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In questo articolo vi propongo uno studio sul range della chitarra: analizzeremo
i “Low Limits” e avanzeremo alcune considerazioni riguardo i voicings,
l’arrangiamento e l’inserimento della chitarra nel contesto strumentale.
La chitarra è uno strumento traspositore di ottava, essa cioè legge un’ottava
sopra la nota reale che produce.
Vediamo le 6 corde a vuoto dello strumento così come sono riportate
normalmente in partitura e poi, nel secondo pentagramma, osserviamone
l’altezza reale.
Il fatto che la chitarra sia uno strumento traspositore non crea problemi durante
la lettura dello spartito, poiché il nome della nota che viene letta corrisponde al
nome della nota reale ma un’ottava più in basso; tuttavia è importante tener
conto di ciò quando, in fase di arrangiamento, si inserisce la chitarra in
sovrapposizione ad altri strumenti.
Una delle tecniche di orchestrazione più semplici consiste nell’assegnare una
linea solistica a due o più strumenti, distribuendola in unisono o ottave diverse;
questo rafforza la linea (unisono) o aiuta la proiezione sonora (ottave), creando
un suono ben definito e percepibile. Nell’uso di questa tecnica è fondamentale
considerare il timbro caratteristico di ogni strumento e il range in cui si trova la
linea solistica: l’uso di registri estremi e di timbri sonori fortemente contrastanti
può creare problemi di bilanciamento sonoro, a discapito della chiarezza e della
definizione della linea stessa.
Vediamo ora il registro delle sei corde a vuoto della chitarra: il range basso ha
come caratteristica un suono presente e scuro che man mano si schiarisce fino a
diventare sottile e penetrante nel registro alto.
Vediamo ora l’esempio di una linea solistica distribuita in unisono e ottave,
utilizzando due strumenti diversi, la tromba e la chitarra.
Le tre combinazioni dell’esempio precedente sono tutte plausibili, ma
producono un effetto sonoro diverso, dovuto alla diversità timbrica dei due
strumenti in relazione al range della linea solistica. L‘esempio B è quello
acusticamente più azzardato e contrastante, perchè la chitarra si trova in un
registro estremo in cui il suono è molto sottile ed incisivo mentre la tromba è in
un registro sonoro ricco e corposo.
Per ragioni acustiche si è soliti rispettare dei limiti del range basso (Low
Limits) entro cui inserire gli intervalli; quando si superano tali limiti gli
intervalli diventano via via più confusi, diminuendo la proiezione sonora.
I Low Limits sono generalmente adoperati nella scrittura per orchestra jazz,
dove le sezioni fiati sono disposte in base a tali limiti, al fine di ottenere un
sound ben equilibrato. Vediamo i principali Low Limits.
Questa figurazione, che a prima vista sembra lavorare su un range alto, in realtà
va, come detto finora, trasportata in notazione reale un’ottava più in basso. Ciò
può creare problemi quando, ad esempio, si suona con un tastierista, perché si
rischia di invadere un range a lui dedicato; occorre quindi che i musicisti si
accordino su quale range adoperare, così da lavorare su zone ed estensioni
differenti e rendere chiaramente percepibili i voicings ed i timbri di entrambi gli
strumenti. Vediamo un possibile esempio di arrangiamento.
L’esempio sopra proposto emula una sezione trombe di un’orchestra jazz, dove,
incrociando i voicings di entrambi gli strumenti in notazione reale, si ha come
risultato una triade con la nota al canto doppiata ad un’ottava più bassa.