IROAS
Integratore Alimentare in capsule
con NAC, Desmodium e Bromelina
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N-acetilcisteina
Caratteristiche: la N-acetilcisteina, nota anche come Acetil cisteina o NAC, è il derivato N-
acetile del più comune amminoacido L-cisteina4, dove un gruppo acetile si unisce ad un
atomo di azoto, formando così la N-acetil-cisteina.
La N-acetilcisteina si trova in natura nelle piante del genere Allium: aglio, cipolle e porri. In
particolare, la cipolla (Allium cepa) la contiene a dosaggi di 45 mg per kg14,15.
L’amminoacido cisteina è invece presente in numerosi cibi proteici, come carne, pesce,
uova, latticini e soia. Inoltre, l’organismo può produrre cisteina da alcuni composti
contenenti zolfo presenti in alimenti come aglio, cipolle, broccoli e altre verdure crocifere18.
La cisteina è importante per:
- la sintesi proteica
- il metabolismo dell’omocisteina
- la sintesi della cheratina (proteina che dona struttura a peli e capelli)
- la sintesi di glutatione.
Il glutatione è un composto organico presente nel corpo umano ed è costituito da tre
amminoacidi: glutammato, glicina e cisteina. Nel glutatione la cisteina è l’amminoacido
più importante in quanto è quello che possiede il gruppo tiolico -SH, responsabile
dell’attività biologica dell’amminoacido. Il gruppo tiolico SH deve essere continuamente
integrato per aiutare l’organismo ad eliminare gli eventuali carcinogeni. L’organismo
assume la cisteina come cistina, una molecola costituita da due cisteine legate tra loro da
un ponte di solfuro, oppure come acetilcisteina.
Il glutatione viene normalmente prodotto dal nostro corpo a partire dai 3 amminoacidi che
lo compongono. L’N-acetilcisteina riveste un ruolo importante nella sintesi del glutatione in
quanto funziona come donatore di cisteina.
Quindi, l’N-acetilcisteina nell’organismo libera la cisteina, che va a costituire il glutatione.
Il glutatione è il più potente e importante fra gli antiossidanti prodotti dall’organismo.
Disattiva e neutralizza l’azione dei radicali liberi, i composti reattivi dell’ossigeno, e mantiene
gli antiossidanti interni, come la vitamina C ed E, nella loro forma ridotta, cioè attiva.
Il glutatione è un composto organico la cui carenza nei globuli rossi, congenita o acquisita
nel corso dell’esistenza per via di vaccinazioni, assunzione di farmaci, droghe,
alimentazione inadatta, ecc., determina il precoce invecchiamento cellulare, sistemico e
organico, per via di un anomalo metabolismo ossidativo, che determina la mancata
eliminazione e quindi lo stoccaggio nell’organismo di sostanze tossiche, con l’aggiunta di
ioni+, scompensando i giusti rapporti fra ioni- e ioni+.
La glicina, altro amminoacido che costituisce il glutatione, è presente in vari alimenti: è
abbondante nel latte e nelle uova (246 mg glicina in un uovo di circa 60 gr.). La sua
principale funzione è fungere da donatore di elettroni - (negativi) nella reazione catalizzata
dalla glutatione perossidasi: questa reazione svolge un ruolo preminente nell’eliminazione
delle tossine e in particolar modo dell’acqua ossigenata - perossido di idrogeno, carico di
ioni+, estremamente tossica per le cellule e sempre presente nel caso di malattie medie e
gravi.
Azioni: Apparato respiratorio. L’azione antiossidante della NAC contribuisce a ridurre
l’infiammazione nei bronchi e nel tessuto polmonare. È da tempo impiegata come principio
attivo di alcuni farmaci indicati nel trattamento delle affezioni respiratorie che causano
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ipersecrezione densa e vischiosa di catarro, come bronchite acuta, bronchite cronica e
sue riacutizzazioni, enfisema polmonare, mucoviscidosi e bronchiectasie.
La sua azione come mucolitico e fluidificate del catarro che si accumula nelle vie
respiratorie, è dovuta alla capacità di questa molecola di rompere i legami delle proteine
dell’espettorato. La fluidificazione del muco è essenziale per favorire l’eliminazione dello
stesso attraverso il meccanismo fisiologico della tosse. Dissolvendo il muco nei bronchi e
aumentando i livelli di glutatione, la NAC può aiutare a ridurre la gravità e la frequenza dei
sintomi della bronchite cronica senza effetti collaterali36. Per le sue proprietà la NAC viene
impiegata per ridurre l’infiammazione e il catarro nelle persone con malattie polmonari,
come la bronchite cronica e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)36. In queste
circostanze, la NAC può ridurre i danni alle vie aeree e le difficoltà respiratorie, migliorando
i sintomi e prevenendo le riacutizzazioni e il declino polmonare37,38,39. L’N-acetilcisteina, in
caso di problematiche respiratorie, inibisce l’adesività di polveri e inquinanti alla mucosa
dell’apparato respiratorio e stimola l’attività di linfociti T e di macrofagi migliorando la
risposta immunitaria in caso d’infezione.
Una metanalisi del 2015, valutando 13 studi su un totale di 4.155 persone con BPCO, ha
concluso che 1.200 mg di N-acetilcisteina al giorno sono utili per ridurre l’incidenza e la
gravità delle riacutizzazioni40. Oltre ad alleviare la BPCO e la bronchite, la NAC può
migliorare altre condizioni polmonari come la fibrosi cistica, l’asma e la fibrosi polmonare42.
Inoltre, può alleviare i sintomi di congestione nasale e sinusale dovuti ad allergie o infezioni.
Ad esempio, in uno studio su 100 bambini piccoli la NAC somministrata per via inalatoria ha
migliorato i sintomi della bronchiolite acuta43.
Disintossicazione: il glutatione è più efficace della vitamina C, nel migliorare l’utilizzo e la
biodisponibilità del ferro, neutralizzando gli effetti tossici di alcuni agenti esogeni come:
nitriti, nitrati, clorati, derivati del benzolo, derivati del toluolo, anilina ecc. Questi elementi
danneggiano l’organismo con un meccanismo insidioso: producono un’ossidazione del
ferro trasformandolo dalla sua naturale forma ferrica (Fe2+) nella forma ferrosa (Fe3+)
rendendo così il sangue incapace di trasportare l’ossigeno, causando inoltre un aumento
della metaemoglobina, dal 1/2% fino ad un livello a volte mortale del 20/30%. Il processo di
compromissione dell’emoglobina porta ad una sindrome ipossica, condizione patologica
determinata da una carenza di ossigeno nell’intero corpo - ipossia generalizzata - o in una
sua regione - ipossia tissutale - che causa la morte di tutte le cellule per asfissia, compresi i
linfociti T4 (sindromi da immunodeficienza, AIDS, ecc.).
