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METABOLISMO FASE I e II
1. Prima considerazione: il farmaco viene trasformato in una molecola diversa che, tuttavia,
mantiene l'azione terapeutica, prolungando l'effetto del farmaco stesso. (OK)
Questa prima considerazione la segnaliamo come OK perché ci sta bene che somministriamo
una proteina terapeuticamente attiva, questa arriva al livello del fegato, principale laboratorio
chimico del nostro organismo, subisce una serie di trasformazioni tali che i gruppi chimici che
vengono introdotti sulla molecola non ne alterano la possibilità di interagire con il proprio
bersaglio. In questo caso abbiamo ottenuto un metabolita attivo che non fa nient'altro che
prolungare l'attività terapeutica.
2. Seconda possibilità: il farmaco viene trasformato in un metabolita inattivo. (OK)
In questo caso viene eliminato dal corpo senza ulteriori interazioni con il tessuto bersaglio. Se
questo avviene prima che il farmaco abbia esplicato la sua attività terapeutica, questo prende il
nome di metabolismo di primo passaggio perché è quello che consegue la sua
somministrazione, ed è quello che fa si che una quota di farmaco venga persa immediatamente
dopo le somministrazioni tipicamente attraverso le somministrazioni enterali.
Fegato (Epatociti)
All'interno dell'epatocita è possibile distinguere una serie di strutture, ovvero gli organelli
citosolici. In particolar modo prendiamo in considerazione il reticolo endoplasmatico ruvido.
Infatti sulla superficie di questo organello presente all'interno degli epatociti ci sono i
microsomi che sono quelle strutture proteiche dove ha sede il 99% del metabolismo dei
farmaci. Quindi le reazioni che trasformano gli xenobiotici sono delle reazioni microsomiali
epatiche. Alcune reazioni possono essere di tipo extramicrosomiali, ovvero sia possono
avvenire luogo all'interno del citoplasma della struttura dell'epatocita(nel citosol) ma nella
maggior parte dei casi quando ci riferiremo alle reazioni di biotrasformazione saranno delle
biotrasformazione sul reticolo endoplasmatico ruvido delle cellule degli epatociti. Perché questo
è il distretto dove c'è la maggior parte delle trasformazioni dei farmaci? Perché dipende dal pool
enzimatico che c'è a disposizione per le singole cellule. In particolare su questo reticolo
endoplasmatico ruvido c'è la localizzazione della maggior parte degli enzimi che sono in grado di
operare queste biotrasformazioni. La presenza degli enzimi ci garantisce la possibilità di
metabolizzare il farmaco.
Reazioni di fase I
Per reazioni di fase I (Le reazioni della prima fase sono dette BIOTRASFORMAZIONI perché
avvengono a livello dei gruppi funzionali con modificazione della struttura originale) si
intendono tutte quelle modifiche della struttura del farmaco che sono deputate all'introduzione
di gruppi funzionali sulla sua struttura che siano dei gruppi funzionali più idrofili. Allora un
esempio di reazione di fase I possono essere reazioni di idrossilazione in cui si introduce un
gruppo OH, possono essere reazioni di dealchilazione in cui si toglie una catena carboniosa in
modo tale da rendere disponibile ad esempio un gruppo NH2. Possono essere reazioni di idrolisi.
Per la reazione di idrolisi prendiamo in considerazione l'esempio dell'aspirina (riportata nelle
immagini).L'aspirina, ovvero l'acido acetilsalicilico.
Questo che vedete nell'immagine è il suo reale destino metabolico all'interno dell'organismo.
L'acido acetilsalicilico viene convertito dapprima, nella quasi totalità della dose che
somministriamo, in acido salicilico. La differenza tra i 2 sta nell'acetilazione del gruppo
ossidrilico in orto rispetto alla funzione carbossilica di conseguenza questo estere deve essere
scisso. La scissione degli esteri è demandata ad una serie di enzimi che operano l'idrolisi. Questi
enzimi sono delle idrolasi, o per meglio dire delle esterasi, che sono in grado di staccare questa
porzione e di rendere più evidente la funzione ossidrilica. Perché avviene questo? Questo
avviene perché così si liberano dei gruppi funzionali più idrofili sulla superficie del farmaco in
modo tale che questa struttura, che prima aveva una sua lipofilia, adesso è già più disponibile a
formare dei legami con la soluzione acquosa. A questo punto possono seguire alle reazioni di
fase I delle reazioni di fase II che sono invece delle reazioni di coniugazione. Per reazioni di
coniugazione si intende l'interazione tra il farmaco o i gruppi funzionali del farmaco, che
abbiamo introdotto e liberato in fase I, con del materiale biologico già disponibile all'interno del
nostro organismo e che facciano si che il coniugato che si venga a formare sia ancora più
idrosolubile e quindi ancora più facilmente eliminabile. Nel caso di reazioni di fase II di
coniugazione, questa in particolare che è riportata per la reazione di metabolizzazione
dell'aspirina è una reazione di Glucuronazione cioè di coniugazione con l'acido Glucuronico.
Come potete vedere nelle immagini, la struttura dell'acido glucuronico presenta diversi gruppi
ossidrilici se questi gruppi li consideriamo da un punto di vista della possibilità di interazione
con l'acqua, siamo partiti da una molecola che in acqua ha difficoltà a solubilizzarsi, tanto è vero
che nell'aspirina si devono attuare delle strategie per rendere la compressa effervescente e
sufficientemente idrosolubile per poterla somministrare, al contrario invece il derivato
Glucuronato che si forma nell'organismo è fortemente idrosolubile e quindi facilmente lo si
ritrova in questa forma a livello della concentrazione urinaria e viene eliminato sotto questa
forma.
È importante precisare che le due fasi(I e II) non sono assolutamente legate da fattori
cronologici né topologici, cioè non è necessario che si realizzi la prima fase affinché possa
avvenire la seconda.
Ci sono dei farmaci che subiscono direttamente coniugazione con l'acido glucuronico perché
posseggono dei gruppi funzionali che possono essere derivatizzati con l'acido glucuronico. Non
c'è necessità di passare per nessuna idrossilazione, dealchilazione o deaminazione ma si va
direttamente nel caso in cui si ha disponibilità di una porzione libera e polare per un
interazione di reazione direttamente di fase II per l'escrezione. Al contrario può avvenire
prima la reazione di fase II, si ottiene un derivato intermedio, il quale poi a sua volta sarà
oggetto di una reazione di fase I che introduce nuovi gruppi polari e saranno quei gruppi polari
poi eventualmente ad essere oggetto di una nuova reazione di fase II. Quindi le reazioni di fase I
non precedono necessariamente le reazioni di fase II.
