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Conservatorio di Musica di Frosinone
Licinio Refice
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Scuola di Jazz - Diploma accademico di secondo livello
in Jazz (Pianoforte)
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“LA MUSICA CONTEMPORANEA IN
RELAZIONE AL JAZZ E
ALL’IMPROVVISAZIONE"
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Relatore Correlatore Candidato
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Gregory Burk Eugenio Colombo Jacopo D’Amico
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Anno Accademico 2014 - 2015
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INDICE
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Sinossi Pag. 5
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I. Musica Contemporanea Pag. 6
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II. Steve Lehman e la musica spettrale Pag. 16
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III. John Cage meets Sun Ra Pag. 24
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IV. Dick Fontaine: Sound?? John Cage & Roland Kirk Pag. 27
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V. Altri collegamenti Pag. 30
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VI. Forefront: Chaos Magnum Pag. 34
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VII. Bibliografia Pag. 56
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a Diego, Grazia e Thelonious
a Ron Grieco, Massimo Imperatore e Stefano Costanzo
a Forefront
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SINOSSI
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Circa due anni fa mi sono avvicinato alla Musica Contemporanea del ‘900 e quindi
alla musica di compositori come Olivier Messiaen, Geràrd Grisey, John Cage, Morton
Feldman, Stockhausen, Giacinto Scelsi, Luciano Berio.
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Ho scoperto un nuovo mondo di cui ne ho iniziato a studiare le tecniche di
composizione, le composizioni stesse e soprattuto il pensiero.
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Durante questo percorso ho composto dei brani che sono stati successivamente
registrati con il gruppo Forefront, con i quali abbiamo dato vita al lavoro Chaos
Magnum, pubblicato dall’etichetta Auand nel settembre 2014.
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In questi anni di ricerca ho estrapolato del materiale: parte di esso è documentato in
questa tesi.
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I. MUSICA CONTEMPORANEA
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La musica contemporanea è un genere di musica colta suddivisa in correnti, che si
sono sviluppate a partire dalla fine della seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri,
alla ricerca di vie al di fuori del sistema tonale in uso in Occidente dal 1600.
Affonda le sue radici nella musica romantica, alla quale si contrappone, e nella
musica moderna di inizio secolo (musica atonale, musica dodecafonica, Seconda
scuola di Vienna ecc.), della quale costituisce uno sviluppo.
Il dibattito sull'uso della definizione è ancora aperto in quanto alcuni comprendono in
questa categoria tutta la musica composta ai giorni nostri, indipendentemente dallo
stile adottato, mentre altri ne focalizzano l'uso sulla musica d'avanguardia. Un'altra
definizione include nel termine musica contemporanea tutta la musica composta nel
XX e nel XXI secolo, un’altra ancora solo quella composta da autori viventi.
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Alla musica contemporanea sono dedicati numerosi festival specializzati come il
Festival di Musica Contemporanea di Donaueschingen, la stagione concertistica
dell'Ensemble Intercontemporain, il Festival di Aix-en-Provence, quello di Lucerna, la
rassegna Wien Modern, il Festival Ultima di Oslo, il Festival di Musica
Contemporanea di Huddersfield, il Festival musicale di Aspen, il Festival di Musica
Contemporanea della Sydney Symphony, il Festival della Società Internazionale per
la Musica Contemporanea (SIMC), la Biennale Musica di Venezia, le rassegne Milano
Musica e Traiettorie di Parma, il Festival Pontino di Latina e il festival Tempo Reale
di Firenze.
Gran parte dei compositori di musica contemporanea hanno scritto anche musiche per
il cinema, per il teatro e per la danza.
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IL SECONDO DOPOGUERRA
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Il secondo dopoguerra vide la nascita dei Corsi estivi di composizione per la Nuova
Musica che si tenevano ogni due anni presso l'Istituto Internazionale per la Musica
della cittadina tedesca di Darmstadt, e che rivoluzionarono il linguaggio musicale del
XX secolo. A dominare i corsi furono le tecniche di composizione seriale, sotto il
segno del nume tutelare Anton Webern. Uno degli insegnanti più influenti nei primi
anni a Darmstadt fu il francese Olivier Messiaen, che nelle sue opere accoglieva
anche tecniche musicali prese a prestito da culture musicali extraeuropee, le quali
venivano a fare parte del suo personale linguaggio compositivo. Fra gli allievi di
Messiaen si possono annoverare alcuni tra i maggiori compositori della seconda metà
del XX secolo, come:
• Pierre Boulez
• Karlheinz Stockhausen
• Luciano Berio
• Bruno Maderna
• Luigi Nono
• Mauricio Kagel (interessato soprattutto al teatro musicale
sperimentale)
• Iannis Xenakis
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Va segnalato che l'archivio dell'Istituto di Darmstadt conserva molto materiale
importante, tra cui un'importante documentazione fotografica dei primi incontri. Le
fotografie sono disponibili, a partire dal 1986, in forma digitale.