Il glutatione è in grado di invertire questo processo di alterazione, riportando il ferro nel suo
stato ferrico rendendo il sangue di nuovo capace di trasportare l’ossigeno indispensabile
per la respirazione cellulare.
Il glutatione attraverso il processo di coniugazione diretta detossifica molti xenobiotici:
sostanze chimiche estranee al sistema biologico. La categoria include farmaci, vaccini,
contaminanti ambientali, agenti cancerogeni, insetticidi, ma anche composti di origine
naturale, composti che si originano per l’aggiunta di additivi chimici o in seguito alla cottura
dei cibi, agenti tossici batterici e prodotti metabolici nocivi. Svolge un ruolo importante nella
neutralizzazione di sostanze nocive come metalli pesanti e tossici quali piombo, cadmio,
mercurio e alluminio. Il glutatione, infatti, attiva una reazione chimica quando entra in
contatto con queste sostanze nocive, rendendole più facilmente idrosolubili e, quindi,
meglio eliminabili nell’urina.
Il glutatione aiuta il fegato a disintossicarsi e a prevenire possibili danni causati
dall’eccessivo consumo di alcool. Quando il fegato è in sovraccarico, il glutatione agisce
per distruggere le tossine. Presente nell'organismo in forma ubiquitaria, il glutatione è
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particolarmente concentrato a livello epatico, dove protegge gli epatociti da molecole
particolarmente tossiche di origine esogena o endogena, generatesi durante il
metabolismo di alcuni xenobiotici. In questo caso, il glutatione, una volta coniugatosi ai
metaboliti tossici in maniera enzimatica o non enzimatica, non può rigenerarsi con
altrettanta facilità, in parte viene eliminato, principalmente per via biliare, ed in parte
subisce ulteriori metabolizzazioni. Un'eccessiva concentrazione di sostanze tossiche a livello
epatico può quindi depauperare i livelli tissutali di glutatione, determinando grave danno
al fegato.
La NAC svolge un ruolo importante nel processo di disintossicazione dell’organismo,
combattendo lo stress ossidativo. Può quindi aiutare a prevenire gli effetti collaterali dei
farmaci e delle tossine ambientali20,21. Questa molecola è indispensabile per consentire
l’eliminazione di un metabolita tossico del paracetamolo. Infatti, da oltre 50 anni, la N-
acetilcisteina viene somministrata per via endovenosa come antidoto all’avvelenamento
da paracetamolo, in modo da prevenire o ridurre i danni ai reni e al fegato1. In tal senso,
risulta efficace quasi al 100%, purché venga somministrata entro le prime 8 ore dal
sovradosaggio19. La NAC può essere benefica nelle intossicazioni da: piombo22,23,
pesticidi24,25,26, inquinamento da carburanti27,28, funghi velenosi30, chemioterapia e
radioterapia31,32,33,34,35.
Sistema immunitario: la N-acetilcisteina e il glutatione sono importanti per il normale
benessere del sistema immunitario54. In alcuni studi su pazienti con AIDS, l’integrazione con
NAC ha portato a un aumento significativo della funzione immunitaria, con un ripristino
quasi completo delle cellule natural killer54,55,56. Livelli elevati di NAC nel corpo umano
possono anche sopprimere la riproduzione virale, come osservato per i virus dell’influenza
e dell’HIV57,58. Poiché la NAC riduce la risposta infiammatoria del corpo, alcuni ricercatori
ritengono che possa aiutare a prevenire l’influenza o a ridurre i sintomi di un comune
raffreddore. In uno studio su 262 anziani, solo il 25% dei soggetti integrati con NAC (600 mg
due volte al giorno per 8 settimane) ha sviluppato sintomi influenzali, contro il 79% dei
soggetti del gruppo di controllo59. Uno studio ha dimostrato che i pazienti ventilati
meccanicamente trattati con NAC (600 mg due volte al giorno) hanno sviluppato una
polmonite nel 26,6% dei casi contro il 46,6% dei non trattati60.
Sulla base di queste premesse, è stato suggerito che la NAC potrebbe potenzialmente
migliorare le strategie terapeutiche per la COVID-19. Alcuni autori segnalano che la NAC
somministrata per via endovenosa, orale o inalatoria può sopprimere la replicazione del
SARS-CoV-2 e migliorarne la prognosi se usata tempestivamente61.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato l’azione antitumorale del glutatione, strettamente
legato all’attività fagocitica di specifiche cellule polmonari. Protegge dagli eventuali effetti
dannosi del fumo, insieme ad altri antiossidanti come vitamina C, E, selenio, beta carotene
e cisteina. In condizioni normali il glutatione affronta le sostanze cancerogene e rafforza il
sistema immunitario antitumorale, riducendo quindi il rischio di tumore osseo, cancro al
seno, al colon, della laringe, al polmone.
Proteggere inoltre fegato, reni e sistema nervoso dagli effetti collaterali della
chemioterapia.
Antiossidante: il glutatione elimina i radicali liberi che si formano dalla perossidazione dei
lipidi che, causando la rottura di certe membrane, hanno un impatto negativo su DNA e
RNA e di conseguenza determinano distorsioni cellulari e disfunzioni biochimiche. Insieme
con il selenio, forma l’enzima glutatione perossidasi con funzione antiossidante, ma a livello
intracellulare.
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L’avanzare dell’età porta ad un accorciamento dei telomeri, “cappucci” che proteggono
le estremità dei cromosomi. Quando i telomeri si accorciano, il materiale genetico è meno
protetto e aumenta il rischio di mutazioni caotiche nei cromosomi e il rischio di malattie
degenerative. È stato inoltre osservato che i telomeri corti sono fattori di rischio di
aterosclerosi, ipertensione, malattie cardiovascolari, Alzheimer, infezioni, diabete, fibrosi,
sindrome metabolica, cancro e influenzano la mortalità in generale. La lunghezza dei
telomeri è stata analizzata in 150 persone di età compresa tra i 60 anni e oltre: coloro che
avevano i telomeri più corti, avevano una probabilità 8 volte superiore di morire di malattie
infettive e 3 volte maggiore di avere una crisi cardiaca. I ricercatori dell’UCLA a Los Angeles
hanno esaminato l’effetto della supplementazione con l’antiossidante N-Acetilcisteina
(NAC) sui livelli di danno ossidativo a livello del DNA e della frequenza delle delezioni del
DNA in topi con deficit di Atm. Lo studio ha dimostrato che la supplementazione con
acetilcisteina è in grado di ridurre in modo significativo i livelli di 8-idrossi-deossiguanosina,
un indicatore del danno ossidativo e la frequenza delle delezioni del DNA. (Xagena 2004)
Il glutatione impedisce che i radicali liberi si leghino alle proteine fibrose del corpo, evitando
così l’indurimento e il restringimento del collagene, e quindi insorgenza di rughe, mancanza
di elasticità nelle arterie, ecc. Per questo motivo il glutatione mantiene sano e “giovane” il
sistema circolatorio.
