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VALIDAZIONE DEL CODICE DI CALCOLO

IS MURI

CDM DOLMEN e omnia IS srl - Via Drovetti 9/F, 10138 Torino


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Sommario

PREMESSA 3

1 DATI GENERALI 3

2 BASI TEORICHE E ALGORITMI IMPIEGATI 4

2.1 Calcolo della Spinta Attiva 4

2.2 Verifica di Capacità Portante e Scivolamento 5


2.2.1 Condizioni drenate 5
2.2.2 Condizioni non drenate 6
2.2.3 Rottura generale - la formula di Brinch-Hansen 6
2.2.3.1 Condizioni drenate 6
2.2.3.2 Condizioni non drenate 6
2.2.4 Rottura per punzonamento 7
2.2.5 Rottura locale 7
2.2.6 Collasso per slittamento 7

2.3 Verifica dell'ancoraggio dei tiranti 7


2.3.1 Calcolo della lunghezza sigillata 7
2.3.1.1 Diametro del bulbo della sigillatura 8
2.3.1.2 Attrito laterale unitario minimo 8

2.4 Analisi Meccanica degli elementi strutturali 8

3 CAMPI D’IMPIEGO 9

4 CASI DI PROVA 9

4.1 Geotecnica – Renato Lancellotta, esercizio 8.6 pagg. 371 – 373 9

4.2 Geotecnica – Renato Lancellotta, esercizio 8.7 pagg. 373 – 375 10

4.3 Fondazioni – Joseph E. Bowles, esempio 12.4 pagg. 612 – 613 12

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1 Premessa
Il punto 10.2 delle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 17 Gennaio 2018) richiede che, qualora l’analisi
strutturale e le relative verifiche siano condotte con l’ausilio di codici di calcolo, il progettista ne controlli
l’affidabilità e l’attendibilità dei risultati.

Lo stesso punto richiede che la documentazione fornita a corredo del codice di calcolo, fornita dal
produttore, contenga:

 una esauriente descrizione delle basi teoriche e degli algoritmi impiegati


 l’individuazione dei campi d’impiego
 casi di prova interamente risolti e commentati, per i quali dovranno essere forniti i file di input
necessari a riprodurre l’elaborazione.

2 Dati generali
 Titolo: IS Muri
 Autore: CDM DOLMEN srl
 Distributore: CDM DOLMEN IS srl

Il codice di calcolo in oggetto è prodotto, distribuito ed assistito dalla CDM DOLMEN srl, con sede in Torino,
Via B. Drovetti 9F. La società produttrice è presente da anni nell’ambito dei programmi di calcolo per
l’ingegneria. Gli sviluppatori sono tutti ingegneri civili laureati presso il Politecnico di Torino, con vasta
esperienza professionale nel settore delle costruzioni e dell’analisi strutturale. L’affidabilità del codice di
calcolo è garantita dall'esistenza della documentazione di supporto, dai test di validazione, ed è suffragata
da anni di uso presso centinaia di utenti in tutta Italia e all’estero.

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3 Basi teoriche e Algoritmi impiegati
3.1 Calcolo della Spinta Attiva
Il metodo che viene utilizzato in IS Muri per il calcolo della spinta attiva sul paramento di monte è il Metodo
di Culmann, o Metodo del Cuneo di Tentativo;
in pratica è una generalizzazione della teoria di Coulomb per poter risolvere i casi più particolari che con le
teorie classiche che spesso schematizzano e semplificano troppo.

IS Muri grazie a questa teoria è perfettamente in grado di calcolare la spinta attiva in presenta di pendio di
forma qualunque anche multistrato (avente anche inclinati),con carichi, in presenza di falda…ecc.

Rif.: Renato LANCELLOTTA (2004), “Geotecnica”, pagg. 357, 370.


Rif.: Joseph E. BOWLES (1991), “Fondazioni”, pagg. 587, 603.
Rif.: NAVFAC Design Manual 7.02 (1986), pagg. 59, 89.

