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Tecnologia Meccanica

Lavorazioni per deformazione plastica

(Parte 1)
Lavorazioni per deformazione plastica
Sono fondate sulla capacità dei materiali metallici di poter
subire una deformazione permanente senza subire rottura.
Tale capacità deriva dalla particolarità del legame metallico,
non preferenziale e non direzionale, che dà luogo alla
formazione di un reticolo in cui gli ioni positivi, che si
respingono, vengono tenuti insieme da elettroni, liberi di
vagare in tutto il volume occupato dal materiale.

SCOPI
1. Modificare la geometria di un grezzo conservandone la
massa
2. Migliorare le proprietà del materiale
2
MECCANISMO DI DEFORMAZIONE
Deformazione nei mono cristalli
La deformazione plastica avviene solo per slittamento tra piani
cristallini, che si verifica quando la sollecitazione di taglio, ,
parallela alla giacitura dei piani, raggiunge un valore critico.
I piani trai quali si può verificare lo scorrimento sono i piani di
massimo addensamento atomico. Parimenti, in questi piani le
direzioni di scorrimento sono quelle di massima densità
atomica.

 + + + +
+ + + +
+ + + +  + + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +

Grano deformato in modo permanente


3
SOLLECITAZIONE PURAMENTE IDROSTATICA

Trazione idrostatica Compressione idrostatica

+ + + + + + + +

+ + + + + + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +

Deformazione elastica Deformazione elastica


o rottura

4
MECCANISMO DI DEFORMAZIONE
Trazione Compressione
 
+ + + +
+ + + +
+ + + + + + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +
+ + + +

 

Scorrimento lungo le direzioni dove la tensione


tangenziale raggiunge un valore critico.

In prima approssimazione non esiste alcuna differenza


tra sollecitazioni di trazione o compressione. 5
MECCANISMO DI DEFORMAZIONE

+ + + + + Se lo spostamento degli atomi


di una fila rispetto a quella
+ + + + + adiacente è < di a/2 (a =
distanza interatomica) la
+ + + + + deformazione è solo elastica.
+ + + + +
a

+ + + + + Nella deformazione
plastica gli scorrimenti
+ + + + + sono multipli della
distanza interatomica
+ + + + +

+ + + + +
6
MECCANISMO DI DEFORMAZIONE
(con riferimento al caso della dislocazione lineare)

7
Analogia del moto delle dislocazioni con il
movimento di un bruco

8
LIVELLO MACROSCOPICO

Per la costanza del volume, la deformazione


F
plastica avviene mediante una serie di
L scorrimenti tra masse adiacenti. Poiché gli
scorrimenti sono prodotti da sollecitazioni
tangenziali, appare logico che essi si
L0
verifichino secondo le più intense
sollecitazioni di tal tipo.
S0

Δ𝐿
F Allungamento unitario 𝜀 =
𝐿0
(deformazione ingegneristica)
𝐹
Sollecitazione nominale 𝜎=
𝑆0
9
TENSIONE TANGENZIALE

F 𝑁 𝐹 cos 𝛼 𝐹
𝜎= = = cos 2 𝛼 TENSIONE NORMALE
𝑆 𝑆0 𝑆0
T cos 𝛼

N S 𝑇 𝐹
 𝜏 = = 𝑠𝑖𝑛𝛼 cos 𝛼 TENSIONE TANGENZIALE
S0 𝑆 𝑆0
1𝐹 𝜎𝑓
𝜏𝑚𝑎𝑥 = per  = 45° → 𝜏𝑓 = =𝑘
2 𝑆0 2

F Il piano sul quale agisce la tensione tangenziale


massima è disposto a 45° rispetto al piano sul
quale agisce la sollecitazione normale massima.

Osservando un provino deformato si possono


vedere linee disposte all’incirca a 45°. 10
EFFETTI DELLA DEFORMAZIONE SUL MATERIALE
• Aumento delle irregolarità reticolari (dislocazioni, ...)
(incrudimento).
• Variazione delle dimensioni dei cristalli (di solito diminuzione).
• Orientamento dei grani lungo la direzione di deformazione.

Struttura cristallina
osservata al
microscopio ottico
prima e
dopo la deformazione.
Dopo la lavorazione:
Prima della lavorazione:
struttura fine, orientata lungo la
grana grossa,
direzione del flusso plastico.
disposizione casuale
La resistenza è maggiore lungo la
direzione di orientamento dei grani.11
EFFETTO DELLA GRANA FINE

La diminuzione delle dimensioni dei


grani produce un aumento della
resistenza meccanica del materiale.

 Infatti, al diminuire delle dimensioni


dei grani, la distribuzione delle
sollecitazioni agenti sugli stessi
med diventa più uniforme con
conseguente possibilità di poterne
aumentare il livello medio prima che
x qualche grano raggiunga la tensione
di flusso plastico o di rottura.