Benessere dell’apparato cerebrale: depressione e disturbo bipolare. La N-acetilcisteina
può contribuire ad equilibrare i livelli di glutammato, che rappresenta uno dei più importanti
neurotrasmettitori68. Potrebbe inoltre ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo, e
promuovere la crescita di nuove cellule cerebrali69,70. Secondo una revisione dei dati di più
studi (su un totale di 574 pazienti con e senza depressione), la NAC può migliorare i sintomi
depressivi e la funzionalità globale entro 3-6 mesi dall’uso69. Grazie a questi effetti, è stato
segnalato che la NAC migliora l’umore nei pazienti depressi dopo 3-4 mesi di
integrazione70,71. Uno studio di 24 settimane ha riportato che 3.000 mg di N-acetilcisteina al
giorno hanno migliorato significativamente i punteggi di depressione nelle persone che
assumevano farmaci per il disturbo bipolare72. In un altro studio su 17 pazienti bipolari, è
stato riportato che la NAC migliora l’umore basso e i sintomi generali dopo 6 mesi di
integrazione73. La ricerca suggerisce che l’N-Acetilcisteina potrebbe svolgere un ruolo nel
trattamento del disturbo ossessivo compulsivo da moderato a grave69,74.
Una revisione su scala relativamente ampia ha concluso che la NAC potrebbe avere un
potenziale ruolo importante nel trattamento dei disturbi ossessivo-compulsivi, con pochi
effetti collaterali75. La NAC potrebbe anche ridurre i sintomi di astinenza e dipendenza nei
confronti della nicotina, del gioco d’azzardo patologico e di stupefacenti come marijuana,
metanfetamine e cocaina76,77,78,79,80,81.
Salute del cervello: può aiutare a migliorare la cognizione e trattare malattie come
Alzheimer e Parkinson. Ad esempio, è stato riportato che il trattamento combinato con NAC
e altri antiossidanti migliora la cognizione in persone anziane sane con decadimento
cognitivo lieve82,83. La NAC potrebbe anche rallentare la perdita di capacità cognitive nelle
persone con Alzheimer1,84.
Nei pazienti con morbo di Parkinson, gli integratori di NAC sembrano migliorare sia la
funzione della dopamina che i sintomi della malattia come i tremori1. In uno studio clinico,
la N-acetilcisteina ha migliorato l’attività dei neuroni della dopamina, che sono molto
importanti in questa malattia85. La NAC ha anche aumentato i livelli di glutatione nel
cervello di 3 persone con malattia di Parkinson86.
Prestazione atletica: l’N-acetilcisteina può migliorare la performance sportiva e favorire il
recupero, soprattutto negli sport che richiedono un’elevata capacità di sprint ripetuti,
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cambi di ritmo frequenti e potenza anaerobica lattacida87,88,89. Il potenziale effetto
stimolatorio sulla sintesi di globuli rossi, unitamente all’azione antiossidante - preziosa nelle
fasi di recupero - potrebbe tradursi in benefici concreti anche per gli sportivi impegnati in
sforzi aerobici prolungati. In uno studio, l’integrazione di NAC (1.200 mg/die per 9 giorni) ha
migliorato le prestazioni ciclistiche in 10 atleti. Ha aumentato la loro capacità antiossidante,
le prestazioni fisiche e il recupero muscolare90. In uno studio su 12 uomini, la NAC ha
migliorato le prestazioni fisiche in sprint lattacidi ripetuti e incrementali (yo-yo intermittent
recovery test) dopo 6 giorni di integrazione91. In due piccoli studi su un totale di 16 persone,
le infusioni di NAC somministrate prima di un esercizio intenso hanno ridotto l’affaticamento
muscolare post-esercizio92,93.
Quando somministrata a 10 uomini dopo un intenso esercizio fisico, la N-acetilcisteina ha
abbassato l’infiammazione nei muscoli ma allo stesso tempo ha rallentato il recupero
muscolare dopo 8 giorni94. Anche in un altro studio, la NAC ha portato a adattamenti
metabolici favorevoli ma ha peggiorato la potenza erogata durante un test atletico
particolarmente impegnativo (10 minuti di cronometro dopo una serie di ripetute
intervallate ad alta intensità) in 9 ciclisti maschi ben allenati95.
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Desmodium
Nome botanico: Desmodium adscendens (Sw.) DC.
Famiglia: Leguminosae
Parti utilizzate: foglie
Caratteristiche: il desmodio è una pianta selvatica e perenne, a foglie multiple, originaria
dell'Africa orientale. Strisciante o rampicante, la pianta si appoggia sui tronchi delle piante
di cacao o di palme da olio. Con un'altezza di circa 50 cm, il desmodio presenta foglie
vellutate e trifogliate, fiorellini di colore malva e frutti a forma di baccelli.
Habitat: la pianta cresce soprattutto nei luoghi umidi della foresta africana: Senegal,
Guinea, Sierra Leone, Liberia, Ghana.
Tradizione erboristico/popolare: il nome del genere, desmodium, nome comune desmodio,
deriva dal greco desmos, cioè legame, fascio, con riferimento agli stami riuniti a fascio nella
maggior parte delle specie. Il nome della specie, adscendens, si riferisce allo stelo a
decorso ascendente della pianta.
Il desmodio è un rimedio tradizionale impiegato in diverse parti del mondo, soprattutto in
Africa occidentale. In questi paesi, la pianta è utilizzata contro l'asma e l'itterizia, ma anche
contro le malattie epatiche o digestive. In America Latina, il desmodio rientra da secoli nei
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IROAS
trattamenti contro convulsioni, epilessia, diarree, malaria e infezioni genito-urinarie. Il
desmodio è stato introdotto in Francia negli anni '70 dal dottor Pierre Tubéry e da sua
moglie, che hanno avviato diversi progetti di ricerca scientifica sulle proprietà terapeutiche
di questa pianta. Nel 2006, l'Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria e dell'alimentazione
francese riconosce quindi le proprietà epatoprotettive e immunostimolanti del desmodio.
Costituenti principali: alcaloidi (isochinolina), saponine (soyasapomines), antocianosidi,
flavonoidi (vitexina e isovitexina), derivati della triptamina.
Azioni e indicazioni: apparato respiratorio: svolge importante attività antistaminica, con
una conseguente diminuzione delle reazioni allergiche causate dal rilascio di istamina in
seguito al contatto con gli allergeni.
