Friedrich Nietzsche
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l
e
70 Nietzsche
dai suoi simili! 26 Con quale stupore dové guardare a lui il Greco
apollineo! Con uno stupore che era tanto più grande, quanto più si
mescolava ad esso l'orrore del fatto che tutto ciò non gli era poi
così estraneo, anzi che la sua coscienza apollinea gli celava que-
sto mondo dionisiaco soltanto come un velo.
SCHEDAS
La radice comune
di apollineo e dionisiaco
Nel secondo paragrafo della Nascita della tragedia
Nietzsche approfondisce il tema della contrappos1Z10-
ne/conciliazione fra apollineo e dionisiaco, portando l'at-
tenzione sul «momento più importante nella storia del
culto greco», e cioè su quella prima «riconciliazione» fra
le due divinità che contiene in nuce gli elementi che sa-
ranno propri della tragedia. Nella scheda precedente ab-
biamo messo a fuoco alcuni tratti generali delle due divi-
nità e il ruolo che esse giocano all'interno del testo; in
quell'occasione abbiamo sottolineato con maggiore forza
le differenze piuttosto che i punti di contatto. Dobbiamo
ora soffermarci invece sulle analogie, segnalando in par-
ticolare la discendenza comune di apollineo e dionisiaco.
Questo nuovo punto di vista è indispensabile per com-
prendere il "mistero" dell'unione fra le due divinità 1 e
soprattutto per penetrare fino in fondo nel concetto niet-
zscheano di tragico. ·
~ll_ll' 3._113..~~i()l()~_ill.
Nella Nascita della tragedia Nietzsche indica con grande
chiarezza il luogo di reciproca appartenenza e di fusione
Natura e trascendentale
Possiamo a questo punto concludere la nostra analisi, ri-
chiamando ancora una volta tutta l'importanza e la
straordinaria potenzialità interpretative racchiuse nel ri-
ferimento agli impulsi, ai "fenomeni fisiologici" del dio-
nisiaco e dell'apollineo. Essi assumono lo stesso signifi-
cato che ha in Kant la dimensione del trascendentale; con
la differenza che non si tratta di un trascendentale logico
bensì naturale, di un "trascendentale fisiologico" che in-
tende porsi a un livello più profondo di originarietà.
La physis si configura dunque come trascendentale del
trascendentale, come luogo, per dirla con Husserl, del-
1' «esperienza pura», non corrotta dalla coscienza-razio-
nalità. È un trascendentale che, come un grimaldello,
scalza e fa saltare le indagini storico-razionali troppo in-
timamente legate al concetto di sviluppo, al mito della
storia come unum, progresso lineare basato sulla conti-
nuità cronologica e quindi sul nesso causa-effetto. 5
Da tutto ciò pensiamo risulti con una certa chiarezza co-
me al livello della scaturigine originaria sia errato mante-
nere una rigida distinzione tra apollineo e dionisiaco, dal
momento che essi non sono che rami differenti di un me-
desimo ceppo, l'impulso. Sicché, se il dionisiaco è com-
prensibile solo riferendolo alla vita come forza impulsi-
va, e cioè alla dimensione della physis, anche l'apollineo
non può sottrarsi a questo destino.
Apollo e Dioniso sono legati da un vincolo di fratellanza,
parlano la medesima lingua: «Dioniso parla la lingua di
ApoJlo, ma infine Apollo parla la lingua di Dioniso. Con
ciò è raggiunto il fine supremo della tragedia e dell 'arte
in generale».6
«Scienza estetica»,
~~()_r,i~~S.~()--~.~I_
o,I_o,~~~-.... ... ................ .
Già nell'incipit della Nascita della tragedia appare evi-
dente la rottura con la scienza filologica in favore di una
«scienza estetica» fondata essenzialmente sulla «intui-
zione». In questa contrapposizione, su cui Nietzsche non
si sofferma immediatamente, è in realtà contenuto tutto il
senso dell'opera. Porsi fin dall'inizio sul terreno della
«scienza estetica» significa infatti affermare che l'analisi
della civiltà greca svolta nel testo non è in funzione della
mera conoscenza storico-erudita di un mondo che non
c'è più, ma si configura come strumento essenziale per la
comprensione dell'essenza - eterna e immutabile - del
fenomeno artistico.