Si riporta di seguito un esempio della suddivisione operata da IS Muri per eseguire il calcolo col metodo del
cuneo di tentativo:

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3.2 Verifica di Capacità Portante e Scivolamento
Il carico unitario ammissibile qamm di una fondazione deve essere tale da assicurare un adeguato margine di
sicurezza rispetto al carico limite qlim.
Secondo la compressibilità del terreno su cui poggia la fondazione, la “rottura” può verificarsi secondo uno
dei seguenti meccanismi:
 Rottura generale: si formano superfici di scorrimento, con origine ai bordi della fondazione, che si
propagano fino alla superficie. Il terreno sotto la fondazione rifluisce lateralmente e verso l’alto, e si
solleva ai lati della fondazione. Il collasso è di tipo fragile.
 Rottura per punzonamento: la fondazione affonda nel terreno, senza che si formino superfici di
scivolamento. Questo tipo di “rottura” è caratteristico di terreni altamente compressibili. Non è
identificabile un ben preciso punto di collasso.
 Rottura locale: questo caso è intermedio fra i due precedenti: si formano superfici di scorrimento,
che però non si propagano fino in superficie, e la compressibilità del terreno ha un ruolo notevole.

Gli approcci di tipo “classico”, analizzati nel seguito, sono teoricamente applicabili solo ad una rottura di
tipo generale. In genere, è lecito affermare che la rottura di tipo generale, per una fondazione diretta,
prevale nei seguenti casi:
 Nei terreni sabbiosi di elevata densità relativa (in condizioni drenate).
 Nei terreni fini (in condizioni non drenate, per l’ipotesi di incompressibilità del mezzo)
In altri casi (ad esempio per terreni sabbiosi molto sciolti e fondazioni profonde) può prevalere la rottura
per punzonamento.

Rif.: Renato LANCELLOTTA (2004), “Geotecnica”, pagg. 397, 401.

3.2.1 Condizioni drenate


Quando si può supporre che l’applicazione dei carichi sia così lenta da permettere la dissipazione delle
pressioni interstiziali si può eseguire l’analisi di capacità portante in termini di tensioni efficaci, ossia in
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condizioni drenate. Un semplice modello di calcolo di riferimento si ottiene ipotizzando che una fondazione
superficiale trasmetta un carico unitario, e che il terreno sotto di essa si trovi in condizioni di collasso per
cui si formi una zona di equilibrio limite per spinta attiva ed una zona di equilibrio limite per spinta passiva.
Tramite la teoria di Rankine si può ricavare il regime di spinta ed il valore del carico limite, ottenuto
imponendo l’equilibrio tra spinta attiva e spinta passiva:
1
qlim     B  N   c  N c  q  N q
2
In cui compaiono γ' (peso per unità di volume del terreno), B (larghezza della base), c’ (coesione efficace), q’
(sovraccarico laterale), e Nγ, Nc e Nq, detti coefficienti di capacità portante. Questa formula evidenzia come
la capacità portante dipenda da tre contributi:

 Le forze d’attrito lungo la superficie di scorrimento, dovute al peso del terreno sotto la fondazione
e compreso all’interno delle stesse.
 La coesione distribuita lungo le superfici di scorrimento.
 Il sovraccarico applicato in superficie ai lati della fondazione (ad esempio dovuto
all’approfondimento del piano di posa rispetto al piano campagna).

3.2.2 Condizioni non drenate


In un terreno argilloso, l’applicazione di un carico avvia il “lento” processo di consolidazione, per cui il
terreno diminuisce il proprio contenuto d’acqua, diminuiscono le pressioni neutre ed aumentano le
tensioni efficaci, cioè il carico viene progressivamente trasferito allo “scheletro solido”. Col trascorrete del
tempo aumenta la resistenza al taglio, perciò le condizioni peggiori sono quelle iniziali. La consolidazione è
un processo lento, mentre l’applicazione del carico avviene in un tempo breve, perciò la verifica viene
svolta con l’ipotesi che non ci sia diminuzione di contenuto d’acqua e che le pressioni interstiziali non siano
ancora dissipate, e viene svolta in termini di tensioni totali con riferimento alla resistenza al taglio non
drenata su. In pratica si utilizza la stessa formula descritta per le condizioni drenate, in cui si impone ’= 0 e
c’ = su.

