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Meccanica dei Fluidi con Fondamenti di Ingegneria Chimica

Esercitazione 5 – Perdite di Carico


Soluzioni

Sommario
Esercizio 1 – Perdite di carico in un condotto liscio ........................................................................................... 2

Esercizio 2 – Oleodotto ...................................................................................................................................... 3

Esercizio 3 – Moto di un fluido in una tubazione ............................................................................................... 4

Esercizio 4 – Svuotamento di un serbatoio ........................................................................................................ 5

Esercizio 5 – Perdite di carico in un condotto scabro (I) .................................................................................... 7

Esercizio 6 – Perdite di carico in un condotto scabro (II) ................................................................................... 8

Esercizio 7 – Perdite di carico in un condotto scabro (III) .................................................................................. 9

Esercizio 8 – Tubazione di collegamento tra due serbatoi ............................................................................... 10

Esercizio 9 – Collegamento tra due serbatoi.................................................................................................... 11

Esercizio 10 – Collegamento tra due serbatoi.................................................................................................. 15


Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 1 – Perdite di carico in un condotto liscio


Si valuti innanzitutto il regime di moto:

𝑉̇
𝑣= = 1 𝑚/𝑠 (1)
𝐴
𝜌𝑣𝐷 (2)
𝑅𝑒 = = 626594
𝜇

Il regime di moto è turbolento. La formula di Blasius per tubi lisci fornisce il valore del fattore di attrito di
Fanning f, quindi del fattore di attrito di Darcy 𝜆:

𝑓 = 0.079𝑅𝑒 −0.25 ; 𝜆 = 4𝑓 (3)

La cadente si calcola invece dalla formula di Darcy:

𝜆 𝑣2
𝐽= = 7.1 ∙ 10−4 (4)
𝐷 2𝑔

Corrispondente ad una perdita di carico di 0.71 𝑚 per chilometro.

2
Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 2 – Oleodotto
La perdita di carico 𝛥𝐻 può essere rappresentata graficamente come la distanza tra la linea reale dei carichi
totali da quella ideale, ossia in assenza di dissipazioni energetiche, come riportato in Figura.

La potenza è funzione di 𝛥𝐻, che rappresenta l’energia da conferire all’unità di peso del fluido, del peso
specifico e della portata. Poiché l’olio viene inviato alla stessa quota del luogo di prelievo e poiché sono
trascurabili i termini cinetici, l’energia 𝛥𝐻 (espressa in metri di colonna di olio) è quella necessaria a vincere le
perdite di carico distribuite lungo la condotta. Si procede innanzitutto nel verificare il regime di moto valutando
il numero di Reynolds:
𝑉̇
𝑣 = = 1.26 𝑚/𝑠 (5)
𝐴
𝜌𝑣𝐷
𝑅𝑒 = = 797 (6)
𝜇

Il moto è dunque laminare. La perdita di pressione lungo la condotta è valutabile quindi dal fattore d’attrito,
16
(𝑓 = 𝑅𝑒 in tubi con fluido in moto laminare vale):
𝐿 𝜌𝑣 2 32𝜇𝐿𝑣
Δ𝑝 = 4𝑓 = (7)
𝐷 2 𝐷2

Applicando il teorema di Bernoulli per fluidi reali fra l’ingresso e l’uscita dell’oleodotto si ha:
Δ𝑝
Δ𝐻 = = JL = 863 𝑚 (8)
𝛾

La potenza utile della pompa è quindi pari a:

𝑊̇ 𝑝 = 𝛾𝑉̇ Δ𝐻 = 174.9 𝑘𝑊 (9)

3
Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 3 – Moto di un fluido in una tubazione


Il regime di moto viene determinato valutando il valore del numero di Reynolds relativo al diametro della
tubazione. Se esso è inferiore a 2500 il moto è laminare, altrimenti il moto può essere instabile (se nella zona
di transizione, compresa fra numeri di Reynolds pari a 2500 e circa 10000), o turbolento. Nel caso in esame si
ha:
𝑉̇ 𝜌𝑣𝐷
𝑣 = = 0.509 𝑚/𝑠; 𝑅𝑒 = = 127 (10)
𝐴 𝜇