Ad esempio ci sono degli esteri che sono più lipofili e che quindi possono assorbiti con il giusto
bilancio lipofilo/idrofilo a livello del tratto intestinale e che poi però necessitano l'intervento di
una idrolasi o di una esterasi, come abbiamo visto prima, per essere scissi e per liberare
effettivamente la porzione di farmaco che esplicherà la sua attività. Un esempio è la
pivampicillina che è un profarmaco dell'ampicillina. L'ampicillina è un derivato β-lattamico che
aveva una sua difficoltà di assorbimento. L'ampicillina, è stata la prima penicillina
somministrabile per via orale, questa aveva una biodisponibilità del 30%. Allora se escludiamo
che bisognava innalzare leggermente la lipofilia per garantire un miglior passaggio per
diffusione passiva all'interno dell'epitelio monostratificato intestinale, si sono fatti degli esteri,
tra questi la pivampicillina è quella che ha trovato miglior applicazione, questa infatti si assorbe
bene, ha una biodisponibilità dell'80%, arriva sotto forma di estere nel torrente ematico e poi
questo estere viene scisso e così dal profarmaco pivampicillina si libera l'ampicillina che è
quello che è responsabile dell'attività farmacologica vera e propria. Di conseguenza il
profarmaco può essere, convertito con queste reazioni di fase I, in un metabolita attivo. Questo
metabolita esplicherà la sua attività e poi può essere soggetto con le reazioni di fase II alle fasi di
escrezione. Al contrario invece il farmaco attivo, può subire reazioni in cui resta ancora come
metabolita attivo o come metabolita può essere convertito in una sostanza non più attiva e poi
essere destinato con le reazioni di fase II alla coniugazione e quindi all'escrezione.
Reazioni di fase I e reazioni di fase II
Enzimi di fase I
I nomi degli enzimi che operano queste reazioni di ossidazione, di idrolisi, sono piuttosto vari.
Ciò che ci interessa notare (dalle immagini) è che ogni reazione è caratterizzata da un suo
enzima e ogni enzima ha la sua denominazione peculiare per quella che è la reazione che
porterà avanti. Ciò che è importante sottolineare è che i fenomeni di ossidazione e di riduzione
sono quasi tutti demandati ad una famiglia di enzimi che prendono il nome di citocromi, di cui il
citocromo P450 (CYP), localizzato a livello del sistema microsomiale epatico, rappresenta
l'enzima di principale importanza di tutto il metabolismo degli xenobiotici all'interno
dell'organismo. Ci sono poi enzimi di minor importanza come ad esempio l'alcool deidrogenasi.
Ricordiamoci che questo enzima opera la conversione dell'etanolo (CH3CH2OH) in acido acetico
(CH3COOH) quindi l'enzima toglie atomi di idrogeno (deidrogenasi) e fa si che da CH 2OH si
ottenga COOH. L'acido acetico può entrare nel ciclo di Krebs e pertanto possiamo ricavare
energia sotto forma di ATP a partire dall'etanolo. Altri enzimi importanti nel nostro organismo
sono ad esempio le monoammino ossidasi (MAO) che sono enzimi in grado di convertire le
ammine biogene. La maggior parte dei neurotrasmettitori del nostro organismo sono delle
monoammine e di conseguenza le monoammino ossidasi sono importanti nella trasformazione
di questi mediatori in delle sostanze non più attive e che poi possono essere recuperate e
riconvertite di nuovo nell'organismo. Anche da un punto di vista dell'idrolisi ci sono degli
enzimi importanti. Abbiamo infatti già parlato di esterasi e di amidasi. 2 famiglie che vanno a
costituire essenzialmente quella grossa superfamiglia di idrolasi, di minor importanza ci sono
ad esempio le colinesterasi, le idrolasi ecc. La cosa importante è comumque che la famiglia di
enzimi più importanti che operano queste trasformazioni sono i citocromi e principalmente il
citocromo P450. Dove sono localizzati questi citocromi? Sono localizzati sul sistema
microsomiale epatico e sono esposti verso la parte esterna della membrana che costituisce la
struttura del reticolo endoplasmatico ruvido. La loro disposizione quindi sul reticolo
endoplasmatico fa si che siano disponibili verso l'esterno del reticolo stesso e in questo modo
riescono ad incontrare tutte le quelle sostanze che entrano in grande quantità all'interno degli
epatociti e sono in grado di trasformarle con queste reazioni di ossidoriduzione che i citocromi
sono in grado di effettuare.
Perché i citocromi ed in particolar modo il citocromo P450 fanno avvenire queste reazioni di
ossidazione e di riduzione? Strutturalmente si tratta di una proteina in cui c'è una parte
costante, la protoporfirina 9, e poi una parte variabile che è la struttura esterna proteica di circa
50000 Da (50kDa). Ricordiamo che la protoporfirina 9 è presente all'interno dei globuli rossi
dove costituisce il gruppo presente all'interno dell'eme, dove coniugata con un atomo di ferro
centrale, è in grado di legare l'ossigeno in elevata quantità.
Com'è fatta la protoporfirina 9?
C'è un atomo di ferro con una struttura tetrapirrolica, unita da ponti metilenici, sulla quale
possono essere presenti sostituenti vinilici o metilici, e ci sono poi 2 catene di acido propionico
terminale. Questo atomo di ferro che si trova quindi con questa posizione, formando 4 legami
con gli atomi di azoto nelle strutture tetrapirroliche, ha 2 valenze ancora disponibili, quella al di
sopra e quella al di sotto del piano. All'interno del piano forma 4 legami con i 4 atomi di azoto
ma poi ha altri 2 gruppi di coordinazione perché il ferro può formare sino a 6 legami di
coordinazione, uno al di sopra, (quello che vedete verso di voi, e uno al di sotto del piano, come
se andasse dietro la struttura dell'immagine)che sono ancora disponibili, ed è proprio questa
disponibilità di interazione che fa sì che quest'atomo di ferro possa interagire con una molecola
di ossigeno. Molecola di ossigeno che viene dapprima legata e poi resa disponibile in modo tale
che all'arrivo di un farmaco, che abbiamo indicato come HX (qualsiasi struttura che contenga
idrogeni), un atomo di ossigeno di questa molecola possa essere destinato all'utilizzo
all'introduzione all'interno del farmaco. Quindi quello che avviene è una reazione di
ossidazione, non intesa come la conoscevamo in chimica generale (quindi variazione del
numero di ossidazione), perché il numero di ossidazione dell'ossigeno è sempre -2 all'intero
delle molecole, tranne 0 allo stato elementare, ma quello che ci interessa di questa reazione di
ossidoriduzione è che introduciamo atomo di ossigeno all'interno delle molecole organiche
(infatti in chimica organica si parla di ossidazione o di riduzione se introduciamo atomi di
ossigeno o atomi di idrogeno). Allora nel nostro caso la nostra molecola, il farmaco, HX diventa
HOX, cioè il gruppo ossidrilico viene introdotto sulla sua struttura. Con questa reazione ad
esempio possiamo convertire il propano CH3CH2CH3 in isobutano CH3CHOHCH3 in cui sul CH2
centrale è stato aggiunto un atomo di ossigeno.
Riassumendo la funzione del citocromo P450: questo sta sulla struttura delle reticolo
endoplasmatico ruvido, ha disponibilità di atomi di ossigeno, al passaggio dei farmaci li rende
disponibili e fa sì che possano essere introdotti per andarli a funzionalizzare e a renderli più
idrofili.
Appunto storico: perché si chiama citocromo P450? Il nome deriva dal fatto che la struttura
dell'eme, che all'interno dei globuli rossi è responsabile della colorazione rossa del nostro
plasma, anche in questo caso abbiamo una colorazione rossa, infatti non è cambiata la forte
coniugazione dei doppi legami presenti in questa molecola. Infatti dobbiamo sapere che le
molecole appaiono colorate quando hanno una forte presenza di legami coniugati:
un'alternanza di doppio legame a legame singolo e cosi via costituisce un cromoforo, cioè una
struttura eccitabile da un punto di vista degli elettroni. Quando arriva la radiazione luminosa, una
parte dell'energia viene trattenuta e una parte lasciata passare e noi siamo in grado di vedere
solamente il colore complementare rispetto a quello che viene trattenuto.