3.2.3 Rottura generale - la formula di Brinch-Hansen


Sono state sviluppate molte distinte analisi per la definizione numerica dei coefficienti di capacità portante.
È pratica comune utilizzare l’equazione di Brinch-Hansen (1970) che esprime il valore della capacità
portante sommando i contributi di attrito, coesione e carico ed aggiungendo dei coefficienti correttivi.

3.2.3.1 Condizioni drenate


L’espressione da adottare è la seguente:
1
qlim     B  N   s  d  i  b  g  c  N c  sc  d c  ic  bc  g c  q  N q  sq  d q  iq  bq  g q
2

3.2.3.2 Condizioni non drenate


Per il caso non drenato, la formula generale si riduce alla seguente espressione (’ = 0):
qlim  su  N c  sco  d co  ico  bco  g co  q  to

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3.2.4 Rottura per punzonamento
Questo tipo di rottura richiede una significativa variazione di volume del terreno, perciò non può verificarsi
in condizioni non drenate, in cui per ipotesi il terreno è incomprimibile. La verifica si applica perciò
soprattutto a depositi di terreni sabbiosi sciolti. Lo studio di questo fenomeno è stato approfondito da Vesic
(1973), approssimando il terreno ad un mezzo elasto-plastico e la rottura all’espansione di una cavità
cilindrica.

3.2.5 Rottura locale


Questo tipo di rottura costituisce un caso intermedio fra i due precedenti, e come per il punzonamento non
si verifica in condizioni non drenate, per l’ipotesi di terreno incomprimibile. La capacità portante qlim può
essere calcolata con la stessa espressione utilizzata per la rottura generale, introducendovi però un angolo
di resistenza al taglio corretto.

3.2.6 Collasso per slittamento


Il collasso per slittamento è scongiurato se il contributo dell’attrito e della coesione sull’area efficace della
fondazione più il contributo della resistenza passiva laterale è maggiore delle forze orizzontali sollecitanti,
V FE.

3.3 Verifica dell'ancoraggio dei tiranti

3.3.1 Calcolo della lunghezza sigillata


La verifica della lunghezza del bulbo di ancoraggio viene eseguita secondo il metodo proposto e discusso da
Bustamante e Doix (1985), per il quale si adotta la formula:

TL   DS LS qS
TL : trazione limite del tirante o del micropalo isolato
DS : diametro medio del bulbo della sigillatura
LS : lunghezza della sigillatura
qS : attrito laterale unitario limite lungo la superficie laterale del bulbo

Rif.: BUSTAMANTE E DOIX (1985), “Ume méthode pour le calcul des tyrants et des micropieux injectés”.
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3.3.1.1 Diametro del bulbo della sigillatura
Il valore del diametro del bulbo di ancoraggio DS viene valutato in funzione del diametro di perforazione Dd
e della natura del terreno, con la relazione:

DS   Dd

in cui il coefficiente di maggiorazione dipende dal metodo di iniezione (IRS o IGU) oltre che dalla natura del
terreno.

3.3.1.2 Attrito laterale unitario minimo


Il valore di qS non viene fatto dipendere dal diametro del bulbo o dal diametro di perforazione, ma solo dal
metodo di iniezione (IRS o IGU) e dalla natura del terreno.