Il moto è quindi laminare. Uguagliando l’espressione del fattore d’attrito in funzione del numero di Reynolds
con quella in funzione delle perdite di pressione, si possono ricavare quest’ultime:
16 Δ𝑝 𝐷 2
= (11)
𝑅𝑒 4 𝐿 𝜌𝑣 2

Δ𝑝 = 3.08 𝑎𝑡𝑚

Risultato analogo si otterrebbe utilizzando in alternativa il legame fra cadente e fattore d’attrito di Darcy:
Δ𝑝 𝜆 v 2
J= = = 0.133 (12)
𝐿𝛾 𝐷 2g

Al fine di ricavare il diametro che corrisponde ad un dimezzamento della perdita di pressione, quest’ultima
va espressa in termini del diametro del tubo:
2
𝐿 4
Δ𝑝1/2 = 2f 𝜌 ( 2 𝑉̇ ) (13)
𝐷 𝜋𝐷

1/5
1 32 ∙ 16
D=( 𝜌𝐿𝑉̇ 2 ) = 0.057 𝑚 (14)
0.5Δ𝑝 𝜋 2 𝑅𝑒

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 4 – Svuotamento di un serbatoio


Come visto nell’esercizio precedente, la perdita di pressione nella tubazione può essere valutata dalla
relazione:
2
𝐿 4
Δ𝑝 = 2f 𝜌 ( 2 𝑉̇ ) (15)
𝐷 𝜋𝐷
16
Nell’ipotesi di moto laminare, si ha inoltre 𝑓 = , quindi:
𝑅𝑒

𝐿 4 𝜌𝐿𝑉̇ 𝜈
Δ𝑝 = 128 𝜌 ( 3 𝑉̇ ) 𝜈 = 128 (16)
𝐷 𝜋𝐷 𝜋𝐷 4

Salvo successiva verifica, si assuma che l’altezza cinetica della corrente allo sbocco sia trascurabile rispetto al
dislivello fra la superficie libera del serbatoio e la sezione di sbocco (che costituisce l’altezza piezometrica). Nel
generico istante t nel quale il livello nel serbatoio è alla quota H rispetto alla sezione di sbocco, la pressione sul
fondo risulta pari alla perdita di carico continua nella condotta. Si ha perciò:
𝑝 𝐿𝑉̇ 𝜈
Δ𝐻 = = 128 (17)
𝛾 𝑔𝜋𝐷 4

𝐻𝑔𝐷 2 (18)
𝑣=
32𝐿𝜈

La velocità massima di efflusso si ha in corrispondenza dell’altezza iniziale. In questa condizione è utile valutare
𝑚
il numero di Reynolds al fine di verificare l’assunzione di moto laminare nella tubazione. Si ottiene 𝑣 = 1.37 𝑠 ,
a cui corrisponde un’altezza cinetica pari a 0.095 𝑚 << 𝐻0 = 5 𝑚. Quindi è verificata anche l’assunzione di
altezza cinetica trascurabile. Il numero di Reynolds corrispondente vale:
𝜌𝑣
𝑅𝑒 = 122 (19)
𝜈

che verifica l’assunzione di moto laminare.


Si proceda ora nello scrivere il bilancio materiale che descrive lo svuotamento del serbatoio:
𝑑𝑚
= −𝑚̇ (20)
𝑑𝑡

𝑑𝜌𝑉
= −𝜌𝑉̇ (21)
𝑑𝑡

𝑑𝐻 𝑔𝜋𝐷 4
𝐴𝑆 = −𝐻 (22)
𝑑𝑡 128𝐿𝜈

Da integrare fra l’altezza iniziale 𝐻0 = 5 𝑚 e quella finale 𝐻𝐹 = 2 𝑚, ovvero fra il tempo 𝑡 = 0 𝑠 e il tempo finale
richiesto 𝑡𝐹 :
𝐴𝑆 128𝐿𝜈 𝐻0
𝑡𝐹 = 4
ln ( ) = 1705 𝑠 (23)
𝑔𝜋𝐷 𝐻𝐹

Se si vuole considerare anche l’altezza cinetica in prossimità della sezione di sbocco, si deve tener conto del
fatto che la relazione tra quota e velocità è più complessa (è necessario ricavare la velocità da un’equazione
di secondo grado):

