ α ≤ 15° cpe,B = -0,2 – α/30
Restanti zone: 15° ≤ α ≤ 45° cpe,B = -0,7 – (α – 15) / 150
45° ≤ α cpe,B = -0,9 + (α – 45) / 75
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colmo
α>0 impluvio
α<0
sottovento
sopravento sottovento
h
sopravento
Coefficienti di pressione per coperture a doppia falda (Tab. C3.3.IX Circolare NTC)
Nel caso di vento parallelo alla direzione del colmo, i coefficienti di pressione sono:
Coefficienti di pressione per coperture a doppia falda (Tab. C3.3.X Circolare NTC)
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Per le falde sopravento e sottovento si utilizzano gli stessi coefficienti previsti per le copertu-
re a due falde riportate nelle tabelle precedenti.
h
Per le falde laterali, relative alle pareti parallele alla direzione del vento, si considerano i
coefficienti di pressione di seguito riportati:
In generale, i coefficienti di pressione per le coperture a falde multiple sono gli stessi forniti pre-
cedentemente per le coperture corrispondenti a semplice e a doppia falda supposte indipendenti.
–– Nel caso riportato nella figura seguente si applicano ad ogni tratto della copertura i coef-
ficienti di pressione definiti per le coperture a semplice falda con inclinazione negativa.
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Tali coefficienti sono moltiplicati per il fattore riduttivo pari a 0,8 nel secondo tratto, e
0,6 nei tratti successivi.
–– Nel caso riportato nella figura si applicano ad ogni tratto della copertura i coefficienti di
pressione definiti per le coperture a semplice falda con inclinazione positiva.
h
Cpe > 0
Nel caso in cui tali coefficienti siano positivi (cpe > 0), nel secondo tratto e in quelli suc-
cessivi si assume cpe = -0,4.
Nel caso in cui tali coefficienti siano negativi (cpe < 0), essi sono moltiplicati per il fattore
riduttivo 0,8 nel secondo tratto, e per il fattore riduttivo 0,6 nei tratti successivi.
Cpe < 0
–– Nel caso riportato nella figura seguente, si applicano al primo tratto della copertura
(prima falda sopravento) i coefficienti di pressione definiti nel § C3.3.8.1.3 della C.M.
n. 7/2019 (coperture a semplice falda con inclinazione positiva).
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
–– Nel caso riportato nella figura seguente, si applicano ad ogni tratto della copertura i coef-
ficienti di pressione riportati nel § C3.3.8.1.4 della C.M. n. 7/2019 (coperture a doppia
falda con inclinazione negativa).
h
Tali coefficienti sono moltiplicati per il fattore riduttivo 0,8 nel secondo tratto, e per il
fattore riduttivo 0,6 nei tratti successivi.
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Ad esempio, se nel caso di venti d’intensità elevata si prevede che le aperture di estensione
elevata siano ermeticamente chiuse, tali aperture possono essere trascurate nei confronti delle
verifiche agli stati limite ultimi; la presenza delle stesse aperture deve essere invece considera-
ta in condizioni di esercizio o accidentali. Simili scelte devono essere accuratamente valutate e
chiaramente specificate in sede di progetto o di verifica.
Nel caso degli edifici di civile abitazione, la presenza degli orizzontamenti e delle pareti divi-
sorie partiziona il volume interno in numerosi volumi di piccole dimensioni. In tale situazione il
ruolo della pressione interna è normalmente poco importante e, fatte salve valutazioni più speci-
fiche, può essere trascurato.
Di seguito si forniscono dei criteri riportati dalla C.M. n. 7/2019, per la valutazione del coef-
ficiente di pressione interna, riferiti ai casi seguenti:
–– edifici con percentuale di aperture maggiore del 30%;
–– edifici con una superficie dominante, non appartenenti al caso precedente;
–– edifici con una distribuzione uniforme di aperture, non appartenenti ai due casi prece-
denti.
Per casi diversi dai precedenti occorre rifarsi a valutazioni suffragate da studi specifici o dati
sperimentali.
Direzione
del vento
Talvolta sotto la tettoia si trovano collocati elementi aventi dimensioni capaci di ostruire il
libero passaggio del vento sotto la tettoia. Questo modifica le condizioni aerodinamiche e se ne
tiene conto tramite un parametro f detto coefficiente di bloccaggio.
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Con a in gradi.
d/4 d/4
F F
α α
d d
h
h
CF<0 CF>0
F d/ F d/4
α 4
α
d d
h
h
CF>0 CF<0
La forza F applicata ad una distanza pari a d/4 dal bordo sopravento vale: F = qb · L² · cF.
Tra le quattro condizioni indicate si deve considerare quella che, combinata con gli altri cari-
chi, da luogo alla situazione di carico più gravosa.
Le tettoie ad una falda con vento agente parallelamente alla linea di colmo possono conside-
rarsi, in prima approssimazione, come tettoie piane.
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Per il calcolo della tettoia si considerano le condizioni di carico più gravose tra le seguenti:
CF>0 CF<0
d/4 α
d/4 α
h h d
d
d/4 α
d/4 α
h h d
d
α d/4
α d/4
h h d
d
Nel caso in cui l’angolo delle falde sia negativo si hanno situazioni analoghe a quelle appe-
na illustrate. In caso di vento parallelo alla linea di colmo, ciascuna falda può essere considerata
come una tettoia piana a semplice falda.
In caso di grado di bloccaggio intermedio tra 0 e 1 è possibile interpolare linearmente tra i
valori corrispondenti a φ = 0 e φ = 1.
Se l’area totale delle aperture sulla copertura supera il 30% della superficie totale, la struttu-
ra si considera, ai fini del calcolo dell’azione del vento, come se fosse un muro o un parapetto.
Muri e parapetti
In maniera simile alle tettoie, l’azione del vento sui muri – pressione complessiva pn – è cal-
colata tramite dei coefficienti di pressione complessiva. Questi sono influenzati dalla porosità
della parete, φ (quantità di aperture). Quando l’area totale dei vuoti riferita all’area totale inve-
stita dal vento è inferiore al 20% (ossia la densità della parete deve essere maggiore dell’80%)
valgono i valori:
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Cpn Cpn
<2h <4h
A A B A B C
h
0,3h 1,7h 2h
B C D
A
h
5.7.11. Edifici con una superficie dominante (§ C3.9.8.5, Caso 2 della C.M. n. 7/2019)
Al fine di valutare la pressione interna degli edifici, si definisce superficie dominante (rispetto
alle altre) una superficie dotata di un’area totale di aperture pari ad almeno il doppio della somma
delle aree delle aperture presenti sulle rimanenti superfici.
Quando l’edificio presenta una superficie dominante, si applicano le indicazioni riportate nel
seguito. L’area totale delle aperture presenti su una superficie va calcolata come la somma delle
aree delle aperture localizzate (estendendo la somma soltanto alle aperture di area maggiore del
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1% dell’area della faccia relativa, o comunque maggiori di 0,2 m²), aumentata della quota parte
di area di apertura derivante dalla porosità distribuita.
L’area di apertura derivante da porosità distribuita va calcolata come il prodotto dell’area tota-
le della superficie per il coefficiente di porosità. Il coefficiente di porosità assume valori compresi
tra 0,0005 e 0,01, ove il valore minore è relativo ad edifici poco porosi (infissi di buona qualità,
assenza di impianti di ventilazione), mentre il valore maggiore si riferisce ad edifici molto porosi.
La tabella seguente riporta i valori del coefficiente di pressione interna cpi degli edifici con una
superficie dominante, in funzione del corrispondente valore del coefficiente di pressione ester-
na cpe. L’altezza di riferimento è pari all’altezza di riferimento relativa alla superficie dominante.
dove:
–– Ap è l’area totale delle aperture cui compete un coefficiente di pressione esterna positivo;
–– An è l’area totale delle aperture cui compete un coefficiente di pressione esterna negativo;
–– cpe,p è il coefficiente di pressione esterna medio per le aperture soggette a pressione ester-
na positiva;
–– cpe,n è il coefficiente di pressione esterna medio per le aperture soggette a pressione ester-
na negativa.
c pe, p =
∑A ⋅c p, j pe, p, j
∑A p, j
c pe,n =
∑A ⋅c n, j pe,n, j
∑A n, j
dove:
–– Ap è l’area della j-esima aperture cui compete un coefficiente di pressione esterna positivo;
–– An è l’area della j-esima apertura cui compete un coefficiente di pressione esterna negativo;
60
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
6.0
12.0
6.0
Dalla tabella 3.3.I della NTC 2018 otteniamo i valori dei parametri: vb,0, a0, ka.
61
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
1 2
qb = ρvb = 0,5⋅1,25⋅ 282 = 490 N / m
2
La classe di rugosità si ricava dalla Tab. 3.3.III delle NTC 2018 che riporta la classe di rugo-
sità del terreno.
62
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
A tale categoria di esposizione corrispondono, dalla Tab. 3.3.II delle NTC 2018, i parametri
che consentono il calcolo del coefficiente di esposizione.
–– Kr = 0,20;
–– Z0 = 0,10 m;
–– Zmin = 5 m.
Essendo:
Kr = 0,20 Z0 = 0,10 m Ct = 1
Applicando le formule:
63
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Z [m] Ce
5 1,70
6 1,82
Pressione esterna
Il § C3.3.8.1.1 della C.M. n. 7/2019 fornisce:
Per la faccia sopravento il rapporto h/d = 6/6 = 1 per cui si ha: cpe = 0,7+0,1×1 = 0,8.
Nel caso degli edifici di civile abitazione, la presenza degli orizzontamenti e delle pareti divi-
sorie partiziona il volume interno in numerosi volumi di piccole dimensioni. In tale situazione il
ruolo della pressione interna è normalmente poco importante e, fatte salve valutazioni più speci-
fiche, può essere trascurato. L’edificio verrà suddiviso in due fasce orizzontali caratterizzate da
una pressione costante rispettivamente di altezza pari come da figura.
Le pressioni unitari nei due tratti valgono:
64
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
2,80
6,00
8,00
Dalla Tab. 3.3.I della NTC 2018 otteniamo i valori dei parametri: vb,0, a0, ka.
65
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
1 2
qb = ρvb = 0,5⋅1,25⋅ 252 = 391 N / m
2
La classe di rugosità si ricava dalla Tab. 3.3.III delle NTC 2018 che riporta la classe di rugo-
sità del terreno.
Supposto di essere in area priva di ostacolo o con la più rari ostacoli, la classe di rugosità,
pertanto, risulta D.
66
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
Tabella tratta dalla figura 3.3.2 delle NTC 2018 per zone 1, 2, 3, 4, 5
A tale categoria di esposizione corrispondono, dalla Tab. 3.3.II delle NTC 2018, i parametri
che consentono il calcolo del coefficiente di esposizione.
–– Kr = 0,19;
–– Z0 = 0,05 m;
–– Zmin = 4 m.
67
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Coefficiente di esposizione
Calcoliamo questo coefficiente per l’altezza in gronda (z = 8,00 m) e per l’altezza al colmo
del tetto (z = 10,80 m). Sia l’altezza alla gronda che quella al colmo sono maggiori di zmin = 4 m,
quindi il coefficiente si determina tramite la formula:
ce ( z ) = 0,192 ⋅1⋅ ln 8 ( ⎡
)
⋅ 7 +1⋅ ln 8
0,05 ⎣⎢
⎤
0,05 ⎦⎥ (
= 2,21 )
ce ( z ) = 0,192 ⋅1⋅ ln 10,8 ( )
⋅ 7 +1⋅ ln 10,8
⎡
0,05 ⎣⎢ (
⎤
0,05 ⎦⎥
= 2,40 )
Coefficiente di pressione esterno cpe
Nel caso di vento ortogonale alla direzione del colmo, i coefficienti di pressione, per la falda
sopravento, sono riportati nella tabella sottostante.
e quindi:
cpe = -0,6 + (a – 15)/100 = -0,6 + (25 – 15)/100 = -0,70
Pressione interna
Il § C3.3.8.5 (Caso 3) della C.M. n. 7/2019 riporta che quando non possano essere effettuate
valutazioni accurate del coefficiente di pressione interna, ad esempio poiché non sono disponi-
bili i dati necessari si possono assumere i valori cpi = +0,2 e cpi = -0,3, considerando il caso che
68
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5. CARICO DOVUTO AL VENTO SECONDO LE NTC 2018 CON ESEMPIO PRATICO …
di volta in volta conduce alla situazione maggiormente gravosa. In definitiva si hanno le seguen-
ti quattro condizioni di carico.