Questa molecola come si vede dalle immagini ha una struttura che contiene questa alternanza di
doppi e singoli legami. Questa estesa coniugazione fa sì che la protoporfirina 9 sia colorata di
rosso determinando questa colorazione non solo del sangue ma anche dell'epatocita (anche in
assenza di sangue!) quindi il nome deriva da questo: cito-cromo, da la colorazione alla struttura
delle cellule (cito) e quindi colorazione della cellula. P450 invece perché a 450 nm avevamo il
picco massimo di assorbimento della lunghezza d'onda.
Quali sono gli enzimi più coinvolti nel metabolismo dei farmaci?
Il CYP3A4 è sicuramente quello più importante! Quello maggiormente responsabile della
metabolizzazione dei farmaci dell'organismo. Il 90% dei farmaci è soggetto alla
metabolizzazione del CYP3A4 altre volte il 2D6, il 2C9, ma nella stragrande maggioranza dei casi
il citocromo coinvolto sarà il CYP3A4.
Queste reazioni di ossidazione, introduzione di una funzione OH sulla struttura dei farmaci,
possono avvenire sia sulle strutture nucleoaromatico, sia sulle strutture caratterizzate da una
struttura alifatica di partenza. Questi citocromi quindi possono catalizzare una serie di reazioni
che ora andremo ad esaminare una per volta.
Reazioni di Ossidazione
IDROSSILAZIONE AROMATICA
Se somministriamo la Lidocaina, che è un anestetico locale, questa potrà essere oggetto
dell'introduzione di un gruppo ossidrilico. Infatti al passaggio nell'epatocita incontrerà i
citocromi P450 e sul reticolo endoplasmatico si trasformerà in una struttura in cui si introduce
questo gruppo ossidrilico, e questo derivato ossidrilico può poi essere sfruttato per far avvenire
le reazioni di coniugazione e quindi l'eliminazione della struttura della lidocaina dal nostro
organismo.
C'è regioselettività nel far avvenire questa reazione da parte dei citocromi? Questa reazione di
introduzione del gruppo OH rispetta le caratteristiche chimiche che noi già conosciamo per le
molecole organiche, ovvero l'introduzione di questo gruppo OH, operata dal citocromo P450,
avviene indipendentemente dagli altri sostituenti che ci sono sull'anello aromatico o valgono
ancora quelle considerazioni di sostituente orto para orientante, di sostituente attivante e
disattivante di determinate posizioni?
EPOSSIDAZIONE
Reazione operata sempre dai citocromi P450, è la reazione di epossidazione. Non più quindi
introduzione di un OH, ma introduzione solamente di un atomo di ossigeno sotto forma di
epossido ( Un epossido è un etere ciclico in cui l'ossigeno è uno degli atomi di un anello a tre
termini).
E' una reazione importante, soprattutto su alcune sostanze che sono contenute nel fumo della
sigaretta. (Con questo esempio capiamo perché il fumo è nocivo). Quando andiamo ad
assumere con il fumo di sigaretta la nicotina, insieme è contenuta un'altra serie di idrocarburi
aromatici e tra questi è presente anche il benzo-a-pirene che è una struttura pentaciclica,
costituita da 5 anelli aromatici condensati tra di loro. Questi una volta introdotti all'interno
dell'organismo possono viaggiare all'interno del torrente ematico fino a raggiungere la
struttura del citocromo P450 a livello del sistema microsomiale epatico. In questa sede gli
enzimi presenti daranno luogo ad una reazione di ossidazione perché c'è quella disponibilità di
ossigeno e allora il benzo-a-pirene viene subito convertito nel suo derivato 4,5-epossido
(reazione catalizzata dal citocromo P450). L'altra possibilità è che si venga a formare l'epossido
in una diversa posizione perché questi anelli aromatici hanno eguale disponibilità di densità
elettronica su questi doppi legami e quindi si forma l'epossido in posizione 7,8 (7,8-epossido).
Questo va ancora in contro a reazioni di idrossilazione, sempre catalizzate da questi citocromi,
convertendo il gruppo che abbiamo appena introdotto in un derivato diolico. Il diolo subisce
ancora epossidazione in questa posizione. L'epossido si forma in questa posizione perché si
trova in posizione immediatamente adiacente al gruppo OH che abbiamo introdotto e quindi la
densità di elettroni, la possibilità di far avvenire la reazione diventa funzione del sostituente già
introdotto. Infatti prima abbiamo visto che le posizioni in orto e i gruppi OH sono favorite nelle
reazioni dei citocromi, quindi una volta innescato questo meccanismo, qui abbiamo un eguale
probabilità (vedi immagini) ma poi la molecola si apre e non c'è più uguale probabilità,
sicuramente si formerà l'epossido in questa posizione. Di questo epossido se ne possono venire
a formare 2 forme: l'isomero α ogni 2 legami al di sopra del piano e l'isomero β son i 2 legami
al di sotto del piano.
Una volta formatasi questa struttura, questa molecola è ancora fortemente lipofila, può viaggiare
all'interno dell'organismo e può intercalarsi, in virtù della sua perfetta planarità, all'interno delle
basi che costituiscono il DNA. Una volta arrivato nel DNA si mette tra una base e l'altra perché è
perfettamente schiacciata. Ma poi ricordiamo che il gruppo epossidico che si è formato in
grande quantità (la reazione non avviene con uguale probabilità, infatti si forma il 99%
dell'isomero β e l'1% dell'isomero α). L'isomero β che si è appena formato si va ad intercalare e
questo epossido è pronto ad interagire come una molla, perché è fortemente tensionato, nel
momento in cui subisce attacco nucleofilo da qualche gruppo. Ricordiamo che la posizione 7
della guanina è un nucleofilo molto valido e di conseguenza il suo doppietto tenderà a reagire
qui sopra e quindi lo stereoisomero β induce un legame sugli acidi nucleici, una mutazione nel
DNA e determinare quindi un’ induzione di un fenomeno di tipo tumorale. Fenomeno che può
avvenire in maniera diffusa all'interno dell'organismo ma che poi può avvenire in maniera più
spiccata a livello del tratto polmonare perché l'elevata concentrazione che noi realizziamo con
l'inalazione che fa sì che ci sia una maggior quantità di benzo-a-pirene localizzato a livello del
tessuto polmonare e quindi il fumo provoca il cancro in linea generale e lo può procurare in
particolar modo a livello del tessuto polmonare per l'elevata concentrazione di benzo-a-pirene
che si localizza in quel distretto.
Piccolo particolare: il fatto che si liberasse formaldeide ha fatto pensare che la caffeina potesse
essere cancerogena, mutagena. In realtà degli studi hanno dimostrato che questa potenziale
mutagenicità della caffeina è rispettata solo in vitro. Infatti in vivo tutta la formaldeide che si
libera viene immediatamente ossidata ad acido carbossilico che non è più reattivo. Infatti in
vivo interviene un altro enzima, un'altra ossidasi che converte la formaldeide in acido formico
che entra nel ciclo della metabolizzazione e quindi non si esplica attività cancerogena.