Studi clinici hanno dimostrato che il desmodium limita la liberazione degli spasmogeni, che
durante la crisi d'asma provocano contrazione dei polmoni. Per estensione, le ricerche
prendono anche in esame l'azione del desmodium in caso di choc anafilattico causato da
agenti allergenici1. In uno studio volto a dimostrare la proprietà antianafilattica per il
trattamento dell'asma, è stata utilizzata la cromatografia liquida per frazionare l'estratto
acquoso grezzo di desmodium adscendens. Per seguire l'attività delle frazioni è stata
utilizzata l'inibizione della contrazione indotta elettricamente di pezzi ileali. Con la
cromatografia sono state isolate e trovate diverse frazioni attive distinte, idonee ad inibire
la contrazione del tessuto delle vie aeree nella cavia, indotta da ovalbumina, istarnina e
carbacholo. Dall’osservazione delle varie frazioni attive sono state rilevate differenze
quantitative e qualitative di inibizione. La caratterizzazione preliminare dei componenti
attivi delle frazioni suggerisce la presenza di saponine triterpeniche2.
Per quanto riguarda l’azione svolta sul polmone, il desmodium è risultato adatto anche in
caso di problemi respiratori cronici e costituzionali grazie ad una attività riconosciuta sulla
muscolatura bronchiale. Potente broncodilatatore, grazie all’effetto rilassante svolto su
tessuti polmonari e muscoli bronchiali, apporta un rapido sollievo e limita gli spasmi
muscolari. Probabilmente il meccanismo implicato è una attivazione della ciclossigenasi
cellulare, con conseguente aumento delle PGE2 ad azione miorilassante, con
coinvolgimento anche dei leucotrieni la cui sintesi viene modulata a favore del
rilassamento della muscolatura bronchiale. Di qui l’impiego stagionale della pianta, utile
coadiuvante nei problemi di broncocostrizione, nelle allergie e nel ristagno di catarri,
contrasta efficacemente le crisi di asma bronchiale e allergica.
Nelle reazioni asmatiche, allergiche e infiammatorie, i leucociti e altre cellule, liberano i
leucotrieni. Questi vengono sintetizzati a partire dall'acido arachidonico, grazie all'azione
dell'enzima 5-lipossigenasi.
L’elevato contenuto di flavonoidi, composti polifenolici e antociani, conferiscono al
desmodium una notevole attività antiossidante nei confronti dell’acido arachidonico,
svolgendo di fatto azione antinfiammatoria, sia nei soggetti allergici, sia nei confronti
dell’apparato vascolare e circolatorio.
La sua efficacia antinfiammatoria a livello polmonare è probabilmente da attribuirsi al
fatto che il desmodium aumenta l'alfa 1-antitripsina (AAT) nel fegato e agisce come
riattivatore ortosimpatico e broncodilatatore. Gli individui con deficit di AAT presentano
bassi livelli di proteina AAT nel sangue e fin dai primi anni di vita sono più esposti alle
malattie polmonari. La malattia polmonare più comune ai soggetti con deficit di AAT è la
broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). La proteina AAT viene prodotta nel fegato
e riversata nel sangue. Entra nei polmoni attraverso il sangue e ha il compito di evitare che
il tessuto polmonare venga danneggiato, in particolare da un'altra proteina, chiamata
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IROAS
elastasi neutrofila, che viene prodotta dai globuli bianchi. Il compito dell'elastasi neutrofila
è distruggere le cellule danneggiate e i batteri. L'AAT è in grado di bloccarla, impedendole
di attaccare le cellule sane dei polmoni.
Il desmodium ha proprietà antiossidante, azione nota per avere un ruolo vitale nel
prevenire l’avanzamento degli stress ossidativi e promuovere un buono stato di salute
generale. Uno studio ha valutato che tra i composti fenolici contenuti nelle foglie di D.
adscendens, il valore maggiore è dato dagli antociani, mentre il minore è dato dai tannini
condensati. Il composto principale identificato nell’estratto acquoso era la quercetrina
glucosile (0,46 µg/mL) e il minimo era la catechina (0,06 µg/mL). Al contrario, è stato
riscontrato che, nell’estratto alcoolico/acquoso, la quercetrina glucosile (0,17μmg/mL)
era il minimo. In questo estratto, la concentrazione di quercetrina diidrato (2,11 µg/mL) era
la più alta seguita dall'acido cinnamico (0,76 µg/mL).
Le attività antiossidanti registrate sia con il test ABTS che con il test DPPH mostrano che le
foglie di D. ascendens possiedono proprietà antiossidanti utili. Per confrontare queste
attività con quelle di altre piante medicinali descritte in letteratura come Allophylus
rubifolius, Phaulopsis fascisepala, Anogeissus dhofarica e semi di Litchi, le attività
antiossidanti sono state espresse come IC50. Il valore IC50 dell'estratto di D. adscendens era
di 4,00 μg/mL; questo risultato rivela che rispetto ad Allophylus rubifolius (IC50 = 7,1 μg/mL)[26],
foglie di Phaulopsis fascisepala (IC50 = 0,5 mg/mL)[28], Anogeissus dhofarica (IC50 = 4,5 μg/mL)
e semi di Litchi (IC50 = 4.8 μg/mL)[34], le foglie di D. adscendens possiedono una significativa
attività antiossidante, poiché più il valore di IC50 è basso più l'attività antiossidante è elevata.
Per confermare questi risultati, la capacità antiossidante di D. adscendens è stata valutata
rispetto ai ROS in ambiente biologico utilizzando un test cellulare. Il DCFH-DA è stato
utilizzato per valutare lo stato redox intracellulare[28]. La curva concentrazione-risposta nella
riduzione dei ROS rivela una relazione lineare e positiva (R 2 = 0,96) tra la capacità di
scavenger e la concentrazione degli estratti di D. adscendens. Quindi, questa riduzione è
direttamente correlata alla diminuzione del livello di ROS.
I ROS sono forme di ossigeno ad alta energia, inducono iperossidazione, citotossicità
dell'ossigeno e diminuiscono l'attività antiossidante[35,36]. Lo studio indica che l'estratto di D.
adscendens limita l'attività di scavenging dei ROS. La capacità riducente degli estratti di
foglie di D. adscendens può essere utilizzata come indicatore significativo della sua
potenziale attività antiossidante.
Rispetto ad alcuni estratti vegetali di Ipomea batata, Moringa oleifera, Albelmoshus
manihot, Latuca sativa[25], Oudneya africana, Thapsia garganica, Thymelaea hirsute,
Teucrium polium, Artemisia arborescens, Ruta montana[30], l'estratto di piante di D.
adscendens mostra quantità significative di composti fenolici, flavonoidi, antociani e
tannini con proprietà antiossidanti. Queste proprietà sono state dimostrate da diversi studi
in letteratura[24,36]. È stato riportato che il sistema di difesa antiossidante dell'organismo
consiste nell'attività di SOD, CAT, GST e GSH[37]. La SOD catalizza la scomposizione dei
radicali superossido citotossici endogeni in H2O2 che viene ulteriormente degradata dal
CAT. Pertanto, svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dei livelli fisiologici di O2 e H2O2.
