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CALCOLO ANALITICO DELLA POSIZIONE DEL SOLE

PER L’ALLINEAMENTO DI IMPIANTI SOLARI ED ALTRE


APPLICAZIONI

S. BOLLANTI, D. DE MEIS, P. DI LAZZARO, A. FASTELLI, F. FLORA


G.P. GALLERANO, L. MEZI, D. MURRA, A. TORRE, D. VICCA
ENEA – Unità Tecnica Sviluppo di Applicazioni delle Radiazioni
Centro Ricerche Frascati, Roma

RT/2012/24/ENEA
AGENZIA NAZIONALE PER LE NUOVE TECNOLOGIE,
LʼENERGIA E LO SVILUPPO ECONOMICO SOSTENIBILE

CALCOLO ANALITICO DELLA POSIZIONE DEL SOLE


PER L’ALLINEAMENTO DI IMPIANTI SOLARI ED ALTRE
APPLICAZIONI

S. BOLLANTI, D. DE MEIS, P. DI LAZZARO, A. FASTELLI, F. FLORA


G.P. GALLERANO, L. MEZI, D. MURRA, A. TORRE, D. VICCA
ENEA – Unità Tecnica Sviluppo di Applicazioni delle Radiazioni
Centro Ricerche Frascati, Roma

RT/2012/24/ENEA
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non necessariamente quella dell'Agenzia.

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CALCOLO ANALITICO DELLA POSIZIONE DEL SOLE PER L’ALLINEAMENTO DI
IMPIANTI SOLARI ED ALTRE APPLICAZIONI

S. BOLLANTI, D. DE MEIS, P. DI LAZZARO, A. FASTELLI, F. FLORA, G.P. GALLERANO, L. MEZI, D. MURRA


A. TORRE, D. VICCA

Sommario
Si descrive un metodo di calcolo analitico, basato su una soluzione approssimata delle leggi di Keplero, che consente in
modo semplice e sintetico di calcolare la posizione del sole in qualunque data/ora e in qualunque luogo della terra con
una precisione di 1 primo di grado. La procedura di calcolo è facilmente implementabile in economici microprocessori,
così da rendere possibile guidare con elevata precisione l’orientamento verso il sole di qualunque dispositivo di
inseguimento per impianti solari a concentrazione senza l’ausilio di componenti ottici. Vengono inoltre approfonditi
due metodi per la corretta installazione di tracker per inseguimento solare.

Parole chiave: Inseguimento solare, Posizione del sole, Algoritmo di calcolo astronomico, Impianti solari a
concentrazione, Equazione del tempo, Declinazione, Orientamento da mappe satellitari.

Abstract
An analytical method, based on an approximated solution of Keplero’s equations, is here proposed. This method
allows, in a simple and fast way, to calculate the sun position at any time and everywhere in the world at an angular
accuracy of 1 minute. The algorithm can easily be implemented in economic microprocessors so that any sun tracking
device for concentrating solar installations could be guided toward the sun at high accuracy without the need of
optical components. Two methods for a correct trackers installation are finally described.

Keywords: Sun tracking, sun position, astronomical algorithm, Concentrating sun power stations, Time equation,
Declination, Orienting by satellite maps.
Indice
1 Introduzione................................................................................................................... 7
2 Il moto apparente del sole ............................................................................................. 7
3 Declinazione ed equazione del tempo............................................................................ 9
3.1 Effetto dell’eccentricità dell’orbita sull’equazione del tempo........................... 9
3.2 Effetto dell’inclinazione dell’asse terrestre sull’equazione del tempo............... 13
3.3 La declinazione del sole..................................................................................... 16
3.4 Sfasamento temporale T del perielio rispetto al solstizio invernale................ 16
3.5 Calcolo del tempo t rispetto al solstizio invernale............................................. 17
3.6 L’equazione del tempo nel tempo...................................................................... 18
3.7 Errore nella stima dell’equazione del tempo e della declinazione..................... 20
4 Coordinate solari per uso in impianti fotovoltaici......................................................... 21
5 Parametri di installazione di un tracker.......................................................................... 25
5.1 Misura di T con il metodo del transito solare.................................................. 26
5.2 Misura di T con il metodo delle mappe satellitari........................................... 26
6 Conclusioni.................................................................................................................... 31
1. INTRODUZIONE

Negli impianti solari a concentrazione, sia di tipo fotovoltaico di tipo termodinamico, è necessario
disporre di un sistema di inseguimento solare (tracker) che consenta di orientare il pannello o lo
specchio verso il sole con una precisione pari o inferiore ad un decimo di grado.
Solitamente i tracker sono guidati da dispositivi optoelettronici, da sistemi basati su software di
calcolo astronomico oppure da apparati ibridi, che utilizzano ambedue i metodi. Entrambi i sistemi
però presentano dei difetti: nel primo caso, il sistema è vulnerabile (se l’ottica del sensore si sporca
o si danneggia, la precisione dell’inseguimento solare viene compromessa) e lento (tipicamente,
dopo il passaggio di una nuvola, il sistema impiega alcuni minuti per riposizionarsi opportunamente
rispetto al sole), mentre nel secondo caso, il sistema è centralizzato e quindi piuttosto costoso
(serve realizzare una cabina per il computer che esegue il programma di calcolo astronomico e
connetterla con cavidotti ai vari tracker della centrale solare).
In questo Rapporto si presenta un metodo di calcolo analitico, basato su una soluzione approssimata
delle leggi di Keplero, il cui algoritmo può essere facilmente implementato in un economico
microprocessore, consentendo così di guidare verso il sole qualunque tracker con una precisione di
1 primo di grado. Il metodo tiene conto sia dell’orbita di rivoluzione che dei principali moti della
terra (inclusa la precessione degli equinozi) così da poter garantire la suddetta precisione almeno
per un secolo.

2. IL MOTO APPARENTE DEL SOLE

Come è noto, il moto apparente del sole nel cielo è opposto a quello reale di rotazione della terra e
procede con velocità angolare costante a = 15°/ora = 0.25°/minuto (ovvero 360° al giorno) intorno
all’asse terrestre o a qualunque retta ad esso parallela entro il diametro terrestre (dato che la distanza
terra-sole, pari a 150 milioni di Km, è enormemente superiore a quella di qualunque punto della
terra dall’asse terrestre e quindi i raggi solari possono essere considerati paralleli tra loro in tutto il
pianeta).
Rispetto ad un sistema di riferimento cartesiano locale (x,y,z), formato da un asse (z) parallelo
all’asse terrestre e da un piano (x,y) ad esso ortogonale, quindi parallelo al piano equatoriale, nel
quale siano opportunamente scelti due assi coordinati ortogonali, x ed y, il primo (inclinato) diretto
da Nord verso Sud ed il secondo (orizzontale) da Ovest verso Est, la posizione del sole nel luogo
considerato può essere convenientemente individuata da due coordinate altazimutali che qui
chiamiamo “coordinate astronomiche”, la declinazione e l’angolo di rotazione oraria (Fig. 1). La
declinazione è l’angolo compreso fra il piano (x,y) e il vettore passante per il centro del sole, ovvero
l’angolo  0   90,90 che i raggi solari formano rispetto al piano (x,y) come mostrato in Fig. 1.
La declinazione si mantiene pressoché costante durante l’arco di una singola giornata, ma varia
notevolmente nel corso dell’anno passando da circa -23.5° al momento del solstizio invernale fino
ad arrivare a circa +23.5° al momento del solstizio estivo (oscilla cioè di una quantità pari
all’angolo di inclinazione  T dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita).
L’angolo di rotazione oraria  0 è l’angolo di rotazione del sole intorno all’asse z, misurato da 0° a
+180° dal punto cardinale Sud (e quindi a partire dal piano del meridiano di quel luogo ovvero dal
piano x,z) verso Ovest e da 0° a -180° da Sud verso Est. L’angolo 0 sarà pertanto negativo al
mattino (quando il sole è verso Est, come in Fig. 1) e positivo al pomeriggio (quando il sole è verso
Ovest).

7
z

Nord

O 0

y Est

x 0
Sud

Figura 1. Coordinate angolari “astronomiche”  0 e  0 della posizione del sole rispetto ad un


riferimento cartesiano avente origine in un dato luogo della terra, il cui asse z è parallelo all’asse
terrestre ed il cui piano (x.y) è parallelo al piano equatoriale; la direzione x punta da Nord verso Sud e la
direzione y da Ovest verso Est.