𝑣2 𝐿
𝐻= + 32𝜇 2 𝑣 (24)
2𝑔 𝛾𝐷

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

E’ molto più semplice quindi risolvere l’equazione in funzione della velocità piuttosto che della quota.
Derivando rispetto al tempo il termine di accumulo si ha:
𝑑𝐻 2𝑣 𝑑𝑣 𝐿 𝑑𝑣 𝑣 𝐿 𝑑𝑣
= + 32𝜇 2 = ( + 32𝜇 2 ) (25)
𝑑𝑡 2𝑔 𝑑𝑡 𝛾𝐷 𝑑𝑡 𝑔 𝛾𝐷 𝑑𝑡

È possibile ora riscrivere il bilancio materiale come:

𝑣 𝐿 𝑑𝑣 𝜋𝐷 2 (26)
( + 32𝜇 2 ) = −𝑣
𝑔 𝛾𝐷 𝑑𝑡 4𝐴𝑆
𝑣𝐹 𝑡
1 𝐿 𝜋𝐷 2 (27)
∫ ( + 32𝜇 2 ) 𝑑𝑣 = − ∫ 𝑑𝑡
𝑣0 𝑔 𝛾𝐷 𝑣 0 4𝐴𝑆

I valori degli estremi di integrazione si ricavano dall’Equazione 24:

𝑚
𝑣0 = 1.344 𝑝𝑒𝑟 𝐻 = 𝐻0
{ 𝑠
𝑚
𝑣𝐹 = 0.544 𝑝𝑒𝑟 𝐻 = 𝐻𝐹
𝑠

4𝐴𝑆 𝑣0 − 𝑣𝐹 𝐿 𝑣0
𝑡= 2 [ + 32𝜇 2 ln ( )] = 1727 𝑠 (28)
𝜋𝐷 𝑔 𝛾𝐷 𝑣𝐹

valore molto simile a quello ottenuto trascurando il contributo cinetico in prossimità della sezione di sbocco.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 5 – Perdite di carico in un condotto scabro (I)


Applicando il teorema di Bernoulli per fluidi reali fra il pelo libero del serbatoio A e quello del serbatoio B si
ha:

𝑧𝐴 − 𝑧𝐵 = 𝑌 = Δ𝐻 (29)

Le perdite sono dovute alla perdita di carico distribuita lungo la condotta e dalla perdita allo sbocco nel
𝑣2
serbatoio B che, come da tabella allegata, equivale a 2𝑔
. Al fine di valutare le perdite di carico distribuite
occorre determinare il regime di moto nella condotta. Essendo l’imbocco ben raccordato non si hanno perdite
fino all’inizio del percorso del fluido nella condotta. Applicando il teorema di Bernoulli fra il pelo libero del
serbatoio A e l’ingresso della condotta è allora possibile determinare la velocità media del fluido nella condotta
stessa:
𝑝𝐴 𝑝 𝑣2
𝑧𝐴 + =𝑧+ + (30)
𝛾 𝛾 2𝑔

La differenza delle quote piezometriche nei due punti è data dalla lettura del manometro differenziale:
𝑝𝐴 𝑝 𝛾𝑚 − 𝛾
𝛿 = 𝑧𝐴 + −𝑧− =Δ = 0.1 𝑚 (31)
𝛾 𝛾 𝛾
𝑚 𝑚3
Da cui si ricava 𝑣 = 1.4 𝑠 (𝑉̇ = 0.011 𝑆 ) e il corrispondente numero di Reynolds 𝑅𝑒 = 60086. Utilizzando
𝜀
l’abaco di Moody allegato, con riferimento alla curva di parametro 𝐷 = 0.001 si ricava allora il
corrispondente indice di resistenza 𝜆 = 0.0235 a mezzo del quale si deduce il valore della cadente:
𝜆 v2
J= = 0.0235 (32)
𝐷 2g

Il dislivello fra le superfici libere dei due serbatoi è dunque pari a 𝑌 = 2.82 𝑚.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 6 – Perdite di carico in un condotto scabro (II)