Direzione
del vento
a a
1) Cpi=+0,2
2) Cpi=-0,3
a a
3) Cpi=+0,2
4)
Cpi=-0,3
Scartando le soluzioni che danno pressioni negative (tendenza a sollevare il tetto) la combi-
nazione più gravosa è la numero due che fornisce:
Sul tetto
Cpe=+0,333
Cpi=-0,3
Risulta che la pressione unitaria del vento, calcolata alla quota della linea del colmo (condi-
zione più gravosa) è pari a:
69
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CAPITOLO 6
COSTRUZIONI IN LEGNO
L’impostazione generale relativa alla valutazione della sicurezza delle strutture di legno di
nuova costruzione può essere utilizzata anche per le strutture di legno esistenti purché si prov-
veda ad una attenta valutazione delle caratteristiche fisiche e meccaniche del legno con metodi
di prova diretti o indiretti. I calcoli, riferiti alle reali dimensioni geometriche degli elementi in
sito, terranno opportunamente conto dei difetti del legno, degli eventuali stati di degrado, delle
condizioni effettive dei vincoli e dei collegamenti.
Con riferimento alle procedure per la valutazione della sicurezza e la redazione dei progetti,
particolare attenzione va posta per le costruzioni antiche di rilevante interesse storico per le quali
risulti rilevante l’interesse per il mantenimento dei materiali originali, e per le quali si giustifica
l’impiego di prove e criteri di valutazione che tengano conto anche delle prestazioni dimostrate
dagli elementi strutturali nel corso della storia dell’opera.
70
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6. COSTRUZIONI IN LEGNO
fezioni geometriche e strutturali, la cui definizione quantitativa può essere effettuata anche sulla
base di indicazioni di altre normative pertinenti di consolidata validità.
L’analisi della struttura terrà conto non solo delle caratteristiche di resistenza e di rigidezza
dei materiali impiegati, ma anche della loro duttilità e delle loro caratteristiche reologiche, in
relazione alle condizioni ambientali (classi di servizio).
Generalmente, l’analisi della struttura può essere condotta con riferimento a un comporta-
mento elastico lineare del materiale e dei collegamenti; tuttavia, qualora sia quantificabile un
comportamento duttile dei collegamenti, il loro effetto può essere portato in conto mediante una
analisi lineare con ridistribuzione o, più in generale, con analisi non lineari.
I collegamenti normalmente utilizzati nelle costruzioni lignee, per i quali la rigidezza flessio-
nale è trascurabile, possono essere schematizzati, da un punto di vista cinematico, come cerniere.
Qualora la rigidezza flessionale non sia trascurabile si adotteranno schematizzazioni dei vincoli
più realistiche. Particolare attenzione andrà posta nell’individuazione del reale meccanismo di
trasmissione degli sforzi conseguente alla conformazione geometrica del collegamento, al fine
di individuare eventuali disassamenti o possibili eccentricità. Le analisi dovranno tener conto
dell’evoluzione nel tempo delle caratteristiche del legno con riferimento non solo alle condizioni
iniziali, ma anche al loro sviluppo fino alle condizioni a lungo termine (deformazione iniziale e
finale o differita).
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
–– nella classe di servizio 3 rientrano tutti i legnami esposti a condizioni climatiche che
comportano umidità più elevate di quelle della classe di servizio 2. In questa classe pos-
sono rientrare i materiali legnosi per i quali non sono disponibili dati attendibili.
72
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6. COSTRUZIONI IN LEGNO
siale e delle eventuali deformazioni (frecce o controfrecce) imposte. Per le verifiche si devono
utilizzare i valori caratteristici al frattile 5% per i moduli elastici dei materiali.
Considerata la complessità del fenomeno dell’instabilità connessa alle peculiarità del mate-
riale ligneo (anisotropia, difettosità, igroscopicità, comportamento reologico, etc.) ed alle diffi-
coltà di schematizzazione, le verifiche possono essere svolte in modo convenzionale utilizzando
formulazioni semplificate, che possono essere reperite in normative di comprovata validità.
6.9. Collegamenti
I collegamenti di carpenteria sono quelli tipici delle tradizionali costruzioni storiche, realiz-
zati per lavorazione delle superfici di contatto. Di regola sono in grado di trasmettere solamente
sforzi di compressione per contatto, e quindi in grado di esplicare unicamente la funzione di
vincoli monolateri, a meno che non vengano considerati con altre tipologie di unioni.
I collegamenti meccanici sono caratterizzati dalla trasmissione delle sollecitazioni attraverso
opportuni mezzi di unione, generalmente metallici, o mediante adesivi.
I metodi di calcolo per la valutazione della resistenza e della deformazione dei singoli mezzi
di unione devono essere convalidati sulla base di prove sperimentali eseguite nel rispetto di nor-
mative di comprovata validità.
La valutazione della capacità portante di collegamenti con mezzi di unione multipli, tutti dello
stesso tipo e dimensione, terrà conto della ridotta efficienza dovuta alla presenza di più mezzi di
unione. La capacità portante di collegamenti con piani di taglio multipli va valutata con riferi-
mento a una opportuna combinazione di quella per unioni con due piani di taglio.
Per i collegamenti meccanici realizzati con mezzi di unione a gambo cilindrico, come chiodi,
bulloni, perni, viti, e cambre, la capacità portante dipende dal contributo della resistenza allo
snervamento dell’acciaio, della resistenza al rifollamento del legno, nonché della resistenza all’e-
strazione del mezzo di unione. È sempre da evitare che prima del raggiungimento della resistenza
dell’unione, si attivino meccanismi di rottura di tipo fragile come: spacco, espulsione di tasselli di
legno in corrispondenza dei singoli connettori, strappo lungo il perimetro del gruppo di mezzi di
unione. La resistenza a trazione della sezione netta dell’elemento ligneo o dell’eventuale piastra
metallica va comunque verificata.
Per i collegamenti meccanici realizzati con mezzi di unione di superficie, come anelli, caviglie,
piastre dentate, la capacità portante è la minore tra la capacità portante del gruppo di mezzi di
unione costituente il collegamento stesso, tenendo conto della loro disposizione e del loro numero,
e la resistenza della sezione residua indebolita dalla presenza degli stessi elementi di unione.
Per i collegamenti meccanici realizzati con mezzi di unione di acciaio incollati, si utilizzano
barre o piastre inserite in apposite sedi ricavate negli elementi di legno da unire e solidarizzate ad
essi mediante adesivi strutturali. Tali unioni potranno essere impiegate per strutture in classe di
servizio 1 e 2 su legno già in equilibrio igrometrico con l’ambiente. Particolare attenzione andrà
posta nel garantire che le caratteristiche dell’adesivo e la sua adesione all’acciaio e al legno siano
compatibili con la durabilità della struttura, sulla base di evidenze sperimentali o specifici test
di laboratorio, nelle condizioni di temperatura e umidità che saranno presenti per tutta la vita in
esercizio della struttura.
La resistenza delle singole unioni dovrà essere valutata con riferimento a normative di com-
provata validità.
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6. COSTRUZIONI IN LEGNO
6.12. Robustezza
Si adotteranno provvedimenti atti a diminuire la sensibilità della struttura nei confronti di
azioni eccezionali o di eventi di entità non prevista dalle norme pertinenti (sisma, fuoco, eventi
meteorici).
Nella definizione delle scelte progettuali andranno previste almeno:
–– la protezione della struttura e dei suoi elementi componenti nei confronti dell’umidità;
–– l’utilizzazione di mezzi di collegamento intrinsecamente duttili o di sistemi di collega-
mento a comportamento duttile;
–– l’utilizzazione di elementi composti a comportamento globalmente duttile;
–– la limitazione delle zone di materiale legnoso sollecitate a trazione perpendicolarmente
alla fibratura, soprattutto nei casi in cui tali stati di sollecitazione si accompagnino a ten-
sioni tangenziali (come nel caso degli intagli) e, in genere, quando siano da prevedere
elevati gradienti di umidità nell’elemento durante la sua vita utile;
–– la scelta di sistemi statici poco sensibili a collassi parziali;
–– la scelta e la disposizione corretta dei sistemi di controventamento;
–– la scelta di sistemi di collegamento poco sensibili all’azione dell’incendio;
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
6.13. Durabilità
La durabilità delle strutture lignee deve essere sempre assicurata, prevedendo in sede di pro-
getto particolari costruttivi ed opportuni accorgimenti di protezione dagli agenti atmosferici e
dagli attacchi biologici di funghi e/o insetti xilofagi, ed utilizzando le specie legnose più idonee
per durabilità naturale o per possibilità di impregnazione, in relazione alle condizioni ambientali
di esercizio. È possibile anche prevedere elementi sacrificali da sostituire periodicamente se-
condo il piano di manutenzione da allegare al progetto, che comprende comunque tutte le altre
operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria da mettere in atto durante la vita utile della
struttura. I mezzi di unione metallici strutturali devono, generalmente, essere intrinsecamente
resistenti alla corrosione, oppure devono essere protetti contro la corrosione.
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6. COSTRUZIONI IN LEGNO
Le cosiddette unioni non protette (cioè unioni realizzate con elementi metallici esposti, in
tutto o in parte), progettate correttamente per le combinazioni a temperatura ambiente e purché a
comportamento statico globalmente simmetrico, possono essere generalmente considerate soddi-
sfacenti alla classe di resistenza R15 o R20, secondo quanto riportato nelle pertinenti normative
tecniche di comprovata validità.
Oltre tali valori sono necessari requisiti aggiuntivi da considerare attentamente in sede di
progetto, in particolare sullo spessore dell’elemento ligneo collegato e sulla distanza del generico
mezzo di connessione dai bordi e dalle estremità del medesimo elemento.
Una più elevata resistenza al fuoco per un collegamento può essere ottenuta, in genere, con
una adeguata progettazione del medesimo o mediante protezioni da applicare in opera: anche in
questo caso si potrà fare riferimento ad idonea sperimentazione o a quanto riportato nelle perti-
nenti normative tecniche di comprovata validità.
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CAPITOLO 7
dove:
–– st,0,d tensione di calcolo a trazione parallela alla fibratura calcolata sulla sezione netta;
–– ft,0,d resistenza di calcolo, determinata tenendo conto anche delle dimensioni della sezione
trasversale mediante il coefficiente kh, come definito nei §§ 1.2 e 1.2.2.
Nelle giunzioni di estremità si dovrà tener conto dell’eventuale azione flettente indotta dall’ec-
centricità dell’azione di trazione attraverso il giunto: tali azioni secondarie potranno essere compu-
tate, in via approssimata, attraverso una opportuna riduzione della resistenza di calcolo a trazione.
dove:
–– sc,0,d è la tensione di calcolo a compressione parallela alla fibratura;
–– fc,0,d è la corrispondente resistenza di calcolo.
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
Deve essere inoltre effettuata la verifica di instabilità per gli elementi compressi (instabili-
tà di colonna).
sc,90,d ≤ fc,90,d
dove:
–– sc,90,d è la tensione di calcolo a compressione ortogonale alla fibratura;
–– fc,90,d è la corrispondente resistenza di calcolo.
Nella valutazione di sc,90,d è possibile tenere conto della ripartizione del carico nella direzione
della fibratura lungo l’altezza della sezione trasversale dell’elemento. È possibile, con riferimento a
normative di comprovata validità, tener conto di una larghezza efficace maggiore di quella di carico.