Gli anni attorno al 1950 costituiscono un altro punto di discontinuità nella storia della
musica. Il critico Karl Schumann ricorda che la Wirtschaftswunder (la ricostruzione e
lo sviluppo dell'economia della Germania Ovest ed Austria nel dopoguerra) condusse
ad un autentico miracolo culturale. A partire dagli anni cinquanta, la musica imbocca
numerose strade alternative, tra cui ricordiamo le seguenti:
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In Italia ha il via quella che Mario Bortolotto definisce in un suo famoso libro la "Fase
seconda" della Nuova Musica, con autori quali Luigi Nono, Luciano Berio, Bruno
Maderna, Sylvano Bussotti, Aldo Clementi, Franco Donatoni, Niccolò Castiglioni,
Franco Evangelisti, con il supporto autoriale e culturale di Franco Nonnis. Spesso
formatisi a Darmstadt, oppure influenzati dai contatti con i musicisti americani
residenti a Roma, i compositori italiani tornano protagonisti della scena mondiale
dando vita a Palermo alla prima rassegna di respiro internazionale.
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GLI ANNI SETTANTA
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A partire dagli anni settanta, prende il via una spiccata tendenza all'individualismo
che permette ai compositori di differenziare gli stili e di muoversi liberamente tra
generi e materiali eterogenei, in un'inedita riflessione sul mondo e le culture. Si può
quindi parlare di un'epoca dominata da una pluralità di stili, niente affatto monolitica,
in cui è forte l'impegno sociale e intellettuale dei compositori.
Ad esempio, György Ligeti inizia a fondere influenze tratte dalla musica di culture ed
epoche diverse in un pastiche stilistico non privo di ironia. Mauricio Kagel porta la
teatralità in una musica spesso estremamente godibile. Salvatore Sciarrino adotta un
linguaggio rarefatto, come imbastito di silenzi, in contrasto con il linguaggio,
normalmente fittissimo, dell'avanguardia. Franco Donatoni, conclusa la fase di
dedizione all'Alea (o indeterminazione), si avvia verso la riscoperta dell'invenzione
attraverso l'uso di codici combinatori e di permutazione. Luciano Berio, infine,
riprende il discorso di Bartók arricchendolo con le riflessioni di Claude Lévi-Strauss e
James Joyce e fa confluire elementi provenienti da svariate culture (inclusa quella
popolare) in un linguaggio musicale estremamente nuovo e complesso.
Negli Stati Uniti, il gruppo dei minimalisti (Steve Reich, Terry Riley, Philip Glass,
Gavin Bryars, LaMonte Young) percorre una strada nuova, del tutto originale, in cui
la musica è basata sulla ripetizione di brevi frasi che tendono a raggelare il tempo
(come nel caso di Glass, che collabora spesso con il regista teatrale Robert Wilson e il
regista cinematografico Godfrey Reggio) o a sottolineare l'idea di una trasformazione
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continua, mettendo così in primo piano il processo musicale (come nelle opere di
Reich).
Nel minimalismo statunitense si ritrovano sia le influenze dell'India e dell'Estremo
Oriente, con le loro concezioni del tempo così diverse da quelle dell'Occidente, che
un certo meccanicismo modernistico tipico delle avanguardie della prima metà del
secolo (Mossolov, Prokof'ev, Honegger, Bartók).
Nelle sue continue sperimentazioni, anche György Ligeti arriva a risultati simili nelle
sue opere del periodo, in particolare nel Kammerkonzert e nel Secondo Quartetto per
archi. Episodi di ripetitività si trovano anche in alcune opere di Morton Feldman,
Harrison Birtwistle e Luciano Berio (Points on the curve to find, Coro).
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GLI ANNI OTTANTA
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Il decennio che vede la fine del sistema politico dell'Europa Orientale e l'apertura
dell'Occidente ad altre culture segna l'avvio di un periodo di crisi generale che
indebolisce le idee e le ideologie nate nel secondo dopoguerra. I protagonisti della
Neue Musik (nati a metà degli anni venti) sono ormai anziani e consolidano il loro
linguaggio senza più fornire nuovi stimoli. Allo stesso tempo non sembra verificarsi
un ricambio generazionale capace di porre fine alla crisi e di dare alla musica quel
forte impulso di rinnovamento che sembra essere ormai necessario.
Fin dai tardi anni settanta, Boulez è fortemente impegnato nella direzione
dell'IRCAM, il centro di ricerche sulla musica e l'acustica fondato a Parigi insieme a
Luciano Berio (già impegnato presso lo studio di Fonologia della Rai di Milano) e
Andrew Gerszo. Le sue opere nate dalla collaborazione con l'istituto, Répons e
Dialogue de l'ombre double, vedono l'utilizzo dello spazio come parametro
compositivo, quasi un'ideale prosecuzione dei procedimenti policorali sviluppati dai
Veneziani nel tardo Rinascimento. In Répons il dialogo tra strumenti reali e computer
assume una forma modernamente "responsoriale".
Il collegamento ideale con un passato, rimeditato insieme al filosofo e librettista
Massimo Cacciari, è tanto più forte nell'opera elettroacustica del veneziano Luigi
Nono, in particolar modo in Prometeo - Tragedia dell'ascolto. In quest'opera, in cui
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interpreti e pubblico sono racchiusi in una struttura lignea progettata da Renzo Piano,
che funge da ambiente di ascolto "virtuale", il suono viene emesso da vari punti e si
propaga attraverso percorsi preordinati nell'aria e nei solidi, mediante il movimento
costante degli interpreti e i sistemi elettroacustici elaborati dal CSC (Centro di
sonologia computazionale) di Padova.
Al contrario, il padre dell'elettronica Karlheinz Stockhausen, continua ad
approfondire i suoi rapporti con il misticismo dando il via alla composizione del
gigantesco ciclo di teatro musicale Licht, quasi una sorta di novello Ring wagneriano.