L'alcool deidrogenasi è un enzima extramicrosomiale, infatti non sta più strettamente localizzato
a livello della struttura del reticolo endoplasmatico ruvido. L'alcool deidrogenasi ha il compito di
convertire la struttura dell'alcool dapprima in un aldeide e infine in un acido carbossilico.
Cosa si può formare da un alcool primario? Esempio: Immaginate gli alcool, gli aldeidi e gli acidi
carbossilici come un condominio dove a piano terra abitano gli alcool, al piano intermedio
abitano gli aldeidi e i chetoni e al secondo piano sopra tutto sono presenti gli acidi carbossilici.
Questo schema rappresenta le condizioni di ossidazione che possiamo realizzare. Quindi dal
piano terra (alcool primario) si può arrivare o ad aldeide e chetone oppure ad acido carbossilico
dal piano intermedio (aldeidi e chetoni) per ossidazione si ottengono gli acidi carbossilici,
mentre per riduzione si ottengono gli alcool primari. (Se la immaginiamo in questo modo
possiamo ricordarci gli stadi di ossidazione alcool, aldeide e chetone, acido carbossilico).
Altro particolare: dagli alcool primari, ad esempio dall'alcool etilico si forma prima l'acetaldeide e
poi si può formare l'acido acetico che rientra nel ciclo di Krebs e che quindi produce energia.
Quando beviamo una grande quantità di alcolici noi andiamo a far lavorare moltissimo l'alcool
deidrogenasi che ha il compito di convertire questo alcool etilico in una struttura energetica,
tanto è vero che l'alcool fa pure ingrassare perché abbiamo una grandissima quantità di
energia disponibile che poi viene immagazzinata sotto forma di acidi grassi. Al tempo stesso se
andiamo a saturare questa possibilità di conversione, si potrebbe avere che l'alcool tende a
perdurare ad elevata quantità, ma che si formino anche grandi quantità di aldeide che induce la
nausea e il vomito. Queste reazioni di ossidazioni avvengono sugli alcool primari in modo tale
da poterli convertire ad acidi carbossilici. Gli alcool secondari si possono convertire solamente
in aldeidi e chetoni, gli alcool terziari invece non si trasformano proprio in niente.
Altro sito di possibile ossidazione, non sono soltanto i carboni coinvolti in queste reazioni di
ossidoriduzione, ma anche gli atomi di azoto, quindi la presenza di un azoto all'interno della
molecola di un farmaco può dare luogo ad ulteriore ossidazione se lo convertiamo in un N-
ossido. La struttura amminica terziaria, l'unica possibile ossidazione è quella di mettere a
disposizione questo doppietto e di fargli legare con un legame dativo un atomo di ossigeno.
(Molto simile a ciò che faceva il citocromo P450, cioè introduciamo atomi di ossigeno sulla
strutta del farmaco. Se questa operazione non la facciamo sul carbonio ma sull'azoto facciamo
un reazione di N-ossidazione, convertendo la molecola in un N-ossido). La struttura della
piridina è uno dei siti dove si può avere N-ossidazione nella conversione in N-ossido. Questo per
quel che riguarda le ammine terziarie. Le ammine secondarie si possono invece convertire
proprio in un idrossilammina, introduzione del gruppo ossidrilico su l' atomo di azoto. Non più
la necessita di fare un legame dativo ma reale introduzione di un gruppo OH sulla struttura della
ammina secondaria. Anche le ammidi secondarie (vedete quando sono primarie e quando sono
secondarie) possiamo fare ossidazione introducendo un OH su l'NH. Quella più importante però
è l'ossidazione delle ammine primarie, perché il destino metabolico dei gruppi NH2 nel nostro
organismo normalmente è quella di essere convertita prima in un derivato idrossilamminico
NHOH, ma poi la reazione va molto avanti, si forma il nitroso derivato fino a poi a formare il
nitroderivato sulla molecola. Quindi i gruppi NH2 si possono convertire per ossidazione in
gruppi NO2. Vedete che viene rispettato perfettamente quel principio che dicevo prima, ovvero
che le reazioni di ossidazione sono quelle che in cui aumentano gli atomi di ossigeno e
diminuiscono gli atomi di idrogeno nelle molecole organiche, da NH 2 si forma NO2. Meno
idrogeni, più ossigeni.
Le reazioni di riduzione sono meno importanti delle ossidazioni anche se molti profarmaci
vengono attivati solo per riduzione.
Le riduzioni possono avvenire nei microsomi, nel citosol delle cellule e anche nei batteri
intestinali anaerobi che costituiscono la flora intestinale.
Quando si ha una forma intermedia che si può ossidare o ridurre, l’ossidazione prevale
sempre sulla riduzione ed è irreversibile
Se abbiamo a che fare con un farmaco in cui c'è la possibilità in cui un gruppo si può ossidare o
si può ridurre, sicuramente avverrà l'ossidazione, però le riduzioni possono avvenire
comunque, sia nei microsomi, sia nel citosol delle cellule e soprattutto possono avvenire a livello
della flora batterica e intestinale ancora prima che il farmaco entri all'interno del nostro
organismo. Perciò dobbiamo prenderle in considerazioni perché sono le reazioni preferite dai
batteri, non tanto le reazioni preferite dal nostro organismo che preferisce le ossidazioni.
Sono l'inverso di quelle che abbiamo visto. Gli alcool possono andare al primo piano ad aldeidi e
chetoni, e al secondo piano ad acidi carbossilici. Allora se abbiamo un chetone all'interno di
una struttura è possibile la sua conversione in un alcool secondario, infatti la riduzione del
legame C=O porta la formazione di un alcool secondario. La riduzione di un aldeide porta la
formazione di un alcool primario.
Vediamo ancora quali gruppi si possono ridurre. I doppi legami presenti sulle strutture,
soprattutto quando sono α -β insaturi, cioè coniugati rispetto ad un altro gruppo carbonilico
presente nella molecola: C=O, poi legame singolo e dopo doppio legame C=C (vedi figura).
La stessa cosa che abbiamo visto su gli atomi di carbonio può valere anche sugli atomo di
azoto.
Riduzioni sull’atomo di azoto
Dall'N-ossido si può tornare indietro alla formazione dell'ammina terziaria. Dal gruppo nitro si
può avere la formazione fino a del nitroso derivato, poi dell'idrossilammina, poi dell'ammina
primaria anilina. Questo è il contrario di quello che abbiamo visto prima nello schema di
ossidazione. Importante invece sono le riduzioni delle molecole che contengono un doppio
legame N=N (questo si chiama legame azoico). Il legame azoico può essere sotto forma di N-
ossido e quindi è azossi, poi diventa azo, poi idrazo e poi diventa ammina primaria ancora
attraverso una reazione di riduzione. Quest'ultima reazione è quella che è interessante da un
punto di vista farmaceutico infatti la scoperta dei farmaci sulfamidici è avvenuta assolutamente
per caso. (I sulfamidici sono una classe di chemioterapici, non sono di origine naturale ma
molecole di sintesi fatta in laboratorio. La scoperta dei farmaci sulfamidici è avvenuta
assolutamente per caso intorno agli anno 60).
Le vernici che venivano utilizzate in quel periodo erano costituite da una molecola in cui c'era
un doppio legame azoto-azoto (quindi un legame azoico).