E’ bene precisare che nei testi di astronomia sono in genere indicate come coordinate astronomiche
del sole la declinazione e l’angolo di ascensione retta, di cui parleremo brevemente in (§ 3.2). Nella
presente trattazione è più conveniente usare  0 poiché da esso è molto più semplice passare poi alle
coordinate locali del sole (come sarà mostrato nel § 4).
L’angolo  0 è legato al Tempo Vero del Luogo (TVL), cioè al tempo secondo il quale sono le ore
12:00 nel momento in cui in quel luogo il sole si trova esattamente in direzione Sud (o Nord, se ci
troviamo nell’emisfero australe), dalla semplice relazione:

0  TVL  12a , (1)

dove TVL è espresso in ore e frazioni di ora.


Il TVL differisce dal Tempo Medio (TM), cioè dal tempo comunemente indicato dagli orologi
meccanici od elettronici, di una quantità costante nel tempo dovuta allo scostamento in longitudine
di quel luogo rispetto al meridiano di riferimento del corrispondente fuso orario ed anche di una
quantità variabile nel tempo, detta Equazione del Tempo (ET), dovuta alla variabilità della velocità
della terra nel suo moto di rivoluzione intorno al sole ed all’inclinazione dell’asse terrestre. Questa
quantità variabile oscilla di circa ± 15 minuti durante l’anno. Poiché la longitudine è riferita al
meridiano di Greenwich, la relazione tra TVL e TM risulta più semplice se anche per quest’ultimo
si considera il Tempo Medio di Greenwich (TMG), cioè il tempo medio per il fuso orario di
Greenwich. In tal caso si ha semplicemente (per qualunque luogo della terra):

Long
TVL  TMG  ET  , (2)
a

8
dove TMG, come TVL, è espresso in ore e frazioni di ora, e la longitudine è per convenzione
positiva se il luogo si trova ad Est di Greenwich.
Nel successivo paragrafo vedremo come calcolare  0 , ET e quindi anche  0 a partire da una
soluzione analitica delle leggi di Keplero.

3. DECLINAZIONE ED EQUAZIONE DEL TEMPO

Affinché trascorra un giorno solare (inteso come l’intervallo temporale fra due istanti successivi in
cui un punto della terra si trovi davanti al sole) la terra deve girare su se stessa di circa 361°. Infatti,
mentre la terra compie una rotazione completa su se stessa, coprendo un angolo di 360°, per effetto
del moto di rivoluzione essa ruota anche intorno al sole di circa un 365-esimo di angolo giro e
quindi di circa un grado. Conseguentemente, il piano del mezzogiorno, cioè il piano che contiene
l’asse terrestre ed il sole [1] e che pertanto segna il mezzogiorno solare per tutti i punti della terra
gli appartengono, per continuare ad essere tale deve ruotare intorno all’asse terrestre di un angolo
pari a circa 1° ogni giorno. Se questo angolo fosse sempre lo stesso, allora tutti i giorni solari
avrebbero la stessa durata. Poiché, per la seconda legge di Keplero, non è così, oltre alla correzione
dovuta alla longitudine c’è una ulteriore differenza tra il mezzogiorno solare (TVL) e quello
indicato dagli orologi (TM), che, come detto precedentemente, viene chiamata Equazione del
Tempo.
In [1] è mostrato come ET risulti dal concorso di due cause ben distinte tra loro: la variabilità della
velocità del moto di rivoluzione della terra intorno al sole e l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto
al piano dell’orbita. Nel seguito riportiamo il calcolo dell’Equazione del Tempo, quantificando gli
effetti delle succitate cause.

3.1 Effetto dell’eccentricità dell’orbita sull’equazione del tempo

Cominciamo col considerare l’effetto dell’eccentricità dell’orbita terrestre. Ignoriamo quindi per ora
l’inclinazione dell’asse terrestre supponendo che esso sia esattamente ortogonale al piano
dell’orbita. Se così fosse, il piano del mezzogiorno sarebbe sempre ortogonale al piano dell’orbita e
la sua posizione sarebbe semplicemente individuata dalla posizione angolare  della terra sul piano
dell’orbita nel corso del suo moto di rivoluzione intorno al sole.
Allora, considerando solo l’effetto dell’eccentricità dell’orbita terrestre, l’equazione del tempo
espressa in termini angolari, che denotiamo ETog(t), sarebbe semplicemente data dalla differenza
tra la posizione angolare θ(t) della terra nel suo moto di rivoluzione intorno al sole e la posizione
“falsa” θ F (t )  M t che la terra avrebbe se eseguisse un moto circolare uniforme, ipotesi su cui si
basa il tempo fornito dagli orologi (Fig. 2). Si ha dunque:

ETog(t)  θ(t)θ F (t ) (3)

in termini di angolo, o equivalentemente in termini di tempo:

θ(t)θF (t )
ETo(t)  . (4)
a

9
Piano falso del
Piano vero del mezzogiorno
mezzogiorno
Terra falsa
(orbita circolare)
Terra vera
ETog(t) = (t)-F(t)
F P

Sole

Figura 2. Posizione vera della terra e posizione “falsa” che la terra avrebbe se avesse un moto circolare
uniforme con velocità angolare M , moto su cui si basa il tempo fornito dagli orologi. In questa figura si
considera il piano del mezzogiorno (e quindi anche l’asse terrestre) perpendicolare all’orbita, così da
illustrare il contributo ETog ad ET derivante solo dall’eccentricità dell’orbita.

Come mostrato in [1], il valore di θ(t) può essere ottenuto dalle leggi di Keplero:

 b2 1
r ( ) 
 a 1   cos( )
 dS ab
  (5)
 dt T
 1 2
dS  2 r d

qui espresse in coordinate polari relativamente al piano dell’orbita terrestre con origine nel sole.
b2
Nelle (5), a, b ed   1   0.016719 denotano rispettivamente il semiasse maggiore e minore
a2
e l’eccentricità dell’orbita ellittica terrestre; T  365g : 5h : 48 47 33 è la durata di 1 anno
tropico cioè il tempo che intercorre tra due equinozi di primavera consecutivi; S l’area coperta dal
raggio r che congiunge il sole alla terra.
La prima delle Eqq. (5) esprime (in coordinate polari rispetto al sole) la prima legge di Keplero,
cioè il fatto che l’orbita terrestre è una ellisse di cui il sole occupa uno dei fuochi; la seconda
corrisponde alla seconda legge di Keplero (detta anche legge delle aree), per la quale il rapporto tra
l’area coperta dal raggio r e il tempo impiegato a coprirla è costante ed è pari, quindi, al rapporto tra
l’area dell’ellisse ed il tempo necessario affinché la terra descriva la sua orbita (T); la terza
rappresenta l’area del triangolo infinitesimo spazzato dal raggio r.

10
Più precisamente, nella seconda delle (5) avremmo dovuto inserire la durata dell’anno sidereo (cioè
il tempo che intercorre tra due perieli consecutivi) che è maggiore di T di circa 20 minuti per effetto
della precessione degli equinozi; ma considerando che in percentuale la differenza tra i due valori è
talmente piccola che nel presente contesto può essere tranquillamente ignorata e che nelle equazioni
successive (vedi oltre) si dovrà considerare l’anno tropico, per semplicità possiamo usare
quest’ultimo anche nelle Eqq. (5).
Dal sistema di equazioni (5) si ottiene immediatamente l’equazione del moto per  :

d (t ) a3
 M 3 1   cos( (t )) , (6)
2

dt b

che purtroppo non ammette una soluzione analitica esatta e può pertanto essere integrata solo
numericamente. Si è qui inserita la velocità angolare media M della terra, che è ovviamente
2
M  .
T

L’integrazione numerica della (6) fornisce la funzione θ(t) [1, 2], che definisce l’andamento
temporale di θ . E’ così possibile ottenere ETog(t) dalla differenza rispetto a θF (t )  M t . In Fig. 3
sono riportate entrambe le posizioni angolari, e in Fig. 4 la relativa differenza, cioè ETog(t),
fissando lo zero del tempo all’istante del perielio, l’istante, cioè, in cui la terra raggiunge la minor
distanza dal sole, posizione assunta anche come zero per la coordinata angolare θ .

360

330

300

270
Posizione della terra (gradi)

240

210

180

150

120

90

60

30

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Temp o (anni)
Terra vera
terra falsa

Figura 3. Posizione angolare della terra vera (curva continua rossa) e della terra falsa (retta tratteggiata blu) durante
l’arco di un anno (a partire dal momento del perielio).

11
2 8

ETog (gradi)
1 4

ETo (minuti)
0 0

-1 -4

-2 -8
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Tempo (anni)

Figura 4. Differenza di posizione angolare tra terra vera e terra falsa a partire dal momento del perielio e
corrispondente variazione temporale del mezzogiorno. Sugli assi verticali sono quindi riportati i valori in
gradi e quelli corrispondenti in minuti.