Per comprendere appieno la portata innovativa della me-
todologia nietzscheana, occorre metterla a confronto con
i due orientamenti culturali che hanno profondamente
improntato il mondo tedesco nella prima metà dell'Otto-
cento e con i quali Nietzsche deve inevitabilmente con-
frontarsi: lo storicismo e la filologia. Lo storicismo, cioè
80 Nietzsche
-~.1~.1~-~.a..'.~ I~_s_ofica"
Per immergerci ancora più a fondo nelle tematiche della
cosiddetta polemica filologica, può esserci utile ricordare
rapidamente alcuni momenti cruciali nella vita di Niet-
zsche. Uscito dal collegio di Pforta nel settembre del
1864, Nietzsche diviene uno degli allievi prediletti del
grande filologo Friedrich Ritschl, seguendolo prima a
Bonn e poi a Lipsia, sino al conseguimento, nel 1869,
della nomina a professore straordinario di filologia clas-
sica presso l'Università di Basilea. Ma il periodo che va
dal 1864 al 1869 non è unicamente dedicato alla scienza
filologica; 5 è anche il tempo in cui Nietzsche scopre
Schopenhauer, si appassiona agli scritti di estetica di Wa-
gner e legge la Storia del materialismo di Lange: tutti
fatti che contribuiscono al lento ma progressivo allonta-
namento dal lavoro filologico, all'estraniamento da un
mondo che Nietzsche non sentiva come il proprio. L'al-
lontanamento sarà definitivamente sancito nel 1872 con
la pubblicazione della Nascita, che, come sostiene Serpa,
4. Ivi, p. 13 I.
5. Un'analisi attenta dei primi passi filologici nietzscheani si può trovare in
L. Cataldi Madonna, li razionalismo di Nietzsche. Filologia e teoria della
conoscenza negli scritti giovanili, ESI, Napoli 1983. Molto importanti son~
poi i Frammenti postumi (1875-1876) in cui Nietzsche compie una sorta ~1
autoanalisi liberatoria, di definitiva chiarificazione del senso della filologia
e quindi di se stesso come filologo.
6. Cfr. F. Serpa, Introduzione a La polemica sull'ane tragica, cit. , P· 16.
La nascita della 1.rogedia 81
7. In questo senso. sin dalla Nascita della tragedia si assiste al grande re-
cupero della corporei tà, poi centrale in tutto l'opus nictzscheano. C fr. a que-
sto proposito L. Casini, La riscoperta ciel corpo. SchopenharU'r/Feuerbach/
Nin-.,sche, Studium, Roma 1990.
8. In queste analisi del moderno, già condi vise con Wagner. sono no1evoli
le affini1à con il Marx dl" i Manoscritti econamico-filosofici.
9. F. NicU:sche, Apprmti f ilosofici 186 7-1869. cit., p. 201.
82 Nietzsche
Finalità e strumenti
~~·--~~~~°-- ~~~~~~~~~-°--------------------
La critica della filologia tradizionale rappresenta così
soltanto la pars destruens dell'approccio nietzscheano
all'antichità classica: mostrare i limiti di questo metodo
non è altro che la premessa necessaria per far compren-
dere al lettore il valore e la portata di quell'autentica fi-
lologia che è il metodo genealogico.