12
Incongruenza della deformazione ingegneristica

L0 L
Δ𝐿
Trazione 𝑒=
𝐿0

−Δ𝐿
Compressione 𝑒 =
𝐿0 + Δ𝐿
Riportando alla lunghezza iniziale la barretta precedentemente
deformata si ottiene una deformazione di segno opposto, ma di
valore diverso.
Es.:
L0 = 50 → 60 : e = 10 / 50 = 0.20
L0 = 60 → 50 : e = -10 / 60 = - 0.17
13
DEFORMAZIONE REALE
𝐿1
𝑑𝐿 𝑑𝐿 𝐿1
𝑑𝜀 = 𝜀= න = ln
𝐿 𝐿0
𝐿 𝐿0
L0 L1
𝜀 = ln( 1 + 𝑒)
Es.:
60
𝐿0 = 50 → 60 𝜀= 𝑙𝑛
50
= 0.18
50
𝐿0 = 60 → 50 𝜀= 𝑙𝑛
60
= - 0.18

Per piccole deformazioni: 𝜖 = ln(1 + 𝑒) ≅ 𝑒

Es.:
2
𝐿0 = 50 → 52 ∶ 𝑒 = = 0.040
50
52
𝜀 = ln = 0.039
50 14
COSTANZA DEL VOLUME
L1
S1L1 = S0L0
S1
S0 L0
𝐿1 𝑆0 𝐷02 𝐷1
𝜀1 = ln( ) 𝑆0 𝐿0 = 𝑆𝐿 ⇒ 𝜀1 = ln = ln( 2 ) = −2 ⋅ ln = −2 ⋅ 𝜀2
𝐿0 𝑆1 𝐷1 𝐷0
𝜀2 ≡ 𝜀3
𝐷1 𝜀2 = 𝜀3 = −0.5 ⋅ 𝜀1
= ln( )
𝐷0

𝜀1 + 𝜀2 + 𝜀3 = 0

N.B.
in campo elastico: 𝜀2 = 𝜀3 = −𝜈 ⋅ 𝜀1
dove  (coefficiente di Poisson) ~ 0.3
15
INFLUENZA DELLA VELOCITA’ DI DEFORMAZIONE
La velocità di deformazione è determinata dalla velocità
con cui l’utensile agisce sul materiale.
∆𝐿 1 𝑣
Deformazione ingegneristica: 𝑒ሶ = ∙ =
𝐿0 ∆𝑡 𝐿0

𝑑𝜀 𝑑 𝐿 1 𝑑𝐿 𝑣
Deformazione reale: 𝜀ሶ = = ln = =
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝐿0 𝐿 𝑑𝑡 𝐿
v = cost

L
𝑒ሶ = 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝜀ሶ = 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒

Nel caso di grandi deformazioni la velocità di deformazione


deve essere considerata variabile, anche quando l’utensile si
sposta a velocità costante.
16
RESISTENZA ALLA DEFORMAZIONE
“tensione di flusso plastico”

Valore della tensione f capace di produrre una piccola


deformazione permanente, apprezzabile mediante i comuni
mezzi di indagine.

In generale, la resistenza alla deformazione è funzione


- del tipo di materiale,
- della entità della deformazione subita in precedenza, ,
- della velocità di deformazione, ’ ,
- e della temperatura.

𝜎𝑓 = 𝑓 𝑚𝑎𝑡𝑒𝑟𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝜀, 𝜀′, 𝑇

17
RESISTENZA ALLA DEFORMAZIONE vs. DEFORMAZIONE

f
… quindi si possono
trascurare.
In realtà le
Valori reali desunti deformazioni
dalla R-e elastiche sono molto
fino alla strizione piccole…

A temperatura ambiente, condizione in cui si svolge una prova di


trazione,
la resistenza alla
f
deformazione cresce con la
deformazione plastica
Tratto
subita dal materiale, per determinabile
effetto del disordine con la prova
di trazione
cristallino indotto dalla
deformazione
(incrudimento). 18
INCRUDIMENTO

Progressivo aumento della difettosità interna dei cristalli durante


la deformazione plastica, dovuto al movimento di un numero
sterminato di atomi.

Tale difettosità produce nel materiale diversi cambiamenti:

• aumento della resistenza alla deformazione: questo vuol dire


che per deformare ulteriormente il materiale occorre applicare
una sollecitazione sempre maggiore [vedere prova di trazione
nel tratto compreso tra il limite elastico e la rottura];

• aumento della fragilità (riduzione della tenacità);

• aumento della resistività elettrica.


19
RICRISTALLIZZIONE

Formazione di una nuova struttura cristallina con un


meccanismo di nucleazione e accrescimento dei grani simile a
quello che avviene durante la solidificazione. Questo fenomeno
annulla (o riduce) gli effetti dell’incrudimento.

La ricristallizzazione è favorita dall’agitazione termica che a sua


volta aumenta con la temperatura.