Come si può vedere, ETog(t) raggiunge al massimo 2° circa, dimostrando così che la terra anticipa
o posticipa la sua posizione di circa 2 giorni rispetto a quella “falsa”. Questa differenza di
posizione della terra, e quindi di rotazione del piano del mezzogiorno, anche se può sembrare
piccola, ha un notevole effetto sulla differenza tra tempo solare vero e tempo medio, poiché il sole
per ruotare di 2° nel suo moto apparente (cioè per passare dal piano falso del mezzogiorno al piano
vero del mezzogiorno mostrati in Fig. 2) impiega ben 8 minuti.

Attraverso una soluzione approssimata dell’equazione del moto (6) [2], è possibile ottenere
un’espressione analitica quasi esatta di ETog(t) che, espressa in radianti, è:

5
ETog(t)  2 sin(M t )   2 sin(2M t ) (7)
4

dove, come detto, l’origine del tempo t coincide con l’istante del perielio. La (7) può essere vista
come uno sviluppo in serie di Fourier arrestato al 2° ordine; il termine al primo ordine è banalmente
la soluzione della (6) nell’approssimazione a  b e [1   cos( )]2  1  2 cos( ) .
Questa espressione analitica di ETog(t) coincide con quella numerica entro un errore massimo di
1.5 secondi di grado, corrispondenti temporalmente (secondo la conversione data dall’Eq. (2)) a
circa 0.1 secondi.
Per motivi che saranno più evidenti nel prossimo paragrafo, conviene riscrivere ETog(t)
considerando come zero temporale l’istante del solstizio invernale invece che quello del perielio.
Per far ciò basta sottrarre al tempo t il ritardo T del perielio rispetto al solstizio invernale (circa 13
giorni nel XXI secolo), avendo così:

ETog(t )  2 sinM t  T    2 sin2M t  T  .


5
(8)
4

Per il calcolo esatto di T si rimanda al paragrafo 3.4.

12
3.2 Effetto dell’inclinazione dell’asse terrestre sull’equazione del tempo

L’effetto dell’inclinazione dell’asse terrestre dà luogo ad una differenza tra l’angolo di rotazione
  del piano del mezzogiorno intorno all’asse terrestre e l’angolo  che individua la posizione
angolare della terra a partire dalla posizione che essa assume nel momento del solstizio invernale,
come mostrato in Fig. 5.

Retta dei
solstizi

Retta degli
equinozi

Sole


  Terra


Solstizio Perielio
d’inverno

Figura 5. Coordinate angolari della posizione della terra rispetto al perielio ed al solstizio d’inverno. La
differenza tra le due, cioè l’anglo  tra la posizione della terra nel solstizio invernale e quella nel perielio, è
attualmente è circa 13° ed aumenta di circa 1° ogni 70 anni.

L’angolo   viene misurato tra il piano del mezzogiorno ed il piano dell’asse terrestre (definito
appunto come il piano ortogonale al piano dell’orbita contenente l’asse terrestre), come mostrato in
Fig. 6. Nel giorno del solstizio, il piano dell’asse terrestre coincide con il piano del mezzogiorno e
quindi in quel giorno    0 .

Piano del Piano dell’asse


mezzogiorno terrestre

’


Asse


Sole
Terra al
solstizio
Piano dell’orbita invernale

(a) (b)
Figura 6. Terra e sole a fine febbraio visti dalla stella polare (a) oppure in visione prospettica (b).

13
E’ dimostrato in [1], mediante calcoli di geometria elementare (usando il teorema di Pitagora e di
Carnot), che gli angoli  ' e  sono legati dalla semplice relazione:

tan( (t ))
tan( (t ))  (9)
cos( T )

dove T  23 : 26  20 è l’angolo di inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita,
mentre la posizione angolare (t) della terra rispetto alla posizione che essa assume al momento del
solstizio invernale è

 (t )  M t ETog(t)  ETog( 0 ) , (10)

con ETog(t) data dall’equazione (8).


In riferimento alla precedente notazione sulla differenza tra anno tropico ed anno sidereo, essendo
(t) riferito al solstizio, nella Eq. (10) il valore di M=2/T va calcolato utilizzando come T la
durata dell’anno tropico.
Possiamo così definire il contributo all’equazione del tempo dovuto all’inclinazione dell’asse
terrestre, che, in termini di angolo, chiameremo ETag(t):

 tan( (t )) 
ETag(t)   (t )   (t )  arctan     (t ) . (11)
 cos( T ) 

  
Nell’espressione (11) compare la differenza tra la funzione arcotangente, che ha periodo  , 
 2 2
e la funzione  (t ) che ha periodo 0,2  . E’ importante, dunque, che in un software di calcolo il
risultato dell’arcotangente sia normalizzato al periodo 0,2  , aggiungendo  o 2 a seconda che
 3
 sia maggiore di o di .
2 2
Nei testi di astronomia, l’angolo di rotazione del piano del mezzogiorno,   , viene spesso chiamato
ascensione retta e, come già detto, viene usato insieme alla declinazione come coordinata
astronomica assoluta del sole; l’ascensione retta, però, viene misurata a partire dall’equinozio di
primavera anziché dal solstizio invernale. Pertanto la sua definizione corretta risulta: ascensione

retta =    .
2
In Fig. 7 sono riportate in gradi ETog(t) ed ETag(t) ed anche i corrispondenti valori temporali
ETo(t) ed ETa(t). Come si può vedere, entrambe hanno un’ampiezza massima confrontabile, ma
hanno rispettivamente periodo annuale e semestrale.

In definitiva, l’equazione del tempo (se espressa in termini angolari) è complessivamente data da:

ETg(t)  ETog(t)  ETag(t) (12)

La Figura 8 mostra l’andamento di ET(t)=ETg(t)/a preso con il segno invertito rispetto alla (12)
(per conformarsi alla convenzione internazionale sul segno dell’equazione del tempo) con i valori in
minuti per un parallelo diretto con i dati presi dalle effemeridi. Precisiamo che anche nell’Eq. (2) il

14
segno del valore di ET è da considerarsi secondo la convenzione delle effemeridi e quindi invertito
rispetto a quello fornito dall’Eq. (12).

4 16
ETa
ETog(t), ETag(t) (gradi)

ETo

ETo(t), ETa(t) (minuti)


2 8

0 0

2 -8
Perielio
4 -16
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Tempo (anni)
Figura 7: Equazione del tempo dovuta all’eccentricità dell’orbita (linea continua rossa) ed all’inclinazione
dell’asse (linea tratteggiata blu) in funzione del tempo a partire dal momento del solstizio invernale (valori
angolari in gradi e temporali in minuti).

20
Equazione del tempo (minuti)

15
10
5
0
5
10
15
20
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Temp o (anni)
Da formula teoric a
Da effemeridi

Figura 8: Equazione del tempo (curva rossa continua) calcolata per l’anno 1941 (cioè calcolata per il valore
che T ha assunto nel 1941) tramite l’Eq. 12 (invertita di segno) e confrontata con i valori riportati nel libro
delle effemeridi dello stesso anno (cerchi blu). La scala temporale ha inizio al momento del solstizio
invernale.

Questo confronto fra i valori di ET forniti dall’Eq. (12) e quelli riportati nel libro delle effemeridi
rivela una differenza massima pari alla precisione con cui si sono qui riportati i dati (3 secondi in
questo caso).

15
3.3 La declinazione del sole

La declinazione 0 del sole (§ 2 e Fig. 1) è determinata dall’inclinazione T dell’asse terrestre e dalla


posizione angolare  della terra relativa al sole rispetto alla posizione che essa assume al momento
del solstizio invernale. Con semplici passaggi di geometria (usando di nuovo il teorema di Pitagora
e di Carnot) si può facilmente ottenere (ricordando che per convenzione la declinazione è negativa
in inverno):

sin( 0 )  sin( T ) cos( ) , (13)

e quindi si ha:

 0 (t )   arcsin sin( T ) cos( (t )), (14)

con (t) dato dall’Eq. (10).