Il dislivello 𝑌 fra i due serbatoi è pari alla somma delle perdite di carico localizzate e distribuite. Usando le
correlazioni della tabella allegata, risulta:

v12 (𝑣1 − 𝑣2 )2 v22


Y = 0.5 + 𝐽1 𝐿1 + + + 𝐽2 𝐿2 (33)
2g 2g 2g

Ritenuto, salvo successiva verifica, che l moto avvenga in regime puramente turbolento, il calcolo delle
cadenti può essere effettuato mediante la legge di Chèzy:

𝑣2
𝐽= (34)
𝐶 2 𝑅ℎ

Dove 𝑅ℎ è il raggio idraulico, pari al rapporto fra la sezione di passaggio e il perimetro bagnato. Nel caso di
𝐷
condotte circolari 𝑅ℎ = 4 . Il coefficiente di scabrezza 𝐶 , non adimensionale, è dato da:

100√𝑅ℎ
𝐶= (35)
𝑚 + √𝑅ℎ

Nei due tratti di condotta si ottiene C1 = 36.4 m0.5/s e C2 = 39 m0.5/s. Riscrivendo le perdite di carico in
funzione della portata:

1 1 2
1 1 (𝐴1 𝐴2 )
− 1 1
Y = 𝑉̇ 2 (0.5 + 𝐿1 + + + 2 2 𝐿 ) (36)
2 2 2
2𝑔A1 A1 𝐶1 𝑅ℎ,1 2g 2𝑔A2 A2 𝐶2 𝑅ℎ,2 2
2

𝑚3
𝑉̇ = 0.068
𝑠
Al fine di verificare l’ipotesi di partenza, ossia il moto turbolento, si calcino il numero di Reynolds e l’indice di
resistenza (dalla formula di Darcy) in ognuno dei due tronchi della condotta:

𝑅𝑒1 = 534954; 𝜆1 = 0.0594; 𝑅𝑒2 = 427963; 𝜆2 = 0.0516


Per ognuna delle coppie di valori di 𝑅𝑒 e 𝜆, si verifica che i punti da esse individuati ricadono nella zona di
moto puramente turbolento nell’abaco di Moody.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 7 – Perdite di carico in un condotto scabro (III)


Ipotizzando il moto in regime turbolento, si calcoli il valore di 𝐶 con la formula di Bazin nel tratto di condotta
di diametro 𝐷1 :
87
𝐶= = 35.4 𝑚0.5 /𝑠 (37)
1 + 2𝛾/√𝐷1

La perdita di carico nel tratto di condotta di lunghezza L1 vale:


4𝐿1
𝐽1 𝐿1 = 𝑉̇ 2 (38)
𝐶 𝐷1 𝐴12
2

La perdita d’imbocco è invece data da:

𝑉̇ 2
Δ𝐻1 = 0.5 (39)
2𝑔𝐴12

Nel tratto di condotta con diametro 𝐷2 , si ha un incremento della velocità media, con conseguente aumento
dell’altezza cinetica e diminuzione della quota piezometrica. Se si raggiunge un valore di pressione assoluta
̇
nullo, ivi si instaura una sezione di controllo tale da consentire il deflusso di una portata 𝑉𝑚𝑎𝑥 indipendente
dalle condizioni di valle:

𝑝𝑎𝑡𝑚 𝑉̇ 2
𝐻+ = Δ𝐻1 + 𝐽1 𝐿1 + (40)
𝛾 2𝑔𝐴22

𝑉̇ = 0.02 𝑚3 /𝑠
Il risultato trovato è teorico, in quanto non si è considerato il fatto che al diminuire della pressione si ha
evaporazione dell’acqua.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 8 – Tubazione di collegamento tra due serbatoi


Si ipotizza che il dislivello 𝑌 abbia un valore tale da indurre nella tubazione un moto puramente turbolento.
La formula di Kutter fornisce il valore del coefficiente di scabrezza C pari a:
100
𝐶= = 42.7 𝑚0.5 /𝑠 (41)
1 + 2𝑚/√𝐷