Analogo ripiegamento in un mondo interiore, seppur meno appariscente di quello
messo in opera da Stockhausen, avviene negli italiani Franco Donatoni (1927) ed
Aldo Clementi (1925). Se il primo si avventura in un labirinto alchemico-matematico
dove scrittura automatica e complesse formule costruttive si fondono in un linguaggio
insieme criptico e ironico, il secondo prosegue nella sua strenua ricerca sui
procedimenti a canone con opere dalla polifonia intricatissima e di durata molto
estesa.
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LA RICERCA DI UNA NUOVA CHIAREZZA
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La crisi degli anni ottanta porta alcuni autori, nel decennio successivo, ad un tentativo
di ritorno al passato, invocando il fallimento delle esperienze dell'avanguardia. Negli
Stati Uniti fin dai primi anni settanta era nato il movimento Neoromantico,
parallelamente alla Nuova Semplicità tedesca, di cui Wolfgang Rihm è il
rappresentante di punta. Interprete assai originale di questa riscoperta dell'espressività
è il franco-canadese Claude Vivier, già allievo di Stockhausen e autore di musiche di
particolare lirismo.
In Italia si assiste allo sviluppo di un neotonalismo relativamente integrale che vede i
suoi più noti rappresentanti in alcuni compositori della generazione della metà degli
anni '50 quali il torinese Lorenzo Ferrero e i milanesi Marco Tutino e Giampaolo
Testoni.
Una strada particolare percorre altresì George Benjamin, che riporta nella musica
seriale il concetto di intelleggibilità armonica. Nel suo At first lights, due accordi e
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una nota "polare" danno la forma all'intera opera, creando un percorso armonico
trasparente e chiaramente comprensibile.
In Francia, fin dai tardi anni settanta Hugues Dufourt, Gérard Grisey, Michaël Lévinas
e Tristan Murail, in opposizione alla scuola seriale guidata da Pierre Boulez, fondano
il movimento spettrale, basando il loro linguaggio sull'analisi dei fenomeni fisici del
suono piuttosto che su rapporti numerici astratti. Anche in questo caso viene riabilitata
l'intelleggibilità delle verticalità (ovvero degli agglomerati armonici).
In Italia, Salvatore Sciarrino recupera alla musica una sua fisicità, una materialità del
suono che la sottrae al rischio dell’astrattezza.
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GLI ANNI NOVANTA
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A caratterizzare il decennio è sicuramente l'acquisizione di nuove tecniche e
tecnologie, in particolari modo grazie alla diffusione del computer. Il software
musicale esce dai grandi centri di ricerca (quali i CCRMA o l'Ircam, il GRM o il
CSC) e permette ad ogni compositore di realizzare nel proprio studio opere di musica
elettronica. La stessa modalità compositiva ne viene influenzata, con un largo impiego
dell'improvvisazione.
Molte tecniche della computer music "colta" passano a giovani musicisti di estrazione
"pop", non di rado disk jokey con il gusto della sperimentazione, che si esibiscono con
un computer portatile in serate di laptop music, in cui vengono fusi diversi generi
musicali. Questo movimento trova la sua espressione anche in forme di impegno
sociale che si collegano sempre più indissolubilmente a musicisti e cantanti, anche in
difesa della propria creatività.
Parallelamente, proprio nel decennio in cui muore uno dei suoi padri, Gérard Grisey,
si diffonde la musique spéctrale (corrente nata in Francia in cui gli autori si servono
del computer per l'analisi dei timbri, che è alla base delle opere) fino al punto di
diventare oggetto di un nuovo accademismo. I nuovi autori fondono diverse
esperienze per creare una musica nuova come Marc-André Dalbavie, partito dalla
musica spettrale e passato attraverso il minimalismo e la serialità, o Kaija Saariaho,
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che sembra riscoprire il gusto timbrico degli impressionisti in special modo nella sua
produzione operistica.
In Italia va ricordato Fausto Romitelli, allievo di Gèrard Grisey e di Hugues Dufourt,
che elabora il linguaggio spettrale appreso in Francia alla luce di suggestioni
provenienti dall'area della dance elettronica, dapprima collaborando con il festival
milanese Nuove Sincronie, insieme al compositore Pietro Borradori, poi fondando nel
2002 l'Associazione Sincronie insieme ai compositori Riccardo Nova, Massimiliano
Viel e Giovanni Verrando ai quali si aggiunge in seguito il direttore d'orchestra
Giorgio Bernasconi. Tra i compositori italiani attivi negli anni novanta e nel decennio
successivo vanno anche ricordati Luca Francesconi (fondatore del centro milanese per
la musica elettronica Agon e direttore della Biennale Musica di Venezia dal 2008),
Ivan Fedele (direttore della Biennale Musica di Venezia dal 2012), Giorgio Battistelli,
Marco Betta, Carlo Boccadoro, Fabrizio De Rossi Re, Stefano Gervasoni, Alessandro
Solbiati e Fabio Vacchi.
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DIDATTICA MUSICALE
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La musica contemporanea nasce con una forte vocazione didattica, partendo dalle
esperienze di Schönberg, passando per Darmstadt, per arrivare alle forti esperienze
formative dell'Ircam, del centro Acanthes ad Avignone, dell'Accademia Musicale
Chigiana (Siena), della Julliard School a New York, di Aspen e Tanglewood.