3.4 Analisi Meccanica degli elementi strutturali


Il codice di calcolo adotta una procedura generica, che consente di risolvere sezioni composte di materiali
differenti. L’analisi meccanica della sezione è condotta con riferimento alle leggi costitutive dei materiali
stabilite dalla normativa selezionata, ma il progettista ha la possibilità di agire sui parametri le definiscono,
oppure di definire materiali personalizzati.
Nel caso di sezioni dotate di aree puntuali, (es: le armature per una sezione in c.a.), le aree distribuite sono
valutate al netto delle aree concentrate.
La verifica a presso-flessione o a presso-tensione (eventualmente deviata), viene svolta utilizzando il
seguente diagramma di flusso:
1. suddivisione della sezione in aree elementari
a. definizione delle proprietà lineari elastiche di ciascuna area elementare secondo le
proprietà del materiale di cui è composta
2. calcolo iterativo fino a convergenza (attivazione della condizione di “non verifica” se questa non
viene raggiunta)
a. calcolo della deformazione corrispondente alle sollecitazioni applicate, con modello
elastico
b. integrazione delle tensioni all’interno di ciascuna area secondo la legge costitutiva (in
genere non lineare) del materiale corrispondente, con ipotesi di conservazione delle sezioni
piane:
N    d dAd   i  c ,i Ac ,i
Ad

M x    d ydAd   i  c ,i y c ,i Ac ,i
Ad

M y    d xdAd   i  c ,i x c ,i Ac ,i
Ad

c. confronto tra la reazione risultante e le sollecitazioni applicate


d. aggiornamento delle deformazioni impresse di ciascuna area elementare e passaggio alla
successiva iterazione
3. ottenuta la convergenza, confronto tra le deformazioni calcolate e gli eventuali limiti deformativi
imposti dalla normativa secondo il materiale utilizzato (attivazione della condizione di “non
verifica” se questi non sono rispettati)

Questa procedura conduce al calcolo di una configurazione equilibrata e congruente, corrispondente alla
condizione di “verifica superata”, oppure all’attivazione della condizione di “non verifica”.

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4 Campi d’impiego
Il software in oggetto è dedicato all’analisi ad elementi finiti, secondo le Norme Tecniche delle Costruzioni
del 2018, di muri contro terra a sezione costante o variabile, con contrafforti, mensole, denti, pali e tiranti.
La geometria dell’opera può essere qualunque, prevede la presenza di una scarpa a monte e/o a valle,
avente spessore variabile, e l’inclinazione della scarpa stessa e dei paramenti interno ed esterno. Oltre alla
spinta del terreno il software prevede l’inserimento di carichi concentrati o distribuiti, lineari o trapezi,
agenti sul profilo del terreno, alla quota desiderata e su ogni elemento strutturale. Per ogni carico va
indicata la tipologia, in modo che nella generazione automatica dei casi di carico vengano applicati i giusti
coefficienti moltiplicatori previsti dalla normativa. Il software esegue la verifica dell’elemento strutturale in
ogni sua sezione significativa secondo il metodo agli Stati Limite. L’analisi può essere svolta in condizioni
statiche e dinamiche. Il profilo del terreno, sia a monte che a valle, è rappresentato da una spezzata. Il
terreno può essere composto da più strati con caratteristiche eterogenee. La falda può avere quote
differenti a monte ed a valle. Il metodo di calcolo delle spinte è quello del “cuneo di tentativo” o di
Culmann, se si è selezionato “ka” (coefficiente di spinta attiva), oppure si utilizza il coefficiente di spinta a
riposo “k0”. IS Muri grazie al Metodo del Cuneo di Tentativo è perfettamente in grado di calcolare la spinta
attiva in presenza di pendio di forma qualunque, anche multistrato e con strati inclinati, con carichi e con
falda.

5 Casi di prova

5.1 Geotecnica – Renato Lancellotta, esercizio 8.6 pagg. 371 – 373


L’esempio, riportato sul testo “Geotecnica” di Renato Lancellotta, terza edizione, alle pagg. 371 – 373,
illustra il caso di un muro di sostegno a gravità, con sovraccarico distribuito sul profili di monte.