Il GSH, insieme al GST, ha un ruolo fondamentale nella difesa cellulare contro i radicali liberi
dannosi e altre specie ossidanti[38]. Il GST catalizza la coniugazione del gruppo tiolico del
glutatione a substrati elettrofili e quindi disintossica i composti endogeni come i lipidi
perossidati[39]. I risultati dello studio indicano che questa pianta è un'importante fonte di
antiossidante naturale, che potrebbe svolgere un ruolo vitale nel prevenire il progresso di
vari stress ossidativi, nel corso del miglioramento della generazione di enzimi antiossidanti
tipici come illustrato da Mandal et al.[17], che ha coinvolto il radicale NO• nel processo.
11
IROAS
L’attività, comunque, più nota del desmodium è quella relativa alla funzionalità epatica.
Studi farmacologici hanno evidenziato attività epatoprotettiva in particolare sulle
transaminasi. Secondo alcuni studi, infatti, il desmodium agisce riducendo il livello di
transaminasi e bilirubina e in fase di sofferenza epatica impedisce il passaggio alla cronicità.
Tale caratteristica fa di questo vegetale un rimedio utile in caso di patologie degenerative
croniche come cirrosi ed epatiti prevalentemente di tipo A e B.
Sempre a livello epatico, promuove efficacemente la rigenerazione del tessuto
danneggiato da sostanze tossiche, veleni o abuso di farmaci chimici. Tutte le epatiti
tossiche, anche gravi, reagiscono infatti perfettamente al desmodium, indipendentemente
dall’eziologia. Può essere rimedio preventivo in tutti i trattamenti farmacologici ad impatto
epatotossico, quali antibiotici e antimicotici.
Molto utile nella prevenzione degli effetti collaterali dovuti dalla chemioterapia e durante
la stessa come protettore. Anche in presenza di danno epatico già evidente, il desmodium
ha dimostrato di portare a significativi miglioramenti dei parametri clinici e biologici, in
quanto agisce stimolando la rigenerazione delle cellule epatiche anche se la prevenzione
rimane la scelta più efficace. I pazienti sottoposti a chemioterapia che hanno assunto
desmodium prima e dopo le sedute, hanno osservato una diminuzione, se non addirittura
la scomparsa, di nausea e vomito e hanno potuto quindi mantenere uno stato generale
soddisfacente che li ha resi più forti contro il cancro.
Grazie all'utilizzo del desmodium, sono stati ottenuti risultati nel trattamento alternativo delle
epatiti virali: scomparsa dell'ittero in otto giorni, nausee e mal di testa, inappetenza e
stanchezza, quindi normalizzazione delle transaminasi in un arco temporale da dieci a
trenta giorni.
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Bromelina
Nome botanico: da Ananas comosus L. Merr.
Famiglia: Bromeliaceae
Parti utilizzate: gambo
Caratteristiche: miscela di diversi enzimi, peptidasi, glucosidasi, cellulasi con glicoproteine
e inibitori proteici, estratti dalla polpa ma soprattutto dal gambo dell'ananas1,2. Questa
miscela ha un’importante azione enzimatica, attività proteolitica, su specifici legami
peptidici, i legami che uniscono gli amminoacidi a formare proteine.
In quanto enzima, la sua concentrazione si esprime in unità proteolitiche, o unità Rorer o più
comunemente U.I. (unità internazionali), piuttosto che in unità ponderali, facendo
riferimento alla purezza oltre che alla quantità.
La bromelina ingerita è assorbita nel tratto gastrointestinale al 40% circa, in forma ancora
attiva, e gran parte di questa può passare nel sangue senza perdere le proprie
caratteristiche, rimanendo presente per oltre 48 ore, questo pur essendo una proteina dalla
complessa struttura tridimensionale3,4.
Azioni: alla bromelina vengono attribuite diverse proprietà7.
Attività espettorante e supporto al sistema immunitario: gli enzimi sono in grado di agire sulle
infezioni delle vie respiratorie come mucolitici, ottimi decongestionanti delle mucose in caso
di flogosi acuta catarrale, sono in grado di decomporre il muco viscoso in modo da poterlo
espellere più facilmente insieme agli agenti patogeni e al pus.
I pazienti esaminati con uno spirometro, per determinare la funzione respiratoria, prima e
dopo il trattamento con bromelina, mostravano un incremento della capacità e della
funzionalità polmonare. Questi effetti, conseguenti al miglioramento della congestione
respiratoria, sono dovuti alla capacità della bromelina di fluidificare e di ridurre le secrezioni
bronchiali. Gli enzimi agiscono come riduttori d'infiammazione, la bromelina infatti,
degrada i messaggeri infiammatori aiutando a smorzare il sistema immunitario iperattivo e
ad alleviare i disturbi infiammatori. La bromelina riduce il gonfiore delle mucose in caso di
infezioni respiratorie, in particolare raffreddore e sinusite5,6.
Trattamento della sinusite: la bromelina è stata proposta come trattamento alternativo per
la sinusite. I risultati provvisori indicano che può ridurre al minimo la congestione, aumentare
la facilità di respirazione e sopprimere la tosse quando somministrata per via orale. È
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IROAS
autorizzata come agente terapeutico per il gonfiore e l'infiammazione dei seni nasali a
seguito di operazioni su naso, orecchio e gola, dalla Commissione tedesca E. Un'analisi di
tre studi minori ma ben progettati ha dimostrato che la bromelina aiuta ad alleviare i sintomi
delle infezioni del seno nasale*12. In uno studio clinico è stata valutata l'efficacia della
bromelina in bambini affetti da sinusite. Sono stati arruolati 116 bambini (età inferiore ad 11
anni), in parte trattati con bromelina da sola, in parte trattati con bromelina associata alla
terapia standard per questa malattia, e in parte trattati con la sola terapia standard. Il
parametro di valutazione è stato la durata dei sintomi. Si è visto che la bromelina da sola
portava alla scomparsa dei sintomi dopo circa 6 giorni rispetto ai 7-8 giorni nei pazienti
trattati con la terapia standard e rispetto ai 9 giorni dei pazienti trattati con bromelina
associata alla terapia standard. Un paziente ha sviluppato allergia alla bromelina ed è
uscito dallo studio. Non sono stati registrati altri effetti avversi.