7.1.6. Flessione
Devono essere soddisfatte entrambe le condizioni seguenti:
σ m,y,d σ
+ km⋅ m,z,d ≤ 1
fm,y,d fm,z,d
dove:
–– sm,y,d e sm,z,d tensioni di calcolo massime per flessione rispettivamente nei piani xz e xy deter-
minate assumendo una distribuzione elastico lineare delle tensioni sulla sezione:
Z TU
RA
RA
FIB
A
ELL
ED
NT
Y EV
AL
E
R
EP
ON
ZI
RE
DI
X Y
–– fm,y,d e fm,z,d sono le corrispondenti resistenze di calcolo a flessione, determinate tenendo conto
anche delle dimensioni della sezione trasversale mediante il coefficiente kh.
I valori da adottare per il coefficiente km, che tiene conto convenzionalmente della ridistribu-
zione delle tensioni e della disomogeneità del materiale nella sezione trasversale, sono:
79
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
G
A B
Dati:
La trave fa parte della struttura portante di un solaio di calpestio intermedio d’un fabbricato
per civile abitazione; pertanto la struttura lignea risulta in classe di servizio 1.
80
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
81
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γG1 · G1 + γG2 · G2 + γP · P + γQ1 · Qk1 + γQ2 · ψ02 · Qk2 + γQ3 · ψ03 · Qk3 + …
Coefficienti γF EQU A1 A2
favorevoli 0,9 1,0 1,0
Carichi permanenti γG1
sfavorevoli 1,1 1,3 1,0
favorevoli 0,0 0,0 0,0
Carichi permanenti non strutturali (*) γG2
sfavorevoli 1,5 1,5 1,3
favorevoli 0,0 0,0 0,0
Carichi variabili sfavorevoli
γQi
1,5 1,5 1,3
(*) Nel caso in cui i carichi permanenti non strutturali (ad es. carichi permanenti portati) siano compiutamente defi-
niti si potranno adottare per essi gli stessi coefficienti validi per le azioni permanenti.
Inoltre, avendo un solo carico variabile, il carico totale da utilizzare nei calcoli risulta:
1 1
Weff = ⋅ b⋅ h2 = ⋅12 ⋅ 222 = 968 cm3
6 6
M f 990 ⋅100
σ m,y,d = = = 102,3 daN / cm2
Weff 968
σ m,y,d 102,3
Risultando: = = 0,80 < 1
fm,y,d 128
82
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
7.3. Esempio di calcolo della dimensione di una trave soggetta a flessione semplice
Progettare la trave rappresentata nella figura dell’esempio riportato al § 7.2. In funzione del
momento flettente, ci ricaviamo il modulo di resistenza a flessione di progetto:
Mf 99.000
Wprog = = = 773,44 cm3
fm,y,d 128
b 5
Imponendo che il rapporto fra la base e l’altezza sia pari a: = , facendo sistema con l’e-
h 7
spressione di calcolo del W e risolvendo rispetto alla b, otteniamo:
L’altezza risulterebbe:
7 ⋅13,29
h= = 18,60 cm
5
Dovendo, poi, adottare necessariamente dei profili commerciali si potrebbe scegliere una
sezione di cm 14×20 o di cm 12×22.
qu
qz
qy
z
y
to
y
et
z
lt
de
a
nz
nde
pe
Si tratta di una trave parallela alla linea di gronda e poggiata su muri inclinati dell’angolo
alfa. Il carico precedentemente determinato qu, deve essere scomposto nelle due direzioni prin-
cipali della trave: y-y e z-z.
83
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
1 1
M y = ⋅ qy ⋅ L2 = ⋅ 478⋅ 4,02 = 956 daN ⋅ m
8 8
1 1
M z = ⋅ qz ⋅ L2 = ⋅128⋅ 4,02 = 56 daN ⋅ m
8 8
Il valore del modulo di resistenza a flessione, nelle direzioni y-y e z-z vale:
1⋅ b⋅ h2 12 ⋅ 222
Wy = = = 968 cm3
6 6
h ⋅ b2 22 ⋅122
Wz = = = 528 cm3
6 6
M y 956 ⋅100
σ m,y,d = = = 98,76 daN / cm2
Wy 968
M z 56 ⋅100
σ m,z,d = = = 10,60 daN / cm2
Wz 528
Condizioni di verifica
Tensoflessione
Nel caso di sforzo normale di trazione accompagnato da sollecitazioni di flessione attorno ai
due assi principali dell’elemento strutturale, devono essere soddisfatte entrambe le seguenti con-
dizioni:
84
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
σ t ,0,d σ m,y,d σ
+ + km ⋅ m,z,d ≤ 1
ft ,0,d fm,y,d fm,z,d
σ t ,0,d σ σ
+ km ⋅ m,y,d + m,z,d ≤ 1
ft ,0,d fm,y,d fm,z,d
Pressoflessione
Nel caso di sforzo normale di compressione accompagnato da sollecitazioni di flessione
attorno ai due assi principali dell’elemento strutturale, devono essere soddisfatte entrambe le
seguenti condizioni:
2
⎛ σ c,0,d ⎞ σ m,y,d σ
⎜ ⎟ + + km ⋅ m,z,d ≤ 1
f
⎝ c,0,d ⎠ f m,y,d fm,z,d
2
⎛ σ c,0,d ⎞ σ m,y,d σ m,z,d
⎜ ⎟ + km ⋅ + ≤1
⎝ fc,0,d ⎠ fm,y,d fm,z,d
Taglio
Deve essere soddisfatta la condizione:
td ≤ fv,d
dove:
–– td è la tensione massima tangenziale di calcolo, valutata secondo la teoria di Jourawski;
–– fv,d è la corrispondente resistenza di calcolo a taglio.
Alle estremità della trave si potrà effettuare la verifica sopra indicata valutando in modo con-
venzionale td, considerando nullo, ai fini del calcolo dello sforzo di taglio di estremità, il con-
tributo di eventuali forze agenti all’interno del tratto di lunghezza pari all’altezza h della trave,
misurato a partire dal bordo interno dell’appoggio, o all’altezza effettiva ridotta heff nel caso di
travi con intagli.
Per la verifica di travi con intagli o rastremazioni di estremità si farà riferimento a normati-
ve di comprovata validità.
85
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1
Vg = ⋅ qu ⋅ L = 0,5⋅ 495⋅ 4,0 = 990 daN
2
Nel caso di taglio deviato è possibile procedere scomponendo il taglio nelle sue componen-
ti lungo gli assi z e y:
Vz = Vd × cosα Vy = Vd × sinα
e quindi:
1,5×Vz 1,5×Vy
τz = τy =
b× h b× h
τd = τ 2z + τ 2y
Per la verifica deve risultare:
τ d ≤ fv.d
2 2 2 2
⎛ 1,5×Vz ⎞ ⎛ 1,5×Vy ⎞ ⎛ 1,5×Vd × cosα ⎞ ⎛ 1,5×Vd × sinα ⎞
τd = τ 2z + τ 2y = ⎜ ⎟ +⎜ ⎟ = ⎜ ⎟ +⎜ ⎟ =
⎝ b× h ⎠ ⎝ b× h ⎠ ⎝ b× h ⎠ ⎝ b× h ⎠
2
⎛ 1,5×Vd ⎞ ⎛ 1,5×Vd ⎞
⎟ × ( cos α + sin α ) = ⎜
2 2
= ⎜ ⎟
⎝ b× h ⎠ ⎝ b× h ⎠
86
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
Torsione
Deve essere soddisfatta la condizione:
ttor,d ≤ ksh · fv,d
dove:
–– ttor,d è la tensione massima tangenziale di calcolo per torsione;
–– ksh è un coefficiente che tiene conto della forma della sezione trasversale;
–– fv,d è la resistenza di calcolo a taglio.
Taglio e torsione
Nel caso di torsione accompagnata da taglio si può eseguire una verifica combinata adottan-
do la formula di interazione:
2
τtor ,d ⎛ τ d ⎞
+⎜ ⎟
ksh fv,d ⎝ fv,d ⎠
ove il significato dei simboli è quello riportato nei paragrafi corrispondenti alle verifiche a taglio
e a torsione.
Verifiche di stabilità
Oltre alle verifiche di resistenza devono essere eseguite le verifiche necessarie ad accertare la
sicurezza della struttura o delle singole membrature nei confronti di possibili fenomeni di insta-
bilità, quali lo svergolamento delle travi inflesse (instabilità flesso-torsionale) e lo sbandamento
laterale degli elementi compressi o pressoinflessi.
Nella valutazione della sicurezza all’instabilità occorre tener conto, per il calcolo delle ten-
sioni per flessione, anche della curvatura iniziale dell’elemento, dell’eccentricità del carico assia-
le e delle eventuali deformazioni (frecce o controfrecce) imposte.
Per queste verifiche si devono utilizzare i valori caratteristici al frattile 5% per i moduli ela-
stici dei materiali.
87
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–– kcrit,m è il coefficiente riduttivo di tensione critica per instabilità di trave, per tener conto della
riduzione di esistenza dovuta allo sbandamento laterale;
–– fm,d è la resistenza di calcolo a flessione, determinata tenendo conto anche delle dimensioni
della sezione trasversale mediante il coefficiente kh.
Per travi aventi una deviazione laterale iniziale rispetto alla rettilineità nei limiti di accettabi-
lità del prodotto, si possono assumere i seguenti valori del coefficiente di tensione critica kcrit,m.
kcrit ,m =
⎧ 1 per λrel ,m ≤ 0,75
⎪
⎪ 1,56 − 0,75λ rel ,m per 0,75λrel ,m ≤ 1,40
⎨
⎪ 1
⎪ λ2 per 1,4λrel ,m
⎩ rel ,m
fm,k
λrel ,m snellezza relativa di trave;
σ m,crit
in cui:
–– fm,k è la resistenza caratteristica a flessione;
–– sm,crit è la tensione critica per flessione calcolata secondo la teoria classica della stabilità, con
i valori dei moduli elastici caratteristici (frattile 5%) E0,05.
dove:
–– My,crit è il momento critico per instabilità flesso-torsionale attorno all’asse forte y della sezione;
–– Wy è il modulo di resistenza a flessione attorno all’asse y.
nella quale:
–– E0.05 è il modulo elastico caratteristico parallelo alla fibratura;
–– G0.05 è il modulo elastico tangenziale caratteristico: si può assumere G0.05 = E0.05 (Gmean/E0,mean);
–– Iz è il momento di inerzia della sezione relativo all’asse debole z;
–– It è il momento di inerzia torsionale della sezione;
–– leff è la luce efficace della trave, che tiene conto sia delle condizioni di vincolo che del tipo
di carico.
In mancanza di valutazioni più rigorose, i valori da adottare per la lunghezza efficace leff,
quando le travi hanno la rotazione torsionale impedita agli estremi, sono i seguenti:
88
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
Tali valori sono suggeriti dal Documento Tecnico 206/2007 del CNR recante “Istruzioni per
la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo delle Strutture di Legno”.
La tensione critica a flessione si può determinare dall’espressione seguente:
π· E0,05·I z ·G0,05·It
σ m,crit =
leff ·Wy
Questa espressione particolarizzata per una sezione rettangolare diventa, posto che abbiamo:
b⋅ h3
Iz = momento d’inerzia della sezione
12
b3·h
It = momento d’inerzia torsionale
⎛ b⎞
3·⎜ 1+ 0,6· ⎟
⎝ h⎠
b⋅ h3
Wy = momento di resistenza a flessione
6
π·b2·E0,05 Gmean
σ m,crit =
leff ·h E0,mean
Q
24
A B
16
89
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Dati:
Avendo un solo carico variabile, il carico totale da utilizzare nei calcoli risulta:
h·b3 50·103
Iz = = = 4.167cm4
12 12
1 1
M f = ·qu·L2 = ·485·5,02 = 1.515 daN·m
8 8
M f 1.515⋅100
σ m,y,d = = = 36,35 daN / cm2
Weff 4.167
90
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
fm,k
λrel ,m = 240 = 0,60
σ m,crit 396,27
Supposto che la trave sia in classe di esposizione 1 e il carico sia di media durata per cui
kmod = 0,80, otteniamo fm,y,d = 240 · 0,80/1,45 = 132,4 daN/cm².