A temperature sufficientemente elevate, rispetto alla temperatura


di fusione del materiale, la ricristallizzazione avviene durante la
lavorazione plastica, annullando in parte l’incrudimento.
Per determinati valori di velocità di deformazione e temperatura,
si stabilisce un equilibrio tra l’aumento della difettosità nei
cristalli prodotta dalla deformazione plastica (incrudimento) e
annullamento o riduzione di tale difettosità (ricristallizzazione).
20
INCRUDIMENTO E RICRISTALLIZZAZIONE
bordi Il materiale lavorato a freddo
dei incrudisce (aumenta la
grani germi
difettosità interna ai grani, i grani
appaiono distorti ed allungati nel
senso del flusso plastico).
grana grossa a) b)
Portando il materiale ad alta
grana fine
temperatura, si formano

germi di ricristallizzazione b),

che ingrandiscono c),


c) d)
Ricristallizzazione di ottone 70% Cu - 30 fino a sostituire totalmente la
% Zn: a) dopo lavorazione a freddo struttura cristallina primaria d).
b, c, d) riscaldato a 580 °C per tempi
diversi. 21
LAVORAZIONI A CALDO E A FREDDO
f
f
INCRUDIMENTO A FREDDO

A CALDO
Nelle lavorazioni a caldo
l’aumento di velocità di
deformazione determina un
RICRISTALLIZZAZIONE incrudimento temporaneo
maggiore.
𝜀ሶ PLASTICA
Tf (K)  PLASTICA
A CALDO
Campo Ricristallizzazione → la resistenza alla deformazione si
approssimativo mantiene  costante durante la
delle lavorazione.
A FREDDO
lavorazioni a Incrudimento → aumento della resistenza alla
caldo. deformazione con tendenza ad un valore
asintotico corrispondente al massimo
disordine della struttura cristallina.
0 (K) 22
Modello di influenza della velocità di deformazione

n: numero di atomi in “posizione irregolare”, cioè “livello di


incrudimento” raggiunto dal materiale;

D: numero di atomi che passa in “posizione irregolare”


nell’unità di tempo, cioè la “velocità di incrudimento”,
che è proporzionale alla velocità di deformazione;

r·n: numero di atomi che ritorna in posizione regolare


nell’unità di tempo, cioè la velocità di
ricristallizzazione, che è proporzionale al numero di
atomi in posizione irregolare (in quell’istante) e alla
temperatura (attraverso il coefficiente r).
𝑑𝑛 𝑑𝑛
=𝐷−𝑟∙𝑛 = 𝑑𝑡
𝑑𝑡 𝐷−𝑟∙𝑛
23
Influenza della velocità di deformazione

𝑑𝑛 𝑑𝑛
=𝐷−𝑟∙𝑛 = 𝑑𝑡
𝑑𝑡 𝐷−𝑟∙𝑛

ln(𝐷 − 𝑟 ∙ 𝑛) = − 𝑟 ∙ 𝑡 + 𝑐𝑜𝑠𝑡
Assumendo n = 0 per t = 0 → cost = ln D

𝐷−𝑟∙𝑛
= 𝑒 −𝑟∙𝑡 → − 𝑟 ∙ 𝑛 = 𝐷 ∙ 𝑒 −𝑟∙𝑡 − 𝐷
𝐷
𝐷 𝐷
𝑛= 1 − 𝑒 −𝑟∙𝑡 Per t →  𝑛=
𝑟 𝑟

In pratica, la condizione di regime si raggiunge già per t = 5/r.


24
Modello analogico lavorazione a caldo

25
Influenza della velocità di deformazione

𝐷 Numero di atomi in
𝑛=
𝑟 posizioni disordinate

Il numero di atomi in posizioni disordinate, dal quale dipende


il grado di incrudimento del metallo e la sua resistenza alla
deformazione, si stabilizza ad valore tanto più grande quanto
maggiore è la velocità di deformazione d.

Dato l’elevato valore di r, ad alta temperatura, se la


deformazione si arresta, l’incrudimento raggiunto dal
materiale scompare rapidamente e si ritorna alle condizioni
iniziali anche per la resistenza alla deformazione.

26
Lavorazioni a caldo e a freddo

Lavorazioni a caldo: lavorazioni in cui la resistenza alla


deformazione si mantiene costante a causa della
ricristallizzazione

Lavorazioni a freddo: lavorazioni in cui la resistenza alla


deformazione aumenta a causa dell’incrudimento.

27
Lavoro di deformazione plastica
Parallelepipedo ricalcato nella direzione dell’altezza

Ipotesi: assenza di attrito

a0 b0
• pressione uniforme 𝑝 = 𝜎𝑓 = 2𝑘
c0 • deformazione parallelepipeda
c1
b1
a1

h0
Ad identico risultato si perviene se si h1
considera un cilindro retto ricalcato nella
direzione dell’altezza. d0 d1
28
Lavoro di deformazione plastica
p = f 𝐹 = 𝜎𝑓 ∙ 𝑎𝑏

𝑑𝐿 = −𝐹 ∙ 𝑑𝑐 = −𝜎𝑓 ∙ 𝑎𝑏 ∙ 𝑑𝑐
a0 b0
𝑐1

c0 𝐿 = − න 𝜎𝑓 ∙ 𝑎𝑏 ∙ 𝑑𝑐
c1 𝑐0

b1 Applicando la costanza del volume:


a1 a b c = a0 b0 c0 = V

Lavoro di deformazione parallelepipeda (o omogenea)


29
CONDIZIONE DI PLASTICITA’

Stato di tensione monoassiale: 𝜎 = 𝜎𝑓 = 2k

Stato di tensione qualsiasi (triassiale): è necessario stabilire


un criterio

STATO DI TENSIONE
QUALSIASI

STATO MONOASSIALE
EQUIVALENTE

30
STATO DI TENSIONE QUALSIASI
Nel caso di stato di tensione comunque complesso, è
possibile determinare una terna di assi, mutuamente
ortogonali, lungo i quali agiscono soltanto tensioni normali
(tensioni principali).
Note le tensioni principali, è possibile determinare lo stato
di tensione su un piano avente giacitura qualsiasi rispetto
alla terna principale.
In particolare, si possono determinare 3 piani, ognuno a 45°
rispetto alle coppie di tensioni principali 1 - 2, 2 - 3,
3 - 1 sui quali agiscono sollecitazioni tangenziali
massime.