La rinosinusite è caratterizzata da irritazione acuta del passaggio nasale e dei seni
paranasali, mentre la rinosinusite cronica (CRS) provoca la distruzione della membrana
mucosa ed è più grave e a lungo termine. La bromelina potrebbe essere un importante
agente mucolitico per la rinite allergica, la rinosinusite e la rinosinusite grave diminuendo la
produzione di prostaglandine proinfiammatorie e riducendo il gonfiore nelle vie nasali*5.
Inoltre, riduce anche significativamente la produzione di muco e migliora il drenaggio.
Le ricerche condotte indicano che questi risultati possono essere estesi anche alle
infiammazioni dei bronchi. Negli studi sugli animali, ad esempio, la bromelina ha portato a
una riduzione del numero di reazioni infiammatorie nell'asma acuta e a un miglioramento
della difesa immunitaria nelle vie respiratorie. Un ulteriore studio ha dimostrato che i
preparati a base di bromelina sono altrettanto efficaci nella bronchite acuta quanto il
trattamento antibiotico, ma sono associati a un minor rischio di effetti collaterali.
Effetto antiasmatico: l'asma è caratterizzata da infiammazione delle vie aeree, che porta a
livelli di linfociti T e linfociti amplificati nella mucosa bronchiale e nel fluido di lavaggio
bronco-alveolare (BAL)*5,*114. La bromelina è ampiamente utilizzata come strumento
terapeutico per la malattia allergica delle vie aeree (AAD)*5,*115. I leucociti BAL totali
(eosinofili e linfociti) e gli infiltrati cellulari sono ridotti dalla bromelina, alleviando così i sintomi
dell'asma*5,*116. La bromelina riduce anche in modo evidente i linfociti BAL CD4+, CD8+, CD4+
T e CD25+ T*5,*117; interleuchine IL-4, IL-13, IL-12, IL-17 e IFN-α nel siero; e il rapporto tra cellule
CD4+ e cellule CD8+*5,*115,*116,*118,*119.
Potenziamento antibiotico: questa attività della bromelina risulterebbe per lo più indiretta,
aumentando sia i livelli sierici di svariati antibiotici che la biodisponibilità tissutale degli stessi.
La bromelina può aumentare la permeabilità tissutale e l'assorbimento degli antibiotici
dopo essere stata somministrata per via orale, sottocutanea o intramuscolare*92,*98,*99. Negli
esseri umani, la bromelina aumenta i livelli di antibiotici nelle urine e nel sangue. Dopo la
somministrazione della bromelina, si possono osservare livelli ematici e tissutali più elevati di
amoxicillina e tetraciclina*100. Di conseguenza, è possibile mantenere livelli sierici e tissutali
più elevati del farmaco. Pertanto, la bromelina potenzia l'efficacia degli antibiotici e riduce
gli effetti collaterali*101,8,9,10,11. Malattie come pielonefrite, infezione cutanea da stafilococco,
ascessi rettali, sinusite, cellulite, bronchite, polmonite e tromboflebite possono essere
trattate più rapidamente utilizzando contemporaneamente bromelina e terapia
antibiotica. La bromelina aumenta notevolmente l'efficacia degli antibiotici in diverse
condizioni*12,*102.
Attività immunomodulante: la bromelina è stata valutata per il suo effetto
immunomodulante in vari studi epidemiologici poiché può sia attivare che sopprimere il
sistema immunitario. Migliora l'attivazione delle cellule T mediate da CD2. Migliora anche
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l'attaccamento indipendente dall'antigene delle cellule T agli splenociti e aumenta lo
sviluppo di cellule mononucleate del sangue periferico umano in TNF-α, IL-6 e IL-1α
dipendenti da IFN-γ. Oltre a promuovere l'azione delle cellule T, la bromelina può anche
prevenire le risposte delle cellule T*63. Saptarini et al. (2020) hanno condotto uno studio
sperimentale in vivo per stabilire l'azione immunomodulante della bromelina grezza
dell'ananas. L'attività fagocitaria è stata osservata nella rimozione del carbonio da topi
indotti da inchiostro nero, mentre, dall'emoagglutinazione dell'anticorpo al topo che ha
sfidato i globuli rossi di pecora, è stata osservata la risposta immunitaria umorale specifica.
I risultati mostrano che il comportamento immunomodulante stabilito a 1,56 mg, 3,12 mg e
4,68 mg/20 g di peso corporeo nei topi dove 3,12 mg/20 g esercita l'effetto rispetto allo
standard*106. Quindi, la bromelina sembra essere in grado di legarsi a recettori di superficie
dei linfociti-T che rispondono a segnali proinfiammatori.
Attività antinfiammatoria: l'infiammazione è considerata un meccanismo biologico
complesso che è principalmente regolato dall'interruzione dell'omeostasi tissutale*58.
L'infiammazione svolge un’azione determinante per lo sviluppo del cancro, in particolare
nelle fasi di trasmutazione cellulare, riproduzione, angiogenesi, invasione e metastasi. La
soppressione dell'infiammazione cronica può, quindi, ridurre l'incidenza del cancro e la
progressione del cancro può essere inibita*59. La COX-2, che è coinvolta nella sintesi di PGE-
2, è un elemento indispensabile dell'infiammazione associata al cancro. Come lipide
proinfiammatorio, PGE-2 mostra un effetto immunosoppressore e promuove la progressione
del tumore. COX-2 converte l'acido arachidonico in PGE-2, favorisce l'angiogenesi
tumorale e aumenta il rischio di progressione del cancro*60. I livelli di espressione di COX-2 e
PGE-2 nelle cellule microgliali murine e nelle singole linee cellulari di leucemia monocitica
sono sottoregolati dalla bromelina*61.
La bromelina stimola l'interleuchina (IL)-1β, il fattore di necrosi tumorale (TNF)-α, IL-6 e
l'interferone (INF)-γ, che sono considerati i mediatori dell'infiammazione nelle cellule
mononucleate del sangue periferico umano (PBMC) e nei macrofagi di topo*62,*63,*64. Due
mediatori decisivi della risposta immunitaria, la sostanza P e la PGE-2, avevano
concentrazioni più basse nei topi trattati con bromelina. Di conseguenza, gli essudati
infiammatori erano inferiori nel modello murino di infiammazione acuta dell'articolazione
del ginocchio*60. Dopo essere stati trattati con bromelina, due pazienti con colite ulcerosa,
rispettivamente di 60 e 67 anni, sono guariti dalla loro condizione. Il test endoscopico in
entrambi i casi ha convalidato la progressione dallo stato iniziale*65. Questi risultati
suggeriscono che un sistema immunitario sano potrebbe essere potenzialmente ottenuto,
insieme alla pronta risposta alla pressione cellulare, utilizzando la bromelina. D'altra parte,
la bromelina diminuisce l'escrezione di IL-1β, TNF-α e IL-6 quando le cellule immunitarie sono
già stimolate durante la produzione eccessiva di citochine indotta dall'infiammazione*66,*67.