In Italia si rivela particolarmente attivo Franco Donatoni, che forma una schiera di
giovani autori dal solido mestiere, in particolare nella cornice dell'Accademia
Musicale Chigiana, quali Pascal Dusapin, Armando Gentilucci, Stefano Gervasoni,
Sandro Gorli, Magnus Lindberg, Giuseppe Sinopoli, Alessandro Solbiati, Fausto
Romitelli, Pietro Borradori, Esa-Pekka Salonen, Giovanni Verrando.
Donatoni segue le tracce del suo maestro Goffredo Petrassi, per le cui mani passano lo
stesso Solbiati, Claudio Ambrosini, Ivan Fedele e i più anziani Aldo Clementi, Robert
W. Mann ed Ennio Morricone.
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Un altro insigne didatta è Giacomo Manzoni, tra gli allievi del quale si annoverano
Adriano Guarnieri, Fabio Vacchi, Giovanni Bonato, Pietro Borradori e Riccardo
Nova.
Bruno Bettinelli è considerato, oltre che uno dei maggiori compositori del '900
italiano, con una grande produzione che va dalla musica strumentale a quella
sinfonica e alla musica corale a cappella, anche uno dei maggiori didatti italiani: molti
sono i massimi musicisti del secondo Novecento da lui formati, come Claudio
Abbado, Bruno Canino, Aldo Ceccato, Riccardo Chailly, Azio Corghi, Armando
Gentilucci, Riccardo Muti, Angelo Paccagnini, Maurizio Pollini, Uto Ughi e molti
altri, non solo nell'ambito della musica colta.
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MUSICA SPETTRALE
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Nella musica spettrale, la fisica del suono interviene su quasi tutte le decisioni
compositive. Il timbro (attacco, decay, armonici) fornisce il materiale di base per
l'orchestrazione, l'armonia, la durata e la forma musicale. I tratti più importanti di un
determinato suono – un clarinetto o una campana della chiesa, per esempio – sono
utilizzati per creare un ricco quadro armonico organizzato secondo rapporti di
frequenza, all’opposto degli intervalli di una scala musicale. Questo può essere
particolarmente utile quando si lavora con le serie, dove la struttura degli intervalli è
abbastanza complessa ma la struttura delle frequenze è piuttosto semplice. Inoltre, i
singoli armonici sono assegnati a strumenti specifici in un ensemble e miscelati per
creare nuove armonie derivate dalla struttura fisica del suono originale. Questa
modalità di composizione, spesso definita come "sintesi orchestrale" o "sintesi
strumentale" porta alla sintesi additiva, in cui i suoni semplici (onde sinusoidali)
vengono combinati per creare aggregati più complessi. L'avvento dei programmi
musicali per computer, della sintesi digitale e dell’analisi digitale del suono nei primi
anni ’70, è stato determinante nello sviluppo della musica spettrale e ha fornito i
compositori di nuovi e potenti strumenti in grado di gestire il notevole sforzo
computazionale associato con l'analisi dettagliata e la sintesi di suoni complessi. A
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seguito di questi nuovi metodi di composizione, sia il timbro sia l’armonia vengono
concepiti come un composto di suoni più elementari e l'elusione di questi due
elementi rappresenta l'idea più importante emersa dal movimento spettrale.
La musica di Steve Lehman è stata influenzata soprattutto dal lavoro di Gérard Grisey
e Tristan Murail. Mentre questi sono i due compositori più strettamente associati al
movimento spettrale, questa musica si è sviluppata nel contesto storico dei primi
compositori proto-spettrali come Debussy, Scriabin, Varese, Messiaen, Scelsi, Ligeti e
Stockhausen. Esistono anche correnti parallele come ad esempio la scuola spettrale
rumena (Dumitrescu, Radulescu e Avram). Ma l’emersione del movimento spettrale
francese negli anni ‘70 e la sua conseguente evoluzione sembrano rappresentare un
punto particolarmente importante della definizione negli ultimi quarant'anni di musica
contemporanea occidentale.
É importante notare che sia Murail sia Grisey hanno espresso riserve circa l'idea di
una onnicomprensiva "scuola spettrale" di composizione e sono stati riluttanti nel
ridurre la loro musica ad una raccolta di tecniche compositive; entrambi i compositori
hanno invece cercato di definire il movimento spettrale più in generale come un
insieme di idee e atteggiamenti circa la composizione, ponendo particolare enfasi
sulla fenomenologia della percezione e sul ruolo centrale dell ibridismo e dei limiti
nella loro musica.
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“ECHOES”
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La composizione di Steve Lehman Echoes (2008) nel disco Travail, Transformation
and Flow, fornisce un utile esempio dell’integrazione tra tecniche spettrali,
percezione ritmica e improvvisazione afro-americana. Echoes è scritta per ottetto
composto da tromba, sassofono alto e tenore, trombone tenore, tuba, vibrafono,
contrabbasso e batteria.
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FORMA
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Echoes dura approssimativamente cinque minuti. La forma è composta da tre sezioni:
tema (batt. 1-25), interludio (batt. 26-38), e coda alla batteria (batt. 39-45). Il tema
viene esposto due volte, il sassofono alto improvvisa durante la seconda ripetizione.
L’interludio viene suonato così com’è scritto e la coda assegnata alla batteria è
ripetuta quattro volte; durante le quattro ripetizioni c’è un solo di batteria.