Essendo la relazione:
σ m,y,d 36,35
= = 0,27 < 1
kcrit ,m ⋅ fm,y,d 1⋅132,4
Risulta:
151.500 daN / cm < 551.711 daN / cm
dove:
–– sc,o,d è la tensione di compressione di calcolo per sforzo normale;
–– fc,o,d è la resistenza di calcolo a compressione;
–– kcrit,c è il coefficiente riduttivo di tensione critica per instabilità di colonna valutato per il
piano in cui assume il valore minimo.
Il coefficiente riduttivo kcrit,c si calcola in funzione della snellezza relativa di colonna λrel,c,
che vale:
fc,0,k λ fc,0,k
λrel ,c = =
σ c,crit π E0,05
91
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dove:
–– fc,o,k è la resistenza caratteristica a compressione parallela alla fibratura;
–– sc,crit è la tensione critica calcolata secondo la teoria classica della stabilità, con i valori dei
moduli elastici caratteristici (frattile 5%);
–– λ è la snellezza dell’elemento strutturale valutata per il piano in cui essa assume il valore mas-
simo.
con:
k = 0,5⋅ ( 1+ βc ( λrel ,c − 0,3 ) + λ2rel ,c )
dove:
–– bc è il coefficiente di imperfezione, che, se gli elementi rientrano nei limiti di rettilineità, che
può assumere i seguenti valori:
–– per legno massiccio bc = 0,2;
–– per legno lamellare bc = 0,1.
trave a doppio T
pilastro di legno
Si tratta di due puntoni che sorreggono un balcone dissestato. La trave a doppio T, sotto la
soletta del balcone, ripartisce il carico tra i due pilastri di legno.
Vengono considerati solo i seguenti carichi:
–– peso proprio balcone: 0,20 * 0,5 * 2500 = 250 daN/m;
–– peso proprio trave a doppio T = 60 daN/m;
–– carico accidentale = 200 daN/m.
Il carico totale da utilizzare nei calcoli, per la verifica allo stato limite ultimo, risulta:
92
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7. VERIFICHE DI RESISTENZA CON ESEMPI DI CALCOLO
Lo schema statico è quello di trave semplicemente appoggiata per cui su ogni puntone grave
un carico di:
NE,d = 5 * 703 * 0,5 = 1.757,5 daN
b3 ⋅ h 103 ⋅15
Imin = = = 1.250 cm4
12 12
Imin 1.250
Rmin = = = 8,33 cm
A 10 ⋅15
93
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Calcolo snellezza
l0 350
λ= = = 42,01
Rmin 8,33
Calcolo kcrit,c
k = 0,5⋅ (1+ βc (λrel ,c − 0,3) + λ2rel ,c ) = 0,5⋅ (1+ 0,2 ⋅ (0,732 − 0,3) + 0,7322 ) = 0,81
1 1
Kcrit ,c = = = 0,86
k+ k −λ 2 2
rel ,c 0,81+ 0,812 − 0,7322
N E ,d 1.757,5
σ c,0,d = = = 11,72daN / cm2
A 10 ⋅15
Verifica finale
σ c,0,d 11,72
= = 0,17 < 1
kcrit ,c fc,0,d 0,86 ⋅ 78
NE,d ≤ NR,d
Risulta:
1.757,5 daN/cm < 10.062 daN/cm
94
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CAPITOLO 8
Le deformazioni di una struttura, dovute agli effetti delle azioni applicate, degli stati di coa-
zione e delle variazioni di umidità devono essere contenute entro limiti accettabili, sia in rela-
zione ai danni che possono essere indotti ai materiali di rivestimento, ai pavimenti, alle tramez-
zature e, più in generale, alle finiture, sia in relazione ai requisiti estetici e sia alla funzionali-
tà dell’opera.
Considerando il particolare comportamento reologico del legno e dei materiali derivati dal
legno, si devono valutare sia la deformazione istantanea sia la deformazione a lungo termine. La
deformazione istantanea si calcola usando i valori medi dei moduli elastici per le membrature.
La deformazione a lungo termine può essere calcolata utilizzando i valori medi dei moduli ela-
stici ridotti opportunamente mediante il fattore 1/(1+ kdef).
Em,0,mean
Em,0,mean, f =
( 1+ kdef )
Per una trave semplicemente appoggiata agli estremi si ha:
5 q ⋅ l4 5 q ⋅ l4 5 q ⋅ l4
Wist ,dif = ⋅ =
384 E ⋅ I 384
⋅
1
= ⋅
384 E ⋅ I
⋅ ( 1+ kdef )
E⋅ ⋅I
( 1+ kdef )
Il coefficiente kdef tiene conto dell’aumento di deformabilità con il tempo causato dall’effetto
combinato della viscosità e dell’umidità del materiale. I valori di Kdef sono riportati nella tabella
4.4.V delle NTC 2018, di cui si riporta uno stralcio.
Tabella 8.1. Valori di Kdef per legno e prodotti strutturali a base di legno (Tabella 4.4.V NTC18)
Dal punto di vista operativo le citate norme, al § 4.4.7 – Stati Limiti di Esercizio –, non danno
nessuna indicazione su come effettuare il calcolo. Si limitano a dire che in mancanza di più pre-
cise indicazioni, la freccia istantanea dovuta ai soli carichi variabili nella combinazione rara sia
inferiore a L/300, con L luce della trave; aggiungono che la freccia finale sia inferiore a L/200.
Per l’operatività del calcolo della freccia finale rimanda a documenti di comprovata validità
riportati al capitolo 12; tra di questi documenti si trovano: Istruzioni e documenti tecnici del Con-
95
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siglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.). A questi documenti qui si farà riferimento esattamen-
te alle istruzioni CNR-DT 206/2007, come revisionate nel 2008, recante: Istruzioni per la Pro-
gettazione, l’Esecuzione ed il Controllo delle Strutture di Legno. Queste al punto 6.4.1. riportano
che per il calcolo della deformazione iniziale (Win) occorre valutare la deformazione istantanea
con riferimento alla combinazione di carico rara. Per il calcolo della deformazione finale (Wfin)
occorre valutare la deformazione a lungo termine per la combinazione di carico quasi permanen-
te e sommare a quest’ultima la deformazione istantanea dovuta alla sola aliquota mancante, nella
combinazione quasi permanente, del carico accidentale prevalente (da intendersi come il carico
variabile di base della combinazione rara). La deformazione a lungo termine con la combinazio-
ne di carico quasi permanente è funzione di:
⎧⎪ ⎡ n ⎤ ⎫⎪
W fin = F ⎨ ⎢ Gk + ψ21 ⋅ ∑ ( ψ2i ⋅ Qik ) ⎥ ⋅ ( 1+ kdef ) + Qik ⋅ ( 1− ψ21 ) ⎬
⎩⎪ ⎢⎣ i=2
⎥⎦ ⎭⎪
⎛ n ⎞
W fin = F ⎜⎜ Gk ⋅ ( 1+ kdef ) + Qik ⋅ ( 1+ ψ21 ⋅ kdef ) + ∑Qik ⋅ ( ψ2i + ψ2i ⋅ kdef ) ⎟⎟
⎝ i=2 ⎠
n
W fin = WG ⋅ ( 1+ kdef ) + WQ1 ⋅ ( 1+ ψ21 ⋅ kdef ) + ∑WQi ⋅ ( ψ2i + ψ2i ⋅ kdef )
i=2
dove:
–– WG è la freccia istantanea del carico permanente;
–– WQ1 è la freccia istantanea del carico variabile prevalente;
–– WQi è la freccia istantanea del carico variabile i-esimo della combinazione.
Questa è la formulazione esatta della deformazione finale. Una soluzione più semplice, sem-
plificata, si può valutare come segue:
W fin = Win + Wdif
in cui:
–– Win è la freccia istantanea calcolata con riferimento alla combinazione di carico rara;
–– Wdif è la freccia differita calcolabile con la relazione seguente:
nella quale Winʹ è la freccia istantanea, calcolata con riferimento alla combinazione di carico quasi
permanente. Esplicitando questa versione semplificata del calcolo della freccia si ottiene:
96
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8. VERIFICA AGLI STATI LIMITI DI ESERCIZIO
n
W fin = WG ⋅ ( 1+ kdef ) + WQ1 ⋅ ( 1+ ψ21 ⋅ kdef ) + ∑WQi ⋅ ( ψ0i + ψ2i ⋅ kdef )
i=2
Si rileva che anche l’EC5 introduce il metodo semplificato, appena esposto, per la determi-
nazione delle deformazioni finali sotto l’ipotesi che le relazioni fra carichi e deformazioni siano
lineari. Nel presente lavoro e nel software allegato si utilizza la procedura semplificata, che si
articola in tre passi:
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosid-
detta rara:
n
Fd , rara = G1 + G2 + Qk1 + ∑ ( ψ01 ⋅ Qki )
i=2
3) Si moltiplica per il coefficiente kdef che tiene conto dell’aumento di deformazione con il
tempo dovuto a viscosità ed umidità.
4) Per ottenere la deformazione complessiva basta sommare le due quantità:
Per ciascuna tipologia di combinazione delle azioni devono essere esplorate tutte le combina-
zioni di carico possibili, è assumere come valore di calcolo la maggiore azione. Vediamo ades-
so in dettaglio tutte le combinazioni, nel caso che sul tetto siano presenti oltre i carichi perma-
nenti, il carico variabile per sola manutenzione (Qk1), il carico dovuto alla neve (Qk2) e il carico
dovuto al vento (Qk3).
Combinazioni delle azioni cosiddetta rara:
Si assumerà per il calcolo della deformazione Frara = max (F1,rara, F2,rara, F3,rara). L’esplicita-
zione della combinazione delle azioni quasi permanente fornisce:
97
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dove:
ψ21 = 0 (carico variabile Qk1)
salvo il caso in cui il sito fosse a quota maggiore di 1.000 m s.l.m. nel quale caso ψ22 = 0,2.
Il calcolo della freccia massima è effettuato con la formula:
W = (5/384ql4 / (EI))
wnet = wist + wdif – w0
dove:
–– w0 è la controfreccia (qualora presente);
–– wist è la freccia dovuta ai soli carichi permanenti;
–– wdif è la freccia differita dovuta agli effetti viscosi.
wo
wist
wfin
wnet
wdiff
Nei casi in cui sia opportuno limitare la freccia istantanea dovuta ai soli carichi variabili, si
raccomanda il seguente valore, a meno che condizioni speciali non impongano altri requisiti:
wist ≤ L / 300
98
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8. VERIFICA AGLI STATI LIMITI DI ESERCIZIO
Nei casi in cui sia opportuno limitare la freccia finale, wfin, si raccomanda, a meno che condi-
zioni speciali non impongano altri requisiti:
wnet ≤ L / 200
b⋅ h3 12 ⋅ 203
I= = = 8.000 cm4
12 12
Per il calcolo della deformazione istantanea (wist) occorre fare riferimento alla combinazio-
ne di carico rara.
5 q ⋅ l4 5 6 ⋅5004
wist ,G = ⋅ = ⋅ = 5,55 cm
384 E ⋅ I 384 8.000 ⋅110.000
99
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5 q ⋅ l4 5 2 ⋅5004
wist ,Q = ⋅ = ⋅ = 1,85 cm
384 E ⋅ I 384 8.000 ⋅110.000
Assumiamo come incognita della nuova sezione il momento d’inerzia e dalla relazione:
Inec wist
=
I wcon
Assumiamo che il rapporto tra la base e l’altezza della nuova sezione della trave sia pari a 0,7.