Studiare il passato significa per Nietzsche indagare le ra-
dici e le condizioni prime di esistenza di una data civiltà,
significa analizzare gli "oggetti" che la tradizione ci ha
consegnato ponendoci nei panni stessi dei soggetti che li
hanno prodotti; e tutto ciò è possibile solo abbandonando
i vecchi schemi disciplinari che anatomizzano il sapere, e
adottando uno sguardo che si allarga di volta in volta alla
psicologia, alla fisiologia, all'arte e così via. Il presuppo-
sto dell'intera indagine nietzscheanà sul mondo greco è
che non esiste un modo prefabbricato di analisi, poiché il
metodo va costruito in funzione dell'oggetto indagato,
per tentativi, azzardi ed esperimenti, senza alcuna scelta
o esclusione pregiudiziale. All'interno di questa prospet-
tiva metodologica, che si contrappone decisamente alla
pretesa oggettività-verificabilità del metodo scientifico
proclamato dal positivismo, si comprende bene il senso
dell'interpretazione nietzscheana dell'apollineo e del
dionisiaco come istinti naturali, e anche la necessità di
«smantellare pietra per pietra l'edificio della cultura
apollinea fino a vedere le fondamenta sulle quali si ba-
sa». Il metodo genealogico consiste proprio in questo
tentativo di analizzare e mettere in questione il luogo da
cui guardiamo al passato, gli strumenti stessi che acriti-
camente adottiamo per indagare sulla nostra storia. 11 È
Qui si deve ora pur dire che questa armonia contemplata così no-
stalgicamente dagli uomini moderni, anzi quest'unità dell'uomo
con la natura, per cui Schiller ha fatto valere il termine "inge-
nuo" ,42 non è in nessuna maniera uno stato così semplice da risul-
tare in sé evidente, per così dire inevitabile, e in cui noi dobbiamo
per forza imbatterci sulla soglia di ogni civiltà, come in un paradi-
so dell'umanità: ciò poté essere creduto solo da un'epoca che
cercò di figurarsi l'Emilio di Rousseau anche come artista, 43 e si
illuse di aver trovato in Omero un tale Emilio artista, educato nel
cuore della natura. Dove nell'arte incontriamo l "'ingenuo", dob-
biamo riconoscervi l'effetto più elevato della cultura apollinea:
quest'ultima avrà innanzitutto dovuto abbattere un regno di Titani
e uccidere mostri e, mediante potenti raffigurazioni chimeriche e
ardenti illusioni, esser riuscita vittoriosa su una tremenda profon-
dità della considerazfone del mondo e una eccitabilissima capa-
cità di dolore. Ma quanto raramente viene raggiunta l'ingenuità,
quel completo scomparire nella bellezza della apparenza! Come
inesprimibilmente sublime è perciò Omero, che, in quanto indivi-
duo, si rapporta a quella cultura apollinea come il singolo artista
sognante si rapporta al talento per il sogno del popolo e della na-
tura in generale. L"'ingenuità" omerica è da comprendere solo co-
me la completa vittoria dell'illusione apollinea: è questa un'illu-
sione come quella che la natura frequentemente adopera per rag-
giungere i suoi fini. Il vero scopo è coperto da un'immagine illu-
soria: noi tendiamo le mani verso questa, e la natura raggiunge
quello attraverso il nostro inganno. Nei Greci la "volontà" volle
contemplare se.stessa nella trasfigurazione del genio e del mondo
dell'arte; per glorificarsi le sue creature dovettero sentirsi come
degne di glorificazione, dovettero rivedersi in una sfera più alta,
42
• In tedesco, naiv. Sul con~~Ù~ ·di --~-~~;;,· E:mile ou de l'éducation (1762),
"ingenuo" vedi scheda 7. in cui il filosofo francese delinea i prin-
43. Il riferimento è al "romanzo peda- cipi di un'educazione naturale.
gogico" scritto da· Jean-Jacques Rous-
J e
104 Nietzsche
SCHEDA9
······················································ ·· ·············· ········ ······················ ··············································
Da qui la questione:
I
La nascita della tragedia 107
La fo_
......
,
~-e.r,s.~~~-!~.-~-e.~.
.~ - -
La seduzione emotiva, la sonorità ha ovviamente come
padre Dioniso. Cosi, dice bene Lacoue-Labarthe quando
afferma che «Apollo è il nome di Dioniso (metafora "ori-
ginaria")»,s nel senso che Apollo non è che un modo
(tr6pos) della forza, del dionisiaco. E qui si attinge la più
profonda lontananza di Nietzsche da Schopenhauer, ov-
vero dalla tradizione metafisica. Il linguaggio non è pen-
sato da Nietzsche come un mezzo per, cioè esso non dice
l'essenza delle cose, non è un ponte tra la cosa in sé e il
fenomeno; esso è ciò che dice, la sua forza sta tutta nella
sua perfezione - qui ed ora (estrema è in questo senso la
vicinanza a Gorgia, al linguaggio come forza della per-
suasione).