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STRUTTURA ARMONICA
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Il linguaggio armonico di Echoes è basato sullo spettro armonico del vibrafono, che
produce un chiaro senso di intonazione, nonostante la presenza di alcune parziali
inarmoniche, come la quindicesima parziale che suona tre ottave ed una settima
maggiore sopra la fondamentale. Nella prima battuta del brano per esempio, l’armonia
scritta deriva dallo spettro armonico della nota del vibrafono E-1 (41.2 Hz): la tuba e
il contrabbasso suonano il secondo armonico (E – 82.4 Hz), al sassofono tenore il
settimo armonico (C3⁄4 # – 285.3 Hz), il sassofono alto e il trombone suonano il nono
e decimo armonico (rispettivamente F# – 370 Hz e G# – 415.3 Hz.), la tromba suona
l’undicesimo armonico (A1⁄4 # – 452.9 Hz) e il vibrafono suona insieme il
quindicesimo e il trentaduesimo armonico (D# – 622.3 HZ e E – 1318.5 Hz). Le note
scritte in questa battuta sono solo approssimazioni dell’esatta struttura della frequenza
della serie di armonici. Come avviene in una pratica comunemente utilizzata
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L’attacco forte e percussivo del vibrafono e del crash all’inizio della battuta,
contribuisce alla sensazione acustica della fusione spettrale. Come risultato di queste
tecniche compositive, le intonazioni individuali nell’accordo sembrano fondersi,
proprio come gli armonici di ogni singola nota del vibrafono.
Il ritmo armonico di Echoes è piuttosto lento, con cambi strategici nell’orchestrazione
e nella struttura metrica. La seconda battuta, ad esempio, è simile alla prima, tranne le
note suonate dall’alto, dal tenore e dalla tuba, che sono state rimosse; inoltre si
differenzia con dei cambi di dinamica e con un cambio di tempo da 6/4 a 5/4. Per
mezzo di questi sottili cambiamenti di colore e consistenza, la seconda battuta del
pezzo funziona come una sorta di riflesso o eco della prima. Le battute cinque e sei
condividono una relazione simile, ma in questo caso l’armonia scritta si basa sullo
spettro armonico di C-1 (32.7 Hz). Il A1⁄4 # (452.9 Hz) suonato dalla tromba in queste
battute è un approssimazione del quattordicesimo armonico di C-1, mentre dalla
battuta uno alla quattro fungeva da undicesimo armonico di E-1.
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STRUTTURA RITMICA
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La struttura ritmica di Echoes si muove attorno a raggruppamenti di beats in quattro,
cinque, sei, sette e nove. Ogni gruppo è suddiviso in quattro parti di uguale durata,
con cambi accentati gradualmente da trombone, tuba, contrabbasso e batteria. Come
risultato di questi cambi, ogni battuta acquisisce una distinta identità poliritmica che
resta invariata attraverso tutto il brano. La divisione di ogni misura in quattro parti
uguali crea inoltre un’ambiguità ritmica nella pulsazione. Soprattutto nelle battute in
5/4 è possibile percepire i raggruppamenti di cinque sedicesimi come un nuovo tempo
più lento (96 BPM).
Nelle battute in 7/4 e 9/4, questo fenomeno è ancora presente, anche se meno evidente
a causa della maggiore disparità tra il tempo indicato di 120 BPM e i tempi ricavati
dai gruppi di sette sedicesimi (69 BPM) e nove sedicesimi (53 BPM). Nelle battute in
6/4, ad esempio, ascoltatore e musicista spesso avvertono i gruppi di tre sedicesimi
come un nuovo tempo più veloce (160 BPM sui 120 BPM originari).
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IMPROVVISAZIONE
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La struttura dell’improvvisazione in Echoes è fornita dai cambi su accordi spettrali.
Dalla battuta uno alla quattro, ad esempio, al sassofono alto è richiesto di
improvvisare basandosi su una scala composta dagli armonici da otto fino a sedici di
E1, attorno al quarto di tono più vicino. Questa relazione scala-accordo è segnata sulla
partitura come “C# (H8-H16)” (E trasposto a C# per il sax alto).
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Alla battuta cinque, quando l’armonia si sposta per riflettere il cambio della
fondamentale da E1 a C1, cambia anche l’indicazione dell’accordo, ed è segnata
come “A (H8-H16)”. Gran parte delle decisioni riguardo scelta delle note e
trasposizione d’ottava sono lasciate all’improvvisatore.
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Ogni battuta in Echoes è concepita come un unico oggetto sonoro: un composto di
armonia, ritmo e tessitura d’insieme. Come risultato, anche il modo di improvvisare si
espande per includere questi tre elementi. Nelle battute quattro e cinque, ad esempio,
il sassofono alto deve costruire un solo influenzato da - 1) lo spostamento metrico da
5/4 a 7/4 - 2) la variazione acustica determinata dall’ingresso di sassofono tenore e
tuba - 3) la modulazione della fondamentale da E1 a C1.
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All’anagrafe Herman Poole Blount, Sun Ra ha iniziato a dar vita al suo personaggio
dopo essere stato soprannominato Sonny da bambino. Egli sostiene di appartenere alla
“Razza degli Angeli" e di provenire da Saturno. É così misterioso che la gente crede
che la sua data di nascita possa essere un giorno qualunque tra il 1910 e il 1918.
Sun Ra è stato principalmente un musicista di Free Jazz, noto per il suo strano
approccio al piano e ai sintetizzatori. I critici indicano la sua tecnica come "una
varietà di influenze, tra cui il Blues, lo Swing di Count Basie, le dissonanze di
Thelonious Monk e un po’ di impressionismo europeo”.
!