Guardando questa molecola ci si rende conto della forte coniugazione dei legami: doppio legame,
legame singolo, doppio, ecc. Questa molecola si chiamava prontosil rosso ed era utilizzata per le
vernici. Tutti gli studi che sono stati condotti su queste molecole hanno consentito di dimostrare
che il doppio legame N=N può essere scisso da parte della flora batterica intestinale e quindi il
prontosil rosso è in realtà un profarmaco perché quando si trova a contatto con la flora batterica
intestinale questo doppio legame azoto-azoto subisce questo processo riduttivo che abbiamo
analizzato prima.
Cioè dal doppio legame N=N si forma prima il derivato idrazinico e poi la molecola si spezza qui
in mezzo e si libera una molecola con un gruppo sulfonamidico (R-SO2-NH2) e poi si libera la
1,3,4-triaminobenzene.Questa struttura, la sulfonamide con il gruppo amminico in para, si
chiama sulfanilamide ed è il capostipite della classe dei sulfamidici. Quindi questo farmaco si è
scoperto per caso perché nell'industria delle vernici si utilizzava il prontosil rosso che è stato
uno dei primi profarmaci della storia perché poi somministrato si scinde, libera per un
processo enzimatico il farmaco reale che è la sulfanilamide e che va all'assorbimento ed ha un
suo meccanismo d'azione vero e proprio.
Questi processi di riduzione li si possno vedere nel cloramfenicolo dove il gruppo nitro viene
convertito in ammina.
Quindi sono vari e vasti gli esempi di metabolismo riduttivo che possono avvenire all'interno
dell'organismo, sia a carico degli atomi di carbonio che a carico di quelli dell'azoto.
Reazioni di Idrolisi
Sono enzimi (idrolasi) che catalizzano l’idrolisi di legami chimici attraverso l’aggiunta di una
molecola di H2O.
Di maggiore importanza:
Amidasi
Esterasi
Endopeptidasi
Esopeptidasi
Possono dunque classificare in esterasi, se quello che viene scisso è un legame estereo, in
amidasi se quello che viene scisso è un legame ammidico. In linea generale si preferisce parlare,
nel caso delle amidasi, cioè di scissione di legami ammidici, o meglio di legame peptidici perché
le strutture proteiche contengono una vasta quantità di legami ammidici, si parla di
endopeptidasi quando questi enzimi sono in grado di tagliate i legami peptidici localizzati
all'interno della sequenza della struttura proteica, si parla in vece di esopeptidasi quando questa
scissione avviene nella parte estrema del peptide. Più precisamente le esopeptidasi, che
effettuano il taglio all'estremità terminali, possono essere delle carbossipeptidasi se questa
scissione avviene dal lato C-terminale della proteina, oppure possono essere delle
amminopeptidasi se la scissione del legame ammidico avviene sul lato N-terminale
Classificazione regioselettiva delle peptidasi:
ENDOPEPTIDASI: enzimi proteolitici appartenenti alla classe delle idrolasi, che catalizzano
l’idrolisi dei legami peptidici interni alla catena delle proteine o dei peptidi (ES. pepsina, tripsina,
chimotripsina, elastasi).
ESOPEPTIDASI: enzimi proteolitici che catalizzano l’idrolisi dei legami peptidici in
corrispondenza delle estremità delle catene proteiche (ES. carbossipeptidasi, amminopeptidasi).
Vediamo ora il meccanismo con cui avviene la scissione di questi legami esterei e amminici e
vediamo come è fatto il sito catalitico di una idrolasi (sia esterasi che amidasi).
E' necessario che a livello del sito catalitico, dove deve essere accomodata la nostra molecola e
deve essere scisso questo gruppo funzionale, ci debba essere un gruppo elettrofilo, molto spesso
è un metallo, per cui si parla di metalloproteasi (ad esempio un atomo di zinco). Lo zinco in
questa posizione è in grado di esercitare un forte effetto di elettrone attrattore. Se guardiamo il
legame carbonilico, già c'è una distribuzione degli elettroni in maniera non omogenea perché
sull'atomo di ossigeno è come se già ci fosse un δ - perché l'ossigeno è più elettronegativo del
carbonio. Quindi è come se avessimo δ - sull'ossigeno e δ+ sull'atomo di carbonio. Questa forte
polarizzazione, potenziata dall'elettrofilo come ad esempio dall'atomo di zinco delle
zincoproteasi, fa si che ci sia un orientazione perfetta di questo estere, in questa posizione, e il
δ+ del carbonio molto esposto all'interazione con un nucleofilo perché maggiore è il carattere
elettropositivo del carbonio che noi andiamo a realizzare tanto maggiore sarà la probabilità che
un doppietto presente su un altro residuo amminoacidico possa portare l'attacco e possa
scindere la struttura dell'estere.
Ma perché questa molecola di H2O è stata precedentemente attivata dall'acido aspartico che è
stato in grado di sottrarre un protone e di liberare l'OH- che va a portare l'attacco sul gruppo
carbonilico? Ancora si parla di metalloproteasi o di zincometalloproteasi se su questa posizione
della struttura dell'enzima è presente appunto una struttura metallica che potenzia la
polarizzazione δ- δ+ del gruppo carbonilico dell'estere o dell'ammide. Quello che abbiamo detto
rappresenta il meccanismo chimico alla base delle idrolisi di questi esteri e delle ammidi.
Studiando più nel dettaglio il processo ci rendiamo conto che in realtà non è solamente 1
residuo amminoacidico ad essere coinvolto nella scissione degli esteri e delle ammidi.
Normalmente si parla infatti di triade catalitica nelle serina-proteasi o nella cisteina-proteasi.
Si parla di triade catalitica perché in realtà il gruppo ossidrilico della serina deve essere
pronto, disponibile a poter portare l'attacco all'estere che deve essere scisso. Per poter essere
così pronto e disponibile vuol dire che non deve stare sotto forma di OH ma deve essere
deprotonato sotto forma di O- perché c'è una maggiore disponibilità di elettroni i quali saranno
responsabili dell'attacco nucleofilo dell'estere.
Chi allora c rende più nucleofila la serina all'interno del sito catalitico? Ebbene in questi enzimi
ci sono 3 amminoacidi, uno a fianco all'altro, 3 residui localizzati sempre nelle stesse posizioni
tridimensionali e fanno si che la serina venga attivata. Questo perché immediatamente affianco
alla serina c'è un residuo di istidina. E' proprio il residuo di istidina che con quest'atomo di
azoto va a sottrarre l'idrogeno a l'OH, quindi lo converte in O-. Questa posizione diventa NH, il
doppio legame passa da quest'altro lato, sta riportato sotto, diventa NH (lo vedete nelle
immagini). L' idrogeno che diventa surplus dell'istidina viene ceduto all'acido aspartico
immediatamente adiacente. Quindi se guardiamo il meccanismo in maniera completa è come se
l'acido aspartico depauperasse di un protone l'istidina, l'istidina si va a rivalere sulla serina, la
serina ha l'O- e va ad attaccare la funzione carbonilica dell'estere che poi viene scissa. Ed è per
questo che si parla di triade catalitica, perché c'è una compartecipazione di 3 residui
amminoacidici per poter innescare la scissione dell'estere o dell'ammide.