3.4 Sfasamento temporale T del perielio rispetto al solstizio invernale

L’intervallo di tempo T che intercorre tra il momento del solstizio invernale ed il passaggio della
terra in perielio cambia ogni anno a causa del moto di precessione degli equinozi. Il nostro
calendario è strutturato in modo da mantenere mediamente costante la data del solstizio, così che
apparentemente non risulta che gli equinozi anticipino di anno in anno, bensì che i passaggi della
terra in perielio ritardino. Sapendo che la precessione è pari ad 1 anno tropico (cioè a
T  365g : 5h : 48 47 33  365.242217 giorni  ) ogni P=25800 anni [3], possiamo concludere
che ogni anno T aumenta di una quantità T pari a:

T = T/P = 3.876.10-5 anni = 20.4 minuti (15)

Quindi per calcolare il valore di T per l’anno di interesse basta conoscerne il valore per un certo
anno di riferimento e sommare (o sottrarre) ad esso T per ogni anno successivo (o antecedente) a
quello di riferimento. Ad esempio, il solstizio invernale nel 2006 ha avuto luogo il 22 Dic alle ore
00:23’:06” di Greenwich come riportato in [4], ovvero alle ore 1:23’:06” italiane, mentre il perielio
del 2007 ha avuto luogo [5,6] il giorno 3 gennaio alle ore 20:00’ di Greenwich, ovvero alle 21:00’
italiane. Ne concludiamo che nel 2007 il valore di T era:

T [2007]= 3g:21h:00’ + (31g - 22g:01h:23.1’) = 12g:19h:36.9’ =0.035093 anni tropici (16)

Quindi, se indichiamo con “A” l’anno per cui vogliamo conoscere il valore di T, possiamo dire
che:

T [A]= T [2007] + (A-2007) T . (17)

16
3.5 Calcolo del tempo t rispetto al solstizio invernale

Per poter calcolare il valore di ET(t) e di  0 (t ) in un qualsiasi giorno e ora dell’anno usando le Eqq.
(6)-(17) è necessario attribuire il valore corretto alla variabile t, che, lo ricordiamo, ha lo zero in
corrispondenza dell’ultimo solstizio invernale.
Dal momento che le espressioni (6)-(14) hanno periodicità annuale, t può essere semplicemente
calcolato come differenza tra la data di interesse, D, e la data corrispondente ad un qualunque
solstizio invernale passato, Drif, normalizzata ad un anno intero, ovvero:

D - Drif
t . (18)
T

Scegliendo ad esempio come riferimento la data/ora di Greenwich in cui è avvenuto il solstizio del
2006 (vedi paragrafo precedente) si ha Drif = 2006a : 356g : 00h : 23.1’
Nel calcolare la differenza tra le due date conviene usare come unità di misura temporale il giorno,
tenendo anche conto degli anni bisestili. A tal fine, le due date, D e Drif, dovranno essere “assolute”,
cioè riferite entrambe alla nascita di Cristo.

Volendo così esprimere la data assoluta D in giorni e volendo usare l’ora di Greenwich H G, avremo
la semplice formula:

HG M
D  (A  1)  365  GBA  G   , (19)
24 24  60

e così per la nostra data di riferimento:

Drif  A rif  1  365  GBrif  G rif 


H rif M rif
 . (20)
24 24  60

dove il termine GB (GBrif) indica il numero di giorni bisestili intercorsi tra la nascita di Cristo e
l’anno A (Arif). Secondo l’attuale calendario gregoriano [7], sono bisestili gli anni divisibili per 4
tranne i multipli di 100; ma è bisestile anche il secolo quando esso è divisibile per 4 (cioè gli anni
400-800-1200-1600-2000, ecc.). Assumendo per semplicità che il calendario gregoriano sia
applicabile anche nel lontano passato, il numero totale di anni bisestili (e quindi di giorni bisestili
GB) che si sono succeduti dalla nascita di Gesù Cristo fino alla data di interesse, escluso quello
eventuale dell’anno in corso A, è dato da:

 A 1  A 1  A 1


GBA  floor    floor    floor  , (21)
 4   100   400 

dove la funzione floor estrae la parte intera dell’argomento.


La presenza del  1 nel termine moltiplicativo di 365 nelle Eqq. (19)-(21) è dovuta al fatto che il 1°
anno a partire dalla nascita di Cristo è l’anno 1 e non l’anno 0.

Anche per il valore della durata dell’anno tropico T da inserire nell’Eq. (18) conviene usare il
valore in giorni (T= 365.242217 giorni).
Se indichiamo con MA il mese dell’anno (MA=1, 2,…12) e con GM il giorno del mese, possiamo
infine ottenere anche il giorno dell’anno G (Grif) con la seguente formula:

17
 MA  (MA  7) 
G  GM  (MA  1)  30  2  (MA  2)  floor    BIS , (22)
 2 

dove, come di consueto, le funzioni di verità (x > y) valgono 1 o 0 se vere o false, rispettivamente,
mentre BIS vale sempre 0 ad esclusione dei giorni successivi al 29 febbraio in caso di anno
bisestile: per questi ultimi BIS=1. Considerando che il valore di GB (Eq. (19)) per l’anno
successivo ad uno bisestile aumenta di una unità, si ha che BIS si può esprimere semplicemente
come:

BIS  (GBA1 - GBA )  (MA  2) . (23)

Inserendo ora il valore del tempo t dato dall’Eq. (18) nelle Eqq. (6)-(14), otteniamo i valori di ET e
di  0 alla data di interesse. Tuttavia, per evitare che il computer (o microprocessore che sia) possa
sbagliare il calcolo delle funzioni trigonometriche quando l’argomento supera i 360° (in particolare
il calcolo dell’arcotangente nelle Eq. (11)) è conveniente inserire in suddette equazioni solo la parte
frazionaria del tempo “t” nelle equazioni, sfruttando quindi la periodicità delle stesse. Così facendo,
si calcola implicitamente la posizione della terra rispetto all’ultimo solstizio anziché rispetto a
quello del 2006 (il risultato dal punto di vista matematico non cambia, ma in questo modo si evita
che  superi i 360°).

Nel concludere questo sottoparagrafo, facciamo notare due applicazioni particolari delle formule
qui ottenute, che esulano dall’argomento principale di questo Rapporto Tecnico ovvero dal campo
degli impianti solari:
- Il valore del tempo t riferito al momento del solstizio invernale (in particolare a quello del
22 dic 2006) secondo le Eqq. (18)-(23), consente di ottenere le date (giorno ora e minuti) di
tutti i solstizi invernali o estivi: sono quelle date per le quali t assume, rispettivamente,
valori interi o semi-interi. In queste date risulta = 0° e = 180°. Quelle invece per le
quali risulta = 90° o = 270° sono le date dell’equinozio di primavera e di autunno,
rispettivamente.
- Tramite il calcolo della data assoluta D (Eq. (20)) possiamo immediatamente calcolare il
giorno della settimana per qualunque data (futura o passata); infatti, prendendo solo la parte
intera di D (cioè solo la data ed eliminando ore e minuti), ovvero posto D’=floor(D), il
giorno della settimana GS è dato semplicemente da:
 D  D 
GS  7    floor   , (24)
7  7 
dove GS varia da 0 a 6 passando dalla domenica al sabato successivo.

3.6 L’equazione del tempo nel tempo

Il valore del tempo t consente, una volta inserito nelle Eq. (12) e (14), di ottenere rispettivamente
l’equazione del tempo e la corrispondente declinazione del sole in qualsiasi data (precedente o
successiva a quella del solstizio invernale del 2006). In suddette equazioni, avendo espresso il
tempo in anni, risulta semplicemente M  2 . Infine, variando il giorno dell’anno G da 1 a 365 è
possibile ottenere immediatamente un grafico che mostri come è variata in quell’anno l’equazione
del tempo al variare delle stagioni. In un arco di tempo di pochi anni la ET(t) si riproduce pressoché
invariata (entro qualche secondo) ogni anno, ma nell’arco di un millennio, a causa della precessione
degli equinozi, essa varia in modo sensibile. Ad esempio, in Fig. 9a e 9b si riportano i grafici
18
dell’equazione del tempo rispettivamente per l’anno 2007 (diciamo per il XXI secolo) e per il 1°
anno di età di Gesù Cristo (ufficiale).

5 20
ET
4 16
Perielio Afelio
3 12
ETa
2 8
ETog , ETag , ETg (gradi)

ETo , ETa , ET (minuti)


1 4

0 0

-1 -4

-2 -8
ETo
Equinozio
-3 -12

-4 Solstizio -16

-5 -20
G F M A M G L A S O N D
Tempo (mesi) (a)

5 20

4 16
ET
3 ETa 12

2 8
ETog , ETag , ETg (gradi)

ETo , ETa , ET (minuti)

1 4

0 0

-1 -4

-2 ETo -8

-3 -12
Afelio Perielio
-4 -16

-5 -20
G F M A M G L A S O N D
Tempo (mesi) (b)

Figura 9: Equazione del tempo (orbitale ETo, assiale ETa e totale ET) in funzione del tempo per (a) l’anno
2007 e (b) l’anno 1. I segni sono conformi al libro delle Effemeridi e all’Almanacco di Astronomia; quindi
sono opposti a quelli dati dalle Eqq. (4)-(8). Si noti come nell’arco di 2000 anni le date di perielio ed afelio
siano ritardate di circa 1 mese; le conseguenze sull’equazione del tempo totale (ET) sono evidenti. Per
semplicità, sull’asse delle ascisse si è assegnato a tutti i mesi una durata pari a 1/12 dell’anno, identificandoli
con le iniziali, G,F,M,..., piuttosto che con il numero d’ordine come nelle Eqq. (22) e (23).