Esprimendo il momento d’inerzia in funzione della sola base, otteniamo:
12 ⋅ Inec 4 12 *35.449
b= 4 = = 28 cm che si fanno 30 cm
0,7 0,7
b⋅ h3 21⋅ 303
I= = = 47.250 cm4
12 12
5 q ⋅ l4 5 6 ⋅5004
wist ,G = ⋅ = ⋅ = 0,94 cm
384 E ⋅ I 384 47.250 ⋅110.000
5 q ⋅ l4 5 2 ⋅5004
wist ,Q = ⋅ = ⋅ = 0,31 cm
384 E ⋅ I 384 47.250 ⋅110.000
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8. VERIFICA AGLI STATI LIMITI DI ESERCIZIO
w fin = wist ,G ⋅ ( 1+ kdef ) + wist ,Q1 ⋅ ( 1+ ψ21 ⋅ kdef ) = 0,95⋅ (1+ 0,80) + 0,31⋅ (1+ 0) = 2,02 cm
La combinazione dei carichi rara, con il solo carico neve come carico variabile, da una sola
combinazione di carico data da:
5⋅ q ⋅ L4 5⋅8⋅5004
Wist = = = 1,25 cm
384 ⋅ E ⋅ I 384 ⋅110.000 ⋅ 47.250
Si calcola con la combinazione di carico quasi permanente, la cui deformata è indicata con
wʹist e poi si moltiplica per kdef.
Le combinazione di carico forniscono:
101
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Queste tre combinazioni, essendo il sito posto a quota minore di 1.000 m s.l.m., diventano
una sola:
5⋅ q ⋅ L4 5⋅ 6 ⋅5004
Wist' = = = 0,94 cm
384 ⋅ E ⋅ I 384 ⋅110.000 ⋅ 47.250
102
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CAPITOLO 9
TETTI IN LEGNO
In genere questo tipo di copertura e formato dal cosiddetto pacchetto del tetto (tegole, listel-
li porta-tegola, eventuale controlistello per areazione, coibentazione di vario tipo, eventuale bar-
riera al vapore, tavolato) sostenuto da una serie di travi di legno chiamata grossa orditura. Sche-
maticamente abbiamo la seguente sezione:
Questo tipo di copertura è detta discontinua a causa della soluzione di continuità che presen-
ta lo strato di copertura finale (tegole). Esse, tra l’altro, concretizzano la tenuta alla pioggia sola-
mente per valori di pendenza adeguata, in base al materiale impiegato e alle condizioni ambientali.
Il piano che contiene la copertura è chiamato falda del tetto.
Le varie parti del tetto sono:
103
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colmo
falda
linea di gronda
angolo d'inclinazione
della falda
Il manto di copertura deve assicurare la perfetta tenuta all’acqua. Esso è formato generalmen-
te da: tegole e coppi, lose di pietra, scandole di legno, lastre.
Le tegole e i coppi sono realizzati in laterizio e costituiscono i due gruppi di materiali per
coperture più utilizzate. I coppi sono detti anche tegole curve. Queste si montano in doppio stra-
to: uno inferiore con la parte concava rivolta verso l’alto e quello superiore con la concavità verso
il basso. I coppi sono elementi aventi lunghezza di circa 45 cm e pesano circa 2 kg ciascuno.
Per ogni metro quadrato sono necessari da 28 a 36 coppi in funzione della distanza tra le file
e della sovrapposizione longitudinale. La pendenza per tipo di copertura non deve essere infe-
riore al 30%. Per pendenze maggiori occorrerà realizzare degli ancoraggi con ganci di ferro o
malta. L’orditura lignea per il supporto è realizzata con listelli con dimensioni di circa 3×3 cm, o
4×3 cm, fissati alla struttura portante.
Attualmente, le tegole reperibili in commercio possono raggrupparsi in: tegola romana, tego-
la portoghese, tegola marsigliese e le tegole fotovoltaiche. Queste ultime sono presentano del
tutto identiche alla tradizionali tegole, per forma, colore e materiale, ma contengono nella parte
piana una o più celle fotovoltaiche.
Tegole Lose
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9. TETTI IN LEGNO
Portoghese
Marsigliese
Romana
Ogni produttore di tegole in cotto o cemento prescrive un’inclinazione minima per ogni tipo
di prodotto utilizzato. Si ritengono normali pendenze quelle comprese tra il 30% e il 45%.
Anticamente, una suddivisione dei tetti dal punto di vista strutturale era tra quelli alla lom-
barda e quelli alla piemontese.
Nell’orditura alla piemontese le travi portanti, cosiddetti falsi puntoni, sono disposti secon-
do la pendenza delle falde.
105
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
L’orditura alla lombarda è caratterizzata dalle travi (terzere) disposte parallelamente alle
linee di gronda. Possono poggiare direttamente sui muri o su capriate.
1) dormiente
2) capriata
3) terzera
4) gattello
5) travicello
6) listello
7) tegola
8) tegola di colmo
Delle strutture portanti dei tetti a falde fa parte quella che solitamente è chiamata piccola
orditura, formata da: correntini o listelli orizzontali, paralleli alle linee di gronda, nei tetti alla
piemontese; e da travicelli o correntini o murali, inclinati secondo la pendenza del tetto, nei tetti
alla lombarda.
Lo schema statico che qui si andrà a considerare è quello che vede le travi portanti parallele
alla linea di gronda. Questo schema è quello detto alla lombarda. Dal punto di vista statico que-
sto schema non trasmette spinte ai muri perimetrali.
In questo caso la trave principale è sottoposta a flessione deviata secondo il seguente schema:
Q
Qz
Qy y
a z
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CAPITOLO 10
Effettuiamo calcolo di un tetto piano in legno. Questo sia composto come indicato nel dise-
gno in appresso riportato. L’edificio dove realizzare il tetto sia ubicata in Sicilia, è posto nell’in-
terno entro i 40 km della costa, con altimetria di 300 m s.l.m.. La zona dove sorgerà l’edificio sia
in aperta campagna, battuta dai venti, e con altezza prevista in progetto è di 4 metri. La classe di
servizio è 1 in quanto il sottotetto è all’interno dell’edificio. Le dimensioni delle travi, del tavo-
lato e i relativi carichi sono riportati nei tabulati di calcolo delle pagine seguenti.
Travi principali
Luce trave: 500,00 cm
Interasse: 70,00 cm
Base: 14,00 cm
Altezza: 22,00 cm
Travicelli secondari
Interasse: 50,00 cm
Base: 6,00 cm
Altezza: 8,00 cm
Tavolato
Base: 30,00 cm
Altezza: 3,00 cm
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
I valori di calcolo per le proprietà del materiale, a partire dai valori caratteristici, si assegnano con
riferimento combinato alle classi di servizio e alle classi di durata del carico. Il valore di calcolo Xd
di una proprietà del materiale è calcolato mediante la relazione:
Xd = Xk×Kmod /γ M
dove:
Kmod è un coefficiente correttivo che tiene conto dell’effetto, sui parametri di resistenza, sia della
durata del carico sia dell’umidità della struttura. Se una combinazione di carico comprende azioni
appartenenti a differenti classi di durata del carico si dovrà scegliere un valore di kmod che
corrisponde all’azione di minor durata;
γ M è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al materiale, i cui valori per legno massiccio e
legno lamellare incollato sono riportati nella tabella 4.4.III delle NTC 2018, sotto riportata.
Avendo scelto produzioni normali per i materiali (colonna A) il coefficiente parziale di sicurezza
relativo al materiale vale;
Si riportano per comodità alcuni valori e definizioni riportate dalle NTC 2018
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Classe di servizio 1
E' caratterizzata da un'umidità del materiale in equilibrio con l'ambiente a una temperatura di
20 °C e un'umidità relativa dell'aria circostante che non superi il 65%, se non per poche settimane
all'anno.
Classe di servizio 2
E' caratterizzata da un'umidità del materiale in equilibrio con l'ambiente a una temperatura di
20 °C e un'umidità relativa dell'aria circostante che superi l'85% solo per poche settimane all'anno.
Classe di servizio 3
E' caratterizzata da un'umidità più elevata di quella della classe di servizio 2.
Verifiche di resistenza
Le tensioni interne si possono calcolare nell’ipotesi di conservazione delle sezioni piane e di una
relazione lineare tra tensioni e deformazioni fino alla rottura. Le seguenti prescrizioni si riferiscono
alla verifica di resistenza di elementi strutturali in legno massiccio o di prodotti derivati dal legno
aventi direzione della fibratura coincidente sostanzialmente con il proprio asse longitudinale e
sezione trasversale costante, soggetti a sforzi agenti prevalentemente lungo uno o più assi principali
dell’elemento stesso.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Verifica a Flessione
Devono essere soddisfatte entrambe le condizioni seguenti:
dove:
s m,y,d e s m,z,d sono le tensioni di calcolo massime per flessione rispettivamente nei piani xz e xy
determinate assumendo una distribuzione elastico lineare delle tensioni sulla sezione.
fm,y,d e fm,z,d sono le corrispondenti resistenze di calcolo a flessione. Nella elaborazione dei calcoli
sviluppati in avanti non si terrà conto dell'eventuale aumento di resistenza in funzione delle
dimensioni della sezione trasversale mediante il coefficiente kh.
I valori da adottare per il coefficiente km, che tiene conto convenzionalmente della ridistribuzione
delle tensioni e della disomogeneità del materiale nella sezione trasversale, sono:
Verifica a Taglio
t d≤fv,d
dove:
La tensione tangenziale massima assoluta si ottiene come radice quadrata delle somme dei quadrati
delle tensioni parziali ottenute in direzione y e z.
td = (t2y + t2z)0.5
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Base 14,00 cm
Altezza 22,00 cm
Area 308,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 12422,67 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 5030,67 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 1129,33 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 718,67 cm3
Travicelli secondari
interasse: 50,00 cm
Base 6,00 cm
Altezza 8,00 cm
Area 48,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 256,00 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 144,00 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 64,00 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 48,00 cm3
Tavolato
Base 30,00 cm
Altezza 3,00 cm
Area 90,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 67,50 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 6750,00 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 45,00 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 450,00 cm3
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Le classi di resistenza e i profili caratteristici del legno lamellare sono conformi alla norma UNI EN
14080:2013, mentre quelle del legno massiccio alla norma UNI EN 338:2016.
Travi principali
Travicelli secondari
Tavolato
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Il sistema degli assi di riferimento adottati, della sezione trasversale, è riportato nella seguente
figura.
113
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Sovraccarichi permanenti
q2 = 80,0 daN/m²
Azioni Variabili
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
CARICO NEVE
Il calcolo del carico provocato dalla neve sulla copertura è valutato utilizzando la procedura
descritta nel paragrafo 3.4 delle NTC 2018.
qs = mi ×qsk×CE ×Ct
dove:
Per la ZONA III: Agrigento, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania,
Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Grosseto, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio Campidano,
Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia-Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa,
Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia,
Viterbo. - si ha:
dove l'altitudine di riferimento as (espressa in m) è la quota del suolo sul livello del mare nel sito
dove è realizzata la costruzione.
L'edificio è costruito in zona: BATTUTA DAI VENTI: Aree pianeggianti non ostruite esposte su
tutti i lati, senza costruzioni o alberi più alti. Quindi si ha: CE = 0,9
Essendo la copertura isolata termicamente, non si ha riduzione del carico neve a causa dello
scioglimento della neve causata dalle perdite di calore. Quindi si ha: Ct = 1
Coefficiente di Forma.
Il coefficiente di forma dipende dalla pendenza del tetto. Per: a = 0° risulta m 1 = 0,8
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
CARICO VENTO
L'azione del vento è calcolata come previsto dal paragrafo 3.3 delle NTC 2018 e secondo le
istruzioni della circolare del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 21/01/2019 n. 7. Tale
circolare è stata pubblicata nel supplemento n. 5 alla Gazzetta Ufficiale dell'11 febbraio 2019.
p = qr ×ce×cp ×cd
dove:
vb = vb0 per as ≤ a0
vb = vb0×(1+ks(as/a0-1)) per a0<as≤ 1500 m
dove:
vb0, ks, a0 sono parametri dati dalle NTC (tabella 3.3.I) e legati alla zona in cui sorge la costruzione.