Triade catalitica
Serina esterasi
Reazioni di fase II
Coniugazioni
Criteri delle reazioni di coniugazione
Un substrato si lega ad una molecola endogena che di solito è:
1.polare
2.di medio peso molecolare (100-300 Da)
3.trasportata da un coenzima. La reazione è catalizzata da una transferasi.
Abbiamo detto che tutte queste reazioni sono accomunate da una caratteristica, cioè che il
nostro substrato deve legarsi ad una molecola endogena, già presente nel nostro organismo che
normalmente è molto polare e che è caratterizzata da un peso molecolare compreso tra i 100 e i
300 Dalton come l'acido glucuronico, e si presenta in forma attivata per poter essere legata al
nostro farmaco perché è trasportata da un coenzima. Ci saranno quindi degli enzimi che
saranno in grado di catalizzare la reazione di trasferimento, di questa porzione molecolare, sulla
struttura del nostro farmaco. La reazioni metaboliche di fase II sono endoergoniche (con
consumo di energia) avvengono, cioè, a spese di materiale endogeno, per cui è necessaria una
preventiva attivazione del materiale endogeno o del farmaco. Possono avvenire con gruppi
reattivi già presenti nella struttura dello xenobiotico/farmaco, oppure con gruppi reattivi
introdotti attraverso le reazioni di fase I, (-OH,-COOH,-NH2,-SH) cioè su un metabolita del
farmaco formato dalle reazioni di fase I, prevedono la formazione di un legame covalente tra la
molecola che vogliamo introdurre e quella del nostro farmaco stesso e che porta ad una
molecola più idrofila.
NOTA IMPORTANTE: Il concetto di incremento di idrofilia però non è sempre vero. E' vero per
tutte le reazioni di fase I e per tutte quelle di fase II, tranne la metilazione e l'acetilazione perché
se ci pensiamo l'introduzione dell'acetile o l'introduzione del metile fa diminuire nuovamente
l'idrofilia della molecola che stiamo prendendo in considerazione.
Reazioni di Metilazione
Il trasferimento dei radicali metilici avviene attraverso la mediazione della S-adenosil-
metionina (SAM), una forma attivata della metionina in grado di cedere gruppi metilici sulla
struttura dei farmaci. Tale trasferimento è catalizzato da enzimi transferasici localizzati nella
frazione solubile citosolica.
In questo modo la metionina si trova in una forma elevata, in termini di energia libera, e in
questo modo la cessione del gruppo metilico trasportata sulla struttura della metionina diventa
possibile convertendo la S-adenosil-metionina che perde questo CH3 e perde anche la carica e si
converte in S-adenosil-omocisteina che corrisponde alla struttura con l'SH.
La differenza tra cisteina e metionina è la presenza di un gruppo tiolico rispetto ad un gruppo
metilico in questa posizione. Quindi dalla S-adenosil-metionina si forma la S-Adenosil-
omocisteina e si ottiene l'introduzione del gruppo metilico sulla struttura del gruppo OH o del
gruppo NH che avevamo liberato attraverso l'introduzione di reazione di fase I.
Le COMT sono una famiglia di enzimi in grado di trasformare gli OH catecolici presenti sulle
ammine biogene in OCH3. Il catecolo è quello in cui ci sono 2 OH in orto l'uno rispetto all'altro
sulla struttura aromatica. In pratica nei derivati del fenolo se introduciamo un altro OH prendono
il nome di catecolo se stanno in orto, Idrochinone se stanno in para e Resorcina se stanno in
meta l'uno rispetto all'altro rispettivamente. L’ HNMT è un enzima in grado di introdurre un CH3
sull'atomo di azoto presente sulla struttura stessa dell'istamina. Ce ne sono una serie ma il
meccanismo è sempre lo stesso. Ovvero sul gruppo ossidrilico che abbiamo introdotto in fase I
può avvenire un ulteriore trasformazione nella conversione del derivato di tipo metilico
catalizzata dalla S-adenosil-metionina. Ricordatevi che le metilazioni diminuiscono la solubilità.
L’azoto o l’ossigeno possono essere gli accettori del radicale alchilico; in particolare la N-
alchilazione si ha a carico degli anelli eterocicilici contenenti N, la O-metilazione si verifica
invece in composti fenolici (ES. catecolammine).
Questo, diventa substrato delle COMT, infatti vediamo i 2 gruppi ossidrilici. In questa posizione
avremmo l'introduzione del gruppo metilico nella posizione meta che risulta tra l'altro favorita
rispetto alla posizione para. Allo stesso modo questa metilazione può avvenire anche sull'atomo
di azoto della piridina. Questa struttura che vedete nelle immagini è la struttura della nicotina.
Una delle vie di metabolizzazione della nicotina è appunto la conversione in N-metile, e poi il
derivato N-metilico protonato diventa più solubile in questo caso perché è protonato non
perché è più solubile per il bilancio idrofilo/lipofilo. Questo è il motivo per il quale la nicotina tal
quale che ha l'N subisce metabolizzazione per introduzione di un gruppo metilico perché si ha
la formazione dell'azoto protonato che è più solubile. Quindi vale ancora quel principio. Ma non
è la metilazione che fa si che aumenti l'idrofilia della molecola. E' l'introduzione di un azoto
carico che non può più essere riassorbito e che quindi verrà sicuramente eliminato in questa
forma. Quindi le metilazioni avvengono per questo motivo qua, non per 'aumento della lipofilia.
Reazioni di Solfatazione
Importante biotrasformazione sintetica che interessa i fenoli (fenolo, naftolo), gli alcol alifatici
(etanolo), e le ammine aromatiche (catecolammine, serotonina). Si tratta di una reazione di
coniugazione con acido solforico in cui il radicale solforico è trasferito al farmaco tramite
l’intervento di una forma di composto solforico attivo, l’adenosina-3’-fosfato-5’- fosfosolfato,
(PAPS) e la reazione è catalizzata da enzimi transferasici presenti nella frazione solubile
cellulare.
Introduzione di un gruppo solfonico sulla struttura del gruppo ossidrilico. Queste
trasformazioni riguardano molto spesso gli alcool, cioè le molecole che hanno un gruppo OH
possono essere metabolizzate ulteriormente per solfatazione in modo tale che anziché avere il
gruppo OH si ottiene il gruppo OSO3H che è fortemente acido e quindi si converte in OSO3- con
carica netta negativa.
La molecola che si viene a realizzare è molto più solubile, molto più idrofila e quindi viene molto
più facilmente eliminata, però per potere introdurre il gruppo solfato è necessario che ci sia un
coenzima, un cofattore in grado in donare unità solfato in maniere fortemente attivata. Il
donatore, mentre prima era la SAM, in questo caso è la 3’-fosfoadenosina-5’-fosfosolfato (PAPS).
Cioè abbiamo un AMP che porta sulla posizione 3 un fosfato aggiuntivo e un solfato legato
all'altro fosfato che sta in posizione 5. In questa posizione il gruppo solfato può essere
facilmente ceduto grazie alla scissione dei legami fosfodiesterei simili a quelli che sono presenti
nell'ATP. E questo è un legame tra lo zolfo e il fosforo di tipo diestereo che quindi è sempre un
legame ad elevata energia. L'unità fosfato viene trasferita sulla struttura del gruppo ossidrilico
grazie alla diminuzione di energia che si ottiene in questa molecola. Questi derivati quindi che si
vengono a formare avvengono su fenoli, alcoli, ammine, tioli. Però dobbiamo in considerazione
il caso particolare in cui questa reazione non avvenga sugli OH ma sulle ammine. Infatti sull'OH
si ottiene OSO3H, sul fenolo la reazione è la stessa, sui tioli c'è SH e quindi si ottiene SOSO 3H ma
vediamo come avviene la reazione su l'NH.
