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Dante e Virgilio all’Inferno di William-
Adolphe Bouguereau: analisi
completa dell’opera
DI DARIO MASTROMATTEI ·
PUBBLICATO 13 GENNAIO 2016 · AGGIORNATO 30 GENNAIO 2017

Eccoci nuovamente insieme per la penultima analisi della lunga serie di opere del
pittore francese William-Adolphe Bouguereau, il quale nelle ultime settimane ci ha
tenuto compagnia grazie agli approfonditi studi che abbiamo condotto sui suoi
principali lavori. Protagonista dell’articolo odierno è uno dei suoi quadri più famosi in
assoluto, intitolato “Dante e Virgilio all’Inferno”.

In questo articolo, proprio come abbiamo fatto  anche con le altre opere di questo
artista, prima di tutto realizzeremo una breve scheda tecnica con tutti i dati più
importanti dell’opera: dimensioni, data di realizzazione e luogo di conservazione;
successivamente passeremo all’analisi dei dettagli di tutta la composizione per
scoprire il significato dell’opera realizzata da William Adolphe Bouguereau.
“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau

Data di produzione: 1850

Dimensioni: 281 x 225 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

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Come si evince senza dubbio dal titolo, i protagonisti del quadro di William Adolphe-
Bouguereau sono nientedimeno che i protagonisti anche dell’opera di Dante
Alighieri  “La Divina Commedia”, ovvero lo stesso Dante e il suo accompagnatore
Virgilio, il quale è stato la guida dell’autore all’interno del regno infernale e quello del
Purgatorio, per poi cedere il posto a Beatrice per il regno del Paradiso (Virgilio non
poteva accedere al Paradiso poiché non era stato battezzato).

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La scena proposta da William Bouguereau all’interno del quadro è quella che lo


stesso Dante narra sia nel ventinovesimo che nel trentesimo canto dell’Inferno. Ci
troviamo all’interno dell’ottava cerchia infernale, dove sono puniti i falsari di metalli,
di denaro, di persona e di parole. In base al tipo di peccato di falsità effettuato in vita,
i condannati (secondo le descrizioni di Virgilio Dante ) subiscono le seguenti pene:

I falsari di metalli sono colpiti da sorta di lebbra che colma il loro corpo di
tantissime croste
I falsari di persona sono costretti ad essere afflitti costantemente da una folle
rabbia
I falsari di parola sono stanchissimi a causa di una febbre eterna
I falsari di monete sono affetti da  idropisia  (un accumulo di liquido nel corpo) e
costantemente assetati

Riassunto brevemente il contesto nel quale si muovono i protagonisti dell’opera,


adesso andiamo ad effettuare un’analisi del contenuto dell’opera: al centro si trovano
due dannati, dove uno sta furiosamente malmenando l’altro, mentre lo morde al
collo; sulla sinistra, in secondo piano, assistono con terrore e sdegno, Dante e Virgilio,
mentre ancor più dietro una figura demoniaca li guarda ed accenna ad un ghigno.

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“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio di Gianni Schicchi e Capocchio)

I due dannati che si azzuffano sono:  Gianni Schicchi (con i capelli rossi e che sta
mordendo l’avversario) e Capocchio. Il primo, secondo le fonti, aveva rubato l’identità
di Capocchio per potersi impossessare della sua eredità, e a causa di questo è
relegato a tale girone degli Inferi; allo stesso modo, anche la vittima dell’inganno si
trova nel girone dei falsari poiché era un eretico ed un falsario di metalli.
“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio di Dante e Virgilio)

I colori utilizzati in questa tela sono molto scuri e rimandano perfettamente ad un


luogo infernale, dove sul fondo si nota un accenno di rosso mescolato con il marrone,
mentre i colori più luminosi sono riservati ai protagonisti in primo piano che si
azzuffano, mentre il “pubblico” osserva la scena. La grande abilità di Bouguereau in
quest’opera si nota soprattutto nell’eccezionale definizione dei muscoli dei due
contendenti, che suggeriscono una forte tensione e forza, esasperati quasi al limite
del reale.

La rabbia che trasuda dal contrasto dei due uomini si può notare anche da come
Gianni Schicchi si “aggrappi” letteralmente al corpo dell’avversario, mentre lo colpisce
alle spalle senza pietà. Non c’è spazio per rappresentazioni “gentili” e rivedute per
questo mondo: Bouguereau rappresenta l’Inferno senza filtri, mostrando l’orrore che
lo domina e che lo caratterizza.

“Dante e Virgilio all’Inferno” William-Adolphe Bouguereau (dettaglio del Demone)

Il terrore è il motore principale di tutta la scena: lo rivediamo  nella vittima del morso
di Gianni Schicchi, ma anche nell’espressione preoccupata dei due poeti, o ancora
nell’incarnazione stessa del terrore, ovvero il demonio.

Nonostante il quadro ebbe un successo straordinario al tempo della sua


pubblicazione, successivamente Bouguereau preferì dedicarsi alla rappresentazione
di contadini  e  figure mitologiche, abbandonando completamente il mondo
dell’orrore.
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Tag: Bouguereau

Dario Mastromattei
Sono un blogger assetato di conoscenza curioso ed appassionato di tecnologia.
Il

mio obiettivo è far scoprire i capolavori e la bellezza dell'arte nell'era digitale.

4 RISPOSTE

 Commenti 4  Pingback 0

Giovi  25 Novembre 2019 alle 19:17


Buono

Rispondi

Nicolò  6 Novembre 2019 alle 16:31


Ciao! Ti scrivo perché, stando al testo di Dante (Inf. XXX, 22 e ss.), Gianni Schicchi ha
falsificato l’identità di Buoso Donati (v. 44) e non di Capocchio, l’alchimista con cui il poeta
stava parlando alla fine del canto precedente (Inf. XXIX, 124 – 139). Schicchi azzanna
Capocchio soltanto perché in preda alla smania furiosa con cui sono puniti i falsari di persona
(cfr. v. 32 – 3, «Quel folletto è Gianni Schicchi / e va rabbioso altrui così conciando») e credo
che proprio questa follia immotivata e improvvisa trasmetta quel senso di terrore che
Bouguereau così spiccatamente coglie.

Rispondi

Cristina  24 Marzo 2017 alle 20:53


Fantastico il quadro, e niente male la descrizione!

Rispondi

Dario Mastromattei  25 Marzo 2017 alle 10:51



Grazie Cristina, sei molto gentile!

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