Il dislivello fra i due serbatoi è dato da:

v 2 v 2 4𝑣 2
𝑌 = Δ𝐻1 + 𝐽𝐿1 + Δ𝐻2 + 𝐽𝐿2 = 1.16 + + 2 (𝐿1 + 𝐿2 ) (42)
2g 2g 𝐶 𝐷

In termini di portata si ottiene:

𝑌 = 3667𝑉̇ 2 ; 𝑉̇ = 0.017√𝑌 (43)

Questo andamento è valido fino a quando in ogni punto della condotta la pressione assoluta è maggiore di
zero. Occorre perciò ricercare il masso valore di 𝑌 per cui si verifica tale condizione limite. Dall’applicazione
del teorema di Bernoulli fra il pelo libero del serbatoio di monte (punto 1) e il punto M, dove si ha la pressione
minima della condotta poiché posizionato a quota maggiore, si ha:
2 2 2 2
𝑝𝑎𝑡𝑚 𝑣𝑀 𝑣𝑀 𝑣𝑀 4𝑣𝑀
=𝐻+ + 𝐽𝐿1 + 1.16 = 𝐻 + 2.16 + 2 𝐿1 (44)
𝛾 2𝑔 2𝑔 2𝑔 𝐶 𝐷
𝑚
𝑣𝑀 = 2.22 ̇
; 𝑉𝑚𝑎𝑥 = 0.07 𝑚3 /𝑠
𝑠
A cui corrisponde:
2 2
𝑣𝑀 𝑣𝑀
𝑌 = 1.16 + 𝐽(𝐿1 + 𝐿2 ) + = 17.87 𝑚 (45)
2𝑔 2𝑔

Concludendo:

𝑉̇ = 0.017√𝑌 𝑝𝑒𝑟 𝑌 < 17.87


{
𝑉̇ = 𝑉𝑚𝑎𝑥
̇ 𝑝𝑒𝑟 𝑌 ≥ 17.87

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 9 – Collegamento tra due serbatoi


Le perdite di carico distribuite sono calcolate con la relazione di Chèzy:

𝑣2
Δ𝐻 = 𝐿 (46)
𝐶 2 𝑅ℎ

100√𝑅ℎ
𝐶= (47)
𝑚 + √𝑅ℎ

Il teorema di Bernoulli applicato tra i peli liberi dei due serbatoi fornisce:

𝑣2
𝑌 = Δ𝐻 = 2 𝐿
100√𝐷/4 (48)
( ) 𝐷/4
𝑚 + √𝐷/4

𝑚3
Per 𝐷 = 0.25 𝑚, si ha 𝑉̇ = 0.0354 𝑠
.

𝑚3
Considerando invece una portata pari a 𝑉̇ ′ = 1 𝑠
e inserendo i valori numerici noti nell’Equazione 48 si ha:
2
𝐷
10.37 (√ + 0.5) (49)
4
𝑌=
𝐷6

L’Equazione 49 si può risolvere tramite sostituzioni successive. Ad esempio, isolando il denominatore:

2
6
√𝐷
√10.37 ( 4 + 0.5) (50)
𝐷=
𝑌

3
𝐷 (51)
𝐷 = 0.837 √√ + 0.5
4

3
𝐷
L’Equazione 51 può essere vista come l’uguaglianza tra due funzioni: 𝑦1 = 𝐷 e 𝑦2 = 0.837 √√ 4 + 0.5

riportate in Figura 1.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Figura 1 - Visualizzazione grafica dell'azzeramento dell'Equazione 51.

Si vede dal grafico che la soluzione è attorno al valore 𝐷 = 0.82 𝑚. Il procedimento consiste nell’ipotizzare una
soluzione plausibile di 𝐷 (detta di primo tentativo) e inserirla nell’Equazione 51. Ipotizzando ad esempio 𝐷𝐼 =
0.5 𝑚 (il doppio rispetto al punto 1):

3
𝐷𝐼 (52)
𝐷 𝐼𝐼 = 0.837 √√ + 0.5 = 0.79
4

Il valore appena trovato è detto di secondo tentativo. Si procede allo stesso modo fino a convergenza, ovvero
fino a quando il valore dell’iterazione n è “praticamente” uguale a quello dell’iterazione precedente (n-1).