Quindi per un'altitudine sul livello del mare pari a 300 m si ha:
vb = 28 m/sec
Classe di esposizione
Rugosità: D
a) Mare e relativa fascia costiera (entro 2 km dalla costa);
b) Lago (con larghezza massima pari ad almeno 1 km) e relativa fascia costiera (entro 1
km dalla costa);
c) Aree prive di ostacoli (aperta campagna, aeroporti, aree agricole, pascoli, zone
paludose o sabbiose, superfici innevate o ghiacciate,....)
116
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Categoria di Esposizione: II
ce (z) = kr2×ct×ln(z/z0)×[7+ct×ln(z/z0 )]
Pressioni Interne
Pressioni Esterne
Nel tetto in legno composto da più falde, le strutture portanti delle diverse falde sono indipendenti
una dall'altra e possono quindi essere calcolati separatamente. Per la determinazione del carico
massimo del vento si considerano solo le configurazioni che danno carichi positivi. Infatti, la
pressione negativa è un carico di segno opposto a quello degli altri carichi e tende ad alleggerirne
gli effetti. In questo caso andrà, invece, attentamente preso in considerazione l’equilibrio del manto
di copertura che tende ad essere sollevato. Da queste considerazioni risulta prevalente la direzione
del vento che investe direttamente la falda (falda sopravento), con valore del coefficiente di
pressione, determinato secondo il punto C3.3.8.1.3 tabella C3.3.V (coefficienti di pressione per
coperture a semplice falda: vento perpendicolare) della Circolare del 21 gennaio 2019 n. 7,
«Istruzioni per l’applicazione Norme tecniche per le costruzioni».
Nel caso di tetto piano o con pendenza <= 5° si assume: cpe = -0,8
Nel calcolo, ai fini della verifica strutturale, non si terrà conto del carico negativo del vento.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Il peso della struttura portante del tetto (secondaria e tavolato) che grava sulla trave principale vale
a metro quadrato, tenendo conto dell'interasse della struttura principale:
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Condizione II)
Durata del carico: Breve (con carico d'esercizio dominate, neve senza vento)
Durata del carico: Breve (con carico neve dominate, senza vento)
Classe di durata del carico: istantanea. Di questa non si tiene conto essendo il carico del vento
negativo.
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Wy = 1129 cm³
Wz = 719 cm³
Classe di servizio: 1
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Classe di servizio: 1
122
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 203,406 daN
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1
Essendo il carico del vento negativo, a vantaggio della sicurezza, questa combinazione non viene
considerata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 1,667 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Il valore della freccia di confronto risulta di 2,5000 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
I carichi gravanti sulla struttura secondaria per ogni metro quadrato, compreso il peso proprio,
valgono:
I carichi gravanti ortogonalmente sulla singola trave secondaria, per metro di lunghezza, tenendo
conto dell'interasse sono:
Interasse: 0,50 m
Lo schema strutturale dell'orditura secondaria è quello di trave continua su più appoggi, tutti
equidistanti tra di loro. Si considera sia in mezzeria che agli appoggi, operando in sicurezza, il
valore massimo di momento come trave semplicemente appoggiata.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Condizione II)
Durata del carico: Breve (con carico d'esercizio dominate, neve senza vento)
Durata del carico: Breve (con carico neve dominate, senza vento)
Classe di durata del carico: istantanea. Di questa non si tiene conto essendo il carico del vento
negativo.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Wy = 64 cm³
Wz = 450 cm³
Classe di servizio: 1
130
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Classe di servizio: 1
131
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 129,557 daN
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00
133
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1
Essendo il carico del vento negativo, a vantaggio della sicurezza, questa combinazione non viene
considerata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 0,233 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Il valore della freccia di confronto risulta di 0,3500 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA TAVOLATO
I carichi gravanti sul tavolato, compreso il peso proprio, per ogni metro quadrato valgono:
I carichi gravanti sulla singola tavola, per metro di lunghezza, tenendo conto della larghezza della
tavola sono:
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
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Condizione II)
Durata del carico: Breve (con carico d'esercizio dominate, neve senza vento)
Durata del carico: Breve (con carico neve dominate, senza vento)
Classe di durata del carico: istantanea. Di questa non si tiene conto essendo il carico del vento
negativo.
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Wy = 45 cm³
Wz = 450 cm³
Classe di servizio: 1
139
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Classe di servizio: 1
140
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 89,475 daN
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1
Essendo il carico del vento negativo, a vantaggio della sicurezza, questa combinazione non viene
considerata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 0,167 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Il valore della freccia di confronto risulta di 0,2500 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
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10. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO PIANO IN LEGNO
PIANO DI MANUTENZIONE
Il legno è uno dei materiali più durevoli, ma soggetto a deterioramento causato dal decadimento
naturale, dall’attacco di insetti e muffe o da danni meccanici. Le opere in legno sono consegnate in
cantiere già protette con una mano di vernice impregnante, data a pennello. Il trattamento in genere
garantisce la totale protezione del legno da muffe e funghi. Per mantenere la vita utile delle strutture
in legno nei parametri progettuali, bisogna adottare piccoli accorgimenti per proteggerle. Occorre
allora programmare degli interventi periodici per mantenerlo o riabilitarlo in mododa tenerlo in una
condizione che garantisca prestazioni e durata ottimali. Idonei programmi di manutenzione
riducono la frequenza e il costo delle riparazioni. L'obiettivo non è solo quello di riparare le carenze
esistenti, ma anche di adottare misure correttive per prevenire o ridurre i problemi futuri.
L'ispezione e il controllo sono facilitati dal fatto che le strutture in legno vengono quasi sempre
lasciate a vista. La manutenzione regolare è la migliore soluzione per garantire una lunga vita di
servizio alle strutture. Il tetto rappresenta la chiusura verso l'alto dell'edificio. Dal punto di vista
strutturale il tetto deve assolvere la funzioni di: sostegno del peso proprio e dei carichi accidentali;
scaricare i carichi portati alle pareti perimetrali. Nel caso specifico si tratta di tetto realizzato in travi
in legno, sovrastruttura in legno e tegole. La tipologia e le caratteristiche specifiche dei solai facenti
parte dell'opera sono indicate negli elaborati progettuali.
MANUTENZIONE PROGRAMMATA
Con la dizione manutenzione programmata si intendono, generalmente, gli interventi di:
Pulitura;
Rigenerazione;
Ripristino;
Rinnovo;
Riparazioni.
PULITURA
La pulizia della parte superficiale delle strutture lignee ha lo scopo di rimuovere i depositi di
sporco, che potrebbero corrodere lo strato di vernice diminuendone quindi la protezione. Bisogna
avere cura di pulire le strutture senza danneggiare la pellicola di vernice, utilizzando,
eventualmente, acqua miscelata con un detergente neutro. Con cadenza annuale va effettuata la
pulizia dei canali di gronda ed il controllo visivo del manto di copertura. In questa fase si procede a
controllare il serraggio degli eventuali bulloni.
RIGENERO
Nel caso in cui ad un controllo visivo la vernice esterna appare anche in parte consumata, si
provvederà ad applicare un prodotto rigenerante, dopo aver provveduto alla pulitura della struttura.
E' consigliabile eseguire questo trattamento una volta ogni quattro anni.
RIPRISTINO
Quando nelle travi del tetto fossero presenti piccole crepe, causate da scalfitture accidentali, occorre
intervenire immediatamente, applicando una finitura specifica per manutenzione.
RINNOVO
Con questa fase si toglie lo strato di vernice esterna, senza togliere il colore, e si procede ad una
nuova verniciatura.
RIPARAZIONI
Le riparazione si effettuano quando è necessario rinforzare gli elementi strutturale esistenti con
componenti aggiuntivi.
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Il ripristino o l’aumento delle sezioni resistenti si effettua con l'aggiunta di altro materiale per
rafforzare gli elementi esistenti. Si utilizzano, generalmente, altri elementi in legno o delle lastre di
acciaio. Il ripristino si effettua nelle sezioni dove sono evidenti le fenditure e le lesioni. Questo
sistema può essere adoperato anche per impedire che eventuali lesioni si allarghino o si propaghino
al resto della trave. In taluni casi sarà possibile effettuare piccole riparazioni con resine epossidiche.
Quando si vuole migliorare la ripartizione dei carichi è possibile effettuare l’irrigidimento della
struttura con delle barre di acciaio o di legno collocate trasversalmente alle travi del tetto.
In caso di elemento strutturale completamente degradato si potrà procedere ad una sua sostituzione.
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CAPITOLO 11
Facciamo ora un esempio considerando il tetto inclinato di 30°. Questo sia composto come
indicato nel disegno in appresso riportato. L’edificio dove realizzare il tetto sia ubicato in Sicilia,
e posto nell’interno entro i 40 km della costa, con altimetria di 300 m s.l.m.. La zona dove sorgerà
l’edificio sia in aperta campagna e l’altezza prevista in progetto è di 4 m. Le dimensioni delle
travi, del tavolato e i relativi carichi sono riportati nei tabulati di calcolo delle pagine seguenti.
La classe di servizio e la 2.
Travi principali
Luce trave: 500,00 cm
Interasse: 70,00 cm
Base: 14,00 cm
Altezza: 22,00 cm
Travicelli secondari
Interasse: 50,00 cm
Base: 6,00 cm
Altezza: 8,00 cm
Tavolato
Base: 30,00 cm
Altezza: 3,00 cm
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
I valori di calcolo per le proprietà del materiale, a partire dai valori caratteristici, si assegnano con
riferimento combinato alle classi di servizio e alle classi di durata del carico. Il valore di calcolo Xd
di una proprietà del materiale è calcolato mediante la relazione:
Xd = Xk×Kmod /g M
dove:
Kmod è un coefficiente correttivo che tiene conto dell’effetto, sui parametri di resistenza, sia della
durata del carico sia dell’umidità della struttura. Se una combinazione di carico comprende azioni
appartenenti a differenti classi di durata del carico si dovrà scegliere un valore di kmod che
corrisponde all’azione di minor durata;
g M è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al materiale, i cui valori per legno massiccio e
legno lamellare incollato sono riportati nella tabella 4.4.III delle NTC 2018, sotto riportata.
Avendo scelto produzioni normali per i materiali (colonna A) il coefficiente parziale di sicurezza
relativo al materiale vale;
Si riportano per comodità alcuni valori e definizioni riportate dalle NTC 2018
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Classe di servizio 1
E' caratterizzata da un'umidità del materiale in equilibrio con l'ambiente a una temperatura di
20 °C e un'umidità relativa dell'aria circostante che non superi il 65%, se non per poche settimane
all'anno.
Classe di servizio 2
E' caratterizzata da un'umidità del materiale in equilibrio con l'ambiente a una temperatura di
20 °C e un'umidità relativa dell'aria circostante che superi l'85% solo per poche settimane all'anno.
Classe di servizio 3
E' caratterizzata da un'umidità più elevata di quella della classe di servizio 2.
Verifiche di resistenza
Le tensioni interne si possono calcolare nell’ipotesi di conservazione delle sezioni piane e di una
relazione lineare tra tensioni e deformazioni fino alla rottura. Le seguenti prescrizioni si riferiscono
alla verifica di resistenza di elementi strutturali in legno massiccio o di prodotti derivati dal legno
aventi direzione della fibratura coincidente sostanzialmente con il proprio asse longitudinale e
sezione trasversale costante, soggetti a sforzi agenti prevalentemente lungo uno o più assi principali
dell’elemento stesso.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Verifica a Flessione
Devono essere soddisfatte entrambe le condizioni seguenti:
dove:
s m,y,d e s m,z,d sono le tensioni di calcolo massime per flessione rispettivamente nei piani xz e xy
determinate assumendo una distribuzione elastico lineare delle tensioni sulla sezione.
fm,y,d e fm,z,d sono le corrispondenti resistenze di calcolo a flessione. Nella elaborazione dei calcoli
sviluppati in avanti non si terrà conto dell'eventuale aumento di resistenza in funzione delle
dimensioni della sezione trasversale mediante il coefficiente kh.