Adottando la convenzione 1 > 2 > 3, la tensione


tangenziale più grande di tutte é: max = (1 - 3)/2
31
Criterio di Tresca-Guest
Basato sull’osservazione sperimentale che le deformazioni
avvengono per scorrimenti, il criterio di Tresca-Guest (o

criterio della max ) afferma che:
“il materiale comincia a deformarsi plasticamente quando la
tensione tangenziale massima in un punto raggiunge un
valore caratteristico del materiale [ad una data
temperatura].

𝜎1 − 𝜎3 𝜎𝑓
𝜏𝑚𝑎𝑥 = = =𝑘
2 2

Semplice ed immediato, ma non tiene conto della 2

32
Criterio di von Mises
Il criterio di von Mises (o criterio della massima energia di
distorsione) afferma che:
“il materiale comincia a deformarsi plasticamente quando
l’aliquota di energia di deformazione elastica associata alla
variazione di forma (energia di distorsione) raggiunge un
valore caratteristico del materiale [ad una data temperatura]“:
1 2 2 2
1 2
𝐸𝑑 = 𝜎1 − 𝜎2 + 𝜎2 − 𝜎3 + 𝜎3 − 𝜎1 = 2𝜎𝑒𝑞
12𝐺 12𝐺
dove:
𝐸
-G= modulo di elasticità tangenziale
2(1+𝜈)
- 𝜎𝑒𝑞 (tensione equivalente) è la tensione di flusso
plastico (𝜎𝑓 ) misurata con una prova di trazione.

La condizione di equivalenza di von Mises è più aderente alla realtà, ma è


più complicata da applicare, pertanto, in prima approssimazione, è
sufficiente ritenere valido il criterio di Tresca-Guest. 33
Confronto von Mises – Tresca/Guest
(caso del taglio puro)

B y 
2
/2 1
B
A
3 2 = 0 1
x

N A
1 1
𝐸𝑑 = 𝜎1 − 𝜎2 2 + 𝜎2 − 𝜎3 2 + 𝜎3 − 𝜎1 2 = 2𝜎𝑓2
12𝐺 12𝐺
𝜎1 − 𝜎2 2 + 𝜎2 − 𝜎3 2 + 𝜎3 − 𝜎1 2 = 2𝜎𝑓2
𝜎𝑓
𝜏2 + 𝜏2 + 2𝜏 2 = 2𝜎𝑓2 → 3𝜏 =2
𝜎𝑓2 → 𝜏= = 0.577 𝜎𝑓
3
𝜏 = 0.5 𝜎𝑓 Tresca-Guest 34
Confronto tra diversi stati di tensione

Taglio puro Trazione Stato di deformazione piano



/2 /2
1 3 1
3 2 = 0 1 2

35
INFLUENZA DELL’ATTRITO
Ci si riferisce al caso della ricalcatura di un blocco tra due
stampi piani.
Ipotesi semplificative:
1) pezzo molto lungo in direzione Deformazione piana
perpendicolare al disegno (piano del disegno)
2) legge di attrito coulombiano 𝜏 = 𝜇 ⋅ 𝜎
3) v = cost lungo l’altezza (nonostante la S T
presenza dell’attrito)

𝜏 𝑇 =𝜇⋅𝑁
v
𝑘

𝜎 36
b/2
𝜎𝑧 INFLUENZA DELL’ATTRITO
DEFORMAZIONE PIANA
𝜎𝑥 𝜎𝑥 + 𝑑𝜎𝑥
dx
Spessore unitario in direzione y
x
− 𝜎𝑥 + 𝑑𝜎𝑥 ℎ + 𝜎𝑥 ℎ − 2𝜇 ⋅ 𝜎𝑧 ⋅ 𝑑𝑥 = 0
Condizione di
equilibrio −ℎ𝑑𝜎𝑥 − 2𝜇 ⋅ 𝜎𝑧 ⋅ 𝑑𝑥 = 0
𝜎1 ≅ 𝜎𝑧
Condizione di plasticità 𝜎1 − 𝜎3 = 𝜎𝑓
di Tresca/Guest 𝜎3 ≅ 𝜎𝑥
[La tensione principale 𝜎2 𝜎𝑥 = 0
risulta uguale alla media
𝜎 − 𝜎𝑥 = 𝜎𝑓 𝑥 = 𝑏/2
delle altre due essendo lo 𝑧
stato di deformazione piano
𝜎𝑧 = 𝜎𝑓
per l’ipotesi di barra 𝑑𝜎𝑥 = 𝑑𝜎𝑧
infinitamente lunga]
37
INFLUENZA DELL’ATTRITO
𝑑𝜎𝑧 𝜇
−ℎ𝑑𝜎𝑧 − 2𝜇 ⋅ 𝜎𝑧 𝑑𝑥 = 0 → = −2 𝑑𝑥
𝜎𝑧 ℎ

Condizione al contorno: per x = b/2, x = 0 → z = f = 2k


𝑑𝜎𝑧 𝜇 𝜇
න = −2 න𝑑𝑥 → ln 𝜎𝑧 = −2 𝑥 + cos 𝑡
𝜎𝑧 ℎ ℎ

2𝜇 𝑏
𝜎𝑧 = 2𝑘 ⋅ 𝑒 ℎ (2−𝑥)

𝜇⋅𝑏
𝜎𝑓 ℎ max

𝜎𝑥 𝜎𝑓
Andamento della pressione
di contatto con lo stampo b
38
ZONA DI ADERENZA
Lo stampo esercita sul pezzo un’azione tangenziale che non
può superare la resistenza a taglio, k, del materiale.