Gli scienziati hanno scoperto che la bromelina riduce l'espressione di TNF-α e INF-γ nei
disturbi intestinali che causano infiammazione*68. Sia le cellule immunitarie che le cellule
tumorali esprimono CD44 (il marcatore di superficie cellulare), che è richiesto nella crescita
delle cellule tumorali e delle metastasi. Inoltre, CD44 dispone linfociti adeguati nel sito
infiammatorio*69,*70. Il fattore di crescita trasformante (TGF)-β è uno dei regolatori vitali
dell'infiammazione. La bromelina modula la sua espressione nei pazienti affetti da artrite
reumatoide e osteomielofibrosi*71,*72. La bromelina attiva le cellule NK e aumenta la
generazione di IL-2, IL-6 e fattori stimolanti le colonie di granulociti-macrofagi. Riduce anche
l'attivazione delle cellule T-helper*73,*74. Nei ratti con infiammazione sottocutanea causata
dalla carragenina, è stato studiato l'effetto della bromelina. La bromelina ha causato
sostanziali diminuzioni sia della PGE2 che della sostanza P nell'essudato dopo
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IROAS
somministrazione orale in vivo (10 e 20 mg/kg p.o)*60. L'iperalgesia termica e gli indici
meccanici allodinici del dolore neuropatico sono stati notevolmente ridotti dalla bromelina.
Nei ratti trattati con bromelina, ci sono stati cambiamenti nell'integrità sciatica e strutturale.
Questi ratti hanno dimostrato notevoli cambiamenti nei fattori di trascrizione nucleare del
nervo sciatico*75. In questo modo, la maggior parte dei mediatori dell'infiammazione viene
ridotta dalla bromelina, sebbene sia cruciale per il trattamento antinfiammatorio in diverse
situazioni*76. In 77 pazienti con artrite reumatoide o osteoartrosi, la bromelina (400 mg) ha
migliorato i sintomi generali, ridotto la rigidità e migliorato la funzione fisica104. Diversi studi
hanno dimostrato che la bromelina può ridurre l’infiammazione, il gonfiore, i lividi e il dolore
che si verificano spesso dopo un intervento chirurgico. Sembra anche ridurre i marker di
infiammazione105.
Trattamento dell'osteoartrite: la forma di artrite più diffusa negli Stati Uniti è l'osteoartrite e il
suo tasso nella popolazione varia dal 3,2% al 33%, a seconda dell'articolazione*17,*93. La
bromelina è una soluzione efficace per questa malattia, grazie ai suoi effetti analgesici, che
si ritiene derivino dal suo effetto diretto sui mediatori del dolore, come la bradichinina*94,*95.
I ricercatori hanno identificato nella bromelina una significativa efficacia contro l'artrite. I
farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono ampiamente utilizzati per il dolore da
artrite, ma la bromelina potrebbe agire come agente sostitutivo che funziona in modo
simile ai FANS*17,*96. Uno studio clinico su 103 pazienti con artrite del ginocchio ha
confrontato il trattamento con bromelina, rutina e tripsina con diclofenac e il risultato è
stato lo stesso per entrambi gli agenti come analgesico*17,*97. Altri studi hanno mostrato una
certa capacità nel trattare l’osteoartrite del ginocchio, dolori ed edema conseguenti a
trattamenti chirurgici e dolori muscolari dopo intenso esercizio fisico, specie se di natura
eccentrica, come sci o corse in discesa12,13.
Effetto antinocicettivo: evidenze cliniche e sperimentali hanno dimostrato che la bromelina
ha proprietà analgesiche e, quindi, è stata ampiamente utilizzata per trattare il dolore
muscolare e perineale, il dolore da artrite e l'episiotomia*107,*108. Gli studi hanno riportato che
la bromelina migliora la qualità della vita e allevia il dolore dopo la chirurgia del terzo
molare mandibolare. Walker et al. (2002) hanno affermato che la bromelina è dose-
dipendente nella sua efficacia per alleviare il lieve dolore al ginocchio*109. L'effetto
antinocicettivo della bromelina sul dolore neuropatico da danno da costrizione cronica
(CCI) nei ratti Wistar ha mostrato che l'iperalgesia e l'allodinia sono state mitigate dalla
bromelina dopo ventuno giorni di trattamento*75. Un altro studio che ha utilizzato la
bromelina per trattare la CCI ha mostrato che la bromelina ha mantenuto uno squilibrio
elettrolitico neuronale (Ca2+, Cl-, Na+ e K+)*110. È stato anche riportato che la bromelina è un
antiossidante che stimola la secrezione enzimatica antiossidante di catalasi, superossido
dismutasi e glutatione ridotto attraverso una maggiore concentrazione di fattore nucleare
(derivato dall'eritroide 2)-come-1 e -2 (NrF-1 e NrF- 2)*75. L'espressione dell'ossido nitrico sintasi
è mitigata dalla bromelina, inibendo così la produzione di ossido nitrico e specie reattive
dell'azoto.
Effetto sulla coagulazione del sangue e sulla fibrinolisi. La fibrinolisi è la degradazione
enzimatica della fibrina nei coaguli di sangue e la rimozione sicura dei frammenti del
coagulo*81. La bromelina svolge efficacemente la fibrinolisi e limita la coagulazione del
sangue*82. Aumenta notevolmente la trasformazione del plasminogeno in plasma, che a
sua volta ostacola la sintesi della fibrina (una proteina richiesta nella coagulazione del
sangue)*8. Anche la concentrazione di fibrinogeno nel siero è ridotta dalla bromelina.
Sopprimendo l'aggregazione delle piastrine indotta dall'ADP, la bromelina ritarda sia il
tempo di protrombina (PT) che il tempo di tromboplastina parziale attivata (APTT)*83,*84. Sia
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IROAS
le vie intrinseche che quelle estrinseche determinano la formazione di fibrina. Tuttavia, la
bromelina limita la sua formazione riducendo alcuni degli intermedi delle cascate di
coagulazione (in particolare, fattore X e protrombina) e aumentando la fibrinolisi. Riduce
anche la precallicreina (PK) e quindi inibisce la generazione di bradichinina nel sito
dell'infiammazione. Di conseguenza, riduce l'edema e il dolore, aumentando la
circolazione nel sito della lesione*85.