3
𝐷𝐼𝐼 (53)
𝐷 𝐼𝐼𝐼 = 0.837 √√ + 0.5 = 0.822
4

3
𝐷 𝐼𝐼𝐼 (54)
𝐷 𝐼𝑉
= 0.837 √√ + 0.5 = 0.8247
4

Graficamente, significa valutare la funzione 𝑦1 in un punto (I tentativo) e utilizzare questo stesso valore come
ascissa della nuova iterazione, rimbalzando continuamente dalla funzione 𝑦2 alla funzione 𝑦1 , come mostrato
in Figura 2.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Figura 2 - Visualizzazione grafica della procedura iterativa per trovare il valore di 𝐷 che soddisfa l'Equazione 51.

Riprendendo l'Equazione 49, si può ricavare 𝐷 anche dalla radice quadrata √𝐷/4, ottenendo una nuova
funzione, riportata in Figura 3:
𝐷 = 4(1.7𝐷3 − 0.5)2 (55)

Figura 3 - Visualizzazione grafica dell'azzeramento dell'Equazione 55.

Questa funzione è più "oscillante" e ha addirittura due soluzioni possibili (tra cui, ovviamente, quella trovata
precedentemente). Questo genere di funzioni è in genere da evitare se si vuole azzerare un’equazione con il
metodo delle sostituzioni successive, perché tendono facilmente a divergere. Si provi per esempio a prendere
come I tentativo un valore leggermente superiore alla soluzione 𝐷 = 0.8378 𝑚. Con la seconda funzione il
metodo diverge subito (è facile vederlo graficamente dalla Figura 3), mentre con la prima funzione resta
piuttosto stabile. Lo stesso valore 𝐷𝐼 = 0.5 non porta ad una soluzione in questo caso:
𝐷 𝐼𝐼 = 4(1.7(𝐷𝐼 )3 − 0.5)2 (56)

𝐷 𝐼𝐼𝐼 = 4(1.7(𝐷𝐼𝐼 )3 − 0.5)2 (57)

𝐷 𝐼𝑉 = 4(1.7(𝐷𝐼𝐼𝐼 )3 − 0.5)2 (58)

per poi continuare con i valori 0.827, 0.86, 1.35, 56.3, … ovviamente senza senso fisico (nonostante "passi"
abbastanza vicino alla soluzione reale!).

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Si provi a confrontare le due funzioni in Figura 1 e Figura 3 e a ricavarvi un paio di criteri utili per capire che
genere di funzioni è meglio evitare e quale invece può portare il metodo a convergenza.

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

Esercizio 10 – Collegamento tra due serbatoi


Si possono scrivere i bilanci di energia (meccanica) ai quattro rami delle tubazioni e le equazioni di continuità
ai due nodi, in cui i tubi si separano e uniscono, rispettivamente:

2𝑓1 𝐿1 𝑣12
𝑧𝐴 = 𝐻𝐵 + ∙ (59)
𝐷1 𝑔

2𝑓2 𝐿2 𝑣22
𝐻𝐵 = 𝐻𝑐 + ∙ (60)
𝐷2 𝑔

2𝑓3 𝐿3 𝑣32
𝐻𝐵 = 𝐻𝑐 + ∙ (61)
𝐷3 𝑔

2𝑓4 𝐿4 𝑣42
𝐻𝐶 = 𝑧𝐵 + ∙ (62)
𝐷4 𝑔

𝑣1 𝐷12 = 𝑣2 𝐷22 + 𝑣3 𝐷32 (63)

𝑣4 𝐷42 = 𝑣2 𝐷22 + 𝑣3 𝐷32 (64)

𝑣12 𝑝1 𝑣22 𝑝2 𝑣32 𝑝3


con 𝐻𝐵 = + e 𝐻𝐶 = + = +
2𝑔 𝛾 2𝑔 𝛾 2𝑔 𝛾

Si ottiene così un sistema di 6 equazioni nelle 6 incognite 𝑣1 , 𝑣2 , 𝑣3 , 𝑣4 , 𝐻𝐵 , 𝐻𝐶 , essendo noti tutti i fattori di
attrito dall’assunzione di condizioni asintotiche:
1 1 𝜀
= −4 log10 ( ∙ ) (65)
√𝑓 3.71 𝐷