Per X < X0 il parte del materiale rimane attaccato allo stampo


mentre quello sottostante [dove si verifica la condizione di
plasticità] scorre.
39
INFLUENZA DELL’ATTRITO
SULL’ANDAMENTO DELLA DEFORMAZIONE

Zona dove la
deformazione si
concentra

Zone dove la
deformazione è
scarsa
Zone morte

Stato tensionale
nelle zone morte 40
DISTRIBUZIONE DELLA DEFORMAZIONE
Simulazione

Il disegno rappresenta:
• a sinistra, ¼ del pezzo indeformato in sezione dove è
stato tracciato un reticolo
• a destra, ¼ del pezzo dopo riduzione di altezza del 50%
(la linea tratteggiata indica il contorno originale)

Valore approssimativo,
calcolato considerando che
l’altezza del quadratino
d’origine si è ridotta all’incirca
alla metà.
41
DISTRIBUZIONE DELLA DEFORMAZIONE
Simulazione fisica

Esperimento in laboratorio per visualizzare la non


omogeneità della deformazione: sezione di un pezzo, in
plastilina bicolore, deformato mediante stampaggio tra due
stampi cavi.

42
Ricalcatura di un cilindro
Stato
(lega di alluminio AlCu2Mg2NiSi)
tensionale
nelle zone
morte Pressione di
contatto

Tensioni d’attrito

Zone morte:
struttura
grossolana

43
LAMINAZIONE
Processo di lavorazione per deformazione plastica A CALDO
(nelle ultime passate di lamierini < 1 mm: a freddo)
ℎ ≥ 130
Prodotti
BLUMI
40 ≤ ℎ ≤ 130

BILLETTE
1
ℎ> 𝑙 ℎ > 130
BRAMME 4
PROFILATI

BARRE

LAMIERE (grosse, sottili h < 4 mm)

NASTRI

VERGELLA (filo, Φ = 5 ÷ 25𝑚𝑚, avvolto in matasse non ordinate) 44


Prodotti laminati

45
LAMINAZIONE (schema base)
ℎ1 < ℎ0

𝑉𝑝 𝑏1 ~ > 𝑏0

𝑆1 < 𝑆0
ℎ0 𝑉0 𝑉1 ℎ1

Per la costanza del volume: ℎ0 𝑏0 𝑙0 = ℎ1 𝑏1 𝑙1 𝑙1 > 𝑙0


∆ℎ
Allargamento (relazione empirica di Siebel): ∆𝑏~0.35 𝐿
ℎ0
46
Effetti della laminazione sulla struttura cristallina

Struttura Prodotti I prodotti laminati


colonnare laminati a hanno una
e non grana grossa struttura a grana
uniforme più fine ed
di un uniforme
lingotto

47
ARCO DI CONTATTO
Definisce il tratto entro il quale avviene la deformazione.
C
𝐿 = 𝑎𝑟𝑐𝑜𝐴𝐵 ≅ 𝐴𝐵
O
Dal 1° teorema di Euclide:
A D 2R:AB = AB:BD
B Δℎ/2
∆ℎ
𝐿= 2𝑅 ∙ = 𝑅 ⋅ Δℎ
2

La forza di laminazione, in particolare la componente d’attrito,


dipendono dall’arco di contatto.

48
FORZA E POTENZA DI LAMINAZIONE

Ipotesi:
R pressione media uguale alla

tensione di flusso plastico
a
Fz
ℎ0 ℎ1
𝐹𝑧 = 𝑝𝑚 𝑏𝑚 𝐿 𝑝𝑚 ≅ 𝜎𝑓
𝐿 = 𝑅 ⋅ Δℎ 𝐿
𝑎≅
𝑏𝑚 2
𝑏𝑖 + 𝑏𝑢
=
2
f

 𝑀 = 𝐹𝑧
𝐿
coppia agente su un rullo
2
𝑃 = 2 ⋅ 𝑀𝜔 potenza complessiva
49
V SEZIONE DI INVERSIONE
Analogia con la ricalcatura. A sinistra e a destra
della sezione di simmetria il materiale si muove
in senso opposto, sulla sezione di simmetria la
velocità orizzontale è nulla (sezione di
Vx inversione).