Attività antiedemigena: l’attività fibrinolitica e in parte proteasica potrebbe spiegare
l’azione antiedemigena della bromelina. Infatti, la possibilità di rimodellare
adeguatamente la matrice, impedendo la formazione di macromolecole osmoticamente
attive, risulterebbe preziosa nell’impedire l’accumulo di liquidi extracellulari e nel prevenire
il conseguente edema post-infiammatorio (gonfiore). Questa attività si sarebbe rivelata
clinicamente preziosa in corso di tromboflebite, cellulite, trombosi venosa profonda,
ecchimosi ed edema. La bromelina ha ridotto l’edema dei tessuti, il dolore e la rigidità
articolare in 2 studi clinici su 117 persone con osteoartrosi del ginocchio. In uno di questi
studi, è risultata efficace quanto il diclofenac, un farmaco antidolorifico6,7.
Traumi sportivi: la bromelina è indicata nel trattamento di diversi traumi sportivi, come nel
caso di traumi diretti - contusioni - e traumi indiretti - contratture, stiramenti e strappi. È
importante sottolineare che l'effetto dimostrato di riduzione del dolore è molto
probabilmente dovuto alla capacità della bromelina di ridurre l'infiammazione del tessuto
e l'edema, piuttosto che a un diretto effetto analgesico. Lo studio più noto risale al 1960 e
riguarda la boxe: 58 su 74 pugili trattati con bromelina hanno riferito che i segni di ecchimosi
erano scomparsi nel giro di 4-5 giorni; nei 16 rimanenti, la scomparsa si era manifestata in 8-
10 giorni. Sembra che la bromelina sia efficace anche nel migliorare la funzionalità
muscolare dopo intensa attività fisica.
Tromboflebite: la somministrazione orale di bromelina è efficace sulla tromboflebite. In uno
studio in doppio cieco condotto su 73 pazienti con tromboflebite acuta, è stato dimostrato
che la bromelina, associata ad analgesici, riduce i sintomi dell'infiammazione, come dolore,
edema, arrossamento, elevata temperatura cutanea e difficoltà nel movimento. In questo
e in altri studi, la dose media giornaliera andava da 60 a 160 mg di bromelina da 1.200 mcu.
Secondo alcuni autori, sarebbero necessarie dosi da 400 a 800 mg per ottenere risultati
consistenti nei pazienti affetti da tromboflebite e, più in generale, in tutte le applicazioni
cliniche citate.
Vene varicose: le vene varicose, o varici, sono delle dilatazioni delle vene delle gambe,
caratterizzate da una ridotta attività fibrinolitica in seguito a ridotto livello dell'attivatore del
plasminogeno: questo può portare a deposizione di fibrina causando indurimento e
prominenze nei tessuti circostanti. La bromelina agisce in modo simile all'attivatore del
plasminogeno provocando la scissione di fibrina. La bromelina dovrebbe essere impiegata
prima e dopo l'intervento chirurgico alle vene varicose. In uno studio che ha esaminato una
serie di 180 operazioni di vene varicose, la bromelina è stata somministrata a 90 pazienti a
dosi di 40 mg quattro volte al giorno, dal primo al terzo giorno post operatorio, alla dose di
20 mg quattro volte al giorno dal quarto al settimo giorno, come trattamento preventivo
per ematomi ed ecchimosi. Il numero di ematomi ed ecchimosi si è significativamente
ridotto nel gruppo trattato: dopo due settimane 65 su 90 pazienti trattati non presentavano
ematomi, mentre soltanto 32 su 90 pazienti non trattati non presentavano ematomi.
Attività digestiva: probabilmente l’uso terapeutico più antico dell’ananas e dei suoi estratti
è stato quello legato alla digestione, particolarmente di pasti ricchi di proteine. L’attività
proteasica della bromelina si è rivelata potenzialmente efficace come sostituto dei classici
enzimi digestivi quali la tripsina e la pepsina. L’assunzione di bromelina immediatamente
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IROAS
prima di un pasto potrebbe facilitare i processi digestivi, soprattutto in quei pazienti con
deficit enzimatico legato, ad esempio, a un’insufficienza pancreatica.
Uno studio ha dimostrato che i partecipanti con insufficienza pancreatica hanno
sperimentato una migliore digestione dopo aver assunto un integratore di enzimi digestivi
contenente bromelina, rispetto all’assunzione dello stesso integratore di enzimi digestivi
senza bromelina8. Studi clinici hanno confermato una discreta efficacia nel coadiuvare i
processi digestivi, evidenziando inoltre una modesta attività nel ridurre dispepsia in soggetti
con infezione da Helicobacter pylori e una riduzione dei sintomi dell’infiammazione del
colon, in esperimenti su topi, che potrebbero suggerirne l’uso nel trattamento dei soggetti
affetti da Sindrome del Colon Irritabile10,11.
Effetto antiulcera: l'efficacia terapeutica della bromelina è stata dimostrata contro le ulcere
gastriche nella ricerca sugli animali. In un ampio studio sull'effetto della bromelina sulla
mucosa gastrica, l'assorbimento di zolfo radioattivo è stato aumentato al 50% e quello della
glucosamina è stato aumentato dal 30% al 90%. Nel caso delle ulcere gastriche, la mucosa
gastrica può essere guarita più rapidamente da un maggiore assorbimento di queste
sostanze*12. In uno studio, è stato valutato l’uso della bromelina nella mediazione dell’ulcera
e del modello di legatura del piloro nei ratti albini per l'attività antiulcera.
Dimostra un’importante funzione protettiva contro l'ulcera dose-dipendente. Nei gruppi
trattati con EEAC e AEAC, rispetto al gruppo di controllo dell'ulcera, l'indice di ulcera è stato
ridotto sostanzialmente. Negli animali di controllo dell'ulcera, il pH, l'acidità libera e i livelli di
acidità totale sono stati sostanzialmente ridotti nei gruppi trattati con EEAC e AEAC, rispetto
ai gruppi di controllo dell'ulcera, e il pH del modello di legatura del piloro, l'acidità libera e
i livelli di acidità totale erano significativamente diminuiti*111.
Obesità e dimagrimento: estratti di ananas sono stati a lungo utilizzati come coadiuvanti
per il dimagrimento. Un’interessante lavoro in vitro, condotto su adipociti, ha mostrato
tuttavia una forte azione della bromelina nel ridurre l’accumulo di trigliceridi nelle cellule
del tessuto adiposo, nell’inibirne lo sviluppo e nell’indurne apoptosi, ovvero la morte
cellulare. Queste azioni sarebbero dovute ad una azione sulla via metabolica che stimola
l’adipogenesi mediata dal PPARγ e su quella che regola lipolisi e apotosi indotta dal TNFα19.
Attività neuroprotettiva: un’interessante studio mostra come la bromelina possa interferire
con la formazione di betamiloidi, il cui accumolo si sospetta possa avere un ruolo nella
patogenesi della malattia di Alzheimer, svolgendo così un’azione protettiva nei confronti
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