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STILE CORALE
Un CORALE è un inno melodico della Chiesa Protestante Tedesca; poiché una melodia
di questo tipo viene cantata da una comunità di fedeli, essa tende ad essere semplice,
chiara e gradevole; inoltre in essa viene evitata qualsiasi complessità ritmica. Molti
compositori tedeschi hanno attinto a melodie corali per le loro composizioni, spesso
arrangiandole a 4 voci; l’interesse primario di questi adattamenti riguarda l’aspetto
armonico e, pertanto, il corale costituisce un’eccellente fonte di studio per
l’apprendimento dell’armonia: in questi pezzi la struttura e la funzione degli
accordi sono abbastanza evidenti. Poiché molta musica è basata su una tessitura a
quattro parti, la padronanza dei concetti tecnici applicati al corale fornirà un eccellente
fondamento al momento di occuparsi di stili vocali e strumentali più complessi.
La condotta delle voci è la tecnica del collegamento degli accordi per produrre sia
sonorità verticali che linee orizzontali. I procedimenti standard della condotta delle voci
non sono altro che l’applicazione di principi sonori e musicali: imparandone le “regole”,
apparentemente astratte, sarete in grado di sviluppare una tecnica musicale; una volta
padroni di queste tecniche standard, potrete applicarle a specifiche situazioni musicali, e
dove esse non funzioneranno, voi potrete modificarle per ottenere il risultato
musicalmente più soddisfacente. Per cui è essenziale impadronirsi dei principi
standard.
Il problema basilare della condotta delle voci è quello di saper muovere ogni voce, o
parte, da un accordo all’altro: nel fare questo, bisogna aver cura che ogni linea melodica
abbia una sua indipendenza, mantenendo nel contempo una relazione musicalmente
soddisfacente fra le quattro voci. Il moto contrario conferisce grande indipendenza
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alle voci, mentre quello parallelo nega questa indipendenza: per questo bisogna
evitare ottave, quinte e unisoni paralleli (tutti intervalli forti).
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IL PRIMO RIVOLTO
Quando si usano accordi di sesta nel corale, sorge la questione del raddoppio di una
voce. Per accordi maggiori e minori in primo rivolto è difficile applicare regole ben
precise: il raddoppio va posto in relazione, più che altro, con la condotta delle voci ed il
contesto musicale. Le norme che seguono stabiliscono un punto di partenza, sono
basate sui corali di Bach e sono da applicare soltanto in accordi maggiori e minori in
primo rivolto.
Per la condotta delle voci negli accordi di sesta è consigliabile attenersi alle seguenti
regole:
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2. Muovere le voci rimanenti con l’intervallo più piccolo possibile verso il nuovo accordo
e mantenere, ogni qualvolta sia consentito, distanze e raddoppi regolari.
1. Creano varietà nelle sonorità verticali in quanto risultano meno stabili, meno solidi,
degli accordi in posizione fondamentale.
2. Essi permettono la fluidità della linea del basso. L’uso esclusivo di accordi in
posizione fondamentale induce la linea del basso a continui salti, mentre l’uso di
accordi di sesta permette movimenti più graduali, omogenei e quindi più melodici;
evita, inoltre, situazioni antimusicali quali le 5° e 8° parallele, i moti retti tra tutte le
parti, ecc…
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IL SECONDO RIVOLTO
Le triadi in secondo rivolto hanno intervalli di quarta e di sesta sopra il basso, per cui
nell’analisi si useranno i numeri 6-4 in aggiunta al numero romano per distinguerle. Per
secoli, i teorici hanno definito l’intervallo di quarta giusta come una consonanza; i
compositori lo trattano, invece, come una dissonanza. In effetti, dopo averlo definito una
consonanza, la maggior parte dei teorici ha raccomandato di trattarlo come una
dissonanza. Musicalmente parlando, una sonorità è dissonante se è instabile. Le
sonorità dissonanti devono essere risolte in sonorità stabili o consonanti. I termini
consonanza e dissonanza si riferiscono soltanto a ciò e non anche alla sua
gradevolezza o sgradevolezza. Durante il Rinascimento, la quarta giusta fu sempre
trattata come una dissonanza. Nell’armonia tradizionale, l’accordo di quarta e sesta è
trattato come una dissonanza a causa del suo caratteristico intervallo di quarta, per cui
l’uso di queste triadi è molto più limitato rispetto a quello delle triadi in posizione
fondamentale e in primo rivolto. Nella scrittura a 4 voci in genere si raddoppia la
nota al basso e si prepara una delle due note che compongono l’intervallo di
quarta.