John Cage invece ha studiato musica alla Cornish School of the Arts; tuttavia, lo
studio formale della musica non gli è mai piaciuto. Ha composto alcune delle opere
più importanti e innovative del XX secolo, come un brano per dodici radio o la
musica per un ensemble di strumenti di metallo a percussione; ha scritto inoltre
numerosi brani basandosi sulla teoria del caso.
!25
Cage scriveva anche i silenzi nella sua musica pur sapendo che in una performance
dal vivo non si sarebbe mai verificato tale silenzio. Il suono nel luogo della
performance diventava la musica. Il suo brano più famoso sulla base di questa teoria è
4'33", 4 minuti e 33 secondi di silenzio scritto, suddivisi in 3 movimenti.
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Queste brevi informazioni sui due musicisti, sono necessarie per comprendere questa
performance live, pubblicata appunto con il nome di John Cage meets Sun Ra.
I suoni forti e violenti dei sintetizzatori di Sun Ra abbinati al minimalismo e ai rumori
vocali riprodotti da Cage, sembrano eccessivi per una mente sana. In questa
registrazione, ci sono interi minuti di rumore, niente che potesse essere riconosciuto
come “musica”. Cage mette in mostra la sua teoria del caso e i suoi silenzi e il
pubblico sembra conoscere bene le sue idee.
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All’opposto, Sun Ra apre il concerto con una furiosa e dissonante performance alla
tastiera. I suoni spaziali del sintetizzatore arrivano rapidamente da tutto il range dello
strumento e i cambi di stile sono altrettanto rapidi. Mentre scorrono elementi di Jazz,
improvvisamente un enorme suono orchestrale manda l’impianto in saturazione. I
suoni di synth cambiano frequentemente, da un tipico “square lead” a suoni di
campane fino a voci sintetizzate; Sun Ra sa gestire perfettamente la sua gamma
sonora: passa dagli accordi più consonanti a quelli più dissonanti più volte in pochi
secondi. Questo suo primo intervento va avanti per circa sette minuti.
Successivamente chiude la prima metà della performance su atmosfere orientali.
Proprio quando il suo modo di suonare non potrebbe essere più scuro, trascorre la
maggior parte della seconda metà del concerto riproducendo suoni d’ambiente e
rumori raccapriccianti. Il suono scompare e riappare senza alcun senso del tempo o
del ritmo: sta mettendo in atto tutto ciò che gli passa per la mente.
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John Cage è l’opposto. La sua performance è molto più semplice. Spesso si avvicina
al microfono e produce suoni e rumori con la voce, non pronuncia mai più di tre o
quattro sillabe alla volta; esegue minuti di silenzio prima di riprendere a pronunciare
altre sillabe indistinguibili. In realtà, Cage sta recitando degli estratti dal suo poema
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Empty Words IV. Durante la seconda metà del concerto, Sun Ra inizia a riempire i
silenzi lasciati da Cage.
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Conoscendo la storia di questi due artisti, la performance in quest’album è più o meno
l’equivalente sonoro delle loro vite.
Sun Ra vuole mostrare a tutti che la sua musica arriva da un altro pianeta. Al
contrario, John Cage mostra la sua indipendenza e il suo lato introspettivo, con la
lettura di Empty Words IV e i lunghi silenzi.
Entrambi sono stati due degli innovatori più importanti e a volte sottovalutati del XX
secolo. Non si sono mai preoccupati del pubblico e dell’attrazione su di essi.
In questa performance dimostrano l’amore per la musica, la forza delle proprie idee e
la profonda relazione tra loro.
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Dunque vediamo le selvagge giustapposizioni tra Cage e Kirk nel corto di Dick
Fontaine “Sound??”.
I due iconoclasti non hanno nulla in comune riguardo le composizioni, ma
condividono l’ottimistica visione che la musica possa derivare da qualsiasi cosa
produca un suono, che sia un giocattolo di un bambino, un camion o una
bicicletta. Durante i ventisette minuti del film, Fontaine mescola domande filosofiche
di Cage su ciò che costituisce la musica, con riprese di Kirk mentre suona il suo set al
Ronnie Scott’s, evidenziando abilmente come i loro credo possano tranquillamente
convivere.
Una decina di anni prima, Cage inizia a ispirarsi profondamente all’ “I Ching” il libro
cinese del caso, che i lettori utilizzano per rispondere a delle domande dopo aver
lanciato una serie di monete. Cage ha ampliato il campo di applicazione dell’ I Ching
per utilizzarlo in musica. Uno dei primi esempi dell’incorporazione dell’ I Ching nella
musica di Cage è “Imaginary Landscape 4” del 1951, che vede due musicisti suonare
un set di 12 radio. Un musicista muove la manopola del volume mentre l’altro cambia
stazione. Quello che il pubblico ascolta dipende solo da che musica, discorso o
rumore arriva dalle radio in quel momento. Similarmente, Kirk sacrifica la sua
performance quando decide di distribuire fischietti al pubblico: una mossa azzardata
per l’uomo che dice di voler far uscire dalla sua testa il suono che ha in mente. Ma
Kirk affermava di fare qualcosa perché c’era sempre una ragione, a differenza di Cage
che poco prima di morire disse: “Non mi piacciono i suoni significativi. Se il suono è
privo di significato, io sono tutto per esso.”
“Nel portare Cage vicino a Kirk” scrive David P. Brown “Sound?? offre l’opportunità
di capire le implicazioni di un soggetto variabile, così come il potenziale di tali
soggetti in relazione ai comportamenti che possono essere incorporati in oggetti”.