Sulla sezione di inversione S0 il materiale ha la


stessa velocità orizzontale del rullo. A sinistra, la
O velocità è più bassa a causa della
R sovrapposizione con il flusso plastico diretto in
A  senso opposto, a destra è più alta.
Si B
Vi S0 Su Vu

Conseguentemente, sulla superficie di contatto, a sinistra di So, le


forze di attrito sono dirette verso destra favorendo l’imbocco del
pezzo, a destra di So sono dirette in senso opposto. 50
51
52
CONDIZIONE DI IMBOCCO SPONTANEO

𝑑𝑇 cos 𝛼 ≥ 𝑑𝑁 sin 𝛼

𝜇 𝑑𝑁 cos 𝛼 ≥ 𝑑𝑁 sin 𝛼 𝜇≥𝛼



dN 𝜇 ≥ tan 𝛼
dT tan 𝛼 ≅ 𝛼

𝑅∆ℎ ∆ℎ
𝛼= =
𝑅 𝑅

∆ℎ𝑀𝐴𝑋 = 𝜇2 𝑅

La massima riduzione di altezza imprimibile in una passata


aumenta sia con il coefficiente di attrito che con il diametro dei
rulli. 53
CONDIZIONE DI TRASCINAMENTO
La laminazione può avvenire anche in condizioni in cui non
si verifichi l’imbocco spontaneo, a patto che la risultante
della forza orizzontale complessiva sia diretta nel verso
della laminazione.
E’ necessario però spingere il laminato per un certo tratto,
oltre il quale il trascinamento avviene spontaneamente.
Questa condizione (detta di trascinamento) si ottiene in
pratica fino a quando il coefficiente di attrito risulta:

𝛼 𝑇 cos 𝛼/2 ≥ 𝑁 sin 𝛼/2


𝜇≥
2 O
R 𝜇 𝑁 cos 𝛼/2 ≥ 𝑁 sin 𝛼/2
A 
𝜇 ≥ tan 𝛼/2
B tan 𝛼/2 ≅ 𝛼/2
S0

54
Stima della forza orizzontale totale

Variazione della quantità di moto


O
R (𝜌𝑉2 𝑆2 𝑑𝑡)𝑉2 − (𝜌𝑉2 𝑆1 𝑑𝑡)𝑉1 = 𝐹𝑜 𝑑𝑡
A 

B
𝜌 𝑉2 2 𝑆2 𝑑𝑡 − 𝜌 𝑉1 2 𝑆1 𝑑𝑡 = 𝐹𝑜 𝑑𝑡
S1
V1 S0 S2 V2
𝑉2 𝑆2 = 𝑉1 𝑆1
𝑆1
𝐹𝑜 = 𝜌 𝑉1 2 𝑆1 −1
𝑆2
Esempio

450 𝜌 = 7850 𝑘𝑔/𝑚3


𝐹𝑜 = 218 𝑁
500 𝑉1 = 1 𝑚/𝑠 Ai fini dello studio dell’andamento
della forza orizzontale lungo la zona
di deformazione, tale risultante può
500 ∆𝑏 = 0 essere considerata nulla. 55
Forza e potenza di laminazione (esempio di calcolo)

56
Analisi delle forze

𝑑𝑁 = 𝜎𝑓 𝑏 𝑑𝑠
𝑑𝑇 = 𝜇 𝑑𝑁 𝑑𝑥
𝑑𝑠 =
𝑑𝐹′ = −𝑑𝑁 sin 𝛼 + 𝑑𝑇 cos 𝛼 cos 𝛼
𝑑𝐹 ′′ = −𝑑𝑁 sin 𝛼 − 𝑑𝑇 cos 𝛼 57
Analisi delle forze
𝑑𝑁 = 𝜎𝑓 𝑏 𝑑𝑠
𝑑𝑇 = 𝜇 𝑑𝑁
𝑑𝐹′ = −𝑑𝑁 sin 𝛼 + 𝑑𝑇 cos 𝛼
𝑑𝐹 ′′ = −𝑑𝑁 sin 𝛼 − 𝑑𝑇 cos 𝛼
𝑑𝑥
𝑑𝐹 ′ = −𝜎𝑓 𝑏 𝑑𝑠 sin 𝛼 + 𝜎𝑓 𝑏 𝑑𝑠 μ cos 𝛼 𝑑𝑠 =
cos 𝛼
𝑑𝐹 ′ = −𝜎𝑓 𝑏 tan 𝛼 𝑑𝑥 + 𝜎𝑓 𝑏 𝜇 𝑑𝑥 = 𝜎𝑓 𝑏 ∙ tan 𝜌 − tan 𝛼 𝑑𝑥
𝐼 𝐵 L’integrale calcolato fino alla sezione Sx
rappresenta la forza orizzontale totale
𝐹𝑜 = න 𝑑𝐹′ + න 𝑑𝐹 ′′ ≅ 0 esercitata dal rullo fino a quella sezione.
𝐴 𝐼 Integrando su tutto l’arco di contatto, si
ottiene 0, per quanto detto precedentemente
applicando il teorema dell’impulso.
𝐼 𝐼 𝐵 𝐵
𝜎𝑓 𝑏 ∙ න tan 𝜌 𝑑𝑥 + න −tan 𝛼 𝑑𝑥 + න − tan 𝜌 𝑑𝑥 + න − tan 𝛼 𝜌 𝑑𝑥
𝐴 𝐴 𝐼 𝐼
≅0 58
Andamento delle forze orizzontali
𝑥𝐶 𝑥𝐶
𝐹𝑥 ∝ න tan 𝜌 𝑑𝑥 + න −tan 𝛼 𝑑𝑥
0 0
𝑥𝐶
K න tan 𝜌 𝑑𝑥 = tan 𝜌 ∙ 𝑥 = 𝑦
y = tan 𝜌 ∙ 𝑥
0
y La derivata dell’equazione del 𝑑𝑦
D
cerchio che rappresenta il rullo è il tan 𝛼 =
coefficiente angolare della retta 𝑑𝑥
tangente al rullo stesso.
I B
C 𝑥𝐶 𝑥𝐶
A − න tan 𝛼 𝑑𝑥 = − න 𝑑𝑦 = −𝑦𝑐
0 0
XC x
𝐹𝐶 = 𝑦𝐷 − 𝑦𝐶 𝐹𝐼 = 𝑦𝐾 − 𝑦𝐼
Il segmento CD rappresenta, in scala opportuna,
(ricordare le semplificazioni effettuate) la forza
orizzontale complessiva agente sul laminato fino alla
sezione Sx ; idem IK per la sezione d’inversione Si 59
Andamento delle forze orizzontali
2° integrale che va dalla 𝑥𝐵 𝑥𝐵
sezione I a quella di uscita B: 𝐹𝐼−𝐵 ∝ න tan 𝜌 𝑑𝑥 + න −tan 𝛼 𝑑𝑥
𝑥𝐼 𝑥𝐼