L'ammina viene convertita prima in idrossilammina (metabolismo riduttivo che abbiamo visto
prima) e su questo derivato si ha la possibilità di un metabolismo per solfatazione. Questo tipo
di esempio è molto pericoloso perché nel caso di solfatazione di ammine aromatiche si ha poi
che il gruppo solfato appena introdotto si possa staccare perché il legame N-O-S è poco stabile e
si viene a formare una specie radicalica con carica netta positiva che si chiama IONE
NITRENIO. Questo una volta nel nostro organismo si comporta come un agente alchilante, cioè
come una sostanza in grado di legarsi irreversibilmente subito a dei nucleofili. Ricordatevi che la
posizione 7 della guanina è uno dei gruppi nucleofili più disponibili nel nostro organismo e
quindi attenzione che nel caso in cui abbiamo delle ammine primarie aromatiche bisogna fare
un ottimo studio del metabolismo dei farmaci perché queste molecole possono andare in contro
ai derivati dell'anilina che da prima a idrossilazione e poi a solfatazione, formazione dello ione
nitrenio, e quindi potenziale cancerogenicità della molecola che prendiamo in considerazione
per colpa della formazione dello ione nitrenio che potrà formare un legame covalente con il DNA
(posizione 7 dell'adenina) inducendo fenomeni di mutagenesi e cancerogenesi.
Reazioni di Glucuronidazione
Sono le reazioni principali perché agiscono su molti composti e poi perché l’acido UDP-
glucuronico è disponibile in grande quantità. Gli enzimi preposti sono localizzati nel reticolo
endoplasmatico liscio a differenza degli altri che sono tutti citosolici.
I GLUCURONIDI vengono escreti con la bile e poi attaccati dalle idrolasi batteriche dell’intestino.
A seconda che si tratti di N, O, S-glucoronidi vengono scissi in acido glucuronico e composto di
partenza, che può essere riassorbito e subire ulteriori trasformazioni.
La reazione di coniugazione che però domina all'interno del nostro organismo per oltre il 90%
delle reazioni di fase II è la reazione di Glucuronidazione. Ovverosia l'introduzione di residui di
acido glucuronico sui gruppi OH, SH, NH2 liberi delle molecole del farmaco. Questa reazione
prevede ancora una volta che per trasferire l'acido glucuronico sul farmaco sia necessaria una
forma attivata dell'acido glucuronico. Quindi abbiamo sempre la presenza di un cofattore ad alta
energia che rende disponibile questo materiale endogeno da dover legare chimicamente e
covalentemente al nostro farmaco. Il cofattore che avremmo in questa circostanza è l'UDP-
glucuroniltransferasi. (Perché abbiamo che l'acido glucuronico è legato preventivamente
all'uridin-difosfato che funge da trasportatore). Quindi l'uridin-difosfato legato all'acido
glucuronico rappresenta la forma ad elevata energia dell'acido glucuronico che in presenza del
farmaco può legarsi, andarsi a sostituire, potete vederlo nelle immagini il legame tra l'ossigeno
dell'acido glucuronico e il gruppo ossidrilico che da luogo a questo nuovo derivato ma si libera
una molecola di UDP che è quella che è a più bassa energia e che quindi può far avvenire la
reazione catalizzata quindi dall'enzima UDP-glucuroniltransferasi.
Riassumendo
la reazione:
l'UDP (l'uracile
legato allo
zucchero e a i
2 fosfati)
legato all''acido
glucuronico
rappresenta la
forma attivata
(ad alta
energia). Il
farmaco a
questo punto
può portare,
con il gruppo
OH che ha nel
suo doppietto,
con il gruppo
NH2 che ha un doppietto disponibile, un attacco nucleofilo su questo legame e si libera UDP
come gruppo uscente. L'UDP è un ottimo gruppo uscente nella nostra reazione e quindi
abbiamo la possibilità di introdurre l'acido glucuronico sulla struttura del farmaco. Il vantaggio
dell'acido glucuronico è che ha un gruppo carbossilico con pKa di circa 3. pKa di circa 3
significa che a pH 3 la forma protonata è in egual concentrazione alla forma completamente
dissociata. Se però mi porto ad un valore di già 4-5 di pH inizierà a prevalere la forma dissociata
di 10 o 100 volte rispetto alla forma completamente protonata. Siccome il pH delle urine è
normalmente 5/5,5 se non 7, a questo punto quando il farmaco sotto forma di glucuronide
arriva a livello del tratto urinario, immediatamente questo gruppo si dissocia completamente e
quantitativamente dando luogo ad una specie con carica negativa che in quanto tale non si
riassorbe e si concentra a livello delle urine.
Ecco perché la reazione di glucuronidazione è una reazione che garantisce l'eliminazione del
nostro farmaco come un metabolita a livello del tratto urinario sotto forma di molecola più
idrofila.
Qui nelle immagini è riportato l'esempio della Zidovudina (AZT Azidotimidina; farmaco anti-
AIDS).
Dal gruppo OH presente sulla molecola di Zidovudina è possibile introdurre l'acido glucuronico.
Ciò che ci interessa è che a livello del tratto urinario avremmo un derivato finale che ha la carica
negativa. I glucuronidi però non si eliminano solo a livello renale, ma in grande quantità
vengono eliminati anche attraverso la bile. Infatti la reazione ha sede a livello del fegato. Pertanto
immediatamente la molecola diventata più solubile tende a concentrarsi a livello della bile e
attraverso questa viene secreta all'interno dell'intestino. Quindi i glucuronidi si possono
eliminare sia per via renale e sia per via fecale perché arrivano con la bile all'interno
dell'intestino e sotto questa forma di glucuronidi vanno via con le feci.
Queste due vie di eliminazioni sono uguali?
La risposta è NO. Differiscono per un solo aspetto. Infatti una volta arrivato all'interno
dell'intestino, il farmaco potrà incontrare la flora batterica intestinale, la quale può essere
responsabile della scissione del legame che abbiamo appena realizzato, del glucuronide, e
libererà il farmaco un’ altra volta il quale si riassorbirà e attraverso il torrente ematico arriva
un’ altra volta al fegato. Il fegato lo metabolizza di nuovo nel glucuronide e attraverso la bile lo
elimina un’altra volta a livello dell'intestino. Quello descritto è un meccanismo che si chiama
circolo entero-epatico. E quindi i glucuronidi vengono eliminati prevalentemente sotto forma
renale, oppure per via biliare, ma al netto della quota che sarà sottoposta al circolo entero-
epatico e che quindi è necessario ripetere la metabolizzazione più volte per poter essere certi
dell'eliminazione del farmaco di tipo quantitativo.
Reazioni di Acetilazione
L’acetilazione è molto importante per tutti i composti che presentano funzioni amminiche.
L’agente acetilante solitamente è l'Acetil-coenzima A che trasferisce unità di acetile ai gruppi
amminici, l'acetil-coenzima A che rappresenta la forma ad elevata energia dell'acido acetico.