Mentre queste implicazioni si posso sentire chiaramente nell’esperimento dei
fischietti, Kirk compie un passo avanti quando va a suonare il suo sassofono allo zoo,
interagendo con soggetti ben più variabili di un uomo: lupi in gabbia.
Poco dopo, a conclusione del film, Cage porta quest’idea di variabilità in una
direzione totalmente diversa e interiore. “il silenzio non esiste” dice, e per provare
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quest’affermazione entra in una camera anecoica, una stanza costruita per non
produrre eco.
Dieci anni prima della pubblicazione di Sound??, Cage scrisse della sua esperienza
entrando in una camera anecoica all’Università di Harvard. Mentre la stanza si
suppone sia costruita per essere completamente silenziosa, Cage afferma che poteva
ascoltare due suoni ben distinti, uno alto e uno basso: “Quando descrissi questo
all’ingegnere, lui mi disse che il suono alto era il mio sistema nervoso in funzione, il
basso il mio sangue che circolava”. Nella definizione di Cage, anche il suono del
sangue che scorre da una parte all’altra del corpo costituisce musica. “Finchè sarò
vivo, ci saranno sempre suoni. E continueranno anche dopo la mia morte. Non c’è
bisogno di preoccuparsi sul futuro della musica”, scrive. E’ ottimista, ma certo non
stravagante se consideriamo quanti artisti oggi incorporano suoni, rumori e strumenti
non convenzionali nelle loro composizioni.
Oggi, è quasi universale che tutto può essere musica, in un modo o nell'altro. John
Cage e Roland Kirk lo hanno già dimostrato a tutti.
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V. ALTRI COLLEGAMENTI
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Giancarlo Schiaffini, compositore-trombonista-tubista, nato a Roma nel 1942.
Autodidatta in musica, ha partecipato alle prime esperienze di free-jazz in Italia negli
anni ’60. In quel periodo ha cominciato la sua attività di compositore ed esecutore nel
campo della musica contemporanea e del Jazz.
Nel 1970 ha studiato a Darmstadt con Stockhausen, Ligeti e Globokar e ha fondato il
gruppo strumentale da camera Nuove Forme Sonore. Nel 1972 ha studiato musica
elettronica con Franco Evangelisti, collaborando con il Gruppo di Improvvisazione di
Nuova Consonanza fino al 1983. Nel 1975 ha fondato il Gruppo Romano di Ottoni,
con repertorio di musica rinascimentale e contemporanea. Fa parte della Italian
Instabile Orchestra.
Da segnalare le collaborazioni nel campo della musica contemporanea con John Cage,
Karole Armitage, Luigi Nono e Giacinto Scelsi.
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MINIMALISMO E JAZZ MODALE
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Spesso ed erroneamente accomunato alla sola idea di ripetizione, il minimalismo si
basa, in realtà e più in generale, sull'estrema riduzione del materiale musicale
tradizionale, e su modelli stilistici che variano da compositore a compositore.
Timbricamente uniformi, spesso tonali, e prive di una struttura musicale definita
dall'armonia, le composizioni minimaliste cambiano progressivamente, ma in modo
quasi impercettibile ed apparentemente statico, attraverso le ripetizioni e le
sovrapposizioni ritmiche di cellule melodiche che possono generare, a volte, tessuti
sonori particolarmente complessi.
Caratteristiche che ritroviamo nella corrente del Jazz modale di fine anni ’50/inizio
anni ‘60. Basti pensare al libro di teoria Lydian Chromatic Concept of Tonal
Organization (The art and science of tonal gravity) di George Russell o dal punto di
vista discografico, alle composizioni di Kind of Blue e Milestones di Miles Davis, My
Favorite Things e Impressions di John Coltrane e Maiden Voyage di Herbie Hancock,
dove il materiale musicale tradizionale è appunto ridotto al minimo.
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Il brano non ha una melodia scritta, ma è definita da una serie di 5 accordi che si
ripetono, su cui si improvvisa utilizzando vari modi della scala maggiore. Ogni
musicista sceglie durante il proprio solo il numero di battute per ogni passaggio
modale. I modi utilizzati sono:
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• Scala Ionica di C (su Cmaj7)
• Scala Misolidia di A♭(su A♭7sus4)
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In C consta di 53 frasi musicali numerate e brevi, che durano da mezzo a 32 battiti;
ogni frase può essere ripetuta un numero arbitrario di volte. Ogni musicista ha il
controllo di ogni frase da lui suonata: gli esecutori sono invitati a suonare le frasi
iniziando in momenti differenti, anche se stanno suonando la stessa. Le indicazioni di
direzione affermano che l'ensemble musicale dovrebbe tentare di tenere una distanza
di due o tre frasi. Le frasi devono essere suonate in ordine, tuttavia alcune possono
anche essere saltate. Come riportato in alcune edizioni dello spartito, è abitudine che
un musicista suoni la nota C in ottavi ripetuti; tale compito è tipicamente svolto dal
piano o da uno strumento a percussione intonato. Ciò ha la funzione di metronomo e
viene identificato come "impulso".
!33
In C non ha una durata definita; le esecuzioni possono durare dai qualche decina di
minuti a qualche ora, nonostante Riley indichi che "le performance normalmente
spaziano in media tra i 45 minuti e un'ora e mezza". La registrazione originale del
pezzo è stata fatta da 11 musicisti tramite sovraincisioni e l'utilizzo di diverse dozzine
di strumenti.