I valori da adottare per il coefficiente km, che tiene conto convenzionalmente della ridistribuzione
delle tensioni e della disomogeneità del materiale nella sezione trasversale, sono:
Verifica a Taglio
t d≤fv,d
dove:
La tensione tangenziale massima assoluta si ottiene come radice quadrata delle somme dei quadrati
delle tensioni parziali ottenute in direzione y e z.
td = (t2y + t2z)0.5
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Base 14,00 cm
Altezza 22,00 cm
Area 308,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 12422,67 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 5030,67 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 1129,33 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 718,67 cm3
Travicelli secondari
interasse: 50,00 cm
Base 6,00 cm
Altezza 8,00 cm
Area 48,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 256,00 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 144,00 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 64,00 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 48,00 cm3
Tavolato
Base 30,00 cm
Altezza 3,00 cm
Area 90,00 cm2
Inerzia rispetto all'asse y 67,50 cm4
Inerzia rispetto all'asse z 6750,00 cm4
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse y 45,00 cm3
Modulo di resistenza a flessione lungo l'asse z 450,00 cm3
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Le classi di resistenza e i profili caratteristici del legno lamellare sono conformi alla norma UNI EN
14080:2013, mentre quelle del legno massiccio alla norma UNI EN 338:2016.
Travi principali
Travicelli secondari
Tavolato
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Il sistema degli assi di riferimento adottati, della sezione trasversale, è riportato nella seguente
figura.
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Sovraccarichi permanenti
q2 = 80,0 daN/m²
Azioni Variabili
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
CARICO NEVE
Il calcolo del carico provocato dalla neve sulla copertura è valutato utilizzando la procedura
descritta nel paragrafo 3.4 delle NTC 2018.
qs = mi ×qsk×CE ×Ct
dove:
Per la ZONA III: Agrigento, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania,
Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Grosseto, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio Campidano,
Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia-Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa,
Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia,
Viterbo. - si ha:
dove l'altitudine di riferimento as (espressa in m) è la quota del suolo sul livello del mare nel sito
dove è realizzata la costruzione.
L'edificio è costruito in zona: BATTUTA DAI VENTI: Aree pianeggianti non ostruite esposte su
tutti i lati, senza costruzioni o alberi più alti. Quindi si ha: CE = 0,9
Essendo la copertura isolata termicamente, non si ha riduzione del carico neve a causa dello
scioglimento della neve causata dalle perdite di calore. Quindi si ha: Ct = 1
Coefficiente di Forma.
Il coefficiente di forma dipende dalla pendenza del tetto. Per: a = 30° risulta m 1 = 0,8
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CARICO VENTO
L'azione del vento è calcolata come previsto dal paragrafo 3.3 delle NTC 2018 e secondo le
istruzioni della circolare del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 21/01/2019 n. 7. Tale
circolare è stata pubblicata nel supplemento n. 5 alla Gazzetta Ufficiale dell'11 febbraio 2019.
p = qr ×ce×cp ×cd
dove:
vb = vb0 per as ≤ a0
vb = vb0×(1+ks(as/a0-1)) per a0<as≤ 1500 m
dove:
vb0, ks, a0 sono parametri dati dalle NTC (tabella 3.3.I) e legati alla zona in cui sorge la costruzione.
Quindi per un'altitudine sul livello del mare pari a 300 m si ha:
vb = 28 m/sec
Classe di esposizione
Rugosità: D
a) Mare e relativa fascia costiera (entro 2 km dalla costa);
b) Lago (con larghezza massima pari ad almeno 1 km) e relativa fascia costiera (entro 1
km dalla costa);
c) Aree prive di ostacoli (aperta campagna, aeroporti, aree agricole, pascoli, zone
paludose o sabbiose, superfici innevate o ghiacciate,....)
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Categoria di Esposizione: II
ce (z) = kr2×ct×ln(z/z0)×[7+ct×ln(z/z0 )]
Pressioni Interne
La costruzione è stata assunta come stagna, quindi cpi = 0
Pressioni Esterne
Nel tetto in legno composto da più falde, le strutture portanti delle diverse falde sono indipendenti
una dall'altra e possono quindi essere calcolati separatamente. Per la determinazione del carico
massimo del vento si considerano solo le configurazioni che danno carichi positivi. Infatti, la
pressione negativa è un carico di segno opposto a quello degli altri carichi e tende ad alleggerirne
gli effetti. In questo caso andrà, invece, attentamente preso in considerazione l’equilibrio del manto
di copertura che tende ad essere sollevato. Da queste considerazioni risulta prevalente la direzione
del vento che investe direttamente la falda (falda sopravento), con valore del coefficiente di
pressione, determinato secondo il punto C3.3.8.1.3 tabella C3.3.V (coefficienti di pressione per
coperture a semplice falda: vento perpendicolare) della Circolare del 21 gennaio 2019 n. 7,
«Istruzioni per l’applicazione Norme tecniche per le costruzioni».
q = 49×1×1×2,36×0,2 = 23 daN/m2
Nel calcolo, ai fini della verifica strutturale, non si terrà conto del carico negativo del vento.
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Il peso della struttura portante del tetto (secondaria e tavolato) che grava sulla trave principale vale
a metro quadrato, tenendo conto dell'interasse della struttura principale:
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
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Condizione II)
Durata del carico: breve (con carico d'esercizio dominate, neve e vento)
FdII,2 = gg×Gk+gq1×Qk2+gq2(Qk1×Y01+Qk3×Y03)
FdII,2 = 1.30×32,950+1.50×64,365+1.50×35,700+1.50×21,271× 0,6 = 212,076 daN/m
FdII,3 = gg ×Gk+gq1×Qk3+gq2(Qk2×Y02+Qk1×Y01)
FdII,3 = 1.30×32,950+1.50×64,365+1.50×21,271+1,5×0,5×35,700 = 198,064 daN/m
160
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Wy = 1129 cm³
Wz = 719 cm³
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 69,690 daN/m
Qz = 120,710 daN/m
risultando:
161
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 118,898 daN/m
Qz = 205,943 daN/m
risultando:
162
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 99,030 daN/m
Qz = 171,530 daN/m
risultando:
163
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 237,801 daN
Si calcolano le tensioni massime sollecitanti indotte dalle due componenti del taglio
La tensione tangenziale massima assoluta si ottiene come radice quadrata delle somme dei quadrati
delle tensioni parziali ottenute in direzione y e z.
164
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00,6
165
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2+Y03×Qk3
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1+Y03×Qk3
Frara,3= Gk1+Gk2+Qk3+Y12×Qk2+Y21×Qk1
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 1,667 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
166
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Il valore della freccia di confronto risulta di 2,5000 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
167
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
I carichi gravanti sulla struttura secondaria per ogni metro quadrato, compreso il peso proprio,
valgono:
I carichi gravanti ortogonalmente sulla singola trave secondaria, per metro di lunghezza, tenendo
conto dell'interasse sono:
Interasse: 0,50 m
Lo schema strutturale dell'orditura secondaria è quello di trave continua su più appoggi, tutti
equidistanti tra di loro. Si considera sia in mezzeria che agli appoggi, operando in sicurezza, il
valore massimo di momento come trave semplicemente appoggiata.
168
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
169
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Condizione II)
Durata del carico: breve (con carico d'esercizio dominate, neve e vento)
FdII,2 = gg×Gk+gq1×Qk2+gq2(Qk1×Y01+Qk3×Y03)
FdII,2 = 1.30×8,655+1.50×34,800+1.50×19,301+1.50×11,500× 0,6 = 102,753 daN/m
FdII,3 = gg ×Gk+gq1×Qk3+gq2(Qk2×Y02+Qk1×Y01)
FdII,3 = 1.30×8,655+1.50×34,800+1.50×11,500+1,5×0,5×19,301 = 95,177 daN/m
170
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Wy = 64 cm³
Wz = 450 cm³
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 31,725 daN/m
Qz = 54,951 daN/m
risultando:
171
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 58,329 daN/m
Qz = 101,032 daN/m
risultando:
172
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 47,587 daN/m
Qz = 82,426 daN/m
risultando:
173
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 116,661 daN
Si calcolano le tensioni massime sollecitanti indotte dalle due componenti del taglio
La tensione tangenziale massima assoluta si ottiene come radice quadrata delle somme dei quadrati
delle tensioni parziali ottenute in direzione y e z.
174
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00,6
175
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2+Y03×Qk3
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1+Y03×Qk3
Frara,3= Gk1+Gk2+Qk3+Y12×Qk2+Y21×Qk1
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 0,268 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
176
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Il valore della freccia di confronto risulta di 0,4023 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
177
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA TAVOLATO
I carichi gravanti sul tavolato, compreso il peso proprio, per ogni metro quadrato valgono:
I carichi gravanti sulla singola tavola, per metro di lunghezza, tenendo conto della larghezza della
tavola sono:
178
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Ai fini della verifica le azioni di calcolo agli stati limite ultimi i carichi gravitazionali si ricavano
dalla seguente espressione:
Fd= gg×Gk+gq1×Qk1+gq2×[∑(Qk2×Y02)]
dove:
Gk = Valore caratteristico dei carichi permanenti
Qk1 = Valore della azione variabile predominate
Qki = Valore delle azioni variabili
Y2i = Valore dei coefficienti di combinazione
dove:
gg = Coefficiente di maggiorazione per carichi permanenti = 1,30
gqi = Coefficiente di maggiorazione per carichi variabili = 1,50
Il coefficiente di combinazione, che tiene in conto della probabilità che tutti i carichi agiscano
contemporaneamente è fornito dalla tabella 2.5.I delle NTC.
Nel caso specifico abbiamo carichi di diversa durata, pertanto dobbiamo fare riferimento a quello
con la durata più breve per la determinazione della classe di durata. Sono infatti le sollecitazioni più
elevate a causare il danneggiamento e quindi la rottura del materiale: queste sollecitazioni estreme
sono presenti soltanto durante l'azione contemporanea di tutti i carichi previsti dalla combinazione
considerata, che si verifica soltanto durante un lasso di tempo pari alla durata dell'azione di più
breve durata fra quelle contenute nella combinazione considerata. La durata del carico influenza
anche la resistenza del materiale per cui, a priori, non è possibile stabilire qual'è la situazione di
carico più onerosa. Nelle calcolazioni seguenti il coefficiente di maggiorazione dei carichi
permanenti non strutturali è assunto pari a 1,5.
Combinazione I)
FdI,1= 1,30×Gk1+1,50×Gk2
179
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Condizione II)
Durata del carico: breve (con carico d'esercizio dominate, neve e vento)
FdII,2 = gg×Gk+gq1×Qk2+gq2(Qk1×Y01+Qk3×Y03)
FdII,2 = 1.30×15,000+1.50×27,585+1.50×15,300+1.50×9,116× 0,6 = 92,032 daN/m
FdII,3 = gg ×Gk+gq1×Qk3+gq2(Qk2×Y02+Qk1×Y01)
FdII,3 = 1.30×15,000+1.50×27,585+1.50×9,116+1,5×0,5×15,300 = 86,027 daN/m
180
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Wy = 45 cm³
Wz = 450 cm³
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 30,438 daN/m
Qz = 52,722 daN/m
risultando:
181
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 51,527 daN/m
Qz = 89,251 daN/m
risultando:
182
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Classe di servizio: 2
La trave è soggetta a flessione deviata nelle due direzioni principali y e z. I carichi nelle due
direzioni valgono:
Qy = 43,012 daN/m
Qz = 74,502 daN/m
risultando:
183
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
VERIFICA A TAGLIO
Il taglio massimo, lungo l'asse principale della sezione y, si ottiene sotto la seconda combinazione
dei carichi che fornisce:
Fd = 103,057 daN
Si calcolano le tensioni massime sollecitanti indotte dalle due componenti del taglio
La tensione tangenziale massima assoluta si ottiene come radice quadrata delle somme dei quadrati
delle tensioni parziali ottenute in direzione y e z.