Si assumono i seguenti valori per le caratteristiche del terreno:

Peso di volume terreno  18,0 [kN/m3]


Angolo di resistenza al taglio k 32,0 [°]
Angolo di attrito muro terrenok 20,0 [°]
Coeff. spinta attiva Ka 0.275

La struttura è definita dai parametri descritti in figura:

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Altezza totale dell’opera 13.50 [m]
Altezza terreno da sostenere 12.50 [m]
Carico distribuito a monte 10 [kPa]

La situazione descritta, impostata in IS Muri, da i seguenti risultati:

Confronto dei risultati:

Valore Esempio 8.6 IS Muri Differenza %


da confrontare “Geotecnica”
Spinta attiva, comp. orizzontale [daN/m] 39583 39662 0.20
Spinta attiva, comp. verticale [daN/m] 14402 14436 0.23
Pressione media terreno fondazione [daN/cm2] 1.7915 1.7805 0.62

Dal test effettuato si riscontrano scarti minimi, minori o circa uguali all’1%, dovuti alle elaborazioni
numeriche, e si evidenzia in tal modo l’affidabilità del software in oggetto.

5.2 Geotecnica – Renato Lancellotta, esercizio 8.7 pagg. 373 – 375


L’esempio, riportato sul testo “Geotecnica” di Renato Lancellotta, terza edizione, alle pagg. 373 – 375,
illustra il caso di un muro di sostegno a mensola, con profilo del terreno di monte inclinato.

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Si assumono i seguenti valori per le caratteristiche del terreno:

Peso di volume terreno  19,0 [kN/m3]


Angolo di resistenza al taglio k 35,0 [°]
Angolo di attrito muro terrenok 10,0 [°]
Coeff. spinta attiva Ka 0.287

La struttura è definita dai parametri descritti in figura:

Altezza totale dell’opera 3.40 [m]


Inclinazione del terrapieno 10 [°]

La situazione descritta, impostata in IS Muri, da i seguenti risultati:

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Confronto dei risultati:

Valore Esempio 8.7 IS Muri Differenza %


da confrontare “Geotecnica”
Spinta attiva, comp. orizzontale [daN/m] 3381 3370 0.33
Spinta attiva, comp. verticale [daN/m] 596 594 0.34
Pressione media terreno fondazione [daN/cm2] 0.59 0.59 0.0

Dal test effettuato si riscontrano scarti minimi, minori o circa uguali all’1%, dovuti alle elaborazioni
numeriche, e si evidenzia in tal modo l’affidabilità del software in oggetto.

5.3 Fondazioni – Joseph E. Bowles, esempio 12.4 pagg. 612 – 613


L’esempio, riportato sul testo “Fondazioni” di Joseph E. Bowles, alle pagg. 612 – 613, illustra il caso di un
muro di sostegno a mensola, con carico distribuito a monte, terrapieno costituito da un terreno coesivo,
lato verso monte del muro inclinato.

Si assumono i seguenti valori per le caratteristiche del terreno:

Peso di volume terreno  17,95 [kN/m3]


Angolo di resistenza al taglio k 28,0 [°]
Coesione efficace ck 19.12 [kPa]
Angolo di attrito equivalente 45,0 [°]
Coeff. spinta attiva Ka 0.171

La struttura è definita dai parametri descritti in figura:

Altezza totale dell’opera 6.50 [m]


Carico distribuito a monte 23.9 [kPa]

La situazione descritta, impostata in IS Muri, dà i seguenti risultati:

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Confronto dei risultati:

Valore Esempio 12.4 IS Muri Differenza %


da confrontare “Fondazioni”
Spinta attiva [daN/m] 9628 9708 0.83
Forza verticale totale [daN/m] 29630 29558 0.24
Pressione media terreno fondazione [daN/cm2] 1.03 1.04 0.97

Dal test effettuato si riscontrano scarti minimi, minori o circa uguali all’1%, dovuti alle elaborazioni
numeriche, e si evidenzia in tal modo l’affidabilità del software in oggetto.

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