Insomma, non c'è un impulso prima dell'impulso, non
c'è prima il dionisiaco e poi l'apollineo; non vi è qualco-
sa che si nasconde dietro la maschera: la maschera è tutto
ciò che si dà. Sicché ogni atomo di forza, nel dinami-co
divenire agonale, è l'originario. A questo originario
Nietzsche dà il nome di Dioniso, ma è un originario non
nel senso dell' Unum bensl dei molti. In questo senso
Apollo non è che il nome di Dioniso. Non c'è più il mo-
dello primo, l'archetipo degli enti; ogni ente, così come
ogni azione, è "primo". Dioniso è il nome per la diver-
sità, ciò che vorrebbe nominare l'irriducibilità dei molti
all'uno.
Se vogliamo in qualche maniera tirare le fila di quanto
detto, dalle indagini nietzscheane risulta che la nascita
della scienza-filosofia è una questione di linguaggio,
cioè di "trasposizione metaforica", di retorica, di "forza
persuasiva".
Il linguaggio - e quindi l'uomo, che si costituisce nel e
per il logos - non è che un impulso:
«una "tr · · · ,, ·· ·
. aspos1z1one ( Ubertragung) o "transfert" che è insieme una
s1mu1 · · '
della azione (Vers~ellung), intesa come ,perve~mento:tra~posizione
u rappresentazione (Vorstellung). [...] Il linguaggio s1 fonda su
n~o _~~art~ ori_ginario e irriducibile che esso forza identificando il
1
gun _enttc~, introducendo una analogia. Se poi ci riferiamo al lin-
fraaf gio scatto, c'è uno scarto ulteriore: dal suono al segno scritto,
oro eterogenei». 9 . •
s. P:·~~~~~~'i~b~~-:;;:·~i,., p. 192.
9 - C. Sini, Semiotica e.filosofia, c'it., p. 113.
1108 Nietzsche
L
40 [53]).
I
La nascita della tragedia 185
SCHEDA 16
·· ·· ·•·· ···· ···· ··· · · · ·· · " ··• " ' ' " ' ' ' ' " ··········•···· ..... ...... ............. . ··· ·· ······· ····· ···" ·· ···"··· ······
Individuo e natura
nel concetto nietzscheano di tragico
··· ················· ········· ····· ····· ·· ·· ···.. ···· ········ ······· ··
Cosl, per Nietzsche, il nucleo del tragico non sta tanto
nell'individuo travolto, annientato o rovinato, nella "co-
scienza infelice", quanto piuttosto nella mancanza di co-
scienza o, se si vuole, nell'io-coscienza della coscienza:
in altri termini, nella radicale messa in discussione della
soggettività stessa. È sul chi, sull'atto di quel soggetto, in-
felice o felice che sia, che si appunterà infatti l'interroga-
zione nietzscheana; è il chi del cogito, ergo sum cartesia-
no che verrà messo in questione e mostrato essere mera il-
lusione, natura. Le premesse di quest'operazione sono già
poste nella Nascita della tragedia con il riferimento al
dionisiaco, a quell'eracliteo p6lemos che è la natura. 4
Per avvicinarsi al cuore del tragico nietzscheano convie-
ne allora seguire le indicazioni dello stesso autore e rife-
rirsi alla sapienza dionisiaca che si esprime nella trage-
dia. Tragico è il cuore dell'arte, ma non in quanto bellez-
za e apparenza, bensl in quanto annientamento dell'indi-
viduo, gioia (Freude), vita fluttuante al di là del bene e
del male, vita come eterno fenomeno, eternità dell'appa-
renza. E questo non è che il dionisiaco-Natura come
gioia, vita, gioco e rilucenza di fenomeni; e, si badi, fe-
nomeni non in contrapposizione a supposte cose in sé,
poiché si danno solo fenomeni, anzi, la cosa in sé non è
essa stessa che un fenomeno.
Il tragico è la gioia come superamento del dolore, il dolo-
re che toccati i propri confini si rovescia nella gioia (allo
stesso modo la scienza corre ai propri confini e qui nau-