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Aggiungendo alla triade maggiore sul V grado l’intervallo di settima minore si ottiene un
accordo decisamente instabile, questo a causo di due fattori:
La presenza di due elementi dissonanti richiede una cura particolare nella condotta delle
voci: nella tipica risoluzione di questo accordo (all’accordo di tonica), la settima scende
di grado e la terza sale (soprattutto quando è al soprano). La quinta può essere omessa
in quanto, non essendo una dissonanza, non compromette la caratteristica sonorità
dell’accordo di settima di dominante. Per i raddoppi, le note che creano instabilità (la
terza e la settima) non saranno mai raddoppiate.
Una delle caratteristiche della musica, fin dal Rinascimento, consiste nell’accurata
preparazione della dissonanze: esse erano sempre preparate mediante legatura o
ripetizione della nota, o venivano prese per grado. Il salto verso la dissonanza si
considerava antimusicale. Questo procedimento della preparazione della dissonanza si
estese anche al trattamento delle settime negli accordi di settima. Con un salto
ascendente sulla settima, tuttavia, si può enfatizzare la sua tendenza a risolvere
scendendo di grado: la pratica di introdurre la settima senza preparazione contribuì alla
graduale identificazione degli accordi di settima come entità armoniche, piuttosto che
definirli come una triade con l’aggiunta di una nota estranea all’accordo.
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Le note estranee all’accordo sono anche dette note di abbellimento, note non reali, note
secondarie o note accessorie. Esistono diversi metodi di classificazione: uno di questi
definisce la nota estranea all’accordo in base alla relazione armonica che questa ha con
la nota che la precede e con quella che la segue; un altro metodo focalizza l’attenzione,
invece, sulla posizione ritmica(forte o debole) delle note estranee all’accordo.
Nell’armonia tradizionale. le note estranee all’accordo sono dissonanti, sono note, cioè,
che devono essere risolte.
La nota di passaggio (passing tone - PT) è una nota estranea all’accordo che è
approcciata e risolta per grado nella medesima direzione. Quando esse cadono su un
accento forte vengono dette note di passaggio accentate (accented passing tone -
APT). In realtà quest’ultima è un’appoggiatura (W.Piston).
La nota di volta (neighboring tone - NT), detta anche nota ausiliaria (auxiliary tone, o
changing tone, o returning tone), è approcciata e risolta per grado, ma la direzione della
risoluzione è opposta a quella dell’approccio. Si classifica come nota di volta superiore
(upper neighboring tone - UNT) o nota di volta inferiore (lower neighboring tone - LNT).
L’appoggiatura (APP) è una nota estranea all’accordo approcciata per salto e risolta
per grado. Di solito essa si trova in posizione ritmica forte, ma può anche trovarsi in
posizione debole. E’ anche conosciuta come nota d’arrivo, nota di volta incompleta, non
preparata o approcciata per salto.
Le note sostituite (changing tones - CT), dette anche doppie note di volta, appaiono
frequentemente nel mezzo di una figurazione di quattro note di cui la prima e l’ultima
sono note reali, mentre le due note estranee nel mezzo sono separate da un intervallo di
terza: è una combinazione di una nota di passaggio più un’appoggiatura.
Il pedale (pedal - PED) è un suono prolungato o ripetuto che sostiene una serie di
accordi diversi: esso si riferisce ad un suono specifico che, di norma, fa parte
dell’accordo d’inizio e/o di quello finale. Quelli più comuni sono di tonica e di dominante.
La nota libera (free tone) è una nota estranea all’accordo approcciata e lasciata di
salto.