184
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
u = (5/384×q×l4 /(EI))
valida per travi semplicemente appoggiate. Allo stato limite di esercizio si controlla che
l'abbassamento della trave sia minore di valori ritenuti ammissibili. Il primo passo si effettua
controllando che l'abbassamento istantaneo sotto la combinazione dei carichi rara sia minore o
uguale a l/300. Il secondo controllo verifica che l'abbassamento massimo finale (a lungo termine)
indotto dalla combinazione dei carichi quasi permanente sia minore di l/200.
1) Si calcola la deformazione istantanea Wist sulla base della combinazione di carico cosiddetta
rara:
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
2) Si calcola la deformazione differita, pari alla deformazione istantanea W'ist calcolata sulla base
delle combinazioni di carico quasi permanenti, moltiplicata per il coefficiente kdef che tiene conto
dell'aumento di deformazione con il tempo dovuto a viscosità ed umidità.
Wfin = Wist+kdef×W'ist
Combinazioni di carico
variabile Y 21 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 22 0
vento Y 23 00
Fqp = Gk1+Gk2+Qk1×Y21+Qk2×Y22+Qk3×Y23
variabile Y 01 00
neve per h > 1000 m s.l.m. Y 02 0,5
vento Y 03 00,6
185
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Frara,1 = Gk1+Gk2+Qk1+Y02×Qk2+Y03×Qk3
Frara,2 = Gk1+Gk2+Qk2+Y01×Qk1+Y03×Qk3
Frara,3= Gk1+Gk2+Qk3+Y12×Qk2+Y21×Qk1
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico cosiddetta rara, vale:
Il valore della freccia di confronto è di 0,167 cm. Risultando Wist< l/300 la trave si ritiene verificata.
Il valore della freccia istantanea dovuta alla combinazione di carico quasi permanente, vale:
186
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Il valore della freccia di confronto risulta di 0,2500 cm. Risultando Wfin< l/200 la trave si ritiene
verificata.
187
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
PIANO DI MANUTENZIONE
Il legno è uno dei materiali più durevoli, ma soggetto a deterioramento causato dal decadimento
naturale, dall’attacco di insetti e muffe o da danni meccanici. Le opere in legno sono consegnate in
cantiere già protette con una mano di vernice impregnante, data a pennello. Il trattamento in genere
garantisce la totale protezione del legno da muffe e funghi. Per mantenere la vita utile delle strutture
in legno nei parametri progettuali, bisogna adottare piccoli accorgimenti per proteggerle. Occorre
allora programmare degli interventi periodici per mantenerlo o riabilitarlo in mododa tenerlo in una
condizione che garantisca prestazioni e durata ottimali. Idonei programmi di manutenzione
riducono la frequenza e il costo delle riparazioni. L'obiettivo non è solo quello di riparare le carenze
esistenti, ma anche di adottare misure correttive per prevenire o ridurre i problemi futuri.
L'ispezione e il controllo sono facilitati dal fatto che le strutture in legno vengono quasi sempre
lasciate a vista. La manutenzione regolare è la migliore soluzione per garantire una lunga vita di
servizio alle strutture. Il tetto rappresenta la chiusura verso l'alto dell'edificio. Dal punto di vista
strutturale il tetto deve assolvere la funzioni di: sostegno del peso proprio e dei carichi accidentali;
scaricare i carichi portati alle pareti perimetrali. Nel caso specifico si tratta di tetto realizzato in travi
in legno, sovrastruttura in legno e tegole. La tipologia e le caratteristiche specifiche dei solai facenti
parte dell'opera sono indicate negli elaborati progettuali.
MANUTENZIONE PROGRAMMATA
Con la dizione manutenzione programmata si intendono, generalmente, gli interventi di:
Pulitura;
Rigenerazione;
Ripristino;
Rinnovo;
Riparazioni.
PULITURA
La pulizia della parte superficiale delle strutture lignee ha lo scopo di rimuovere i depositi di
sporco, che potrebbero corrodere lo strato di vernice diminuendone quindi la protezione. Bisogna
avere cura di pulire le strutture senza danneggiare la pellicola di vernice, utilizzando,
eventualmente, acqua miscelata con un detergente neutro. Con cadenza annuale va effettuata la
pulizia dei canali di gronda ed il controllo visivo del manto di copertura. In questa fase si procede a
controllare il serraggio degli eventuali bulloni.
RIGENERO
Nel caso in cui ad un controllo visivo la vernice esterna appare anche in parte consumata, si
provvederà ad applicare un prodotto rigenerante, dopo aver provveduto alla pulitura della struttura.
E' consigliabile eseguire questo trattamento una volta ogni quattro anni.
RIPRISTINO
Quando nelle travi del tetto fossero presenti piccole crepe, causate da scalfitture accidentali, occorre
intervenire immediatamente, applicando una finitura specifica per manutenzione.
RINNOVO
Con questa fase si toglie lo strato di vernice esterna, senza togliere il colore, e si procede ad una
nuova verniciatura.
RIPARAZIONI
Le riparazione si effettuano quando è necessario rinforzare gli elementi strutturale esistenti con
componenti aggiuntivi.
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11. ESEMPIO DI CALCOLO TETTO A FALDA IN LEGNO
Il ripristino o l’aumento delle sezioni resistenti si effettua con l'aggiunta di altro materiale per
rafforzare gli elementi esistenti. Si utilizzano, generalmente, altri elementi in legno o delle lastre di
acciaio. Il ripristino si effettua nelle sezioni dove sono evidenti le fenditure e le lesioni. Questo
sistema può essere adoperato anche per impedire che eventuali lesioni si allarghino o si propaghino
al resto della trave. In taluni casi sarà possibile effettuare piccole riparazioni con resine epossidiche.
Quando si vuole migliorare la ripartizione dei carichi è possibile effettuare l’irrigidimento della
struttura con delle barre di acciaio o di legno collocate trasversalmente alle travi del tetto.
In caso di elemento strutturale completamente degradato si potrà procedere ad una sua sostituzione.
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CAPITOLO 12
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Il software incluso è parte integrante della presente pubblicazione e resterà disponibile nel menu G-cloud dell’area
personale del sito www.grafill.it.
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12. INSTALLAZIONE DEL SOFTWARE INCLUSO
2) Inserire i codici “A” e “B” (vedi ultima pagina del volume) e cliccare [Continua].
3) Per utenti registrati su www.grafill.it: inserire i dati di accesso e cliccare [Accedi],
accettare la licenza d’uso e cliccare [Continua].
4) Per utenti non registrati su www.grafill.it: cliccare su [Iscriviti], compilare il form di
registrazione e cliccare [Iscriviti], accettare la licenza d’uso e cliccare [Continua].
5) Un link per il download del software e la password di attivazione saranno inviati, in
tempo reale, all’indirizzo di posta elettronica inserito nel form di registrazione.
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CAPITOLO 13
La schermata principale del software è composta da diverse sezioni che contengono i coman-
di necessari alla gestione.
Sono presenti, inoltre, tre opzioni che permettono di inserire nel tetto l’orditura principa-
le, quella secondaria ed il tavolato. Quando una delle tre opzioni è selezionata, nel box relativo
apparirà una memo in giallo ad indicare che la stessa è inserita nella struttura.
Con l’ausilio del pulsante è disponibile una guida al calcolo della pendenza della falda in
gradi, ove non si disponga di tale valore.
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13. MANUALE DEL SOFTWARE INCLUSO
Selezionare la riga corrispondente alla classe di resistenza che si vuole adottare e poi confer-
mare cliccando il pulsante [OK].
Tutti i dati saranno trasferiti nell’archivio di progetto e compariranno nella maschera prece-
dente. Prima di cambiare elemento strutturale ricordarsi di registrare i dati.
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SOLAI E TETTI IN LEGNO LAMELLARE E MASSICCIO
Sul lato sinistro è possibile inserire i carichi di lunga durata, cioè quelli portati dalla struttu-
ra ma non rimovibili durante il normale uso della stessa.
I carichi variabili che possono essere inseriti sono: carico d’esercizio, quello dovuto alla neve
e quello dovuto al vento.
Trattandosi di strutture adibite a coperture o sottotetti il carico variabile d’esercizio è inseri-
to automaticamente dal software.
Per inserire i carichi dovuti alla neve basta cliccare sul pulsante di comando [determinazio-
ne del carico neve] e comparirà la seguente schermata:
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13. MANUALE DEL SOFTWARE INCLUSO
La finestra riporta alcuni dati necessari al calcolo oltre alla pendenza della falda e all’altitudi-
ne del sito. Selezionare la zona geografica in cui ricade la costruzione e la sua collocazione topo-
grafica relativa ai venti, quindi premere il pulsante [OK]. Il software eseguirà il calcolo e tornerà
alla schermata dei carichi.
Volendo inserire il carico dovuto al vento, dalla finestra Analisi dei carichi per solai in legno
cliccare sul pulsante [determinazione del carico del vento] e si aprirà la seguente finestra:
La finestra riporta alcuni dati necessari al calcolo e oltre alla pendenza della falda e all’altitu-
dine del sito. L’inserimento dei dati è semplice e immediato: selezionare la macro area geografi-
ca e le caratteristiche locali del luogo dove stiamo operando.
Il software calcolerà automaticamente la pressione del vento, il cui valore verrà riportato
nella finestra Analisi dei carichi per solai in legno.
Dopo aver inserito tutti i dati, basterà cliccare sul pulsante [calcola e visualizza] per genera-
re automaticamente il file .rtf contenente la relazione di calcolo, i calcoli e le verifiche svolte e,
infine, il piano di manutenzione.
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La presente pubblicazione si configura come una guida operativa (con software
incluso) che esamina le procedure per il calcolo delle strutture in legno e in particolare
quello dei tetti/solai di legno, partendo dall’articolato normativo.
Questa seconda edizione è stata ampiamente revisionata alla luce dei più recenti
aggiornamenti normativi che trattano del legno:
–– Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 (D.M. 17 gennaio 2018);
–– UNI EN 14080:2013 (Strutture di legno – Legno lamellare incollato e legno massic-
cio incollato – Requisiti);
–– UNI EN 19951-1:2014 (Eurocodice 5 – Progettazione delle strutture di legno –
Parte 1-1: Regole generali – Regole comuni e regole per gli edifici);
–– UNI EN 338:2016 (Legno strutturale – Classi di resistenza).
Le Norme Tecniche per le Costruzioni (di cui al Decreto del Ministero delle Infrastrut-
ture e dei Trasporti 17 gennaio 2018), pubblicate nel supplemento ordinario n. 8 alla
Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2018, hanno operato, in generale, un ravvicina-
mento all’Eurocodice 5 modificando anche i coefficienti di sicurezza del materiale legno.
Nella guida sono esaminate, inoltre, le azioni gravanti sulle strutture, compreso neve e
vento, e le loro combinazioni. Il testo è aggiornato tenendo conto di quanto prescrive
la Circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 21 gennaio 2019, n. 7
C.S.LL.PP., recante «Istruzioni per l’applicazione dell’“Aggiornamento delle Norme tec-
niche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018».
Sono riportati esempi per il calcolo di vento, neve, instabilità laterale e di punta, e carat-
teristiche di sollecitazione.
Requisiti hardware e software: Processore da 2.00 GHz; MS Windows Vista/7/8/10 (è necessario disporre
dei privilegi di amministratore); MS .Net Framework 4 o vs. successive; 250 MB liberi sull’HDD; 2 GB di RAM;
MS Word 2007 e vs. successive; Accesso ad internet e browser web.
Stefano Cascio, ingegnere libero professionista. È autore di manuali e software per il calcolo strutturale di edifi-
ci in muratura e muri di sostegno.
ISBN 13 978-88-277-0061-7
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