Si ottengono composti poco solubili che precipitano a livello renale perché l’acetilazione riduce
sempre l’idrofilia del farmaco rendendolo meno solubile.
Nelle immagini è riportata l'eliminazione tramite acetilazione della sulfanilammide. Queste
reazioni sono molto importanti per tutti i composti che presentano funzioni amminiche, infatti
vediamo che il gruppo amminico libero della sulfanilammide viene legato all'acetile e sotto
questa forma lo si ritrova all'interno delle urine. Tra l'altro questa eliminazione della
sulfanilammide per acetilazione è un fatto positivo. Infatti se fosse stata eliminata per
solfatazione avremmo avuto: NH2, poi idrossilammina NHOH, introduzione del gruppo solfato,
lo ione nitrenio che ricordiamo che è potenzialmente cancerogeno.
Lo studio del percorso metabolico ha dimostrato che questa molecola, quantitativamente, va in
contro a reazione di acetilazione e sotto forma di metabolita acetilato viene eliminato nel tratto
urinario. Con l'acetilazione, cosi come la metilazione, si ottengo dei composti meno solubili,
tanto è vero che l'effetto collaterale principale dei sulfamidici è la cristalluria (presenza di
cristalli all'interno delle urine) ovverosia la precipitazione a livello renale del farmaco. Infatti
l'urina è costituita prevalentemente da acqua ma arriva questo metabolita acetilato che è poco
solubile in acqua (sicuramente meno solubile della sulfanilamide) e questo può quindi
precipitare. Questi cristalli che contengono il farmaco sotto forma di polvere vengono poi
eliminati a livello renale. La precipitazione a livello renale può indurre anche dei fenomeni di
danneggiamento del rene che rappresenta quindi l'effetto collaterale della classe dei sulfamidici.
Reazione di Coniugazione con gli Amminoacidi
La reazione avviene sostanzialmente con questi amminoacidi che come si può sono quelli più
polari e quindi è questo il motivo per il quale la coniugazione con l'amminoacido garantisce la
possibilità di essere più solubile. La reazioni con gli altri amminoacidi è molto meno frequente.
Questo è l'unico caso di reazione di coniugazione in cui ad essere attivato non è quello che
andiamo ad aggiungere, cioè l'amminoacido, ma è necessario attivare il farmaco.
Il farmaco prima di potersi coniugare con un amminoacido deve legarsi lui al coenzima A, si
forma così un complesso farmaco -coenzima A in modo tale che poi in presenza della glicina
potrà dare luogo alla reazione di formazione del coniugato con la glicina e il coenzima A
rappresenta il gruppo uscente. Questo è l'unico caso in cui c'è una reazione di coniugazione
dove non è attivata la porzione che leghiamo, ma è attivata la porzione farmacologicamente
attiva.
L'aspirina, avevamo detto che subiva dapprima, al 100% quasi della dose, una metabolizzazione
per idrolisi dove si staccava questa porzione (guarda immagine) ad opera di una idrolasi
(meglio ancora un esterasi) in modo tale da liberare il gruppo ossidrilico (reazione fase I
idrolisi), ma poi il 75% della dose subisce reazione di attivazione con il coenzima A e quindi
coniugazione con la glicina.
Prima avevamo visto un altro percorso. Infatti qui il percorso si divide in 2 parti: il 75% va
come coniugato con la glicina e il 25% viene coniugato con l'acido glucuronico (con l'UDP come
gruppo uscente). Alla fine quindi i metaboliti dell'aspirina non sono nient'altro che l'acido
salicilurico e il derivato glucuronide dell'acido salicilico che sono entrambi molto solubili ed
entrambi presenti a livello del tratto urinario.
Il residuo alchilico del farmaco è legato al gruppo SH della cisteina del tripeptide. Successivamente si ha il graduale
distacco degli aminoacidi dal glutatione. Inizialmente si stacca l’acido glutammico, poi viene distaccata la glicina.
I derivati mercapturici che si vengono a formare, poi si rompono e alla fine nelle urine andiamo
a ritrovare solamente il farmaco con l'SH. Quindi il percorso finale della metabolizzazione con il
glutatione termina con la scissione del derivato mercapturico e la liberazione del farmaco con il
tiolo che è più polare e quindi può andare in contro o a eliminazione sotto questa forma o
andare in contro ad altre reazione di coniugazione di fase II. Però ciò che è importante è che
non è più presente un elettrofilo sulla nostra molecola ma si è convertito in un gruppo SH.
L'elettrofilo era pericolo perché poteva interagire con una serie strutture nucleofile del nostro
organismo e quindi poteva dare potenzialmente avvio a quei meccanismi di cancerogenesi che
abbiamo già visto. Ma non basta questo, vediamo ora il caso del paracetamolo (presente
nell'aspirina, tachipirina ecc).
Ricapitolando il tutto
Il destino di un farmaco può essere triplice: formazione di un metabolita attivo o addirittura
attivazione del farmaco. L'esempio è quello del prontosil rosso che rappresentava il profarmaco
che poteva essere convertito nel farmaco realmente attivo attraverso il nostro metabolismo che
in questo caso è alleato perché trasforma una struttura non idonea in una struttura
farmacologicamente attiva.
Secondo caso che potevamo avere era quella che a partire da una molecola funzionante si
otteneva una molecola non funzionante. Questo rappresenta un danno per quanto attiene
l'attività ma per lo meno non abbiamo effetti tossici. L'esempio concreto è quello del
Fenobarbitale che è un derivato barbiturico ottenuto tra la condensazione dell'urea con un
derivato dell'acido malonico. Il fenobarbitale ha questo anello aromatico che subisce reazione di
idrossilazione aromatica. Una volta ottenuta questa molecola con l'OH che va in para che è la
posizione preferita rispetto a quella orto e quella meta e si ottiene questo primo metabolita che
non funziona più perché è più polare e in quanto tale non supera più la barriera
ematoencefalica. Il derivato idrossilato a questo punto subisce reazione di coniugazione con il
glutatione e il barbiturico viene più rapidamente eliminato.
Tale composto è un ipnotico, può dare per idrossilazione un derivato inattivo.
Infine 3 caso è che quello in cui dal farmaco per metabolismo si ottiene una sostanza tossica. Il
paracetamolo con la formazione dell'intermedio imminochinonico che poi può essere
detassoficato grazie all'intervento del glutatione. Ultimo caso è quello in cui si ha una completa
variazione dell'attività. Infatti parlando degli anti-tubercolari dicemmo che dall'isoniazide
cambiando questo gruppo NH2 terminale introducendo un isopropile si poteva ottenere
l'iproniazide. Le persone in questo caso non guarivano più dalla tubercolosi ma erano felici
perché questo è un farmaco antidepressivo. Dobbiamo dire che però vale anche il contrario.
Ovvero se io somministro l'iproniazide come antidepressivo, questa sarà soggetta al
metabolismo. La reazione che può avvenire è che il carbonio in alfa all'eteroatomo può subire
prima reazione di idrossilazione e poi si stacca sotto forma di aldeide. Quindi si ha N-
dealchilazione che libera l'isoniazide a partire dall'iproniazide che funziona da antitubercolare
ma non da antidepressivo. Quindi perdita dell'attività farmacologica dell'iproniazide con
completa variazione dello spettro di attività.