19
3.7. Errore nella stima dell’equazione del tempo e della declinazione

Nella tabella 1 sono riportati i valori di ET e di  0 ottenuti con le formule sopra riportate e quelli
pubblicati nell’Almanacco di Astronomia degli anni recenti [8] per alcune date casuali alle ore
00:00’ di Greenwich. Come già detto, il segno di ET è qui invertito rispetto a quello fornito dall’Eq.
(12).

Data ET ET Errore 0 0 Errore


almanacco formula su ET almanacco formula su  0

1 marzo 2007 -12’:30.3” -12’:30.7” 0.4” -7°:48.8’ -7°:48.8’ 0.0’


21 marzo 2006 -7’:21.2’’ -7’:22.5’’ 1.3’ 0°:5.5’ 0°:5.6’ 0.1’
15 giugno 2006 -0’:20.0” -0’:20.4” 0.4” +23°:17.6’ +23°:17.6’ 0.0’
15 ottobre 2006 +14’:5.6” +14:5.1” 0.5” -8°:22.9’ -8°:22.9’ 0.0’
15 marzo 2004 -8’:57.3” -8’:58.5” 1.2” -2°:5.4’ -2°:5.2’ 0.2’
15 ottobre 2004 +14’:11.4” +14’:11.6” 0.2” -8°:33.6’ -8°:33.6’ 0.0’
15 dicembre 2004 +4’:54.3” +4’:54.9” 0.6” -23°:16.5’ -23°:16.3’ 0.2’
10 febbraio 2003 -14’:13.4” -14’:13.4” 0.0” -14°:33.1’ -14°:33.2’ 0.1’
10 ottobre 2003 +12’:46.2” +12’:46.0” 0.2” -6°:24.0’ -6°:24.0’ 0.1’

Tabella 1: Valori di ET e  0 , come ottenuti dalle Eqq. (7)-(22) e quali pubblicati sull’Almanacco di
Astronomia tra gli anni 2003 e 2007 (ET è invertita di segno rispetto al valore ottenuto con l’Eq. (12)).

Come si può vedere, entrambi gli errori su ET e su  0 sono tipicamente minori di mezzo primo di
grado (pari allo spostamento che il sole effettua in 2 secondi).
Se si osservano le date del perielio in anni successivi [5,8], si scopre che esse oscillano di oltre 1
giorno e che quindi non ritardano regolarmente dei 20 minuti annui previsti dall’Eq. (17). Ciò è
dovuto non solo al fatto che la durata di un anno supera i 365 giorni di quasi 6 ore (uno spostamento
temporale che viene però recuperato ogni 4 anni tramite il giorno bisestile) ma anche al fatto che la
vera orbita della terra devia (con andamento di lieve serpentina) rispetto all’orbita ellittica; ciò è
dovuto all’interazione della terra con gli altri pianeti ed anche con la luna (è il baricentro terra-luna
a compiere un’orbita ellittica e non la terra). Si scopre quindi che anche la distanza terra-sole al
momento del perielio oscilla di circa 0.1%. Ma queste oscillazioni di posizione della terra
influiscono molto poco sulla data in cui la terra attraversa l’asse maggiore della sua orbita ellittica
passando vicina al sole (questo è il vero momento del perielio per quanto riguarda il calcolo
dell’equazione del tempo orbitale). Possiamo quindi ritenere che le formule per il calcolo di ET e
 0 sopra riportate siano corrette entro i valori di errore indicati in Tabella 1. Utilizzando i valori di
transito del sole (cioè dell’ora a cui il sole attraversa il meridiano) riportati nel sito web [6], si può
notare che almeno fino agli anni lì riportati (2059) i valori di ET forniti dalle formule (7)-(12)
rimangono in ottimo accordo con il transito del sole previsto dagli almanacchi di astronomia.
Un’ulteriore conferma della validità delle formule sopra dedotte sarà discussa nel prossimo
paragrafo.
Probabilmente si potrebbe ottenere un piccolo miglioramento nella precisione della soluzione
analitica qui utilizzata assegnando allo sfasamento T (nell’ Eq. (17)) il suo valor medio su una
decina di anni anziché il valore assunto nel 2007 oppure inserendo nel calcolo di ETa gli effetti
dovuti al moto di nutazione dell’asse terrestre (effetti comunque ben inferiori ad un primo di grado),
ma ciò va oltre gli scopi di questo Rapporto.

20
Codici di calcolo della posizione del sole alternativi a questo ma significativamente più complessi
sono riportati in [9,10,11].

4. COORDINATE SOLARI PER USO IN IMPIANTI FOTOVOLTAICI

Le due coordinate solari  0 (t ) e  0 (t ) , deducibili dalle formule ottenute nei precedenti paragrafi,
non sono in genere direttamente utilizzabili per guidare il tracker di un sistema fotovoltaico. Esse
infatti sono riferite ad un sistema di riferimento che, avendo (come già detto) l’asse polare come
uno degli assi coordinati, tipicamente l’asse z (Figg. 1 e 10a), risulta poco comodo da usarsi ai fini
dell’ottimizzazione dell’orientamento degli elementi sensibili dell’impianto verso il sole. Inoltre,
poiché le suddette formule non tengono conto dell’effetto della rifrazione dell’aria, le risultanti
coordinate possono fornire, in prossimità di alba e tramonto, una posizione (reale) del sole diversa
(fino a circa 0.5°) da quella a cui esso ci appare nel cielo.
Conviene dunque identificare le coordinate angolari della posizione del sole rispetto ad un sistema
di riferimento locale, più conveniente ai fini di un controllo diretto dei motori dei due assi (o del
singolo asse) di rotazione del tracker, cioè un riferimento opportunamente solidale con il tracker.
Denotiamo dunque con ŝ0 il versore della posizione del sole nel sistema di assi Cartesiani
rappresentati in Fig. 1, sostanzialmente ripetuta in Fig. 10a, in cui, come detto, l’asse z è parallelo
all’asse terrestre e gli assi x ed y, ad esso ortogonali, sono rispettivamente orientati verso Sud e
verso Est. Le componenti di sˆ0  ( x0 , y0 , z0 ) sono pertanto individuate dagli angoli  0 e  0 come:

 x0   cos( 0 )  cos( 0 ) 
   
sˆ0   y0    cos( 0 )  sin(  0 )  , (25)
 z   sin( ) 
 0  0 

ricordando che l’angolo di rotazione oraria  0 è misurato da Sud verso Ovest, e cioè in senso orario
se visto dalla stella polare.

Stella polare
z1
Sole Sole

z
 0 Sud
0 x Est
1 Sud
Est y1 ŝ1 1
y ŝ 0
x1

Piano equatoriale Piano orizzontale

(a) (b)
Figura 10: Coordinate del sole (a) astronomiche (ovvero declinazione ed angolo di rotazione oraria) e (b)
locali (ovvero elevazione ed azimuth).

21
Ora, effettuando delle opportune rotazioni degli assi cartesiani, ci porteremo in un riferimento
solidale con il tracker.
La prima rotazione che conviene eseguire è quella intorno all’asse y di un angolo  pari al

complementare della latitudine del luogo:    Lat , così da portare l’asse z a coincidere con
2
l’asse della verticale del luogo z1 e corrispondentemente l’asse x nell’asse orizzontale x1, come
mostrato nella Fig. 10b.
La rotazione dal riferimento ( x, y, z ) al riferimento ( x1 , y1 , z1 ) è descritta dalla matrice R1 data da
[12]:

 sin( Lat ) 0  cos( Lat ) 


 
R1   0 1 0  (26)
 cos( Lat ) 0 sin( Lat ) 
 

Il versore ŝ1 che individua la posizione del sole nel riferimento ( x1 , y1 , z1 ) è dunque:

 x1 
 
sˆ1   y1   R1sˆ0 . (27)
z 
 1

In questo nuovo sistema di riferimento il versore ŝ1 viene ad essere espresso in termini degli angoli
1 e 1 esattamente come ŝ0 in termini di  0 e  0 in Eq. (25) (vedi Fig. 10b). Invertendo le relative
relazioni si possono ottenere i valori di elevazione sull’orizzonte ( 1 ) e di azimut ( 1 ) del sole:

 1  arcsin z1 

  x1   y1 (28)
1  arccos  cos( )   y
  1  1

con x1 , y1 e z1 espressi in termini di  0 e  0 tramite le Eqq. (25-27).


Analogamente a quanto spiegato per l’Eq. (11) per la funzione arcotangente, anche qui
nell’espressione 28) si è dovuto correggere il segno della funzione arcocoseno (in base a quello di
y1) a causa della ciclicità della funzione coseno.
Analogamente a  0 , anche l’angolo di azimut 1 è inteso negativo (positivo) quando il sole si trova
ad Est (Ovest) del meridiano del luogo ovvero quando è mattina (pomeriggio).
Il valore di elevazione del sole sull’orizzonte così calcolato esprime la vera posizione del sole. Per
ottenere invece quella a cui esso appare nel cielo bisogna aggiungere a 1 un termine correttivo,  ,
dovuto alla rifrazione dell’aria. Esso è sempre positivo ed è dato da [13]:

1.02
 , (29)
 10.3 
tan 1  
 1  5.11 

dove qui  è espresso in primi di grado mentre 1 va inserito in gradi.