K 𝑥𝐵
y = tan 𝜌 ∙ 𝑥 න tan 𝜌 𝑑𝑥 = tan 𝜌 ∙ 𝑥 = 𝑦
y = −tan 𝜌 ∙ 𝑥
y 𝑥𝐼

𝑥𝐵 𝑥𝐵
− න tan 𝛼 𝑑𝑥 = − න 𝑑𝑦 = −(𝑦𝐵 −𝑦𝐼 )
I B 𝑥𝐼 𝑥𝐼
C
A
xC x
𝐹𝐼−𝐵 = 𝑦𝐼 − 𝑦𝐾
𝐹𝐴−𝐵 = 0
𝐹𝐼 = 𝑦𝐾 − 𝑦𝐼

60
Condizioni limiti
Condizione di
imbocco spontaneo Condizione di trascinamento

𝜇 = 𝑡𝑔𝜌 ≥ 𝛼 𝛼
𝜇≥
2
𝛼
𝛼 A
A

C
. .I B
I
𝜌=𝛼 B K
Il laminato viene respinto [le ordinate comprese
tra la retta inclinata di  e il cerchio che
rappresenta il profilo del rullo hanno segno
opposto rispetto al caso di 𝜌 > 𝛼] fino a che non
𝜌 𝜌 si supera la sezione C, dove la forza orizzontale
diventa 0. Superata questa sezione, la forza
K 𝜌>𝛼 risultante diventa di attrazione verso il rullo. 61
Pressione di contatto pezzo-rullo
Analogia con la fucinatura libera alla
pressa; b corrisponde alla lunghezza
dell’arco di contatto.
Influenza dell’attrito, del diametro dei
rulli e della riduzione di altezza
sull’andamento della pressione di
contatto (Giusti - Santochi).
Sia l’aumento della
profondità di passata h
che del diametro provocano
un aumento dell’arco di
contatto e quindi della
pressione media e
della
forza Fz

62
LAMINATOIO A GABBIA SINGOLA

c: cilindri
a: allunghe
m: motore
g: gabbia pignoni
i: indicatore della distanza tra i cilindri

63
Duo irreversibile
SCHEMI DI IMPIANTO
- Duo irreversibile (grandi laminatoi)

- Duo reversibile (minore tempo di


attesa, minore raffreddamento del
Piano a rulli materiale)
inclinabile

Laminatoio trio Laminatoio


(barre, profilati) quarto
(lamiere)
(vedere influenza
del diametro
sulla forza Fz

64
LAMINAZIONE DELLE LAMIERE
Le lamiere, che rappresentano una delle categorie più
importanti di prodotti laminati sono caratterizzate da uno
spessore costante, molto più piccolo in confronto con le
altre due dimensioni.

Peculiarità

Anisotropia indotta dalla lavorazione che tende a schiacciare


i grani e ad allungarli sempre nella stessa direzione.

Raffreddamento favorito dallo spessore sottile e dalla


lunghezza del prodotto.

Problemi di tolleranze sullo spessore dovuti all’inflessione


dei rulli, alla non uniforme distribuzione termica al
raffreddamento del prodotto.
65
Prodotto di partenza (bramma) e orientazioni
nelle passate successive
bramma

1 2 3

A B D A D
90° C A
C B 45°
D C

4 B
5

C A B
B D 66
90° 135°
A D C
Effetto dell’inflessione dei rulli
Schema di carico

Rulli cilindrici

Laminato più
spesso al centro

Rulli a botte

Spessore costante

67
Effetti termici

Distribuzione di temperatura
lungo il cilindro
Esempio:
per T= = 100 °C
diametro del cilindro = 1 m
acciaio  = 1.2 x 10-5 °C-1
si ottiene:
D = 1000 x 1.2x10-5 x 100 = 1.2 mm per ciascun cilindro
E’ necessario tener conto di questo effetto nella tornitura
a freddo dei cilindri. 68
Laminazione delle lamiere
Con rulli di piccolo diametro l’arco di contatto
è piccolo: si riduce la pressione massima
dovuta all’attrito.
I rulli esterni hanno solo funzione di
sostegno.