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Il ritardo (suspension - SUS) è una delle più importanti note estranee all’accordo. Esso
si riscontra quando la risoluzione per grado di una nota dell’accordo è ritardata e viene
effettuata quando il cambiamento armonico è già avvenuto. Il ritardo si compone di tre
parti:
I ritardi sono superiori e inferiori (possono risolvere sotto o sopra per grado), i primi sono
i più comuni: 4-3, 7-6 e 9-8 (raramente anche 2-1). Nei primi due è opportuno evitare,
durante il ritardo, il raddoppio della nota risolutiva in un’altra voce: questo può vanificare
l’effetto del ritardo, oltre che produrre una sonorità poco elegante. Oltre che alle voci
superiori, il ritardo può presentarsi anche nel basso (ritardo 2-3); può inoltre avvenire
simultaneamente in due voci come doppio ritardo.
La fioritura del ritardo, introdotta per incrementare l’attività melodica tra esso e la sua
risoluzione, consiste nell’introduzione di altri abbellimenti: l’anticipazione, la nota di
sfuggita o l’appoggiatura. Inoltre, anche una nota dell’accordo può essere inserita tra il
ritardo e la sua risoluzione. Gli abbellimenti possono consistere di due o più note, allo
scopo di creare floridezza melodica prima della risoluzione del ritardo.
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Dei sei movimenti basilari della fondamentali, tre suonano relativamente forti e tre
relativamente deboli: quelli forti danno l’impressione di un’armonia incalzante e vengono
definiti movimenti primari (progressions); i deboli danno l’impressione di un movimento
meno energico, armonicamente stazionario o persino retrogressivo, e sono definiti
movimenti secondari (retrogressions). Il movimento della tonica (che è il centro focale
dell’armonia tonale) verso un qualsiasi altro accordo dà l’impressione di un movimento
forte, rientrando quindi nei movimenti primari.
Mov. della fondamentale una 5° sotto Mov. della fondamentale una 5° sopra
Mov. della fondamentale una 3° sotto Mov. della fondamentale una 3° sopra
Mov. della fondamentale una 2° sopra Mov. della fondamentale una 2° sotto
V. L’accordo di dominante è il più attivo degli accordi. La sua fondamentale si trova una
quinta sopra la tonica e contiene la sensibile della scala. Questi fattori attribuiscono al V
una forte tendenza a muoversi verso l’accordo di tonica, tendenza rafforzata con
l’aggiunta della settima. L’accordo di dominante può anche risolvere, con inganno, verso
la sopraddominante o verso la sottodominante (in quest’ultimo caso l’accordo di
sottodominante è usualmente in primo rivolto. L’accordo di dominante è di solito
preceduto dall’accordo di tonica o dagli accordi di sopratonica, di sottodominante o di
sopradominante.
v. L’accordo minore di dominante è usato nel modo minore per armonizzare il settimo
grado inalterato della scala (la forma naturale della scala minore). Tipicamente si muove
verso gli accordi di sottodominante o di sopradominante. Solitamente, viene preceduto
dagli accordi di tonica o di mediante.
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iii o III. L’accordo di mediante è il meno usato fra le triadi diatoniche. Esso si dirige
solitamente verso glia accordi di sopradominante o di sottodominante e viene preceduto
dagli accordi di sensibile o di tonica. Questo accordo si trova perlopiù nel modo minore,
preceduto usualmente dall’accordo di sottotonica: infatti è l’accordo di tonica della
tonalità relativa.
VII. L’accordo di sottotonica è usato nel modo minore. Tipicamente si dirige verso
l’accordo di mediante e, in genere, è preceduto dagli accordi di tonica o di
sottodominante.
acc. di sopradominante
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4. Per avere una completa visione delle soluzioni armoniche disponibili, scriviamo sotto
la melodia, con numeri romani, ogni accordo possibile.
5. Iniziando dal punto che vi sembra più logico, scegliete gli accordi. Mirate al
movimento armonico che vi sembra più logico. Cantate ed ascoltate: convincetevi
del buon funzionamento. Preoccupatevi del suono, non dei principi.
9. Ascoltate il risultato cantando ogni linea e modificate ciò che non vi soddisfa.
Quando armonizzate più frasi, innanzitutto decidete le cadenze anche in relazione alle
eventuali modulazioni contenute; successivamente procedete nel modo usuale.
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LA MELODIA TONALE
La melodia esprime la tonalità attraverso la relazione che esiste tra i suoni che la
compongono e la tonica.
I gradi importanti della scala possono essere enfatizzati facendo in modo che vengano
suonati più spesso degli altri: questa tecnica prende il nome di iterazione (iteration).