22
L’espressione (29) è rigorosa solo alla pressione atmosferica di 1 bar ed alla temperatura di 10°C.
Per pressioni o temperature diverse, la (29) deve essere corretta in termini di proporzionalità
rispettivamente diretta ed inversa (ovviamente esprimendo la temperatura in gradi Kelvin).
Il nuovo valore di elevazione così ottenuto,

1  1   , (30)

insieme a quello di azimut 1 , può già essere direttamente applicato all’orientamento dei tracker a
doppio asse di movimentazione tipicamente usati per pannelli fotovoltaici a concentrazione come
quello mostrato in Fig. 11a, purché, al momento dell’installazione, l’asse di rotazione oraria 3 (in
questo caso coincidente con 1) del tracker (cui ci riferiremo come asse z) sia perfettamente
verticale ed abbia quale punto di zero, rispetto al quale si conviene di misurare l’azimut del sole
(secondo la suddetta convenzione sul segno), orientato in direzione Sud.
In generale, però, l’asse z del tracker potrebbe non essere verticale bensì inclinato di un angolo
qualsiasi  , compreso tra 0° e 90°, rispetto al piano orizzontale del luogo. Ad esempio, negli
specchi parabolici degli impianti termodinamici l’asse di rotazione è singolo (asse-z) ed è
generalmente orizzontale (=0°) o poco inclinato (se la morfologia del terreno lo richiede) ed
orientato verso Sud, come nel caso del prototipo realizzato presso ENEA Casaccia (Fig. 11b). Per
errore, o per convenienza rispetto alla morfologia del territorio, detto asse potrebbe anche non
essere orientato esattamente verso Sud ma discostarsi da questa direzione di un angolo T , positivo
(se verso Ovest) o negativo (se verso Est) in accordo con la convenzione adottata. Comunque, una
volta noti al momento dell’installazione i due angoli  e T , tramite un’opportuna trasformazione,
possiamo ottenere le coordinate del sole,  3 e  3 , riferite alla base del tracker, che possono così
essere direttamente utilizzate per il controllo dei motori del tracker stesso: rispettivamente quello di
rotazione oraria e, nel caso di sistemi a due assi, quello di elevazione del sole.
Per identificare detta trasformazione, eseguiremo due rotazioni degli assi coordinati. Dapprima,
conviene eseguire una rotazione intorno all’asse verticale (z1) in modo da portare l’asse x1 in un asse
x2 orientato come la base del tracker, così che nel riferimento (x2, y2, z2=z1) si abbia

    ,
 2 1 (31)
 2  1   T .

Poi effettueremo una rotazione intorno all’asse y2 in modo da portare l’asse z2=z1 nell’asse z3
coincidente con l’asse z del tracker. La corrispondente matrice di rotazione sarà dunque:

 sin(  ) 0 cos( ) 
 
R3   0 1 0 , (32)
  cos( ) 0 sin(  ) 
 

che permette di trasformare il versore ŝ2 , identificato dagli angoli dati nella (31), nel versore ŝ3
secondo la formula

sˆ3  R 3sˆ2 . (33)

Da questa è possibile ottenere le componenti del versore ŝ3 , da cui seguendo le (28), si possono
infine dedurre le coordinate angolari  3 e  3 nel riferimento solidale con il tracker. In simboli:

23
Vertice della
parabola z1 Asse di rotazione della parabola
ovvero linea di focalizzazione
z3 della radiazione solare.

3 Sud
x1
Est 
y1

T

a)

z3
3 z3

3
3
b) c)

Figura 11: Schema di parabola (a) per concentrazione lineare su singolo asse (asse z3) inclinato di un angolo
 rispetto al piano orizzontale ed avente un azimuth T positivo; foto di un pannello fotovoltaico(b) di tipo “a
concentrazione” installato su tracker a due assi e di un impianto termodinamico (c) con parabola ad asse di
rotazione orizzontale (prototipo termodinamico di ENEA Casaccia realizzato dalla ditta DD s.r.l. di Udine).
Nelle tre figure, 3 è l’asse di rotazione oraria del pannello.

 3  arcsin z3 ,

  x3   y 3 (34)
 3  arccos  cos( )   y ,
  3  3

dove, in base alle (32) e (33) ed alla analoga alla (25),

 x3  sin  cos  2 cos  2  cos  sin  2 ,



 y3   cos  2 sin  2 (35)
 z  sin  sin   cos  cos  cos  ,
 3 2 2 2

Anche nella (34), analogamente alla (28), la funzione arcocoseno è stata corretta nel segno in base a
quello di y3.

24

Per verificare la correttezza del calcolo di  1 e 1 ed avere così non solo un’ulteriore verifica
dell’accuratezza nel calcolo delle coordinate astronomiche tramite la soluzione analitica
precedentemente descritta, ma anche una verifica dell’effetto della rifrazione dell’aria, come
predetto dalla (29), è stato effettuato un confronto con i risultati del programma Solar Positioning
Algorithm (SPA) [9], che include la rifrazione dell’aria e garantisce valori con una precisione
angolare di 0.001°=0.06’. Questo confronto è stato eseguito in collaborazione con il Laboratorio
UTRINN-PCI dell’ENEA Casaccia ed ha riguardato 100 giorni scelti casualmente tra il 2003 ed il
2018; il risultato, riportato in Fig. 12, dimostra che lo scostamento massimo è di circa 1 primo di
grado.

1
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
0
 1 (primi)

2
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 100

Indice del giorno di confronto

1
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
 1’ (primi)

0.5

0.5

1
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 100

Indice del giorno di confronto

Figura 12: Differenze  1' e 1 tra i valori di elevazione (  1' ) e di azimut (  1 ) del sole ottenuti con le
Eqq. (1)-(31) e quelli forniti dal programma SPA riportato in [9].

5. PARAMETRI DI INSTALLAZIONE DI UN TRACKER

Affinché i due valori  3 e  3 delle coordinate solari riferite ad un tracker guidino correttamente il
tracker verso il sole è necessario poter inserire nelle Eqq. (31) e (35) il corretto valore dei due
parametri di installazione, ovvero dell’angolo di inclinazione  dell’asse di rotazione oraria e
dell’azimuth  T della base del tracker.
Mentre la misura di  può essere facilmente eseguita tramite l’uso di una livella di precisione o
di un inclinometro (esistono sul mercato inclinometri digitali con una precisione di 0.01° ovvero di
mezzo primo, più che sufficiente allo scopo), la misura di  T non è affatto semplice.
Proponiamo qui di seguito due metodi per la stima di  T che possono raggiungere
un’accuratezza analoga a quella del calcolo analitico delle coordinate solari precedentemente
descritto: il metodo del “transito del sole” ed il metodo delle “mappe satellitari”.

25
5.1 Misura di T con il metodo del transito del sole

Una tecnica tipicamente usata dagli gnomonisti (i costruttori di orologi solari) per la misura
dell’azimut di una parete (o di un qualunque altro oggetto) è quella di tendere in prossimità della
parete (o di un piano orizzontale) un filo a piombo ed attendere il momento del “transito del sole”
cioè il momento in cui il sole attraversa il meridiano di quel luogo, il momento in cui in quel luogo
è TVL=00:00’. In quel momento infatti il sole si trova esattamente in direzione Sud e quindi
l’ombra del filo a piombo indicherà sulla parete (o sul piano orizzontale sottostante il filo a piombo)
la direzione Nord geografica.
L’ora (di Greenwich) a cui avviene il transito (in qualunque luogo ed in qualunque data) può essere
facilmente prevista invertendo l’Eq. (2):

Long
TMGtransito  12 : 00' ET  (36)
a

In alternativa, l’ora del transito relativa al meridiano del fuso di riferimento può essere trovata
nell’Almanacco di astronomia (o nel libro delle Effemeridi) dell’anno in corso e da questa si può
ottenere quella relativa al meridiano del luogo di interesse correggendo in proporzione alla
differenza tra la longitudine del luogo e quella del meridiano del fuso.
Questa tecnica, se applicata correttamente (cioè ottimizzando la distanza del filo dalla parete,
scegliendo una giornata di cielo limpido e priva di vento, aspettando possibilmente una stagione in
cui l’elevazione del sole a mezzogiorno non sia eccessiva, ecc.), consente di individuare la
direzione Sud-Nord, e quindi di stimare  T , con una precisione di alcuni primi di grado.