Il pezzo inizia con un accordo di Cmaj (pattern da 1 a 7) con un'enfasi particolare su E
e l'entrata della nota F che inizia una serie di lente progressioni verso altri accordi, che
suggeriscono alcune sottili e ambigue variazioni di chiave - l'ultimo pattern è
un'alterazione fra B♭ e G. Nonostante sia di primario interesse l'esecuzione
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Tracklist
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1. ALEA -FOR IANNIS XENAKIS-
2. TRIANGULAR -FOR MORTON FELDMAN-
3. LA FÈE VERTE (LA FATA VERDE) -FOR GYÖRGY SÀNDOR LIGETI-
4. METAMORPHIN -FOR JOHN MILTON CAGE-
5. STREAM OF CONSCIOUSNESS -FOR LUCIANO BERIO-
6. TRÄUMEN DER HÖLLE -FOR KARL-HEINZ STOCKHAUSEN-
7. DODECA -FOR ARNOLD SCHÖNBERG-
8. TANMATRAS -FOR GIACINTO SCELSI-
9. TENEBRAE -FOR GESUALDO DA VENOSA-
10. UNUSUAL INDICATIONS -FOR EARLE BROWN-
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Le composizioni sono dedicate a (e influenzate da) quella che viene definita musica
contemporanea e dunque alla musica aleatoria, concreta, spettrale ed elettroacustica.
I pezzi che compongono Chaos Magnum, non sono dei brani veri e propri, ma dei
cardini sui quali abbiamo costruito una scenografia fatta di improvvisazione. Ogni
composizione è dedicata al lavoro dei musicisti di quel periodo, come la dodecafonia
di Schönberg, la scrittura aleatoria di John Cage e Morton Feldman, i grafici di
Xenakis.
!
Questo disco nasce dalla volontà di mettere in pratica materiale ricavato dallo studio
sulla musica contemporanea, tenendo comunque in considerazione il bagaglio di studi
jazzistici affrontati in precedenza.
Ogni brano è stilisticamente, melodicamente o armonicamente ispirato all’autore a cui
è dedicato; ho utilizzato anche frammenti melodici direttamente estrapolati dalle loro
opere, successivamente armonizzati o riarmonizzati.
Anche i titoli fanno in qualche modo riferimento alle loro vite, al loro percorso
artistico o alla loro musica.
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A seguire, l’analisi di ogni brano che compone questo album.
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- Triangular -
- For Morton Feldman -
J. D'Amico
A
- Nervoso (Rock)
3
Lead
3 3
C
D¨
Pno
3
5 5 5
D¨
C
C
5
Drums crescendo (Ride)
B
6
Lead
D¨
Pno
8
F©
- Ad Lib over Lead solo/Impro/B
!40
J. D'Amico
Lead
Più lento
Pno
Dr
4
B¨(#11) F‹(Œ„Š7) D¨(#11)
(4)
B
7 Solo
Lead
Pno
+ Bss
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!43
- Metamorphin -
- For John Milton Cage -
J. D'Amico
q = 140
- A dritta x 2
A - A country groove x 2
Lead
A¨
exathonic
F(#11) E‹(Œ„Š7)
Pno
+ Bss
4
A¨‹9/E A¨13 E¨‹(Œ„Š7)
q = 210
B - inizio solo piano
7 - Bss prima staccato, poi legato
Pno
E¨‹(Œ„Š7)
Pno
+ Bss
- Impro over B -
!44
- Stream of Consciousness -
- For Luciano Berio -
J. D'Amico
- Impro -
!46
Freetime
Lead
Pno
Bss
Dr
In Crescendo
q = 160
4
Surf
!48
- Dodeca -
- For Arnold Schonberg -
J. D'Amico
bw w w bw bw
- Serie 1 - lento/free time
& w bw w w bw nw w
- - b œœ - œœ -
B
b œ .
≈ bb œœ œœ. œœ. b bœ œ œ œ
- Rock
& bœ œœ Œ ‰ ‰ bœ œ œ œ
J J J
E¨ G¨ A E¨ G¨
- Impro -
bw w bw
- Serie 2 (retrograda) - lento/free time
& w bw bw nw nw w bw
w w
!50
- Tanmatras -
- For Giacinto Scelsi -
q = 100 J. D'Amico
A
(Takadimi)
Pno
+ Dr
4
7
10
13
Solo Pno
(Freetime)
16
- Drums Solo/Impro -
- da capo a
!52
- Tenebrae -
- For Gesualdo da Venosa -
J. D'Amico
- Triadi open un s/tono sotto -
Lead
(DBss)
D¨Œ„Š7 CŒ„Š7 BŒ„Š7 GŒ„Š7
(4)
Pno
5
Lead
(DBss)
GŒ„Š7 EŒ„Š7 A‹ A‹
(8)
Pno
9
Lead
(DBss)
A‹ CŒ„Š7 C‹ CŒ„Š7
(12)
Pno
13
Lead
(DBss)
- Unusual Indications -
- For Earle Brown -
J. D'Amico
q = 80
Bss
A q = 150
3
Lead
+Pno
Bss
5 q = 80
Lead
+Pno
Bss
B
6 e. = q nuovo tempo - swing [Lead and Piano solos]
Lead
+Pno
Bss
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VII. BIBLIOGRAFIA
!
!
- wikipedia.com
- stevelehman.com
- sputnikmusic.com
- networkawesome.com
- dangerousminds.net