Il sistema può essere risolto sia per via analitica sia per via numerica, ottenendo come risultato:

𝑚3 𝑚3 𝑚3
𝑉1̇ = 𝑉4̇ = 0.3743 ; 𝑉2̇ = 0.1745 ; 𝑉3̇ = 0.1998 ; 𝐻𝐵 = 111.81 𝑚; 𝐻𝐶 = 97.61 𝑚
𝑠 𝑠 𝑠
I numeri di Reynolds corrispettivi relativi alle quattro portate risultano dell’ordine di 106 ; è quindi verificata
l’ipotesi iniziale di condizioni asintotiche.

Se si vuole evitare di risolvere il sistema, si può scrivere l’equazione di Bernoulli tra i due peli liberi, tenendo
conto del fatto che le perdite di carico 2-3, essendo in parallelo, vanno contate una volta sola (per esempio,
solo su 2):

𝐿1 𝑣12 𝐿2 𝑣22 𝐿4 𝑣42


𝑧𝐴 = 𝑧𝐵 + 2𝑓1 + 2𝑓2 + 2𝑓4 (66)
𝐷1 𝑔 𝐷2 𝑔 𝐷4 𝑔

Volendo risolvere tutto nella variabile 𝑣1 ci servono delle relazioni che leghino 𝑣1 , 𝑣2 e 𝑣4 . Possiamo usare la
continuità 1-4:

𝐷1 2
𝑣1 𝐷12 = 𝑣4 𝐷42 𝑣4 = 𝑣1 ( ) (67)
𝐷4

Per quanto riguarda 𝑣2 abbiamo sicuramente la continuità 1=2+3, che però introduce anche la velocità 𝑣3 :

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Esercitazione 5 – Perdite di carico

𝑣1 𝐷12 = 𝑣2 𝐷22 + 𝑣3 𝐷32 (68)

Un’equazione aggiuntiva è quella che impone l’uguaglianza delle perdite di carico in 2 e in 3:

𝐿2 𝑣22 𝐿3 𝑣32
2𝑓2 = 2𝑓3 (69)
𝐷2 𝑔 𝐷3 𝑔

Combinando le ultime due equazioni abbiamo:

𝐷12
𝑣2 = 𝑣1
𝑓2 𝐿2 𝑑3 (70)
𝐷22 + 𝐷32 √
𝑓3 𝑑2 𝐿3

Che, sostituita nella Bernoulli iniziale (tra i due peli liberi):


2
2
𝐿1 𝑣12 𝐿2 1 𝐷12 𝐿4 1 𝐷1 2
𝑧𝐴 = 𝑧𝐵 + 2𝑓1 + 2𝑓2 𝑣1 + 2𝑓4 (𝑣1 ( ) ) (71)
𝐷1 𝑔 𝐷2 𝑔 𝑓 𝐿 𝑑 𝐷4 𝑔 𝐷4
𝐷22 + 𝐷32 √ 2 2 3
( 𝑓 𝑑 𝐿
3 2 3)

𝑧𝐴 − 𝑧𝐵
𝑣1 = √( ) = 2.98 𝑚/𝑠 (72)
𝛼+𝛽+𝛾

2
𝐿 𝐿 1 𝐷12 𝐿 1 𝐷 4
Con 𝛼 = 2𝑓1 𝑔𝐷1 , 𝛽 = 2𝑓2 𝐷2 𝑔 ( 𝑓 𝐿 𝑑
) , 𝛾 = 2𝑓4 𝐷4 𝑔 (𝐷1 )
1 2 𝐷22 +𝐷32 √ 2 2 3 4 4
𝑓3 𝑑2 𝐿3

Dove 𝑣1 è l’unica incognita. Notare che, in realtà, abbiamo usato tutte le equazioni scritte nel sistema iniziale
(oppure una loro combinazione lineare), ponendo però l’enfasi sul significato fisico di ognuna (ed evitando di
calcolare esplicitamente 𝐻𝐵 e 𝐻𝐶 ). La portata 𝑉1̇ risulta:

𝑉1̇ = 0.3743 𝑚3 /𝑠

Dalla quale poi si ricavano tutte le altre portate.

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