5.2 Misura di T con il metodo delle mappe satellitari

Una tecnica alternativa a quella del transito è quella di sfruttare la posizione di un elemento di
riferimento (lo spigolo di un edificio, la punta di un campanile, ecc.) nelle vicinanze del luogo di
interesse che sia ben riconoscibile nelle mappe satellitari (p. es. [14, 15]) e che chiameremo punto
O. Si deve innanzitutto determinare il valore dell’angolo  B che la base del tracker forma rispetto
alla linea di traguardo del punto O (misurato con un goniometro o meglio con un tacheometro).
Facendo poi affidamento sulla precisione delle mappe satellitari, è possibile stimare l’azimut  BO
della retta che congiunge il punto di base (punto B) del tracker al punto O, in funzione della
differenza delle coordinate geografiche dei due punti. Infine, sottraendo  B al valore di  BO , si
otterrà immediatamente il valore di T , cioè l’azimut del tracker.
Calcoliamo dunque l’azimut  BO iniziando col definire le variazioni di coordinate geografiche di O
rispetto a B:

Lat  LatO  LatB ,


(37)
Long  LongO  Long B .

Nell’approssimazione di terra sferica, anziché ellissoidale, si può dire che gli spostamenti
x e y che separano il punto O da B, spostandosi rispettivamente in direzione Nord-Sud ed in
direzione Est-Ovest, sono dati da:

26
x  R cosLatM Long, (38)

y  RLat, (39)

dove R è il raggio medio della terra, LatM=(LatO+LatB)/2 è il valor medio della latitudine dei due
punti O e B, ed r  R cosLatM  rappresenta la distanza media dei due punti dall’asse terrestre.
Ipotizzando ora che la distanza tra O e B sia sufficientemente piccola da poter considerare la terra
piatta in quella zona, si ha allora che l’angolo di azimut con cui il punto osservato (O) viene visto
dalla base (punto B) del tracker è:

 x 
 BO  arctan  (40)
 y 

e quindi, in base alle (38) e (39), si ha:

 cosLat M   Long 
 BO  arctan  (41)
 Lat 

Questa procedura, intuitiva e semplice dal punto di vista matematico, è in realtà piuttosto
approssimativa e comporta un errore che può raggiungere 0.2°, come mostrato in Fig. 13, un errore
eccessivo per le esigenze di alcuni tracker ed in particolare dei tracker per impianti CSP.

12
11
10
9 DBO = 4km
8 LatB = 0°
7
6
5
BO (primi)

4
3 LatB = 45°
2
1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
180 165 150 135 120 105 90 75 60 45 30 15 0 15 30 45 60 75 90 105 120 135 150 165 180

BO (gradi)

Figura 13: Errore nella stima di  BO calcolato in approssimazione “terra sferica” (Eq. (40)) rispetto a quello
calcolato secondo il modello ellissoidico per una distanza DBO tra B ed O di 4 km, e con il punto di
osservazione B all’equatore (curva continua rossa) o ad una latitudine di 45° (curva tratteggiata blu).

L’errore insito nell’Eq. (41) nasce dal fatto che il raggio di curvatura locale non è unico, ma, data la
forma ellissoidale del geoide, dipende dalla direzione che si considera: esso è minimo ( Rmin ) in
direzione Nord-Sud (quindi lungo un meridiano) ed è massimo ( Rmax ) in direzione Est-Ovest
(quindi lungo un parallelo). Il rapporto tra i due raggi di curvatura locali è dato da [16]:

27
Rmin 1  e2
 , (42)
Rmax 1  e 2 sin 2 Lat 

dove e  0.0818192 è l’eccentricità dell’ellissoide che meglio approssima la forma del globo
R  Rmin
terrestre. La differenza relativa max è riportata in Fig. 14 in funzione di Lat, la latitudine
Rmax
geografica.

0.8
0.7
1-Rmin/Rmax (%)

0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Latitudine geografica (°)

Figura 14: Differenza percentuale tra i raggi di curvatura locali in direzione Nord ( Rmin ) ed Ovest ( Rmax ).

Vediamo dunque che la differenza tra i due raggi è massima all’equatore, cioè dove la curvatura
Rmax in direzione dei paralleli è pari al raggio maggiore dell’ellissoide (ovvero del geoide).
Il valore corretto di R da inserire nella (39) è dunque Rmin , mentre quello da inserire nella (38) è
Rmax (il raggio Rmax è tale che il centro di curvatura giace sull’asse terrestre, rendendo così ancora
corretta la stima della distanza dall’asse terrestre nella (38)).
In questa approssimazione, che possiamo definire di “terra localmente toroidale”, le nuove
espressioni della (38) e (39) (corrette come sopra indicato) divengono esatte, mentre la (41) diviene:

 cosLat M Long 1  e 2 sin 2 Lat  


 BO  arctan   , (43)
  Lat 1  e 2

e risente, a questo punto, solo dell’errore di “appiattimento” cioè del fatto che si calcola l’azimut
tramite una funzione arcotangente, come se gli spostamenti x e y si trovassero su un piano
anziché su una calotta toroidale. L’errore massimo che ne deriva è quindi circa proporzionale alla
distanza DBO tra i due punti O e B, e si mantiene, alle medie latitudini, inferiore ad 1 primo fino a
distanze di 3-4 km, come mostrato in Fig. 15.
Pertanto, al fine di poter calcolare l’azimut del tracker con una accuratezza analoga a quella con cui
vengono calcolate le coordinate del sole (circa 1 primo), se la distanza del punto O preso come
riferimento nelle mappe satellitari è inferiore a 4 km è ancora possibile utilizzare l’Eq. (43) (cioè
una formula estremamente semplice), mentre per distanze superiori è necessario ricorrere al
modello ellissoidico.
In questo ultimo modello il globo terrestre viene approssimato ad un ellissoide di rotazione avente
un semiasse maggiore aT  6378137 m ed una eccentricità e  0.0818192 , valori usati nel
sistema WGS84 attualmente in uso in prevalenza nei sistemi GPS (Global Positioning Alghoritm).

28
12
11
10
9
DBO = 40 Km LatB = 45°
8
7
6 DBO = 20 Km
5
4

BO (primi)
3
2 DBO = 4 Km
1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
180 165 150 135 120 105 90 75 60 45 30 15 0 15 30 45 60 75 90 105 120 135 150 165 180

BO (gradi)

Figura 15: Errore nella stima di  BO calcolato in approssimazione di “terra localmente toroidale” (Eq. (43))
rispetto a quello calcolato secondo il modello ellissoidico per una latitudine di B di 45° ed una distanza tra
DBO di 4 km, 20 km e 40 km (rispettivamente curva rossa continua, curva nera tratto-punto e curva blu
tratteggiata).

Secondo questo modello dunque le coordinate cartesiane (X, Y, Z) di un qualunque punto della terra,
riferite ad un sistema di assi avente l’asse terrestre come asse z e gli assi x ed y sul piano equatoriale
con l’asse x giacente sul meridiano di Greenwich, sono legate alle coordinate geografiche da una
precisa relazione matematica [16]:

  aT 
 X   W  h  cos( Lat ) cos( Long )
  
  aT 
Y    h  cos( Lat ) sin( Long ) (44)
 W 
 a
  
Z   T 1  e 2  h  sin( Lat )
 W 

aT
dove W  1  e2 sin 2 ( Lat ) ,  Rmax è il raggio locale di curvatura in direzione Est-Ovest,
W
 aT 
  h  cos(Lat)  r è la distanza dall’asse terrestre ed h è la quota del punto considerato rispetto
W 
al livello del mare (o più precisamente rispetto alla superficie dell’ellissoide).
Le (44) non sono invertibili. Pertanto, qualunque dispositivo GPS, dopo aver ricevuto dai satelliti le
proprie coordinate cartesiane (X, Y, Z), calcola quelle geografiche per approssimazioni successive
fino ad ottenere i valori di Lat, Long, h che soddisfano le (44).
Per i nostri scopi, conviene calcolare le coordinate cartesiane di O e B riferite al meridiano che
passa per il tracker piuttosto che a quello di Greenwich. Avremo allora che le coordinate cartesiane
del punto osservato sono:

29
  aT 
 X O    hO  cos( LatO ) cos( LongO  Long B )
  WO 
  aT 

YO    hO  cos( LatO ) sin( LongO  Long B ) (45)
  WO 

Z O   aT 1  e 2  hO  sin( LatO )
 
 W 
 O 

con WO  1  e2 sin 2 ( LatO ) . D’altra parte, quelle della base del tracker sono:

  aT 
 X B    hB  cos( LatB )
  WB 

YB  0 (46)

Z   aT 1  e 2  h  sin( Lat )
 
