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Ogni parlante nativo riesce a individuare spontaneamente la scansione delle sillabe nella
propria lingua. I giochi linguistici che i bambini fanno aggiungendo o togliendo sillabe alle
parole indicano come il parlante nativo, già a quell’età, riesca a individuare i confini
sillabici.
Naturalmente stiamo parlando della sillabazione fonetica e non di quella grafica. Spesso,
infatti, utilizzando l’espressione “dividere in sillabe” si pensa soprattutto alla scrittura e
non alla divisione sillabica fonetica. Atteggiamento erroneo che porta poi a considerare
molti fatti che interessano il parlato come invece riferiti alla grafia delle parole.
I. DEFINIZIONE
La definizione di sillaba risulta problematica e spesso per descrivere si fa ricorso almeno a
due criteri:
1. quello funzionale, in cui la sillaba viene definita come “unità prosodica che svolge
il ruolo di principio organizzatore della sequenza fonematica” (Bertinetto, 1994),
che sottolinea la funzione che la sillaba svolge come organizzatrice dei fonemi
consonantici e vocalici. Il modo di organizzazione sillabica varia da una lingua
all’altra e può essere più o meno complesso nelle diverse lingue.
2. quello articolatorio, che mette in evidenza come la sillaba sia “il risultato di
movimenti coordinati degli apparati respiratorio, fonatorio e articolatorio con un
simultaneo incremento della tensione muscolare generale, della pressione
espiratoria, dell’energia articolatoria e dell’apertura degli organi d’articolazione”
(Canepari, 1999b); in questo caso si mettono in evidenza i fattori fisici che,
sommati l’uno all’altro, contribuiscono all’individuazione di una sillaba dal punto
di vista uditivo e articolatorio.
II. TIPOLOGIA
1. In italiano, basandosi sul numero di sillabe, le parole possono essere formate da una
sillaba (monosillabi) o più sillabe (polisillabi), una delle quali, che qui indichiamo in
neretto, ha la forza accentuale maggiore delle altre:
- parole monosillabiche: no, tre
- parole bisillabiche: cane, città
- parole trisillabiche: tavolo, patata, mangerò
- parole quadrisillabiche: indicano, salutano, capitano, saluterò
- parole pentasillabiche: fabbricamelo, anticipano, incredibile, piacevolmente, incredulità
2. Le sillabe sono aperte quando finiscono in vocale e chiuse quando finiscono in
consonante. Si dice che quella terminante in consonante ha una coda.
In italiano esistono entrambi i tipi sillabici come nelle parole ca-ne e car-ta, esistono anche
sillabe formate da una sola vocale [pa-u-ɾa], [a-bi-le]. Poiché la composizione sillabica può
variare nelle diverse lingue, anche se gli apprendenti hanno la coscienza di poter dividere il
parlato in sillabe, non tutti sono in grado di realizzare correttamente una divisione sillabica
nella L2/LS.
3. Le sillabe si distinguono anche in base alla forza accentuale che possiedono. Sono
accentate le sillabe che hanno un accento forte, mentre sono non-accentate quelle che non
hanno un rilievo accentuale. Nella parola cadere è –de- la sillaba accentata, mentre le altre
ca-, -re sono non-accentate.
III. COMPOSIZIONE
La sillaba ha sempre un nucleo che in italiano è rappresentato da una vocale (V): par-te. Il
nucleo di una sillaba può essere preceduto e seguito da consonanti (C), come in: [pa-ne]
CV-CV; [baŋ-ko] CVC-CV; [rɛ-bus] CV-CVC; [trɛ-no] CCV-CV; [klas-si-ko] CCVC-CV-
CV.
In italiano, una sillaba può essere chiusa anche dai suoni [s z] come nelle parole pasta
[pas-ta] e asma [az-ma]. Nella divisione sillabica fonetica, infatti, la <s> è separata dalla
consonante che segue e costituisce la coda della sillaba: resto, aspettare, la scatola, lo
scherzo [rɛs-to, as-pet-ta-ɾe, las-ka-to-la, los-ker-tso]
Ma dividendo in sillabe le parole nella forma grafica, la <s> resta sempre unita alla
consonante che segue (regola che dobbiamo seguire anche quando siamo a fine riga e
dobbiamo andare a capo dividendo la parola: re-sto, a-spet-ta-re, la-sca-to-la, lo-scher-zo.
Perciò, quando in italiano abbiamo la <s> prima di una consonante, la divisione sillabica
grafica è in contrasto con quella fonetica. Bisogna abituarsi a pensare che la divisione
sillabica più naturale e più utile dal punto di vista didattico è quella fonetica e non quella
grafica.
IV. UNIONE SILLABICA
Nel flusso del discorso, le parole non vengono pronunciate isolate le une dalle altre e le
sillabe si legano in modo diverso da quanto si evidenzia nella scrittura.
[no'nɔˑuna'miːkσ]
[pe'roˑɾanonat'tɛmːpo]
[no'nɛˑɾoko'nanːna]
[paɾle'rappeɾu'noːɾa]
V. RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO
Il raddoppiamento fonosintattico è quel fenomeno per cui, nell’italiano parlato, talvolta si
pronuncia la consonante iniziale di una parola al grado intenso, legandola alla vocale finale
della parola precedente. Così a casa e va bene vengono pronunciati /ak'kaza/ e /vab'bɛne/.
Ciò accade in alcuni casi specifici:
- dopo tutte le parole tronche (perché, andò, sarò…)
- dopo molti monosillabi forti (tutti quelli accentati: è, né, là… e molti altri: va, sta,
ha, ho, chi, che…)
- dopo come, dove, sopra, qualche
Il raddoppiamento fonosintattico si produce in tutti quei casi in cui in latino si aveva
l’incontro tra una consonante finale e una consonante iniziale (ad casam), che poi hanno
finito per fondersi.
Questo fenomeno, proprio della lingua parlata, ha portato delle conseguenze anche nella
lingua scritta. Infatti sono moltissimi i casi in cui, quando due parole si sono unite a
formare un’unica parola, l’iniziale della seconda è stata raddoppiata: soprattutto,
sovrapporre, contrapporre, frattempo, addio, dapprima, suddetto, semmai…