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6.3 La diffusione del francese e la letteratura franco-italiana. Brunetto Latini. Marco Polo.
Il francese venne largamente utilizzato nelle scritture due-trecentesche prodotte in Italia settentrionale e in
Toscana sia per la redazione di adattamento e rifacimenti di storie bretoni e avventuri cavalleresche sia per
la composizione di opere originali di argomento storiografico didascalico enciclopedico: e qui vanno subito
menzionati il tesor di brunetto latini e il milione di Marco polo.
La scelta della lingua d'oil come strumento di espressione letteraria da parte di un autore italiano obbedisce
a motivazioni insieme pratiche ed estetiche. Scrivere nell’idioma d'oltralpe significa anzitutto poter
raggiungere un pubblico internazionale e assai diversificato. Oltre a essere la parlata più diffusa entro la
Romania medievale, il francese circolava come veicolo di scambio nei centri commerciali del Mediterraneo
e veniva impiegato come strumento di comunicazione tra le diverse nazioni dell'impero latino d'oriente.
Non a caso Brunetto Latini e Martino da Canal inseriscono nel prologo delle rispettive opere un’esplicita
dichiarazione programmatica volta a spiegare le ragioni della loro scelta di scrivere in francese (vedi testi
pagina 422).
È stato osservato che alla lingua di Francia veniva riconosciuto un carattere di universalità e democraticità
analogo a quello rivestito dal latino presso i dotti. Il Duecento è un secolo di assimilazione e di elaborazione
del patrimonio intellettuale e questo universalismo erudito favorisce la sintesi dei saperi dell'epoca
incoraggiando la realizzazione di collettanee geografiche, raccolte di curiosità, veri e propri tesori di scienza
che di norma trattano “dell'inizio del mondo in forma compendiosa”. È interessante notare l'uso della
locuzione en soume cioè “per sommi capi” che diventa una formula tecnica usata per definire il
procedimento letterario che mira sunteggiare quanto più è possibile dello scibile umano.
Il Tesor del fiorentino Brunetto Latini negli anni 1260-1266, è una summa venata di riflessioni etiche
politiche suddivisa in tre libri: il primo offre un sommario di storia sacra e profana seguito da un'esposizione
di temi e questioni scientifiche; il secondo libro affronta i problemi della morale; il terzo contiene
un'esposizione delle arti sermocinali. Proprio quest'ultimo libro ha un'importanza particolare
nell'organizzazione editoriale e nel disegno ideologico di Brunetti: sulla scorta dei precetti delle artes
dictaminis formalizzati nei manuali di retorica che riprendevano, rimaneggiavano e glossavano il pensiero e
le opere delle auctoritates classiche, Brunetto fonde la figura del rètore con la figura del rettòre, cioè colui
che regge il comune individuando nella rettorica la scienza indispensabile a qualunque uomo di potere.
All’ambito didattico dottrinale va ricondotto anche il Milione del viaggiatore veneziano Marco Polo e del
pisano Rustichello. Si ipotizza che a Marco Polo spettasse la sezione dei contenuti informativi attinti dal
ricordo delle peregrinazioni in partibus orientis e dalle esperienze del soggiorno dell'impero mongolo, e che
a Rustichello fossero affidate la mise en ecriture e l'organizzazione dell'assetto testuale. Della versione
primigenia del Milione ci conserva un'immagine abbastanza attendibile il manoscritto della Biblioteca
Nazionale di Parigi dove si legge anche il titolo che ha più probabilità di essere quello originario Devisement
du Monde cioè la descrizione del mondo. Il prologo definisce la materia che libro si accinge a trattare come
un trattato ordinato e veritiero del viaggio compiuto nelle lontane ed esotiche terre d'oriente dal veneziano
Marco Polo. Questo libro è un'opera di matrice trattatistica che ingloba nella sua intelaiatura enciclopedica
una molteplicità di generi e tipologie testuali. Dopo una lunga introduzione che presenta gli antefatti della
missione della stesura del libro l'opera risulta suddivisibile in tre grandi sezioni: la prima parte è consacrata
al viaggio verso la Cina, la seconda parte è dedicata alla figura di Kubilai Khan e alle sue imprese, mentre la
terza parte è riservata alle spedizioni nei territori dell'estremo Oriente fino al viaggio di ritorno per mare
verso Occidente. Nel passo riportato a pagina 426-427-428 si evidenzia dal punto di vista contenutistico gli
intreccio di informazioni storiche documentabili con altre imprecise altre inventate; dal punto di vista
stilistico e formale la descrizione si alterna con la narrazione. in generale il disegno compositivo del regesto
geografico si incrocia con il vissuto dell'autore sicchè la materia si dispone lungo le direttrici tracciate
dall’itinerario stesso di Marco Polo in tal modo le unità testuali ovvero i capitoli corrispondono alle cartelle
dell'atlante dell'Asia e queste a loro volta coincidono con le tappe del viaggio poliano nelle regioni orientali.