 B  WB B

B

con WB  1  e2 sin 2 ( LatB ) . Ovviamente, hO e hB specificano le quote dei punto O e B rispetto


alla superficie dell’ellissoide (cioè al livello del mare).
Sottraendo tra loro le coordinate dei due punti, si ottengono le coordinate del punto osservato O in
un sistema con origine nel punto B del tracker, avente l’asse Z orientato parallelamente all’asse
terrestre, l’asse X orientato verso Sud ortogonalmente a Z e l’asse Y orientato verso Est:

 XO  X B 
 
oˆ 0   YO  YB , (47)
Z  Z 
 O B 

dove ô 0 rappresenta il raggio vettore del punto O rispetto a B nel riferimento descritto. Volendo ora
passare ad un sistema cartesiano avente l’asse z coincidente con la verticale del luogo nel punto in
cui si trova il tracker e considerando che il vettore ô 0 è stato qui definito nello stesso sistema di
riferimento Cartesiano inizialmente usato per individuare la posizione ŝ0 del sole, applicheremo
alle coordinate di ô 0 la stessa trasformazione data dalla (26), cioè una rotazione intorno all’asse y:

 X1 
 
oˆ 1   Y1   R 1oˆ 0 , (48)
Z 
 1

dove la matrice di rotazione R1 è data dalla (26), con LatB al posto di Lat.
A questo punto, tramite la (28), possiamo ottenere immediatamente l’azimut dell’oggetto osservato:

30
 
 X1 
 oˆ  Y
 BO  arccos   1 , (49)
  
 Z1   Y1
 cos arcsin  ˆ   
   o  
Analogamente alle (28) e (34), anche qui la funzione arcocoseno è stata corretta nel segno in base a
quello di Y1 ed inoltre, non essendo ô un versore, qui X1 e Z1 sono stati normalizzati al modulo di
ô .
Come sopra menzionato, l’azimut dell’oggetto osservato è definito allo stesso modo di quello del
sole, ovvero è l’angolo di cui si deve ruotare un piano verticale (intorno alla verticale sul tracker)
affinché esso, partendo dal meridiano del luogo del tracker, venga a contenere l’oggetto osservato.
Questa procedura in modello ellissoidico è ovviamente più complessa dal punto di vista matematico
rispetto a quella in approssimazione sferica o in approssimazione di terra localmente toroidale, ma è
l’unica applicabile in modo esatto per qualunque distanza tra il punto osservato ed il tracker.
Le mappe satellitari riportate in [14, 15] sembrano avere una risoluzione spaziale x, y  0.5 m;
pertanto, affinché l’angolo di azimut fornito dalla (49) abbia un’accuratezza a livello di 1’, è
x
necessario che la distanza DBO sia DBO   1.7 km.
tan(1)
Va inoltre considerato che all’incertezza dovuta alla risoluzione spaziale delle immagini satellitari si
deve aggiungere quella intrinseca del procedimento di generazione delle stesse e quest’ultima varia
a seconda del fornitore delle mappe.
Ovviamente le coordinate geografiche del tracker e del punto osservato O possono anche essere
rilevate tramite un dispositivo GPS (anziché ricorrere al riconoscimento dei corrispondenti luoghi in
mappe satellitari), ma per la maggioranza dei comuni dispositivi GPS la risoluzione spaziale è circa
un ordine di grandezza più elevata ( x, y  5 m) di quella delle mappe satellitari sopra menzionate.
Di conseguenza, anche la minima distanza dal tracker del punto O preso come riferimento per la
stima dell’orientamento aumenta dello stesso fattore, raggiungendo quindi valori (17 km) a volte
proibitivi rispetto a quello che può essere il panorama di visuale dal luogo del tracker.

6. CONCLUSIONI

Si è presentato un metodo analitico che consente il calcolo della posizione del sole, rispetto a
qualsiasi sistema di riferimento, in particolare rispetto ad un tracker per inseguimento solare, con
una precisione angolare inferiore ad 1’. Una simile accuratezza è più che sufficiente per guidare
correttamente verso il sole qualunque tracker, sia quelli per pannelli fotovoltaici a concentrazione
sia quelli per impianti solari termodinamici, essendo l’accuratezza del calcolo circa un ordine di
grandezza migliore della tolleranza angolare di questi sistemi solari.
Il vantaggio di questo metodo, rispetto a sistemi di puntamento di tipo elettro-ottico o a sistemi
basati su un calcolo astronomico sofisticato (che quindi fanno uso di computer e di software
tipicamente utilizzati in astronomia) è di essere estremamente “leggero” dal punto di vista
matematico e quindi di poter essere implementato in un economico microprocessore; un semplice
dispositivo di tipo GPS connesso al microprocessore può fornire tutti i dati necessari alle equazioni,
ovvero la latitudine e la longitudine del luogo, la data e l’ora di Greenwich.
Ciò ha importanti conseguenze dal punto di vista applicativo: negli impianti solari termodinamici,
composti tipicamente da centinaia di parabole riflettive come quella mostrata in Fig. 11b, ogni
singola parabola può essere guidata in modo autonomo da un microprocessore dedicato e quindi le
parabole potrebbero non essere necessariamente parallele tra loro né ad asse di rotazione
necessariamente orizzontale. Negli impianti di tipo fotovoltaico, invece, il vantaggio principale
31
offerto dall’uso del suddetto microprocessore è che il pannello rimane sempre orientato verso il sole
(anche quando il sole non è visibile) e quindi si possono evitare le perdite di energia dovute al
tempo di ricerca del sole da parte di dispositivi elettro-ottici.
Infine, si sono proposti due metodi per poter rilevare, al momento dell’installazione di un impianto
solare, l’orientamento T della base del tracker, parametro indispensabile per il corretto calcolo
delle coordinate angolari  3 ,  3 di rotazione degli assi del tracker. Entrambi i metodi proposti
consentono un’accuratezza compatibile con le esigenze dei migliori tracker oggi esistenti sul
mercato.

RINGRAZIAMENTI

Gli autori ringraziano il Dr. Marcello Quattromini (compianto collega ed amico) per il suo
importante contributo nello studio del moto della terra e nella individuazione della soluzione
analitica dell’equazione di Keplero, il Dr. Tommaso Crescenzi ed il suo gruppo di collaboratori di
ENEA Casaccia per il lavoro di confronto con il programma SPA ed il Dr. Francesco Pascarella
dell’ENEA di Portici per aver contribuito ad ulteriori confronti con i programmi SPA e SOLPOS
nonché alla corretta definizione della legge di correzione della elevazione del sole per effetto della
rifrazione dell’aria.

Bibliografia:
[1] Francesco Flora, Giuseppe Flora, Giovanni Flora: “La lemniscata ed il suo significato
astronomico”, XII Congresso Nazionale di Gnomonica, Rocca di Papa (Roma), 3-5 Ottobre
2003.
[2] Francesco Flora, Giuseppe Flora, Giovanni Flora: “Una formula precisa per calcolare la
lemniscata delle meridiane”, XIII Congresso Nazionale di gnomonica, Lignano Sabbiadoro,
8-10 Aprile 2005.
[3] Sito web: http://it.wikipedia.org/wiki/Precessione_degli_equinozi
[4] Sito web: http://w3c.ct.astro.it/calendario/almanacco/2006almaita.html
[5] Almanacco di Astronomia 2007 .
[6] Sito web: http://w3c.ct.astro.it/calendario/sole/sole199835.html
[7] Sito web: http://it.wikipedia.org/wiki/Anno_bisestile
[8] Almanacco di Astronomia 2004, 2005, 2006.
[9] Sito WEB: http://www.nrel.gov/midc/solpos/spa.html
[10] John Clark Craig: “VB-2012 Sun Position - High accuracy solar position algorithms - a
resource for programmers and solar energy engineers”, Kindle Edition; vedi anche sito WEB:
http://www.amazon.com/Sun-Position-programmers-Programming-ebook/dp/B005AJ93F4.
[11] Ph. Blanc, L. Wald: “The SG2 algorithm for a fast and accurate computation of the position of
the sun for multi-decadal time period”, Solar Energy, Vol. 88, pp.3072-3083, 2012.
[12] S. Abeasis, Geometria analitica del piano e dello spazio (Zanichelli, 2002). Vedi anche sito
WEB: http://it.wikipedia.org/wiki/Angoli_di_Eulero
[13] Libro di Jean Meesus: “Astronomical Algorithms”, cap. 16 “Atmospheric Refraction”.
[14] Sito WEB http://www.google.com/earth/index.html
[15] Sito WEB: http://www.faureragani.it/mygps/getlatlonita.html
[16] Sito WEB: www.dic.unipi.it/andrea.piemonte/documents/dispense/Geodesia.pdf

32
Edito dall’
Servizio Comunicazione

Lungotevere Thaon di Revel, 76 - 00196 Roma

www.enea.it

Stampa: Tecnografico ENEA - CR Frascati


Pervenuto il 3.12.2012
Finito di stampare nel mese di dicembre 2012

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