I suoni che hanno più importanza possono essere evidenziati ritmicamente con più
prepotenza attribuendo loro una durata superiore rispetto agli altri: l’accento di durata è
detto accento agogico (agogic accent). A volte esso coincide con l’accento metrico, ma
se ciò non avviene il risultato è una sincope (syncopation).
Anche i suoni che capitano in momenti significativi della melodia, come l’inizio e la fine,
si vedono attribuire un significato aggiuntivo: essi sono messi in risalto strutturalmente.
L’importanza iterativa, ritmica e strutturale sono tre fattori che mettono in risalto
determinati suoni e che non vivono isolatamente.
Un motivo (motive) è una breve idea musicale, riconoscibile e ben caratterizzata, che
può essere ripetuta e trasformata. L’uso di un motivo dà unità alla melodia e, talvolta, a
un pezzo intero. La progressione melodica è uno dei più importanti strumenti per
trasformare un motivo mantenendone, però, la forma originale. Si ha una progressione
(sequence) quando un motivo (o una melodia) viene trasposta su gradi differenti della
scala. Essa è definita progressione tonale (tonal sequence) quando la specie
intervallare può cambiare, mentre nella progressione esatta (real sequence) la specie
intervallare è mantenuta. Vi sono altri modi per trasformare un motivo, uno di questi
consiste nell’invertire gli intervalli proposti da un disegno melodico: questo procedimento
è detto inversione (inversion). Un senso di intensificazione si ha quando il motivo viene
frammentato e reiterato. Altri strumenti sono l’espansione o la contrazione
intervallare del motivo. Progressione, inversione melodica, frammentazione, cambio
d’intervallo, spostamento ritmico, abbellimenti e variazione della forma sono solo alcuni
dei diversi modi per trasformare un motivo. L’uso di un motivo crea unità; le
trasformazioni che non ne distruggono l’identità originale aggiungono quella
varietà che non ne deve sacrificare l’unità.
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Una frase (phrase) è un coerente pensiero musicale che sfocia in una cadenza: è
questa la sua vera caratteristica distintiva, ovvero la punteggiatura operata da una
cadenza. Ve ne sono di regolari o simmetriche (regular o symmetrical) costituite di 2, 4
e 8 battute, e di irregolari o asimmetriche (irregular o asymmetrical) costituite da un
numero dispari di battute. Nel conteggio delle battute ci si riferisce al numero di accenti
metrici che essa contiene. L’unione di due o tre frasi può dar luogo ad una unità più
ampia che viene detta periodo (period). Il più semplice tipo di periodo è formato
dall’unione di due frasi. La caratteristica essenziale del periodo di due frasi risiede
nel fatto che la cadenza della prima frase risulta meno conclusiva di quella della
seconda frase. Questa caratteristica determina l’effetto di domanda/risposta che è
l’essenza della struttura del periodo: la domanda è definita antecedente (antecedent),
mentre la risposta conseguente (conseguente). Se le due frasi di un periodo sono
simili, esso è detto parallelo (parallel period). Affinché un periodo sia parallelo, le due
frasi devono essere simili almeno per una o due misure, sebbene spesso la frase
conseguente sia identica alla frase antecedente fino alla cadenza). Se, d’altra parte, non
vi è alcuna similitudine tra le due frasi, il periodo viene detto contrastante (contrasting
period).
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Il ritmo è l’aspetto temporale della musica. L’aspetto ritmico di una melodia (o ritmo
melodico) e l’effetto che si può ottenere da una sua variazione sono fattori dei quali si
prende coscienza immediatamente. Una melodia composta da note di breve durata ci
trasmette un’impressione di agitazione. Sempre con lo stesso tempo, una melodia
composta da note di più lunga durata crea un effetto di più ampio respiro, più solido e
rilassante. Il ritmo armonico (harmonic rhythm) è la frequenza, più o meno densa, con
la quale gli accordi cambiano. Un ritmo armonico denso contribuisce anch’esso ad
esprimere un senso di agitazione; uno meno denso crea un senso di solidità.
2. Stabilite il centro tonale. Esaminate la melodia per ciò che concerne la struttura del
motivo e della frase.
6. Iniziate nel punto che vi sembra più logico e scegliete tra le suddette possibilità.
8. Scrivete un’ossatura armonica. Decidete per gli accordi di settima e per i rivolti.
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