Nel caso di prodotti di notevole


lunghezza (fili, nastri), si impiegano
treni di laminazione.

Nel caso di lamiere più sottili:


laminatoio multi-cilindro (Sendzimir)

69
Treno di laminazione per nastri

Effetto della
controtrazione

70
Tensioni residue nei laminati

+ − + −
Rulli di piccolo Rulli di grande
diametro e/o piccole diametro e/o
riduzioni per passata passate profonde

71
Tensioni residue nei laminati

+
-

72
Tensioni residue nei laminati

Deformazione Deformazione in
superficiale profondità 73
Principio della «pallinatura»

Tensioni residue di compressione


nello strato superficiale

-
+

74
TENSIONI RESIDUE SUI NASTRI

Genesi delle tensioni di trazione


longitudinali nel laminato: le parti
laterali, che possono rifluire in
senso trasversale, tendono ad
assumere lunghezza inferiore
rispetto alla zona centrale e
risultano sottoposte a trazione.

Questo meccanismo è confermato


dall’allargamento di tagli laterali
praticati nel laminato prima del
passaggio tra i rulli o dalla
formazione di cricche per
l’accumulo di tensioni residue.

75
FABBRICAZIONE DI BARRE E PROFILATI

Sono ottenuti mediante una serie di passaggi in calibri


costituiti da scanalature di adatta sezione predisposte sui
rulli del laminatoio.

76
Necessità degli angoli di spoglia
A B

A B A-A B-B
77
Laminatoio trio per la realizzazione di billette

78
Aspetti generali
• calibri successivi di forma
differente
• presenza di angoli di spoglia
• rotazione di 90° per evitare
l’accumulo di tensioni
Bombatura per evitare l’urto
 al momento dell’imbocco

Genesi delle tensioni di trazione


nella sezione trasversale nel
passaggio della barra I (sez.
circolare) nel calibro II.

79
Necessità di ruotare il laminato
Sequenza dei calibri
rotazione 90° A
Esempi di sequenze
A

Quando il laminato a sezione quadrata


passa nel calibro ogivale il metallo delle
zone punteggiate in a) tende più
facilmente a rifluire in direzione
trasversale. Nelle zone che formano le
cuspidi laterali della sezione ogivale si
sviluppano tensioni assiali di trazione e,
per reazione, nella zona centrale
tensioni di compressione. Nel passaggio
successivo b) le sollecitazioni sono
opposte alle precedenti.
80
Realizzazione di tondino per
cemento armato
Sequenza di calibri
𝑆0 𝐿1
= =l1
𝑆1 𝐿0
𝑆1
=l2
𝑆2
𝑆2
=l3
𝑆3
…..
𝑆𝑛−1
=l𝑛
𝑆𝑛
𝑆0
= l 1 ∙ l 1 ∙∙∙ l 𝑛 = l𝑛
𝑆𝑛
𝑙𝑛𝑆0 − 𝑙𝑛𝑆1 𝑆0
𝑛= = 1.25 – 1.8]
𝑙𝑛l 𝑆1
81
ESEMPI DI SEQUENZE DI RIDUZIONE

Profilato con
sezione a “C”

Profilato con
sezione ad “H”

82
FABBRICAZIONE DEI TUBI SENZA SALDATURA

rullo Laminatoio Mannesman


(schema di principio)
Nel punto P si ha compressione
verticale e trazione orizzontale.
A-A
Le tensioni e le deformazioni si
invertono ad ogni ¼ di giro
provocando la formazione di
una lesione che poi viene resa
rullo circolare da un mandrino.

Stato tensionale A
nel punto P 83
Laminatoio a passo di pellegrino
Serve per assottigliare lo spessore di un corpo
forato (realizzato ad esempio con laminatoio
avanzamento
Mannesman). A

Barra
(mandrino)

Barra
A-A (mandrino)

arretramento

A
84
Fasi di deformazione nel laminatoio a
«passo di pellegrino»

Ulteriore assottigliamento:
laminatoio continuo per tubi

85

Tubi di grande diametro: saldatura con processo elicoidale


Laminatoio continuo per tubi

Laminatoio Sendzimir

86
Laminatoi speciali

Laminatoio per
centriruota ferroviari

Laminatoio per
cerchioni ferroviari
87
Laminatoio planetario
Riesce a realizzare
una forte riduzione di
spessore grazie alla
drastica riduzione delle
forze di attrito.

Non si realizzano nè la
condizione Ia imbocco
spontaneo nè quella di
trascinamento.

Il pezzo deve essre


spinto.

Il materiale deve
essere molto duttile.
88
Costruzione dei cerchi di Mohr
y 𝜎𝑦 +
(stato di tensione piano) 𝜏𝑦𝑥
B 𝜏𝑥𝑦
𝜎𝑥
A

2
x
(𝜎𝑦 ; 𝜏𝑦𝑥 )
2
B
1
2
3 = 0 1 𝜎
(𝜎𝑥 ; 𝜏𝑥𝑦 )
N A

89

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